La cosa veramente peggiore
Ogni bambino possiede un oggetto che per lui rappresenta il mondo. Un oggetto senza alcuna importanza e senza alcuna utilità apparente, ma che per lui rappresenta molto, tutto il suo universo. Il piccolo Itachi stringeva forte a sè il suo piccolo mondo, una lista che teneva praticamente da quando aveva imparato a scrivere. Una pergamena sgualcita color giallo indiano su cui usava segnare quella che per lui era la cosa veramente peggiore. Se una cosa lo infastidiva, lo spaventava o lo innervosiva, ecco che lui la metteva sulla lista. La lista delle cose veramente peggiori. Non che servisse veramente a qualcosa, ma a lui sembrava di sentirsi meglio. A lui sembrava che le cose, una volta messe sulla lista, gli facessero un po' meno paura. Itachi stringeva forte la sua lista nascondendola a fatica con le braccia. La nascondeva perchè Shisui cerva ridendo di sottrargliela. Shisui rideva divertito davanti alla rabbia esagerata dell'amico.
" E' solo un foglio, Itachi e voglio solo dargli un'occhiata"
Itachi scosse forte la testa. Non gli avrebbe dato il suo piccolo tesoro. Nemmeno per un attimo.
"E' solo un foglio"
Ripeteva l'altro, poi, dopo averne afferrato a fatica un angolo prese a tirarlo con ampi strattoni.
"E' solo un foglio e voglio solo leggerlo, Itachi! Solo un ..."
Poi per il tanto strattonare il foglio si ruppe ed Itachi rimase con solo metà pergamena in mano e la guardava sconsolato.
"Mi dispiace"
Disse Shisui, ma l'Uchiha non l'ascoltava. Se n'era andato a testa bassa. Non disse più niente dell'accaduto, ma in segreto iniziò una nuova lista. Una nuova lista delle cose veramente peggiori e su cui cui scrisse, in bella grafia, 'le mani di Shisui'. Le mani che avevano distrutto il suo piccolo mondo.
I giorni passarono e il sole sorse e tramontò molte. Niente sembrava cambiato, eppure era cambiato tutto. Come spesso accade, i grandi cambiamenti passano inosservati e tutto nel villaggio e nel clan sembrava prosesuire al meglio.
Mani attaccate al vetro, occhi sgranati, Itachi osservava una vetrina, con precisione osservava un grande orsetto di peluche. Un orsetto azzurro.
Il padre lo strattonò con forza strattonandolo via dalla vetrina.
"Non sono cose da maschi"
Disse con voce severa. Itachi non disse niente, nè protesto. Abbassò lo sguardo ed annuì ... Poi giunto a casa aggiunse alla lista ' le braccia di papà', in bella grafia.
Le braccia del padre che lo avevano strattonato quel giono erano state la cosa veramente peggiore. Meritavano un posto sulla lista.
" Sei un disatro"
La madre lo dice spesso al piccolo Itachi. Tutti si aspettavano molto da lui e lui cercava di appagare tutte quelle aspettative come meglio poteva, ma non era mai abbastanza. Come ninja niente da ridire, era un combattente perfetto, senza paura, piccolo ma sapeva già padroneggiare alla perfezione le sue tecniche ed era velocissimo nell'attivarle, ma non era abbastanza. Non era mai abbastanza.
"Come persona sei un disatro, devi socializzare"
Gli ripeteva preoccupata.
Itachi rispondeva sempre allo stesso modo, alzata di spalle e via nella sua stanza. Eppure quella volta fece anche qualcos'altro, aggiunse nella lista " la voce della mamma". La voce che lo rimproverava sempre, la voce che per lui era la cosa veramente peggiore.
La lista cresceva ed aumentava con voci strane e note bizzarre.
Si aggiunsero ' i piedi dello zio', ' la testa del lattaio', 'il cuore del maestro' che era freddo come il ghiaccio ....
Poi la lista venne dimenticata e chiusa in un cassetto, Itachi crebbe e divenne un anbu perfetto.
Era il momento di riprendere la lista, si disse contento. Tante cose brutte erano sulla lista era giunto il momento di porre rimedio. Tutte le cose veramente peggiori sarebbero sparite. Era il momento che il suo tesoro svolgesse il suo ruolo.
Così cadono le foglie d'autunno, così anche i bravi bambini cadono e si fanno male, così terminano anche i giorni di festa e dalla primavera si passa all'inverno.
Allo stesso modo, con la stessa inesorabile conclusione Itachi prese la sua pergamena e la seguì con precisone.
Così cadderò le mani di Shisui dopo che con un macete le ebbe tagliate. Un rumore d'accetta, rumore di ossa che si sgretolano, molto sangue sporcò il candito pavimento e un sorriso ravvivò il volto di Itachi. Sembrava un mattatoio ora la sua vecchia cameretta eppure ogni cosa era stata perfetta. La lista seguova con diletto affinchè il suo compito non fosse interrotto prese ogni precauzione.
Itachi rientrò tardi a casa, quella sera
" Sono a casa"
Disse infilandosi con cura un paio di guanti in lattice.
Fu tardi quando la madre si accorse che qualcosa non andava, sbirciò nel sacco e vide rotolare a terra la testa di Shisui. Si senti gelare il sangue nelle vene, aprì la bocca per gridare, ma le sue corde vocali erano già in mano al figlio che con rabbia le aveva strappate.
Allo stessò modo finirono recise le braccia del padre, i piedi dello zio, allo stesso modo finì su di un lettino d'acciaio, la testa del povero lattatio. Batte ora in una scatola di legno, il cuore del vecchio maestro. A ogni cosa sulla lsita fu messa una tecchetta. Che gran soddisfazione! Ogni cosa evava trovato la sua conclusione!
Eppure qualcosa lo tormentava. del clan solo Sasuke restava. Che sterminare il clan, la sua famiglia andasse sulla lista? Che fosse lui la cosa veramente peggiore adesso? Ma il suo lavoro non poteva restare in completo così prese una nuova pergamena. Un apergamena azzurra con bordi dorati su cui scrisse in bella grafia "Itachi" poi la consegnò a Sasuke che lo guardava con ochi pieni di lacrime.
"Un giorno verrai a cercarmi con i miei stessi occhi"
Così se ne andò. Così lasciò il villaggio, così trovano posto nel racconto il diavolo la morte ed il matto.
Saskura osservò le carte con aria disgustata, poi Itachi che ora guardava un punto imprecisato davanti a sè, fra il pane ed i suo bicchiere.
Era il momento di cercare Sasuke, si disse alzandosi da tavola.
Lo trovò da solo, stava tornando lentamente al suo posto. lo vide mettere un foglio azzurro in tasca. Non fece parola nè dell'accaduto, nè della lista, nè del fratello. Si risedette a tavola con aria seria. Solo Naruto mangiava tranquillamente. Sakura avrebbe voluto parlare con sasuke, sapere se stava bene. Aiutarlo se poteva, ma non trovava le parole e non trovava la voce. Poi il giovane Uchiha prese per sè il mazzo e alla ragazza non restò che aspettare e ... osservare.