Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |       
Autore: emptyhanded_    13/02/2016    6 recensioni
Cassidy Diggory è come tutte le comuni sedicenni: ama il Quidditch, è in una perenne fase pre-mestruale, ha due migliori amiche, un fratello perfetto e un nemico giurato che risponde al nome di Fred Weasley ( o era Fred Wosbly? O Fred Whiskey?). Dopo l’estate peggiore della sua vita, Cassidy non può credere che l'opportunità di far vedere a tutti che vale molto più di quanto credano, le arrivi proprio da Hogwarts. Tra pozioni Invecchianti, lezioni di Astronomia, giocatori di Quidditch, liti famigliari e amici impiccioni, riuscirà Cassidy a partecipare al Torneo Tremaghi? O il suo piano verrà sventato a causa di una dipendenza da Whiskey (o era Weasley?)
__________________________________________________________
Ambientata nel Calice di Fuoco
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cedric Diggory, Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
In viaggio verso Hogwarts
 
 
Quell’anno scolastico era già cominciato male. Tralasciando la terribile estate che lo aveva preceduto, ne ebbi la conferma alla stazione di King’s Cross, dove mia madre, in tutta la sua fastidiosità, non la smetteva di parlare, importunando me e mio fratello con le sue chiacchiere. Avvolta nel suo cappotto color prugna, ci stava raccontando quello che aveva fatto durante il suo sesto anno; un sorriso fiero sul volto.
<< Tutti dicono che è l’anno più difficile, ma per me non è stato così: ero sempre a qualche festa, ma ho superato gli esami finali con il massimo dei voti! >> disse, una nota di orgoglio nella voce. Feci una smorfia disgustata e impaziente di salire sul treno, cominciai a dondolarmi da un piede all’altro; non vedevo l’ora di allontanarmi da lei e dal suo ego esagerato. Elaine Diggory era la strega più irritante di tutti i tempi: irritante era il suo carattere presuntuoso, egocentrico e noioso; irritanti erano i suoi capelli castani sistemati sempre alla perfezione, irritante era il suo viso senza difetti ed era irritante il modo in cui parlava, con la bocca arricciata e la voce altezzosa. Mi continuavo a chiedere cosa fosse passato per la testa a mio padre quando le aveva chiesto di sposarlo; se io fossi stata al suo posto, avrei preferito accoppiarmi con un drago che con lei.
<< Ma’, posso andare al binario? >> domandai in un lamento.
In meno di un secondo, mia madre smise di parlare e mi ritrovai i suoi freddi occhi grigi addosso.
<< La tua maleducazione è sconvenevole, Cassidy >>
La sua voce uscì affilata e serpentina, ma non riuscii a trattenere uno sbuffo. Mia mamma serrò la mascella, gli occhi ridotte a due fessure. Non mi importava se si stesse arrabbiando, non riuscivo a sopportare i suoi commenti e non potevo continuare ad ascoltare le sue inutili storielle adolescenziali.
<< Mamma, in effetti Cassie non ha tutti i torti, dovremmo andare >> intervenne mio fratello. Sorrisi compiaciuta e incrociai le braccia al petto; adoravo quando Cedric mi dava ragione. Mia mamma si lasciò sfuggire una smorfia incredula, controllò l’orologio da taschino e solo dopo aver riletto l’ora più di dieci volte, si convinse.
I suoi occhi si velarono di lacrime sotto il mio sguardo perplesso. Se non la sopportavo quando era altezzosa, quando era sentimentale non potevo proprio reggerla.
<< Oh i miei bambini! >> esclamò, prendendo il viso di Cedric tra le mani << Non voglio lasciarvi per altri dieci mesi >>
Gli stampò un bacio sulla guancia e si asciugò gli occhi alzando il viso verso il soffitto. Mi morsi l’interno della guancia per non dire niente.
<< Divertiti, mio bellissimo Ced >>
<< Lo farò… >>
Cedric era in imbarazzo, ma si lasciò abbracciare un’altra volta. Approfittando del fatto che quei due avessero dato inizio agli addii stomachevoli, afferrai il carrello in cui avevo messo dentro il mio baule e senza dare nell’occhio, mi girai verso i binari.
Non vedevo l’ora di partire.
Era la prima volta in tutta la mia vita che volevo tornare a scuola. Non perché desideravo riprendere lo studio – affatto- ma perché quell’estate era giunta al termine e, finalmente, sarei potuta andare via di casa.
<< Cassidy, rimani qui >> disse austera mia madre.
Imprecai a bassa voce; non era possibile che si accorgesse sempre di tutto. Di malavoglia tornai a guardarla con la fronte aggrottata; le mie mani stringevano le maniglie del carrello con troppa forza, le nocche erano diventate bianche.
<< Vedi di impegnarti quest’anno >> cominciò << Come ho già detto, il sesto anno è quello più difficile, quindi scegli le lezioni giuste da frequentare, anche se a causa dei tuoi G.U.F.O. hai una scelta davvero limitata >> 
Notai il disprezzo con cui aveva detto l’ultima frase. Nel pronunciarla le sue labbra si erano increspate come se avesse bevuto del limone. Avrei dovuto aspettarmi una raccomandazione del genere: da quando i miei genitori avevano ricevuto i risultati dei nostri G.U.F.O., mia mamma aveva deciso di rendermi la vita un inferno. Secondo lei, essere stata promossa solo in cinque materie era da considerarsi una vergogna e per questo motivo, mi aveva segregata in casa per tutta la durata delle vacanze, proibendomi di andare alla finale della Coppa del Mondo di Quidditch insieme a mio padre e mio fratello. Inutile dire quanto fosse stata crudele quella punizione; amavo il Quidditch sin da quando ero bambina e avevo sempre desiderato andare a vedere una finale così importante.
Obbiettivamente, non era stata neanche colpa mia: se mia mamma aveva l’abitudine di confrontarmi con Cedric -il dio sceso in terra- il problema era suo, non mio. Io non ero come lui e non lo sarei mai stata; non trovavo eccitante avere una condotta e una media perfetta, mi bastava solo superare l’anno. Era anche vero che avrei potuto impegnarmi di più per gli esami, ma dopo la vittoria della Coppa delle Case dei Grifondoro, avevo sprecato tutte le mie energie per vendicare i Tassorosso.
Sospirai.
<< Okay>>
<< E comportati bene >> continuò impassibile. I suoi occhi mi stavano perforando la pelle << Se riceverò anche solo una lettera dalla professoressa Sprite, rimpiangerai di essere nata >>
In realtà, era già da luglio che rimpiangevo di essere nata, ma preferii non dirglielo. Mi limitai ad annuire, facendo comparire un sorriso sul suo volto. Non riuscii a evitare un abbraccio e, stordita dal suo profumo nauseante, mi beccai anche un bacio sulla guancia.
<< Potrò dormire o hai paura che distrugga la scuola nel sonno? >> dissi, pulendomi schifata il viso. Mia mamma mi ignorò e strinse ancora una volta Cedric.
<< Vi voglio bene, amori miei >>
Roteai gli occhi al cielo, se lo avesse detto un’altra volta, avrei potuto rimettere la colazione. Cedric le diede una risposta altrettanto melensa, mentre io alzai una mano in segno di saluto. Mia mamma non fece in tempo a dire altro: spinsi Cedric verso i binari nove e dieci e la sua figura sparì nell’orda di pendolari. Camminammo veloci, zigzagando tra i passanti con i nostri carrelli. Non appena fummo davanti alla barriera che divideva i due binari, Cedric mi toccò una spalla per intimarmi a passare per prima; eccitata, avanzai spedita. Davanti a me, un treno rosso lucente stava sbuffando impaziente di partire.
Le persone si aggiravano nella coltre di fumo come fantasmi cinerei; era quasi impossibile distinguere qualcuno attraverso quelle fitte nubi grigie.
<< Cassie, vuoi che ti aiuti a portare il baule sul treno? >> mi chiese Cedric una volta apparso al mio fianco. Scossi la testa, seccata.
<< Ced, anche se la mamma te lo ha ripetuto tutta l’estate, non devi farmi da balia >>
Lui si lasciò sfuggire una risata e scosse la testa, cingendomi le spalle con un braccio. Non mi dispiaceva quando si comportava da fratello maggiore, così mi lasciai abbracciare senza fare troppe storie.
<< Oh ma non avevo intenzione di ascoltare la mamma, streghetta>>
Sorrisi e passai un braccio attorno alla sua vita.
<< Vedo che ho una brutta influenza su di te >>
Cedric rise ancora una volta; delle piccole fossette apparvero accanto agli angoli della bocca. Mio fratello era l’unico membro della famiglia che evitava di giudicarmi in continuazione; nonostante i miei innumerevoli difetti, preferiva aiutarmi a capire i miei sbagli piuttosto che rinfacciarmeli in qualsiasi momento. Vederlo ridere a una mia battuta mi rendeva più tranquilla; l’idea di essere un completo disastro si affievoliva. Non glielo avevo mai detto, ma era una delle persone più importanti della mia vita.
Mi scoccò un bacio sulla fronte.
<< E pensare che Elaine Diggory vuole il contrario >>
Cedric imitò i modi altezzosi della mamma, sciogliendo l’abbraccio. Gli diedi una pacca sulla spalla.
<< Non hai degli amici secchioni da cui tornare, Mr. Prefetto? >> gli domandai.
Cedric fece una smorfia. Sapevo che stava facendo il finto offeso, ma ero abbastanza forte da non venire intaccata dalla sua espressione triste. Prese il suo carrello e si avviò verso il treno.
<< Non metterti già nei guai, streghetta! >> gridò.
Lo seguii con lo sguardo fino a quando non sparì, travolto da una nuvola di fumo.
Ora che ero finalmente sola, l’eccitazione tornò a prendere il sopravvento: da quel momento in poi non ci sarebbero più stati la mamma, con i suoi commenti taglienti e le sue ingiuste punizioni; e il papà, con la sua passione sconsiderata per Cedric.
Tirai un sospiro di sollievo e raggiunsi l’ultima panca della banchina. Lì sedute, due ragazze stavano discutendo; le loro urla facevano voltare i passanti verso di loro. Una signora tozza arrotolata in una pelliccia rosa le sgridò, le voci si ammutolirono. Scocciata, la ragazza con i capelli verdi fulminò con lo sguardo l’altra, un gatto nero tra le braccia e gli occhi scuri furenti; la seconda ragazza sembrava tranquilla: noncurante della reazione dell’amica, continuava a lisciarsi i capelli corvini con una mano.
Sorrisi.
<< Buongiorno! >> esclamai, contenta.
Al suono della mia voce, si voltarono verso di me. Gwen smise di pettinarsi i capelli e si alzò di scatto dalla panca; in meno di un secondo, mi ritrovai stretta nella sua morsa soffocante.
<< Cassie quanto mi sei mancata! >> ululò.
Ariel rimase seduta, un sopracciglio inarcato e il suo gatto Pellek che miagolava, in cerca di attenzioni.
<< Cass, sei una pirla >> disse secca << ti rendi conto che non ti sei fatta sentire decentemente per tutta l’estate? >>
Gwen sbuffò, ma io sorrisi. Conoscevo bene Ariel e sapevo che quello era il suo modo per dirmi che le ero mancata.
<< Ehi, si è trattato di forze maggiori! Casa mia era diventata Azkaban >>
L’ombra di un sorriso le attraversò il volto. Pellek soffiò, allungò una zampa verso sinistra e perse l’equilibrio cadendo nel carrello di Ariel; il muso schiacciato contro il baule.
<< Dato che siamo tutte qui è meglio salire sul treno! >> ci incitò Gwen, prima di raccogliere le sue cose.
Della stessa opinione, io e Ariel la seguimmo verso il treno. Riuscii a trasportare il mio baule senza causare troppi danni; l’unica vittima fu il ginocchio di Ariel, che venne colpito quando entrammo dentro il primo scompartimento vuoto.
Mi sistemai a lato del finestrino, le mie gambe distese lungo il sedile. Gwen e Ariel si sedettero davanti a me, ancora provate dalla discussione di prima.
<< Oh Cassie, quanto mi dispiace per la reazione di tua madre >> disse Gwen con uno sbuffo << Secondo me cinque G.U.F.O. non sono pochi! E poi li hai presi in materie importanti… >>
Scrollai le spalle. Apprezzavo il tentativo di Gwen di farmi sentire meglio – durante i mesi precedenti avevo avuto solo l’appoggio di Cedric, le quali doti mi erano state decantate per tutta l’estate -, ma non volevo tornare a parlare dei miei fallimenti scolastici. Non ora che mi trovavo insieme alle mie migliori amiche.
<< E poi non sei andata a vedere la finale della Coppa del Mondo! Proprio tu che… >>
Non finì di dire la frase: Ariel le aveva messo una mano sulla bocca, impedendole di continuare a parlare.
<< Serpe, sei proprio stupida >> disse. << Forse, ma forse dico, Cass potrebbe non gradire l'argomento...  >>
Mortificata, Gwen si mise le mani sul viso. Spalancò gli occhioni neri e boccheggiò alla ricerca di qualcosa da dire.
<< Non ti preoccupare! Volevi solo aiutarmi >> la rassicurai.
Gwen mi sorrise e si voltò verso Ariel per farle una linguaccia. Mi lasciai sfuggire una risata, ero davvero contenta di essere lì con loro; mi erano mancate.
Avevo l’impressione che tutto fosse diventato più semplice, il mio cuore era più leggero.
<< Cass, ti rendi conto che la Serpe aveva qualcosa da ridire sui miei capelli? >> disse Ariel. Dalla sua voce trapelava una forte irritazione, la fronte di Gwen si corrugò.
<< Ho molto altro da dire in verità >> ribatté lei, incrociando le braccia al petto.
<< Oh, ora sono curiosa! Dimmi tutto, Serpe >>
<< Sono troppo verdi e conoscendo i tuoi simpatici amichetti Grifondoro, ti odieranno per il resto della tua vita… sai, sembra che tu te li sia tinti in onore di noi Serpeverde >>
<< Ma loro sanno che preferirei bere dalla ciotola di Mrs. Purr piuttosto che fare qualcosa per voi! E poi anche se fosse, non mi importa di quello che dicono gli altri >>
Lasciai Ariel e Gwen alla loro conversazione e mi voltai verso il finestrino. Il treno era partito e la pioggia sbatteva violenta contro il vetro; non riuscivo a vedere niente, le sagome scure della città lasciavano posto alla campagna, sparendo sotto l’acqua.
Nel momento in cui mi accorsi di starmi allontanando da Londra, fui pervasa dalla malinconia; la distanza mi faceva vedere da un’altra prospettiva quello che era successo. Tutta l’euforia di prima mi aveva abbandonato, lasciandomi in balia dei miei pensieri. Forse non volevo rimanere davvero sola. Forse non volevo aver salutato mia madre in quel modo, dandole la conferma di avere una figlia infantile. Dopotutto, se quell’estate si era comportata da perfetta Mangiamorte, era solo perché mi voleva bene e voleva farmi capire che la scuola era importante. Le sue intenzioni era state buone, anche se i mezzi che aveva usato rasentavano le torture medievali. D’altro canto io avevo fatto di tutto per farla arrabbiare e sapevo bene che la mia reazione alle sue punizioni era stata esagerata: ero arrivata persino a legarmi a un albero del giardino in segno di protesta.
Un nodo alla gola stava premendo contro la laringe. Ero davvero la figlia peggiore del mondo.
<< Cass, chi ha ragione? >>
La domanda di Ariel mi fece tornare alla realtà; mi girai di scatto verso di loro e dopo aver realizzato che si stavano aspettando una risposta, mi schiarii la voce.
<< Non sta a me dirlo >> dissi con un sorriso serafico sul volto.
Ariel sbuffò e si accasciò sul sedile. Pellek approfittò della situazione per uscire dalla cuccia che Ariel aveva improvvisato con il suo mantello; saltò in grembo alla sua padrona e finì acciambellato sulla sua testa. Al mormorio di sconforto di Ariel, io e Gwen scoppiammo a ridere.
<< Ti sta bene, Ari >> biascicò Gwen tra le risate.
La ragazza non dava segno di vita, mentre il gatto ci guardava confuso, come se volesse sapere che cosa stesse succedendo.
Passammo le ore seguenti a parlare della nostra estate, evitando di nominare i G.U.F.O., il Quidditch e i capelli. Io e Gwen saccheggiammo il carrello dei dolciumi; così, una volta in preda alla noia, facemmo a gara a chi mangiava più Gelatine Tutti Gusti + 1 alla volta. Non fu una sorpresa la mia vittoria: quando si parlava di caramelle, era noto a chiunque che fossi la regina.
<< FONO LA CAMPIONESCIA DEL MONDO! >> urlai con la bocca piena di gelatine.
Mi alzai in piedi, un pugno in aria sollevato in segno di vittoria. Ariel mi lanciò addosso una caramella colpendomi sulla coscia.
<< Fai schifo, Cass >> disse ridendo.
<< Qualcuno ha appena detto che la nostra Diggory fa schifo? >>
All’improvviso mandai giù tutte le caramelle. Tra tutte le cose di Hogwarts che mi erano mancate durante le vacanze, quella voce non era tra quelle. Serrai la mascella, voltandomi verso la porta dello scompartimento. Due ragazzi completamente uguali dai capelli rossi ci stavano guardando, le labbra contorte in un sorriso sornione.
Inarcai un sopracciglio.
<< Che vuoi, Wesbley? >> sibilai.
I due gemelli entrarono nello scompartimento come se nulla fosse; presero posto a lato di Ariel e uno di loro, quello che non aveva parlato, si mise in bocca una quantità di gelatine che poteva far invidia a quella che avevo mangiato io.
<< Che disgusto >> commentò Gwen osservando George mangiare le caramelle.
Lui le sorrise mettendo in mostra quello che aveva in bocca e Gwen si girò di scatto, provocando le risate dei due gemelli.
<< In realtà eravamo di passaggio, ma quando ho sentito Ariel dire quella perla di saggezza, non ho potuto fare a meno di intervenire >> rispose Fred con nonchalance.
Troppo abituata alle sue frecciatine, mi limitai a sorridergli. Erano anni che quello che mi diceva mi scivolava addosso; ero arrivata al un punto in cui i suoi insulti non mi dispiacevano nemmeno, anzi, li trovavo piuttosto divertenti.
<< Adoro il fatto che tu mi pensi sempre >> dissi usando il suo stesso tono canzonatorio.
Gwen, Ariel e addirittura George, trattennero una risata, mentre Fred si accigliò. Continuai a guardarlo in attesa di una riposta, ma il suo gemello lo precedette.
<< Comunque ci chiedevamo perché non fossi venuta alla partita di Quidditch >>
<< In effetti, avevo paura che fossi morta. Come avrei fatto a divertirmi quest’anno senza di te? >> riprese Fred.
Incrociai le braccia al petto.
<< Sai, George, volevo stare lontana dal tuo gemello: la sua presenza mi fa venire il voltastomaco >>
Un ghigno malizioso comparì sul volto di George.
<< Ti capisco, a volte succede anche a me >>
Gli sorrisi compiaciuta. Se non fosse stato sempre appiccicato a Fred, George sarebbe potuto diventare benissimo mio amico: era simpatico e, sebbene ci avessi scambiato solo qualche parola, avevo trovato piacevole la sua compagnia. A volte, quando i suoi scherzi venivano resi noti per tutta Hogwarts, avevo l’impulso di andare da lui e conoscerlo; nutrivo lo strano desiderio di unire le nostre forze e vedere che cosa saremmo stati in grado di fare assieme. Lo avrei già fatto, se non fosse stato per Fred Weasley.
Il mio odio nei suoi confronti risaliva al secondo anno, quando eravamo entrati nelle squadre di Quidditch delle nostre case; entrambi battitori, avevamo aspettato la fine della prima partita per odiarci. Fred non aveva retto la sconfitta e aveva deciso di prendersela con me, così che divenni il bersaglio principale dei suoi scherzi. Ero convinta che mi avesse scelto perché ricoprivo il suo stesso ruolo e, a differenza di Anthony Rickett - l’altro battitore di Tassorosso- non ero un armadio muscoloso alto un metro e novanta.
Molto sportivo da parte sua, non è vero?
Io non mi ero lasciata intimorire: avevo passato la mia intera carriera scolastica a infastidire Fred, diventando la Tassorosso più punita della storia di Hogwarts.
<< Diggory, durante le vacanze hai ripassato il tuo repertorio di battute? >> disse Fred.
<< In realtà credo che il mio sia un dono di natura, Wembley >>
<< Allora credo che la natura sia stata ingiusta con te, perché fanno davvero pena >>
Prima che potessi avventarmi su di lui e strangolarlo, Ariel mi posò una mano sul ginocchio e mi intimò di stare calma. Eseguii scocciata i suoi ordini, anche se la voglia di sfregiare la faccia di Fred Weasley a suon di pugni mi stava facendo tremare le mani.
<< A proposito >>
La voce di Gwen ci fece girare tutti verso di lei.
<< Sapete che cosa succederà ad Hogwarts quest’anno? Mio padre era eccitato come un bambino quando mi ha detto che se ne vedranno delle belle >>
I volti di Fred e George si illuminarono.
<< Anche a noi lo hanno detto! >> esclamò Fred.
<< Ma non ci hanno voluto dire che cosa ci sarà >> continuò George contrariato.
<< Perché sono informazioni riservate >> finì Fred con una smorfia; il suo viso attraversato dalla stessa espressione che faceva mia madre ogni volta che nominava i miei G.U.F.O.
<< Io non ne so niente, i miei genitori sono babbani e a malapena sanno che cosa sia Hogwarts >> aggiunse Ariel, le mani alzate in segno di resa.
Aggrottai la fronte. Perché io non ero stata avvisata come Gwen e i Weasley? Mio padre lavorava al Ministero esattamente come i loro. Aprii la bocca per domandare da quanto tempo lo sapevano, ma le mie parole vennero coperte dal boato di un tuono.
<< Mi sa che siamo quasi arrivati >> disse Gwen guardando fuori dal finestrino.
La pioggia picchiava furiosa, luci di lampi rischiaravano a intermittenza il cielo nero.
<< Allora noi andiamo da Lee >> disse George, alzandosi dal sedile. Afferrò un’altra manciata di caramelle e qualche Cioccorana che avevamo avanzato, prima di aprire la porta del nostro scompartimento.
<< Ci vediamo dopo >>
<< Attenta a non cadere in una pozzanghera, Diggory >>
Fred mi fece l’occhiolino e uscì al seguito del gemello.
<< Baciami la bacchetta, Wosbly! >> gli gridai.
Scossi la testa. Era irritante quasi quanto mia madre.
Senza proferire parola, ci infilammo la divisa e sistemai le mie cose dentro il baule; il pensiero di una novità ad Hogwarts ancora nella mente. Mi domandavo perché mio padre fosse rimasto zitto: possibile che non fosse stato avvisato? Difficile. Non era una figura di rilievo al Ministero, ma se lo avevano detto a Weasley dovevano averlo detto anche a mio padre. E poi quei due erano amici, se era una cosa davvero importante dovevano per forza averne discusso insieme. Dovevo chiedere a Cedric: lui sapeva sempre tutto.
Dopo pochi minuti, il treno rallentò ed entrò nella stazione buia di Hogsmeade; le portiere si aprirono, l’eco di un altro tuono squartò l’aria.
Mi strinsi nel mantello e tenni saldo il baule tra le mani. La pioggia scendeva fitta; quando scesi, tenni gli occhi socchiusi e il capo chino per proteggermi.
<< Non pensavo di fare un bagno prima di arrivare al castello >> si lamentò Gwen, mentre avanzavamo lungo la banchina affollata. Ariel era intenta a calmare Pellek, che si muoveva spaventato dentro il suo trasportino.
Un centinaio di carrozze senza cavallo erano parcheggiate davanti alla stazione; attendevano gli studenti per portarli al castello. Mi feci largo tra la folla di ragazzi e raggiunsi una carrozza vuota, dove Gwen e Ariel salirono senza alcuna esitazione. Sollevai a fatica il mio baule; Ariel lo prese per infilarlo dentro. Diluviava troppo forte, getti di acqua ghiacciata mi stavano colpendo la testa e la schiena. Provai ad arrampicarmi sulla carrozza, quando il mio piede scivolò dal gradino; persi la presa sulla maniglia della porta e finii con il sedere a terra.
La mia imprecazione si levò alta tra la calca di studenti: ero davvero caduta in una pozzanghera.
 
  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: emptyhanded_