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Autore: Mnemosine__    06/07/2016    3 recensioni
Poseidone, l'unico che sembrasse avesse prestato fede al giuramento di non avevre figli, ne aveva aveva avuto uno da una mortale.
E aveva anche la faccia tosta di chiedere alla figlia maggiore di mantenere il segreto e di aiutarlo a nascondere il bambino?
"Cosa vuoi che faccia?" Chiese senza tanti convenevoli quando suo padre le aprì la porta.
"Vivere qui. Dovrai proteggerlo dagli occhi degli dei e dei mostri."
"Cioè vuoi che rinunci alla mia vita per fare da baby-sitter. Va bene, lo farò. Ma se Zeus lo scoprirà ti prenderai tutta la colpa.
"Grazie"
"Ringrazia di avermi fatto giurare." Ringhiò lei. "Allora? È un maschio o una femmina?"
Poseidone fece segno a Sally di avvicinarsi con il fagottino.
"Ti presento Perseus, tuo fratello." Elisabeth sbuffò imponendosi di odiare da subito il fagottino, lo avrebbe solo protetto come voleva suo padre e quando la pulce fosse stata abbastanza grande l'avrebbe lasciato e sarebbe tornata a fare i cavoli suoi.
Quando, però, gli occhi dei due si incontrarono tutti questi propositi andarono dritti dritti al Tartaro.
Quel bambino era speciale.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Ade, Apollo, Nico/Will, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Blood Brothers'
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Elisabeth si trovava sul terrazzo sopra uno dei più alti grattacieli di New York. 
Era appoggiata alla balaustra. 
Aveva appena salutato per sempre, o per un tempo molto lungo, il suo fratellino. 
Lo aveva abbracciato, baciato e accarezzato. Aveva cercato di imprimere nella sua mente ogni piccolo dettaglio del bambino.
Poseidone aveva augurato il  meglio a lui e a Sally prima di sparire lasciando nell'appartamento una lieve brezza marina.
Apollo era rimasto con Sally e Percy. 
Manipolare la foschia e i ricordi dei due non sarebbe stato una passeggiata.
Avrebbe dovuto cancellare i ricordi di tutte le persone venute a contatto con loro, avrebbe dovuto creare ricordi falsi degli anni passati, trovare un mortale per Sally e manipolare la sua memoria per fargli credere di essersi conosciuti tempo prima.
Avrebbe dovuto anche cancellare tutti gli insegnamenti che Percy aveva appreso sul mondo divino.

Una lacrima solitaria si fece strada dal suo occhio, scendendo sulla guancia, fino a cadere giù dal mento. 
Toccò la catenina argentata che aveva appesa al collo, stringendo la conchiglia che fungeva da pendente. 
Le venne in mente il momento in cui Percy glie l'aveva donata.
Ricacciò indietro le lacrime, cercando di pensare a qualcos'altro. 
 "Mi piace questo posto." Disse una voce maschile dietro di lei. "È rilassante." 
Seguirono alcuni minuti di silenzio. 
Elisabeth aveva stretto gli occhi, provando a non piangere.
"Da quassù ti puoi sentire padrone del mondo, non trovi anche tu? Anche se detto da un dio suona strano." 
Lei non rispose. 
"Non potrai avercela con me per sempre, dolcezza." Disse cercando di sdrammatizzare la situazione.
"Va via." Disse lei acida. 
"Nah. Quassù sto bene." 
Il biondo le si avvicinò. "Tu no, però."

"Lo sai che prima o poi sarebbe successo. Era solo questione di tempo." Continuò con tono più dolce "È l'unico modo per proteggerlo. Per proteggervi entrambi." 
Le mise una mano sulla spalla. A contatto con la pelle del dio la ragazza venne scossa da un brivido e si staccò da lui, fulminea. 
"Non toccarmi." Ringhiò. "È colpa tua se l'ho perso." 
"Era l'unica alternativa possibile." 
"No! È stata una tua idea! Tu..." Elisabeth prese un lungo respiro.
"È tutta colpa tua!" Gli gridò iniziando a tempestare il busto del dio con forti pugni.
Il nume li incassò senza battere ciglio.
"So come ti senti, dolcezza, stai soffrendo. Hai bisogno di scaricare la sofferenza sugli altri." 
L'amico la lasciò sfogare finché ne ebbe bisogno. Lei smise di picchiare Apollo, stringendo tra le mani i lembi della maglietta dell'amico. 
"Perché l'hai fatto? Perché non potevamo cercare un'altra soluzione?" 
Lui non rispose.
Elisabeth sentì la rabbia e il dolore arrovellarsi dentro di se. 
"Perché tutto d'un tratto tu e mio padre andate d'accordo?"
"Abbiamo collaborato per un bene comune a tutti e due." 
"Percy sarebbe stato al sicuro con me. Lo è sempre stato. Tuo padre non l'avrebbe mai trovato." 
"Forse. Ma se l'avesse fatto?" 
"Avrei difeso mio fratello."  Assottigliò gli occhi.
Lo sguardo del dio si indurì. 
"Davvero? E chi avrebbe protetto te?" 
"Non mi interessa." Si voltò. Fece per tornare dentro. "Me ne vado." 
"Ferma." Sibilò lui afferrandole il polso e stringendolo con forza. 
"Magari a te non interessa vivere o morire, ma non pensi agli altri?" 
La figlia di Poseidone si ritrovò schiacciata tra la balaustra e il corpo del dio. 
Apollo era così vicino che riusciva a sentirne il fiato caldo sulla pelle e il suo profumo d'estate.
"Se mio padre ti avesse fatto qualcosa io... Io non sarei riuscito a sopportarlo."
"Apollo..." 
"Avrei scatenato una nuova guerra, lo capisci questo? Tutti quello che ho fatto per la Pulce non l'ho fatto per lui, ma per proteggere te."
Apollo si distanziò di qualche centimetro.
"Io..." Abbassò lo sguardo, non riuscendo a sopportare quello di lui.
Il dio, rendendosi conti delle parole appena pronunciate, sorrise facendo finta di niente.

"Lo sai che prima o poi sarebbe successo, Liz. Era solo questione di tempo, ora devi voltare pagina, per il bene di Percy." 


Percy. 
Quel piccolo le aveva fatto provare emozioni  nuove, che non aveva sentito con nessun altro. 
Il senso di protezione che aveva nei suo confronti ogni volta che lo vedeva, l'amore che si rispecchiava nei suo occhi quando lo guardava, la gioia di vederlo sorridere... 
Tutti le emozioni negative vennero spazzate via dall'amore che provava per il fratellino.
Sapeva che doveva staccarsi da lui per proteggerlo, ma sapeva anche che il distacco le avrebbe prodotto un vuoto nel cuore.
Lei alzò lo sguardo e incontrò le iridi dorate del dio.
"Lo so." Soffiò. "Ma fa male." 
Apollo le sorrise, nei suoi occhi si riversò un'enorme quantità di dolcezza. 
"Vieni qui." Le disse aprendo le braccia.
Lei non se lo fece ripetere due volte e si tuffò tra le braccia confortanti dell'amico.
Il suo corpo era percorso da tremiti, così il dio la strinse contro il suo petto. 
"Puoi piangere, se vuoi."  Le sussurrò. 
Lei scosse la testa, ma una lacrima traditrice le scese sulla guancia. 
"Fa bene piangere in momenti come questo."
Ed Elisabeth pianse. Pianse calde lacrime. 
Presto le gambe le cedettero, e Apollo la accompagnò lentamente sul pavimento. La tenne stretta a lui mentre si sedevano insieme poggiando la schiena sulla ringhiera. 
Le fece appoggiare la testa sul suo petto, cercando di darle conforto.
Ed Elisabeth pianse, lasciandosi cullare dai colori del tramonto e dalle braccia del Sole.

~•~

Elisabeth aprì gli occhi. 
La prima cosa che vide furono un paio di iridi d'ambra.
"Ben svegliata, pigrona. Dormito bene?" Le chiese Apollo sedendosi di fianco a lei.
La ragazza tirò su la schiena e si massaggiò la testa. 
"Quanto ho dormito?" Chiese.
"Un'oretta circa." Le si avvicinò e le accarezzò la guancia. 
A contatto con la sua pelle calda la figlia di Poseidone sentì una strana sensazione alla base dello stomaco. 
Guardò il dio, sorpresa dall'audacia di quel gesto, e lui si limitò a scrollare le spalle. 
Delicatamente le sfilò gli occhiali da sole dai capelli, indossandoli. 
"Questi sono miei." 
Il dio si distese comodamente sulla sabbia morbida e incrociò le braccia dietro la testa. 
Elisabeth lo guardava, ancora imbambolata a causa della carezza.
"Apollo io..." Iniziò a dire, ma venne interrotta da Austin, suo figlio, che correva verso di loro.
"Ap... Papà!" 
"Ciao!" Lo salutò il padre. 
"Io e gli altri ci chiedevamo... Non è che potresti insegnarci qualche mossa sulla tavola da surf?" Chiese arrossendo sulla punta delle orecchie. 
Gli occhi si Apollo si illuminarono. "Certo..." 
Si voltò a guardare Elisabeth. 
"Vai." Gli disse sorridendo. "Ci vediamo dopo." 
"Grazie." 
"E di cosa? Muovi il culo, i tuoi figli aspettano." 

Apollo non se lo fece ripetere due volte e insieme a Austin corse verso il gruppo di ragazzi biondi che li aspettavano sul bagna-asciuga. 

~•~ ~•~

Hanno trovato una postazione perfetta. I cespugli, le rocce e gli alberi lì accanto creano un punto magnifico e straordinariamente comodo per sedersi e offrono una visuale perfetta.
-Oh, miei dei. Non posso credere che stia succedendo!- esclama Jason, meritandosi un'occhiataccia da Reyna.
Dopo che Percy aveva vinto la gara di surf, Jason e Reyna erano andati a cercare Nico e Will, che non si trovavano da nessuna parte.

-Ma che diavolo hai che non va? Non hai visto come si guardano di solito?- Prova a mettersi più comoda sull'erba su cui era seduta non staccando però gli occhi dalle due persone sedute su un tronco a pochi metri da lei.

Non sente di cosa stanno parlando, ma gli occhi di Nico che cercano continuamente di guardare qualcos'altro che non siano quelli del figlio di Apollo dicono tutto quello che c'è da sapere. 

-Se non lo bacia adesso giuro che impazzisco- dice Jason a denti stretti. -Lo deve baciare. Immediatamente.-

Elisabeth , che li aveva seguiti fin dall'inizio, non risponde, troppo scioccata dalla scena che si sta svolgendo: improvvisamente Will dice qualcosa mentre il figlio di Ade continua ad arrossire. 

Rimangono fermi, a parlare. 

Dopo qualche minuto, oppure ora, (nel quale Jason non ha fatto altro che pregare Afrodite di intervenire e smuovere un po' le acque), sente i passi di qualcuno poco distanti. 

Automaticamente si alza, sfoderando la sua spada. 

-Ehi, calmino!- strilla una voce. Il figlio di Giove si accorge di avere la spada puntata al collo di Jackson. Neanche un secondo dopo, vede la sorella gettarsi su di lui, probabilmente per farlo stare zitto. 

Mentalmente prega gli dei (soprattutto Afrodite) che Will e Nico non lo abbiano sentito. Sarebbero stati guai seri.

Intanto Percy è riuscito a scollarsi di dosso sua sorella che gli fa cenno di tacere.

-Devi stare zitto!- ringhia il figlio di Giove. 

Percy alza le mani in segno di resa e fa segno di aver capito.

-Vi stavamo cercando, è da due ore che siete spariti.-

Invece di rispondere, Jason tira giù Percy, facendolo sedere accanto a lui. -Un momento... Sono Nico e Will!-, esclama Percy. 

-Certo, che ti aspettavi stessimo facendo? Guardare le stelle?-, ribatte il biondo, senza distogliere lo sguardo da quello che ormai è il suo obbiettivo. 

-Quindi è questo che intendeva Nico dicendo non sei il mio tipo... Ehi! Che cos'ha Will che io non ho?-. 

-Il non essere etero per esempio?- ribatte la sorella. 

-Zitti!- dice Jason. 

Percy finalmente tace, anche lui continua a fissare i due ragazzi. 

Rimangono così qualche minuto, quei due semidei sembra proprio che non vogliano darsi una mossa ad accontentare il figlio di Giove che intanto continua a pregare la dea dell'amore perché faccia il suo dovere.

Reyna sente che sta per avere una crisi di nervi con Jackson che continua a elencare i suoi pregi contro a quelli del figlio di Apollo.

Ancora una volta sentono dei passi. Si gira appena in tempo per vedere Hazel e Frank lì davanti, che si tengono per mano. -Che state facendo lì seduti, ragazzi?-.

Jason si gira. -Oh, Hazel! Vieni a vedere!-. 

Senza aspettare una risposta tira la figlia di Plutone per il braccio seguita da Frank, facendoli sedere dietro ai cespugli. -Oh, dei! Sono così dolci!-, esclama, per poi notare lentamente che il figlio di Apollo sta stringendo la mano a Nico. -Ma cosa...?-

-Ehi, boys!- la voce di Apollo riscuote tutti. Elisabeth ha appena il tempo di lanciare un'occhiata a Nico e Will per assicurarsi che non abbiano sentito prima di gettarsi sul dio del sole per chiudergli la bocca. 

-Dolcezza, so di essere irresistibile, ma così potrei non riuscire a trattenermi !-

Lei gli lancia un'occhiataccia. Annabeth, arrivata subito dopo Apollo, guarda lei e gli altri con un'espressione confusa.

Tutti si risiedono nel punto dietro ai cespugli, che improvvisamente si è fatto particolarmente stretto. 
-Ma quello è mio figlio! Il mio Will!- esclama Apollo. 
-Shh!-  gli urla Jason, fregandosene se sta dicendo di tacere ad un dio. Quella è la sua OTP. Nessuno può mettersi in mezzo alla sua OTP senza passare sul suo cadavere. 

C'è un minuto di silenzio. Will si sta lentamente alzando, pronto ad avvicinare il suo viso a quello di Nico. Jason lo prevede. Sta per baciarlo. Ringrazia mentalmente Afrodite o Venere che sia per questo. 

Pochi centimetri li separano.

-Finalmente uno dei miei figli ha preso da me! E con il figlio di Ade, poi!- gongola Apollo.

Will sta sussurrando qualcosa. Sembrerebbe interessante. 

Nico sta sorridendo.

-Baciatevi, baciatevi, baciatevi, baciatevi, baciatevi... ti prego Venere falli baciare-.

Nico sta piegando la testa di lato per farsi più vicino.

Will gli accarezza la guancia e...

-Ma è possibile che gli piaccia Will? Che cosa diavolo ha più di me?-  

E a quel punto che Reyna  esplode. -Volete chiudere quelle vostre stupide bocche?! Noi stiamo aspettando che questi due idioti si mettano ufficialmente insieme e se non state zitti non lo faranno mai!-. 

La figlia di Bellona si accorge di aver parlato troppo forte. 

Lentamente si volta vedendo Annabeth che di fianco a lei sbianca.

Nico è saltato in piedi. Fa davvero, davvero paura. Il viso di solito pallido e tranquillo all'improvviso è diventato del colore del vino che beve Dioniso. Gli occhi sono ridotti in due piccole fessure. Respira lentamente, per contenere tutta la rabbia e la vergogna provate in quel momento.

-Cominciate a correre- dice. Quelle tre parole, dette con quel tono calmo, celano una rabbia pari all'esplosione di un vulcano.

In meno di due secondi tutti i ragazzi si alzano in piedi di scatto, rivelandosi e iniziano a correre verso il campo con il figlio di Ade che impugna la sua spada e un esercito di guerrieri-scheletro alle calcagna e Will che urla frasi come: "non evocare nulla, ordini del dottore!"

Angolo autrice: solo una parola... Solangeloooo!
Poveri Nico e Will, stavano per baciarsi e Percy (perché è sempre sua la colpa) ha rovinato tutto! 
Nico poi è molto, ma molto arrabbiato. :) 
   
 
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