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Autore: eliseCS    27/06/2016    2 recensioni
Per "festeggiare" il fatto di aver finito gli esami ho deciso (invece di cominciare a concentrarmi sulla tesi) di cominciare a pubblicare questa ff che ho per le mani da un po' di tempo.
Dopo quella sui fondatori e quella su Draco e Astoria la new generation non poteva certo mancare, quindi eccola qui.
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Una ragazza comincerà a scoprire le sue potenzialità in modo alquanto singolare.
Ricordi torneranno pian piano a galla.
Una profezia (forse, l'autrice è ancora un po' indecisa al riguardo)
E ovviamente non si può chiedere ai Potter di restare fuori dai guai, no?
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[...] Non sapeva che invece quello era stato solo l’inizio, come non sapeva che quella crisi era in qualche modo collegata a quello che uno strano bambino dai capelli scuri e spettinati le aveva detto diversi anni prima dietro la siepe di un parco giochi.
Per Elise quello strano incontro era ormai diventato un vecchio ricordo sbiadito e senza importanza, nulla più di un insolito e confuso sogno.
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Un piccolo assaggio dal prologo
Buona lettura
E.
(Pubblicata anche su Wattpad)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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15– Vecchi Amici
 
 
 
Il ragazzo sembrava completamente perso nei suoi pensieri: gli occhi chiusi e la testa leggermente rivolta all’indietro mentre si dondolava piano sull’altalena spingendosi con i piedi.
Elise si avvicinò facendo scricchiolare la ghiaia sotto i suoi piedi in modo che il ragazzo si accorgesse della sua presenza.
“Ehi!” lo salutò quando si fu avvicinata abbastanza.
Il ragazzo aprì gli occhi di scatto guardandosi intorno sorpreso: evidentemente nonostante il rumore che la ragazza aveva fatto non si era accorto del suo arrivo.
“Ciao” rispose James riconoscendola e lasciando che un ampio sorriso gli illuminasse il viso. “Sono contento che tu sia venuta”
“Diciamo che Julia ha cercato di buttarmi fuori di casa non appena ha finito di leggere la lettera…” commentò Elise pregando di non essere arrossita.
“Allora ringraziala da parte mi quando ritorni a casa” rispose lui ridacchiando. “Come mai sei venuta anche tu fino a qui?” le domandò poi.
La ragazza scrollò le spalle e andò a sedersi sull’altalena libera di fianco a James.
“Ero in anticipo e quindi ho pensato di venire a dare un’occhiata fin qua, in onore dei vecchi tempi… sai, quando ero all’orfanotrofio ci portavano spesso qui al parco a giocare e ogni tanto mi piace tornare. Da quando poi hanno messo i giochi nuovi qui è sempre vuoto… è un buon posto se si vuole un po’ di tranquillità” spiegò Elise, e si meravigliò nel notare che mentre parlava James non aveva distolto per un istante il suo sguardo da lei.
 
Lo guardò di rimando e il ragazzo sembrò riscuotersi.
 
“Ti potrà sembrare strano, ma anche io quando ero piccolo venivo qui. Mia mamma mi ci portava spesso, diceva che mi avrebbe fatto bene giocare con i bambini babbani… che magari avrei finalmente imparato a comportarmi…” raccontò ridacchiando.
Aveva cominciato a spingersi con più forza sull’altalena, salendo sempre più in alto.
“Vuoi vedere una cosa?” domandò ad Elise. “In realtà non so se ci riesco ancora, ma quando non avevo ancora la bacchetta lo facevo sempre, quando non c’era nessuno che guardava… mi mettevano sempre in punizione ma ne valeva la pena…”
La ragazza non fece in tempo a chiedersi cosa James volesse dire che il ragazzo, una volta arrivato nel punto più alto consentito dalla giostra, si buttò letteralmente in avanti abbandonando il sellino e lanciandosi in aria.
Evidentemente le cose non erano andate esattamente come avrebbe voluto, vista la smorfia che esibì dopo che la forza di gravità ebbe finito di fare il suo lavoro e lui si fu rialzato da terra dove era atterrato non molto elegantemente, togliendosi la polvere dai pantaloni con le mani.
“Uffa, non ci credo che non riesco più a farlo…” borbottò quasi arrabbiato tornando a sedersi sull’altalena.
Solo in quel momento si accorse che Elise lo stava fissando con gli occhi spalancati ma senza metterlo davvero a fuoco, l’espressione era concentrata come se stesse cercando di ricordare qualcosa…
 
“Cosa stai…?”
“Ssshh!” lo bloccò lei senza lasciargli finire la frase.
Quel flash che aveva avuto appena arrivata si era ripresentato, questa volta però molto più nitido e definito.
 
Rivide un bambino con i capelli castano scuro molto spettinati che saltava dall’altalena per poi planare con leggerezza fino a terra.
Rivide lei di otto anni imitare il gesto sotto lo sguardo del bambino che passò dallo sbalordito all’estasiato.
Dopo quello ci aveva giocato tutto il pomeriggio, con quel bambino.
 
Chiuse gli occhi sorridendo, cominciando a dondolarsi anche lei sull’altalena, sempre più in alto.
Quando ebbe preso abbastanza velocità fece esattamente quello che aveva fatto quel pomeriggio di tanti anni prima.
Si lanciò nel vuoto, gustando la sensazione di rimanere sospesa in aria per qualche secondo, per poi scendere lentamente finchè i suoi piedi non toccarono gentilmente il suolo.
A quel punto riaprì gli occhi e sempre sorridendo si girò verso James che la stava fissando a bocca aperta.
“Beh, direi che a te è venuto meglio…” commentò lui cercando di darsi un tono, tradito dalle guance che erano leggermente arrossate.
“Mm-mm… adesso però tocca di nuovo a te” disse Elise, il sorriso che le si allargava sempre di più sul viso nonostante nella sua mente stesse pregando di non essersi sbagliata facendo probabilmente la figuraccia più grande di tutta la sua vita.
“Cosa vuol dire che tocca di nuovo a me?” domandò James dubbioso, ma qualcosa nella sua espressione faceva intuire che anche lui si stava sforzando di richiamare alla mente qualcosa.
 
“Ecco… adesso dovrebbe esserci la parte in cui mi sollevi da terra e mi fai girare come una trottola, no?” spiegò Elise insicura.
Ecco, ormai l’aveva detto, non poteva più tornare indietro: il danno era fatto.
 
A quelle parole però James parve bloccarsi, corrugando la fronte per la concentrazione.
“Non ci credo!!” esclamò alla fine, il sorriso a trentadue denti e un’espressione entusiasta e incredula allo stesso tempo.
“Eri tu! Quella bambina che ho incontrato qui al parco e che usava la magia involontaria come me eri tu!”
“A quanto pare sì!” rispose Elise altrettanto entusiasta, sollevata di non essersi sbagliata.
Stava per aggiungere qualcosa ma James aveva abbandonato l’altalena andandole incontro, l’aveva presa per la vita e l’aveva sollevata in aria compiendo un giro completo su se stesso prima di rimetterla giù.
“Lo sapevo che ti aveva già vista da qualche parte, lo sapevo! Anche quando ti ho portata al San Mungo non ho potuto fare a meno di pensare che il tuo viso mi era così familiare… ma da lì a pensare alla bambina scalmanata che avevo incontrato quando avevo otto anni…” commentò ridendo, contagiando ben presto Elise.
“Guarda che nemmeno tu era un angioletto…” lo riprese lei con tono bonario.
 
“Sai, ho chiesto a mia mamma di riportarmi al parco il giorno dopo, e quello dopo ancora. E quello dopo ancora… tu però non sei più tornata…” disse James con tono casuale, ma si vedeva che ci teneva alla risposta.
“È perché dopo quel pomeriggio non sono più stata all’orfanotrofio… Diana e Rupert avevano completato le pratiche per l’adozione e così sono venuti a prendermi. Con loro poi facevo così tante cose che qui ci sono tornata davvero pochissime volte, si vede che poi non siamo più riusciti ad incrociarci…”
“Sì, perché… stavo pensando che… stai bene?”
La ragazza si era bloccata a metà di un movimento, la stessa espressione che aveva nel momento in cui si era ricordata di James.
 
“Io non capisco…” sussurrò poi di punto in bianco. “Non ti sembra strano?”
“Elise non ti seguo…”
“All’epoca, quando ci siamo incontrati la prima volta, io i miei poteri li usavo!” cominciò a spiegare quasi avesse appena avuto un’illuminazione. “Non è che facessi chissà che cosa… svolazzare un pochino, spostare oggetti… quando però sono andata ad abitare con Diana e Rupert ho smesso, ne sono assolutamente certa”
“Ok, ma ancora non capisco dove tu voglia arrivare…”
“Quando mi sono svegliata al San Mungo dopo l’ultima crisi il Medimago Robbins mi ha chiesto se mi fosse mai capitato di far succedere cose strane… e io ho detto di no”
“Oh” adesso capiva dove voleva andare a parare, in realtà era proprio quello che stava per chiedergli: perché le crisi se lei era in grado di usare la magia, seppur senza bacchetta?
Lo stesso Medimago aveva commentato in sua presenza quanto fosse strano che la ragazza da piccola non avesse mai manifestato nessun segno dei suoi poteri, ma in realtà non era vero, adesso James lo sapeva.
“E perché allora hai detto di no?” domandò James sapendo che non era tutto lì quello che la ragazza aveva da dire.
“Perché non me lo ricordavo fino a qualche istante fa”
 
 
L’atmosfera si fece tesa all’istante, nessuno dei due sorrideva più e l’unico rumore erano le voci dei bambini che arrivavano da lontano.
“Non chiedermi come sia possibile una cosa del genere perché non ne ho idea. So solo che nel momento in cui ti ho visto saltare dall’altalena qualcosa si è sbloccato. È stato come aprire una porta di cui ignoravo l’esistenza fino a questo momento: i miei ricordi erano tutti là dietro ma io non me ne sono mai accorta” Elise ruppe il silenzio cercando di spiegarsi.
“Come quando ho visto tua madre l’altro giorno” continuò poi. “Mi ricordo di aver pensato di averla già vista da qualche parte, ma non avrei saputo dire dove. Adesso invece lo ricordo benissimo, anche perché alla fine dei conti non è cambiata poi così tanto in questi anni… avrei dovuto riconoscerla appena l’ho vista, ma così non è stato”.
Non sapeva bene neanche lei come spiegare quello che era successo nella sua mente in una manciata di secondi, e cominciava ad avere paura che James se ne sarebbe presto andato, annunciando che era stufo di starla a sentire perché anche per gli standard del mondo magico era troppo bizzarra.
 
“Potrebbe essere che ti abbiano cancellato la memoria… avrebbe senso e spiegherebbe come mai i ricordi ti siano tornati all’improvviso tutti in una volta” disse invece il ragazzo sorprendendola.
“Gli incantesimi di memoria possono essere più o meno potenti, in linea generale sono definitivi ma comunque non cancellano mai del tutto il ricordo: possono essere infranti in particolari condizioni. Sui bambini poi abbiamo visto che sono più blandi e spesso necessitano anche di essere rinnovati per durare nel tempo. Magari qualcuno ti ha fatto un incantesimo di memoria prima che lasciassi l’orfanotrofio… non ti viene in mente nessuno…?”
“No” disse Elise forse un po’ troppo in fretta scuotendo la testa.
 
Bugiarda… qualcuno ti è venuto in mente…
 
…Forse…
 
In ogni caso non sapeva cosa pensare.
L’unica cosa che riuscì a fare fu apprezzare la rapida spiegazione che James le aveva fornito. Con quell’ abbiamo visto intendeva verosimilmente qualcosa che aveva affrontato a lezione al corso di Guaritore, e la ragazza pensò che anche a lei non sarebbe affatto dispiaciuto poter frequentare quelle lezioni.
 
Si riscosse notando che James le si era avvicinato fermandosi esattamente di fronte a lei.
“Quando ho mandato la lettera chiedendo di incontrarti per parlare non era esattamente questo quello che avevo pensato…” commentò con un mezzo sorriso, cercando di cambiare discorso.
Se la sua intenzione era quella di distrare Elise allora ci era riuscito.
“Tecnicamente noi stiamo parlando” puntualizzò la ragazza alzando lo sguardo che fino a quel momento era rimasto puntato verso i suoi piedi, per guardarlo negli occhi.
“Allora diciamo che non era di questo che volevo parlare” ribattè lui.
“E di cosa volevi parlare?”
 
“Calliope… non è la mia fidanzata” disse velocemente prima che Elise potesse aprire bocca per ribattere.
“Ci siamo lasciati quando ho cominciato il corso di Guaritore ed era da quasi due anni che non la vedevo. Ti giuro che quando me la sono trovata davanti con quel suo sorrisetto falso l’unica cosa che avrei voluto fare era buttarla fuori dalla finestra per poterti spiegare che avevi frainteso…”
“Grazie, ma non devi giustificarti con me…”
“Perché no?”
“Perché lei era la tua ragazza, mentre io non sono nessuno…”
“Un nessuno che mi ha salvato da morte certa due pomeriggi fa!”
“Come se non fosse stata colpa mia, era il minimo che potevo fare… e come se tu non avessi fatto lo stesso con me!”
“Ma io non ho fatto altro che portarti in ospedale, quindi tecnicamente non ho fatto nulla, al contrario non mi risulta che qualcuno ti abbia aiutata quando tu hai guarito me”
“Questo non nessuna differenza…”
“Questo fa tutta la differenza…”
“Andrai avanti così finchè non dirò che hai ragione tu, vero?”
“Puoi scommetterci”
 
“E se dicessi che mi hai convinta? Se dicessi che hai ragione tu?” domandò timidamente Elise dopo un istante di esitazione.
James non rispose. Alzò invece una mano verso il visto della ragazza spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio e avvicinando il suo viso a quello di lei.
“Finalmente…” sussurrò fermandosi a pochi centimetri dalle sue labbra, colmando quella distanza subito dopo.
 
Non durò molto.
Solo il tempo che Elise impiegò per pensare che le labbra di James fossero calde e morbide, che sapevano in qualche modo di casa e che sarebbe potuta rimanere così per ore.
Solo il tempo in cui James si chiese come mai fosse stato così stupido da non farlo prima e come fosse possibile provare certi sentimenti per una persona che conosceva relativamente da poco tempo.
 
Fu Elise a separarsi da James, abbassando lo sguardo e arrossendo manco fosse una ragazzina alle prese con la sua prima cotta.
 
“Pensavo che sarebbe stato interessante provare a insegnarti gli incantesimi che solitamente vengono fatti a scuola, così, per capire meglio come funziona il tuo potere” disse James quando reputò di essere in grado di parlare senza balbettare o arrossire.
“Mi sembra proprio una bella idea” concordò Elise cercando di dissimulare il tremito della sua voce. “Così magari potremo anche dire a qualcuno questa cosa dei miei ricordi…” aggiunse poi.
“Giusto, hai ragione. Facciamo domani?”
“Ecco… io avrei lezione. Sai, l’università…”
“Oh, in realtà avrei lezione anch’io adesso che ci penso… potremo fare nel pomeriggio?”
“Ci ritroviamo qui? Sei tu l’esperto, ma penso che potrebbe andare bene come posto per… allenarsi?”
“Direi che è perfetto” rispose James entusiasta, già sorridendo all’idea di passare un altro pomeriggio insieme alla ragazza.
“Ah… e puoi portare anche Daniel?” domandò Elise e il sorriso di James sembrò spegnersi come una lampadina fulminata.
“Perché?” domandò lui forse più aggressivamente di quanto avesse voluto.
La ragazza rise alla sua reazione: “Julia mi aveva chiesto se c’era un modo per poterlo rivedere, visto che non sapeva come contattarlo…” spiegò alzando gli occhi al cielo al ricordo delle minacce di morte che l’amica aveva giurato di portare a termine se si fosse dimenticata di chiedere di Dan a James.
“Ah, ok” rispose lui, arrossendo leggermente per la figura appena fatta ma recuperando il sorriso.
 
Si incamminarono insieme fuori dall’area dei giochi fino a raggiungere il cancello del parco.
In effetti ormai erano rimaste poche persone in giro.
“Tu e la tua amica Julia avete qualche programma per la serata?” domandò James con finta noncuranza mentre camminavano.
“Il solito: cena e poi a letto. Quando c’è lezione preferiamo cercare di dormire il più possibile, visto che altrimenti con alcune materie c’è il rischio di addormentarsi sul banco…”
“Ti capisco…” commentò lui comprensivo. “È ancora presto per la cena però… magari ti andrebbe di fare un giro…?”
La ragazza sembrò sinceramente stupida dalla sua proposta, ma si trovò a rifiutare: “Grazie ma non oggi… in realtà sono rimasta fuori più del previsto, non vorrei che Julia si preoccupasse…”
“Potresti sempre avvisarla con quel vostro feletono che avete voi babbani…”
Elise sembrò presa in contropiede: avrebbe davvero voluto fare un giro con lui, ma allo stesso tempo sapeva di dover dire di no… il problema era farlo senza deludere il ragazzo.
“In realtà… è che vorrei prendermi un po’ di tempo per pensare a tutto quello che è venuto fuori oggi pomeriggio, ok? Mi piacerebbe davvero venire a fare un giro con te, ma oggi no. Mi dispiace…”
“Ehi, tranquilla, ti capisco, non c’è davvero nessun problema” si affrettò a rispondere lui strappandole un sorriso.
“Subito a casa, però” si raccomandò alla fine.
“Certo” rispose lei sorridendogli di rimando.
 
 
“A domani allora?” la salutò James prima che prendessero ognuno la propria strada.
Con sua grande sorpresa Elise si sporse verso di lui lasciandogli un veloce bacio a stampo sulle labbra, mettendogli allo stesso tempo in mano un pezzo di carta piegato in quattro.
“A domani” la ragazza rispose al suo saluto sorridendo soddisfatta per poi girare sui tacchi e correre via.
 
Quella volta però non stava scappando, James ne era sicuro: sul pezzo di carta, con calligrafia precisa e ordinata, c’era scritto un indirizzo.
 
 
 
/ / /
 
 
 
In colpa.
 
Ecco come si sentiva Elise mentre camminava per strada.
Non avevano più parlato del fatto che la ragazza aveva cercato di evitare James, quasi di scappare da lui, ma Elise aveva notato con la coda dell’occhio il suo sorriso quando lui aveva letto il suo indirizzo di casa sul foglio di carta che gli aveva lasciato.
E in quel sorriso aveva visto che James era felice, felice perché lei non stava più cercando di scappare.
Ma non era vero.
 
Terribilmente in colpa.
 
Quella di voler stare da sola era una bugia. Beh, una mezza bugia, ma di sicuro non era la verità.
 
Come era una bugia quel “no” che aveva pronunciato quando James le aveva chiesto se le veniva in mente qualcuno che all’orfanotrofio avesse potuto cancellarle la memoria.
Da quando raccontava bugie così a cuor leggero?
Forse, se se lo fosse ripetuto ancora un paio di volte, sarebbe riuscita a convincersi di averlo fatto per James, per proteggerlo.
 
Ciò però non toglieva che il ragazzo si sarebbe di sicuro arrabbiato tantissimo quando lo fosse venuto a sapere.
 
Se lo fosse venuto a sapere.
 
Perché la verità era che da quando aveva ricordato quel pomeriggio al parco di otto anni prima qualcos’altro sembrava aver fatto capolino tra i suoi ricordi, fremendo per uscire allo scoperto, e c’era solo un posto dove Elise era certa di poter trovare le risposte.
 
 
 
L’orfanotrofio Wool non era cambiato molto dall’ultima volta che ci era stata, prima di cominciare il nuovo anno all’università.
Forse avevano ritinteggiato i muri esterni dell’edificio, e sicuramente anche il giardino era stato ritoccato, ma alla fine dei conti la struttura le risultò comunque familiare sotto ogni aspetto.
Probabilmente era un po’ tardi, ma d’altronde avevano sempre fatto un’ eccezione per lei, non vedeva perché quella volta sarebbe dovuto essere diverso.
Fece un respiro profondo ripetendosi ancora una volta quello che avrebbe fatto e come si sarebbe dovuta comportare una volta entrata e superò l’alto cancello in ferro battuto dirigendosi verso il portone d’ingresso.
 
 
 
La persona che l’aveva osservata fino a quel momento da una finestra del secondo piano fece riscivolare al suo posto la tenda che aveva spostato per vedere meglio, abbandonando la stanza per andare incontro alla ragazza.
Sapeva che prima o poi sarebbe arrivato quel momento.













Buon lunedì a tutti!
Ve l'avevo detto che in questo capitolo
qualcosa sarebbe successo.
Per la questione della memoria di Elise non dovrete aspettare molto. Vi posso solo anticipare che con tutta probabilità il prossimo capitolo di intitolerà "Ricordi" (se non cambio idea nel frattempo...)
Come sempre mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate del capitolo.
Grazie a tutti coloro che continuano a seguire la storia
Alla prossima!
E.
   
 
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