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Autore: Wings_of_Glass    30/06/2016    0 recensioni
Avevo paura del buio. Cosa del tutto normale vista la mia natura. La luce della stanza filtrava a malapena sotto quelle lenzuola spesse. Lui mi bloccava praticamente ogni via d'uscita stando sopra di me, ma almeno anche se era una leggera barriera, quello con cui mi ero coperta fino alla punta dei capelli mi faceva da scudo. Non lo vedevo, lui non vedeva me.. ed era un bene. Mille pensieri mi si affollarono in testa. Chiusi gli occhi concentrandomi su come potevo fuggire da quella prigione. Ma.. poi le sentii attraverso il tessuto. Le sue labbra premere dolcemente sulle mie. Erano calde e mi scaldavano, anche se non toccavano davvero la mia pelle. Era così, non avrei mai scoperto il suo cuore, per quanto avessi voluto farlo. Non so perché mi venne quell'idea in testa. Spinsi leggermente le mani sul suo petto da sotto il mio nascondiglio, per fargli capire che volevo farla finita con tutto quel gioco. Tutto era già stato deciso da ciò che eravamo e saremo stati sempre, quindi infierire non aveva alcun senso.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Capitolo 10 – Ciò che è vuoto poi si riempie

Tutto ciò che è fatto per amore è sempre al di là del bene e del male. Friedrich Wilhelm Nietzsche

 

Alex'pov

Ti prego, anche se non vuoi, sorridimi adesso. Lo pensai soltanto senza dirglielo. Ma avevo bisogno di sentirla felice. La guardai di sbieco, con la coda dell'occhio, come ad inviarle quel pensiero. Il vento le accarezzava i capelli. Lei si sistemò un ciuffo ribelle dietro l'orecchio. Doveva affrontare un sacco di cose e non c'era nulla da sorridere purtroppo. Ma lei lo fece. Inspiegabilmente. Come se avesse ricevuto le mie intenzioni.

-Cos'è che ti fa sorridere ora?- le chiesi sorpreso, osservando il mare angelico che danzava in piccole onde sulla sabbia bianca e soffice.

-Speranza suppongo- rispose sorprendendomi ancora di più. -Non ho intenzione di restare qui- le confessai le mie intenzioni abbastanza in imbarazzo, perché sapevo che l'avrei delusa lasciandola sola. Ma le sarebbe passato dopotutto le stavano crescendo le ali e aveva finalmente trovato la sua strada. Prima o poi saremo dovuti abbandonarci. E prima succedeva meglio era purtroppo.

-Sconfiggerai Noah in qualche modo- le dissi rassicurante.

Lei mi risolve uno sguardo preoccupato. -Ma non voglio ucciderlo-.

-Ah no? E come pensi di liberarti di lui?-. Lei in risposta si morse le labbra. -Alex cosa sei?- chiese cambiando discorso, lo faceva spesso quando era in difficoltà. Cosa che facevo anche io dopo tutto.

-Io...- tentennai, ma tanto valeva dirle la verità. -Sono un Cacciatore di Luna-. Le vidi un lampo attraversare gli occhi e capii che sapeva qualcosa in merito, ma sentivo il bisogno di spiegarmi. Era strano per me. Mi scompigliai i capelli con la mano per prendere tempo. Era come spiegarle come nascono i bambini. Mi sentivo imbarazzato ma cercai di scacciare quel pensiero. - Vedi mia madre era un angelo, mio padre un demone, cioè i genitori miei e di – mi spezzò la voce prima di pronunciare il nome di mia sorella. -Lucy – continuai e lei mi appoggiò una mano sulle mie, rassicurante. Che caspita. Era lei che stava passando l'inferno, molto più di me e mi stavo facendo confortare. Ma bruciava il fatto che Lucy fosse alleata con Noah, che si fosse invaghita di lui. Di uno stronzo come lui. Noi iniziavamo a morire se ci innamoravamo e lui la stava uccidendo. Lei lo sapeva e se ne era andata lo stesso. Era il nostro sortilegio. Lo avrei ucciso con le mie mani se ci fossi riuscito. Se avessi potuto. L'avrei liberata e salvata. -Sembra strano- cercai di spiegarle –Ma a volte anche gli esseri sovrannaturali si innamorano tra loro, anche se non è permesso e da lì, da quell'unione nascono quelli come me. Immortali, ma non dobbiamo farci sopraffare dalle emozioni, altrimenti moriamo. Siamo dei...-

-Dei cuori di marmo- concluse lei per me. -Quindi quel libro era per Lucy?- mi chiese poi attenta come sempre a ogni dettaglio. Ricordai quel nostro incontro in libreria, dove lei lavorava, ed annuii. Non volevo dirle altro, perché avrei tentato di convincerla a uccidere Noah e non era giusto. Mi alzai barcollando, ero seduto lì tutto il tempo in attesa e sentivo le gambe intorpidite. Lei mi seguì. Sembrava a disagio.

-Resti un po'? Ho bisogno di...- mi chiese nervosa. L'abbracciai, sapevo di cosa aveva bisogno in quel momento. Le sorrisi rassicurante e facendo scivolare la mia mano nella sua l'accompagnai in una piccola casetta di legno azzurro scuro in riva al mare. Ciò di cui avevo bisogno era renderla felice e lei aveva bisogno di riposarsi e di non pensare a tutto quello che stava succedendo. Un impulso istintivo, lo sapevo. Ma non potevo sottrarmici. Io volevo renderla felice.
 

Honey's pov

Quello che mi stava dicendo già lo sapevo. Lo avevo letto nel libro quella volta nella baita. Quindi infine sapevo la verità ora. Avevo percepito che non gli andava di parlare dei suoi limiti, del suo scomodo passato. Del resto era come me. Cercavamo entrambi di scappare da ciò che eravamo. Negandolo anche se era il modo sbagliato. Volevo non pensarci. Dovevo uccidere Noah. Ma non volevo. Ero punto da capo. Volevo un attimo per me stessa. Per dimenticarmi di tutta la storia. E lui lo aveva capito, con un solo sguardo che ci eravamo scambiati. Ci incamminammo solitari verso quella casetta sul mare. Non sapevo di chi fosse, o perché fosse lì. Ricordavo una vaga storia di quella spiaggia. Faceva comparire un desiderio di cui avevi bisogno, ogni tanto gli angeli ci andavano. Perché dopotutto ogni angelo in principio era stato umano. Forse l'avevo fatta comparire io. Avevo bisogno di sentirmi al sicuro. Di sapere che sarebbe andato tutto bene.

Entrammo. Alex spinse leggermente la porticina, che scricchiolò sonoramente. All'interno era completamente spoglia in una semioscurità. Ma si percepivano il rumore delle onde e il profumo salmastro del mare in lontananza. La finestra era semi aperta. Alex mi lasciò la mano per andare ad aprirla. Ma lo bloccai -No- gli dissi piano -Va bene così-. Non volevo essere disturbata e non sapevo se era un bene che Alex fosse con me. Al centro del pavimento blu di legno dipinto, c'era soltanto un letto. Ci sedemmo lì ed Alex si mise a raccontarmi tutte le cose più belle che aveva passato nella sua vita, per farmi distrarre. Aveva avuto modo di esplorare bene la Terra ed i suoi luoghi. Era stato nel deserto africano in groppa a un cammello, con dei beduini nomadi. In Giappone che era pieno di palazzi tecnologici. Aveva accarezzato un canguro in Australia, visto i geyser dell'Islanda, le lande sconfinate della Nuova Zelanda, le montagne innevate del Perù, le bellezze architettoniche dei monumenti italiani ed europei e mangiato un sacco di pietanze. Anche io volevo fare tutte quelle cose. Mi riempii gli occhi delle sue avventure sperando un giorno di poter fare quelle esperienze. Lui sembrava entusiasta dei suoi viaggi e li raccontava nei minimi particolari. Piano piano mi addormentai. E non mi ero nemmeno accorta di essermi distesa su quel letto candido. Non sapevo quante ore fossero passate, ma Alex era accanto a me. Steso anche lui e mi dava le spalle. Avrei voluto passare una mano nei suoi riccioli scuri, ma non lo feci. Mi limitai a tirarmi su il lenzuolo, perché improvvisamente sentivo un gran freddo, e questo gesto lo destò.

Avevo paura del buio. Cosa del tutto normale vista la mia natura. La luce della stanza filtrava a malapena sotto quelle lenzuola spesse. Vidi Alex sgranchirsi. Solo allora mi accorsi che si era tolto la felpa nera. Mi coprii il viso con le coperte, evitando così di guardarlo, nascondendo forse il mio visibile imbarazzo. Lo sentii sospirare e poi ridere per il mio gesto. Stavo pensando di uscire allo scoperto, ma sentii un peso sovrastarmi. Era lui, era il suo corpo. Lui mi bloccava praticamente ogni via d'uscita stando sopra di me, ma almeno anche se era una leggera barriera, quello con cui mi ero coperta fino alla punta dei capelli mi faceva da scudo. Non lo vedevo, lui non vedeva me.. ed era un bene. Mille pensieri mi si affollarono in testa. Chiusi gli occhi concentrandomi su come potevo fuggire da quella prigione. Ma.. poi le sentii attraverso il tessuto. Le sue labbra premere dolcemente sulle mie. Erano calde e mi scaldavano, anche se non toccavano davvero la mia pelle. Era così, non avrei mai scoperto il suo cuore, per quanto avessi voluto farlo. Non so perché mi venne quell'idea in testa. Spinsi leggermente le mani sul suo petto da sotto il mio nascondiglio, per fargli capire che volevo farla finita con tutto quel gioco. Tutto era già stato deciso da ciò che eravamo e saremo stati sempre, quindi infierire non aveva alcun senso. Non potevamo stare insieme. Eravamo creature sovrannaturali con dei compiti ben precisi, gli angeli non si devono innamorare per non fare casini e quelli come Alex muoiono se lo fanno. Era tutto così ingiusto.

Lui si rese conto che lo stavo spingendo via e mi lasciò andare. -Scusami- mi disse, mentre riuscivo ad uscire dal mio nascondiglio. Era in evidente imbarazzo. Si grattò la testa. -Non so che mi sia preso Honey-. Non importa Alex, non importa è stato dolcissimo. La mia mente lo pensò ma le mie labbra non proferirono parola. Lui si rimise la maglietta, segna degnarmi del minimo sguardo. Come a sottolineare che si sentiva in colpa e sapeva quanto me che era sbagliato. Non avremmo dovuto complicare una situazione già complicata. Non avremmo dovuto ferirci se non ne valeva la pena. Ma ne valeva la pena? Forse si. Forse no. Non lo so. Era stato qualcosa di soffiato, troppo breve per essere intenso. Ma lo stesso tenero. Avevo percepito che gli piacevo davvero. Sentivo che voleva farmi stare bene. Sbuffai e lui cercò di sorridermi in quel silenzio stravagante. Ma era un sorriso tirato.

-Allora cosa hai intenzione di fare con tutta la faccenda?- mi chiese in tono premuroso. Il da farsi era rimasto sospeso e mi colpì come uno schiaffo. Con la stessa potenza. Per me, se fosse stato possibile, mi sarei chiusa lì dentro con lui. Gli importava del mio futuro ma aveva detto che voleva andarsene. Ed ora capivo, non voleva rischiare di innamorarsi di me. Io stessa non gli avrei chiesto di rischiare. Non volevo diventasse un'ombra per colpa mia. Mi mordicchiai le labbra, ancora vuote per il desiderio di sentire davvero le sue, il suo sapore, la sua delicatezza.. il suo amore. Il vuoto è fatto per essere riempito. Me lo aveva detto Noct, quando sentivo nostalgia del paradiso all'inizio della nostra fuga. Avevo sostituito quell'appartenenza con faccende ed abitudini da umana, ma avrei potuto sostituire anche Alex. Lo conoscevo da così poco in realtà, eppure mi faceva sentire al sicuro. Anche Noct mi faceva sentire al sicuro, ma Alex era diverso, era una sicurezza naturale, non come se dovesse proteggermi da qualcosa. Noct invece era il mio custode. Alex era la casa del mio cuore. Un cuore che non avevo, ma che potevo crearmi con l'immaginazione. Chissà se da viva avevo mai amato qualcuno, se mi piaceva sentire il battito impazzito dentro al petto che mi stuzzicava la pelle. -Honey?-. Alex mi richiamò alla crudele realtà. Lo guardai, i nostri occhi si incrociarono, mentre tra le mani stringevo le lenzuola.

-Non lo so, credo che darò il mio potere a Noah- sussurrai come se fosse un segreto e mi sentii come di aver detto una parolaccia.

Lui alzò un sopracciglio, accigliato e sorpreso -Così ci ucciderà tutti lo sai?-.

E' qui che si sbagliava. Scrollai le spalle. -No Alex, questo dono mi uccide ogni giorno che passa, sta assorbendo la mia anima, la mia bontà a cui non voglio rinunciare, la mia forza di volontà di non fare del male- spiegai cauta -Perché sì, io vorrei ucciderlo, ma mi vengono strani pensieri a volte. Come quelli di uccidere tutti...-. Era una rivelazione che non avevo mai fatto a nessuno. Mi misi le mani sulla faccia, come se tutto fosse terribilmente difficile da digerire e continuai – Tutti quelli che mi ostacolano, che non mi permettono di vivere come voglio. Sto coltivando un sacco di rabbia e rancore dentro che mi sono estranei e Noah ne è pieno, non lo sopporterà e credo che si autodistruggerà-. Non sapevo se il mio ragionamento fosse giusto, ma era quello che volevo fare. Ci avevo pensato tutto il tempo durante l'assemblea con i Serafini, solo che non sapevo ancora come rendere materiale quell'idea. Non sapevo dove si trovasse Noah. Ma Noct speravo mi avesse aiutato. Mi sarei liberata anche del mio potere forse. Poi non importava cosa sarebbe successo a me. Sentivo che era quella la cosa giusta da fare.

-Sei sicura?- chiese lui soppesando ogni parola che gli avevo detto -Alla fine Noah desidera il dominio, potrà anche domare le sensazioni del potere meglio di te, è quello il suo scopo-.

-Noah era un angelo però, gli angeli non distruggono-.

-Spero che tu abbia ragione- mi disse senza cercare di contrastarmi. -Ti auguro buona fortuna Honey per tutto, e spero che tutto funzioni davvero-.

C'era una tristezza assurda nel suo sguardo per quel mezzo addio. Anzi era un addio. Lo sembrava al cento per cento. Ma io non volevo dannazione. Chiusi gli occhi per non mostrargli quello che provavo io. Volevo che mi abbracciasse e lui come se mi leggesse nel pensiero lo fece. Mi strinse a sé. -Ragazza stramba- rise per rendere dolce quel momento, accarezzandomi la schiena sotto le ali -Ti voglio bene-. Me lo sussurrò nell'orecchio e lo strinsi anche io a me. Passando finalmente le dita nei suoi capelli morbidi. -Anche io Alex- gli dissi, chiudendo gli occhi, respirando il suo profumo, cercando di imprimere nei miei ricordi quelle sensazioni. Sperando che capisse che ero dannatamente sincera.
 

Alex's pov

Sentii la maglietta umida sulla spalla, dove lei aveva appoggiato il viso. Stava piangendo, ma non avevo altra scelta. Non avevamo altra scelta. Ero così stanco ciò che ero. Le accarezzai i capelli, le braccia nude. Cercando di calmarla e piano piano lei si rasserenò, fino a riaddormentarsi ancora tra le mie braccia. Rydien e Noct mi aspettavano per aprirmi il passaggio per tornare indietro, erano stati un po' contrariati ma alla fine avevano ceduto. Io non ero un angelo, non potevo stare in paradiso, non era il mio posto. Dovevo vagare sulla Terra, come guardiano dell'ordine. A cercare una luna che non sarebbe mai stata mia. Mi aveva ringraziato per averle dato forza in quel momento difficile, per aver sostenuto silenziosamente la sua decisione. Avevamo parlato per un po', restando in quell'abbraccio, ed ora la fissavo per l'ultima volta stesa sul letto, con un espressione tranquilla. Sorrisi. Sarebbe stata bene.

-Avrò sempre bisogno di te..- le accarezzai piano il braccio dal gomito alla spalla, senza svegliarla. -Potrò arrivare qui- e le baciai una mano con dolcezza -E qui- e le posai le labbra sulla fronte, scostandole i capelli, mentre le sue labbra si irradiavano di gioia. -Ma non potrò mai arrivare qui, dove voglio – la voce mi si ruppe e le accarezzai con il pollice quella felicità che le toccava la sua morbida bocca –E per questo spero capirai che non posso rimanere e mi perdonerai- le dissi avvicinando la mia fronte alla sua. Lei anche se dormiva profondamente sembrò capire ciò che le stavo sussurrando e speravo veramente che un giorno avrebbe potuto perdonarmi per quell'abbandono forzato. Perché se avessi potuto, sarei rimasto al suo fianco sempre. Mi posai una mano sul cuore, altro che di marmo, cercai di calmarlo. Le posai un gambo di lavanda sul cuscino, accanto al viso prima di uscire.

Mi ci volle una forza allucinante per richiudermi la porta della cassetta alle spalle. Cercai di non pensare cosa stavo lasciando, ma cosa mi aspettava di lì in poi.

Le impronte che avevamo lasciato prima, erano già state ricoperte dalla sabbia spostata dal vento. Raggiunsi il punto dove la sabbia incontrava la ghiaia e svariati ciuffi di erba prima di rimettermi le scarpe. Lanciai un'altra occhiata fugace alla casetta azzurra, che scompariva come se fosse stata un miraggio.

Alex torna indietro, stupido, torna indietro. Mi gridava una voce dentro e quasi mi convinse a tornare sui miei passi. Ma la soffocai ferocemente. Dovevo pensare che era stato tutto un sogno. Dovevo convincermene. Honey era un sogno. Ora tornavo alla realtà.

Percorsi il vialetto di sassolini bianchi, fino al punto dove quel giorno eravamo arrivati in paradiso. Noct e Rydien mi aspettavano. Rydien aveva avvisato Noct, era stato di parola. Nessuno dei due cercò di fermarmi. 

-Ciao Alex- mi salutò quest'ultimo, come sempre.

-Ci siamo- dissi loro per completare quel saluto scomodo. Guardai Noct -Ora devi farmi tu un favore, io l'ho tenuta al sicuro per te-. Noct ricambiò il mio sguardo, colpito da quelle parole. -Certo dimmi-.

Oramai avevamo un accordo di favori noi due. -Prenditi cura di lei- gli dissi rivelandogli che aveva ragione. Mi stavo innamorando di Honey. In pochissimo tempo tra l'altro. Lui annui serio. -Non preoccuparti- mi rassicurò. Io sospirai, ma sapevo che lo avrebbe fatto, anche a costo della vita. Strinsi i pugni -Sono pronto-. Così loro due aprirono il portale ed io tornai sulla Terra, come se niente fosse, con l'intento bruciante di dimenticarmi di lei.


 

Angolo autrice

Eh ed eccomi qui finalmente con il nuovo capitolo. Non sono molto brava a fare questi angoli me ne rendo conto e questa parte è stata piuttosto dura e triste, ma anche dolce. Cosa succederà adesso? Honey avrà ragione? Riuscirà nel suo intento? Veramente non vedrà più Alex? Lasciatemi una recensione, positiva ma anche negativa se vi sto deludendo, sarei felice di sapere cosa ne pensate. Anche perché veramente non è stato facile ricominciare da un lavoro perso per caso.

Grazie di nuovo a chi mi segue, a chi recensisce e chi mette la storia tra i preferiti. Anche questo mi da carica per continuare, sperando di sorprendervi.

A presto. 

  
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