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Autore: Mary P_Stark    25/06/2016    3 recensioni
1803. Yorkshire. La guerra infuria, in Europa, e Napoleone Bonaparte non nasconde le sue mire nei confronti della ricca Inghilterra. Christofer Harford, figlio cadetto del Conte Spencer, viene costretto dal padre a maritarsi prima della partenza per la guerra. Le imposizioni non sono mai piaciute al rampollo di casa Spencer, che mal sopporta l'ordine, e finisce con il rendere vittima la dolce e docile Kathleen, sua moglie contro ogni aspettativa. Le privazioni della guerra e la morte prematura del conte Harford richiamano in patria un Christofer distrutto dal dolore, che si ritrova ad affrontare non solo la morte del conte, ma anche una donna che non riconosce essere sua moglie.
Perché la nuova Kathleen è forte, non si piega alle avversità e, soprattutto, sa tenere testa al marito come mai aveva fatto prima della sua partenza. Ma cosa l'ha cambiata tanto?
Christofer è deciso a scoprirlo, così come è deciso a redimersi dalle sue colpe come marito. Ma nubi oscure si addensano all'orizzonte, minando la possibilità dei due coniugi di conoscersi, di instaurare un vero rapporto.
Saprà, Christofer, difendere la moglie da questo pericolo ormai alle porte e, nel suo cuore, potrà trovare spazio anche per l'amore?
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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24.
 
 
 
 
Sorseggiando del whisky con fare vagamente nervoso, Barnes levò infine il capo a scrutare la giovane coppia innanzi a lui.

Dopo quell’affermazione, esplosa in mezzo a loro come un colpo di cannone ben assestato, il barone li aveva pregati di parlare in separata sede, lontano dai nipoti.

Christofer aveva accettato e, dopo aver lasciato i bambini a Wendell e Peggy, si era diretto nel suo studio assieme a Kathleen.

William li aveva seguiti con lo sguardo, turbato dalle loro espressioni serie e determinate.

Quando si erano infine chiusi nello studio, il conte si era servito una dose generosa di whisky e, un po’ a sorpresa, ne aveva offerto anche a Barnes.

Kathleen, invece, era rimasta in silenziosa attesa accanto alla scrivania, le mani conserte e l’aria ombrosa.

Lappandosi le labbra, il barone si decise alfine a parlare e dichiarò: “Non accettavo che voi foste tornato, mentre Andrew era morto in guerra.”

“Lo avete chiarito più volte, non avete affatto bisogno di dirmelo in questo momento” assentì sarcastico Christofer, andando a porsi accanto alla moglie.

Barnes annuì secco, proseguendo comunque nel suo dire.

“Diamo pure la colpa al mio dolore di padre, o al mio orgoglio, ma questo ora conta poco.”

Christofer avrebbe voluto replicare a quella frase lapidaria, ma preferì tacere. Voleva sapere i motivi che lo avevano spinto a venire lì, dopo tanti mesi di silenzio.

“Chiamai Peter solo per… per irritarvi, lo ammetto. Sapevo che il giovane Chappell nutriva da tempo dell’interesse per Kathleen ma, essendo un cadetto con un appannaggio piuttosto ridotto, non ho mai pensato di dare mia figlia in moglie a uno come lui.”

A quel punto, fu la contessa a doversi trattenere dal parlare.

La stava trattando ancora una volta come una merce di scambio, come una vacca da vendere al mercato del bestiame.

“L’idea di sfruttare la sua infatuazione nei confronti di mia figlia mi venne spontanea, perché volevo ferirvi… entrambi.”

Barnes guardò la figlia, e il livore nei suoi occhi fu evidente ma, oltre a questo, Kathleen scorse altro.

Scorse confusione, oltre a un pizzico di rimorso. Per cosa, non seppe dirlo.

“Tu eri sopravvissuta a un aborto che ti aveva portato quasi alla morte. Tu, che sei sempre stata così debole e gracilina…” mormorò Barnes, lasciando trasparire per la prima volta una crepa nella sua maschera di impassibilità. “… mentre il mio Andrew, che era forte e intraprendente, era morto. Non potevo accettarlo.”

Christofer mormorò un’imprecazione tra i denti, stanco di sentir denigrare a quel modo la moglie e, avanzando di un passo, ringhiò: “Un altro insulto alla mia consorte, e vi sbatterò a calci nella neve, Barnes, e con sommo diletto.”

“Christofer… un momento…” replicò Kathleen, fissando gelida il padre. “Non mi avete mai amata, questo lo so. Ero troppo simile a Andrew, perché poteste amarmi così com’ero. Ho ragione?”

Lui assentì lapidario, e il conte desiderò prenderlo per il collo.

“Nessuna donna avrebbe mai dovuto comportarsi come… come facevi tu. E lui ti dava corda, per giunta!” sbottò il barone, fissandola astioso. Ma con ancora quel rimpianto a fare da contraltare.

“Per questo, non mi fu mai permesso di uscire con Andrew, quando se ne andava per i boschi assieme a Myriam, Anthony e gli altri? Per questo, venni punita tutte le volte che mi trovaste a compiere atti non degni di una lady? Per questo, passai la mia infanzia e la mia adolescenza come una segregata, conoscendo le persone solo di sfuggita?” gli riversò addosso Kathleen con stizza a malapena trattenuta.

Dovevo educarti!” esclamò Barnes, picchiando i pugni sulle ginocchia. “Piegandoti a forza, se necessario.”

“L’avete quasi distrutta!” sbottò Christofer. “Bene, ora che avete parlato, potete anche andarvene e, se proverete a rimettere piede qui, giuro che vi ucciderò.”

Ma Barnes non si mosse, gli occhi ancora fissi in quelli lividi della figlia.

“Ho distrutto Andrew, a causa del titolo che portava pur non volendolo…” mormorò a quel punto il barone, quasi ripiegato in due dal dolore. “… e ho tentato di distruggere te, soffocando tutto ciò che eri. Ma ora… ora sei…”

Kathleen intrecciò con eleganza le braccia sotto i seni e dichiarò gelida: “Sono la donna che voi avete nascosto sotto la sabbia, dimenticandovi di me. Sono la donna che avete venduto per vanità. Sono la donna che è sopravvissuta a tutti i vostri tentativi di farmi diventare qualcuno che non ero, né mai sarò.

Barnes annuì e reclinò il capo, mormorando: “Quando Peter ti ha sparato, ho pensato di aver perso anche te, così come avevo perso Andrew. Non ho aiutato Chappell a scappare. L’ho inseguito, pur se invano. Ho atteso quell’attimo di troppo, sconvolto dalla vista del tuo corpo che cadeva a terra nella neve, e così mi è sfuggito.”

“Storie” sbottò Christofer, non volendo assolutamente credergli.

“Ho assoldato diversi investigatori privati perché cercassero Chappell in giro per la Gran Bretagna e, nel frattempo, ho tentato di mettermi in contatto con tutti i suoi commilitoni, oltre che con le persone che lo conoscevano” continuò a dire il barone, gesticolando nervosamente con le mani.

In effetti, Georgiana aveva ammesso con la figlia di aver trovato strani i diversi viaggi che il marito aveva compiuto in quei mesi, oltre alla sua copiosa corrispondenza.

Sarcastica quanto rassegnata, però, li aveva attribuiti a semplici visite presso le sue amanti.

Era mai possibile che stesse dicendo la verità?

“L’ultima volta che Chappell è stato visto, si trovava a Londra, nei pressi della casa del barone Gordon-Lewis.”

Quel nome rimbalzò tra le pareti dello studio raggelando Christofer che, passandosi una mano tra i capelli, domandò torvo: “Quando, esattamente?”

“Un mese e mezzo dopo il vostro ritorno a York” dichiarò Barnes, ombroso in viso. “Lui fu visto…”

Interrompendolo con un gesto, Christofer si volse verso la moglie e disse: “Sarebbe meglio che tu tornassi dai nostri figli, Kathleen.”

“Non se ne parla. Quello che fa Chappell interessa soprattutto me, perciò resterò” dichiarò lapidaria Kathleen, accigliandosi.

Il conte sospirò e Barnes, lanciata un’occhiata alla figlia, domandò dubbioso: “Lei non sa, vero?”

“Che cosa?” esalò la giovane, fissando in alternanza i due uomini.

“Lady Annelyse Gordon-Lewis è stata trovata morta nel suo letto” dichiarò alla fine Christofer, fissandola spiacente.

Kathleen sobbalzò sorpresa, ma domandò: “E perché hai pensato di non dirmelo? Mi spiace per lei, ma non vedo come la cosa avrebbe potuto coinvolgermi.”

“Eri al settimo mese di gravidanza, Kathleen, e non volevo che, oltre a dover pensare al misterioso attentatore di cui non sapevamo ancora nulla, avessi anche pensieri dolenti per una ragazza morta in circostanze tragiche” le spiegò il marito, sospirando.

Tornando a guardare il padre, la giovane sgranò leggermente gli occhi ed esalò: “Non penserete che…che lui…”

“Il mio investigatore mi ha assicurato che, quando lo ha visto uscire da una porticina laterale della casa, era sporco di sangue e molto, molto alterato” dichiarò Barnes, assentendo torvo.

“Oh, mio dio” ansò Kathleen, poggiando una mano alla scrivania per sorreggersi. “Ma perché… perché?”

“Questo non lo so ma, come ha ucciso quella ragazza, potrebbe tentare di farti nuovamente del male. E’ braccato, solo e senza appoggi di alcun genere” le spiegò Barnes. “L’investigatore mi ha detto che Chappell ha venduto al mercato nero alcuni gioielli che, sicuramente, deve aver prelevato alla vittima e poi, dopo aver preso un mercantile, è sparito. Da quel momento, non è più riuscito a trovare alcuna traccia di lui.”

“Dove può essere andato?” mormorò Christofer, prima di domandare: “Perché proprio Gordon-Lewis, comunque?”

“Per ora, non abbiamo scoperto nulla, ma è indubbio che il barone goda di una fortuna finanziaria che, difficilmente, può essere spiegata con l’appannaggio che gli spetta, o con le entrate che gli giungono dai suoi possedimenti” dichiarò sprezzante Barnes.

“Pensate che abbia un… finanziatore esterno?” asserì dubbioso il conte, aggrottando la fronte.

“Sarebbe una spiegazione plausibile. Ma perché finanziarlo? E per cosa?” fece spallucce il barone, all’oscuro della verità al pari di Harford.

Kathleen si mosse spazientita per raggiungere le finestre che davano sul giardino e lì, afferrata una tenda, la strattonò, sibilando: “Spero sarete orgoglioso di aver scatenato contro di noi un folle!”

Barnes non parlò, limitandosi a levarsi in piedi per poi guardare il conte.

“Vi terrò informati su quanto verrò a sapere e, se avrete bisogno di qualche uomo in più per pattugliare la zona, vi metterò a disposizione i miei…”

“Non li vogliamo!” sibilò Kathleen, ferita e rabbiosa.

Volgendosi a fissare il padre con un livore palpabile, dichiarò lapidaria: “Venite qui a dispensare informazioni smozzicate, sperando che questo basti a passare sotto silenzio ogni cosa. Cosa pretendete, da me? Da mio marito?!”

“Kathleen…” mormorò Christofer, tentando di chetarne la furia.

Ma lei non lo ascoltò, avvicinandosi al padre con rabbia sempre crescente.

“Lasciaste che lo zio mi picchiasse, che la vostra sferza mi segnasse le carni ogni qual volta il vostro orgoglio credette di essere stato messo alla prova da una donna. Mi avete violata nello spirito, facendomi credere di non essere alla vostra altezza, all’altezza di nessuno!”

Sferzando l’aria con un braccio, aggiunse furente: “Mi avete data in moglie come se fossi solo una merce di scambio, come se non vi importasse nulla di me, e ora pretendete che io, non solo vi ascolti, ma vi ringrazi anche?! Avete sempre agito per i vostri interessi, mai per i miei o per quelli di Andrew!”

Senza più riuscire a trattenersi, lo schiaffeggiò e, forte come una dea vendicativa, sibilò: “Fuori da questa casa. Non meritate di stare sotto lo stesso tetto dei miei figli, o di mio marito. Ci avete messo tutti quanti in pericolo, con la vostra follia, perciò state lontano da noi!”

Barnes non disse nulla. Si avviò verso la porta e uscì senza salutare, senza replicare, senza accennare neppure una difesa di qualche tipo.

Kathleen, a quel punto, esplose in un pianto dirotto e Christofer, avvoltala tra le braccia, le baciò i capelli, sussurrando: “Coraggio, siediti…”

“L’ho fatto… l’ho fatto…” ansò lei, stringendosi ai baveri della giacca del marito.

Accennando un sorriso, lui dichiarò: “Urlargli in faccia ciò che pensavi? Direi di sì.”

Al pianto si inframmezzò il riso e, con voce soffocata dai singhiozzi, Kathleen esalò: “Sono stata orribile… ma è stato…”

“Liberatorio?” le consigliò il conte, vedendola annuire.

Asciugandole le lacrime coi pollici, Christofer le sorrise e dichiarò: “Non credo che neppure Dio ti chiederebbe di perdonarlo, ma penso che sia giunto qui per darti la possibilità di parlare. E, magari, di prendersi un ceffone.”

“L’ho cacciato via davvero in malo modo” dichiarò Kathleen, singhiozzando.

“Era un tuo diritto. Sei la lady di Green Manor e, se c’è una persona a te sgradita, puoi cacciarla” le ricordò Christofer, baciandole il naso ormai rosso.

“Ma ho detto delle cose…”

Scoppiando in una risatina, il marito disse: “Sei davvero pessima, nelle tue vendette. Non riesci a goderne che per pochi attimi… poi, sei subito rosa dal rimorso.”

A quel punto, Kathleen mise il broncio e brontolò: “Non burlarti di me.”

“Non mi burlo, dico la verità. Sei troppo buona, amor mio. Dovresti estrarre più spesso le spine che io so tu possiedi, e lasciare che esse rimangano esposte per almeno un po’ di tempo” le sorrise lui, tornando ad abbracciarla.

“Ti pungerei, allora, e non sarebbe gradevole.”

“Non ho detto che devi esporle per me…” sottolineò Christofer, facendola finalmente ridere.

“Dici che non si presenterà davvero mai più?” chiese alla fine Kathleen, dubbiosa.

“Barnes? Che si lascia dire da una donna quello che deve fare?” ghignò lui. “Voleva gettare un ponte per recuperare un minimo di rapporto con te, forse perché si è reso davvero conto di aver fatto un disastro con entrambi i suoi figli legittimi. Non so se si ripeterà ancora una resa simile, ma è sicuro che ora tornerà a comandare in prima persona. E sì, tornerà, se non altro per farci avere notizie su Chappell.”

Adombrandosi, Kathleen mormorò turbata: “Che motivo avrà avuto per ucciderla, se è veramente stato lui? E come faceva a conoscerla?”

“Sul come, posso dirtelo io” le spiegò Christofer, prima di raccontarle lo scandaloso comportamento di Annelyse al famoso ballo dove aveva conosciuto Peter.

La informò sul rapporto che avrebbe potuto essere intercorso tra Gordon-Lewis, che lavorava al Ministero della Guerra come, a suo tempo, aveva fatto Peter.

Infine, le menzionò i sospetti riguardanti Johnathon, così che non vi fossero più segreti tra di loro.

Era stato uno strazio mentire a Kathleen sui fatti riguardanti Annelyse ma, ora che sapeva, si sentiva meglio.

Non avrebbe più taciuto nulla, alla moglie.
 
***

“Una festa per la Vigilia di Natale?” esalò Christofer, costernato. “Visti i precedenti, non sarebbe preferibile evitarla? Inoltre, finché non sapremo per certo che i nostri nemici sono in gattabuia o, meglio ancora, all’inferno, non è il caso di far pervenire qui un sacco di gente. Creeremmo solo dei disagi a coloro che ci devono proteggere.”

“Tutto verissimo, ma viviamo da troppi mesi nell’ansia e nella paura delle nostre ombre e, onestamente, sono stanca di questa prassi ormai consolidata” replicò Kathleen, passeggiando per la nursery con Elizabeth in braccio.

Wendell stava giocando con Andrew su un enorme tappeto damascato e, guardando l’andirivieni della cognata, ammise: “Kathleen non ha tutti i torti… Mastro William gira sempre armato fino ai denti, quando esce di casa per proteggerti. Per non parlare dei valletti o dei domestici. Sono tutti sul chi vive.”

Sospirando, Christofer fissò esasperato il fratello e replicò: “Immagino non sia un bel vedere, ma volete davvero che entri qualcuno qui dentro per fare del male a Kathleen o ai bimbi?”

Kathleen strinse impulsivamente al seno la figlia, fissando malamente il marito ma il conte, imperturbabile, dichiarò: “E’ inutile che mi fissi come se avessi detto una follia. E’ un pericolo reale, e io non lascerò nulla di intentato per proteggerti.”

La moglie emise un sospiro altrettanto esasperato e, lasciandosi scivolare sul tappetone a sua volta, avvolta da un lago di velluto blu scuro, borbottò: “Lo so, Christofer. Ma ciò non toglie che sia stancante, vivere così.”

Wendell assentì e il conte, sarcastico, dichiarò: “Non avevo dubbi che saresti stato d’accordo con lei, Wendell caro. Quando mai non lo sei?”

Il fratellino arrossì leggermente e fece spallucce così il conte, levatosi in piedi dalla poltrona dov’era stato accomodato fino a quel momento, disse: “Esco a cavallo con William e gli altri. Sarò di ritorno verso sera. Starai bene?”

“Come sempre” mormorò Kathleen, levando il viso perché lui la baciasse.

Wendell si coprì pudico gli occhi, lasciandosi sfuggire un risolino e Christofer, battendo una mano sui suoi capelli di fuoco, gli sorrise, ordinandogli: “Pensa tu a proteggerli, mi raccomando.”

“Questa casa è presidiata. Nessuno potrebbe entrare. Ma starò comunque attento” assentì Wendell, lieto che il fratello maggiore lo rendesse partecipe di quella strana azione militare.

Christofer allora uscì, raggiunse William e gli altri in cortile e, dopo aver lanciato un ultimo sguardo alla casa, disse all’attendente della moglie: “Andiamo pure. E speriamo di trovare qualcosa, stavolta.”

Il gruppo di venti uomini a cavallo uscì al trotto dalla villa, lasciando che al presidio di Green Manor pensassero i battitori del conte e quelli di lord Barnes.

Il barone, li aveva inviati ugualmente, in barba alle richieste della figlia e, pur se la prima settimana Kathleen era stata più inviperita di una serpe, alla fine li aveva accettati.

Aveva compreso anche lei che, più persone fossero state coinvolte, minori sarebbero state le possibilità che qualcuno penetrasse all’interno di Green Manor.

Dalle porte principali, per lo meno.
 
***

Intento a scrutare i nipotini, sdraiati sul tappeto mentre, insonnoliti, tentavano di resistere prima di essere messi a letto, Wendell sorrise a Kathleen, asserendo: “Sono testardi fin da ora. Non ne vogliono sapere di crollare.”

“Non mi stupisce, visti i genitori che si ritrovano” sorrise divertita la cognata. “Dai tu un’occhiata a loro due, mentre preparo gli abitini per il bagnetto?”

“Certo. Nessun problema” assentì il ragazzino, gli occhi chiari persi in contemplazione dei neonati.

Tranquilla, Kathleen socchiuse la porta della nursery per entrare nell’anticamera, dove avevano sistemato qualche cassettone, un paio di divani e un tavolino.

Lì, la giovane lanciò un’occhiata distratta a un imponente arazzo dalle decorazioni campestri, che ricopriva quasi per intero la parete nord.

Aveva sempre ammirato la maestria con cui l’autore aveva saputo intessere i fili, così bene da poter essere scambiato per un quadro, a un osservatore inesperto.

Aperto uno dei cassettoni, Kathleen estrasse due camiciole di lino e un paio di cuffiette, prima di volgersi dubbiosa, quando udì uno scricchiolio inaspettato.

Un attimo dopo, impallidì visibilmente quando l’arazzo si mosse, come sospinto dalle dita sinistre di un demone.

Scostandosi istintivamente dinanzi alla porta che conduceva alla nursery, Kathleen sgranò gli occhi quando vide comparire la figura dinoccolata di Johnathon.

Irrigidendosi nel rendersi conto che, non conosciuto ai più, il muro di quella stanza recava una porta segreta, la giovane disse a voce discretamente alta: “Cugino Johnathon… un’entrata in scena davvero... plateale.

“Non come avrebbe voluto lui” dichiarò una seconda voce, emergendo dalle tenebre del condotto da cui era scaturito Grenview.

A quel punto, Kathleen si fece terrea in viso e, stringendo a sé le tutine dei figli, esalò scioccata: “Chappell…”

Wendell, che era stato sul punto di intervenire non appena aveva udito il tono di allarme nella voce della cognata, impallidì e prese con sé i nipoti.

Dentro di sé, pregò con tutto se stesso che rimanessero in silenzio come erano soliti fare e, non potendo inventarsi altro, si nascose dietro i pesanti tendaggi della stanza.

Chiusi ermeticamente gli occhi, chiese mentalmente scusa a Kathleen e, dentro di sé, pregò che non le facessero del male.

Se l’avessero uccisa, suo fratello ne sarebbe sicuramente morto.

Emergendo completamente da dietro l’arazzo, la pistola puntata alla schiena di Johnathon e un sorriso beffardo a increspargli il viso, Peter dichiarò: “E’ un vero piacere rivedervi, lady Spencer. Come sempre, siete bellissima.”

Accigliandosi, Kathleen asserì gelida: “Non siete il benvenuto in questa casa, e lo sapete benissimo.”

“Per questo, mi sono avvalso dei buoni uffici di Mr Grenview” la irrise Chappell, sospingendo leggermente la canna della pistola contro la schiena del giovane, che singhiozzò ansioso.

La contessa lanciò solo un’occhiata distratta a Grenview, prima di domandare: “Sapete bene che, al solo accennare un mio urlo, tutta la servitù giungerà qui. Cosa vi riproponete di fare, dunque?”

Peter ghignò in risposta e, accennandole di osservare oltre l’arazzo, all’interno del condotto di pietra, dichiarò divertito: “E’ per questo che ci siamo portati dietro una garanzia per il vostro silenzio.”

Avvicinandosi rapida al cunicolo segreto, Kathleen soppresse a stento un grido irato, quando scorse Brigdet, imbavagliata e con un’evidente ecchimosi sotto l’occhio.

“Voi, maledetto…” sibilò la giovane, rialzandosi con una baldanza che forse, in un altro momento, non avrebbe sfoggiato.

In barba alla pistola che Chappell teneva in mano, Kathleen lo schiaffeggiò e, livida, ringhiò: “Pagherete per ogni cosa… siatene certo!”

Peter, allora, tornò mortalmente serio e replicò: “Vi ho concesso questo colpo di testa, mia cara, ma non ve ne saranno altri.”

Poi, lanciata un’occhiata alla porta della nursery, si incamminò a grandi passi fino a raggiungerla, invano trattenuto da una terrorizzata Kathleen e, aperta la porta, domandò: “Dove sono i pargoli di Harford? Ho desiderato tanto fare la loro conoscenza.”

Non vedendoli da nessuna parte – pur sapendo che Wendell doveva essere da qualche parte – Kathleen si inventò sul momento una scusa, sperando di essere convincente.

“Li ha la bambinaia. Stanno facendo il bagno. Quando mi avete interrotta, stavo preparando gli abitini per cambiarli.”

Peter la fissò nei brillanti quanto determinati occhi verde oro, prima di tornare a scrutare attentamente la stanza.

Non essendovi altre porte che permettevano una via di fuga, Chappell infine si ritirò, tornando nell’anticamera assieme a Kathleen.

Lì, Johnathon fissò speranzoso Peter, asserendo: “Ho assolto alla mia parte del piano, Chappell. Ora, non vi devo più nulla e, come promesso, sparirò dalla circolazione.”

“Ringraziate soltanto di avere una mira pessima, idiota” gli rinfacciò Peter, fissandolo bieco. “E ricordatevi che le grazie di una donna non dovrebbero mai essere ripagate con il servilismo.”

“Cosa?” esalò Kathleen, cominciando a temere di aver capito ogni cosa.

Chappell rise sommessamente, indicando Grenview con la pistola.

“Questo idiota si era incapricciato di Annelyse Gordon-Lewis e, mentre sono stato assente per affari, ha pensato bene di portarsela a letto. Peccato che Annelyse non faccia mai niente per niente, vero, Johnathon?”

L’uomo storse la bocca, borbottando contrariato: “Non avrebbe mai dovuto minacciarmi di raccontare in giro che io… che io…”

“Che avete la miccia corta? O che prendete fuoco subito, per poi spegnervi immediatamente?” ironizzò senza troppi complimenti Peter, facendo avvampare Kathleen.

“Voi…” ringhiò Johnathon, muovendo un passo verso di lui.

Chappell, però, gli puntò la pistola contro e, dopo aver preso per un braccio Kathleen, dichiarò: “E’ stato lui a spararvi, accontentando le brame di una sciocca ragazzina che non sapeva accontentarsi di un solo amante per volta. Non avrebbe mai dovuto tentare di uccidervi, ma questo lo ha imparato a proprie spese.”

“L’avete uccisa voi!” soffiò tra i denti Kathleen, sgranando gli occhi.

“Più tardi di quanto non avrebbe meritato” assentì senza alcuna difficoltà Peter. “Avete dovuto attendere più di un mese, perché vi fosse resa giustizia, mia cara. Spero non vi sarete offesa per questa mia mancanza. Ma posso assicurarvi che è morta tra atroci tormenti.”

“Nessuno vi ha chiesto nulla” sibilò Kathleen, divincolandosi per liberarsi.

“Ah, ah, tesoro… la vostra amica cameriera… ve ne siete dimenticata?” ironizzò allora Chappell, trascinandola verso il cunicolo.

Bridget la scrutò con occhi colmi di lacrime, scuotendo il capo al suo indirizzo e Peter, ridendo divertito, esalò: “Oh, cielo! Quale amore! Non vuole che vi sacrifichiate per lei, vero?”

“Lurido bastardo…” sussurrò strozzata Kathleen, fissandolo con occhi colmi di livore.

“Un bastardo che, però, ha messo in scacco sia il conte vostro marito, che il barone vostro padre, a quanto pare” le fece notare lui, irritandola. “Quanto si è prodigato, quel poveruomo, per trovarmi… e io ero sempre un passo avanti a lui!”

Accigliandosi, Kathleen raggelò Johnathon con un’occhiata, ma il giovane scosse la testa, dichiarando piccato: “Ho le mie colpe, ma non certo questa!”

“Quell’idiota non sarebbe mai stato una brava spia, visto quanto ama parlare, non appena leva troppo il gomito, ma ho uomini al mio servizio all’interno dei battitori di vostro padre… proprio accanto al vostro adorato maritino.”

“Oh, no… no…” esalò Kathleen, sentendosi prossima a mancare.

“Mentre voi verrete via con me, i miei uomini faranno piazza pulita di tutti coloro che vi amano, mia cara, così che voi e io potremo allontanarci indisturbati per raggiungere Goole” la informò Peter, sorridendole mellifluo.

“Non potete farlo… non potete…” lo pregò la giovane, afferrando un braccio di Peter per strattonarlo.

“Ora basta!” le sibilò contro il dragone decaduto, fissandola con rabbia.

Azzittendosi subito, la mente già all’opera nel tentativo di pensare a un piano di fuga, Kathleen fissò Peter come per comprenderne le azioni, ma tutto fu vano.

Lui, in compenso, levò lo sguardo per posarlo su Johnathon e, determinato, disse: “Il vostro pagamento, Grenview.”

Senza dargli il tempo di capire le sue intenzioni, Peter lo colpì con violenza alla tempia, tramortendolo.

Il corpo cadde con un tonfo sordo sui tappeti, una pozza di sangue che già si allargava dalla pesante ferita al capo.

Fissando quegli occhi vitrei con espressione sconvolta, Kathleen si trattenne dall’urlare solo per paura che Peter potesse fare lo stesso con Bridget.

Sentendosi strattonare, lo seguì oltre l’arazzo e, dopo aver lanciato un’ultima occhiata alla cameriera, discese le ripide scale assieme a Peter.

“Dio, ti prego, fa che non succeda nulla a Christofer… te ne prego…” pensò tra sé, terrorizzata all’idea che i sicari di Peter potessero colpirlo a tradimento.

Avrebbe sopportato tutto, ma non la sua morte.
 
***

Wendell attese un tempo indefinibile, dietro i tendaggi di velluto scuro, e ascoltò con tutta l’attenzione che gli fu possibile, così da poter riferire ogni cosa al fratello.

Quando non udì più nulla per diversi minuti, si arrischiò a uscire dal suo nascondiglio e, dopo aver baciato i nipoti, ringraziandoli per il silenzio, li depose nelle loro culle.

Un attimo dopo, era già nell’anticamera, gli occhi sgranati quanto terrorizzati e puntati sul corpo del lontano cugino.

Sembrava immobile come una statua, e una chiazza enorme di sangue macchiava i tappeti su cui era sdraiato.

Avvicinandosi timoroso, ne scrutò gli occhi vitrei, la carnagione terrea e, senza degnarlo di una seconda occhiata, raggiunse in fretta il cubicolo nascosto dall’arazzo.

Lì, slegò in fretta Bridget, che lo abbracciò con foga, piangendo a dirotto.

Impreparato a una simile reazione, Wendell arrossì come un peperone maturo ma lasciò perdere l’imbarazzo per un secondo momento; ora doveva occuparsi d’altro.

Scostandola perciò delicatamente da sé, Wendell le chiese: “Vi hanno ferita altrove, Bridget? Riuscite ad alzarvi?”

Lei scosse il capo riguardo ad altre ferite e, levandosi in piedi per uscire dal cubicolo assieme al ragazzino, mormorò: “Mi ha afferrata al collo e colpita con il calcio della pistola, dopodiché mi ha legata.”

“Anche troppo, per i miei gusti” brontolò Wendell, reggendole la mano per aiutarla.

Nel vedere il corpo di Grenview, Bridget ansò sconvolta e si aggrappò al giovane, esalando un gridolino spaventato.

Wendell fu lesto ad accompagnarla lontano dal corpo e, nel mettere mano alla porta, le disse: “Andate da Peggy e ditele di pensare ai bambini. Io avviserò chi di dovere. Mio fratello e il barone sono in grave pericolo.”

Bridget assentì grave e, nel passargli una mano tra i capelli, dichiarò: “State attento, mi raccomando, signorino Wendell.”

“Nei limiti del possibile” dichiarò lui, iniziando a correre lungo il corridoio.

Non aveva potuto intervenire per salvare Kathleen dal rapimento ma, per lo meno, i bimbi erano in salvo.

Ora, doveva pensare al fratello. Non aveva ancora un’idea precisa di cosa avrebbe fatto, ma non poteva restare inerme.

Doveva essere lui, stavolta, ad agire.








Note: Direi che Kathleen si è finalmente tolta qualche sassolino dalle scarpe, anche se poi, come dice Christofer, non sa godere della sua vendetta come dovrebbe, perché è troppo buona.
Peter, invece, riesce a cogliere in fallo la difesa di Green Manor sfruttando le conoscenze del palazzo da parte di Grenview (spiegherò poi come e perché sa di questi passaggi segreti). Questo costringe Kathleen ad andare con lui e, visto che sappiamo che Chappell è invaghito di lei, sappiamo per lo meno che non la ucciderà.
Così non si può dire per gli altri, visti i piani di Peter nei confronti di Christofer e Barnes.
Ma sarà davvero così facile farli fuori, o anche loro avranno qualche asso nella manica?
So di lasciarvi con un grande dubbio a farvi compagnia, ma abbiate fede. A presto!
  
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