Capitolo
36:
Una
Notte da Cenerentola
Io e Val
siamo in
macchina.
-Non che
mi
importi veramente del traffico.- le dico –So che quando mia
sorella si punta,
ci mette tutta sé stessa.-
-Ah,
sì?-
risponde lei, ironica. –Non l’avevo notato.-
incrocia le braccia.
-Ti ho
visto
terribilmente frustrata, così ho tirato fuori una scusa per
andarcene.-
-Sì,
sì… ti
aspetti un ringraziamento?-
-Nah…-
Resta in
silenzio.
Tutto
questo è
imbarazzante.
Devo fare
conversazione, in qualche modo.
-Non
è che anche
mia sorella si è presa a shipparci?-
-Almeno
le ho
dato un buon motivo.-
-Tipo?-
-Tipo…
roba.-
-Roba?-
Annuisce.
Sospiro.
–Senti,
ho capito che non volevi muoverti dal letto stasera, ma almeno
fa’ finta di-
-Scusa.
E’ che…-
sospira –Non lo so, in realtà.-
La guardo
un po’
preoccupato.
-Ehi,
qualsiasi
cosa tu debba fare, stasera siamo qui per divertirci, e per prendermi
in giro
sul fatto che prenderò una pizza vegana.-
-Che
schifo.-
sorride leggermente –Sono pronta.-
Arriviamo
davanti
alla pizzeria.
Stranamente,
Val
riesce a muoversi discretamente con quei tacchi.
-Prego…-
le dico,
mentre apro la porta del locale.
-Ah,
sapevi che
tecnicamente il galateo dice che quando si entra da qualche parte
è l’uomo ad
entrare prima?-
Non dico
nulla,
la guardo e basta.
Sul serio?
Ma non ha
senso!
-Ma qui
l’uomo
sono io, quindi va bene.- dice, ed entra.
Le vado
dietro:
-Ehi, ehi! Cosa intenderesti con questo?-
-Tutto
quello che
si può intendere.- sorride maliziosamente, girando solo la
testa nella mia
direzione.
Roteo gli
occhi,
poi ci sediamo al tavolo che avevamo prenotato.
Arriva un
cameriere che ci fa “ma non eravate in quattro?”
E Val
“eh no è
complicato”
Cose che
succedono.
In ogni
caso, non
è solo per mia sorella che sono voluto uscire
prima… ma anche per ammirare Val
da solo. Senza occhi indiscreti, ecco.
E’
perfino più
bella del solito oggi.
-Ho
sempre voluto
chiederti, ma cosa studiate di storia in America?-
-Cioè?-
-Come
cioè; la
domanda è chiara.-
-Eh,
studiamo la
storia.-
-Sì
ma che
storia…-
-Aahn. La
storia
Americana.-
-Capisco.
Quindi…
solo gli ultimi seicento anni, eh?-
-Solo?!
Guarda
che sono un bel po’.-
-Io ne
studio
tipo quattromila, di anni. Dai Sumeri a… alle Torri
Gemelle.-
-Perché
l’hai
enfatizzato così?-
-Forse
perché…
sei Americano?-
-E
quindi?-
-E quindi
ka-boom,
tutto andato, volatilizzato, saltato in aria! Maledetti Giapponesi, eh?-
-…
smettila.-
-Traduzione:
Che
palle, non so cosa rispondere.-
-Non
è vero!-
-Traduzione:
Accidenti, mi ha fregato anche stavolta!-
-Traduzione:
Continuo a sembrare quella che ha ragione, mentre invece sono insicura
e, cosa
più importante, ho fame.-
La guardo
per un
paio di secondi.
-Ci hai
provato.-
mi risponde.
-Dovevo.-
-Dovevi.-
Nel
frattempo
arriva un altro cameriere, che ci chiede cosa ordiniamo.
Io prendo
la
solita pizza vegana, e Val una margherita.
-Ehi
ciao…-
sussurra lei, appena il cameriere si allontana un po’.
-Eh?-
chiedo.
-Ho
detto: “ehi,
ciao…”-
-E
perché mai?-
-Perché
è figo.
Ma figo tanto, tipo.-
-“Ehi
ciao”
potevi dirglielo quando era qui, almeno.-
-Mi ha
guardata
mentre parlavo, è già tanto.-
-Scopro
un lato
di te che non sapevo esistesse.-
-Sono
umana, eh.-
-Hai
perfino
ignorato la mia pizza vegana…!-
-Lo so.
Ci sono
abituata, che ti aspetti?-
-Non
c’è mai
stata una volta in cui tu non abbia tirato almeno
una mezza
frecciatina.-
-Non ero
impegnata, le altre volte.-
-Perché,
ora sei
impegnata?-
-Esattamente.-
-E a fare
che?-
-A
guardare lui.-
indica lo stesso cameriere di prima, con lo sguardo.
Mi sento
offeso.
-Allora
anche io
mi impegno a non prestarti attenzione.- dico, rivolgendo lo sguardo ad
un punto
vuoto.
-Fai
pure.-
risponde lei, sicura.
Lei
continua a
fissarmi. I nostri sguardi si incrociano, e nei suoi occhi
c’è una sicurezza…
per niente rassicurante.
-Tanto
non ci
riesci.- conclude.
E come
posso
negarlo?
Arrossisco,
involontariamente.
-Ti ho
visto!- si
mette a urlare lei. –Non negarlo!-
-C-cosa?-
-Stai
arrossendo!
Ah-ah! Che bello!-
Sono
sicuro di
essere rosso come un pomodoro.
Parlando
di
pizza…
-Sono
troooppoh
bella, vero?- chiede sbattendo le palpebre.
-Ma
zitta, che se
ancora non hai rotto tutti gli specchi di casa è un
miracolo.-
-Oh.- fa
lei.
–Questo è molto da me.-
Non
capisco… ho
appena rovinato tutto?
-Bravo!
Hai
imparato qualcosa! Sono fiera di te!-
A quanto
pare no.
{~~~}{~~~}{~~~}
Che bello!
E’
geloso!
Aweggio.
Comunque…
E’
davvero figo
tanto, quel cameriere.
La pizza
arriva,
discutiamo dei cavalli, di quanto siano buoni ma anche belli, e gli
racconto
della mia fissazione col nome Epona.
(Autrice:
Capitela, eheh.)
Dopo aver
finito
e pagato, usciamo dal locale.
(Autrice:
Miss
ovviosità.)(Val: Ohè, stai già
intervenendo un po’ troppo.)
-Che
facciamo?-
chiedo.
-Sono le
undici e
mezza… io direi di torn-
-Che
palle- lo
interrompo –E’ presto.-
-P-presto?!-
-Se mi
sono
alzata dal letto era per qualcosa di più di una pizza
Americana, chiaro?-
-Come ti
pare…
dove vuoi andare?-
Guardo il
cielo.
-Non
c’è un
posto… alto, qui a Phoenix?-
-C’è
un
osservatorio.-
-Nah, un
posto
all’aria aperta.-
-Ho paura
di no…
non pubblico, o non a quest’ora, almeno.-
-Peccato…
chissà
com’è la skyline dal vivo.-
-Ci
sarebbe il
tetto di Century-House. Da lì si vede bene la skyline di
Phoenix.-
-Uuuuuh.
Allora
temo che dovrò darti ragione. Torniamo a casa!-
-*-*-*-*-*-*-*-*-
-Che
bello! Ci
sono le luci!-
-Posso
chiamarti
contadina? Sembra che tu non abbia mai visto la skyline di una
metropoli.-
Mi giro
lentamente,
lo guardo malissimo.
-Infatti.-
dico,
piano. –Da quando è una cosa normale?-
-Okay,
okay.
Perdono.-
Una
brezza inizia
a soffiare. Io quasi mi sdraio sul balcone. Adoro stare in posti alti.
Quando
sono
sicuri, intendo.
Mi tolgo
le
scarpe, e i miei talloni respirano un po’.
-Che bel
venticello…- mormoro.
-Io odio
il
vento.- fa Joel.
-Cosa?!-
-Sì
beh, ti vanno
i capelli in faccia, poi è caldo, o freddo…-
Sospiro.
Eh, continentali.
Alzo gli
occhi al
cielo.
Deformazione
professionale, inizio a identificare tutte le costellazioni che mio
padre mi
aveva insegnato a riconoscere.
Scorpione,
Gallina, l’Orsa Maggiore e Minore. Roba così.
Già,
mio padre…
Accidenti,
mi
manca l’Italia.
E’
un po’ che non
mi sento nemmeno con Matteo.
Devo
tornare là,
al più presto.
E levarmi
questo
peso dallo stomaco.
Devo.
E se
qualche mese
fa, a Natale, era solo un’idea… ora ho preso una
decisione.
-Che
guardi?- mi
chiede Joel.
-Le
costellazioni.-
-Le
riconosci? Io
non ci ho mai capito niente.-
-Certo.
Ecco,
quella là è la Stella Polare. Ergo, quelle sono
l’Orsa Maggiore e Minore.-
spiego, con un dito in aria.
-Ma sul
serio?-
fa Joel. –E io dovrei capire?-
-Perché,
non lo
capisci?-
-…no.-
-Ma salta
all’occhio! Per forza!-
-Ma ci
sono
miliardi di milioni di stelle, lassù! Cosa vuol dire che
“salta all’occhio”?-
-Io
sarò anche
contadina, ma tu sei proprio chiuso in ufficio.-
Lui si
appoggia
al balcone affianco a me.
-Allora
dai,
insegnami.-
Gli
prendo la
mano, gli faccio puntare il dito verso un punto specifico del cielo.
-Quella
è la
Stella Polare. La più luminosa in quell’area.-
Annuisce.
-Poi, se
vai su…
poi a destra… poi giù… ecco, questo
è il Piccolo Carro, ovvero l’Orsa Minore.
Vedi una specie di rettangolo?-
-Uh…
credo di
sì.-
-Quelle
stelle
hanno tutte un nome. Polaris, Kochab, Pherkad. Penso siano in Latino.-
-Decisamente.-
Abbasso
il
braccio.
Joel non
lascia
la mia mano.
Mi
ritrovo a
guardarlo negli occhi.
Lui
sorride, e io
distolgo lo sguardo.
Mi
allontano dal
balcone, lasciandogli la mano.
Sospiro.
-Qualcosa
non
va?- chiede lui, prontamente.
Sospiro
di nuovo.
Devo
dirglielo.
Da amica,
devo.
-Joel,
io…-
-Sì?-
Sospiro
una terza
volta.
-Così
mi
preoccupi, sai?-
-Scusa,
io…
voglio… che palle.-
-Cosa?
E-ehi, non
devi avere paura di niente quando parli con me, ok? Te l’ho
detto mille volte,
io non giudicherò te, né le tue decisioni.-
-Neanche
se ti
dico che adoro il festival del macello dei cani in Cina?-
Lui mi
fissa,
stupito.
-In…
in teoria
no. E’ una tua idea, e come tale, la rispetto.-
-Oh.-
faccio.
-Stavi…
stavi
bleffando, vero?- chiede, preoccupato.
Scoppio a
ridere.
-Certo,
idiota!-
Lui tira
un
sospiro di sollievo.
Lezione
numero 1
di stasera: mai scherzare troppo con un vegano.
-Dicevo…-
-Spero
sia
qualcosa di più serio, stavolta, o non riuscirò
più a-
-Voglio
andarmene.-
-Ecco,
appunto.
Smettila di mettere a dura prova la mia fiducia, io-
-Joel.-
-Sì.-
-Voglio.
Andarmene.-
-Sì,
lo so. Me
l’avevi già detto a Natale, quando eravamo in
Texas.-
-Prima
era solo
un’intenzione. Ora… è una certezza.-
Lui
continua a
guardarmi.
-A-aspetta,
eh.
Non è così dura come sembra. Volevo solo
riprendere l’argomento.-
-Quindi…
non vuoi
andartene?-
-Sì.-
-E
allora?!-
-Stai…
leggermente andando in panico. Non è da te.-
-Non puoi
dire
una cosa del genere, sfatarla, e poi dirla di nuovo!-
-Ehi!
L’Italia
non è ad anni luce da qui! Sono solo…
uh… qualche migliaio di chilometri,
ecco.-
-Perché
così,
tutto a un tratto, hai deciso che devi tornare in
Italia? E’ successo
qualcosa?-
-Oh, no.
Va tutto
a gonfie vele.-
-Colgo un
pizzico
d’ironia, in questa frase, Val.-
-Non sono
ironica, davvero. E’ che… sono…
contadina.-
-Eh?-
-L’hai
detto tu,
no? Sono nostalgica. Parecchio. Mi manca casa mia.-
-Immagino.-
-E mi
mancano i
miei genitori. Soprattutto, non voglio che tutto con loro
resti… così. Male.-
-Lo sai
che i
tuoi sono arrabbiati con te per causa mia, sì?-
-EHI!
Non. Dirlo.
Un’altra volta. Nemmeno per scherzo.-
-Allora
dai, tra
un paio di mesi, ci rivedremo ancor-
-Joel.-
-Sì?-
-Se…
se io
tornassi in Italia… ora…-
-Oh, no,
non
dirlo di nuovo.-
-Hai…
capito?-
-Non
ripeterlo
neanche per sbaglio, non farlo!-
Ha alzato
leggermente il tono della voce.
-L’avevo
già
detto, quella sera. Io probabilmente non tornerei qui e-
-Ti avevo
chiesto
di non dirlo!-
Mi blocco
un
attimo.
-…
lo so. Ma ci
ho pensato. Niente mi farà cambiare idea.-
-Ma
io… non sarà
più lo stesso, senza di te…-
-Non
è vero. Hai
vissuto… ventiquattro anni senza conoscermi. Puoi continuare
a farlo, no?-
-No, non
posso!-
-Sono
sempre
stata dell’idea… che la famiglia… e gli
amici… fossero più importanti della
persona che si ama.-
-V-val…-
-E
continuo a
crederlo, anche adesso.-
-A-aspetta…
che-che cosa vuoi dir-
-Buonanotte.-
Mi
avvicino a
lui, gli poggio un dito sulle labbra, come per zittirlo, mi alzo in
punta di
piedi, sorrido, e lo bacio.
Cioè,
non il
dito, sarei la persona più cattiva del mondo ceh, io non lo
sono.
A lui.
Cioè a
Joel.
Che…
baciato
l’ho, ecccccccccco.
Molto…
molto alla
Sarda, sì.
Aspetta-che?!
AUTRICE!
(Autrice:
Eh?
Perché mi chiami? Di solito sono io che mi intrometto nella
fic.)(Val: DAMMI IL
COPIONE! ORA!)(Autrice: To’. *dà il copione a
Val*)(Val: *legge il copione*
Condunqunqueque… no, niente asteroidi che cadono, niente
balconi che crollano,
niente folata di vento allucinante, nessun blackout, nessun terremoto,
nessun attacco
all’unica Torre Gemella rimasta, NIENTE DI NIENTE!)(Autrice:
Embè?)(Val: CIOE’H
DAVVERO?!)(Autrice: Cosa?)(Val: L’HO BACIATO! SI’,
CAZZO! HO BACIATO JOEL! E
C’E’ ANCHE SCRITTO NEL COPIONE!)(Autrice:
… già.)(Val: OMMIODDIO SIH)
*coff*
E-ehm.
Per la
serie,
come rovinare i momenti fluffosi.
{~~~}{~~~}{~~~}
Mi…
mi ha
baciato.
Ci voleva
così
poco, a quanto pare.
Le cingo
la vita
con le braccia e la tiro a me.
Non
desideravo
nient’altro più di questo momento.
Forse…
la pace
nel mondo.
O-okay,
mi sa che
non è il caso di pensare a queste cose… ora.
Lei si
allontana,
ma io cerco di seguirla.
Non
voglio, no,
non voglio che finisca.
Potrebbe
essere…
la sola ed unica volta.
Io…
io non
voglio!
Si
stacca, rossa.
-Buonanotte.-
ripeto io, a voce bassa.
Lei
scappa all’interno
di Century-House.
Mi giro
un
momento, a guardare il cielo.
Da che
parte era,
la Stella Polare?
Mi
accorgo che ha
lasciato le scarpe qui fuori.
Gliele
ridarò,
domani mattina.
Guardo
l’ora.
Mezzanotte,
eh?
Mi
ricorda tanto…
una favola.
Angolo Autrice:
Scusate l'ora improbabil-BOOOM
BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOM
BOOOOOM
BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOM
BBBBBBBOOOOOOOOOOOOOOMMMMMMM
Ehi, vi avevo avvisato.
Che questo capitolo avrebbe fatto
BOOM
Vi è piaciuto?
Beneh.
Ora fatevelo piacere il doppio.
Perché la prossima settimana non posso aggiornare, che c'ho un master di pianoforte (sì, lo stesso dell'anno scorso)
Eeeeeee non mi sembra il caso x'D
E poi, il prossimo capitolo... non è ancora pronto... tipo... forse.
Perciòh...
SAYOUNARA!
E ABBRONZATEVI CHE SENZA LA VITAMINA D VI VIENE IL CANCRO ALLE OSSAH!
<3 <3 <3 <3 <3 <3 <3
#vivailfontpokémon