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Autore: Mary P_Stark    08/07/2016    2 recensioni
1803. Yorkshire. La guerra infuria, in Europa, e Napoleone Bonaparte non nasconde le sue mire nei confronti della ricca Inghilterra. Christofer Harford, figlio cadetto del Conte Spencer, viene costretto dal padre a maritarsi prima della partenza per la guerra. Le imposizioni non sono mai piaciute al rampollo di casa Spencer, che mal sopporta l'ordine, e finisce con il rendere vittima la dolce e docile Kathleen, sua moglie contro ogni aspettativa. Le privazioni della guerra e la morte prematura del conte Harford richiamano in patria un Christofer distrutto dal dolore, che si ritrova ad affrontare non solo la morte del conte, ma anche una donna che non riconosce essere sua moglie.
Perché la nuova Kathleen è forte, non si piega alle avversità e, soprattutto, sa tenere testa al marito come mai aveva fatto prima della sua partenza. Ma cosa l'ha cambiata tanto?
Christofer è deciso a scoprirlo, così come è deciso a redimersi dalle sue colpe come marito. Ma nubi oscure si addensano all'orizzonte, minando la possibilità dei due coniugi di conoscersi, di instaurare un vero rapporto.
Saprà, Christofer, difendere la moglie da questo pericolo ormai alle porte e, nel suo cuore, potrà trovare spazio anche per l'amore?
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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26.
 
 
 
 
 
Cacciarsi nei guai così spesso – o meglio, scivolarvi in mezzo con maestria – era infine servito a qualcosa, a quanto pareva.

Arrampicandosi con la stessa agilità di uno scoiattolo, nonostante la sua gamba destra non fosse più quella di un tempo, Christofer raggiunse con facilità la cima della tettoia.

Un attimo dopo, allungata una mano a William, lo aiutò a salire a sua volta, prima di passargli uno dei due bastoni che aveva trafugato nella vicina stalla.

In silenzio, i due si accucciarono per procedere carponi in direzione della stanza indicata loro da Milly.

Lì, le luci erano basse e soffuse, e da essa non proveniva alcun suono.

Un buon segno, così come pessimo.

Christofer si sentì travolgere dalla rabbia, al solo pensiero che potessero aver fatto del male alla moglie, ma sapeva di doversi trattenere.

Non era il momento di perdere di vista il motivo principale della loro missione.

Avrebbe potuto rivalersi su Peter in un secondo momento ma, adesso, doveva pensare a liberare Kathleen.

Indicando a William di stare dietro di lui, si accucciò nei pressi della finestra più vicina e guardò all’interno.

Come aveva detto Milly, quell’uomo superava di sicuro di mezza testa sia lui che William, e aveva spalle degne di un colosso.

Questo, comunque, non l’avrebbe fermato. Aveva abbattuto nemici grandi il doppio di lui con la semplice astuzia, e quest’ultimo non sarebbe stato diverso.

Senza dire una parola, indicò a William di avvicinarsi alla finestra più vicina a Kathleen, così da distrarre l’uomo e permettergli di colpirlo alle spalle.

Non molto onorevole, ma della cavalleria non gliene importava nulla, questa notte.

Avevano rapito sua moglie, e nessuno sarebbe sopravvissuto per raccontarlo.

Dato l’okay al cognato, Christofer si apprestò ad abbattere la fragile finestra poco sopra di lui e, quando lo vide apprestarsi a fare lo stesso, agì.

L’energumeno, nell’intravedere una figura alla finestra, si allontanò per raggiungerla e, in quel momento, il conte si gettò con tutto il suo peso contro i vetri.

Questi, si fracassarono in uno stridore violento di vetro e legno e, mentre Kathleen gridava a stento, trattenuta dal bavaglio, Carl si volse indietro, interdetto.

William colse al volo l’occasione e imitò il suo signore, confondendo ulteriormente il carceriere che, non sapendo bene chi affrontare per primo, si ritrovò a fare i conti con Christofer.

Calando su di lui con tutta la rabbia repressa fino a quell’istante, il conte lo abbatté con un sol colpo, mandandolo lungo riverso a terra.

Tremante di furore, lo fissò a lungo, indeciso se colpirlo ancora quando, nell’udire l’ansito di Kathleen, si volse.

William l’aveva liberata dalle corde e ora, libera di muoversi, lei corse verso il marito e lo abbracciò con foga, affondando il viso nel suo petto.

A Christofer non parve vero, eppure lei era lì, calda tra le sue braccia, forse un po’ spaventata, ma viva e vegeta.

Con le lacrime agli occhi, Kathleen si alzò in punta di piedi per baciarlo con forza, prima di esalare: “Siete stati due pazzi, a gettarvi dentro a quel modo…”

William li raggiunse con un sorriso, e replicò: “O così, o tuo marito sarebbe impazzito prima di arrivare qui. Non avrebbe atteso un attimo di più.”

Kathleen lo ringraziò con un bacio e una carezza sul braccio e, confusa, domandò loro: “Ma… come avete fatto a scoprire che ero qui?”

“Già… come avete fatto?” domandò una voce, sorprendendo tutti.

Il trio si volse di colpo e, sgomento, osservò la figura di Peter Chappell, fermo sulla porta e con una pistola puntata contro di loro.
 
***

Dov’era, per tutti i santi del paradiso?

Eppure, la stanza non aveva altre porte oltre quella da cui era entrato, e non v’erano tavoli nascosti ove potersi accomodare in gran segreto.

Volgendosi a destra e a manca, cominciando a preoccuparsi, Anthony impallidì visibilmente quando scorse Milly raggiungerlo di gran carriera.

Barnes, fermo al bancone del bar, a debita distanza da Phillips, lo guardò ansioso.

Milly afferrò il gentiluomo a un braccio, incapace anche solo di parlare, ma levò lo sguardo a scrutare ansiosa le scale.

Anthony allora annuì, le diede una pacca sulle spalle e corse via, lanciando uno sguardo di avvertimento a Barnes, che si mosse lesto per andargli dietro.

Qualsiasi cosa fosse successa, da lì in poi, avrebbe dovuto essere improvvisata.

Come al solito.

Perché mai una sola, dannatissima volta, le cose non potevano andare per il verso giusto al primo colpo?
 
***

Portando istintivamente Kathleen dietro di sé, Christofer disse senza mezzi termini: “Sei al capolinea, Chappell. Abbiamo uomini a sufficienza per portarti dove meriti… al Creatore.”

Peter, però, ghignò in risposta e, piegando il capo di lato, replicò divertito: “Ne sei così sicuro, Harford?”

L’attimo seguente, Kathleen emise un rantolo di dolore e, nel portarsi le mani alla gola, se la ritrovò coperta da quella enorme di Carl.

Sia Christofer che William si volsero a loro volta, sconvolti da quella vista e Peter, scoppiando a ridere, esclamò: “Devi assicurarti di lasciare indietro dei morti, signor conte, non solo dei feriti. I feriti possono rialzarsi… e ammazzarti.”

Sollevata di peso da terra, Kathleen non poté fare nulla per liberarsi, ma fu tremendamente consapevole di ciò che stava succedendole intorno.

Con gli occhi sgranati per il terrore, gracchiò il nome del fratello mentre Peter gli sparava a tradimento.

Christofer, però, spinse via il cognato dalla traiettoria di tiro, impedendogli di essere colpito, se non di striscio.

Non contento, Peter estrasse un’altra pistola dalla cintola dei pantaloni e, gettata a terra quella scarica, si preparò a fare nuovamente fuoco.

Non arrivò mai a farlo.

Anthony entrò di corsa nella stanza, gettandolo a terra col suo peso e, assieme a lui, ingaggiò un serrato combattimento corpo a corpo.

Indeciso sul da farsi, Carl gettò malamente a terra Kathleen, che colpì il capo contro il pavimento, restando così tramortita.

Christofer, pur preoccupato per lei, preferì vedersela con l’energumeno che l’aveva colpita così da assicurarsi, una volta per tutte, che non si rialzasse più.

Afferrato uno dei bastoni che aveva utilizzato per abbatterlo la prima volta, si mosse in circolo per evitare le sue mani possenti, mosse ad artiglio per agguantarlo.

In quel parapiglia generale, giunse infine Barnes, che osservò sgomento l’intera scena all’interno della stanza.

Gli occhi gli si sgranarono nel vedere William a terra, il braccio sanguinante per una brutta ferita e una smorfia dipinta sul viso torvo.

Già pronto a raggiungerlo per sincerarsi circa le sue condizioni, il barone vide Peter scantonare Anthony e puntare nuovamente verso William la sua arma, ancora carica.

Per lui fu troppo.

Si gettò sul dragone decaduto, urlando con tutta la forza che aveva nei polmoni: “Non ucciderai mio figlio!”

Se per William fu un trauma udire quelle parole, per Peter non lo fu affatto e, nel colpire con forza Barnes alla testa, esclamò: “Mi chiedevo quando te ne saresti accorto, vecchio!”

Poi, rivolgendosi al fratello di Kathleen, aggiunse: “E ora, vediamo di chiudere la partita una volta per tutte, con voi ficcanaso. Così, saprò che nessuno della famiglia Barnes, o Spencer, verrà a rompermi le uova nel paniere!”

“NO!” gridò Kathleen, sconvolta, prima di udire un colpo di pistola.

Tutti raggelarono, a quel suono, persino Carl e, quando Peter reclinò intontito il capo a guardarsi il torace, infine comprese.

Sdraiato a terra, la spalla destra evidentemente lussata, Anthony gli aveva sparato per mettere fine a quella follia.

Peter cadde in ginocchio un attimo dopo e Carl, come risvegliandosi dal torpore che l’aveva colpito alla vista del suo capo morente, lanciò un grido feroce e si abbatté su Christofer.

Lui, però, non si fece prendere di sorpresa e, scartando abilmente di lato – pur se la sua gamba gridò in risposta a quel trattamento inadeguato – rotolò sul pavimento e si portò alle sue spalle.

Un attimo dopo, estrasse un pugnale dal fodero interno dei suoi stivali e lo pugnalò al fianco, facendolo gridare di dolore.

Lanciato uno sguardo a Kathleen, che annuì in fretta, il conte si fece passare una delle corde appese al muro dietro di lei e, con un cenno di assenso, la vide volgere lo sguardo per non osservare.

Certe memorie non avrebbero dovuto far parte di lei.

Ancora piegato a terra, il pugnale ben incuneato nella carne bruciante, Carl ringhiò furente quando Christofer gli fece passare una corda attorno al collo.

Lui strinse, e strinse ancora, mentre l’altro rantolava e il sangue cadeva a fiotti sul pavimento ormai fradicio.

Il conte, però, non mollò mai la presa sul suo avversario.

Erano state troppe le volte in cui avevano attentato alla sua felicità, così come a quella della moglie.

Troppe le volte in cui avevano tentato di strappargliela.

Troppe le volte in cui aveva seguito le regole, soprassedendo su comportamenti che, in guerra, avrebbe trattato con ben altro stile.

Era il momento di dire basta. A Chappell, ai ricordi, a tutto quanto.

Fu solo quando il corpo di Carl divenne troppo pesante da trattenere, che Christofer comprese che era infine morto.

Lasciatolo andare con un sospiro stanco, il conte si volse infine verso la moglie, rannicchiata contro il muro e il viso sprofondato nelle ginocchia.

Accucciandosi accanto a lei, mormorò: “Katie… stai bene?”

Lei sobbalzò, levò gli occhi verde oro a squadrarlo e, nel vederlo sano e salvo, scoppiò in lacrime e lo abbracciò con foga, quasi mandandolo riverso a terra.

Christofer sorrise nonostante tutto e, nel risollevarla dal pavimento, si guardò intorno distrutto, ma soddisfatto.

William era in piedi, e aveva già badato a stringere la sua ferita al braccio con un bendaggio di fortuna.

Anthony, invece, si trovava accanto a Barnes, apparentemente ancora svenuto.

“William…” mormorò Kathleen, scostandosi dal marito per raggiungere il fratello.

Lui la abbracciò strettamente, in barba alla presenza di Anthony che, dopo aver lanciato a entrambi un’occhiata curiosa, si rivolse all’amico e disse: “Ho idea che mi sia sfuggito qualcosa, in questa storia.”

“Più tardi…” mormorò Christofer, accucciandosi accanto al suocero. “Mi sentite, Barnes? Barone!”

L’uomo mosse appena gli occhi, sbattendo poi le palpebre con espressione confusa e, nel mettere infine a fuoco il viso di Harford, ansò: “Kathleen? William?”

I due diretti interessati si portarono nel suo quadro visivo e il barone, nel notare lo sguardo confuso e ferito del giovane, mormorò: “Quel volto… somigli… a… t-tua madre…”

Ciò detto, perse nuovamente i sensi e Christofer, prendendo in mano le redini della situazione, raccolse da terra Barnes e, scrutato Anthony, domandò: “Come la mettiamo, qui?”

“A questo macello penserò io. Voi, portatelo da un dottore al più presto. Le ferite alla testa possono essere subdole e pericolose.”

Annuendo, Christofer uscì all’esterno della stanza assieme a Kathleen e William.

Dabbasso, il locale sembrava essersi cristallizzato, con svariate teste rivolte verso il piano superiore e tanti, troppi sguardi confusi e spaventati.

Nel lanciare un paio di monete d’oro all’oste, incurante di tutto e di tutti, Christofere si limitò a dire in fretta: “Un dottore, e un letto dove poterlo sistemare.”

Senza chiedere nulla, l’uomo assentì e, nel richiamare l’attenzione di una delle sue ragazze, la mandò in fretta a cercare chi di dovere.

Un attimo dopo, indicò a Christofer di seguirlo nel retro, mentre intorno a loro le attività tornarono al loro stato originario.

Ci voleva ben altro, in luoghi come quello, per far scappare a gambe levate le persone.
 
***

Seduta sul bordo del letto mentre inumidiva con una pezzuola il viso febbricitante del padre, Kathleen si volse in direzione del fratello, poggiato contro il telaio della finestra.

La stanza era deserta, fatta eccezione per loro.

Anthony e Christofer stavano parlando con le autorità locali circa quello che era accaduto, il dottore si era già ritirato e, a pensare a Barnes, erano stati lasciati loro.

Lappandosi le labbra, non sapendo bene cosa dire, Kathleen mormorò: “William… tutto bene?”

Lui sobbalzò, si volse verso la sorella con gli occhi ancora sgranati e persi e, non riuscendo a mettere a parole il suo disagio, sospirò soltanto.

“Come pensi l’abbia scoperto? Solo per la somiglianza con tua madre? Pensi si ricordasse ancora di lei?”

Ancora William non rispose, ma pensò Barnes a farlo.

Sospirando, aprì gli occhi per puntarli sulla figlia e mormorò roco: “E’ successo quando sono stato a Londra, per indagare su Chappell. Non ricordavo che tua madre si chiamasse Knight e, anche volendo, non avrei mai potuto ricollegare quel cognome a te. Ma rivedere Christine…”

“Non parlate di mia madre” ringhiò William, facendosi di ghiaccio.

“Oh, non temere… non l’ho infastidita, se è questo che temi, ragazzo” ansò lui, e subito Kathleen gli inumidì le labbra con un telo bagnato.

Il dottore si era raccomandato di non fargli ingerire nulla, per almeno un paio d’ore.

“La scorsi assieme al maggiordomo degli Spencer, mentre lasciava la casa dove io l’avevo mandata tanti anni addietro. Mi chiesi il motivo di quel cambiamento e, parlando con mio cugino, venni a sapere che suo figlio si era trasferito al nord per lavorare come attendente presso una famiglia di nobili di York.”

Accigliando, William cominciò a passeggiare nervosamente per la stanza, ringhiando: “Questo non conta nulla. Non vi devo nulla. Il fatto che ora sappiate, non cambia ciò che provo per voi.”

“E come potrebbe?” rise nonostante tutto Barnes. “Tu eri una vergogna che non potevo lasciare trapelare sul mio conto. Non il barone Barnes, che si vantava di essere così timorato di Dio!”

Kathleen lo fissò malamente, ma lui non vi badò.

“Ma, quando Andrew è tornato dentro una bara, io…”

Il barone deglutì a vuoto, e proseguì roco. “Ho odiato mio genero per essere tornato, e mia figlia per essere sopravvissuta a un parto prematuro che avrebbe spezzato fibre ben più forti della sua. Ho sempre e solo odiato.”

“Per questo, tentaste di fare del male a coloro che, invece, avreste dovuto amare?” gli rinfacciò William, ora non più in grado di controllarsi. “Per questo, chiamaste Chappell a casa vostra?!”

“Sì, e fu solo il ferimento di Kathleen a farmi rinsavire.”

Poi, scrutando il viso ombroso della figlia, aggiunse: “Ma era tardi per tutto. Per recuperare un rapporto che non avevo mai voluto coltivare…o saputo coltivare, per aspettarmi rispetto da mio genero, o comprensione da parte di mia moglie.”

Kathleen sbuffò a quelle parole, ma il padre non tentò di difendersi. Sapeva di meritare questo, e altro ancora.

“Fu per questo che mi presi l’onere di scoprire ogni cosa su Peter Chappell, di sapere dove fosse, come facesse a rimanere nell’ombra. E seppi di te. Parlai con Christine una sola volta, e ammise che tu non eri più con lei, ma che te n’eri andato per lavorare al nord. Non mi disse di Kathleen ma, dopo averti visto assieme a lei, non ebbi più dubbi.”

William imprecò, cosa davvero insolita per lui, e il suo passo in lungo e in largo per la stanza proseguì più nervoso.

“Nel mio studio ci sono delle carte che devi avere, Kathleen.”

“Non ho nessunissima intenzione di mettervi piede, padre. Se vorrete darmi qualcosa, lo farete voi stesso” replicò lei.

Lui sogghignò, ansando affannosamente, e replicò: “Io… non penso…”

Accigliandosi, la giovane gli poggiò una mano sul torace prima di chinarsi per auscultare meglio e, sgomenta, esalò: “Batte all’impazzata!”

Annuendo, Barnes mormorò: “Il primo cassetto, Kathleen. Per favore. Te lo sto chiedendo per favore.”

Lei, però, non lo ascoltò affatto e, correndo verso la porta, urlò il nome di Christofer per richiamare la sua attenzione.

Subito, il marito la raggiunse e Kathleen, terrorizzata, esalò: “Richiama il dottore, ti prego. Sta peggiorando.”

Lui annuì e corse via.

Kathleen, a quel punto, si volse per rientrare in camera e, nel vedere il padre con la mano tesa verso un figlio che non aveva mai riconosciuto, non seppe che dire.

William era fermo nel mezzo della stanza, terrorizzato da quella mano protesa e, al tempo stesso, restio a non accettare le confessioni di un uomo morente.

Crollò in ginocchio, gli occhi colmi di lacrime rabbiose e, fissando con astio quella mano, sibilò: “Vi ho sempre odiato… per ciò che avete fatto a mia madre, a me, a Andrew… a Kathleen. Non siete mai stato all’altezza del vostro titolo!”

“L’odio è meglio dell’indifferenza, credo” sospirò il barone, reclinando la mano verso terra. “Nel bene o nel male, hai pensato a me, ogni tanto.”

“E’ solo questo che sapete dire? Pensate sia bello essere stato l’incubo quotidiano di vostro figlio?” sbottò Kathleen, avvicinandosi a lui per affrontarlo a muso duro.

Lappandosi le labbra riarse, Barnes replicò con occhi velati: “Somigli… a Andrew…così tanto.”

“Per questo mi avete sempre odiata, lo so” sottolineò la donna, irrigidendosi quando avvertì le mani di William sulle sue spalle.

Lei lo guardò preoccupata, ma il fratello scosse il capo, asserendo: “Sì, ho pensato a voi ogni giorno, e ogni giorno ho pregato di potervi uccidere… ma ora che vi ho qui davanti, piegato dalla morte, so di essermi sbagliato. Per voi, è stato più difficile vivere, mentre ora vi è semplice, morire.”

Aprendosi in un sogghigno liberatorio, Barnes esalò: “Forse… tra poco, comunque, avrò l’occasione di chiederlo a Andrew. Dite, per favore, a Georgiana che… che io…”

Il respiro gli mancò e, nonostante ciò che si era ripromesso, William si staccò dalla sorella e, sollevato che ebbe il padre dalle coltri, lo tenne contro di sé e mormorò: “Cosa dobbiamo dirle? Cosa?”

“Ho… ho sbagliato. Lei capirà.”

Tossì un paio di volte, e fu a quel punto che Kathleen notò il sangue colargli da un orecchio.

Ansando scioccata, la giovane si accoccolò accanto all’uomo e William, nel deporlo nuovamente sul letto, fece per lasciarlo andare, ma Barnes lo trattenne a una mano.

Strinse con tutta la forza che gli riuscì di trovare e, in un ultimo rantolo, gorgogliò: “I miei… figli…”
 
***

Kathleen aveva voluto rimanere a casa con sua madre, non fidandosi a lasciarla da sola, dopo la notizia della morte del marito.

Christofer aveva compreso il suo desiderio di non abbandonarla e, pur se a malincuore, l’aveva lasciata a Casa Barnes con la promessa di tornare nel giro di poco tempo.

Doveva rassicurare tutti, a Green Manor, vista la loro toccata e fuga di poco prima.

Kathleen si era voluta fermare solo il tempo necessario per prendere con sé i bambini, prima di recarsi dalla madre.

Seduto al suo fianco nella carrozza, William appariva silenzioso quanto una statua, e non faticava a comprenderne i motivi.

Non solo aveva scoperto che suo padre sapeva di lui ma, da quel poco che Kathleen gli aveva detto, sembrava essere stato lieto di averlo visto prima di morire.

Dubitava, comunque, che William fosse di quell’avviso, per lo meno a giudicare dal suo sguardo furente.

Scrutando la sera ormai pronta a lasciare il posto alla notte, la neve brillante sotto la luna, Christofer mormorò: “Sai, vero, di poter parlare con me, William?”

L’altro assentì, ma non aprì bocca, così il conte non insisté. Non sarebbe stato certo lui a spingere l’uomo a parlargli di cose che, evidentemente, pesavano troppo sul suo animo.

Dopo alcuni minuti di assoluto silenzio, però, William mormorò: “Ha detto… i miei figli…”

“Puoi vederla così, William. Per quanto tuo padre possa essere stato un uomo dal carattere tutt’altro che facile, alla fine si è gettato contro un assassino armato di pistola, deciso a difenderti.”

A quel punto, l’attendente sbottò e, con voce incrinata dal dolore provato, esclamò: “E cosa dovrei farmene, ora, di tutto l’odio che ho portato con me fino a oggi?! Che senso ha, adesso, aver trovato un padre, che poi è morto tra le mie braccia?! Che senso ha avuto, saperlo?!”

Le lacrime gli scivolarono lungo le guance e la gola, e Christofer lasciò che scendessero, che dilavassero il suo odio, tramutandolo in rimpianto e, forse, affetto.

Quando attraversarono i confini di Green Manor, il cognato gli disse soltanto: “Hai potuto dire addio a un padre che merita di essere ricordato, William. Io dissi addio a un uomo che, invece, vorrei tanto dimenticare.”

Ciò detto, aprì la porta della carrozza quando questa si fermò e, senza attendere il cocchiere, ne discese per raggiungere il palazzo.

A William non restò altro che seguirlo.
 
***

La candela che teneva in mano lanciava lunghe e lugubri ombre, tutt’attorno a lei.

Lo studio del padre era sempre stato interdetto, per lei, e Kathleen lo aveva sempre visto come un luogo pericoloso, assolutamente da tenere a distanza.

Eppure, sapeva che doveva entrarvi.

Il primo cassetto della scrivania, pensò tra sé, avanzando infine nella stanza.

Sua madre era ormai a letto da ore, stremata dal pianto e tranquillizzata dal laudano che la cuoca aveva portato a Kathleen poche ore addietro.

I bambini, invece, erano comodi e addormentati nel suo lettone, circondati da una montagna di cuscini.

Non sarebbero andati da nessuna parte, e voleva portare a termine quell’operazione prima che facesse giorno.

Quello, era compito suo. Suo padre lo aveva lasciato in consegna a lei.

Ironicamente, si rese conto che era stata la prima volta in cui suo padre le aveva chiesto di fare qualcosa… chiedendolo per favore.

Una cosa che una donna non avrebbe dovuto fare, in realtà.

Aggirando la scrivania, ne studiò le linee eleganti, il sottobraccio in pelle, il calamaio e la penna dalla punta in argento, i documenti in ordine.

Chissà quante volte, quella scrivania lignea, aveva ascoltato la sua voce iraconda, o i suoi pensieri affranti?

Scuotendo il capo per l’impazienza, Kathleen lasciò perdere quelle divagazioni inutili e rigirò tra le dita la piccola chiave ottonata che chiudeva il primo cassetto.

Deglutendo a fatica, lo aprì e, lì in bella vista, la giovane trovò una busta chiusa con ceralacca rossa.

Sopra, lo stemma dei Barnes.

Dopo essersi accomodata sulla poltrona del padre e aver avvicinato la candela alla busta, ne ruppe il sigillo ed estrasse i fogli in essa contenuti.

Veloce, lesse l’atto di proprietà riguardante alcuni terreni poco distanti da York… lascito postumo intestato a William Amedeus Knight.

Sgranando leggermente gli occhi, scorse un secondo foglio dove, di suo pugno, il padre legittimava, con atto notarile, William come suo figlio.

Allargando gli altri fogli sulla scrivania, trovò una lettera scritta a metà, e indirizzata a William, direttamente dal barone.

Se fosse sopravvissuto, forse avrebbe potuto terminarla.

Kathleen decise di non leggerla, preferendo inserirla in una busta perché il fratello potesse visionarla con suo comodo.

Scandagliando tra quei documenti, vide alcuni documenti riguardanti Peter, le lettere degli investigatori che il padre aveva assoldato.

Era tutto vero, tutto maledettamente vero.

I mesi che suo padre aveva passato lontano da lei, dopo il suo ferimento, non erano stati mesi passati nel rimpianto del fallimento di Peter.

Tutt’altro.

Si era realmente reso conto di aver dato voce in maniera errata al suo dolore, di aver commesso il peccato di aver ferito il figlio morto, anche se già nella tomba.

L’aver messo in pericolo la sorella tanto amata dal figlio defunto, aveva risvegliato in lui il rimorso.

Non tanto per lei – suo padre non l’avrebbe mai amata e apprezzata come aveva fatto con Andrew, pur se nel modo sbagliato – ma per onorare la memoria del figlio defunto.

Per questo, si era lanciato alla caccia di Peter. Per correggere il suo errore di valutazione, e non far soffrire lo spirito di Andrew.

Con un mezzo sorriso, Kathleen mormorò: “Beh, meglio di niente…”

“Pensieri profondi nel bel mezzo della notte, mia cara?” sussurrò Christofer, dalla porta.

La moglie sobbalzò leggermente – non aveva udito il suo ritorno a Casa Barnes – e, nel muovere una mano sopra i documenti sparsi sulla scrivania, asserì: “Non ha mentito. Ci sono un sacco di lettere da parte dei suoi investigatori… e un atto notarile in cui riconosce William come suo figlio, avuto al di fuori dal matrimonio.”

Christofer levò sorpreso un sopracciglio, avvicinandosi alla moglie.

Scorse velocemente gli incartamenti, concentrandosi maggiormente sull’atto di proprietà destinato a William.

“Questo possedimento è ricco di frutteti e di prati destinati a pastorizia. Gli renderà bene” chiosò Christofer, poggiando una mano sulla spalla di Kathleen.

“Ammesso e non concesso che lo accetti. William mi è parso davvero scioccato…e infastidito dall’idea che nostro padre sapesse di lui.”

“Concedigli il tempo e lo spazio per adeguarsi” la pregò il marito, dandole un bacetto sui capelli. “Chiunque, dopo una vita passata a odiare l’uomo di cui porti il sangue nelle vene, sarebbe sconvolto e fuori di sé, nello scoprire una simile verità.”

“La morte di Andrew lo ha sconvolto più di quanto avrei mai potuto immaginare…e anche il mio ferimento” sospirò Kathleen, sfiorando con una mano la cicatrice sulla sua spalla.

“Non pensarci proprio ora. Torniamo a letto con i bambini. Abbiamo bisogno entrambi di un attimo di tranquillità assieme a loro, dopo tutte queste avventure.”

Lei allora gli sorrise, prese con sé la candela e, nel mettersi al suo fianco, chiosò: “Sarà bello annoiarsi all’ombra di un albero, d’ora innanzi, o addormentarsi in poltrona senza avere il timore della propria ombra.”

“Puoi dirlo forte” assentì lui, avvolgendole le spalle.

“Grenview? Ha già parlato?”

“Per ora, si lamenta per il dolore alla testa, e si lagna di essere stato messo in cantina, confinato come un appestato e controllato a vista da quattro uomini armati” ghignò Christofer. “Un vero peccato che Peter non abbia avuto la prontezza di spirito di fare quanto ha tanto cianciato con me.”

“E cioè?” chiese curiosa la moglie.

“Non lasciarsi mai alle spalle dei feriti. Pensando che mio cugino fosse morto, ci ha lasciato una fonte inestimabile di informazioni e, grazie a lui, scopriremo quali loschi traffici avesse Peter, e come ha fatto a nascondersi così bene, in questi mesi. Prevedo un sacco di impiccagioni, per la prossima primavera” decretò il conte, cupo in viso.

“Io prevedo solo di addormentarmi nel letto, con te e i bambini al fianco. Libera, finalmente” sorrise Kathleen, levandosi in piedi per dargli un bacio.

“Ottimo programma, davvero. Non potrei essere più d’accordo con te” replicò lui, sollevandola a sorpresa tra le braccia.

Lei rise sommessamente per non svegliare nessuno e, con un luccichio malizioso nello sguardo, lasciò che il marito la conducesse nelle loro stanze.

Sì, per la prima volta da un anno a questa parte, avrebbero dormito senza demoni a rincorrerli.

Suo padre era morto, e per questo non aveva potuto porre rimedio ma, per lo meno, avrebbe potuto ricordarlo senza l’odio nel cuore.

Questo sollievo, Christofer non avrebbe mai potuto provarlo, nei confronti di suo padre o dei suoi fratelli, ma avrebbe pensato lei ad alleviare il dolore dei suoi ricordi.

Fino alla fine dei suoi giorni.








Note: Ormai ci siamo. Quasi tutti i nodi sono giunti al pettine e, con Peter morto e defunto, i pericoli sono infine giunti a zero. Grenview è a sorpresa ancora vivo, e sarà utilissimo, nelle mani sapienti di Anthony.
Barnes si è infine rivelato un uomo pieno di misteri e di contraddizioni ma, alla fine, legato ai figli che gli erano rimasti, pur se a modo suo. Vi aspettavate questo colpo di scena?
Mancano solo due capitolo, poi avrò terminato questa storia che, spero, vi abbia accompagnato piacevolmente fino a qui.
Per ora vi ringrazio e vi avviso che, la settimana prossima, posterò martedì e giovedì.
A presto!
  
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