Lo Specchio delle Anime.
And the
arms of the ocean are carrying me
So sweet and so cold
And all this devotion I never knew at all
In the crushes of heaven for a sinner released
But the arms of the ocean delivered me
Never let me go.¹
[Florence
and the Machine – Never let me go]
Atto
XIV
Ragione e Sentimento.
Svegliarsi fu come nascere di nuovo.
Almeno, Draco pensò che la sensazione fosse la stessa. I polmoni
si riempirono d’aria fresca in uno scoppio improvviso, lasciandolo
boccheggiante per un paio di istanti.
Aperti gli occhi, ciò che vide rischiò di togliergli
quello che aveva appena riguadagnato.
In pratica, per poco non ci restò secco.
Hermione Granger, con gli occhi chiusi, era china su di
lui, intenta a baciarlo come se avesse voluto risvegliarlo con la sola forza di
volontà. Draco, in realtà, pensò fosse davvero così. La sensazione di essere morto,
dopo essersi schiantato al suolo, era ancora presente nelle sue ossa, quasi le
sentisse ancora ammaccate dal colpo ricevuto. Solo quel contatto – solo
quelle labbra sulle sue, dolci come il miele ed incandescenti come il fuoco – gli
restituì quel legame con la realtà che sembrava volergli sfuggire come fumo fra
le dita.
In realtà, Draco si sentì un po’ più che vivo.
Quando Hermione arretrò leggermente, essendosi accorta dei suoi occhi
spalancati, non aspettò un solo istante per allungare le braccia e riattirarla contro il suo
petto, lasciando che le loro labbra tornassero ad incontrarsi in quel modo così
incredibilmente perfetto da non sembrargli ancora reale.
Forse sono ancora intrappolato, pensò,
lasciando che le mani si insinuassero fra quei capelli castani e
meravigliosamente ricci come aveva sognato di fare tante, tantissime volte.
Le reazioni del suo corpo erano ben più intense di quanto non avesse sperato.
Lei era così morbida, fra le sue mani. Il suo profumo era
così intenso.
Ed era anche dannatamente veloce.
Senza quasi dargli il tempo di rendersene conto, la
Granger era balzata dall’altro lato della stanza, con il fiato corto, i capelli
scompigliati e le labbra gonfie.
Era meravigliosa.
Pronto a tutto pur di concludere, Draco balzò in piedi, le
braccia protese per riacciuffarla e trascinarla di nuovo sul letto.
Il suo corpo, però, lo tradì.
Quasi come se le sue ossa fossero state tutte rotte, sentì
un dolore acutissimo in ogni angolo del suo corpo, fitte terribili che gli
mozzarono il respiro e gli fecero annebbiare la vista.
C’è qualcosa che non va.
Ebbe appena il tempo di formulare quel pensiero, prima che
l’urlo spaventato di Hermione gli riempisse le orecchie ed il pavimento si
avvicinasse ad una velocità del tutto innaturale.
Aiuto.
Un attimo dopo, sentì un colpo alla testa e tutto divenne
buio.
Si risvegliò che ormai il sole era calato, lo capì perché
dalla finestra di quella camera era possibile vedere uno scorcio di cielo buio.
Non c’erano stelle, probabilmente perché si trovava in città e l’inquinamento
luminoso era un ostacolo troppo grande.
Al Manor il cielo era
sempre stellato.
Confuso ed ancora dolorante, si guardò intorno, cercando
di comprendere dove fosse andato a finire e quanto grave fosse la sua
situazione. La stanza era molto ordinata, vagamente illuminata grazie ad un fuocherello portatile
sistemato in un vasetto di vetro. Le pareti erano di un verde pastello
delicato, i mobili bianchi.
Decisamente non era lo stile di casa sua, praticamente
scarna, o di quella di Blaise, che aveva sfogato il suo amore per il barocco su
mobili molto più costosi di molti anni di stipendio di Arthur Weasley.
Qualcuno lo aveva adagiato su un letto orribilmente
rigido, con una coperta di lana fatta a mano dai sospetti colori Grifondoro.
Pizzicava, segno che non fosse opera degli elfi. Però profumava di pulito e di
rose, gli piaceva da morire.
Era lo stesso profumo della Granger.
«Mi hai fatto prendere un brutto spavento, Malfoy» gli
disse lei, parlando dalla poltrona nell’angolo su cui si era raggomitolata.
Aveva dei brutti cerchi sotto gli occhi e Draco si sentì responsabile. Lei era
così stanca perché lui aveva perso tantissimo tempo per decidersi a morire e
tornare alla realtà. E se non fosse tornato? Lei cos’avrebbe fatto?
«Mi dispiace» ammise, sincero, cercando di risollevarsi fra
i cuscini. I muscoli gli facevano ancora un male dell’Inferno, ma era molto più
sopportabile di quanto non fosse stato prima. Si rese conto di indossare solo
una t-shirt e che il braccio martoriato fosse sprovvisto di benda. Lei
sapeva. «Ebbene, adesso sai che Potter ha sempre avuto ragione sul mio
conto» ammise, forse un po’ più acido di quanto non avrebbe voluto essere. Non
con lei, almeno.
Hermione gli sorrise, ironica. «Oh, io ho sempre saputo
che sei un biondino petulante con manie di protagonismo» gli disse,
stringendosi nelle spalle e rialzandosi. Draco la vide poggiare un libro sul comodino², ma era troppo
buio per permettergli di distinguerne il titolo. «Quanto al resto,» continuò,
sedendosi ai piedi del letto, «ho sempre pensato che Harry si fosse sbagliato
ed ora ne ho solo la certezza».
Draco si accigliò.
«Potter non pensava fossi un Mangiamorte?» domandò,
curioso, schiarendosi la voce divenuta troppo roca. Aveva la gola secca, lo
stomaco brontolava. Doveva essere rimasto incosciente per un bel po’. «Strano,
le accuse urlate in faccia mi sembravano proprio chiare, al riguardo».
La Granger alzò gli occhi al cielo, quasi divertita. «Oh,
lui pensava tu fossi un Mangiamorte, ma io sono sicurissima non sia così» spiegò,
alzando la mano per impedirgli di ribattere con un sentitissimo “eh?”. «I Mangiamorte erano tanti, fra
cui tua zia. Ma tu non eri più colpevole di Rosemary. Sei stato il prezzo per
il fallimento di tuo padre, non prenderti colpe che non ti appartengono».
Quello non se l’era aspettato.
«Questa è una sorpresa, Granger» ammise alla fine,
scuotendo leggermente il capo. «Pensavo ti saresti imbufalita e che avresti
iniziato a sperticarti in insulti». Sospirò, senza trovare il coraggio di
guardarla negli occhi. «Quelli come me ti hanno fatto del male. Mia zia
ti ha torturata ed io non ho fatto nulla per aiutarti» disse, senza vergognarsi
del modo in cui la sua voce si spezzò.
La mano di Hermione coprì la sua ed una sensazione di
calore si propagò da quel punto in tutto il resto del suo corpo.
«Non è stata colpa tua» lo tranquillizzò, con un leggero
sorriso, abbassando il viso per cercare i suoi occhi. «Ho capito che incolparsi
per qualcosa su cui non si aveva controllo è solo fonte di enorme dolore. Hai visto
anche tu come si è ridotto il dottore».
Il pensiero di Newton Crave gli fece annodare lo stomaco.
Prenditi cura del mio papà.
«Ho la mia parte di colpe, Granger» insistette comunque,
con un sospiro rassegnato. «Ricordati chi ha fatto entrare i Mangiamorte ad
Hogwarts. E quello che ho fatto a Katie Bell. E a quel tuo amico Weasley» il
fastidio, pronunciando quelle parole, fu impossibile da nascondere.
Altrettanto impossibile fu non notare il modo in cui lei
si irrigidì.
Ecco, adesso arriverà la rabbia.
«Quello che hai fatto, l’hai fatto perché sei stato
costretto. E so che Katie ti ha già perdonato, per quanto testarda sia» gli
disse, cercando di recuperare velocemente il controllo. «Non è una ragazza
stupida, se sapesse credo che ci metterebbe poco a decidere di lasciar perdere
l’astio». Si accigliò, senza notare l’occhiata divertita che lui le stava
dedicando. «Ma perché ammettere tutte queste colpe, adesso?».
Perché ti amo e voglio che tu conosca ogni orrore del mio
passato.
«La morte mi ha fatto capire che serve confessare i propri
peccati, prima che sia troppo tardi» disse invece, stringendosi nelle spalle
per quanto gli consentissero i dolori. «Sai, alcuni parlano d’inferno e
paradiso. La seconda scelta credo sia la migliore, per quanto io non me la
meriti ancora».
La Granger alzò gli occhi al cielo, per poi occhieggiare a
qualcosa poco lontano, sul pavimento. «Interessante motivazione. Fai bene,
immagino che avere la coscienza più leggera faccia bene. Io mi sentivo così,
dopo ogni seduta con il dottore».
Draco sorrise, annuendo leggermente. «Già, abbiamo lo
stesso psicanalista» disse, con un sorriso amaro. «Lo sapevi da molto?».
«No, è stata una serie di coincidenze a portarmi su quella
strada. Alla fine, lui me ne ha data la conferma». I suoi occhi scuri si
puntarono in quelli di ghiaccio di Malfoy. «Conoscevi da molto sua figlia? Mi
sei sembrato molto colpito dalla sua morte» mormorò, per poi esitare. «Sempre
se non sono troppo impicciona, se ti senti a disagio non dirmi nulla. Mi rendo
conto di non avere il diritto di chiedere certe informazioni».
«Essere curiosa è una deformazione professionale, Granger,
lo so bene» la tranquillizzò, con un leggero sorriso. «Dopotutto, io non ho
casa piena di manufatti antichi solo perché li ho… acquistati» disse,
ricambiando finalmente la stretta della sua mano. «Quanto a Rosemary, ci siamo
conosciuti un mesetto fa, lei e mio padre hanno un passato, come sai, e lei ha
sempre cercato di riportare la pecorella perduta all’ovile».
Il modo in cui lei si morse le labbra per non sorridere
gli fece smuovere qualcosa nello stomaco.
Meravigliosa.
«Perdonami, ti ho immaginato con indosso un costume da
pecorella e non sono riuscita a trattenermi» spiegò, lasciandolo senza parole.
L’immagine di se stesso con un costumino da pecorella
appena uscito da un sexy shop lo fece rabbrividire. Blaise non avrebbe mai dovuto sapere, altrimenti gli
avrebbe dato il tormento per il resto della sua vita.
E se per qualche disgraziato motivo l’avesse scoperto Laurie…
«Dai, Malfoy, non fare quella faccia! Lo so che è una cosa
raccapricciante» intervenne lei, prima che Draco potesse effettivamente dare di
stomaco. «Comunque, spero non ti dispiaccia essere rimasto qui, negli ultimi
due giorni. Casa mia mi è sembrata il luogo più sicuro».
Quindi, quella era casa sua.
Sì, si disse Draco, vagamente soddisfatto. Ha proprio
l’aspetto di una casa da Granger.
«L’avevo sospettato, quando ho notato i colori di questa
coperta» le fece notare, cercando di mostrarsi più nauseato di quanto in realtà
non fosse. «Non potevi usarne un’altra? È un affronto aver passato… due giorni,
hai detto? Due giorni sotto coperte da Grifondoro! Salazar si starà rivoltando
nella tomba».
L’occhiata scettica che lei gli dedicò per poco non lo
fece scoppiare a ridere. «Non ti ha dato fastidio, quando ti sei svegliato la
prima volta. Anzi, mi sei sembrato parecchio entusiasta» gli fece notare,
inarcando le sopracciglia.
Ecco, quell’uscita non era nei piani di Draco. Dire che
venne colto alla sprovvista sarebbe riduttivo. In pratica, mancò poco che
arrossisse come una ragazzina alla prima cotta.
«Se pensi che cercherò una scusa, cadi male, Hermione»
disse, cercando di recuperare tutto il suo orgoglio. Insomma, aveva sedotto la figlia
illegittima di un vescovo, la Mezzosangue doveva essere un giochino da ragazzi,
per lui. «Ti desideravo prima e ti desidero ora. Se non avessi la certezza che
le gambe non mi reggerebbero, probabilmente ti avrei già raggiunta per
continuare da dove avevamo interrotto».
Il modo in cui arrossì, probabilmente, rese meno credibile
la sua sicurezza. Per fortuna, Hermione sembrò non rendersene conto, troppo
presa a soffocare nella sua stessa saliva.
«Tu…» esalò, fra i colpi di tosse. «Non puoi… non puoi dire
così! Non è vero!» sbottò, rossa come un peperone, la voce gracchiante ma
ancora assurdamente irresistibile, agli occhi di Draco.
Lui sorrise, riconoscendosi, finalmente, nel sentire il
suo sorriso sensuale affacciarsi di nuovo nel suo viso. «Puoi accusarmi di
tante cose, Hermione, ma non di aver appena mentito» le disse, la voce resa
roca da ciò che gli si stava agitando nel petto. «Non mi vergogno di quello che
ho detto e ho deciso di non negare più quello che provo. Sono morto,
ormai sono pronto a tutto» continuò, serio come poche volte. Lei si irrigidì,
ma lui non riuscì a comprendere se fosse per l’emozione o per la paura. «Ci
sarà modo di discutere della questione. Per ora, sappi che l’unica cosa che mi
sta impedendo di farti mia è questa ridicola debolezza che sembra non voler
passare».
La Mezzosangue si schiarì la voce, in evidente difficoltà.
Se gli avesse detto di non provare nulla? Forse era ancora
innamorata di Weasley e l’aveva baciato perché pensava stesse per morire.
Forse provava solo lussuria, per lui.
«Abbiamo tempo per il resto» disse invece, guardandolo con
una strana luce nello sguardo. «Le conseguenze del Djinn non si sono
ancora esaurite e tu sei debole» aggiunse, alzandosi per afferrare qualcosa da
terra. «Malfoy, questo è Mittens» disse poi, mettendo sul letto una palla
di pelo rosato. «Spero non ti dia fastidio, ma sono dieci minuti che cerca di
arrampicarsi sulla coperta, la sta sfilacciando».
La palla di pelo, che Draco comprese essere un
gatto, cominciò a zampettare in giro come se ritenesse d’essere il padrone del
mondo, per poi puntare gli occhietti gialli su di lui. Sembrò squadrarlo per
qualche istante, poi dovette decidere che la sua presenza
non gli dispiacesse particolarmente, perché gli si avvicinò, annusandolo.
Lo sguardo di Hermione, se possibile, fu ancora più
sorpreso di prima. «Non ti ha morso» gli fece notare, mentre la bestiolina si accoccolava
sul suo stomaco, rilassato come se fosse stato perfettamente normale.
All’occhiata confusa di Malfoy, rispose stringendosi nelle spalle. «Odia
chiunque. Di solito odia anche me» spiegò allora.
Draco sorrise. «Ho sempre avuto un bel rapporto con i
gatti. Da piccolo avevo uno Kneezle, ma mio padre era allergico, ce ne siamo
dovuti liberare» spiegò, vagamente intristito. «Mi piaceva avere un gatto, era
affettuoso con me».
La Mezzosangue sorrise, mormorando qualcosa come “gatti
affettuosi” estremamente sarcastico. Poi, quasi qualcuno le avesse
ricordato qualcosa di importante. «Non ho ancora controllato la Traccia, se te
la senti possiamo cercare di capirla insieme» propose, vagamente imbarazzata,
indicando uno specchietto poggiato sul comodino accanto a lui.
Draco se lo ricordò, rivivendo gli ultimi istanti di
lucidità.
Occhi di cristallo, un’espressione dispiaciuta.
«Mezzosangue» la fermò subito, raddrizzandosi a fatica sui
cuscini. «Qualcuno ci ha traditi! Mi stavano aspettando, nella caverna… non ho
idea di chi fosse, non riesco a ricordarne il volto, ma sono abbastanza certo
che-».
«Lo so» lo tranquillizzò, con sguardo cupo. «Ho visto le
impronte, ho anche ragione di credere che a tradirci sia stato qualcuno
dell’Ufficio di Shacklebolt» si fermò un momento, stringendo le labbra con aria
incredibilmente delusa e preoccupata. «Se non lui stesso».
Quella sofferenza nelle sue parole lo fece incupire. Non
era tornato per sentirla così spaventata. «Non era lui, nella caverna. A meno
che all’improvviso non gli siano diventati azzurri gli occhi» specificò, con
una smorfia. «Certo, lui potrebbe essere il mandante. Non posso negare che il
Ministro sia diventato parecchio strano, negli ultimi mesi» convenne, cupo. Il
gattino, placidamente addormentato su suo stomaco, ronfò tranquillo.
Hermione sospirò, delusa. Draco non ebbe difficoltà nel
credere che fosse perché la sua fiducia in quell’uomo era appena stata ridotta
all’osso. Avevano combattuto fianco a fianco, sei anni prima. L’idea di dover
lottare contro di lui non doveva certo entusiasmarla.
«Ho già avvisato Seamus. Lui e la sua
ragazza, con Dean, cercheranno di indagare» gli disse, stanca.
«Tranquillo, sono sicurissima che loro non siano coinvolti. Avrebbero potuto
uccidere sia me che Harry più di un mese fa».
Draco ridacchiò, senza riuscire a trattenersi. «Dubito
fortemente che mia cugina vorrebbe essere definita come fidanzata di Finnigan, soprattutto
perché non stanno davvero insieme» le disse, rispondendo al suo sguardo
interrogativo. «Non ancora, almeno» specificò. Con un cenno, le ricordò lo
specchio. «Coraggio Granger, prendi quella roba, meglio sbrigarci… non appena
mi riprenderò, dovremo ripartire. Adesso non è soltanto una corsa contro il
tempo, ma anche una corsa contro le nostre talpe».
Anche se vagamente accigliata, Hermione lo accontentò,
avvicinandogli la Traccia. «Tu hai idea di come si dica “rivelati” in
urdu?» gli domandò,
accigliata. «In questi due giorni di incoscienza, ho cercato in ogni modo di
farlo funzionare, ma non ci sono riuscita».
Il sorrisino malizioso che Draco le dedicò avrebbe fatto
arrossire il peggiore dei peccatori, fra i quali, di certo, non rientrava
Hermione.
«Cos’è quella faccia?».
«Granger, ai tempi di Alessandro Magno non esisteva l’urdu» le fece notare,
divertito. «E tecnicamente non è al Pakistan che devi guardare. Lo specchio è arrivato
lì, ma è partito da-».
«Dalla Grecia!³» arrabbiata con se stessa, Hermione
balzò in piedi, alzando le braccia al cielo. «Incredibile davvero, come ho
fatto a non pensarci? Prima Dante Alighieri, adesso il tentativo di usare una
lingua completamente sbagliata…» sbottò, con un verso esasperato, passandosi
una mano fra i capelli. «Maledizione, Malfoy, possibile che tu mi tolga la
ragione così facilmente?».
Il silenzio che seguì quell’affermazione fu carico di
imbarazzo, da parte di lei, e di soddisfazione da parte di lui. Evidentemente
la Mezzosangue non era proprio giunta a patti con quello che provava.
Senza farsi scoraggiare, Draco sorrise. «ἐπιφαίνου» disse, guardandola. «Questa è la parola
che devi usare per accedere alla Traccia». Si guardò intorno, alla ricerca
della bacchetta. «Hai idea di dove sia finita la mia…?».
Imbarazzata, la Mezzosangue si guardò intorno, quasi fosse
alla ricerca di una giustificazione. Alla fine, sconfitta, tornò a fissarlo.
«Il mostro l’ha rotta. L’ho trovata accanto al tuo corpo. In questo momento è
da Ollivander, dice di poterla
riparare facilmente. Andrò a riprenderla domani mattina».
Il sollievo provato a quelle parole fece sospirare Draco.
«Siamo stati fortunati, allora» disse, tranquillo, sorridendo all’occhiata preoccupata
che lei gli lanciò. «Per Merlino, Mezzosangue! Credi forse che potrei fartene
una colpa? Mi hai salvato la vita, possiamo dire!» sbottò, scuotendo il capo.
«Ho appena finito di dirti che mi sto struggendo dal desiderio e di avere
tantissime altre cose da dirti, a tempo debito. Potrei mai arrabbiarmi
per una cosa simile?».
Qualcosa di incredibilmente caldo si diffuse negli occhi
color cioccolato della strega, mentre un leggero rossore le colorava le guance.
Non ora, Granger. Ancora sono troppo debole.
«Sarà bene dare un’occhiata a questa, allora» disse lei
infine, poggiando la Traccia sul letto, la bacchetta pronta ad essere
utilizzata. «Dopo potremo… parlare».
«Sì» concordò Draco, con un leggero sorriso. «Dopo
potremo parlare».
***
Era stato facile trovare la loro nuova meta. Quale città
avrebbe potuto concedere la sua gloria ad Alessandro Magno, se non la
meravigliosa Atene? Entrambi erano stati parecchio soddisfatti, avevano molte
conoscenze utili e sarebbero sicuramente riusciti a concludere il tutto molto
più velocemente, avendo deciso di non dare notizie al Ministero, fingendo di
non aver trovato il collegamento successivo.
Non erano abbastanza stupidi da continuare a concedere
notizie alla Talpa, chiunque fosse. Soprattutto non quando un piccolo gruppo di
Auror fidati aveva iniziato a ricercare possibili sospettati.
Era stato facile organizzarsi, davvero.
Non altrettanto lo era stato reggere lo sguardo che Malfoy
le aveva dedicato, la mattina seguente.
Si era addormentata accanto a lui, quando era crollato a
causa della troppa stanchezza. Non era stata una decisione razionale,
naturalmente: non dormiva da due giorni ed il suo letto le era sempre sembrato
orribilmente comodo. La mattina seguente, si era risvegliata con la sua mano
sulla coscia ed il viso a pochissima distanza dal suo.
Per baciarlo sarebbe stato sufficiente allungarsi un po’.
Naturalmente, Hermione non l’aveva fatto. Non sapeva come
avrebbe reagito, non sapeva se quella promessa lasciata in sospeso la sera prima
sarebbe stata ancora valida, quel giorno. Per quel motivo era scivolata via,
silenziosa, e si era diretta in cucina, per prepararsi una tazza di caffè e per
cercare di mettere un freno al movimento indisciplinato di tutti i suoi organi
interni.
Sembrava quasi che tutto il suo stomaco si fosse fuso in
un ammasso incandescente.
La sua tranquillità non durò molto. Aveva appena portato
la tazza alle labbra, quando lui apparve sulla porta, i capelli completamente
stravolti e l’espressione di qualcuno che avesse fatto il pisolino migliore del
mondo, seguito tuttavia dal peggior risveglio.
«Per un momento ho temuto che te ne fossi andata» le
confessò, avanzando lentamente e puntando dritto verso la sua tazza di caffè,
togliendogliela dalle mani senza la minima esitazione. «Poi mi sono reso conto
che questa è casa tua e non l’avresti mai lasciata alla mercè di un banale
ladruncolo come me».
L’unica cosa che lui avrebbe potuto rubare, lì dentro, era
il suo povero cuore confuso.
«Non credo ci sia nulla che valga abbastanza, per te» gli
disse, forse con un po’ troppo trasporto, dandogli le spalle pur di non
osservarlo bere dalla sua tazza. La stessa che lei aveva appena
utilizzato. Non che fosse schizzinosa, tutt’altro. Non
riusciva a capacitarsi del fatto che quella semplice azione le fosse sembrata sensuale.
«Vuoi fare colazione? Oltre ai cereali al cioccolato non credo di avere molto.
A causa della missione non sono ancora riuscita a fare la spesa come si deve»
continuò, trafficando fra gli scaffali alla ricerca di una tazza di riserva che
era certa di avere. Se non ricordava male, era un imbarazzante souvenir
che Ginny le aveva portato dopo gli ultimi Mondiali di Quidditch, direttamente
dal Venezuela.
La presa delle mani di lui sui suoi fianchi la fece trasalire,
facendola voltare di scatto.
Era dietro di lei, lo sguardo sensuale ma di una dolcezza
che Hermione non credeva avrebbe mai più incrociato. Lui era lì, la stringeva
per impedirle di allontanarsi e la guardava come se fosse stata il centro
gravitazionale di tutto un universo.
Di tutto il suo
universo.
«Malfoy?» esalò, trattenendosi a stento dal deglutire
quello che pensava potesse essere il suo cuore, schizzato via dal petto e
pronto a prendere il volo, tanto veloci erano i battiti. Le sue mani, tremanti,
si posarono sugli avambracci di lui, indecisi fra il respingerlo ed il
trattenerlo lì, ad una distanza che, forse, poteva ancora essere considerata di
sicurezza.
«No, non chiamarmi così» le ordinò lui, scuotendo
leggermente il capo, prima di avvicinarsi e sfiorarle la guancia arrossata con
la punta del naso freddo. Quell’intimità inaspettata le fece piegare le
ginocchia. «Non posso essere Malfoy, non ora» aggiunse, con un tono meno
perentorio, molto più simile ad una supplica. La presa delle sue mani si
rafforzò, lasciando bene intendere che tipo di situazione intendesse con ora.
«Draco» concesse allora lei, esitante, mentre
un’ondata di calore si sprigionava in tutto il suo corpo, a partire dal basso
ventre. Non accadeva da anni, forse non era mai accaduto. «Io non… non
sono certa che sia una cosa sensata, questa» continuò, per quanto le stesse
costando ogni briciola di autocontrollo.
La risata di lui le solleticò lievemente l’orecchio, facendole
venire la pelle d’oca. «Avevamo detto che avremmo parlato, non è vero? È
esattamente quello che stiamo facendo» le mormorò, dolcemente, continuando ad
accarezzarle i fianchi da sopra il tessuto dell’imbarazzante pigiama che aveva
indossato la sera prima. «Stiamo parlando».
Lui le aveva sorriso, vedendolo, e le aveva detto che un
giorno gliene avrebbe regalato uno rosa con gli ippogrifi.
In quel momento, quella promessa le sembrò carica di un
significato ben più profondo.
«Questo non è parlare» provò a ribattere allora lei,
aumentando la presa sulle sue braccia. Il mobile della cucina, dietro di
lei, le impedì di poter pensare
di arretrare. Non che, in realtà, l’avesse voluto davvero. Lui rise,
attirandosela di più contro. «Questo decisamente non è parlare, Malfoy».
«Adesso ti dirò cosa succederà» fu la pronta risposta
dell’uomo, mentre le sue mani cominciavano ad avventurarsi sotto la maglia del
pigiama. Le sue dita erano fredde, quasi un sollievo per la pelle congestionata
di Hermione. Quasi, perché il suo
sangue era lava e quella frescura sembrava non esser sufficiente. «Adesso io ti
bacerò, Hermione. E tu risponderai al mio bacio» iniziò, sensuale, lasciandole
un piccolo bacio dietro l’orecchio.
«E dopo?» domandò allora lei, in un pigolio, artigliandogli
le braccia. Non erano state quelle le parole che aveva in mente, decisamente.
Non era quello il tono di voce che avrebbe voluto utilizzare. Ma il suo sangue
bruciava e la sua ragione stava ardendo sotto il fuoco dei sentimenti che le si
agitavano nel petto.
«Dopo, mia bellissima Hermione» continuò lui, afferrandola
per il retro delle cosce e sollevandola, fino a farla sedere sul piccolo
bancone della cucina. «sarai tu a decidere» mormorò, lasciando piccoli baci sul
collo bianco, avvicinandosi alla piccola scollatura che il pigiama lasciava
intravedere.
«Cosa… cosa devo decidere?» domandò, ansiosa, sentendo una
smania sconosciuta crescere dentro di lei, come se avesse piantato radici nel
suo ventre e si fosse sviluppata lungo tutte le sue terminazioni nervose.
Improvvisamente comprese perché le sue amiche si fossero sempre sdilinguite sul
sesso. Comprese perché erano sempre così sconvolte dalla sua mancanza di
interesse. Hermione non aveva mai provato quelle emozioni.
Draco le lasciò un piccolo morso sulla pelle candida del
petto, senza farle male. «Puoi decidere di respingermi, allora io mi farò da
parte ed aspetterò i tuoi tempi» iniziò, senza guardarla. «Oppure puoi lasciare
che ti faccia mia, Hermione. Ed io sarò tuo, più di quanto io già non sia».
Quando rialzò lo sguardo, le sembrò di annegare in un mare in tempesta, senza
alcuna possibilità di essere salvata.
Le aveva dato una scelta e lei non metteva in dubbio che
avrebbe rispettato ogni sua decisione. Non poteva metterlo in dubbio, non quando
ogni suo gesto sembrava misurato, volontariamente contenuto per non metterle
fretta, per non spaventarla.
Una scelta, quella che Ronald non le aveva dato.
Quella volta, però, Hermione non sentiva di volere
una scelta. Non ne aveva bisogno. Probabilmente, scegliere l’avrebbe
fatta morire dal desiderio, consumandola come un fiammifero lasciato a se
stesso.
«Sto aspettando la tua risposta» le sussurrò lui,
strofinando il naso contro la pelle del suo collo. La sua voce era roca,
sensuale, come se fosse giunta direttamente da una parte di lui rimasta
nascosta ai suoi occhi inconsapevoli, fino a quel momento. «Oh, Merlino,
quanto amo il tuo profumo. Mi sta facendo diventare matto» sbottò poi, in un
ringhio che gli fece stringere gli occhi, come se fosse stato troppo doloroso
guardarla senza poterla toccare. Si stava trattenendo, perché era lei
a dover scegliere.
A quel punto, la decisione era stata presa.
Con un gemito, Hermione gli portò una mano fra i capelli e
lo costrinse a sollevare il viso, quasi assalendolo con la forza del suo bacio.
La reazione di Malfoy l’avrebbe fatta morire per anni ed
anni a venire, lo sapeva. Il modo in cui si arrese al bacio, la ferma dolcezza
con cui la attirò fra le sue braccia, spostandosi verso la camera da letto,
sarebbero rimasti con lei per sempre, come marchiati a fuoco nelle pareti del
suo cuore.
Non fu un’esperienza minimamente paragonabile a quelle che
Hermione aveva vissuto nel suo passato. Non c’era nulla che potesse essere
paragonato, non quando a lui sembrò bastare guardarla negli occhi per
trasmetterle, senza parole, ciò che lei sapeva si stesse agitando anche nel
profondo della sua anima.
Non c’era bisogno di parlare. Non c’era bisogno di dire
quel ti amo ad alta voce. Bastarono i loro baci, bastarono i movimenti
lenti ma decisi con cui divennero, per la prima volta, un solo corpo. Bastò il
sorriso che si scambiarono, fra un bacio e l’altro, mentre il loro mondo veniva
sconvolto dalla forza più antica del mondo, mentre i loro universi cambiavano,
estendendosi e fondendosi in uno solo, inondato da una luce che non avrebbero
mai trovato in un posto diverso dalle labbra dell’altro.
Hermione, per la prima volta, si lasciò davvero andare.
Non c’era bisogno di nascondersi, non c’era più bisogno di vergognarsi di se
stessa e di ciò che le era successo.
Non era stata colpa sua. Lei non l’aveva meritato. Non le
importava più.
Non c’era spazio, fra i suoi pensieri o fra le sue parole,
perché tutto sembrava ruotare intorno a lui. Tutto era occupato da lui.
Puoi lasciare che ti faccia mia. Ed io diventerò tuo.
Non c’era più spazio, non c’era più tempo.
C’era solo lui.
«Draco».
Quando si svegliò, il sole era alto nel cielo. Quell’alba
di fuoco che aveva accompagnato la loro unione era ormai sparita dietro il
chiarore della consapevolezza.
Non si sentì diversa, stranamente. Una parte di lei, prima
di cadere nuovamente nell’incoscienza, aveva temuto che tutto il suo mondo
sarebbe stato ribaltato a testa in giù, una volta che l’illusione si fosse dissipata.
Aveva temuto che il senso di colpa sarebbe tornato a farle visita,
angosciandola con il rimpianto per quanto era successo.
Ma non accadde.
Come poteva rimpiangere ciò che era successo, se il solo
osservare il profilo addormentato di Draco la faceva sentire in pace con tutto
l’universo? Come poteva pentirsi, se le sue mani erano ancora tiepide contro la
sua schiena e se il suo viso era dolcemente poggiato al suo petto?
«Come fai a ragionare in modo così rumoroso, appena
sveglia?» le domandò proprio lui, con gli occhi ancora socchiusi ma un sorriso
malandrino ad incurvargli le labbra eleganti. Lentamente, le sue palpebre si
sollevarono ed Hermione venne accecata da due meravigliosi e limpidi diamanti.
La tempesta era passata…
«Stavo cercando di capire se, per caso, mi fossi pentita
di ciò che è successo» gli spiegò, con tono gentile, accarezzandogli con la
punta delle dita un ciuffo biondo che era ricaduto sul suo viso. I cristalli si
raffreddarono, divenendo ghiaccio.
… ma ancora incombeva all’orizzonte, minacciosa.
«Hai trovato una risposta a questa tua domanda?» sbottò
allora lui, nervoso, rotolando di fianco
fino ad essere parzialmente su di lei, senza pesarle troppo contro. Era
nervoso, ma non arrabbiato. L’atteggiamento sicuro di un Malfoy, unito però
alla paura di un innamorato.
Hermione sorrise, accarezzandogli delicatamente il viso
con la punta delle dita. «Non ho trovato una risposta, ma solo perché non c’è
stato neppure bisogno di porre la domanda» gli disse, sentendo il cuore
scaldarsi per il modo in cui quelle parole sembrarono rischiarargli l’animo. Si
voltò leggermente, lasciandole un piccolo bacio sul palmo della mano.
«Per favore, la prossima volta evita quelle espressioni
cupe, allora» le mormorò, rotolando nuovamente al suo posto ma trascinandola di
più contro il suo petto. Erano entrambi nudi, ma non c’era spazio per la
vergogna. Non dopo ciò che avevano condiviso. Non quando sapevano che ci
sarebbe stato molto altro da condividere. «Mi hai fatto spaventare da morire,
credevo di dover mettere in dubbio le mie doti d’amante e corteggiatore».
Hermione gli dedicò uno sguardo scettico, assestandogli un
pizzicotto sul fianco. «Non hai dovuto faticare molto, per ottenere ciò che
volevi» gli fece notare, sospirando divertita. «Avrei dovuto fare la preziosa,
in questo modo ti ho dato agio di darti tante arie».
Lui rise e le vibrazioni del suo petto furono un paradiso
per Hermione. «Sono un Malfoy, darmi arie è la mia specialità» le rispose,
lasciandole poi un piccolo bacio sulla fronte. «Anche se, devo ammettere, tu
sei capace di togliermi fino all’ultima delle mie certezze. L’hai sempre fatto,
anche quando eravamo ragazzini» aggiunse, con sguardo improvvisamente più
pensieroso, più cupo. «Dovremo davvero parlare di molte cose, lo sai, vero?».
Naturalmente lo sapeva. Per quanto orribile le sembrasse
l’idea di aprirsi a lui e mostrargli le sue debolezze passate, sapeva bene di
non avere altra scelta.
Un rapporto basato sulle bugie non avrebbe mai avuto
futuro, l’aveva imparato a sue spese.
«Lo faremo, ma non adesso» convenne, con un sospiro.
«Abbiamo meno di venti giorni per ritrovare lo Specchio e salvare il mondo. Il
resto dovrà aspettare».
Draco sorrise, annuendo leggermente, per poi chinarsi e
baciarla sulle labbra, con dolcezza. «Non tutto deve aspettare però» le mormorò
poi, sensuale, mentre le sue mani sembrarono voler riesplorare tutti i percorsi
che avevano attraversato quella stessa mattina, con una sicurezza che era tutta
nuova, perché nuova era la consapevolezza del loro rapporto. «Dopotutto, io
sono ancora convalescente, sai. Credo di meritare una giornata di riposo».
»Marnie’s Corner
Bentrovati e bentornati,
cari amici di EFP!
Prima di tutto, ho
una pagina facebook!
Seguitemi per futuri aggiornamenti!
Avevo promesso belle
cose, il risultato spero sia stato quantomeno decente!
Come ho detto a chi ha
perso due minuti per lasciare un commento (GRAZIE, davvero), ho preferito non
cambiare il rating della storia, mantenendomi sul vago.
Abbiate pazienza, la
sessione estiva uccide.
Punti importanti:
» 1 – “Le braccia dell’oceano di trasportavano/
così dolci, così fredde/ e tutta questa devozione che non avevo mai
conosciuto/fra le pressioni del Cielo, per una peccatrice liberata/ Ma le
braccia dell’Oceano mi hanno portata a destinazione/Non lasciarmi andare ”.
» 2 – Si tratta del libro di fiabe che
stava leggendo la sera prima.
»
3 – Ovviamente so che Alessandro
Magno era della Macedonia e non greco, ma in questo caso ho fatto riferimento
alla Grecia perché è lì che lo
Specchio è stato trovato.
» Il termine greco è
stato modificato, grazie sia a Cribonnie che ad ElectraDuPre per avermi corretta! Le pecche del liceo
scientifico si fanno sentire, ogni tanto!
» Draco ed Hermione,
finalmente, hanno concluso. Ci sono tante
cose da dire, soprattutto da parte di Hermione, ed il tempo inizia a
scarseggiare. Posso solo assicurarvi che non ho la minima intenzione di far fare
loro qualche assurdo tira e molla, soprattutto perché Draco ha deciso che sposerà quella signorina,
anche se dovesse rivelargli di aver avuto un passato da escort di lusso o da
trafficante di algabranchia. E ve lo sto dicendo perché il mio interesse non è
semplicemente quello di farli mettere insieme, la mia trama non avrebbe
giovamento da drammi da fidanzatini adolescenti (ovviamente, perché non è previsto il dramma. Se ben strutturato,
ha perfettamente senso!)
» Mi sembra opportuno
dare delle coordinate temporali: siamo arrivati ai primi giorni di dicembre,
ormai, e la loro scadenza è il 21. Harry è in coma da più di un mese e,
lentamente, sembra sempre più morto che vivo.
Adesso voglio ringraziare
anche qui Cioccolatoconpanna, che
ha fatto un meraviglioso banner, che
io ADORO. Sto attualmente cercando di capire come inserirlo nel primo capitolo
(le mie competenze informatiche stanno arretrando ad ogni libro di diritto che
mi passa davanti agli occhi, abbiate pietà, ce la farò), nel frattempo potrete
vederlo come Copertina della mia pagina facebook (link
sopra) o a questo link http://oi64.tinypic.com/24g0dxw.jpg
Piccola comunicazione di servizio: Ho
pubblicato lunedì perché, come ho anticipato qui e lì, il mio esame è stato
rimandato a mercoledì, quindi martedì sarò rinchiusa in clausura totale.
Per
altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!
Grazie ancora a
chiunque leggerà,
-Marnie