Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: piccolo_uragano_    27/06/2016    5 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
----
Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Quando indietro non si torna 
quando l'hai capito che 
che la vita non è giusta 
come la vorresti te 
quando farsi una ragione 
vorrà dire vivere 
te l'han detto tutti quanti 

che per loro è facile ...
(Luciano Ligabue - il giorno di dolore)




Martha aveva la netta impressione che Sirius avesse silenziosamente dichiarato guerra alla casa dei suoi genitori. Come se questo non fosse abbastanza assurdo, la casa e Kreacher stavano rispondendo fieramente.
Per i primi dieci minuti la cosa era stata anche divertente, perché Sirius si era convinto di poter staccare l’arazzo con l’albero genealogico a mani nude. La terza volta che l’arazzo gli graffiò le mani, Martha decise che decisamente non era divertente. Era una tragedia, perché non solo lui era in guerra con quattro mura e degli oggetti, ma anche perché loro non facevano altro che litigare.
“Smettila di fingere che sia solo per la casa, Sirius.”
“Sei uguale a tua madre, sai?”
“Non accetto questo da un uomo che tiene il muso ad un elfo domestico!”
Identica a tua madre!”
“SIRIUS!”
Sirius alzò gli occhi al cielo. “Sei la fotocopia di tua madre!”
“Sirius io volevo bene a mia madre. E stai cambiando argomento di nuovo!”
“Oh, è vero, perché possiamo scegliere l’argomento su cui litigare! Io sto parlando della tua ipocrisia, Martha Redfort! Sei entrata nell’Ordine della Fenice che nemmeno avevi iniziato il settimo anno! E stai reagendo proprio come tua madre.”
“Io parlo del fatto che hai litigato con delle posate da dessert, Sirius. e per la cronaca mia madre era protettiva nei miei e nei tuoi confronti.” Gli disse Martha, sfacendo il letto della loro stanza per entrarvi.
“Quello solo con il senno di poi.” Rispose lui, riproducendo lo stesso movimento di lei per infilarsi nel letto accanto a lei, con Anya addormentata nella culla ai piedi del letto. “Ora, ora tu per loro sei come tua madre.”
Martha incrociò le braccia.
“Siamo entrati nell’Ordine anche noi a diciassette anni!”
“Non è la stessa cosa.”
“Ah no?”
“No che non lo è! Loro non sono noi! E noi non siamo loro!”
Anche Sirius incrociò le braccia sul petto, e poi, irrimediabilmente, sorrise sotto i baffi.
“Perché ridi, dannazione? Non fa ridere!” lo rimproverò lei.
“Insomma, Martha, guardaci. Seduti ognuno dalla sua parte del letto a discutere sul futuro di nostro figlio quasi maggiorenne e dei suoi due migliori amici.”
“Oh, Godric.”
“Non sei solo tu ad essere come tua madre.”
“Siamo diventati una coppia ordinaria.”
“No, quello mai. Voglio dire, Redfort, siamo … siamo cresciuti.”
Martha gli sorrise. “Benvenuto nel mondo degli adulti, Peter Pan.”

Kayla baciò leggermente Fred sulle labbra. “Buonanotte.” Sussurrò poi.
“Ehi!” esclamò Robert tirando loro un cuscino. “Non davanti a me!”
Fred sorrise. “Scusa, amico.” Poi tornò a guardare Kayla, sulla soglia. “Sogni d’oro.” Lei gli fece l’occhiolino e uscì.
“Ribadisco che è la bambina a cui rubavamo le bambole, Fred.” Gli disse George.
“Chiudi a chiave.” Gli ricordò Ron.
“Perché?” domandò Harry.
“C’è un vecchio elfo domestico che vive qui da quando papà appena camminava, e non è troppo simpatico.” Rispose Robert, sedendosi sul suo letto. “Più che altro è matto. Ci insulta a bassa voce pensando che non lo sentiamo. È completamente fuori di testa, e poi è maleducato.”
“Scommetto che Hermione non ti permette di dirglielo in faccia, però.” Scherzò Harry.
Robert alzò gli occhi al cielo, prendendo una scatola blu dal cassetto del comodino e avvicinandosi alla finestra. “Non voglio parlare di Hermione.”
“Allora vuoi parlare di Alex?” domandò George, accendendogli la sigaretta che si era portato alle labbra per poi accendersene una per se stesso.
“No.” rispose Robert, facendo il primo tiro. “Non voglio parlare di loro due. Anzi, sapete che vi dico? Non voglio proprio parlare di femmine.”
Fred rise, scuotendo la testa quando Robert gli chiese con un gesto se volesse una cicca. “No, grazie, ho smesso. A Kayla da fastidio il sapore.”
“Oh, ma sentitelo! Non ho appena detto che non voglio sentir parlare di femmine? E tu mi parli della mia piccola, pura e innocente sorellina?”
“Che c’entra Anya?” scherzò George. Robert fece come per tirargli un pugno e lui immediatamente chiese scusa.
“Non ridere!” ordinò Robert a Harry, puntandogli le due dita che stringevano la sigaretta. “Non farlo, Harry, spetta anche a te difenderla da certi disgraziati!” e indicò Fred.
“Grazie.” Disse il rosso.
“Figurati.” Gli rispose Robert.  Calò un silenzio teso. “Quindi, che ne pensate?”
“Non ci hanno detto nulla che non sapessimo già.” Rispose Fred.
“C’è dell’altro.” Borbottò George. “Ci deve essere dell’altro.”
“Avete davvero intenzione di unirvi all’Ordine?” domandò Ron.
“Tu non lo faresti?” gli domandò Robert in risposta. “Si, beh, immagino … immagino di si.”
Il primogenito Black alzò le spalle. “Allora che ci trovi di strano?”
Harry si perse a guardare la notte cupa fuori dalla finestra. “È perché è tutto così … reale.”
“Ehi, piccolo Potter, indovina un po’?” gli disse Robert, sorridendo. “Ce la caveremo anche questa volta.” Gli fece l’occhiolino e Harry ricambiò il sorriso, per poi perdersi nei propri pensieri mentre Robert buttava la cenere giù dalla finestra e rideva insieme ai gemelli.

Disonore, disonore ovunque! Ibridi, siete solo degli ibridi!”
“Buongiorno a te, Walburga!” esclamò Martha, passando accanto al quadro della suocera.
TU! Tu, dannata, sporca, approfittatrice, figlia di un Sanguesporco e di una babbana, tu, che hai approfittato di un Black rinnegato per riprodurti e dare alla luce degli ibridi! Ibridi! Tu, che hai poi adottato il Ragazzo che è Soravvissuto, tu, stupida piccola …”
Martha rise. “Però, ne sai un bel po’ sul mio conto, eh?”
Tu, tu la pagherai cara!”
“Oh, non di nuovo!” esclamò Sirius, uscendo dalla cucina. “Chi l’ha svegliata?”
“Kingsley.” Rispose Martha. “Ha suonato il campanello.”
Robert, in piedi in cima alle scale, sorrise quando Sirius baciò Martha sulla fronte prima di mettersi ad urlare contro il quadro di Walburga.
“Buongiorno.” Disse una voce più che conosciuta alle sue spalle.
Non dovette girarsi per riconoscerla. “Salve, Dixon. Dormito bene?”
Alex scosse la testa. “Zoe fa fatica ad abituarsi a posti nuovi. Ha avuto gli incubi.”
“Anche Kayla lo faceva.” Ricordò lui. “Più o meno ogni notte bussava alla porta della mia stanza dicendo che c’era un mostro sotto il letto.”
Lei sorrise. “E tu che facevi?”
“Le dicevo che poteva dormire con me e le accarezzavo i capelli fino a quando non si addormentava.”
“Sarai un buon padre, Robert Black.”
Lui, ancora con i gomiti posati alla balaustra, si girò per guardarla e sorriderle. “Che hai detto?”
“Che sarai un buon padre. E Hermione sarà una buona madre. Ha raccontato lei a Zoe la favola della buonanotte, sai?”
“Tu non stai bene.” Sentenziò lui.
“No, in effetti ho un leggero mal di testa.” Robert alzò gli occhi al cielo. “Perché non ci riprovate, tu e Hermione?”
“Alexandra …”
“Posso metterti una buona parola, se vuoi.”
Tu? Questo è assurdo.”
“No, non lo è.”
Lui non dovette nemmeno chiudere gli occhi per ricordarsi le loro parole d’addio nell’infermeria di Hogwarts.  “Non dimenticare mai che ti ho amata, ti prego.”
“Non l’ho dimenticato, Robert.” Specificò lei, leggendogli negli occhi a cosa stesse pensando. “So a cosa pensi ancora prima che lo sappia tu.” Disse poi, rispondendo alla sua domanda prima che lui potesse formularla.  “Non potrei mai dimenticarlo, razza di idiota, solo che sai … la vita va avanti. Le cose cambiano.”
Robert annuì. “Sei passata, Alex. Sei stata accanto a me come un fantasma per un periodo lunghissimo, dopo che te ne sei andata. Non ero in me. Andavo con chiunque, cercando tracce di te. Poi … sei passata. Ed è arrivata Hermione.”
“Oppure” lo corresse lei “è arrivata Hermione e sono passata.”
Robert scosse la testa. “Perché devi sempre avere ragione?”
“Perché sono più intelligente di te, stupido Grifondoro istintivo.”
“Ehi, voi due!” gridò Martha dal piano di sotto. “La colazione è servita!”

“Il mio Patronus è un cervo.” Disse Harry a Sirius, entrando nella stanza dell’arazzo.
Lui si girò, mostrando uno sguardo malinconico. “Sì.”
“Anche quello di mio padre era un cervo?”
“Sì.” Rispose di nuovo Sirius.
“Quindi il tuo è un cane?”
“Esatto.”
“E quello di Robert?”
“Non è da tutti evocare un Patronus, Harry, e Robert ancora non lo sa fare.”
“Oh. E quello di Martha?”
Sirius sorrise. “Un cane molto simile al mio.”
“E perché ti fa sorridere?”
“Perché non è sempre stato un cane. Ai G.U.F.O. – fu una dei pochi ad essere in grado di invocarne uno – era una rana.”
“Poi che è successo?”
“Poi un tale Sirius Black è entrato nella sua vita.”
“Ed il suo Patronus è cambiato?”
“Tecnicamente, è cambiato quando l’ho lasciata.”
“Vi eravate lasciati?”
Sirius indicò il nome di Regulus Black sull’arazzo. “Se fosse possibile, ti direi di chiedere a lui. E gli chiederei un paio di cose anche io.”
“Anche io.” disse la voce di Martha sulla soglia della stanza. “Ma adesso dico a voi due di andare a cena, forza.”
“Solo se non hai cucinato tu, piccola.”

Rose se ne stava seduta alla fine delle scale. Era notte fonda, la casa era avvolta nel silenzio interrotto solo dai respiri della strega che, dopo più di una settimana dal ritorno a casa di Harry, non riusciva a credere che avrebbe mai trovato la giusta occasione per parlare con sua sorella di tutto quello che aveva nella testa.
“Dovresti dormire.” Le aveva detto Remus qualche ora prima. Certo, era facile per lui dirlo. Non capiva se per Remus fosse tutto facile o se volesse solo farlo credere a lei. Di sicuro aveva preso in mano la sua situazione meglio di quanto avesse fatto lei: si ricordava per lei cosa potesse mangiare, le ricordava di non fumare, o di cercare di non farlo, le chiedeva come stava ogni mattina, memore delle nausee mattutine che avevano accompagnato le tre gravidanze di Martha, e la sera prima, mentre lei se ne stava sdraiata sul suo letto con la testa sulle gambe di lui, Remus aveva fatto una cosa a cui Rose non aveva mai pensato in quei due mesi e mezzo: le aveva accarezzato la pancia. Lei faceva fatica a pensare che il figlio suo e di Damian le stesse crescendo nel ventre, e lui, con tutta la sua naturalezza, le aveva accarezzato la pancia ancora perfettamente piatta.
Lentamente, Rose portò una mano tremante verso la sua pancia.
“Dovresti dormire.” Ripeté la voce di Sirius apparendo dietro di lei.
Sussultò e ritrasse in fretta la mano.  “Sì, dovrei. E dovresti anche tu.”
“Tu stai nascondendo qualcosa, Rose Redfort. Qualcosa che ti provoca insonnia, mal di schiena, mal di testa, qualcosa che ha mandato a quel paese il tuo buongusto nel cibo visto che mangi qualsiasi cosa ti capiti a tiro, e qualcosa anche che ti ha fatto gonfiare le tette.”
“Qualcosa tipo cosa?” chiese lei, leggermente in imbarazzo.
“Qualcosa tipo una gravidanza.”
Rose sentì il sangue gelarsi nelle vene. “E lo hai notato da queste cose?”
“Più che altro per le tette.” Specificò lui. “Allora, è di Damian?”
“Di chi dovrebbe essere?”
Sirius alzò le spalle, sedendosi accanto a lei. “Di Remus, magari. O di qualche altro francese che non sia Damian.”
“No, confermo che è di Damian.” Rispose lei sorridendo. “E tu sei ufficialmente peggio di mio padre con le intuizioni.”
“Non mi confronto con il mito. In quanti lo sanno?”
“Tu e Remus.”
Damian non lo sa?!”
“Non urlare, o sveglierai tua madre!” lo rimproverò lei.
“Guarda che Martha è furiosa per il fatto che tu non le abbia ancora detto cosa è successo con il francese.” Le ricordò lui, fingendo che lei non avesse nominato Walburga.
“Anche il francese è furioso perché non gli ho detto cosa è successo con lui.”
Cosa sa Damian?”
“Che ho bisogno di un po’ di tempo per me.”
“E hai intenzione di tornare a Parigi tra nove mesi con il tuo bambino in braccio?”
Sei.
“Cosa?”
“Sei mesi. Dovrebbe nascere a fine dicembre.”
“Tu e tua sorella siete terribili. Sempre alla fine della scuola dovete partorire!” lasciò che Rose facesse finta di ridere, e poi le batté una mano sulla spalla. “Vai.”
“Dove?”
“A dirlo a Martha.”
“No.”
“Non aspetta altro.”
“Non saprei come fare.”
“Fallo e basta.”
“No.”
“Va bene, allora. Glielo dirò io.”
“NO!”
“Se non lo fai tu, Rosalie, lo faccio io.”
“Non è una cosa che ti riguarda, Sirius.”
“Scommettiamo?”
“No.”
“Con i tuoi tempi, glielo dirai alla fine della gestazione.”
“Ma smettila.”
“Quarantotto ore.”
“Come?”
“Tra quarantotto ore glielo dico io. Ci stai?”
“Nemmeno per sogno!”
“Fantastico, ventiquattro ore.” Le baciò la guancia. “Dormi bene!”

Il pranzo procedeva come ogni altro giorno quando Rose si schiarì la voce, zittendo tutti. “Scusatemi.” Disse. “Ma devo delle spiegazioni a qualcuno.”
Sirius sorrise sotto i baffi. “E mi è stato dato un ultimatum, quindi devo procedere abbastanza in fretta. Inizio dicendo che con tutte le cose che stanno succedendo questa è sicuramente la meno importante, lo so, ma tanto vale dirlo una volta per tutte. Voi siete la mia famiglia. Ed è qui che ho subito pensato di tornare quando … quando sono scappata dall’uomo che amo, di notte, come una ladra. È da voi che volevo tornare per sentirmi a casa. Ho scritto una lettera a Damian dicendo che avevo bisogno dei miei spazi, e di non sentirlo per un po’, ma la verità è che … oh, Godric …” guardò versò l’alto per impedire alle lacrime di scendere.
“La verità è che sei incinta.”concluse Martha. “E che sei spaventata a morte da tutto quanto.”
Rose distolse immediatamente lo sguardo dalla sorella per guardare il cognato. “Avevi detto che avevo ventiquattro ore!”
Sirius alzò le mani in segno di resa. “Siete donne, Merlino solo sa come facciate a capire certe cose.”
“E tu come lo hai capito?” domandò Kayla.
“Dalla tette!” si difese lui.
“Perché guardi le tette di mia sorella?!”
“Ehi, no, no, no, loro hanno guardato me.”
L’intero tavolo scoppiò a ridere e Martha alzò un calice di vino in onore di sua sorella e della grande notizia, per poi mimarle con le labbra ‘corri da Damian’.



aaaaaaallora come vi avevo anticipato su facebook sto avendo seri problemi con la connessione e mi scuso davvero per l'immenso ritardo. 
Detto ciò, devo ringraziarvi perchè come al solito non deludete mai. <3 
Vi anticipo che il prossimo capitolo sarà quello dell'udienza, ma non so quando riuscirò a pubblicarlo - per ora esiste solo nella mia testa, shhhh. 
Ringrazio  Kicchan7, Distretto_9_e_34, _ginnyweasley_Moon95 e felpato8 per aver recensito il capitolo precedente. Grande cuore a voi. 

 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: piccolo_uragano_