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Autore: emptyhanded_    25/06/2016    4 recensioni
Cassidy Diggory è come tutte le comuni sedicenni: ama il Quidditch, è in una perenne fase pre-mestruale, ha due migliori amiche, un fratello perfetto e un nemico giurato che risponde al nome di Fred Weasley ( o era Fred Wosbly? O Fred Whiskey?). Dopo l’estate peggiore della sua vita, Cassidy non può credere che l'opportunità di far vedere a tutti che vale molto più di quanto credano, le arrivi proprio da Hogwarts. Tra pozioni Invecchianti, lezioni di Astronomia, giocatori di Quidditch, liti famigliari e amici impiccioni, riuscirà Cassidy a partecipare al Torneo Tremaghi? O il suo piano verrà sventato a causa di una dipendenza da Whiskey (o era Weasley?)
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Ambientata nel Calice di Fuoco
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cedric Diggory, Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Il torneo Tre Maghi
 
 
Durante tutto il tragitto verso Hogwarts, Ariel e Gwen non smisero di ridere. Le supplicai in tutti i modi per convincerle a non raccontare a Fred della mia caduta, ma i miei sforzi non servirono a niente. Ero sempre più convinta che, nonostante fossi felice di essere a scuola, l’anno scolastico fosse cominciato male.
La carrozza si fermò davanti al portone di quercia, ai piedi delle scale di pietra che portavano all’ingresso del castello.
Scesi con calma, facendo attenzione a dove mettevo i piedi per evitare di scivolare di nuovo, e dopo aver aspettato Gwen e Ariel, schizzai su per gli scalini impaziente di tornare al riparo dalla pioggia. Adunati nella Sala d’Ingresso del castello, i ragazzi aspettavano di cenare.
Mi tolsi in fretta il mantello; ormai era fradicio e macchiato di fango.
<< Sono combattuta tra andare a cena e stare con voi >> disse Gwen con un sospiro. Si strizzò i lunghi capelli neri per farli sgocciolare, mentre io appallottolai il mantello e lo infilai dentro il baule.
<< Salteresti la cena per stare con noi? Sta già per arrivare una tempesta, non far venire la fine del mondo >> celiai.
Gwen mi guardò pensosa per alcuni secondi.
<< Hai ragione: mangiare vince su tutto >>
Mi lasciai sfuggire una risata; non conoscevo nessuno che amasse il cibo come Gwen. A volte mangiava in continuazione, facendo arrabbiare Ariel che si chiedeva dove finissero tutte le calorie che ingurgitava. Gwen, oltre a essere bellissima, aveva anche la fortuna di non ingrassare mai.
Stavo per entrare dentro la Sala Grande, quando le porte si spalancarono con un colpo secco, facendomi arretrare. Ne uscì la professoressa McGranitt adirata; aveva la fronte corrugata e gli occhi scrutavano il soffitto.
<< Pix! >> gridò << Pix, vieni giù IMMEDIATAMENTE >>
Solo nel momento in cui la professoressa scivolò sul pavimento bagnato, mi accorsi che Pix il poltergeist stava lanciando dei palloncini rossi pieni d’acqua contro gli studenti. Si trovava a mezz’aria, sopra l’imponente scala di marmo, e guardava divertito i ragazzi scappare dalla sua traiettoria. Feci una smorfia: con la sfortuna che mi ritrovavo, sarei stata una delle sue vittime se mi fossi trattenuta a lungo nella Sala d’ingresso. Ariel doveva aver pensato la stessa cosa, perché mi afferrò una mano e mi trascinò a cena.
Non appena misi piede dentro la Sala Grande, mi sentii contenta. I miei occhi vagavano per la stanza; la sua familiarità e il suo calore mi stavano dando il bentornato.
La Sala Grande era già pronta per il bacchetto iniziale: piatti, posate e calici d’oro brillavano sui tavoli, illuminati dalle candele che volteggiavano in aria. I tavoli delle quattro case non erano ancora riempiti del tutto, ma il vociare degli studenti avvolgeva la stanza. I professori erano sistemati lungo il loro tavolo; alcuni di loro guardavano annoiati i ragazzi, altri, invece, parlavano concitati tra loro. Il mio sguardo si soffermò sul tavolo dei Tassorosso; riuscii a intravedere Cedric ridere insieme a un gruppetto di ragazze che gli si erano sedute accanto.
Scossi la testa. Non volevo tornare da loro.
<< Posso sedermi con te dai Grifondoro? >> chiesi ad Ariel.
Lei inarcò un sopracciglio.
<< Finiresti scuoiata viva, lo sai? >>
Lo sapevo benissimo. Ai suoi compagni, specialmente a quelli del suo stesso anno, non brillavo di simpatia. Ero convinta che non riuscivano ad accettare il fatto che la mia squadra vincesse sempre contro la loro; ma dovevo ammettere, che a volte mi divertivo a fare battute cattive sui Grifondoro in loro presenza e non era quello che si poteva considerare un gesto carino.  Nonostante questo insignificante dettaglio, avrei preferito mille volte andare incontro alla mia morte che tornare nel regno della gioia e della bontà della mia casa, dove Lord Cedric Diggory era il sovrano. Non volevo stare ancora in presenza di adulatori di mio fratello.
Con un sospiro, passammo oltre il tavolo dei Serpeverde - dove Gwen fu rapita dalle sue compagne di stanza-  e quello dei Corvonero. Guardai Ariel un’ultima volta; con un sospiro, mi decisi ad affrontare il mio destino.
<< CASSIDY! EHI CASSIDY! >>
Mi voltai in direzione della voce che mi aveva chiamato. Un ragazzone che sembrava un panda troppo cresciuto, si stava sbracciando dal tavolo per attirare la mia attenzione. Tra tutti i Tassorosso della scuola, Malcolm Preist era quello più buono e gentile. Con le guance perennemente rosse e il sorriso sempre sul volto, poteva benissimo essere il figlio di Babbo Natale.
<< EHI CASSIDY! TI HO TENUTO IL POSTO! >>
Gli sorrisi e mi affrettai a raggiungerlo per farlo stare zitto: alcuni ragazzi avevano cominciato a girarsi verso di noi; trattenevano le risate e mi squadravano con superiorità. Grazie a Malcolm, ora tutti sapevano che ero arrivata nella Sala Grande.
Il ragazzo batté una mano sulla panca, suggerendomi di sedermi.
<< Allora Cassie, come sono andate le vacanze? Ho saputo che non sei andata con Ced alla partita di Quidditch >> mi chiese non appena il mio sedere toccò la panca.
Ero appena arrivata al tavolo dei Tassorosso e avevo già voglia di andarmene.
<< Non sono state le vacanze più belle della mia vita e basta, direi che possiamo chiudere qui il discorso >> risposi.
Il sorriso di Malcolm sembrò scemare, ma la mia impressione durò solo un secondo; un attimo dopo continuò a parlare tutto allegro.
<< Non vedo l’ora delle lezioni! Farò Erbologia avanzata, non è entusiasmante? E poi quest’anno la Coppa delle Case sarà nostra, me lo sento! >>
Prima che potessi ferire i suoi sentimenti dicendogli qualcosa di cattivo su Erbologia – la materia più noiosa al mondo – Kate Macavoy apparì davanti a noi. A differenza di Malcolm, che sprizzava gioia da tutti i pori, Kate aveva l’aria di una che aveva appena ricevuto la notizia della morte di un parente. Essendo l’unica Tassorosso a starmi davvero simpatica, non faticai a mostrarmi preoccupata per lei.
<< Che succede? >> domandai.
Malcolm si era zittito e guardava Kate allarmato; una mano stretta in un pugno nascosta sotto il tavolo.
<< Ho saputo una cosa terribile >> sussurrò lei, marcando l’ultima parola.
In quel momento, ebbi paura che avesse davvero ricevuto la notizia della morte di un suo parete e maledissi i miei pensieri che si divertivano a presagire crudeltà.
<< Il professor Lupin non ci sarà quest’anno >> disse trattenendo un singhiozzo << Ha dato le dimissioni, capite? >>
Sia io che Malcolm la stavamo guardando sconcertati. Non riuscivo a interpretare la sua reazione; sapevo che lei adorava il professor Lupin, ma piangere per questo mi sembrava esagerato. Specialmente perché non avevamo mai avuto un professore di Difesa Contro le Arti Oscure che fosse durato più di due trimestri ed eravamo abituati a cambiarli.
<< Kate… >> provò a dire Malcolm.
<< Io ero innamorata, capite? Innamorata. E ora il mio cuore è ridotto a un ammasso di brandelli sanguinolenti, che sono alla disperata ricerca di un collante >>
Abbattuta, Kate buttò la testa sul tavolo. Mi morsi l’interno della guancia per non scoppiare a ridere. Le volevo bene, ma aveva la tendenza a essere troppo melodrammatica.
<< Magari quello di quest’anno sarà ancora più figo >> disse Malcolm. Posò una mano sulla sua spalla per darle conforto.
<< Beh… quello di quest’anno è Malocchio Moody… non è quel che si dice una bellezza sconvolgente >> intervenni. Malcolm mi fulminò con lo sguardo, mentre Kate riprese a singhiozzare << A meno che non ti piacciano i tipi che sembrano usciti da una nave di pirati babbani, ovvio! >>
I miei tentativi di migliorare la situazione ebbero l’effetto opposto; così decisi di rimanere zitta. Gettai un’occhiata al tavolo dei Grifondoro, dove Ariel stava ridendo accanto a Lee Jordan, George e, con mio disgusto, Fred Weasley. Avrei voluto provare dispiacere per lei, ma ero invidiosa del fatto che si stesse divertendo; la cosa più emozionante che fosse successa a me, era rendermi conto che Moody sembrava un pirata. Non mi trovavo più bene nella mia casa: da quando Cedric era diventato il capitano della squadra di Quidditch e il ragazzo più bello della scuola, i Tassorosso non avevano fatto altro che osannarlo come una divinità, facendomi sentire sempre più inutile. Non era facile essere la sorella della perfezione e io non reggevo il confronto.
<< Piccola, mi sei mancata >>
Un ragazzo troppo alto e troppo grosso, mi stava guardando con i suoi occhietti azzurri. Si era seduto accanto a me e la sua mano troppo grande era ferma sul mio ginocchio.
Socchiusi gli occhi.
<< Rickett, hai due secondi per togliermi la tua zampa sudicia di dosso >> sibilai.
Anthony si lasciò sfuggire una risata e continuò a fissarmi; un sorriso ebete era comparso sul suo volto.
<< Quando fai così, mi fai impazzire >> disse.
Alzai gli occhi al cielo. Anthony Rickett aveva una cotta per me dal terzo anno e, nonostante i numerosi rifiuti che aveva ricevuto, continuava a insistere che prima o poi mi sarei innamorata di lui. Dovevo ammettere che era un bel ragazzo, non come Cedric che incantava chiunque gli parlasse, ma Rickett era piacevole nei suoi occhi celesti, nei ricci biondi e nei suoi innumerevoli muscoli. L’unico difetto era il suo carattere. Troppo gentile per essere nei Serpeverde, troppo fifone per i Grifondoro e troppo stupido per i Corvonero, Anthony era finito nei Tassorosso senza un motivo preciso. Di certo, ero sicura che fosse qui solo per importunarmi: da quando gli piacevo, si era convinto che essendo i battitori della stessa squadra, eravamo predestinati a stare insieme.
<< E pensa se ti affatturassi con un incantesimo che ti rende un maiale con i capelli, come impazziresti >> risposi ironica.
Esattamente in quel momento, le porte della Sala Grande si aprirono e le voci degli studenti rimasero spezzate a metà. Era calato un silenzio quasi surreale tra i vari tavoli. La McGranitt fece strada a un gruppo di bambini del primo anno, che si fermarono spaventati e nervosi davanti al tavolo dei professori. I poveri novellini erano fradici; tremavano avvolti nei loro mantelli neri, mentre si guardavano agitati intorno. Uno di loro, che anziché aver paura come gli altri sussultava dall’eccitazione, era coperto dall’enorme pelliccia di Hagrid.
Sorrisi. Per alcuni versi ricordava me il giorno del mio smistamento: ero talmente eccitata di essere ad Hogwarts che inciampai nei miei stessi piedi per ben due volte quando dovetti provare il Capello Parlante.
La McGranitt sistemò il Cappello sopra uno sgabello e, dopo qualche secondo, la sua voce inondò tutta la sala con il suo canto.
 
Or son mille anni, o forse anche più, che l'ultimo punto cucito mi fu: vivevano allor quattro maghi di fama, che ancora oggi celebri ognuno qui chiama.
Il fier Grifondoro, di cupa brughiera, e Corvonero, beltà di scogliera, e poi Tassorosso, signor di vallata, e ancor Serpeverde, di tana infossata.
Un solo gran sogno li accomunava, un solo progetto quei quattro animava: creare una scuola, stregoni educare.
E Hogwarts insieme poteron fondare.
Ciascuno dei quattro una casa guidava, ciascuno valori diversi insegnava: ognuno stimava diverse virtù e quelle cercava di accrescer vieppiù.
E se Grifondoro il coraggio cercava e il giovane mago più audace premiava, per Corvonero una mente brillante fu tosto la cosa davvero importante.
Chi poi nell'impegno trovava diletto del buon Tassorosso vinceva il rispetto, e per Serpeverde la pura ambizione contava assai più di ogni nobile azione.
quattro, concordi, gli allievi diletti sceglievan secondo criteri corretti.
Ma un giorno si dissero: chi li spartirà quando ognuno di noi defunto sarà?
Così Grifondoro un modo trovava e me dal suo capo veloce sfilava: poi con i tre maghi una mente mi fece capace di scegliere in loro vece.
E se sulle orecchie mi avrete calato, voi state pur certi, non ho mai sbagliato: nelle vostre teste un occhiata darò e alla Casa giusta vi assegnerò!”
 
Quando il Capello Parlante smise di cantare, tutta la sala si esibì in un applauso. La McGranitt srotolò una pergamena e diede inizio alla processione dello Smistamento. A parer mio, dovevano trovare un modo per renderlo più veloce; mentre i ragazzini venivano smistati nelle case, il mio stomaco prese a borbottare e brontolare, invocando cibo.
La prima Tassorosso fu Eleanor Branstone e quando il Capello annunciò la sua scelta, io, Kate, Malcolm e Anthony ci alzammo in piedi per acclamare la bambina. Quello era uno dei pochi momenti in cui mi mostravo patriottica nei confronti di Tassorosso. Anche il successivo, Owen Caldwell, venne smistato nella nostra casa e Anthony, con il suo solito atteggiamento da energumeno, ululò qualcosa. Sfortunatamente, Dennis Canon venne mandato a Grifondoro e il tavolo di Ariel scoppiò in una serie di urla e acclamazioni; mi voltai a guardarli: Fred e George schiamazzavano e saltavano come scimmie in calore. Irritata, fulminai Fred con lo sguardo. Non lo sopportavo, riusciva a innervosirmi anche quando non mi parlava. Come se si fosse accorto dei miei pensieri, il ragazzo si voltò verso di me e mi fece l’occhiolino. Mi girai di scatto, il viso rosso dalla rabbia. Un giorno lo avrei ucciso.
Lo Smistamento finì con Kevin Witby che venne proclamato Tassorosso.
<< Ho solo una parola da dirvi >> esordì Silente dopo essersi alzato in piedi; i suoi occhi brillavano da dietro le lenti a mezzaluna degli occhiali << Abbuffatevi >>
<< Amen! >> esclamò Malcolm. Sul tavolo comparirono le portate; cibi dall’aspetto invitante mi urlavano di assaggiarli. Non me lo feci ripetere due volte e mi riempii il piatto di roastbeef, patate e salsicce. Dopo due mesi a ingurgitare la cucina biologica e dietetica di mia madre, mi sentii rinascere a ogni boccone.
<< Comunque quest’estate sono andata al mare dai miei zii babbani >> disse Kate tra una forchettata di pasticcio di pollo e l’altra << E c’era un bagnino davvero bellissimo >>
<< Quanti anni aveva? Quaranta? >> biascicai mentre finivo di masticare le patate.
Kate aveva la tendenza a guardare solo gli uomini attempati, oltre a quella di “innamorarsi” ogni cinque minuti di un uomo diverso. Da quando avevamo cominciato la scuola, si era infatuata di tre professori di Difesa Contro le Arti Oscure e del supplente di Madama Bumb, durante il secondo anno. Nessuno di loro, fatta eccezione del professor Lupin, aveva meno di quarant’anni.
Sentii Malcolm ridacchiare.
<< In realtà ne aveva cinquanta… >> rispose Kate diventando rossa in viso << Ma Cassie, era davvero un bell’uomo! Dovevi vederlo! >>
In quell’istante, sia io che Malcolm scoppiammo in una fragorosa risata; le sue guance andarono a fuoco.
<< Ci credo, Kate >> mormorai.
<< Alla nostra Cassidy non piacciono i bagnini vecchi rinsecchiti, lei punta ai giocatori di Quidditch di due anni più grandi, non è vero? >> disse Malcolm dandomi una gomitata.
Smisi di ridere e posai la forchetta sul piatto. Tutta la voglia di scherzare che avevo avuto un attimo prima, era sparita in un istante.
<< Il cui nome comincia per O e finisce con Liver Baston >>
<< No, non più >> dissi gelida.
Kate e Malcolm si lanciarono un’occhiata, ma io mi limitai a incrociare incupita le braccia al petto. Odiavo quando si parlava di Baston, odiavo quando si mettevano a nudo i miei sentimenti. Era una storia chiusa da quasi un anno e non volevo parlarne di nuovo, non ora che avevo smesso di pensare a lui.
La nostra relazione era cominciata come qualsiasi altra storia d’amore adolescenziale: da una parte c’era Oliver, più grande, bello e capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro; mentre dall’altra parte, quella patetica e senza speranza, c’ero io, una bambina che rappresentava il disagio della comunità dei maghi, la cui unica aspirazione era quella di diventare una campionessa indiscussa di Quidditch. Il primo anno, quando ancora non ero in nessuna squadra, mi nascondevo ogni pomeriggio sugli spalti del campo di Quidditch per assistere agli allenamenti delle varie case. Inutile dire che rimasi subito folgorata dalla bravura di Baston e dal modo in cui volava maestoso sulla scopa. Quando lo vedevo, mi perdevo a osservare i suoi capelli castani scompigliarsi al vento, ed ero affascinata dal modo in cui si concentrava per parare le pluffe. Dopo due anni in cui non avevo fatto nient’altro che sbavargli dietro in silenzio, un giorno Baston si era avvicinato a me e mi aveva fatto i complimenti per come giocavo; era rimasto stupito da come fossi una brava battitrice, nonostante la mia corporatura minuta. Io, che con il tempo avevo imparato a essere meno timida, gli avevo risposto con una battuta ironica e da quel momento avevamo cominciato a frequentarci come amici. Mi chiese di diventare la sua ragazza il primo settembre dell’anno dopo, quando stavo per cominciare il quarto anno. Non essendo del tutto stupida, gli risposi immediatamente di sì e così cominciò il periodo più bello della mia vita. Insomma, stavo con il ragazzo dei miei sogni, ero felice, avevo delle amiche fantastiche, Fred aveva attenuato la malvagità dei suoi scherzi e mi sembrava di essere in un sogno: cosa potevo volere di più? Per il primo anno andò tutto alla grande, infatti il sogno diventò incubo solo nell’autunno del mio quinto anno. Oliver voleva talmente tanto che i Grifondoro vincessero la Coppa delle Case, che aveva messo il Quidditch al primo posto in tutto. Cominciammo a vederci due volte a settimana e quando i Grifondoro persero la partita contro la mia squadra, Baston mi lasciò, spaccandomi il cuore in mille pezzi. Io, che ero convintissima di amarlo, uscii dalla nostra rottura distrutta. Non avevo le forze di reagire, ero rimasta chiusa in me stessa a crogiolarmi nel dolore, saltando addirittura la partita contro i Serpeverde. Da quel momento, avevo odiato Oliver Baston con tutta me stessa ed ero stata sempre più decisa a distruggere i Grifondoro una volta per tutte. Se ripensavo ancora a tutte le lacrime che avevo versato per lui, mi sentivo ribollire lo stomaco dalla rabbia.
<< Se posso dire il mio parere, Baston è sempre stato un coglione >> intervenne Anthony << Come dico sempre, date ai Grifondoro le Grifondoro e ai Tassorosso le Tassorosso >>
<< E’ meglio che tu, il tuo parere, lo tenga per te >> soffiai. Lo guardai in cagnesco, facendolo allontanare di qualche centimetro. Malcolm mi avvolse un braccione attorno alla vita e mi strinse a sé il più possibile.
<< Se ti consola, ti trovo la ragazza più interessante di tutta Hogwarts >> mi disse. Aumentò la stretta attorno al mio corpo; gesto che interpretai come tentato omicidio, considerando che non riuscivo più a respirare. Non capivo se dovevo essere contenta di quello che aveva detto: interessante era l’aggettivo che si affibbiava alle persone quando era impossibile definirle carine. E poi il parere di un mago che si divertiva con la sua bacchetta davanti alle foto di James Dean non valeva.
<< Mi dovrei ritenere offesa? >> chiese Kate prendendo una fetta di torta di melassa.
<< Ma come? Sono troppo giovane per te, Kathrine! >>
Malcolm fece finta di essere inorridito, ma quando i dolci comparvero sulla tavola i suoi occhi brillarono, smise di parlare e si concentrò sul cibo. Pensare a Oliver mi aveva chiuso lo stomaco, così mi limitai a guardare i miei compagni avventarsi sulle torte.
Nel momento in cui Kate mi stava per domandare qualcosa, Silente si alzò dalla sedia. Di nuovo, la Sala Grande fu pervasa dal silenzio; il ticchettio lontano della pioggia riecheggiava nella stanza.
<< Dunque >> esclamò, sorridente << Ora che siamo tutti sazi e dissetati, devo richiamare ancora una volta la vostra attenzione su alcuni avvisi >> E così dicendo, snocciolò tutta la lista di oggetti proibiti che Mastro Gazza aveva stilato per quell’anno. Lo ascoltai annoiata, mentre il mio corpo si rendeva conto di essere stanco. Per questo motivo, mi sentii libera di sbadigliare quando ripeté per la milionesima volta che era vietato andare nella Foresta Proibita.
<< È altresì mio doloroso dovere informarvi che la Coppa del Quidditch quest'anno non avrà luogo >>
Quelle parole mi colpirono in pieno petto come un bolide. Che cosa? Il Quidditch era cancellato? Era solo per la Coppa delle Case se mi disturbavo ogni anno a tornare ad Hogwarts!
Mi voltai verso Malcolm e Kate - anche loro nella squadra di Tassorosso - per trovare conforto; ma entrambi guardavano Silente sconvolti. Malcolm aveva persino le lacrime agli occhi.
Silente riprese: << Ciò è dovuto a un evento che prenderà il via in ottobre e continuerà per tutto l'anno scolastico, impegnando molto del tempo e delle energie degli insegnanti: ma sono certo che vi divertirete tutti enormemente... Ho l'immenso piacere di annunciare che quest'anno a Hogwarts... >>
Il preside venne interrotto dal rumore assordante di un tuono.
Sulla soglia della porta, un uomo avvolto in un mantello nero si stava reggendo a un bastone di legno. Avanzò zoppicando verso il tavolo dei professori; ogni suo passo venne scandito da un rumore metallico. Quando si sedette a lato di Silente, corrugai la fronte: l’uomo aveva il viso coperto di cicatrici, naso e bocca erano asimmetrici, ma l’elemento più inquietante del suo volto erano gli occhi. Uno era piccolo e nero; mentre l’altro, blu elettrico, era più grosso e roteava incessantemente, in completa autonomia.
Feci per parlare, ma la visione di quell’uomo mi aveva tolto le parole di bocca. Lui e Silente si strinsero la mano e dopodiché l’uomo cominciò a mangiare quello che sembrava essere un piatto di salsicce. L’occhio blu scrutava senza sosta gli studenti.
<< Vorrei presentarvi il nostro nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure >> disse allegro Silente, rompendo il silenzio << Malocchio Moody >>
Nessuno lo applaudì; la sala era rimasta nel silenzio più totale. Moody non sembrò preoccuparsene, continuò a mangiare apatico le sue salsicce.
<< Oddio! Ma è così… così affascinante >> sussurrò Kate.
La guardai esterrefatta: quella ragazza era davvero senza speranze. Io non mi fidavo di quell’uomo; ne avevo sentito parlare da papà e lo avevo visto qualche volta in foto, ma dal vivo era più sinistro del professor Piton. Per questo motivo, non riuscii a staccargli gli occhi di dosso.
Moody estrasse una fiaschetta da cui bevve un lungo sorso; la mia mascella cedette. Avevano permesso a un alcolizzato di diventare un professore? Va bene che la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure era aperta a tutti, ma così era decisamente troppo.
<< Come stavo dicendo >> disse Silente, dopo essersi schiarito la voce. Sorrise ai ragazzi, ancora intenti a fissare Moody << nei prossimi mesi avremo l'onore di ospitare un evento assai emozionante, un evento che non ha luogo da più di un secolo. E‘ con grandissimo piacere che vi informo che il Torneo Tremaghi quest'anno si terrà a Hogwarts >>.
<< sta SCHERZANDO! >> Urlai, alzandomi dalla sedia.
Ero troppo sorpresa ed euforica, per ricordarmi di essere ancora nella Sala Grande. Sentii gli altri ragazzi ridacchiare e solo in quel momento, mi accorsi di aver urlato all’unisono insieme a Fred Weasley. Lui mi scoccò un’occhiataccia, tornando seduto al suo posto. Rossa in viso lo imitai; cercando di nascondermi dietro ad Anthony a causa dell’imbarazzo.
<< Non sto scherzando, signor Weasley e signorina Diggory >> disse Silente. Era divertito anche lui e non si faceva problemi a darlo a vedere << anche se, ora che me l’avete ricordato, quest'estate me ne hanno raccontata una niente male su un troll, una megera e un Lepricano che vanno insieme al bar... >>
Smisi di ascoltare quello che stava dicendo. La mia mente cominciò a lavorare, dovevo ricordare tutte le informazioni. Mio padre, quando ero ancora piccola, una volta mi aveva detto che il Torneo Tremaghi era una competizione che un tempo si usava fare tra le scuole di magia di Hogwarts, Durmstrang e Beauxbatons. Non sapevo bene in che cosa consistesse, ma chi vinceva la gara veniva considerato un eroe e guadagnava una valanga di soldi. Mi ricordavo, inoltre, che il Torneo era stato cancellato a causa dell’elevato numero di morti, ma non mi importava. In quel momento riuscivo solo a vedermi immersa nei galeoni, mentre sfilavo per i corridoi della scuola ed esibivo il trofeo. Dovevo partecipare e dovevo vincere. Se avessi vinto, i miei genitori avrebbero smesso di trattarmi come se fossi la rovina della famiglia e i gli altri studenti di Hogwarts si sarebbero ricordati di me come “Cassidy Diggory: la vincitrice del Torneo Tremaghi” e non come “la sorella nevrotica Tassorosso di Cedric Diggory”. Avrei mostrato che ero più di una semplice giocatrice di Quidditch e avrei fatto vedere a tutti quanto valevo. 
Kate, Anthony e Malcolm stavano confabulando tra di loro.
<< I Presidi di Beauxbatons e di Durmstrang arriveranno in ottobre con la loro squadra scelta di campioni, e la selezione dei tre sfidanti avverrà a Halloween. >>
Sorrisi. Il piano era semplice: mi sarei dovuta iscrivere alla lista dei possibili sfidanti e, poi, avrei fatto in modo di venire scelta. Mi sembrava ottimo, finché Silente non decise di rovinarmi la serata.
<< Pur sapendo quanto ciascuno di voi sia desideroso di portare a Hogwarts la Coppa Tremaghi >> disse << i Presidi delle scuole partecipanti, assieme al Ministero della Magia, hanno convenuto di imporre un limite d'età per gli sfidanti di quest'anno. Solo gli studenti dell'età giusta - cioè da diciassette anni in su - potranno proporsi per la selezione. Questa è una misura che riteniamo necessaria, dal momento che le prove del Torneo saranno pur sempre difficili e pericolose, quali che siano le precauzioni che prenderemo, ed è altamente improbabile che gli studenti al di sotto del sesto e del settimo anno siano in grado di affrontarle >>
A quelle parole, scattai di nuovo in piedi urlando con tutto il fiato che avevo in gola. Quella volta, però, la mia voce venne coperta dalle lamentele di tutti gli altri studenti minorenni; anche loro si erano alzati dalle panche e inveivano contro i tre presidi. Non mi importava se avevo appena compiuto sedici anni, non mi importava se le prove erano pericolose, io volevo partecipare e vincere. Ne valeva della mia reputazione e della mia sanità mentale.
Le parole di Silente avevano avuto lo stesso effetto delle parole di Baston quando aveva deciso di lasciarmi: la speranza si era lacerata in mille pezzettini.
Silente continuò il discorso, fino a congedare tutti gli studenti. Io rimasi dov’ero, seduta immobile sulla panca, con le braccia incrociate e lo sguardo truce fisso sul tavolo. Lasciai che i miei compagni mi passassero accanto diretti verso i corridoi, il Torneo Tremaghi ancora sulle labbra.
In quel momento fu tutto più chiaro, e un tremore di rabbia mi percosse le mani: io, Cassidy Irma Diggory, avrei fatto tutto ciò che potevo per venire scelta come sfidante di Hogwarts.
  
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