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Autore: Marne    11/07/2016    6 recensioni
Il Mondo Magico è sconvolto da una lunga serie di scandali. Il Governo Shacklebolt, nato come faro di speranza, è sull'orlo di un precipizio fatto di menzogne, intrighi e spie. Il Bambino Sopravvissuto non riesce a dormire, le Forze del Male continuano a tramare fra le ombre delle anime che hanno rubato.
Uno specchio è ciò che impedisce al caos di rovinare sulla terra. Uno specchio divide la realtà dalla follia.
Hermione Granger, giovane Inquisitore del Ministero, è costretta a lavorare con Draco Malfoy, uno dei maggiori esperti di antichi artefatti magici.
Una serie di avventure nel cuore del vecchio Continente li porterà a scontrarsi con i demoni del passato, mentre la minaccia di un Ritorno aleggia su tutta la Comunità Magica.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Mangiamorte | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mirror Universe'
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Lo Specchio delle Anime

Lo Specchio delle Anime.

 

 

 

And the arms of the ocean are carrying me
So sweet and so cold
And all this devotion I never knew at all
In the crushes of heaven for a sinner released
But the arms of the ocean delivered me
Never let me go.¹

 [Florence and the Machine – Never let me go

        

 

 

Atto XIV

Ragione e Sentimento.

 

 

 

Svegliarsi fu come nascere di nuovo.

Almeno, Draco pensò che la sensazione fosse la stessa. I polmoni si riempirono d’aria fresca in uno scoppio improvviso, lasciandolo boccheggiante per un paio di istanti.

Aperti gli occhi, ciò che vide rischiò di togliergli quello che aveva appena riguadagnato.

In pratica, per poco non ci restò secco.

Hermione Granger, con gli occhi chiusi, era china su di lui, intenta a baciarlo come se avesse voluto risvegliarlo con la sola forza di volontà. Draco, in realtà, pensò fosse davvero così. La sensazione di essere morto, dopo essersi schiantato al suolo, era ancora presente nelle sue ossa, quasi le sentisse ancora ammaccate dal colpo ricevuto. Solo quel contatto – solo quelle labbra sulle sue, dolci come il miele ed incandescenti come il fuoco – gli restituì quel legame con la realtà che sembrava volergli sfuggire come fumo fra le dita.

In realtà, Draco si sentì un po’ più che vivo. Quando Hermione arretrò leggermente, essendosi accorta dei suoi occhi spalancati, non aspettò un solo istante per allungare le braccia e riattirarla contro il suo petto, lasciando che le loro labbra tornassero ad incontrarsi in quel modo così incredibilmente perfetto da non sembrargli ancora reale.

Forse sono ancora intrappolato, pensò, lasciando che le mani si insinuassero fra quei capelli castani e meravigliosamente ricci come aveva sognato di fare tante, tantissime volte. Le reazioni del suo corpo erano ben più intense di quanto non avesse sperato.

Lei era così morbida, fra le sue mani. Il suo profumo era così intenso.

Ed era anche dannatamente veloce.

Senza quasi dargli il tempo di rendersene conto, la Granger era balzata dall’altro lato della stanza, con il fiato corto, i capelli scompigliati e le labbra gonfie.

Era meravigliosa.

Pronto a tutto pur di concludere, Draco balzò in piedi, le braccia protese per riacciuffarla e trascinarla di nuovo sul letto.

Il suo corpo, però, lo tradì.

Quasi come se le sue ossa fossero state tutte rotte, sentì un dolore acutissimo in ogni angolo del suo corpo, fitte terribili che gli mozzarono il respiro e gli fecero annebbiare la vista.

C’è qualcosa che non va.

Ebbe appena il tempo di formulare quel pensiero, prima che l’urlo spaventato di Hermione gli riempisse le orecchie ed il pavimento si avvicinasse ad una velocità del tutto innaturale.

Aiuto.

Un attimo dopo, sentì un colpo alla testa e tutto divenne buio.

 

Si risvegliò che ormai il sole era calato, lo capì perché dalla finestra di quella camera era possibile vedere uno scorcio di cielo buio. Non c’erano stelle, probabilmente perché si trovava in città e l’inquinamento luminoso era un ostacolo troppo grande.

Al Manor il cielo era sempre stellato.

Confuso ed ancora dolorante, si guardò intorno, cercando di comprendere dove fosse andato a finire e quanto grave fosse la sua situazione. La stanza era molto ordinata, vagamente illuminata grazie ad un fuocherello portatile sistemato in un vasetto di vetro. Le pareti erano di un verde pastello delicato, i mobili bianchi.

Decisamente non era lo stile di casa sua, praticamente scarna, o di quella di Blaise, che aveva sfogato il suo amore per il barocco su mobili molto più costosi di molti anni di stipendio di Arthur Weasley.

Qualcuno lo aveva adagiato su un letto orribilmente rigido, con una coperta di lana fatta a mano dai sospetti colori Grifondoro. Pizzicava, segno che non fosse opera degli elfi. Però profumava di pulito e di rose, gli piaceva da morire.

Era lo stesso profumo della Granger.

«Mi hai fatto prendere un brutto spavento, Malfoy» gli disse lei, parlando dalla poltrona nell’angolo su cui si era raggomitolata. Aveva dei brutti cerchi sotto gli occhi e Draco si sentì responsabile. Lei era così stanca perché lui aveva perso tantissimo tempo per decidersi a morire e tornare alla realtà. E se non fosse tornato? Lei cos’avrebbe fatto?

«Mi dispiace» ammise, sincero, cercando di risollevarsi fra i cuscini. I muscoli gli facevano ancora un male dell’Inferno, ma era molto più sopportabile di quanto non fosse stato prima. Si rese conto di indossare solo una t-shirt e che il braccio martoriato fosse sprovvisto di benda. Lei sapeva. «Ebbene, adesso sai che Potter ha sempre avuto ragione sul mio conto» ammise, forse un po’ più acido di quanto non avrebbe voluto essere. Non con lei, almeno.

Hermione gli sorrise, ironica. «Oh, io ho sempre saputo che sei un biondino petulante con manie di protagonismo» gli disse, stringendosi nelle spalle e rialzandosi. Draco la vide poggiare un libro sul comodino², ma era troppo buio per permettergli di distinguerne il titolo. «Quanto al resto,» continuò, sedendosi ai piedi del letto, «ho sempre pensato che Harry si fosse sbagliato ed ora ne ho solo la certezza».

Draco si accigliò.

«Potter non pensava fossi un Mangiamorte?» domandò, curioso, schiarendosi la voce divenuta troppo roca. Aveva la gola secca, lo stomaco brontolava. Doveva essere rimasto incosciente per un bel po’. «Strano, le accuse urlate in faccia mi sembravano proprio chiare, al riguardo».

La Granger alzò gli occhi al cielo, quasi divertita. «Oh, lui pensava tu fossi un Mangiamorte, ma io sono sicurissima non sia così» spiegò, alzando la mano per impedirgli di ribattere con un sentitissimoeh?”. «I Mangiamorte erano tanti, fra cui tua zia. Ma tu non eri più colpevole di Rosemary. Sei stato il prezzo per il fallimento di tuo padre, non prenderti colpe che non ti appartengono».

Quello non se l’era aspettato.

«Questa è una sorpresa, Granger» ammise alla fine, scuotendo leggermente il capo. «Pensavo ti saresti imbufalita e che avresti iniziato a sperticarti in insulti». Sospirò, senza trovare il coraggio di guardarla negli occhi. «Quelli come me ti hanno fatto del male. Mia zia ti ha torturata ed io non ho fatto nulla per aiutarti» disse, senza vergognarsi del modo in cui la sua voce si spezzò.

La mano di Hermione coprì la sua ed una sensazione di calore si propagò da quel punto in tutto il resto del suo corpo.

«Non è stata colpa tua» lo tranquillizzò, con un leggero sorriso, abbassando il viso per cercare i suoi occhi. «Ho capito che incolparsi per qualcosa su cui non si aveva controllo è solo fonte di enorme dolore. Hai visto anche tu come si è ridotto il dottore».

Il pensiero di Newton Crave gli fece annodare lo stomaco.

Prenditi cura del mio papà.

«Ho la mia parte di colpe, Granger» insistette comunque, con un sospiro rassegnato. «Ricordati chi ha fatto entrare i Mangiamorte ad Hogwarts. E quello che ho fatto a Katie Bell. E a quel tuo amico Weasley» il fastidio, pronunciando quelle parole, fu impossibile da nascondere.

Altrettanto impossibile fu non notare il modo in cui lei si irrigidì.

Ecco, adesso arriverà la rabbia.

«Quello che hai fatto, l’hai fatto perché sei stato costretto. E so che Katie ti ha già perdonato, per quanto testarda sia» gli disse, cercando di recuperare velocemente il controllo. «Non è una ragazza stupida, se sapesse credo che ci metterebbe poco a decidere di lasciar perdere l’astio». Si accigliò, senza notare l’occhiata divertita che lui le stava dedicando. «Ma perché ammettere tutte queste colpe, adesso?».

Perché ti amo e voglio che tu conosca ogni orrore del mio passato.

«La morte mi ha fatto capire che serve confessare i propri peccati, prima che sia troppo tardi» disse invece, stringendosi nelle spalle per quanto gli consentissero i dolori. «Sai, alcuni parlano d’inferno e paradiso. La seconda scelta credo sia la migliore, per quanto io non me la meriti ancora».

La Granger alzò gli occhi al cielo, per poi occhieggiare a qualcosa poco lontano, sul pavimento. «Interessante motivazione. Fai bene, immagino che avere la coscienza più leggera faccia bene. Io mi sentivo così, dopo ogni seduta con il dottore».

Draco sorrise, annuendo leggermente. «Già, abbiamo lo stesso psicanalista» disse, con un sorriso amaro. «Lo sapevi da molto?».

«No, è stata una serie di coincidenze a portarmi su quella strada. Alla fine, lui me ne ha data la conferma». I suoi occhi scuri si puntarono in quelli di ghiaccio di Malfoy. «Conoscevi da molto sua figlia? Mi sei sembrato molto colpito dalla sua morte» mormorò, per poi esitare. «Sempre se non sono troppo impicciona, se ti senti a disagio non dirmi nulla. Mi rendo conto di non avere il diritto di chiedere certe informazioni».

«Essere curiosa è una deformazione professionale, Granger, lo so bene» la tranquillizzò, con un leggero sorriso. «Dopotutto, io non ho casa piena di manufatti antichi solo perché li ho… acquistati» disse, ricambiando finalmente la stretta della sua mano. «Quanto a Rosemary, ci siamo conosciuti un mesetto fa, lei e mio padre hanno un passato, come sai, e lei ha sempre cercato di riportare la pecorella perduta all’ovile».

Il modo in cui lei si morse le labbra per non sorridere gli fece smuovere qualcosa nello stomaco.

Meravigliosa.

«Perdonami, ti ho immaginato con indosso un costume da pecorella e non sono riuscita a trattenermi» spiegò, lasciandolo senza parole.

L’immagine di se stesso con un costumino da pecorella appena uscito da un sexy shop lo fece rabbrividire. Blaise non avrebbe mai dovuto sapere, altrimenti gli avrebbe dato il tormento per il resto della sua vita.

E se per qualche disgraziato motivo l’avesse scoperto Laurie

«Dai, Malfoy, non fare quella faccia! Lo so che è una cosa raccapricciante» intervenne lei, prima che Draco potesse effettivamente dare di stomaco. «Comunque, spero non ti dispiaccia essere rimasto qui, negli ultimi due giorni. Casa mia mi è sembrata il luogo più sicuro».

Quindi, quella era casa sua.

Sì, si disse Draco, vagamente soddisfatto. Ha proprio l’aspetto di una casa da Granger.

«L’avevo sospettato, quando ho notato i colori di questa coperta» le fece notare, cercando di mostrarsi più nauseato di quanto in realtà non fosse. «Non potevi usarne un’altra? È un affronto aver passato… due giorni, hai detto? Due giorni sotto coperte da Grifondoro! Salazar si starà rivoltando nella tomba».

L’occhiata scettica che lei gli dedicò per poco non lo fece scoppiare a ridere. «Non ti ha dato fastidio, quando ti sei svegliato la prima volta. Anzi, mi sei sembrato parecchio entusiasta» gli fece notare, inarcando le sopracciglia.

Ecco, quell’uscita non era nei piani di Draco. Dire che venne colto alla sprovvista sarebbe riduttivo. In pratica, mancò poco che arrossisse come una ragazzina alla prima cotta.

«Se pensi che cercherò una scusa, cadi male, Hermione» disse, cercando di recuperare tutto il suo orgoglio. Insomma, aveva sedotto la figlia illegittima di un vescovo, la Mezzosangue doveva essere un giochino da ragazzi, per lui. «Ti desideravo prima e ti desidero ora. Se non avessi la certezza che le gambe non mi reggerebbero, probabilmente ti avrei già raggiunta per continuare da dove avevamo interrotto».

Il modo in cui arrossì, probabilmente, rese meno credibile la sua sicurezza. Per fortuna, Hermione sembrò non rendersene conto, troppo presa a soffocare nella sua stessa saliva.

«Tu…» esalò, fra i colpi di tosse. «Non puoi… non puoi dire così! Non è vero!» sbottò, rossa come un peperone, la voce gracchiante ma ancora assurdamente irresistibile, agli occhi di Draco.

Lui sorrise, riconoscendosi, finalmente, nel sentire il suo sorriso sensuale affacciarsi di nuovo nel suo viso. «Puoi accusarmi di tante cose, Hermione, ma non di aver appena mentito» le disse, la voce resa roca da ciò che gli si stava agitando nel petto. «Non mi vergogno di quello che ho detto e ho deciso di non negare più quello che provo. Sono morto, ormai sono pronto a tutto» continuò, serio come poche volte. Lei si irrigidì, ma lui non riuscì a comprendere se fosse per l’emozione o per la paura. «Ci sarà modo di discutere della questione. Per ora, sappi che l’unica cosa che mi sta impedendo di farti mia è questa ridicola debolezza che sembra non voler passare».

La Mezzosangue si schiarì la voce, in evidente difficoltà.

Se gli avesse detto di non provare nulla? Forse era ancora innamorata di Weasley e l’aveva baciato perché pensava stesse per morire.

Forse provava solo lussuria, per lui.

«Abbiamo tempo per il resto» disse invece, guardandolo con una strana luce nello sguardo. «Le conseguenze del Djinn non si sono ancora esaurite e tu sei debole» aggiunse, alzandosi per afferrare qualcosa da terra. «Malfoy, questo è Mittens» disse poi, mettendo sul letto una palla di pelo rosato. «Spero non ti dia fastidio, ma sono dieci minuti che cerca di arrampicarsi sulla coperta, la sta sfilacciando».

La palla di pelo, che Draco comprese essere un gatto, cominciò a zampettare in giro come se ritenesse d’essere il padrone del mondo, per poi puntare gli occhietti gialli su di lui. Sembrò squadrarlo per qualche istante, poi dovette decidere che la sua presenza non gli dispiacesse particolarmente, perché gli si avvicinò, annusandolo.

Lo sguardo di Hermione, se possibile, fu ancora più sorpreso di prima. «Non ti ha morso» gli fece notare, mentre la bestiolina si accoccolava sul suo stomaco, rilassato come se fosse stato perfettamente normale. All’occhiata confusa di Malfoy, rispose stringendosi nelle spalle. «Odia chiunque. Di solito odia anche me» spiegò allora.

Draco sorrise. «Ho sempre avuto un bel rapporto con i gatti. Da piccolo avevo uno Kneezle, ma mio padre era allergico, ce ne siamo dovuti liberare» spiegò, vagamente intristito. «Mi piaceva avere un gatto, era affettuoso con me».

La Mezzosangue sorrise, mormorando qualcosa come “gatti affettuosi” estremamente sarcastico. Poi, quasi qualcuno le avesse ricordato qualcosa di importante. «Non ho ancora controllato la Traccia, se te la senti possiamo cercare di capirla insieme» propose, vagamente imbarazzata, indicando uno specchietto poggiato sul comodino accanto a lui.

Draco se lo ricordò, rivivendo gli ultimi istanti di lucidità.

Occhi di cristallo, un’espressione dispiaciuta.

«Mezzosangue» la fermò subito, raddrizzandosi a fatica sui cuscini. «Qualcuno ci ha traditi! Mi stavano aspettando, nella caverna… non ho idea di chi fosse, non riesco a ricordarne il volto, ma sono abbastanza certo che-».

«Lo so» lo tranquillizzò, con sguardo cupo. «Ho visto le impronte, ho anche ragione di credere che a tradirci sia stato qualcuno dell’Ufficio di Shacklebolt» si fermò un momento, stringendo le labbra con aria incredibilmente delusa e preoccupata. «Se non lui stesso».

Quella sofferenza nelle sue parole lo fece incupire. Non era tornato per sentirla così spaventata. «Non era lui, nella caverna. A meno che all’improvviso non gli siano diventati azzurri gli occhi» specificò, con una smorfia. «Certo, lui potrebbe essere il mandante. Non posso negare che il Ministro sia diventato parecchio strano, negli ultimi mesi» convenne, cupo. Il gattino, placidamente addormentato su suo stomaco, ronfò tranquillo.

Hermione sospirò, delusa. Draco non ebbe difficoltà nel credere che fosse perché la sua fiducia in quell’uomo era appena stata ridotta all’osso. Avevano combattuto fianco a fianco, sei anni prima. L’idea di dover lottare contro di lui non doveva certo entusiasmarla.

«Ho già avvisato Seamus. Lui e la sua ragazza, con Dean, cercheranno di indagare» gli disse, stanca. «Tranquillo, sono sicurissima che loro non siano coinvolti. Avrebbero potuto uccidere sia me che Harry più di un mese fa».  

Draco ridacchiò, senza riuscire a trattenersi. «Dubito fortemente che mia cugina vorrebbe essere definita come fidanzata di Finnigan, soprattutto perché non stanno davvero insieme» le disse, rispondendo al suo sguardo interrogativo. «Non ancora, almeno» specificò. Con un cenno, le ricordò lo specchio. «Coraggio Granger, prendi quella roba, meglio sbrigarci… non appena mi riprenderò, dovremo ripartire. Adesso non è soltanto una corsa contro il tempo, ma anche una corsa contro le nostre talpe».

Anche se vagamente accigliata, Hermione lo accontentò, avvicinandogli la Traccia. «Tu hai idea di come si dica “rivelati in urdu?» gli domandò, accigliata. «In questi due giorni di incoscienza, ho cercato in ogni modo di farlo funzionare, ma non ci sono riuscita».

Il sorrisino malizioso che Draco le dedicò avrebbe fatto arrossire il peggiore dei peccatori, fra i quali, di certo, non rientrava Hermione.

«Cos’è quella faccia?».

«Granger, ai tempi di Alessandro Magno non esisteva l’urdu» le fece notare, divertito. «E tecnicamente non è al Pakistan che devi guardare. Lo specchio è arrivato lì, ma è partito da-».

«Dalla Grecia!³» arrabbiata con se stessa, Hermione balzò in piedi, alzando le braccia al cielo. «Incredibile davvero, come ho fatto a non pensarci? Prima Dante Alighieri, adesso il tentativo di usare una lingua completamente sbagliata…» sbottò, con un verso esasperato, passandosi una mano fra i capelli. «Maledizione, Malfoy, possibile che tu mi tolga la ragione così facilmente?».

Il silenzio che seguì quell’affermazione fu carico di imbarazzo, da parte di lei, e di soddisfazione da parte di lui. Evidentemente la Mezzosangue non era proprio giunta a patti con quello che provava.

Senza farsi scoraggiare, Draco sorrise. «πιφανου» disse, guardandola. «Questa è la parola che devi usare per accedere alla Traccia». Si guardò intorno, alla ricerca della bacchetta. «Hai idea di dove sia finita la mia…?».

Imbarazzata, la Mezzosangue si guardò intorno, quasi fosse alla ricerca di una giustificazione. Alla fine, sconfitta, tornò a fissarlo. «Il mostro l’ha rotta. L’ho trovata accanto al tuo corpo. In questo momento è da Ollivander, dice di poterla riparare facilmente. Andrò a riprenderla domani mattina».

Il sollievo provato a quelle parole fece sospirare Draco. «Siamo stati fortunati, allora» disse, tranquillo, sorridendo all’occhiata preoccupata che lei gli lanciò. «Per Merlino, Mezzosangue! Credi forse che potrei fartene una colpa? Mi hai salvato la vita, possiamo dire!» sbottò, scuotendo il capo. «Ho appena finito di dirti che mi sto struggendo dal desiderio e di avere tantissime altre cose da dirti, a tempo debito. Potrei mai arrabbiarmi per una cosa simile?».

Qualcosa di incredibilmente caldo si diffuse negli occhi color cioccolato della strega, mentre un leggero rossore le colorava le guance.

Non ora, Granger. Ancora sono troppo debole.

«Sarà bene dare un’occhiata a questa, allora» disse lei infine, poggiando la Traccia sul letto, la bacchetta pronta ad essere utilizzata. «Dopo potremo… parlare».

«Sì» concordò Draco, con un leggero sorriso. «Dopo potremo parlare».

 

***

 

Era stato facile trovare la loro nuova meta. Quale città avrebbe potuto concedere la sua gloria ad Alessandro Magno, se non la meravigliosa Atene? Entrambi erano stati parecchio soddisfatti, avevano molte conoscenze utili e sarebbero sicuramente riusciti a concludere il tutto molto più velocemente, avendo deciso di non dare notizie al Ministero, fingendo di non aver trovato il collegamento successivo.

Non erano abbastanza stupidi da continuare a concedere notizie alla Talpa, chiunque fosse. Soprattutto non quando un piccolo gruppo di Auror fidati aveva iniziato a ricercare possibili sospettati.

Era stato facile organizzarsi, davvero.

Non altrettanto lo era stato reggere lo sguardo che Malfoy le aveva dedicato, la mattina seguente.

Si era addormentata accanto a lui, quando era crollato a causa della troppa stanchezza. Non era stata una decisione razionale, naturalmente: non dormiva da due giorni ed il suo letto le era sempre sembrato orribilmente comodo. La mattina seguente, si era risvegliata con la sua mano sulla coscia ed il viso a pochissima distanza dal suo.

Per baciarlo sarebbe stato sufficiente allungarsi un po’.

Naturalmente, Hermione non l’aveva fatto. Non sapeva come avrebbe reagito, non sapeva se quella promessa lasciata in sospeso la sera prima sarebbe stata ancora valida, quel giorno. Per quel motivo era scivolata via, silenziosa, e si era diretta in cucina, per prepararsi una tazza di caffè e per cercare di mettere un freno al movimento indisciplinato di tutti i suoi organi interni.

Sembrava quasi che tutto il suo stomaco si fosse fuso in un ammasso incandescente.

La sua tranquillità non durò molto. Aveva appena portato la tazza alle labbra, quando lui apparve sulla porta, i capelli completamente stravolti e l’espressione di qualcuno che avesse fatto il pisolino migliore del mondo, seguito tuttavia dal peggior risveglio.

«Per un momento ho temuto che te ne fossi andata» le confessò, avanzando lentamente e puntando dritto verso la sua tazza di caffè, togliendogliela dalle mani senza la minima esitazione. «Poi mi sono reso conto che questa è casa tua e non l’avresti mai lasciata alla mercè di un banale ladruncolo come me».

L’unica cosa che lui avrebbe potuto rubare, lì dentro, era il suo povero cuore confuso.

«Non credo ci sia nulla che valga abbastanza, per te» gli disse, forse con un po’ troppo trasporto, dandogli le spalle pur di non osservarlo bere dalla sua tazza. La stessa che lei aveva appena utilizzato. Non che fosse schizzinosa, tutt’altro. Non riusciva a capacitarsi del fatto che quella semplice azione le fosse sembrata sensuale. «Vuoi fare colazione? Oltre ai cereali al cioccolato non credo di avere molto. A causa della missione non sono ancora riuscita a fare la spesa come si deve» continuò, trafficando fra gli scaffali alla ricerca di una tazza di riserva che era certa di avere. Se non ricordava male, era un imbarazzante souvenir che Ginny le aveva portato dopo gli ultimi Mondiali di Quidditch, direttamente dal Venezuela.

La presa delle mani di lui sui suoi fianchi la fece trasalire, facendola voltare di scatto.

Era dietro di lei, lo sguardo sensuale ma di una dolcezza che Hermione non credeva avrebbe mai più incrociato. Lui era lì, la stringeva per impedirle di allontanarsi e la guardava come se fosse stata il centro gravitazionale di tutto un universo.

Di tutto il suo universo.

«Malfoy?» esalò, trattenendosi a stento dal deglutire quello che pensava potesse essere il suo cuore, schizzato via dal petto e pronto a prendere il volo, tanto veloci erano i battiti. Le sue mani, tremanti, si posarono sugli avambracci di lui, indecisi fra il respingerlo ed il trattenerlo lì, ad una distanza che, forse, poteva ancora essere considerata di sicurezza.

«No, non chiamarmi così» le ordinò lui, scuotendo leggermente il capo, prima di avvicinarsi e sfiorarle la guancia arrossata con la punta del naso freddo. Quell’intimità inaspettata le fece piegare le ginocchia. «Non posso essere Malfoy, non ora» aggiunse, con un tono meno perentorio, molto più simile ad una supplica. La presa delle sue mani si rafforzò, lasciando bene intendere che tipo di situazione intendesse con ora.

«Draco» concesse allora lei, esitante, mentre un’ondata di calore si sprigionava in tutto il suo corpo, a partire dal basso ventre. Non accadeva da anni, forse non era mai accaduto. «Io non… non sono certa che sia una cosa sensata, questa» continuò, per quanto le stesse costando ogni briciola di autocontrollo.

La risata di lui le solleticò lievemente l’orecchio, facendole venire la pelle d’oca. «Avevamo detto che avremmo parlato, non è vero? È esattamente quello che stiamo facendo» le mormorò, dolcemente, continuando ad accarezzarle i fianchi da sopra il tessuto dell’imbarazzante pigiama che aveva indossato la sera prima. «Stiamo parlando».

Lui le aveva sorriso, vedendolo, e le aveva detto che un giorno gliene avrebbe regalato uno rosa con gli ippogrifi.

In quel momento, quella promessa le sembrò carica di un significato ben più profondo.

«Questo non è parlare» provò a ribattere allora lei, aumentando la presa sulle sue braccia. Il mobile della cucina, dietro di lei,  le impedì di poter pensare di arretrare. Non che, in realtà, l’avesse voluto davvero. Lui rise, attirandosela di più contro. «Questo decisamente non è parlare, Malfoy».

«Adesso ti dirò cosa succederà» fu la pronta risposta dell’uomo, mentre le sue mani cominciavano ad avventurarsi sotto la maglia del pigiama. Le sue dita erano fredde, quasi un sollievo per la pelle congestionata di Hermione. Quasi, perché il suo sangue era lava e quella frescura sembrava non esser sufficiente. «Adesso io ti bacerò, Hermione. E tu risponderai al mio bacio» iniziò, sensuale, lasciandole un piccolo bacio dietro l’orecchio.

«E dopo?» domandò allora lei, in un pigolio, artigliandogli le braccia. Non erano state quelle le parole che aveva in mente, decisamente. Non era quello il tono di voce che avrebbe voluto utilizzare. Ma il suo sangue bruciava e la sua ragione stava ardendo sotto il fuoco dei sentimenti che le si agitavano nel petto.

«Dopo, mia bellissima Hermione» continuò lui, afferrandola per il retro delle cosce e sollevandola, fino a farla sedere sul piccolo bancone della cucina. «sarai tu a decidere» mormorò, lasciando piccoli baci sul collo bianco, avvicinandosi alla piccola scollatura che il pigiama lasciava intravedere.

«Cosa… cosa devo decidere?» domandò, ansiosa, sentendo una smania sconosciuta crescere dentro di lei, come se avesse piantato radici nel suo ventre e si fosse sviluppata lungo tutte le sue terminazioni nervose. Improvvisamente comprese perché le sue amiche si fossero sempre sdilinguite sul sesso. Comprese perché erano sempre così sconvolte dalla sua mancanza di interesse. Hermione non aveva mai provato quelle emozioni.

Draco le lasciò un piccolo morso sulla pelle candida del petto, senza farle male. «Puoi decidere di respingermi, allora io mi farò da parte ed aspetterò i tuoi tempi» iniziò, senza guardarla. «Oppure puoi lasciare che ti faccia mia, Hermione. Ed io sarò tuo, più di quanto io già non sia». Quando rialzò lo sguardo, le sembrò di annegare in un mare in tempesta, senza alcuna possibilità di essere salvata.

Le aveva dato una scelta e lei non metteva in dubbio che avrebbe rispettato ogni sua decisione. Non poteva metterlo in dubbio, non quando ogni suo gesto sembrava misurato, volontariamente contenuto per non metterle fretta, per non spaventarla.

Una scelta, quella che Ronald non le aveva dato.

Quella volta, però, Hermione non sentiva di volere una scelta. Non ne aveva bisogno. Probabilmente, scegliere l’avrebbe fatta morire dal desiderio, consumandola come un fiammifero lasciato a se stesso.

«Sto aspettando la tua risposta» le sussurrò lui, strofinando il naso contro la pelle del suo collo. La sua voce era roca, sensuale, come se fosse giunta direttamente da una parte di lui rimasta nascosta ai suoi occhi inconsapevoli, fino a quel momento. «Oh, Merlino, quanto amo il tuo profumo. Mi sta facendo diventare matto» sbottò poi, in un ringhio che gli fece stringere gli occhi, come se fosse stato troppo doloroso guardarla senza poterla toccare. Si stava trattenendo, perché era lei a dover scegliere.

A quel punto, la decisione era stata presa.

Con un gemito, Hermione gli portò una mano fra i capelli e lo costrinse a sollevare il viso, quasi assalendolo con la forza del suo bacio.

La reazione di Malfoy l’avrebbe fatta morire per anni ed anni a venire, lo sapeva. Il modo in cui si arrese al bacio, la ferma dolcezza con cui la attirò fra le sue braccia, spostandosi verso la camera da letto, sarebbero rimasti con lei per sempre, come marchiati a fuoco nelle pareti del suo cuore.

Non fu un’esperienza minimamente paragonabile a quelle che Hermione aveva vissuto nel suo passato. Non c’era nulla che potesse essere paragonato, non quando a lui sembrò bastare guardarla negli occhi per trasmetterle, senza parole, ciò che lei sapeva si stesse agitando anche nel profondo della sua anima.

Non c’era bisogno di parlare. Non c’era bisogno di dire quel ti amo ad alta voce. Bastarono i loro baci, bastarono i movimenti lenti ma decisi con cui divennero, per la prima volta, un solo corpo. Bastò il sorriso che si scambiarono, fra un bacio e l’altro, mentre il loro mondo veniva sconvolto dalla forza più antica del mondo, mentre i loro universi cambiavano, estendendosi e fondendosi in uno solo, inondato da una luce che non avrebbero mai trovato in un posto diverso dalle labbra dell’altro.

Hermione, per la prima volta, si lasciò davvero andare. Non c’era bisogno di nascondersi, non c’era più bisogno di vergognarsi di se stessa e di ciò che le era successo.

Non era stata colpa sua. Lei non l’aveva meritato. Non le importava più.

Non c’era spazio, fra i suoi pensieri o fra le sue parole, perché tutto sembrava ruotare intorno a lui. Tutto era occupato da lui.

Puoi lasciare che ti faccia mia. Ed io diventerò tuo.

Non c’era più spazio, non c’era più tempo.

C’era solo lui.

«Draco».

 

 

Quando si svegliò, il sole era alto nel cielo. Quell’alba di fuoco che aveva accompagnato la loro unione era ormai sparita dietro il chiarore della consapevolezza.

Non si sentì diversa, stranamente. Una parte di lei, prima di cadere nuovamente nell’incoscienza, aveva temuto che tutto il suo mondo sarebbe stato ribaltato a testa in giù, una volta che l’illusione si fosse dissipata. Aveva temuto che il senso di colpa sarebbe tornato a farle visita, angosciandola con il rimpianto per quanto era successo.

Ma non accadde.

Come poteva rimpiangere ciò che era successo, se il solo osservare il profilo addormentato di Draco la faceva sentire in pace con tutto l’universo? Come poteva pentirsi, se le sue mani erano ancora tiepide contro la sua schiena e se il suo viso era dolcemente poggiato al suo petto?

«Come fai a ragionare in modo così rumoroso, appena sveglia?» le domandò proprio lui, con gli occhi ancora socchiusi ma un sorriso malandrino ad incurvargli le labbra eleganti. Lentamente, le sue palpebre si sollevarono ed Hermione venne accecata da due meravigliosi e limpidi diamanti.

La tempesta era passata…

«Stavo cercando di capire se, per caso, mi fossi pentita di ciò che è successo» gli spiegò, con tono gentile, accarezzandogli con la punta delle dita un ciuffo biondo che era ricaduto sul suo viso. I cristalli si raffreddarono, divenendo ghiaccio.

… ma ancora incombeva all’orizzonte, minacciosa.

«Hai trovato una risposta a questa tua domanda?» sbottò allora lui, nervoso,  rotolando di fianco fino ad essere parzialmente su di lei, senza pesarle troppo contro. Era nervoso, ma non arrabbiato. L’atteggiamento sicuro di un Malfoy, unito però alla paura di un innamorato.

Hermione sorrise, accarezzandogli delicatamente il viso con la punta delle dita. «Non ho trovato una risposta, ma solo perché non c’è stato neppure bisogno di porre la domanda» gli disse, sentendo il cuore scaldarsi per il modo in cui quelle parole sembrarono rischiarargli l’animo. Si voltò leggermente, lasciandole un piccolo bacio sul palmo della mano.

«Per favore, la prossima volta evita quelle espressioni cupe, allora» le mormorò, rotolando nuovamente al suo posto ma trascinandola di più contro il suo petto. Erano entrambi nudi, ma non c’era spazio per la vergogna. Non dopo ciò che avevano condiviso. Non quando sapevano che ci sarebbe stato molto altro da condividere. «Mi hai fatto spaventare da morire, credevo di dover mettere in dubbio le mie doti d’amante e corteggiatore».

Hermione gli dedicò uno sguardo scettico, assestandogli un pizzicotto sul fianco. «Non hai dovuto faticare molto, per ottenere ciò che volevi» gli fece notare, sospirando divertita. «Avrei dovuto fare la preziosa, in questo modo ti ho dato agio di darti tante arie».

Lui rise e le vibrazioni del suo petto furono un paradiso per Hermione. «Sono un Malfoy, darmi arie è la mia specialità» le rispose, lasciandole poi un piccolo bacio sulla fronte. «Anche se, devo ammettere, tu sei capace di togliermi fino all’ultima delle mie certezze. L’hai sempre fatto, anche quando eravamo ragazzini» aggiunse, con sguardo improvvisamente più pensieroso, più cupo. «Dovremo davvero parlare di molte cose, lo sai, vero?».

Naturalmente lo sapeva. Per quanto orribile le sembrasse l’idea di aprirsi a lui e mostrargli le sue debolezze passate, sapeva bene di non avere altra scelta.

Un rapporto basato sulle bugie non avrebbe mai avuto futuro, l’aveva imparato a sue spese.

«Lo faremo, ma non adesso» convenne, con un sospiro. «Abbiamo meno di venti giorni per ritrovare lo Specchio e salvare il mondo. Il resto dovrà aspettare».

Draco sorrise, annuendo leggermente, per poi chinarsi e baciarla sulle labbra, con dolcezza. «Non tutto deve aspettare però» le mormorò poi, sensuale, mentre le sue mani sembrarono voler riesplorare tutti i percorsi che avevano attraversato quella stessa mattina, con una sicurezza che era tutta nuova, perché nuova era la consapevolezza del loro rapporto. «Dopotutto, io sono ancora convalescente, sai. Credo di meritare una giornata di riposo». 

 

 

 

 

 

»Marnie’s Corner

 

Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!

 

Prima di tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri aggiornamenti!

 

Avevo promesso belle cose, il risultato spero sia stato quantomeno decente!

 

Come ho detto a chi ha perso due minuti per lasciare un commento (GRAZIE, davvero), ho preferito non cambiare il rating della storia, mantenendomi sul vago. Probabilmente pubblicherò una One-Shot un po’ più piccante in settimana, tenete d’occhio Facebook per le comunicazioni! Mercoledì ho quel famoso esame, quindi sicuramente arriverà o quel pomeriggio o addirittura entro un paio di giorni dopo.

Abbiate pazienza, la sessione estiva uccide.

 

Punti importanti:

 

» 1 – “Le braccia dell’oceano di trasportavano/ così dolci, così fredde/ e tutta questa devozione che non avevo mai conosciuto/fra le pressioni del Cielo, per una peccatrice liberata/ Ma le braccia dell’Oceano mi hanno portata a destinazione/Non lasciarmi andare ”.

 

» 2 – Si tratta del libro di fiabe che stava leggendo la sera prima.

 

» 3 – Ovviamente so che Alessandro Magno era della Macedonia e non greco, ma in questo caso ho fatto riferimento alla Grecia perché è che lo Specchio è stato trovato. Oltretutto, la madre di Alessandro era greca e lui è stato istruito da Aristotele, ho immaginato che la versione Greca fosse più credibile.

 

» Il termine greco è stato modificato, grazie sia a Cribonnie che ad ElectraDuPre per avermi corretta! Le pecche del liceo scientifico si fanno sentire, ogni tanto!

 

» Draco ed Hermione, finalmente, hanno concluso. Ci sono tante cose da dire, soprattutto da parte di Hermione, ed il tempo inizia a scarseggiare. Posso solo assicurarvi che non ho la minima intenzione di far fare loro qualche assurdo tira e molla, soprattutto perché Draco ha deciso che sposerà quella signorina, anche se dovesse rivelargli di aver avuto un passato da escort di lusso o da trafficante di algabranchia. E ve lo sto dicendo perché il mio interesse non è semplicemente quello di farli mettere insieme, la mia trama non avrebbe giovamento da drammi da fidanzatini adolescenti (ovviamente, perché non è previsto il dramma. Se ben strutturato, ha perfettamente senso!)

 

» Mi sembra opportuno dare delle coordinate temporali: siamo arrivati ai primi giorni di dicembre, ormai, e la loro scadenza è il 21. Harry è in coma da più di un mese e, lentamente, sembra sempre più morto che vivo. Se è sparito dalla circolazione è solo perché, per adesso, non ha ragione di presentarsi. Tornerò a parlare di lui e Ginny, molto presto!

 

 

Adesso voglio ringraziare anche qui Cioccolatoconpanna, che ha fatto un meraviglioso banner, che io ADORO. Sto attualmente cercando di capire come inserirlo nel primo capitolo (le mie competenze informatiche stanno arretrando ad ogni libro di diritto che mi passa davanti agli occhi, abbiate pietà, ce la farò), nel frattempo potrete vederlo come Copertina della mia pagina facebook (link sopra) o a questo link http://oi64.tinypic.com/24g0dxw.jpg

 

Piccola comunicazione di servizio: Ho pubblicato lunedì perché, come ho anticipato qui e lì, il mio esame è stato rimandato a mercoledì, quindi martedì sarò rinchiusa in clausura totale. La One-Shot dovrebbe arrivare da mercoledì sera in poi, tenete d’occhio facebook!

 

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

   
 
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