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Autore: Notteinfinita    11/07/2016    2 recensioni
[Completa]
Una parola "Feeling", sette lettere e sette one-shot (più una bonus) incentrate sulla coppia Martin x Diana.
(raccolta di One-shot partecipante alla Dartin week indetta da EvelynWolfman)
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Diana Lombard, Martin Mystère
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dartin Week 2016'
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Embarassment – imbarazzo


Avviso: Di questa storia esiste una versione a rating rosso.

Potete trovarla qui.

Nella raccolta però ho preferito inserire questa versione

soft per permettere a tutti di leggerla.


M.o.m sospirò osservando le schede disseminate sulla sua scrivania.

«Billy.» chiamò premendo il bottone dell'interfono.

«Eccomi!» esclamò il piccolo alieno con voce squillante.

«Quali agenti sono disponibili?»

«In questo periodo siamo oberati di lavoro. Sono liberi solo Martin e Diana, cioè, gli agenti Mystere e Lombard.» si corresse, cercando di assumere un tono professionale.

«Non ho scelta, mandameli in ufficio.»

«Sarà fatto!» esclamò Billy, prima di chiudere la comunicazione.

La donna non ebbe neanche il tempo di abbassare gli occhi che il portale si aprì di fronte a lei scaricando sul pavimento del suo ufficio un intreccio di membra umane che si contorcevano in maniera forsennata.

A giudicare dall'abbigliamento erano stati interrotti durante un pomeriggio al mare.

«Salve agenti!»

«Salve M.o.m!» risposero in coro i due, rimettendosi in piedi.

«Pensavo foste impegnati nello studio di fine anno.» li punzecchiò.

«Bé, siamo tornati solo ieri dall'ultima missione ed oggi non abbiamo lezione, visto che è sabato, quindi abbiamo deciso di prenderci un po' di riposo prima di riprendere a studiare.» rispose Martin con fare sostenuto.

A quell'affermazione Diana gli lanciò un'occhiata scettica. Solo chi non lo conosceva poteva credere che si sarebbe dedicato seriamente allo studio.

«A quanto pare dovrete mettere da parte i libri ancora per un po'.» affermò la donna, fingendo di credergli. «Se ti consola sappi che avrei preferito non disturbarvi.»

«Perché, non siamo sempre stati degli ottimi agenti?!» domandò Martin, piccato.

«Calmati, non volevo offendervi. Semplicemente avrei preferito degli agenti che avessero già raggiunto la maggiore età. Almeno non saremmo costretti a creare dei documenti falsi.»

Alla spiegazione di M.o.m i due la fissarono confusi.

Immediatamente nella mente di Martin si fece strada l'immagine di lui che andava ad indagare in uno strip club.

Portato un dito allo scollo della maglietta l'allargò leggermente; l'ufficio si era fatto improvvisamente più caldo.

«Di che missione si tratta?» chiese Diana, improvvisamente agitata.

«Sedetevi.» ordinò la donna, indicando le poltrone davanti alla sua scrivania.

I due presero posto gettando uno sguardo alle carte sparse sul tavolo nel tentativo di capire di cosa si sarebbero dovuti occupare.

«Da qualche mese nei boschi del Québec hanno aperto un Centro Benessere per coppie. L'Eden.»

«Oh si, l'ho sentito dire, è un luogo esclusivo!» esclamò Diana sgranando gli occhi per poi arrossire imbarazzata dalla sua stessa reazione.

«Esattamente.» disse M.o.m senza scomporsi. «Purtroppo però si stanno verificando delle strane coincidenze. Diverse coppie dopo essere state al Centro sono andate a fare dei grossi prelievi presso le loro banche ma poi non ricordano né il motivo né dove hanno portato i soldi.»

«Sicuri che non stiano mentendo? Magari volevano far sembrare che glieli avessero rubati per metterli da parte.» suppose Martin.

«Ne dubito. Tutti gli interrogati affermano che sentivano di dover fare quel prelievo ma da quando sono risaliti in macchina con i soldi non ricordano nulla.» spiegò la donna. «Alcuni sono anche mancati ad importanti impegni di lavoro o familiari per andare in banca. Senza contare che si tratta di un posto piuttosto esclusivo e chi lo frequenta non ha certo problemi di soldi. Pensiamo si tratti di qualche forma di condizionamento psicologico.»

«Umana o non umana?» domandò Diana, preoccupata.

«Purtroppo non abbiamo indizi a riguardo.»

«Che aspettiamo, andiamo ad indagare!» incitò Martin, balzando in piedi.

Non gli era difficile immaginare quanto fosse snob la clientela di un posto del genere ma non per questo pensava meritassero certi soprusi.

«Agente Mystere calmi i bollenti spiriti. Prima dobbiamo rendervi credibili come maggiorenni.» lo rimbrottò, seria.

«Scusi M.o.m.» borbottò Martin, rimettendosi a sedere.

«Tanya, potresti venire nel mio ufficio.» disse alla cornetta dopo aver composto il numero di un interno.

Qualche minuto dopo si sentì bussare alla porta.

«Avanti.» disse M.o.m, alzandosi e portandosi davanti alla scrivania.

Una donna dai lunghi capelli rossi legati in uno chignon e dal fisico scattante fasciato da un tailleur-pantalone grigio perla fece il suo ingresso rivolgendo un sorriso appena accennato ai presenti.

«Tanya i nostri agenti Mystere e Lombard hanno bisogno di te.» affermò, indicandoli e facendo loro segno di alzarsi.

«Martin Mystere.»

«Diana Lombard.»

Si presentarono i due porgendo la mano alla nuova arrivata.

«Tanya Simard, specialista in travestimenti.» rispose la donna studiandoli da capo a piedi.

«Allora, come vuoi che te li trasformi?» chiese, elettrizzata dalla nuova sfida che le veniva presentata.

«Secondo te quanti anni hanno?»

«Sedici, diciassette al massimo.» affermò la rossa dopo averli squadrati con sguardo critico.

«Esatto. Io ho bisogno che sembrino almeno ventunenni.»

«Niente alienizzazione?» domandò l'agente Simard, un po' delusa.

«Mi dispiace, solo crescita anagrafica.» rispose M.o.m sogghignando.

«Bé, sarà comunque interessante.» affermò la donna continuando a osservare i due ragazzi come un pezzo di creta da modellare a suo piacimento.

A disagio, i due abbassarono lo sguardo.

Quella donna poteva essere brava nel suo lavoro ma quando li guardava in quel modo era davvero inquietante.

«Avrei bisogno che faceste una passerella per me.» disse la rossa, rivolgendosi nuovamente ai due.

«Cosa?!» esclamò Diana, arrossendo.

«Nulla di eccezionale. Dovete solo camminare fino alla porta e tornare qui alla scrivania.» spiegò. «Ho bisogno di vedere come vi muovete e che fisico avete per decidere l'abbigliamento e i cambiamenti più adatti a voi.»

«Su ragazzi, collaborate.» li incitò M.o.m, tornando dietro la scrivania e facendo apparire dal pavimento una poltrona per l'agente Simard.

«Agente Mystere, potrebbe iniziare lei.» suggerì la donna accomodandosi dove suggeritole da M.o.m.

Pur se titubante, Martin fece come gli veniva detto anche se si sentiva a disagio sotto lo sguardo attento della donna.

Il fatto che fosse in costume, inoltre, non lo aiutava per nulla.

«Diana, tocca a te.» disse M.o.m, poco dopo.

Con movimenti rigidi la ragazza fece la passerella mantenendo lo sguardo basso e sentendosi arrossire.

«Potresti togliere il copricostume?» domandò l'agente Simard, meditabonda.

Arrossendo terribilmente Diana si liberò dell'indumento evitando di incrociare anche solo di sfuggita gli occhi di Martin. Un conto era essere in costume al mare e un altro era fare uno spogliarello in ufficio.

«Ti ringrazio agente Lombard, puoi rivestirti.» disse la donna.«Il materiale su cui lavorare è ottimo ma sono molto giovani, non so di quanto potrò invecchiarli.»

«Ciò che conta è che sembrino maggiorenni.» la rassicurò M.o.m. «Questa è la documentazione relativa al posto in cui dovranno infiltrarsi.» aggiunse, porgendole un fascicolo.

«Perfetto, dammi un quarto d'ora e poi raggiungetemi nel mio studio.» disse l'agente Simard, alzandosi e uscendo dall'ufficio.

«Bene ragazzi, ne approfitteremo per parlare della missione.»

I due tornarono sedersi, leggermente preoccupati all'idea di finire sotto le mani di quella donna.

«Al Centro vanno sopratutto coppie che vogliono ritrovare la loro intesa. Vi presenterete come clienti e vi sottoporrete ai vari trattamenti. Non sappiamo di preciso come agiscano e se tengano sotto controllo i clienti quindi in nessun momento potrete uscire fuori dal vostro ruolo. So che il raggio d'azione per le indagini sarà molto limitato ma non possiamo rischiare che salti la vostra copertura quindi in ogni momento dovrete comportavi come se foste una vera coppia.» spiegò M.o.m, porgendo loro dei depliant. «Spero che per voi non sia un problema.»

«Io e Diana siamo amici da una vita. Abbiamo una grande affinità, penso che con uno sforzo minimo potremo tranquillamente passare per una coppia.» affermò Martin, sicuro, volgendo lo sguardo sulla sua amica che si limitò ad accennare di si con un sorriso tirato.

Dal suo punto di vista la situazione era più complicata e lui non si rendeva pienamente conto di cosa avrebbe voluto dire fingere in tutto e per tutto di essere fidanzati.

«Su agenti, è ora di raggiungere l'agente Simard.» li incitò M.o.m alzandosi e precedendoli alla porta.

Usciti dall'ufficio raggiunsero l'ascensore e, scesi diversi piani, si ritrovarono in un lungo corridoio bianco e asettico in tutto e per tutto simile a quello che avevano lasciato.

Preceduti da M.o.m, superarono una mezza dozzina di porte per poi fermarsi alla fine del corridoio di fronte all'ennesimo uscio identico agli altri.

La donna bussò e immediatamente vennero invitati ad entrare.

La stanza che si presentò davanti ai loro occhi somigliava in maniera impressionante ad un salone di bellezza con postazioni trucco e shampoo, carrellini con spazzole e pettini, sedie girevoli e grandi specchi. L'assoluto bianco di tutto l'arredamento e delle inquietanti vasche simili a quelle viste nei film sulla clonazione davano all'ambiente un aspetto inquietante.

Tanya Simard venne loro incontro con un sorriso smagliante.

Indossava un camice bianco che copriva il tailleur-pantalone rendendola simile ad un dottore e che fece rizzare i peli sulla nuca di Martin.

Si sentiva una cavia da laboratorio.

«Allora agente Simard, cosa ha pensato per loro?» chiese M.o.m

«Per lei ho pensato ad una capigliatura mossa e leggermente più lunga. Il fisico pur se acerbo è piuttosto slanciato, sarà molto elegante.» disse la donna, girando intorno a Diana che arrossì vistosamente sotto lo sguardo assorto dell'agente.

«Invece, per quanto riguarda lui.» proseguì, avvicinandosi a Martin «Bisognerà cambiare la pettinatura, aggiungere un pizzetto per dargli un'aria più matura e adottare un look più sofisticato.»

Martin e Diana si guardarono negli occhi, preoccupati. L'idea di stravolgere il loro aspetto non gli piaceva per nulla.

«Cosa sono quelle facce? Su, adesso andate nei camerini lì in fondo, spogliatevi completamente e indossate la biancheria e le vestaglie che troverete, poi tornate qui.» li spronò. «M.om, se tu intanto vuoi seguirmi ti faccio vedere l'abbigliamento che ho scelto per loro.»




«M.o.m, agente Simard, dove siete?» chiese una titubante Diana, qualche minuto dopo, stringendosi nella vestaglia affinché non si aprisse.

«Mi chiedo perché non potevo tenermi i miei vestiti.» mugugnò Martin raggiungendola e lanciandole uno sguardo afflitto.

Con quella vestaglia si sentiva decisamente ridicolo.

«Oh bene, siete pronti.» disse la donna avvicinandosi a passo svelto seguita da M.o.m.

«Allora, ho azzeccato la taglia?» chiese ai due che annuirono a disagio.

«Bé, allora cosa aspettate, fatemi vedere!» esclamò appoggiandosi ad una delle postazioni trucco.

A quella richiesta, il viso di entrambi divenne di un acceso colore scarlatto mentre anche M.o.m tossicchiava a disagio.

«Se non sbaglio dovranno fingersi dei fidanzati venticinquenni più o meno, se s'imbarazzano solo a mostrarsi in mutande è la fine. La copertura salterà nel giro di un paio d'ore.» rispose l'agente Simard puntando gli occhi su M.o.m con sguardo eloquente.

«Dimentichi che però qui ci siamo anche noi due.» fece notare M.o.m.

«Va bene. Andiamo avanti.» concesse la donna, avvicinandosi nuovamente ai due. «Tu agente Mystere adesso andrai con Seth, il mio assistente, mentre di te agente Lombard mi occuperò io.»

Appena ebbe finito di parlare, un ragazzo dal fisico scolpito e dai capelli neri fece il suo ingresso.

«Lui è Seth, loro sono gli agenti Mystere e Lombard.» disse l'agente Simard, presentandoli.

«Seth, ti affido l'agente Mystere.» affermò. «M.o.m, tra un paio d'ore ve li consegnerò pronti per la missione.»

Datisi un ultimo sguardo, i due seguirono rispettivamente Seth e l'agente Simard.




Durante le due ore seguenti non fu concesso loro di guardarsi allo specchio né di sbirciare in alcun modo ciò che stavano loro facendo.

Addirittura, al momento di vestirsi, vennero bendati per impedire loro di sbirciare.

Finito di prepararli, l'agente Simard rimirò il risultato ottenuto e batte le mani soddisfatta aumentando l'ansia dei due che, impossibilitati a vedersi si chiedevano preoccupati cosa avrebbero visto una volta tolta la benda.

Dopo averli presi a braccetto, l'agente Simard e Seth guidarono i due ragazzi, ancora bendati, per i corridoi del Centro fino alla porta dell'ufficio di M.o.m a cui la donna bussò.

Ricevuto il consenso ad entrare, fece strada ai due e, all'occhiata interrogativa della donna rispose con un sorriso smagliante e un cenno di attendere.

«Eccoci qua!» trillò, allegra. «Gli agenti non hanno ancora avuto modo di vedere le trasformazioni, quindi sarebbe possibile avere uno specchio a figura intera così da fargli ammirare il mio lavoro?» chiese, con evidente orgoglio.

Senza scomporsi minimamente, M.o.m pigiò alcuni tasti presenti sulla superficie della sua scrivania e immediatamente l'enorme quadro che ricopriva una delle pareti dell'ufficio si tramutò in uno specchio.

Soddisfatta, l'agente Simard sistemò Martin e Diana di fronte alla superficie riflettente e fece cenno al suo assistente di portarsi alle spalle del biondo mentre lei faceva lo stesso con la ragazza.

«Tre, due, uno...» contò la donna provvedendo a rimuovere la fascia che copriva gli occhi di Diana.

Dopo il tempo passato ad occhi chiusi, i due sbatterono varie volte le palpebre per riabituarsi alla luce.

Quando riuscirono a mettere a fuoco i loro occhi si sgranarono per la sorpresa.

Con un sospiro di sollievo, Martin portò una mano ai capelli sfiorandoli leggermente. Temeva glieli avessero tagliati corti, invece li avevano solo spuntati e pettinati verso il basso con un ciuffo che gli copriva parte della fronte.

Abbassati gli occhi notò la barba e il pizzetto che gli delineavano la mascella dandogli un aspetto più maturo mentre l'abbigliamento sportivo ma di classe avrebbe portato chi lo avesse visto a identificarlo come il rampollo di una “famiglia bene”.

Finito di studiarsi, il biondo volse lo sguardo alla ragazza al suo fianco e ciò che vide lo portò a lasciar cadere la mascella ciondoloni per la sorpresa.

Quella davanti a lui non era più la sua compagna di scuola e di missioni ma un'affascinante giovane donna.

Diana era rimasta piacevolmente sorpresa dalle trasformazioni operate su di lei ma essere oggetto di tanta attenzione da parte del suo amico la portò ad arrossire ed abbassare lo sguardo.

«Bellezza, non fare la timida!» le urlò l'agente Simard facendole l'occhiolino e aumentando il grado del suo imbarazzo. «Non sei più una studentessa delle superiori, sei una splendida donna che può ammaliare chiunque voglia.»

«Anzi, fossi in te starei attento perché qualcuno potrebbe provarci con lei.» aggiunse avvicinandosi a Martin e dandogli una vigorosa pacca sulla spalla.

Il ragazzo sembrò non accorgersene nemmeno.

Non riusciva a staccare gli occhi da Diana.

Le avevano allungato i capelli acconciandoli in morbide onde che le accarezzavano le spalle, era leggermente truccata ed indossava un tubino blu pervinca, abbinato alle décolleté dal tacco alto, che mettevano in risalto il fisico asciutto e tonico e le curve sode ed invitanti.

Martin si ritrovò, suo malgrado, a deglutire a vuoto: era davvero stupenda!

«A giudicare dalla faccia del tuo collega direi che la trasformazione gli è piaciuta.» rincarò l'agente Simard portandosi alle spalle di Diana. «E tu che mi dici, ti piace quello che vedi?» chiese, indicando il biondo.

Diana si limitò ad alzare gli occhi per un attimo sul suo amico per poi arrossire e distogliere lo sguardo.

«Agente Simard, Seth, vi ringrazio per il vostro lavoro. Potete andare.» disse M.o.m, perentoria.

Tanya Simard era la migliore agente del Centro specializzata in modificazioni corporee ma a volte la sua natura di esteta prendeva il sopravvento rendendola un po' eccessiva.

«I nostri agenti devono prepararsi per la missione.» aggiunse M.o.m per blandirla.

«Capisco. Vi faccio i migliori auguri per la missione. Ci vediamo al vostro ritorno per ripristinare il vostro aspetto consueto.» disse la donna porgendo la mano ad entrambi seguita a ruota dal suo assistente per poi guadagnare la porta dell'ufficio.

Rimasti soli, M.o.m ritrasformò lo specchio in quadro e fece cenno ai due ragazzi di accomodarsi.

«Bene agenti, tra poco partirete per la vostra missione. Al centro benessere vi stanno già aspettando. Abbiamo prenotato con i vostri veri nomi ma presentandovi come figli di ricche famiglie europee in vacanza qui per qualche giorno e che non hanno problemi a pagare un prezzo maggiorato pur di usufruire di uno dei pacchetti dell'Eden.» spiegò. «Il vostro soggiorno durerà da oggi fino a domenica pomeriggio. In questi due giorni voi seguirete il programma per coppie e intanto cercherete di capire come fanno a soggiogare le persone. Non sappiamo se gli ospiti sono videocontrollati quindi la vostra sarà solo una missione esplorativa. Nel Centro sono vietati sia i telefoni che qualsiasi altro congegno elettronico, compresi gli orologi quindi non ci sarà possibile comunicare. Fate attenzione. Al vostro ritorno a seconda delle informazioni che ci fornirete decideremo se cercare d'infiltrare qualcuno tra il personale.»

I due ascoltarono in silenzio le direttive della donna cercando di farsi un'idea più precisa di quello che si sarebbero trovati ad affrontare.

«Mi scusi M.o.m ma la terapia di coppia in cosa consisterà?» domandò Diana.

Aveva sentito parlare del centro benessere Eden ma, oltre al fatto di essere single, era un posto così esclusivo da essere ben al di sopra delle proprie possibilità quindi non si era mai informata sui trattamenti forniti.

«Nulla di particolare, percorsi benessere, meditazione, massaggi. Purtroppo non danno informazioni più specifiche, dicono che è per preservare l'esclusività dei loro trattamenti.»

L'idea di una missione così rilassante fece sorridere la ragazza; di solito gli unici fanghi che vedeva in missione erano quelli delle paludi in cui veniva trascinata dal mostro di turno.

Messa da parte le fantasie, tornò a concentrarsi sul suo superiore in attesa di ulteriori istruzioni.

«Ma dove passeremo la notte?» chiese Martin.

«All'Eden, naturalmente. Il centro è anche un albergo.» spiegò M.om. «Logicamente si tratterà di una camera matrimoniale. Spero non sia un problema.»

«Si figuri, da piccoli dormivamo sempre insieme quando andavamo in campeggio!» esclamò Martin, ridacchiando.

Diana non poté fare a meno di pensare che adesso non erano più tanto piccoli e si chiese come sarebbe stato dormire nello stesso letto con quel giovane uomo seduto di fianco a lei.

Sentendo uno strano caldo affiorarle alle guance si affrettò a distogliere i pensieri da quelle malsane idee. Era necessario che fosse concentrata sulla missione.

«Non mi sembra di avere altro da comunicarvi. Raggiungete Billy, lui vi consegnerà l'auto e vi aprirà un portale nelle vicinanze della vostra destinazione.»

«M.o.m, scusi ma non avremo bisogno di qualche cambio?»

«Non si preoccupi agente Lombard, l'agente Simard ha già provveduto a far sistemare le vostre valigie nel bagagliaio del mezzo. In bocca al lupo.» disse la donna, congedandoli.

Salutata M.o.m, i due uscirono dall'ufficio e, preso l'ascensore, raggiunsero la postazione di Billy.

«Diana, sei uno schianto! Quasi non ti riconoscevo.» esclamò il piccolo alieno, vedendoli.

«E a me non dici nulla?» chiese Martin atteggiandosi a modello.

«Con quella barba somigli a tuo padre.» affermò Billy, squadrandolo dalla testa ai piedi.

«È un complimento?»

«Bé, si. Che io sappia il signor Mystere è in genere considerato un bell'uomo dal gentil sesso.»

A quell'affermazione Martin finse un brivido che fece sghignazzare i suoi amici.

«Pronta la macchina?» chiese il biondo per cambiare discorso.

«Si ma prima dammi un attimo l'U-watch. Devo aggiungere una cosa.»

Martin consegnò l'orologio e attese, incuriosito, di sapere quali nuove armi avrebbe avuto a disposizione.

«Ecco qui.» disse il piccolo alieno, qualche minuto dopo. «Adesso è fornito di un localizzatore tarato sui vostri parametri energetici. Se l'orologio si trova a più di un chilometro da voi ci verrà segnalato»

«E a che serve? Io pensavo mi stessi dando delle nuove armi.» affermò Martin, deluso.

«È una missione esplorativa, le armi non servono. Senza contare che comunque l'orologio dovrai lasciarlo in auto perché nel Centro benessere non è consentito portare orologi.» gli fece notare Billy. «In compenso ecco il mezzo che userai.» aggiunse, lanciandogli una chiave e spostandosi verso il garage del Centro.

Quando Martin vide la scattante auto sportiva che l'attendeva ammutolì.

Gli sembrava impossibile che gli avrebbero permesso di mettersi al volante di quel bolide.

«Martin, ti prego, guida con attenzione. Sai bene quanto costa quell'auto.» lo pregò Billy interponendosi tra il ragazzo e la portiera dell'auto.

«Lo so, starò attento.» lo rassicurò Martin, ponendogli una mano sulla spalla.

L'alieno sorrise debolmente sperando che il suo amico mantenesse la promessa e si fece da parte.

«A presto Billy!» lo salutò Diana, entrando in macchina.

«In bocca al lupo!» rispose di rimando l'alieno portandosi davanti al pannello di controllo e preparandosi ad aprire il portale.

«Il navigatore è già impostato sulla destinazione e come “casa” è stato registrato il punto in cui vi recupereremo a fine missione.» spiegò ancora mentre Martin saliva in macchina facendogli un cenno affermativo per fargli comprendere di aver capito.




Dopo un breve conto alla rovescia, Billy aprì il portale e immediatamente i due si ritrovarono su un'isolata stradina di montagna.

Data un'occhiata ai dintorni per essere sicuro che nessuno li avesse visti uscire dal portale, Martin accese il navigatore e si avviò tentando di tenere a bada la voglia di provare la potenza del motore...l'idea che M.o.m gli addebitasse il costo delle riparazioni bastò a farlo desistere.

Una decina di minuti dopo Martin fermò l'auto davanti ad una una costruzione ultramoderna, decisamente tecnologica e di un bianco abbagliante che contrastava pesantemente con la natura e i boschi che la circondavano.

Il rumore delle ruote sulla ghiaia si era appena dileguato quando due valletti apparvero ai lati dell'auto aprendo le portiere dell'auto.

Diana, presa alla sprovvista, ebbe un sussulto che cercò di dissimulare.

Martin, in cuor suo, sospirò di sollievo all'idea di aver già tolto l'U-wacht durante il viaggio nel portale, non era saggio che qualcuno lo vedesse.

Fingendo una tranquillità che non provavano, Martin e Diana scesero dall'auto e mentre lui consegnava le chiavi ad uno dei due valletti, lei recuperava la giacca attillata e la borsetta che l'agente Simard aveva lasciato per lei sul sedile posteriore.

Abbandonati auto e bagagli al loro destino, certi che avrebbero trovato le valigie già in camera, si avviarono verso l'ingresso dell'edificio.

Come avevano supposto, le porte di vetro si aprirono automaticamente ed una sorridente bionda in attillato tailleur color panna venne loro incontro esibendo il sorriso più abbagliante che avessero mai visto.

«Signor Mystere, signorina Lombard, benvenuti all'Eden! Io sono Electra.» esclamò senza smettere di sorridere.

«Ma come...» si lasciò sfuggire Martin, sorpreso.

«Oh, suppongo che la sua assistente non glielo abbia specificato ma la politica del nostro resort esige l'invio di una copia di un documento d'identità al momento della prenotazione.» spiegò, senza stupirsi della sorpresa del biondo. Era di certo abituata a clienti che delegavano tutto alle loro assistenti prendendosi appena il disturbo di presentarsi, ammesso che ne avessero ancora voglia. «Accomodatevi nella sala accoglienza.» aggiunse, indicando una porta in fondo alla hall.

Appena furono entrati vennero investiti dal profumo dell'incenso bruciato in diversi angoli della stanza.

L'ambiente aveva una vaga atmosfera orientale data dai cuscini sparsi qua e la e dai tendaggi drappeggiati sulle colonne che circondavano la stanza a ricordare un harem.

Fatti accomodare su uno dei comodi divani bianchi posti al centro della stanza, venne loro servita una strana bibita dall'inquietante color melma.

«È il nostro Centrifugato di Benvenuto Depurativo.» spiegò la donna sorridendo incoraggiante.

Per un attimo entrambi i ragazzi si chiesero se non fosse proprio quello l'intruglio drogato ma, impossibilitati a liberarsene per la presenza fissa della receptionist, si fecero coraggio e, cercando a loro volta di sorridere, ingurgitarono qualche sorso dello strano miscuglio.

Per loro fortuna l'aspetto era di gran lunga peggiore del gusto che, se non poteva dirsi buono, era almeno bevibile.

«Il nostro programma per coppie consiste di tre fasi: purificazione, connessione e contemplazione.» spiegò la donna sedendo nel divano di fronte a loro.«Nel vostro caso abbiamo a disposizione solo un giorno e mezzo quindi sarà una versione più concentrata.»

Finito di parlare la donna si alzò invitandoli a seguirla.

Con passò spedito li guidò fino ad un grande ascensore e da lì all'ultimo piano dell'edificio dove si fermò davanti ad una doppia porta.

La targhetta apposta sopra la identificava come “Suite Paradise”.

Martin e Diana si scambiarono un veloce sguardo compiaciuto per poi tornare a concentrare l'attenzione sulla donna davanti a loro.

Spalancata la doppia porta, Electra si fece da parte per permettere loro di entrare.

Varcata la soglia i due riuscirono a stento a trattenere un'esclamazione di sorpresa.

Le pareti della stanza riproducevano un vero e proprio paradiso terrestre.

Un enorme letto matrimoniale torreggiava al centro della stanza stagliandosi contro la parete raffigurante il cielo come una vaporosa ed invitante nuvola bianca.

Dalla parte opposta un'enorme vasca idromassaggio era stata inglobata nella riproduzione di una cascata mentre l'enorme armadio a muro era mimetizzato grazie alla raffigurazione di un lussureggiante bosco che lo ricopriva.

I due ragazzi diedero un'occhiata a tutto ciò che li circondava cercando di non far trasparire la loro meraviglia, in fondo come figli di famiglie ricche avrebbero dovuto essere abituati a tutto quel lusso.

L'apparizione di una ragazza vestita da cameriera da una porta laterale che non avevano notato li costrinse a concentrarsi nuovamente su ciò che stava accadendo.

«Piacere, io sono Nelly e sarò la vostra cameriera personale per tutta la durata del soggiorno. Benvenuti all'Eden.» disse la brunetta facendo un lieve inchino. «Ho già provveduto a sistemare i vostri effetti personali.» aggiunse.

«Bene, vi lasciamo soli. Sulla scrivania troverete il programma che seguirete. Tra mezz'ora avrà inizio il primo trattamento. Al resort è vietato portare orologi ma il display sulla parete si accenderà un'ora prima di ogni nuovo trattamento avvisandovi con un suono di campane a vento. Se invece aveste bisogno di Nelly su entrambi i comodini troverete il campanello per chiamarla. Per qualsiasi altra esigenza vi basterà alzare la cornetta e verrete collegati con la reception.» spiegò la donna prima di salutarli e lasciare la stanza seguita dalla cameriera.

Rimasti soli, i due si diedero all'esplorazione della stanza.

Mentre Martin si affacciava sul terrazzino per vedere il panorama che si godeva da lì, Diana si affacciò nella stanza da cui era uscita la cameriera.

Pochi minuti dopo Martin rientrò trovandosi davanti una Diana paonazza.

«Che succede?» chiese il ragazzo, avvicinandolesi.

La ragazza si limitò ad indicare la stanza da cui era appena uscita.

Incuriosito, Martin si affacciò a dare un'occhiata.

«È il bagno.» commentò Martin, in tono piatto, non comprendendo lo sgomento dell'amica.

«Non ti sembra che manchi qualcosa?»

Il biondo diede un'altra sbirciata oltre la porta per capire cosa si fosse perso.

«In effetti non c'è la doccia.» constatò, subito dopo. «Strano!»

«Martin, sveglia! La doccia c'è solo che è qui in camera!» esclamò Diana, indicando l'idromassaggio mimetizzato da cascata e arrossendo ancora di più.

«A ben pensarci questo è un resort per coppie e non penso che due che vanno a letto insieme si facciano problemi a farsi la doccia l'uno in presenza dell'altra.» constatò Martin serafico.

Ci volle qualche secondo perché le implicazioni della sua stessa affermazione giungessero al suo cervello facendolo arrossire a sua volta.

Quando avevano accettato la missione non avevano realmente compreso fino in fondo il grado d'intimità che fingersi una coppia avrebbe comportato ma ormai era tardi per tirarsi indietro.

«Troveremo una soluzione.» le sussurrò avvicinandolesi alle spalle e cingendola alla vita. «Cerchiamo di rimanere nella parte, potremmo essere spiati.» bisbigliò ancora.

«Hai ragione.» rispose Diana, girandosi a guardarlo da sopra la spalla.

Agli occhi di chi eventualmente li stesse osservando sarebbero apparsi come una coppia in vena di effusioni. Vista la loro precedente imprudenza potevano solo sperare che nella camera non ci fossero anche dei microfoni.

«Vediamo cosa prevede il programma» propose Diana, afferrando Martin per un polso e trascinandolo davanti alla scrivania.

Afferrata la cartelletta l'aprì con un certo timore. Dopo la doccia in piena vista non sapeva cosa aspettarsi.

Scorso velocemente il planning delle attività per il week end, tirò un sospiro di sollievo mentale.

Percorsi benessere, massaggi, insomma, nulla di preoccupante.

«Tra...» iniziò, fermandosi per guardare il display. «venti minuti ci aspettano per il percorso benessere. Ci conviene cambiarci.»

La ragazza riportò lo sguardo sul suo amico in cerca di una soluzione.

«Io mi cambio di qua, tu vai nel bagno.» le sussurrò all'orecchio.

Il suo fiato le solleticò il collo facendole scorrere un lieve brivido lungo la schiena.

Istintivamente Diana strinse più forte la cartelletta tra le mani rilasciando lentamente il respiro per rilassarsi. Quella situazione le stava creando più disagi di quanto si sarebbe aspettata.

Non era insolito per loro stare da soli ma quell'ambiente romantico rendeva ogni gesto, ogni azione, più ambigua.

Ripreso il controllo dei propri pensieri, Diana poggiò il programma e si diresse verso l'armadio.

Era una fortuna che Nelly avesse disfatto i loro bagagli così nessuno avrebbe notato che non avevano la più pallida idea di cosa ci fosse nelle loro valigie.

Andando per logica, Diana aprì i cassetti posti all'interno delle ante centrali dell'armadio.

Per sua fortuna il primo conteneva diversi costumi ognuno ordinatamente piegato all'interno di una bustina.

Dopo averne lanciato uno con decorazioni a fiori awajani a Martin ne scelse uno verde smeraldo per se.

«Prima di cambiarmi devo darmi una rinfrescata.» disse a beneficio degli eventuali microfoni e si chiuse in bagno.

Essendo truccata non toccò il viso ma si bagnò il collo e le braccia.

Nonostante la missione, nonostante la situazione, era curiosa di beneficiare dei trattamenti del Centro.

Dopo aver legato i capelli in uno chignon, aprì il costume e rimase basita.

Il colore era stupendo, lo stesso dei suoi occhi; era semplice, come piaceva a lei ma le sarebbe piaciuto di più se ci fosse stato anche qualche centimetro di stoffa in più.

Appena fosse tornata al Centro avrebbe strozzato Tanya Simard!

Non poteva uscire conciata in quel modo!

Era praticamente nuda e non aveva neanche preso un copricostume.

Cercando di non andare in panico, diede un'occhiata intorno. In quell'attimo notò che sullo scaffale erano sistemate due pile di accappatoi contrassegnati dalle scritte “bagno” “SPA”.

Sollevata, Diana si svestì, indossò il costume, evitando ostentatamente di guardarsi allo specchio (sarebbe di certo arrossita), e s'infilò l'accappatoio.

Sapeva che avrebbe dovuto toglierlo prima o poi ma preferiva non pensarci, non ancora.

Infilate anche le ciabattine abbinate, raccolse le sue cose.

Non sapeva quanti minuti fossero passati ma supponeva che Martin avesse avuto il tempo di cambiarsi quindi, cercando di apparire disinvolta, aprì la porta del bagno.

Vestito solo del grazioso costume a pantaloncini che metteva in risalto il suo sedere sodo, il biondo se ne stava appoggiato allo stipite della porta che dava sul terrazzino a fissare il panorama.

Trattenuta a stento un'esclamazione di apprezzamento, Diana si limitò a sorridere tra se.

«Io sono pronta.» annunciò con voce tranquilla. «Di là ci sono accappatoio e ciabatte anche per te. Non puoi andare in giro così, distrarresti troppo le cameriere.» lo punzecchiò, facendolo arrossire leggermente.

Mentre il ragazzo entrava nel bagno, Diana si concesse di ridacchiare. Non aveva resistito, era troppo divertente vederlo in imbarazzo...e poi non trovava giusto che l'unica a disagio fosse lei.

Quando entrambi furono pronti, presero l'ascensore che li condusse al pian terreno dove si trovava la SPA.

Appena entrati, un affascinante uomo in camice bianco venne loro incontro.

«Benvenuti. Io sono Steve, piacere.» disse il moro, presentandosi.

Vedendolo Diana si chiese se la bellezza fosse un requisito indispensabile per essere assunti all'Eden. Accanto a lei, Martin si irrigidì leggermente.

Agli occhi dei dipendenti del resort Diana era la sua ragazza eppure quell'uomo la stava squadrando spudoratamente.

«Se volete seguirmi vi illustro il programma del pomeriggio.» disse Walter, invitandoli ad entrare.

Come il resto del Centro Benessere anche la SPA era strabiliante.

Ovunque marmo bianco, mosaici e cascate d'acqua.

Diana sgranò leggermente gli occhi, si volse verso Martin e sorrise. Quella missione stava prendendo una piega piuttosto piacevole.

«Come già specificato nel programma si tratta di un percorso benessere per purificare l'organismo dalle tossine.» spiegò l'uomo. «Visto che il fine ultimo di tutti i trattamenti è ravvivare l'affinità di coppia, l'intero complesso è a vostra esclusiva disposizione. Nessuno vi disturberà. Vi basterà seguire il percorso così come contrassegnato dalle frecce argentate.» disse indicandole.

I due volsero lo sguardo notando le indicazioni, costituite non da adesivi argentati ma da decori incastonati nel pavimento e quasi sicuramente in platino a giudicare dalla loro lucentezza.

«Inizierete con il bagno turco. Una campanella vi segnalerà il momento di uscire.»

«Bene grazie!» rispose Diana, sforzandosi di apparire impassibile mentre in realtà era elettrizzata da tutto ciò che la circondava.

«Eccovi gli asciugamani per il bagno turco.» continuò, porgendo loro due spugne candide e morbidissime prendendole da uno scaffale. «Naturalmente se ne servono altri sono a vostra disposizione. Vi auguro una buona permanenza.»

Dopo aver salutato entrambi con un cenno del capo si diresse verso l'uscita fermandosi però a pochi passi dalla porta.

«Dimenticavo, l'uso del costume non è obbligatorio.» affermò, lanciando un'occhiata allusiva in direzione di Diana che, istintivamente si strinse addosso l'accappatoio mentre lui varcava la soglia chiudendosela alle spalle.

«Ora ha superato ogni limite.» sibilò Martin, fuori di sé, facendo un passo in direzione della porta.

«Mantieni la calma. Dal suo punto di vista era un invito a divertirci.» gli sussurrò Diana, afferrandolo per un braccio.

«Ciò non toglie che ti ha praticamente spogliato con gli occhi!» esclamò, il biondo, contrariato.

«Ma che dici.» minimizzò lei, in imbarazzo.

In fondo era piacevole essere oggetto di tante attenzioni ma doveva ammettere che forse la cosa che più le faceva piacere era vedere Martin partire in quarta a difesa del suo onore, anche se una parte del suo cervello cercava di ricordarle che anche questo suo atteggiamento era dovuto alla missione.

«Andiamo a fare il bagno turco.» suggerì, la voce resa malferma dai suoi pensieri negativi.

Senza attendere oltre si slacciò l'accappatoio e lo appese al gancio fissato di fianco la porta.

Uno strano rumore alle sue spalle, come di qualcuno che stesse deglutendo, la portò a girarsi.

Martin era immobile a pochi passi da lei e la fissava.

«Che c'è?» chiese la ragazza, a disagio.

Il biondo, colto in fallo, arrossì e distolse lo sguardo.

Non che fosse la prima volta che vedeva Diana in costume ma quello era davvero ridotto all'osso.

Senza rispondere alla domanda dell'amica, Martin aprì la porta del bagno turco e la precedette all'interno.

In quel momento avrebbe voluto fare una doccia gelata ma sperava che lessarsi lo aiutasse comunque a distrarre la mente dall'immagine del corpo seminudo della sua amica che gli si ripresentava davanti appena chiudeva gli occhi e che si ritrovava davanti appena li apriva.

Appena entrata Diana si sentì mancare, soffriva di pressione bassa e il mix di caldo e vapore le fece girare la testa.

Vedendola cambiare espressione, Martin si affrettò a raggiungerla.

«Sdraiati.» le suggerì, guidandola sul sedile di marmo e poggiandoci sopra l'asciugamano.

La ragazza vi si lasciò cadere, grata.

«Fai dei respiri profondi e lenti, vedrai che andrà meglio.» le disse, sedendolesi di fianco.

Dopo qualche minuto Diana riprese a respirare normalmente e riaprì gli occhi.

«Iniziamo bene!» sussurrò, sorridendo.

«Dai, rilassiamoci.» gli suggerì Martin, sdraiandosi a sua volta.

Quando il suono della campanella li avvisò che era ora di uscire i due si erano quasi addormentati.

«Non avremmo dovuto controllare meglio se c'era qualcosa di sospetto?» chiese Diana, uscendo e controllando verso dove li guidavano le frecce argentate.

«Era un cubicolo di marmo con un sedile intorno, non penso ci fosse molto da guardare. Con tutto quel vapore non avrebbero potuto mettere neanche una videocamera.» la rassicurò Martin.

Seguendo le frecce i due si avvicinarono allo step successivo del trattamento.

«Cos'è?» chiese lui, indicando la strana vasca stretta e lunga con gradini e getti di diverso tipo posti a intervalli regolari.

«È un percorso termico che stimola la circolazione.» spiegò Diana.

«Non mi sembra molto sexy come attività.»

«Questa è la parte depurativa del trattamento. Serve a staccare dalla frenesia del mondo. Non per forza tutto deve essere legato al sesso.»

«Quella specie di bambolotto bruno però ci ha tenuto a specificarti che il costume era superfluo.»

Diana sbuffò, alzando gli occhi al cielo.

Martin sapeva bene quanto certe frasi la mettessero in imbarazzo. Lì per lì era andato su tutte le furie ma adesso se la godeva a farla sentire a disagio.

«Anche se in realtà non è che ci sia molto da scoprire...» aggiunse, gnignando.

«Martin!» esclamò Diana, colpendo il ragazzo ad una spalla mentre il suo viso assumeva una tinta scarlatta.

Vedendo la sua reazione, il biondo non riuscì più a trattenersi e si lasciò ad risata liberatoria.

«Cammina davanti a me!» gridò lei, spingendolo verso la vasca.

Consapevole di averla già punzecchiata abbastanza, si avviò verso la vasca senza protestare.

Appena si fu immerso, i vari getti entrarono in azione.

Sentiva Diana muoversi dietro di lui e, ripensando alla scena di prima, sentiva un sorriso divertito affiorare istantaneamente sulle sue labbra.

In fondo, però, doveva ammettere che fosse un bene non averla davanti lungo il percorso. Per quanta buona volontà avesse potuto metterci sapeva che comunque non avrebbe potuto fare a meno di notare i fianchi snelli e le natiche sode messe in mostra dalla mutandina a perizoma del costume.

Aveva sempre pensato che lei fosse una bella ragazza ma l'abbigliamento scelto per lei dall'agente del Centro aveva messo in risalto la sua sensualità e stava diventando sempre più difficile per lui ignorarlo.

Perso tra i suoi pensieri, Martin avanzava nella vasca per inezia notando appena i cambi di temperatura e di massaggio dell'acqua almeno finché, giunto alla fine del percorso, non si accorse dei gradini che permettevano di uscire e, andandovi a sbattere, rischiò di volare dritto disteso sul pavimento.

Diana, dietro di lui, riuscì appena ad afferrarlo ma lo sbilanciamento li fece finire entrambi immersi nell'acqua.

Sputacchiando, Diana riemerse e vedendo Martin in versione pulcino bagnato non poté fare a meno di scoppiare a ridere.

Il biondo incrociò le braccia al petto, in atteggiamento offeso ma presto l'allegria della sua amica lo contagiò costringendolo a ridere a sua volta.

Riacquistato un minimo di contegno, i due uscirono dalla vasca.

Compreso dove li avrebbe condotti il prossimo punto, Diana sorpassò Martin lanciando un gridolino estatico.

«Le docce sensoriali!» gridò, indicandole.

Lo sguardo di ammonimento del ragazzo la costrinse a calmarsi.

Se fosse stata davvero una ragazza ricca non si sarebbe galvanizzata per così poco.

«Vado per primo. Facciamo attenzione, non vorrei che tra le varie essenze vaporizzate ce ne sia qualcuna tesa a stordirci.» le bisbigliò il ragazzo, superandola.

Con sguardo guardingo si avviò all'interno del percorso.

Era così in tensione che al primo spruzzo d'acqua si trattenne a stento dal sussultare.

Ad ogni passo una nuova essenza l'avvolgeva accompagnata da luci di colori diversi.

Dietro di lui, Diana cercava di rimanere concentrata nell'individuazione di qualcosa di strano anche se una parte di lei avrebbe voluto trovarsi in quel posto romantico per una vacanza.

A quel pensiero i suoi occhi si posarono sulle larghe spalle del ragazzo che la precedeva e non poté fare a meno di domandarsi come sarebbe stato se davvero loro due stessero insieme.

Sentendosi arrossire distolse lo sguardo imponendosi di non lasciarsi andare più a certe fantasie.

Nello stesso momento Martin si bloccò alla fine del percorso col risultato che lei, distratta dai suoi pensieri, andò a sbattere contro la sua schiena.

«Che succede?»

«E con quello cosa dovremmo farci?» chiese Martin, per tutta risposta, indicando uno strano secchiello in legno sospeso in aria e con una corda attaccata posto all'interno di quella che appariva come una cabina doccia priva della porta.

«È una doccia svedese. Serve a massaggiare il collo. Ti posizioni sotto e tiri la corda.» spiegò Diana sorridendo dello sguardo perplesso del ragazzo.

Non del tutto convinto, il biondo si posizionò sotto il secchio e tirò la corda.

Un'intera secchiata di acqua gelata si riversò su di lui lasciandolo a boccheggiare per lo shock termico mentre Diana se la rideva di gusto.

«Avevo dimenticato di dirti che l'acqua è piuttosto fredda.» disse, tentando di giustificarsi.

La rabbia per il fatto che la sua amica si stesse divertendo alle sue spalle ebbe il potere di scongelarlo cosicché, prima che Diana avesse il tempo di scappare, lui l'aveva già agguantata e trascinata sotto il malefico secchiello che nel frattempo si era riempito automaticamente.

Nonostante la ragazza cercasse di divincolarsi la presa di lui era ben salda e nulla poté fare per impedirgli di riversare su di lei una secchiata d'acqua gelata.

Appena questa ebbe impattato con la sua pelle, Diana lanciò un grido acuto e penetrante che costrinse Martin a lasciare la presa.

Finalmente libera, Diana iniziò a tempestare il petto di Martin di pugni scherzosi in segno di protesta per il tiro mancino giocatole dal ragazzo.

La protesta ebbe breve durata perché presto lui le afferrò entrambi in polsi impedendole ogni movimento.

Guardatisi negli occhi entrambi scoppiarono a ridere. Altro che week-end romantico, gli sembrava di essere tornati ai tempi in cui facevano le battaglie di gavettoni.

L'atmosfera divertita e giocosa ebbe però fine nel momento in cui lo sguardo di Martin si soffermò al di sotto del viso della ragazza.

Se su di lui la secchiata gelida aveva avuto il potere di ridimensionare i gioielli di famiglia, ben diverso era stato il risultato ottenuto sui capezzoli della ragazza che, inturgiditi dal freddo, premevano prepotentemente contro la sottile stoffa del costume lasciandone intuire perfettamente la forma e le dimensioni.

Prima che il sangue potesse tornare a scorrere in maniera omogenea, generando situazioni imbarazzanti, Martin la lasciò andare e si diresse verso l'idromassaggio; ultima tappa del loro percorso benessere.

Stupita dal repentino cambio di comportamento del ragazzo, Diana lo seguì, perplessa.

«Tutto bene?» gli chiese, immergendosi nell'acqua calda con un mugolio di piacere.

«Si, certo, ho pensato solo fosse meglio finire il percorso.» mentì lui, cercando di rilassarsi.

Erano ancora immersi nella vasca quando la campanella suonò nuovamente avvisandoli che era giunto il momento di uscire.

I ragazzi uscirono e, indossati accappatoi e ciabattine, si diressero nuovamente verso la loro stanza.

Appena entrati gettarono uno sguardo intorno per vedere se, in loro assenza, qualcuno fosse entrato in camera.

All'apparenza, però, sembrava tutto a posto.

Resi pigri dalla lunga permanenza in acqua i due si lasciarono andare sul grande letto.

Trascorsi pochi minuti, quando già il sonno stava cominciando ad avere il sopravvento, Diana si riscosse e si trascinò fino alla scrivania.

«Che fai?» le chiese Martin, con voce assonnata.

«Controllo il programma. Non vorrei ci dimenticassimo di qualcosa.»

Raccolta la cartelletta, la ragazza tornò sul letto accoccolandosi con i piedi raccolti sotto di se. In quel momento il suono delle campane a vento si diffuse per la stanza.

«Tra un'ora c'è la cena. Viene servita qui sul terrazzino ma consigliano di vestirsi come se si stesse uscendo.» spiegò Diana con una smorfia di disappunto.

Era così rilassata; non aveva alcuna voglia di mettersi in tiro inoltre, visto lo scherzetto del costume, temeva ciò che la cara agente Simard aveva preparato per lei.

«Ok.» disse Martin, rassegnato. Fortuna che era una missione perché a suo parere tutti quei programmi non si sposavano affatto con un piacevole week-end romantico atto a ravvivare la passione di una coppia.

Fosse stato per lui si sarebbe chiuso in una camera d'albero con servizio in camera ventiquattrore su ventiquattro e lì si che i vestiti non sarebbero stati necessari.

«Io adesso vado in bagno e tu intanto fai la doccia. Dopo mentre tu ti trucchi la faccio io.» disse il biondo, rispondendo alla muta domanda negli occhi della sua compagna di sventure.

Grazie alla strategia di Martin entrambi riuscirono a prepararsi senza alcun intoppo.

Appena Diana uscì dal bagno entrambi rimasero qualche secondo a fissarsi vicendevolmente, stupefatti dalla visione dell'altro.

Martin indossava un completo elegante con pantalone chiaro, giacca scura e cravatta.

Diana, invece, sfoggiava un abito a sottoveste color carminio lungo al ginocchio e con una scollatura morbida che, senza mostrare troppo, esaltava le sue forme.

«Wow!» esclamò Martin, un attimo prima che bussassero alla porta.

Sorridendo compiaciuta, Diana andò ad aprire.

Mezza dozzina di camerieri, fecero il loro ingresso.

In pochi minuti il tavolinetto nel terrazzino venne imbandito con tanto di candele e secchiello di champagne.

«Signori, vi auguro una buona cena.» disse l'uomo che per primo era entrato in camera. «Per qualsiasi problema basta chiamare il centralino.» aggiunse, facendo cenno agli altri di precederlo per poi inchinarsi e chiudersi la porta alle spalle.

Rimasti soli, i due ragazzi si rilassarono.

Incuriositi ed affamati si diressero verso il tavolo.

«Madame.» disse Martin, scostando la sedia per permettere alla ragazza di accomodarsi.

Preso posto a sua volta, sorrise a Diana attraverso il tavolo e la invitò con lo sguardo ad aprire la campana che copriva i piatti.

Ben presto si resero conto che ciò che avevano davanti era una selezione dei cibi più afrodisiaci presenti sul mercato.

Si passava dal risotto allo zafferano alle ostriche per arrivare ad un delizioso tortino cioccolato e peperoncino.

Martin sapeva bene quanto Diana odiasse i molluschi crudi e, alzando lo sguardo non rimase deluso nel vedere la smorfia sul volto della ragazza.

Preso lo champagne, ne riempì i flûte e invitò la ragazza a brindare.

Diana era titubante. Se era vero che nel resort credevano che fossero maggiorenni era altrettanto vero che in realtà non lo erano.

Il biondo mise a tacere le sue proteste ricordandole che sarebbe apparso quantomeno strano se non lo avessero neanche toccato.

Ridendo e scherzando i due spazzolarono la cena anche se Martin dovette fare il sacrificio di mangiare anche le ostriche di Diana ed ogni piatto fu generosamente innaffiato con il costoso vino.

Finito di mangiare, Martin propose di rientrare ma la ragazza gli disse che preferiva rimanere fuori qualche altro minuto, così lui avrebbe avuto il tempo di mettere il pigiama.

Rimasta sola, lasciò vagare lo sguardo sull'orizzonte sconfinato che si dipanava davanti a lei.

La luce della luna faceva brillare le cime degli alberi rendendo il tutto ancora più bello.

Diana si sentiva la testa leggera.

Non era la prima volta che beveva degli alcolici ma di solito si era trattato di un sorso o poco più durante le feste, stavolta invece in due si erano bevuti più di mezza bottiglia...ok, in realtà si erano bevuti quasi tutta la bottiglia.

Giudicando che fosse trascorso abbastanza tempo, rientrò.

In effetti Martin si era già messo a letto.

Acciuffato il completo per la notte che Tanya aveva scelto per lei, si rintanò in bagno, si struccò e lo indossò.

Se non fosse stata un po' brilla non avrebbe avuto il coraggio di uscire dal bagno ma, per fortuna, non era così.

Messa la vestaglia, ritornò in camera da letto dove Martin l'accolse spalancando le braccia in maniera plateale e chiamandola tesoro.

Diana ridacchiò rendendosi conto che neanche lui era molto lucido e, stando al gioco, si slacciò la vestaglia fingendo uno spogliarello e lanciandola all'amico.

Il biondo scoppiò a ridere divertito dallo spettacolino dell'amica ma ammutolì di colpo vedendo l'impalpabile sottoveste bianca indossata dalla ragazza che quasi nessuno spazio lasciava all'immaginazione.

«Mangerai qualche mosca se non chiudi la bocca.» lo avvisò Diana, infilandosi sotto le coperte e spingendogli il mento con un dito.

Resosi conto della figura appena fatta, Martin si sentì arrossire. Era rimasto letteralmente a bocca aperta in un modo a dir poco vergognoso.

«Forse è meglio che dormiamo, domani ci aspetta una lunga giornata.» propose lui, cercando di recuperare un minimo di dignità.

«Questa cavolo di camicia da notte sarà anche elegante ma non tiene caldo per niente.» si lamentò Diana rintanandosi sotto il lenzuolo.

I giorni erano abbastanza caldi da godersi il mare ma la sera, sopratutto lì nel bosco, faceva ancora fresco.

«Vieni qui, ci penso io a tenerti calda.» disse Martin, attirandola a se.

In realtà si sentiva un po' agitato a tenerla così vicina ma voleva dimostrare ad entrambi che nulla era cambiato.

«Grazie!» esclamò lei, schioccandogli un bacio a metà tra la guancia e le labbra mentre il sonno cominciava a prendere il sopravvento.

Quel gesto fece balzare il cuore nel petto al biondo.

Sperava lei non se ne fosse accorta. Quando lui, un po' titubante, abbassò lo sguardo per controllare si accorse che lei aveva già chiuso gli occhi.

Un po' più tranquillo, si sistemò meglio e in poco tempo si addormentò con lei ancora accoccolata sul petto.




Martin si stiracchiò e aprì gli occhi sbattendo più volte le palpebre a causa del sole che inondava la stanza.

Istintivamente portò lo sguardo di fianco a se ma il letto era vuoto. Pur non volendolo ammettere era un po' deluso, era stato piacevole dormire con Diana stretta a se.

Cercando d'ignorare i suoi stessi pensieri, Martin scalciò le coperte e si alzò.

Notando un foglio sulla scrivania si avvicinò e lo prese tra le mani.


Sono andata a fare una passeggiata e a dare un'occhiata ai dintorni.

Ci vediamo per la colazione.

Diana.”


Sorridendo, si diresse verso la doccia e dopo essersi liberato dalla costrizione degli indumenti si immerse sotto il getto dell'acqua sperando così di far svanire il sonno e i postumi dello champagne bevuto la sera prima.

Dopo aver dato uno sguardo al programma della giornata, indossò una comoda tuta e delle scarpe da tennis quindi raggiunse il giardino, stando al programma era lì che si sarebbe svolta la colazione.

Era appena uscito quando vide Diana venirgli incontro.

Indossava un top sportivo e un paio di pantaloni abbinati.

Martin dovette ammettere che era splendida nella sua semplicità.

«Buondì!» lo salutò.

«Buongiorno a te. Come va?»

«Un po' di mal di testa a causa dell'alcool.» confessò.

«Idem. Magari mettere qualcosa nello stomaco ci farà bene.» propose.

I due si avviarono verso il tavolo imbandito per loro al centro del giardino.

Martin notò che lei non aveva fatto alcun accenno al quasi bacio della sera prima e che sembrava perfettamente a suo agio. Si chiese se se ne ricordasse.

Lui ricordava bene e sapeva che le sensazioni provate non sarebbero svanite tanto facilmente.

Rifocillati dall'abbondante colazione, i due vennero invitati a passeggiare un po' prima del prossimo trattamento.

Appoggiata al braccio di lui Diana si godeva l'aria fresca e il sole ma una parte di lei continuava a ripensare a quando la sera prima si era accoccolata sul suo petto. Non aveva le idee molto chiare, aveva un vago ricordo del sapore della sua pelle sulle labbra ma in realtà non era certa di cosa fosse realmente successo.

«Allora, notato qualcosa di strano durante il tuo giro mattutino?» chiese Martin, infrangendo un silenzio che si era protratto anche troppo a lungo.

«Nulla di nulla.» affermò Diana scrollando il capo.

«Non ti sembra strano? Insomma, stasera andremo via e ancora non è successo niente.»

«Tranquillo, purtroppo abbiamo ancora molte ore davanti.» lo contraddisse. «Più tardi sarà il turno del massaggio rilassante, peccato non poterselo godere davvero.» sospirò Diana.

Dopo una lunga passeggiata decisero che era meglio rientrare, non volevano arrivare in ritardo.

Rientrati nell'edificio salirono in camera per indossare il costume visto che di certo non avrebbero potuto fare i massaggi con i vestiti addosso.

Anche stavolta l'agente Simard aveva dato il meglio di se. Non solo il parigamba blu scuro di Martin era così aderente da mettere a disagio anche una faccia di bronzo come lui ma il costume di Diana, di un bianco accecante, era, se possibile, ancora più striminzito del precedente.

Mentre usciva dalla stanza Diana giurò a se stessa che avrebbe ucciso quella donna.

Avvolti negli accappatoi, i due si presentarono nella sala massaggi.

Appena entrati, Steve venne loro incontro con il solito sorriso smagliante.

Immediatamente Martin sentì la rabbia montargli dentro:non avrebbe permesso a quel bell'imbusto di toccare la sua Diana!

Consapevole del pensiero appena formulato, si irrigidì e lanciò uno sguardo preoccupato in direzione della ragazza, quasi temesse che potesse leggergli nel pensiero.

Con soddisfazione notò che anche lei sembrava infastidita dalla presenza dell'uomo; non avrebbe sopportato di vederla eccitata all'idea di avere le sue mani sul suo corpo.

Inconsapevole dei pensieri del ragazzo, Diana si strinse nell'accappatoio sotto lo sguardo rapace dell'altro.

«Bentrovati. Accomodatevi.» disse l'uomo invitandoli ad entrare.

Titubanti, i due si fecero avanti.

«Jolanda e Antony si occuperanno di voi.» spiegò, indicando i due addetti posizionati di fianco ai lettini per massaggi. «Prima però dovreste andare negli spogliatoi per cambiarvi.»

Diana avrebbe voluto chiedere spiegazioni ma la timidezza e la paura di una gaffe ebbero la meglio.

Entrati negli spogliatoi i due trovarono su un ripiano un asciugamano ed un perizoma bianco. A quanto pareva quella secondo quelli del centro benessere era la tenuta adatta ai massaggi.

Riluttanti, i due si cambiarono e tornarono nella sala.

«Lei signor Mystere può prendere posto sul lettino a sinistra mentre di lei signorina Lombard si occuperà Antony.» disse Walter indicando i rispettivi lettini. «Prima farete un massaggio rilassante al quale seguirà un massaggio di coppia.» spiegò.

«Vi lascio. Arrivederci.» salutò l'uomo uscendo dalla stanza.

Entrambi si sedettero sul lettino indicato loro sentendo il nervosismo aumentare.

L'idea del massaggio era piacevole ma, visto che ancora non avevano scoperto come convincessero le persone a svuotare i loro conti, non sapevano cosa aspettarsi davvero.

«Sdraiatevi proni, per favore.» disse Jolanda.

I due fecero ciò che gli veniva detto.

Ben presto qualsiasi resistenza o tensione fu vinta dalle mani esperte dei due massaggiatori e, in breve, i due si ritrovarono a sospirare soddisfatti.




«Signori abbiamo finito.» annunciò Antony qualche tempo dopo, facendo spalancare gli occhi ad entrambi per lo stupore: si erano così rilassati da non accorgersi del tempo che passava.

Per quel che ne sapevano potevano averli già condizionati a dargli tutti i loro soldi senza che loro se ne rendessero conto.

Ancora sbigottiti, entrambi si misero a sedere.

«Se volete seguirmi ci spostiamo nella zona adibita al massaggio di coppia.» li esortò Jolanda.

Dopo un breve cenno affermativo Martin e Diana seguirono la donna dietro una porta scorrevole celata dalla tappezzeria della stanza.

Entrambi erano basiti; erano così presi dal massaggio da non averla notata.

Immediatamente tutti i loro sensi si misero in allerta; non era da escludere che proprio in quella stanza nascosta si celasse la soluzione del mistero che stavano tentando di svelare.

Appena entrati i loro occhi vennero aggrediti dalla vividezza dei colori che caratterizzavano l'ambiente.

In netto contrasto con la stanza che avevano appena lasciato, in cui predominava il bianco, in quella stanza i toni del rosso la facevano da padrone.

Così come la sala in cui avevano servito loro il cocktail di benvenuto, anche questa aveva richiami orientaleggianti e somigliava in maniera equivoca ad un'alcova.

L'ambiente era diviso in due da dei tendaggi drappeggiati.

Subito dopo l'ingresso era sistemato un divano multicolore posizionato davanti un'enorme schermo ultrapiatto mentre, oltre le tende, era possibile vedere quello che appariva a tutti gli effetti un enorme letto matrimoniale rotondo.

«Adesso noi vi lasceremo soli. Appena siete pronti accomodatevi e accendete il televisore.» disse Jolanda. «Partirà un video che spiega come fare il massaggio reciproco. Abbiamo notato che la spiegazione tramite video mette più a proprio agio i clienti.»

«Se avete delle perplessità, però, basta premere il campanello e noi arriveremo.» intervenne Antony, indicando il bottone sulla parete di fianco all'ingresso. «In caso contrario, finito il video potete spostarvi sul letto.»

«A vostra disposizione ci sono diversi tipi di oli. Scegliete il profumo che preferite. Vi sconsigliamo di mischiarli, il risultato potrebbe essere poco gradevole.» spiegò la donna, aprendo la vetrinetta contenente le varie ampolle posta vicino al letto. «Finito il massaggio, oltre questa tenda vi è un ascensore; è programmato per condurvi direttamente nella vostra camera.» continuò, mostrandolo.

«Non è necessario che recuperiate i vostri effetti personali. Vi saranno recapitati direttamente in stanza.» aggiunse l'uomo.

Dopo aver salutato, i due massaggiatori andarono via ribadendo per l'ennesima volta che nessuno li avrebbe disturbati.

Rimasti soli, Martin e Diana si guardarono negli occhi, dubbiosi.

«Non è che si tratta di un video ipnotico?» sussurrò il biondo, preoccupato.

«Da come parlavano temo ci troveremo davanti un film porno.» confessò lei, arrossendo leggermente.

«Non possiamo fare altro che vederlo e scoprirlo.» propose Martin, prendendo posto sul divano.

Appena Diana l'ebbe raggiunto fece partire il filmato.

Sullo schermo apparvero un uomo e una donna vestiti solo di un perizoma molto simile a quello che loro due celavano sotto l'asciugamano.

Dopo i saluti di rito i due iniziarono a spiegare e a mostrare come effettuare il massaggio reciproco.

Ben presto i due compresero perché i clienti si sentissero più a loro agio con il filmato che non con le spiegazioni dal vivo e compresero perché vi fosse un ascensore che conduceva direttamente in camera loro.

Nonostante le zone erogene non venissero propriamente manipolate, il massaggio aveva un'elevata carica erotica e non era difficile immaginare che cosa avessero in mente di fare le coppie dopo averlo eseguito.

«Eh eh, magari non sarebbe male prendere appunti, mi potrebbe tornare utile il giorno che riuscissi ad andare in meta con una ragazza!» provò a scherzare Martin, cercando di alleggerire la tensione.

Il disagio tra i due era però palpabile.

Presto, anche troppo presto, entrambi si ritrovarono a fissare uno schermo blu. Il video era finito e bisognava che andassero avanti con la loro messinscena.

Diana si chiese se non potevano solo fingere di farsi il massaggio per poi salire in camera dopo un po' ma, anche se non visibili, la presenza di telecamere nascoste non era da escludere.

«Dobbiamo farlo, non c'è scelta.» sussurrò Martin all'orecchio dell'amica, sperando che eventuali spettatori non avessero modo di sentire le parole.

Diana si limitò ad annuire, rossa in volto.

Con fare impacciato i due si spostarono sul letto.

«Se ricordo bene prima tocca a te.» disse Martin continuando a guardarsi intorno in cerca di una via d'uscita.

«Già.» affermò Diana flebilmente, sdraiandosi prona al centro del letto. «speriamo solo che abbiano sostituito le lenzuola. Già farebbe schifo sdraiarsi dove lo hanno fatto gli altri ma immaginare che ci abbiano fatto anche altro mi fa venire i brividi.» aggiunse con veemenza.

«Tranquilla, non penso che in un posto di lusso come questo tralascino le basilari norme igieniche. I clienti sono gente ricca e non gli conviene che gli facciano causa per aver preso un'infezione.» la rassicurò. «Allora, che gusto vuoi?» chiese, indicando le boccette di fianco al letto.

Perplessa, Diana volse lo sguardo in direzione dell'amico.

Compreso cosa stesse indicando, scoppiò in una fragorosa risata.

«Martin, non sono mica succhi di frutta! Si parla di profumazioni e non di gusto.» puntualizzò. «Che ne dici di Muschio bianco? A me piace e tu porti spesso colonie con note muschiate quindi dovrebbe andare bene per entrambi.»

Martin stava per rispondere che per lui non faceva differenza ma, riflettendo sulle parole che aveva appena udito, si bloccò. Non aveva la più pallida idea che Diana prestasse attenzione ai profumi che usava.

La cosa se da un lato lo lusingava dall'altro lo metteva un po' a disagio.

Se fossero stati in un centro commerciale al reparto profumeria non ci avrebbe fatto caso ma in quella situazione, con lei sdraiata di fianco a lui praticamente nuda era un'altra storia.

Improvvisamente immagini di lei che annusava il suo collo con fare sensuale iniziarono a invadere la sua mente e avvertì qualcosa smuoversi al basso ventre.

Stringendo i pugni, prese un profondo respiro per cercare di calmarsi. Continuando così la situazione gli sarebbe sfuggita di mano.

«Per me è lo stesso.» rispose con voce strozzata.

Sentendolo strano Diana lo squadrò in volto.

«Tutto bene?»

«Si, certo.» affermò Martin, alzandosi ed avvicinandosi all'espositore per sfuggire allo sguardo indagatore dell'amica.

La situazione stava prendendo una strana piega e lui si chiedeva con sempre maggiore apprensione se sarebbe riuscito a gestirla.

Con mani malferme afferrò la boccetta e ritornò sul letto.

«Ci siamo.» mormorò Diana, agitata, parlando più a se stessa che a Martin.

Fino a quel momento si era tenuta l'asciugamano stretto addosso ma adesso non aveva più scelta, doveva toglierlo.

Non aveva incertezze circa il suo corpo, aveva da tempo accettato di non essere una maggiorata e stava bene con se stessa. Per quanto riguardava Martin l'aveva spesso vista in costume ma questo era qualcosa di decisamente diverso e non riusciva a non sentirsi in ansia.

Mordendosi il labbro inferiore per la tensione, si sfilò l'asciugamano rimanendo a pancia in giù.

Tirò un lungo sospiro per cercare di rilassarsi e chiuse gli occhi, in attesa.

Martin stappò la boccetta, si versò un po' d'olio sulle mani e lo scaldò tra i palmi. A quel punto, finalmente, si decise a volgere lo sguardo alla ragazza sdraiata di fianco a lui.

Con fare esitante le poggiò le mani sulle spalle e iniziò a muoverle cercando di imitare i gesti visti nel filmato.

Al primo tocco Diana sussultò ma tentò di rilassarsi.

In fondo era solo un massaggio.

Intanto, con mosse incerte, Martin iniziò a sfiorarle le spalle.

Nella sua mente continuava a ripetersi, come un mantra, che si sarebbe trattato di un massaggio erotico solo se fosse stato con qualcuno che lo attraeva sessualmente ma che, invece, la ragazza che stava accarezzando era semplicemente Diana.

Peccato che qualcuno ai piani bassi non la pensasse allo stesso modo e reagisse con un certo interesse al percepire il contatto delle mani su quella pelle liscia.

Consapevole che la seconda parte del massaggio sarebbe stata ancora più imbarazzante perché Diana si sarebbe dovuta mettere in posizione supina, Martin prolungò quanto più possibile la prima parte inconsapevole di averlo reso ancora più sensuale nella sua lenta esplorazione.

Immobile sotto il tocco del ragazzo, Diana cercava di mantenere la mente sgombra da ogni pensiero perché sapeva che ciò che avrebbe pensato sarebbe riuscita solo a farla agitare. Pian piano, senza che neanche se ne accorgesse, il lieve massaggio riuscì a farla rilassare al punto da strapparle un gemito di apprezzamento.

Appena l'ebbe emesso, Diana arrossì violentemente e spalancò gli occhi temendo ciò che ne avrebbe detto il suo amico.

Fortunatamente lui si limitò ad osservare che in fondo non era così disastroso nei massaggi se era riuscito a farla rilassare davvero.

Quella battuta servì ad alleggerire l'atmosfera e a tranquillizzare entrambi.

Per quanto lento fosse, però, giunse il momento in cui Diana doveva girarsi.

Mentre ogni singolo muscolo del suo corpo tornava a tendersi sotto il peso della tensione, si girò stringendosi però un braccio al seno.

Aveva avuto dei ragazzi, con alcuni si era spinta più in là dei semplici baci ma a nessuno di loro aveva concesso di vederla nuda e che ciò accadesse proprio con Martin la metteva in agitazione.

Consapevole dell'imbarazzo dell'amica, il ragazzo si concentrò sui suoi piedi evitando accuratamente di alzare lo sguardo.

Lentamente con tocchi gentili risalì lungo le gambe e i fianchi, così come aveva visto fare nel video.

Raggiunta la vita il massaggio doveva continuare sulle mani e le braccia.

A quel punto Diana non poté più indugiare e così, evitando di guardarlo in faccia, rilasciò la presa sul petto e distese le braccia.

Se avesse alzato lo sguardo avrebbe notato che Martin era arrossito e teneva lo sguardo fisso sul materasso senza osare alzarlo su di lei.

Entrambi sapevano come doveva concludersi il massaggio e, nonostante cercassero di mantenere la calma, la verità è che i loro battiti cardiaci erano aumentati ed il respiro di Diana si faceva sempre più accelerato mentre Martin raggiungeva le sue spalle.

Nel momento in cui le mani di lui scesero a lambirle i contorni del seno i loro sguardi si incrociarono. Solo la consapevolezza di essere in missione per il Centro permise loro di rimanere fermi al loro posto anche se lei avvertì distintamente le mani di Martin tremare sulla sua pelle.

Diana si chiedeva a cosa stesse pensando lui in quel momento, per fortuna non poteva leggergli nel pensiero se no l'avrebbe sentito definirla molto sexy e pregarla di smetterla di respirare in maniera così affannata visto che quel movimento attraeva il suo sguardo su qualcosa che avrebbe dovuto ignorare rendendoglielo ancora più desiderabile.

Dopo il rapido passaggio nella zona del seno il massaggio proseguì con dei lenti movimenti circolari dall'addome fino al basso ventre e si concluse con un bacio rituale sull'ombelico.

«Finito.» mormorò Martin, ancora frastornato.

Appena l'ebbe detto, con movimenti fulminei Diana afferrò il suo asciugamano e vi si riavvolse per poi mettersi in piedi.

Si sentiva completamente scombussolata e dovette ammettere con se stessa che era eccitata al punto da non riuscire a reggersi bene sulle gambe.

Ostentando una tranquillità che non provava, lui si stese sul lettino togliendosi l'asciugamano e mettendo in mostra un sedere di marmo che Diana non poté fare a meno di notare anche se quella specie di perizoma non gli rendeva giustizia.

Con movimenti delicati iniziò a massaggiarlo.

L'eccitazione che provava la portava a tenersi ad una certa distanza con il risultato che, quando dovette scendere lungo le sue braccia per massaggiarle contemporaneamente era troppo lontana e dovette sdraiarsi con il busto sulla schiena di lui.

Nonostante il tutto fosse durato pochi secondi e nonostante lei indossasse l'asciugamano, Martin non poté fare a meno di pensare al seno che quel cotone celava e che lui aveva sfiorato poco prima. La sua eccitazione crebbe in maniera alquanto fastidiosa facendogli sfuggire un mugolio che, per sua fortuna, passò inosservato alle orecchie di Diana, troppo concentrata su ciò che stava facendo.

Lei, dal canto suo, era troppo impegnata nell'usare ogni briciola dell'autocontrollo che le era rimasto per evitare di lasciarsi andare a fantasie indecenti sul suo amico.

Come già aveva fatto lui, dalle spalle passò alla schiena beandosi delle spalle larghe e forti che tante volte l'avevano trasportata nel corso delle missioni.

Arrivata all'interno coscia lo sentì sussultare.

Consapevole del fatto che fosse uno dei punti in cui soffriva il solletico, si scusò con lui che si limitò a risponderle con una scrollata del capo.

Di certo non avrebbe potuto immaginare che in quel momento lui si stava mordendo le labbra con tutta la forza che aveva per non farsi sfuggire un gemito di piacere.

Dalle cosce scese alle gambe permettendo a Martin di rilassarsi leggermente ma il sollievo durò poco.

Consapevole di quanto lui soffrisse il solletico ai piedi, velocizzò il più possibile il massaggio alla zona portando così a termine la prima parte del massaggio.

«Martin, puoi girarti.» disse.

«Non posso.» rispose Martin, scuotendo energicamente il capo.

«Dai, non fare lo stupido.» lo incitò lei.

«Diana, davvero ti arrabbierai ma io non posso farci nulla!» farfugliò in preda al panico.

«Se mi sono girata io non vedo perché non possa farlo tu!» esclamò Diana, irritata e anche imbarazzata al ricordo di essersi mostrata a seno nudo.

«Va bene, io mi giro ma tu non picchiarmi.» affermò lui, tremando al pensiero del suo martello che si abbatteva su di lui.

Lentamente e senza il coraggio di guardarla in faccia si sistemò in posizione supina.

«Era così difficile?» chiese sarcastica per poi ammutolire di colpo di fronte all'evidente erezione di lui.

«Oh!» fu tutto ciò che riuscì a dire.

Allarmato, Martin balzò a sedere e recuperò l'asciugamano per coprirsi.

«Diana, non so cosa dire, mi dispiace!»

«Bé, penso che lo scopo del massaggio di coppia, secondo quelli del centro benessere, fosse proprio questo.» commentò lei, continuando a fissare il pavimento.

«Non volevo metterti in imbarazzo.» mormorò Martin, sinceramente dispiaciuto.

«Lo so. È tutta colpa di questa situazione assurda.» rispose Diana, tornando a guardarlo negli occhi e sorridendogli. «Dai, finiamo il massaggio.»

«C'è solo un piccolo intoppo, ecco, come dire, il mio problema non si è ancora risolto.» spiegò Martin, al colmo dell'imbarazzo.

«Prima mi hai colto un po' di sorpresa ma penso di essere abbastanza adulta da affrontare la cosa. Non scapperò urlando e dandoti del maniaco.» rispose Diana, cercando di apparire più sicura di quanto non fosse in realtà.

Rassicurato dalle parole di lei, Martin si tolse l'asciugamano e tornò a sdraiarsi.

Dandogli le spalle con la scusa di prendere dell'altro olio, Diana si lasciò andare ad un sorrisetto compiaciuto, in fondo era soddisfacente sapere di essere in grado di eccitare un ragazzo.

Portatasi ai suoi piedi riprese il massaggio.

Sentiva sotto le mani i muscoli di lui tesi fino allo spasmo e si chiese quante coppie fossero riuscite a portare a termine quel massaggio.

Mentre risaliva lungo le cosce fino ai fianchi avvertì il suo respiro farsi più concitato per tornare a rilassarsi leggermente quando si spostò sulle mani.

Massaggiate le braccia e le spalle ridiscese sul petto beandosi del contatto con quei muscoli forti e sodi.

Finito di massaggiare l'addome, non ebbe altra scelta che completare il massaggio spostandosi sul basso ventre ed in quel momento lo avvertì distintamente deglutire a vuoto.

Alzato lo sguardo sul suo viso, lo vide osservarla con un'espressione che non gli aveva mai visto.

Senza riuscire a staccare gli occhi dai suoi, si chinò a depositare il bacio sull'ombelico che sanciva la fine del massaggio.

Quell'ultimo gesto diede il colpo di grazia all'autocontrollo di Martin.

Messosi a sedere, afferrò Diana per un braccio e l'attirò a se.

Portata una mano dietro alla sua nuca, la baciò con tutta la passione di cui era capace.

Lungi dal fuggire, Diana rispose al bacio con altrettanta foga e usò il braccio libero per cingergli il collo.

Rassicurato dal comportamento di lei, le lasciò andare il braccio e, afferratala per i fianchi se la sedette in grembo mentre le mani di lei vagavano sulla sua schiena sfiorandolo e graffiandolo.

«Andiamo in camera.» gli sussurrò, staccandosi appena un attimo dalle sue labbra.

Agguantate le sue cosce, si mise in piedi senza lasciarla andare e, sempre con lei in braccio andò all'ascensore.

Le porte si aprirono immediatamente.

Appena entrato, Martin appoggiò Diana sul corrimano presente nell'ascensore così da avere le mani libere.

Continuando a baciarla, lasciò che le sue mani vagassero sul corpo di lei percorrendone la pelle morbida.

Uno scampanellio metallico li avvisò che avevano raggiunto il loro piano.

Con uno scatto fulmineo, Diana si divincolò dalle mani di lui e corse in camera ridendo.

Martin la seguì ed in poche falcate la raggiunse, chiuse la porta con un colpo e, trovatala ai piedi del letto, ve la fece cadere per poi sdraiarsi su di lei e riprendere da dove si erano interrotti.

Afferrato l'asciugamano che la copriva lo fece volare dietro di se per poi ricominciare la lenta esplorazione delle sue forme.

Staccatosi un attimo da lei, si liberò dell'unico indumento che entrambi portavano e si concesse qualche attimo per ammirarla completamente nuda sotto di se.

Sdraiatosi di nuovo su di lei lasciò che lei avvertisse quanto la desiderava.

In risposta, Diana lo cinse con le gambe provocandogli un brivido di piacere e di aspettativa.

«Non mi sono mai sentito così.» le sussurrò, carico di desiderio.

Quelle parole risuonarono come un campanello di allarme nella mente di Diana che spalancò gli occhi.

«Martin, fermati!» urlò, allontanandolo da se e coprendosi con il lenzuolo.

«Diana, che succede? Pensavo lo volessi anche tu.» rispose lui, confuso.

«Siamo in missione e poi non ci siamo mai comportati così.» spiegò, arrossendo. «In questo centro puntano a rinverdire l'affinità di coppia, e se ci avessero dato qualche sorta di eccitante?»

Martin sentiva di desiderarla con tutta se stesso ma sapeva anche che nelle sue parole poteva esserci del vero.

«Hai ragione.» ammise senza però riuscire a nascondere la frustrazione che provava. «Io...io vado di là.» disse, indicando il bagno e raggiungendolo dopo aver raccattato l'asciugamano di Diana da terra per coprirsi.

Rimasta sola, Diana si portò le braccia al petto e morse il lenzuolo per impedirsi di singhiozzare.

Quella missione stava rischiando seriamente di rovinare la sua amicizia con Martin.

Certo, se si fosse scoperto che erano sotto effetto di sostanze eccitanti la cosa sarebbe stata più facile da superare, pensò, ma sentiva che una parte di se avrebbe sofferto nel constatare che lui non la desiderava davvero e si chiese se davvero ciò che sentiva per lui era solo amicizia.

Ancora scossa da quanto successo, Diana si trascinò sotto la doccia e pregò che l'acqua calda riuscisse a cancellare le tracce di quel contatto proibito.

Intanto, nell'altra stanza, Martin tentava di riprendere il controllo di se senza riuscirci.

L'ipotesi che fossero sotto effetto di sostanze eccitanti si fece sempre più tangibile.

Compreso che con la sola forza del pensiero non sarebbe riuscito a calmarsi si rassegnò all'idea di doversi dare sollievo da solo.

Con tutte le sue forze cercò di concentrare il suo pensiero su qualsiasi ragazza che non fosse Diana ma, immancabilmente, la sua mente gli riproponeva l'immagine di lei nuda ed eccitata sotto di se, la sensazione della sua pelle morbida.

Alla fine, arresosi a quei pensieri che avrebbe voluto evitare, raggiunse il piacere con un ringhio gutturale di godimento misto a frustrazione.

Ripreso un minimo di controllo, Martin si avvolse in un asciugamano e bussò alla porta; l'ultima cosa di cui aveva bisogno era vedere Diana intenta a farsi la doccia o comunque svestita.

«Entra.» rispose lei.

Appena lui l'ebbe fatto, lei sgusciò in bagno senza osare guardarlo.

Non solo la doccia calda non era servita ma, mentre era ad occhi chiusi, si era ritrovata ad immaginare che Martin fosse lì con lei.

Cercava di consolarsi pensando che tra qualche ora la missione sarebbe finita ma non poteva fare a meno di chiedersi se il loro rapporto sarebbe mai potuto tornare quello di prima.

Aveva appena finito di truccarsi quando udì bussare alla porta della stanza.

Sentendo Martin andare ad aprire, uscì dal bagno.

Entrata in camera, lo vide richiudere la porta con un calcetto mentre spingeva dentro un carrello con diversi piatti coperti.

Avvicinatasi, li aprì scoprendo il meglio della cucina afrodisiaca, dalle ostriche alla aragoste passando per il dessert al cioccolato.

Ricordò di aver letto che il loro ultimo pasto lo avrebbero consumato in camera e di essersi chiesta perché.

Adesso capiva che molte coppie, dopo il massaggio, probabilmente trascorrevano il resto della giornata chiusi in camera a darsi da fare e l'ultima cosa che volevano era scendere al ristorante per mangiare.

Nel loro caso quell'isolamento forzato era l'ultima cosa di cui avevano bisogno.

Al piano inferiore del carrello Diana notò una sacca di tela. Incuriosita l'aprì; dentro c'erano i costumi che avevano indossato per andare in sala massaggi e, a giudicare dall'odore di detersivo che emanavano, erano stati lavati e asciugati.

Vedere quegli indumenti accrebbe ancora di più il suo imbarazzo.

Sentiva le lacrime pizzicarle gli occhi ma resistette alla tentazione di piangere, non sarebbe servito a nulla.

Si sentiva disperata.

Aveva messo a repentaglio il rapporto con il suo migliore amico per la missione e adesso anche questa era a rischio.

È vero, appena arrivati in camera avevano verificato l'eventuale presenza di telecamere ma, impossibilitati ad usare l'U-watch, non potevano avere la certezza assoluta che non ce ne fossero. In tal caso probabilmente la loro copertura era già saltata.

Avvilita, decise che era meglio iniziare a sistemare le valigie, così sarebbero stati pronti per andare via.

Con gesti meccanici piegò e riordinò tutto ciò che l'agente Simard aveva preparato per loro mentre Martin sedeva sul pavimento vicino alla porta a vetri con lo sguardo perso verso l'esterno. Sarebbe voluto uscire sul terrazzo ma, nel caso non ci fossero telecamere in camera e la loro copertura non fosse ancora saltata, era meglio che almeno le apparenze fossero rispettate e che tutti li credessero chiusi in camera impegnati in dilettevoli attività.

«Martin, dove hai messo l'asciugamano che avevo mentre facevo il massaggio?»

«Nel cesto in bagno. Perché?»

«Voglio farlo analizzare. Sai per eventuali tracce di sostanze strane presenti nell'olio.» spiegò lei.

Martin rispose con un cenno del capo ma dentro si sentiva ribollire di rabbia. Non sopportava l'idea che Diana imputasse l'attrazione reciproca avvertita poco prima solo alla presenza di sostanze eccitanti.

Il trillo del telefono lo riscosse dai suoi pensieri.

«Che succede?» chiese Diana, affacciandosi dal bagno.

«Chiamavano dalla reception, è ora dell'ultimo trattamento. Hanno preferito chiamare per essere certi che non fossimo occupati.» spiegò con una vena di sarcasmo nella voce.

«Metto l'asciugamano in valigia e andiamo.»

Chiuse le valigie, i due scesero a pianterreno e raggiunsero la Stanza della Contemplazione, almeno a dar retta alla targhetta sulla porta.

Appena ebbero bussato una profonda voce maschile li invitò ad entrare.

Varcata la soglia si trovarono all'interno di una stanza circolare dalle pareti di un rosa tenue e dal pavimento completamente ricoperto di morbidi cuscini azzurrini.

Su uno di questi era seduto un uomo vestito di bianco con pantaloni e casacca di lino ed a piedi scalzi.

«Benvenuti, sono Lambert, ideatore, creatore, proprietario e gestore dell'Eden.» affermò con piglio sicuro e orgoglioso. «Accomodatevi.» disse, indicando loro i cuscini alla sua destra e alla sua sinistra.

«Come saprete ero psicologo e terapista di coppia ma nel corso della mia carriera ho compreso che la sola sterile pratica mentale non poteva far riavvicinare le persone ed è da questi miei studi che nasce l'Eden.»

Martin e Diana si lanciarono un veloce sguardo di allerta. Era altamente probabile che il loro uomo fosse proprio lui.

«La fase della Contemplazione serve per dirsi l'un l'altro ciò che si apprezza del proprio partner.» continuò a spiegare mentre loro si sedevano ai suoi lati.

«Adesso, guardandovi negli occhi ditevi, alternandovi, “io apprezzo”, “io ammiro”, “io adoro” o “io amo” seguito da una caratteristica fisica o caratteriale dell'altro. Ad ogni affermazione accompagnerete una carezza sulla parte che per voi rappresenta ciò che avete indicato.»

Finito di spiegare batté un colpo le mani ed una musica dai toni orientali iniziò a diffondersi nella stanza.

Martin e Diana si costrinsero a guardarsi negli occhi.

Dopo quanto successo l'ultima cosa che volevano fare era soffermarsi sulle caratteristiche dell'altro o toccarsi anche se solo fuggevolmente. Purtroppo però non potevano mandare a monte la missione solo per questo.

«Ammiro il tuo senso dell'umorismo.» disse Diana, dopo aver fatto un profondo respiro e accompagnando la frase con una lieve carezza alla fronte.

Si sentiva un po' in colpa per il modo in cui lo aveva rifiutato e sperava che se fosse stata lei ad iniziare magari lui si sarebbe sentito più a suo agio.

«Adoro il modo in cui ridi anche alle mie battute più sceme.» ribatté Martin, intenerito dalle parole di lei, sfiorandole le labbra con un dito.

«Adoro la fossetta che hai sulla guancia destra.» ribatté toccandola e sorridendogli.

«Adoro il modo in cui ti avvolgi i capelli intorno all'indice quando sei concentrata a studiare.» continuò lui, rifacendo il gesto.

Per un attimo i due quasi dimenticarono dove si trovavano, si sentivano più rilassati e in armonia tra loro.

La pace però durò poco.

Mentre erano ancora intenti all'esercizio nella nenia che faceva di sottofondo s'insinuarono delle parole nuove.

Istintivamente Martin volse per un secondo gli occhi al punto da cui proveniva la musica.

Impossibilitato a parlare, fissò intensamente Diana, sperando che lei capisse. Un veloce battito di ciglia fu l'unica risposta che poté dargli ma lui comprese ugualmente che anche lei si era accorta del messaggio nascosto all'interno del sottofondo musicale.

Da quel momento per loro divenne estremamente difficile rimanere concentrati sull'esercizio di contemplazione e accolsero con sollievo lo scampanellio che annunciò la fine del tempo a loro disposizione.

«Signor Mystere, signorina Lombard, è stato un immenso piacere avervi ospiti presso il mio Resort. Spero tornerete a trovarci.» disse il proprietario accompagnandoli alla porta.

Usciti dalla Stanza della Contemplazione si affrettarono a raggiungere la loro suite.

Adesso sapevano come condizionavano le persone e non restava altro da fare che avvisare al più presto M.o.m.

Entrati in camera, controllarono velocemente di non aver lasciato nulla in giro quindi chiamarono la reception affinché gli portassero la loro auto.

Pochi minuti dopo un facchino bussò alla porta, caricò i bagagli sul carrello e li scortò fino all'ingresso.

«Signor Mystere, signorina Lombard, spero vi siate trovati bene.» disse Electra, la donna addetta all'accoglienza, venendo loro incontro. «Mi auguro tornerete presto a trovarci, magari come Mr e Mrs Mystere!» chiocciò, ignara dell'imbarazzo in cui li aveva precipitati.

«È stato tutto fantastico.» disse Diana, cercando di apparire naturale.

«Vi accompagno alla macchina.» disse la donna, precedendoli nel cortile.

«E il conto?» si lasciò sfuggire Martin, confuso.

«Ha già pensato a tutto la sua segretaria, anzi, la ringrazi per aver provveduto anche alle mance.» rispose la donna, sorridendo affabile.

«Allora arrivederci.» disse ancora Martin, raggiungendo lo sportello dell'auto.

Dopo aver fatto caricare i bagagli e aver espletato gli ultimi convenevoli i due si avviarono all'uscita.

Oltrepassato il cancello del Resort, Martin guidò per un centinaio di metri quindi accese il navigatore, impostò la destinazione “casa” e subito dopo recuperò il suo U-watch dal cassettino portaoggetti.

Appena l'ebbe messo al polso tirò un sospiro di sollievo, senza si sentiva come mutilato.

Attivata la funzione Ricetrasmittente chiamò il Centro avvisandoli che stavano tornando.

Seduta di fianco a lui, Diana sentiva il sollievo farsi strada in lei.

Quella assurda missione era finita ma temeva gli strascichi che si sarebbe portata dietro.

Velocemente lanciò uno sguardo a Martin, sembrava del tutto concentrato sulla guida e si chiese se per lui fosse già tutto dimenticato.

In quel momento raggiunsero il punto di recupero, il portale li inghiottì e non ci fu più tempo per altre congetture.

Quando la luce si dissolse si ritrovarono nei garage del Centro.

«Bentornati ragazzi!» trillò Billy andandogli incontro mentre scendevano dall'auto.

«Ciao!» risposero insieme, felici di vedere un volto amichevole.

«M.o.m vi aspetta in ufficio.»

«Un attimo, i bagagli!» esclamò Diana.

«Tranquilla, ci penseremo noi.»

«No, c'è una cosa che devo consegnare a M.o.m.» spiegò Diana, ritornando sui suoi passi.

Aperto in bagagliaio, rovistò brevemente nella sua valigia e ne trasse l'asciugamano avvolto in una busta.

Martin vedendolo si rabbuiò, l'ipotesi di Diana era molto verosimile ma non sapeva rassegnarsi all'idea che tutto ciò che avevano provato era solo frutto di un condizionamento esterno.

Accompagnato da questi tetri pensieri, seguì gli altri due sull'ascensore e da lì fino all'ufficio del loro capo.

«Agenti, bentornati.» li salutò M.o.m, andandogli incontro. «Che notizie avete?» chiese, facendo loro cenno di accomodarsi.

«Abbiamo scoperto che condizionano le persone con dei messaggi inseriti nella musica che fa di sottofondo alla seduta di meditazione.» spiegò Martin.

«Inoltre sospettiamo che vi sia qualche sostanza all'interno dei prodotti usati per i massaggi, qualcosa che alteri la coscienza.» aggiunse Diana. «Per sicurezza ho portato uno degli asciugamani, magari vi sono rimaste delle tracce.»

«Ottimo lavoro. Billy portali al laboratorio perché prelevino loro dei campioni e consegna l'asciugamano per farlo analizzare quindi accompagnali dall'agente Simard così potranno togliersi il travestimento.»

Ricevuti gli ordini i tre salutarono M.o.m ed uscirono dall'ufficio.

«Ragazzi, seguitemi!» li incitò il piccolo alieno precedendoli lungo il corridoio.

Qualche minuto e molti passi dopo il gruppo si fermò davanti ad una porta con un microscopio stampato sopra.

Billy si avvicinò al campanello presente a destra della porta e suonò.

Immediatamente una voce metallica risuonò nel corridoio chiedendo loro di identificarsi e di spiegare il motivo per cui erano lì.

Appena Billy ebbe dato tutte le spiegazioni del caso, la porta si aprì con uno scatto metallico.

Entrati, videro un uomo in camice bianco e dai capelli brizzolati venire loro incontro.

«Agenti Mystere e Lombard, M.o.m mi aveva avvisato del vostro arrivo. Io sono il dottor Harris, seguitemi. Billy, tu potresti portare l'asciugamano ai miei collaboratori?» disse l'uomo accogliendoli e facendoli accomodare in una saletta a destra dell'ingresso principale mentre l'alieno, dopo un cenno affermativo, proseguiva verso la porta di fronte all'ingresso.

La stanza in cui Martin e Diana vennero fatti accomodare, bianca e asettica, era del tutto simile a una di quelle in cui si effettuano i prelievi del sangue.

«Prima di cominciare ho l'obbligo di chiedervi se nel corso della missione avete avuto rapporti sessuali, tra voi o con altri.»

A quella richiesta i due arrossirono di botto e distolsero lo sguardo con aria colpevole.

«No. Al Resort ci hanno fatto fare solo dei massaggi con oli profumati.» spiegò Martin, tentando di ritrovare la calma.

«Capisco.» disse l'uomo, prendendo appunti su una cartelletta e corrucciando la fronte nel leggervi qualcosa che vi era già scritto. «Oh, perdonatemi, temo di avervi messo a disagio, non avevo letto la vostra età. Devo dire che l'agente Simard ha fatto un ottimo lavoro!» esclamò, mettendoli, in realtà, ancora più in imbarazzo. «In tal caso non saranno necessari i test sulle malattie veneree.»

Martin sentì la rabbia montargli dentro. Che ne sapeva quello della loro vita, pensava forse che solo perché erano molto giovani non potevano avere un'intensa vita sessuale?

E che ne sapeva dei rapporti in cui erano loro due, avrebbero potuto anche stare insieme senza che al Centro ne sapessero nulla!

A questo pensiero sentì un una morsa serrargli il petto; la verità era che al momento nemmeno lui sapeva davvero in che rapporti fossero e se quella missione aveva rovinato la loro amicizia.

La voce del dottor Harris che li invitava a prendere posto sui lettini lo costrinse a tornare al presente anche se sapeva che l'argomento non era concluso.

L'uomo, dopo averli fatti accomodare, prelevò loro del sangue e fece un tampone orofaringeo, infine strofinò degli strani cotton fioc nelle pieghe della pelle.

«Bene, abbiamo quasi finito.» annunciò, avvicinandosi al tavolo con tutto l'occorrente e tornando da loro con due flaconcini. «Adesso mi serve solo un campione delle vostre urine. Uscite da qui e di fronte a voi troverete i bagni. Quando avrete fatto mi troverete nel laboratorio, proprio di fronte alla porta d'ingresso.»

Dopo aver fatto come il dottore aveva detto loro, lo raggiunsero in laboratorio dove trovarono Billy intento a conversare con uno dei ricercatori.

«Ragazzi, se il dottor Harris ha finito con voi vi porto dall'agente Simard.»

Ricevuto il consenso del medico, i tre si avviarono nuovamente per i bianchi corridoio del Centro.

Il piccolo alieno, curioso, faceva loro mille domande sul Resort e sui trattamenti ma la sua curiosità rimaneva inappagata visto che entrambi rispondevano a monosillabi.

Scoraggiato smise di chiedere qualsiasi cosa e fu in assoluto silenzio che i tre raggiunsero la loro destinazione.

Anche in questo caso fu Billy a bussare e, ricevuto l'invito ad entrare, spalancò la porta.

«Carissimi, bentornati!» trillò l'agente Simard andando loro incontro esibendo il suo sorriso più smagliante. «Spero vi siate trovati bene con i personaggi che ho inventato per voi.»

Diana sentì nascere in lei un'insana voglia di strozzarla.

Non si era mai sentita tanto in imbarazzo come nell'ultimo giorno e mezzo e buona parte della colpa era di quella donna e dell'abbigliamento che aveva scelto per la missione.

Sentendo la tensione che pervadeva la sua amica, Martin si sbrigò ad intervenire.

«Tutto bene, però andiamo di fretta, M.o.m ci attende.» disse, cercando di mascherare il nervosismo che provava.

«Peccato, avrei voluto mi raccontaste qualcosa della missione.» si rammaricò la donna. «Andate nei camerini. Cambiatevi e poi tornate qui, così toglieremo extension e baffi.»

«Ragazzi, io torno a lavoro.» disse Billy salutandoli e uscendo dalla stanza.




Mezz'ora dopo, i due, tornati quelli di sempre, uscivano dall'ascensore e bussavano alla porta dell'ufficio di M.o.m.

Immobile accanto a Martin, Diana malediceva se stessa per non aver portato con se un caftano e malediceva M.o.m per averli interpellati proprio mentre erano in spiaggia.

Il pareo che le cingeva i fianchi copriva ben poco e lei si sentiva decisamente a disagio.

Ricevuto il consenso i due entrarono e la donna da dietro la scrivania fece loro cenno di sedersi.

«Arrivate giusto in tempo. Il dottor Harris mi stava comunicando i risultati delle analisi.» disse M.o.m indicando l'uomo in piedi accanto a lei e intendo far apparire dei dati sullo schermo alle spalle della scrivania.

«Come già avevo accennato al vostro capo, la vostra intuizione era giusta.» iniziò il dottore, rivolgendosi ai due. «L'asciugamano analizzato era intriso di sostanze eccitanti, certamente contenute nell'olio per massaggi. Non escludiamo, inoltre che anche i cibi, le bevande e i vapori del bagno turco non fossero intrisi di queste sostanze. In questo caso, però, non avendo campioni ci è impossibile accertarlo.»

Le affermazioni dell'uomo fecero calare un peso sul cuore di Martin, a quanto pare Diana aveva ragione e lui non era stato capace di capirlo.

Di fianco a lui, Diana si sentì gettare nella disperazione.

Certo, era più facile scaricare tutta la colpa di quanto accaduto su delle droghe ma, in fondo, una parte di lei sperava di sbagliarsi e che il desiderio di Martin fosse stato autentico.

«La particolarità di queste sostanze è quella di creare un effetto a catena. Le sostanze eccitanti hanno come scopo il favorire l'attività sessuale, a sua volta, l'attività sessuale amplifica l'effetto delle sostanze eccitanti e così di seguito. Alla fine chi vi è esposto ne è inebriato al punto da non percepire a livello conscio i messaggi presenti all'interno dei sotto fondi musicali. Inoltre, essendo sintetizzati a partire da sostanze presenti nell'organismo non sono rilevabili coi i comuni test anti-droga.» spiegò il dottor Harris per poi volgere lo sguardo verso M.o.m. «Per fortuna i suoi agenti sono riusciti a mantenere l'autocontrollo necessario e a scoprire il trucco.»

«A questo punto non avremo neanche bisogno di infiltrare altri agenti. Le vostre testimonianze sono sufficienti per fare irruzione nel centro benessere e mettere fine a questa truffa.» affermò M.o.m, complimentandosi con loro.

«Se volete scusarmi, torno in laboratorio, stiamo sintetizzando una sostanza capace di disintossicare chi è rimasto vittima delle sostanze eccitanti. Nel vostro caso la mancanza di attività sessuale ha impedito l'effetto a catena; dalle vostre analisi risulta che il vostro organismo ha già espulso ogni eventuale residuo. Siete puliti.»

Dopo averli rassicurati, l'uomo li salutò ed uscì dall'ufficio.

«Martin, Diana, grazie della vostra preziosa collaborazione. Visto che il vostro compito è concluso vi lascio tornare al vostro relax pre-esame.» disse la donna.

I due ebbero appena il tempo di salutarla prima che il portale si aprisse sotto i loro piedi scaraventandoli sopra i loro teli bagno.

«Perché non possono inventare un metodo di viaggio più comodo!?» si lamentò Diana, mettendosi a sedere.

Martin, che si era ritrovato sdraiato sulle cosce di lei si mise in ginocchio trovandosi così occhi negli occhi.

Qualsiasi altra protesta Diana avesse in mente le morì in gola. Non erano più stati così vicini dalla fine della missione.

Rendendosene conto, cercò di sgusciare via ma Martin la trattenne bloccandole una mano a terra.

«Non fuggire.» la implorò con tono supplichevole. «So che tu pensi che tutto ciò che abbiamo fatto sia stato opera delle sostanze eccitanti.»

«Ti prego, non parliamone più.» lo interruppe Diana, volgendo il capo di lato per non doverlo guardare negli occhi.

«Non posso, ho bisogno di chiarirmi con te. Ok, le sostanze eccitanti avranno avuto il loro peso ma non riesco a credere che anche le emozioni che provavo erano causate da loro. Vuoi dirmi che tu non hai provato nulla?»

Non potendo dire, in tutta sincerità, di non aver provato alcuna emozione, si limitò a chinare il capo in silenzio.

«Un bacio. È tutto quello che ti chiedo. Se non proveremo nulla il discorso sarà concluso qui. Non ne parleremo più e sarà solo una delle cose bizzarre che ci sono accadute da quando lavoriamo al Centro.» propose Martin, speranzoso. «Ci stai?»

«Non pensi sia una cosa pazza e insensata?» gli chiese Diana, tornando a guardarlo.

«Perché, io ho mai fatto qualcosa di ragionevole e sensato?» domandò Martin, strappandole un sorriso. «Allora?»

Diana si morse le labbra, indecisa sul da farsi.

Sentiva di desiderare profondamente quel bacio ma temeva l'eventualità in cui solo uno dei due avesse sentito nuovamente l'attrazione provata alla Spa; d'altro canto rimanere col dubbio non avrebbe di certo fatto bene alla loro amicizia.

«Baciami.» disse con decisione.

Quell'unica parola ebbe il potere di far illuminare di gioia gli occhi di Martin.

Sistematosi meglio sulle ginocchia, portò le mani ai lati del viso di Diana. Sentendola tremare le accarezzò leggermente le guance con i pollici e le sorrise, incoraggiante.

Lentamente si avvicinarono, chiudendo gli occhi, e appena le loro labbra si sfiorarono le emozioni provate qualche ora prima tornarono prepotentemente a galla amplificate dalla certezza che stavolta erano loro a volerlo, che non c'entravano né missioni né sostanze eccitanti.

Non ci volle molto perché il semplice sfioramento di labbra si trasformasse in qualcosa di più intenso e profondo.

Con un movimento fluido Martin la fece sdraiare senza smettere di baciarla.

Gli sembrava impossibile che tutta la felicità che sentiva esplodergli nel petto fosse reale. Se era un sogno non voleva svegliarsi.

Fermatosi un attimo, si rimise sulle ginocchia.

«Che c'è?» chiese Diana, allarmata.

«Niente, ho solo bisogno di sentire la tua pelle a contatto con la mia.» spiegò Martin, sfilandosi la maglietta.

«Ma siamo in un luogo pubblico.» gli fece notare, allarmata.

La spiaggia era deserta ed il sole, ormai al tramonto, la inondava di una soffusa luce dorata che difficilmente avrebbe consentito a qualcuno di scorgerli da lontano.

Nonostante questo decise di assecondare le sue paure, non voleva che l'ansia di essere scoperti rovinasse un momento così bello.

«Non c'è problema.» affermò, togliendosi l'U-watch e conficcandolo nella sabbia.

Attivatolo, selezionò una funzione e, immediatamente, una specie di cupola trasparente, simile alla bolla generata dall'U-Shield si materializzò attorno a loro.

«Cos'è?» chiese Diana, perplessa, mettendosi a sedere a sua volta.

«Cupola Mimetizzatrice. Un nuovo gadget che mi ha installato Billy qualche tempo fa e che non avevo avuto ancora occasione di usare. Noi possiamo vedere all'esterno ma da fuori ciò che vedono è una spiaggia deserta.» spiegò.

« Ah, è anche insonorizzata.» aggiunse con uno sguardo ammiccante che le strappò un sorriso.

«Furbacchione!» l'apostrofò lei, cingendogli il collo con le braccia e ricominciando a baciarlo.

Seguendo quel dolce invito Martin tornò a sdraiarsi su di lei.

Non ci volle molto perché tutto ciò che indossavano finisse sparso sulla sabbia.

«Ti amo.» le sussurrò a fior di labbra, sorridendo sorpreso di se stesso. Aveva sempre considerato certe parole troppo sdolcinate e non adatte a lui, invece gli erano salite alle labbra di getto, senza quasi che se ne rendesse conto.

«Anch'io ti amo!» esclamò Diana con gli occhi lucidi per la commozione, gettandogli le braccia al collo e baciandolo con passione.

Staccatosi da lei Martin fissò gli occhi nei suoi per qualche secondo, voleva essere certo che fosse pronta ad andare fino in fondo e che non avesse ripensamenti. Il desiderio e la gioia che vi vide lo convinsero che anche lei agognava quel momento quanto lui.

Con attenzione e dolcezza si unì a lei nella più antica delle danze gioendo del piacere che riusciva a darle e di quello che a sua volta provava.

Quando entrambi ebbero raggiunto il piacere, Martin, sfinito, si lasciò cadere sul suo petto e sentì le braccia di Diana stringerlo mentre le sue labbra si posavano tra i suoi capelli madidi di sudore per depositarvi un piccolo bacio.

Quella notte si amarono molte volte e fu solo quando ormai il sole stava per affacciarsi all'orizzonte che, raccolte le loro cose e raggiunta la jeep, ripresero la strada verso la Torrington e verso la loro nuova vita insieme.



Fine.


Nota dell'autrice: So che molti mi criticheranno per la mia scelta di farli andare subito fino in fondo ma ho pensato che la lunga amicizia e l'intimità creatasi al resort avrebbero fatto cadere ogni loro resistenza.

Spero di non avervi troppo delusi.


  
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