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Autore: Lumos and Nox    24/06/2016    4 recensioni
Cinque capitoli, cinque coppie diverse, ognuna con cinque diversi prompt. Pronti a tornare nella follia dei nostri Villains?
#1: Chans [Charlotte/Hans]
#2: Yzier [Yzma/Facilier]
#3: Aderis [Ade/Eris]
#4: Jalefica [Jafar/Malefica]
#5: Medelia [Medusa/Crudelia]
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Cross-over, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Jafar/Malefica



1. Giallo
Gli occhi di Malefica erano di un inquietante giallo. Era la prima caratteristica su cui Jafar si era soffermato più del dovuto.
In effetti, si era reso conto in seguito- con tanto di una buona dose di vergognosa irritazione per aver formulato un pensiero del genere- non aveva mai prestato una particolare attenzione ai colori e a ciò che potevano portare. Aveva trascorso anni e anni a studiare ogni sfaccettatura del comportamento di quel vecchio idiota del sultano e della sua figlioletta isterica, e sottigliezze come quelle erano scomparse in un angolo remoto e impolverato della sua mente.
Ricordava che giallo, a palazzo, era stato il deserto, con la sua sabbia color dell'oro, e lo erano state le torri e le cupole di Agrabah, di un giallo più stinto, però, che a malapena poteva emulare quello accecante e ipnotico della sabbia senza fine. Erano stati gialli anche gli abiti del sultano idiota, così come quelli dello straccione che aveva... aveva rovinato ogni cosa, e il loro giallo, ricordava, era stato ancor più pallido, ancor più smorto e poco vivido, di quello delle torri e delle cupole di Agrabah. Nemmeno lontanamente paragonabile all'oro del deserto e ai raggi di puro fuoco che il sole scagliava su quella sabbia. D'altronde, quei due microscopici esseri non potevano ambire nemmeno ad essere l'ombra del giallo del deserto. Mentre gli occhi di Malefica... gli occhi di Malefica erano di un inquietante giallo. Era stato quel giallo, quella prima caratteristica su cui Jafar si era fermato più del dovuto, a far turbinare in lui, come se una tempesta di sabbia avesse invaso la sua mente, ogni singolo color giallo che aveva popolato la sua vita ad Agrabah. Il giallo smunto degli abiti di quelli idioti, il giallino delle torri e delle cupole, l'oro del deserto, tutto era ritornato grazie al giallo di quegli occhi. E tutto era così pallido, al confronto.
Perché nel giallo di quegli occhi, l'oro di ciascun granello di sabbia del deserto sarebbe apparso minuto e inutile. Era il giallo del fuoco del sole, ma più potente, più prepotente, a dire il vero.
Jafar si era concesso una smorfia che avrebbe potuto essere scambiata per un sorriso. Non c'era da sorprendersi che anche il sole tendesse a evitare lo sguardo di Malefica.

2. Riflesso
Malefica non gradiva la presenza altrui mentre pensava. Sarebbe stato più corretto sottolineare che non gradiva la presenza altrui e basta- se si escludeva di tanto in tanto quella del suo corvo Diablo, ovviamente.
Quando si era trovata costretta, per forza di cose, dalla pura necessità, ad avere nel suo castello, nella sua Sala del Trono!, quello che adorava definirsi un "consigliere", aveva dovuto ricorrere ad anni e anni di affermato autocontrollo per autoimpedirsi di dare inizio a una nuova, forse folle, guerra tra i Malvagi. Lei, la Regina indiscussa di tutti i Mali, affiancata da un consigliere? Un consigliere? Forse quel consigliere avrebbe dovuto consigliare a se stesso di non intralciare la sua strada.
Tuttavia, aveva dovuto costringersi ad ammettere, esclusivamente dentro di sé, che quella sorta di provvedimento avrebbe soltanto consolidato maggiormente il suo potere. Nulla che non potesse affrontare e vincere, come da sempre aveva fatto.
Il primo intoppo non era tardato, tuttavia, ad arrivare. Il suo... consigliere aveva l'ardire non soltanto di consigliarla, ma addirittura di non rispettare i suoi spazi. Non gli bastava mandare semplicemente il suo inutilmente variopinto pennuto- Ziago, Jago o quel che fosse- con delle lettere, no, osava presentarsi di persona nella Sala del Trono. Nella sua Sala del Trono! Un affronto del genere avrebbe potuto e dovuto essere pagato con la morte, con una lenta, dolorosa morte e conseguente schiavitù perenne dell'anima in questione.
Eppure non l'aveva fatto. «Questioni politiche e strategiche» aveva decretato una notte al vento che infuriava sulle alte e strette torri del suo castello. Questioni politiche e strategiche volte al completo controllo sugli altri Malvagi, nulla che avesse a che fare col fatto che un giorno, voltandosi verso la finestra aperta, Malefica avesse quasi confuso, nel vetro, il proprio riflesso con quello del consigliere, di Jafar di Agrabah. Copricapo simile, mantello dardeggiato sulle spalle, un messaggero volante appollaiato nelle vicinanze, uno scettro oscuro e potente stretto tra le mani, una orribile e inutile mocciosa a rovinare tutto, a pochi passi nel passato. E un'anima nera e indelebile, anche.
Si era bloccata lì, Malefica, nelle sue considerazioni e nelle sue cospirazioni, suo malgrado quasi stupita per aver trovato altrove un riflesso tale.

3. Scacchi
«Alfiere in B2» decretò Malefica, seguita dallo scivolare del suddetto elemento verso la casella designata.
Jafar piegò appena gli angoli delle labbra verso l'alto, come un serpente quando si prepara a scattare in avanti per mordere. La voce gli uscì melliflua mentre faceva avanzare di poche caselle il suo cavallo. «Scacco».
Malefica si prese il suo tempo prima di ribattere. Osservò il cavallo giunto accanto al suo re con vaga sufficienza, per poi alzare lentamente lo sguardo impassibile su Jafar, che ancora conservava quel principio di sogghigno. «Credete davvero di sconfiggermi con dei pezzi di legno, Gran Visir?»
«Scacchi, mia Signora. E ovviamente no, non mi permetterei mai anche solo di pensarlo» disse lo stregone chinando il capo, il turbante che sfiorava la scacchiera, e una mano sul petto.
«Bugiardo» replicò tranquillamente Malefica, senza dimostrare alcun movimento verso le proprie pedine, se non uno sguardo distratto.
Il ghigno di Jafar si accentuò impercettibilmente. «Si tratta di un gioco complesso, mia Signora, ma sono certo che in seguito ad un po' di pratica...»
«In seguito ad una serie di sconfitte, intendete dire» lo interruppe la Regina, il tono che si faceva più gelido. «Non io. Non a scacchi, non nella strategia, non in nessuna attività».
Quando Jafar rialzò lo sguardo, il suo sorrisetto era scomparso dalle labbra per riapparire in un vago bagliore nei suoi occhi. «Come desiderate, mia Signora» annuì accondiscente, ignorando il lampo di furore negli occhi gialli di Malefica. Il giorno dopo, il Gran Visir non si stupì di non trovare nulla dei suoi scacchi, se non qualche pedone orribilmente trasfigurato.

4. Cielo
L'azzurro del cielo era talmente raro da osservare, dalle parti del Castello Oscuro, che alcuni erano convinti si trattasse di una semplice leggenda per accompagnare le serate infinite trascorse ad affilare lame e incantesimi prima della battaglia.
In quei momenti, Jafar non disdegnava seguire l'esempio di Malefica, l'allontanarsi dai gruppi sguaiati degli altri... cosiddetti altri composti del loro esercito per poter riflettere ed elaborare piani. Erano in guerra da decenni, ormai, ed era normale che i fumi degli incantesimi e degli incendi avessero ammorbato l'aria, rendendo il cielo, nella maggior parte dei luoghi, nient'altro che una massa di nuvole grigie. Poteva rendere difficile riconoscere giorno e notte, poteva essere poco rassicurante per coloro che amavano saltellare (puah!) alla luce del cielo azzurro e del sole brillante e disarmante per le creature volanti come Jago (o anche Diablo), ma questo a Jafar non importava. Avevano una guerra da vincere, il potere da conquistare, il resto sarebbe venuto dopo.
Si era ripetuto così tanto spesso quella convinzione da arrivare quasi a crederci. Ma non aveva potuto convincersi di altro, quando, forse per sfuggire alle leggende del cielo che circolavano attorno ai fuochi (lui si era alzato su un cielo rosso di fuoco e di terrore, una volta diventato il più potente genio), o forse per discutere dei piani per le battaglie e per la guerra, lui e Malefica avevano cominciato ad avvicinarsi l'un l'altro. E più passava il tempo, più loro rimanevano immobili a fissare il cielo che non c'era, a chiedersi in silenzio se fosse fondamentale per un drago e per un genio e se fosse solo quello a portarli accanto, alla sera.

5. Libro
«Il destino di tutti è stato narrato qui» disse molto piano Malefica, facendo levitare davanti a sé, con distratto gesto della mano, lo spesso libro che avevano trafugato. Lo fece poggiare con un leggero tonfo sul tavolo di pietra nel mezzo della sala, sollevando una leggera nuvola di polvere.
Jafar si avvicinò lentamente, quasi scivolando nell'ombra, finché non si trovò di fronte all'oggetto che aveva decretato, per tutti quelli anni, ogni vittoria dei Buoni e ogni disfatta, ogni singolo fallimento, suo e di Malefica, di ciascuno di loro. Non era un libro così grande, avrebbe appena ricoperto il palmo della sua mano, eppure la potenza che irradiava si percepiva anche solo osservando il suo rivestimento in cuoio elaborato e le pagine così minute e consunte che conteneva. Tese in avanti le dita e sfiorò appena il tomo, avvertendo un piacevole e spaventoso brivido farsi strada lungo la colonna vertebrale. Tutte le storie erano racchiuse lì, pagina dopo pagina, vita dopo vita... ogni singolo momento in quel singolo libro.
Un fruscio alla sua destra provocò uno spasmo di irrequietezza sotto la volta di bramosia contenuta nel suo animo. Malefica gli si era avvicinata, a neanche un braccio di distanza, e osservava il libro con un sorriso appena accennato a distenderle le labbra; le mani della Regina di Tutti i Mali raggiunsero il libro, accarezzandone i contorti quasi con dolcezza. Le dita di Jafar e Malefica si sfiorarono e i loro sguardi all'improvviso si incrociarono, senza ombra di sorpresa. Jafar arricciò le labbra in un sorriso che, contrariamente alle sue abitudini, aveva ben poco di falso. «Ci dedichiamo alla correzione di questo libro, mia Signora? Ritengo sia zeppo di errori».
La risata di Malefica giunse lieve e inaspettata come il volo di una farfalla. «Entriamo in un mondo tutto nostro, Jafar».



N.d.A.
Salve a tutti e buona notte. Sono qui in veste di autrice di fretta e desolata: di fretta, perché ho sonno e domani devo svegliarmi presto per allestire valigie e quant'altro, desolata sia per non essere ancora riuscita a pubblicare l'ultimo capitolo di PR che tanto vi avevo promesso, sia perché ultimamente le mie storie non vengono molto badate.
Si sta sviluppando una sorta di circolo vizioso: sono nervosa e non me la sento di scrivere il capitolo, mi dedico ad altro, l'altro non soddisfa, sono nervosa e non me la sento di continuare il capitolo. Sono un disastro, poco da fare.
Comunque, a richiesta di non ricordo esattamente chi, ecco un capitolo sulla Jalefica (e annuncio già che il prossimo sarà sulla Crudelia/Medusa, per gioia di stellaskia;) ). Sarà stato il mio blocco della scrittrice, ma è uscito più angst del previsto, e senza nemmeno un accenno a Dubra o a un eventuale litigio tra Diablo e Jago... però sinceramente non mi dispiace del tutto, dai. Si verifica una particolarità importante, ovvero un accenno, nel prompt "Cielo", ad una sorta di AU a tinte cupe che stavo preparando tempo fa in contemporanea con PR ma che non so se pubblicare. In più, se vi state chiedendo come mai Jaffy è così ferrato negli scacchi, tadàn, molti ritengono che questo gioco abbia origini arabe- e ehi, Jaffy-scacchi, fa anche rima!
Bene, conclusi qui i miei dolori et deliri, vi lascio e mi ritiro tra le coperte, incrociando le dita per il futuro delle mie storie. Vi confesso che sono parecchio scoraggiata, perché alla stesura delle ultime shots pubblicate ho impiegato parecchio e investito quasi un rene... uff, via, pochi pensieri tristi! Sono sicura che prima o poi questo periodaccio di crisi finirà.
Ringrazio chiunque leggerà, duemila volte chi si fermerà a recensire! E niente, qui, per il momento, questa pazza chiude e va a nanna, che è meglio (da leggere con la voce di Quattrocchi dei Puffi, altrimenti penalità). Sto delirando peggio del Cappellaio con la deliranza, perciò vado sul serio.
Baci e a presto,
Nox

  
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