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Autore: ValyXD    11/07/2016    4 recensioni
Una ragazza italiana di nome Val ha finalmente l'occasione di coronare il suo sogno: insegnare musica negli Stati Uniti. Parte quindi non per la solita New York, ma per la meno caotica ma molto più arida Phoenix, capitale dello stato dell'Arizona, anche casa del suo gruppo preferito: i This Century.
Finirà quindi per diventare la coinquilina del cantante, ma loro sono completamente diversi. Riusciranno comunque ad andare d'accordo? O nascerà perfino qualcosa di più?
Dal capitolo 9/:
" [...] -Non sono io che sto occupando una stanza potenzialmente libera.-
Colpo basso.
-Bastardo.- sibilo, per poi alzarmi.
-Grazie.-
-Bastardo
due volte.-
-Ci tengo, a farmi rispettare.-
-Oh, non preoccuparti. Mi vendicherò.-
-Metterai carne nel cibo a mia insaputa?-
Mi avvicino molto pericolosamente al suo viso, in particolare alle sue labbra, e lo fisso dritto negli occhi.
-No, mister Kanitz. Molto, molto peggio.- sussurro, facendolo arrossire.
Colpito e affondato.
"
-------
I This Century esistono veramente ;)
Coraggio, entrate e non ve ne pentirete, garantito!
ValyXD
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Capitolo 36:

Una Notte da Cenerentola

 

Io e Val siamo in macchina.

-Non che mi importi veramente del traffico.- le dico –So che quando mia sorella si punta, ci mette tutta sé stessa.-

-Ah, sì?- risponde lei, ironica. –Non l’avevo notato.- incrocia le braccia.

-Ti ho visto terribilmente frustrata, così ho tirato fuori una scusa per andarcene.-

-Sì, sì… ti aspetti un ringraziamento?-

-Nah…-

Resta in silenzio.

Tutto questo è imbarazzante.

Devo fare conversazione, in qualche modo.

-Non è che anche mia sorella si è presa a shipparci?-

-Almeno le ho dato un buon motivo.-

-Tipo?-

-Tipo… roba.-

-Roba?-

Annuisce.

Sospiro. –Senti, ho capito che non volevi muoverti dal letto stasera, ma almeno fa’ finta di-

-Scusa. E’ che…- sospira –Non lo so, in realtà.-

La guardo un po’ preoccupato.

-Ehi, qualsiasi cosa tu debba fare, stasera siamo qui per divertirci, e per prendermi in giro sul fatto che prenderò una pizza vegana.-

-Che schifo.- sorride leggermente –Sono pronta.-

Arriviamo davanti alla pizzeria.

Stranamente, Val riesce a muoversi discretamente con quei tacchi.

-Prego…- le dico, mentre apro la porta del locale.

-Ah, sapevi che tecnicamente il galateo dice che quando si entra da qualche parte è l’uomo ad entrare prima?-

Non dico nulla, la guardo e basta.

Sul serio?

Ma non ha senso!

-Ma qui l’uomo sono io, quindi va bene.- dice, ed entra.

Le vado dietro: -Ehi, ehi! Cosa intenderesti con questo?-

-Tutto quello che si può intendere.- sorride maliziosamente, girando solo la testa nella mia direzione.

Roteo gli occhi, poi ci sediamo al tavolo che avevamo prenotato.

Arriva un cameriere che ci fa “ma non eravate in quattro?”

E Val “eh no è complicato”

Cose che succedono.

In ogni caso, non è solo per mia sorella che sono voluto uscire prima… ma anche per ammirare Val da solo. Senza occhi indiscreti, ecco.

E’ perfino più bella del solito oggi.

-Ho sempre voluto chiederti, ma cosa studiate di storia in America?-

-Cioè?-

-Come cioè; la domanda è chiara.-

-Eh, studiamo la storia.-

-Sì ma che storia…-

-Aahn. La storia Americana.-

-Capisco. Quindi… solo gli ultimi seicento anni, eh?-

-Solo?! Guarda che sono un bel po’.-

-Io ne studio tipo quattromila, di anni. Dai Sumeri a… alle Torri Gemelle.-

-Perché l’hai enfatizzato così?-

-Forse perché… sei Americano?-

-E quindi?-

-E quindi ka-boom, tutto andato, volatilizzato, saltato in aria! Maledetti Giapponesi, eh?-

-… smettila.-

-Traduzione: Che palle, non so cosa rispondere.-

-Non è vero!-

-Traduzione: Accidenti, mi ha fregato anche stavolta!-

-Traduzione: Continuo a sembrare quella che ha ragione, mentre invece sono insicura e, cosa più importante, ho fame.-

La guardo per un paio di secondi.

-Ci hai provato.- mi risponde.

-Dovevo.-

-Dovevi.-

Nel frattempo arriva un altro cameriere, che ci chiede cosa ordiniamo.

Io prendo la solita pizza vegana, e Val una margherita.

-Ehi ciao…- sussurra lei, appena il cameriere si allontana un po’.

-Eh?- chiedo.

-Ho detto: “ehi, ciao…”-

-E perché mai?-

-Perché è figo. Ma figo tanto, tipo.-

-“Ehi ciao” potevi dirglielo quando era qui, almeno.-

-Mi ha guardata mentre parlavo, è già tanto.-

-Scopro un lato di te che non sapevo esistesse.-

-Sono umana, eh.-

-Hai perfino ignorato la mia pizza vegana…!-

-Lo so. Ci sono abituata, che ti aspetti?-

-Non c’è mai stata una volta in cui tu non abbia tirato almeno una mezza frecciatina.-

-Non ero impegnata, le altre volte.-

-Perché, ora sei impegnata?-

-Esattamente.-

-E a fare che?-

-A guardare lui.- indica lo stesso cameriere di prima, con lo sguardo.

Mi sento offeso.

-Allora anche io mi impegno a non prestarti attenzione.- dico, rivolgendo lo sguardo ad un punto vuoto.

-Fai pure.- risponde lei, sicura.

Lei continua a fissarmi. I nostri sguardi si incrociano, e nei suoi occhi c’è una sicurezza… per niente rassicurante.

-Tanto non ci riesci.- conclude.

E come posso negarlo?

Arrossisco, involontariamente.

-Ti ho visto!- si mette a urlare lei. –Non negarlo!-

-C-cosa?-

-Stai arrossendo! Ah-ah! Che bello!-

Sono sicuro di essere rosso come un pomodoro.

Parlando di pizza…

-Sono troooppoh bella, vero?- chiede sbattendo le palpebre.

-Ma zitta, che se ancora non hai rotto tutti gli specchi di casa è un miracolo.-

-Oh.- fa lei. –Questo è molto da me.-

Non capisco… ho appena rovinato tutto?

-Bravo! Hai imparato qualcosa! Sono fiera di te!-

A quanto pare no.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

Che bello!

E’ geloso!

Aweggio.

Comunque…

E’ davvero figo tanto, quel cameriere.

La pizza arriva, discutiamo dei cavalli, di quanto siano buoni ma anche belli, e gli racconto della mia fissazione col nome Epona.

(Autrice: Capitela, eheh.)

Dopo aver finito e pagato, usciamo dal locale.

(Autrice: Miss ovviosità.)(Val: Ohè, stai già intervenendo un po’ troppo.)

-Che facciamo?- chiedo.

-Sono le undici e mezza… io direi di torn-

-Che palle- lo interrompo –E’ presto.-

-P-presto?!-

-Se mi sono alzata dal letto era per qualcosa di più di una pizza Americana, chiaro?-

-Come ti pare… dove vuoi andare?-

Guardo il cielo.

-Non c’è un posto… alto, qui a Phoenix?-

-C’è un osservatorio.-

-Nah, un posto all’aria aperta.-

-Ho paura di no… non pubblico, o non a quest’ora, almeno.-

-Peccato… chissà com’è la skyline dal vivo.-

-Ci sarebbe il tetto di Century-House. Da lì si vede bene la skyline di Phoenix.-

-Uuuuuh. Allora temo che dovrò darti ragione. Torniamo a casa!-

-*-*-*-*-*-*-*-*-

-Che bello! Ci sono le luci!-

-Posso chiamarti contadina? Sembra che tu non abbia mai visto la skyline di una metropoli.-

Mi giro lentamente, lo guardo malissimo.

-Infatti.- dico, piano. –Da quando è una cosa normale?-

-Okay, okay. Perdono.-

Una brezza inizia a soffiare. Io quasi mi sdraio sul balcone. Adoro stare in posti alti.

Quando sono sicuri, intendo.

Mi tolgo le scarpe, e i miei talloni respirano un po’.

-Che bel venticello…- mormoro.

-Io odio il vento.- fa Joel.

-Cosa?!-

-Sì beh, ti vanno i capelli in faccia, poi è caldo, o freddo…-

Sospiro.

Eh, continentali.

Alzo gli occhi al cielo.

Deformazione professionale, inizio a identificare tutte le costellazioni che mio padre mi aveva insegnato a riconoscere.

Scorpione, Gallina, l’Orsa Maggiore e Minore. Roba così.

Già, mio padre…

Accidenti, mi manca l’Italia.

E’ un po’ che non mi sento nemmeno con Matteo.

Devo tornare là, al più presto.

E levarmi questo peso dallo stomaco.

Devo.

E se qualche mese fa, a Natale, era solo un’idea… ora ho preso una decisione.

-Che guardi?- mi chiede Joel.

-Le costellazioni.-

-Le riconosci? Io non ci ho mai capito niente.-

-Certo. Ecco, quella là è la Stella Polare. Ergo, quelle sono l’Orsa Maggiore e Minore.- spiego, con un dito in aria.

-Ma sul serio?- fa Joel. –E io dovrei capire?-

-Perché, non lo capisci?-

-…no.-

-Ma salta all’occhio! Per forza!-

-Ma ci sono miliardi di milioni di stelle, lassù! Cosa vuol dire che “salta all’occhio”?-

-Io sarò anche contadina, ma tu sei proprio chiuso in ufficio.-

Lui si appoggia al balcone affianco a me.

-Allora dai, insegnami.-

Gli prendo la mano, gli faccio puntare il dito verso un punto specifico del cielo.

-Quella è la Stella Polare. La più luminosa in quell’area.-

Annuisce.

-Poi, se vai su… poi a destra… poi giù… ecco, questo è il Piccolo Carro, ovvero l’Orsa Minore. Vedi una specie di rettangolo?-

-Uh… credo di sì.-

-Quelle stelle hanno tutte un nome. Polaris, Kochab, Pherkad. Penso siano in Latino.-

-Decisamente.-

Abbasso il braccio.

Joel non lascia la mia mano.

Mi ritrovo a guardarlo negli occhi.

Lui sorride, e io distolgo lo sguardo.

Mi allontano dal balcone, lasciandogli la mano.

Sospiro.

-Qualcosa non va?- chiede lui, prontamente.

Sospiro di nuovo.

Devo dirglielo.

Da amica, devo.

-Joel, io…-

-Sì?-

Sospiro una terza volta.

-Così mi preoccupi, sai?-

-Scusa, io… voglio… che palle.-

-Cosa? E-ehi, non devi avere paura di niente quando parli con me, ok? Te l’ho detto mille volte, io non giudicherò te, né le tue decisioni.-

-Neanche se ti dico che adoro il festival del macello dei cani in Cina?-

Lui mi fissa, stupito.

-In… in teoria no. E’ una tua idea, e come tale, la rispetto.-

-Oh.- faccio.

-Stavi… stavi bleffando, vero?- chiede, preoccupato.

Scoppio a ridere.

-Certo, idiota!-

Lui tira un sospiro di sollievo.

Lezione numero 1 di stasera: mai scherzare troppo con un vegano.

-Dicevo…-

-Spero sia qualcosa di più serio, stavolta, o non riuscirò più a-

-Voglio andarmene.-

-Ecco, appunto. Smettila di mettere a dura prova la mia fiducia, io-

-Joel.-

-Sì.-

-Voglio. Andarmene.-

-Sì, lo so. Me l’avevi già detto a Natale, quando eravamo in Texas.-

-Prima era solo un’intenzione. Ora… è una certezza.-

Lui continua a guardarmi.

-A-aspetta, eh. Non è così dura come sembra. Volevo solo riprendere l’argomento.-

-Quindi… non vuoi andartene?-

-Sì.-

-E allora?!-

-Stai… leggermente andando in panico. Non è da te.-

-Non puoi dire una cosa del genere, sfatarla, e poi dirla di nuovo!-

-Ehi! L’Italia non è ad anni luce da qui! Sono solo… uh… qualche migliaio di chilometri, ecco.-

-Perché così, tutto a un tratto, hai deciso che devi tornare in Italia? E’ successo qualcosa?-

-Oh, no. Va tutto a gonfie vele.-

-Colgo un pizzico d’ironia, in questa frase, Val.-

-Non sono ironica, davvero. E’ che… sono… contadina.-

-Eh?-

-L’hai detto tu, no? Sono nostalgica. Parecchio. Mi manca casa mia.-

-Immagino.-

-E mi mancano i miei genitori. Soprattutto, non voglio che tutto con loro resti… così. Male.-

-Lo sai che i tuoi sono arrabbiati con te per causa mia, sì?-

-EHI! Non. Dirlo. Un’altra volta. Nemmeno per scherzo.-

-Allora dai, tra un paio di mesi, ci rivedremo ancor-

-Joel.-

-Sì?-

-Se… se io tornassi in Italia… ora…-

-Oh, no, non dirlo di nuovo.-

-Hai… capito?-

-Non ripeterlo neanche per sbaglio, non farlo!-

Ha alzato leggermente il tono della voce.

-L’avevo già detto, quella sera. Io probabilmente non tornerei qui e-

-Ti avevo chiesto di non dirlo!-

Mi blocco un attimo.

-… lo so. Ma ci ho pensato. Niente mi farà cambiare idea.-

-Ma io… non sarà più lo stesso, senza di te…-

-Non è vero. Hai vissuto… ventiquattro anni senza conoscermi. Puoi continuare a farlo, no?-

-No, non posso!-

-Sono sempre stata dell’idea… che la famiglia… e gli amici… fossero più importanti della persona che si ama.-

-V-val…-

-E continuo a crederlo, anche adesso.-

-A-aspetta… che-che cosa vuoi dir-

-Buonanotte.-

Mi avvicino a lui, gli poggio un dito sulle labbra, come per zittirlo, mi alzo in punta di piedi, sorrido, e lo bacio.

Cioè, non il dito, sarei la persona più cattiva del mondo ceh, io non lo sono.

A lui. Cioè a Joel.

Che… baciato l’ho, ecccccccccco.

Molto… molto alla Sarda, sì.

Aspetta-che?!

AUTRICE!

(Autrice: Eh? Perché mi chiami? Di solito sono io che mi intrometto nella fic.)(Val: DAMMI IL COPIONE! ORA!)(Autrice: To’. *dà il copione a Val*)(Val: *legge il copione* Condunqunqueque… no, niente asteroidi che cadono, niente balconi che crollano, niente folata di vento allucinante, nessun blackout, nessun terremoto, nessun attacco all’unica Torre Gemella rimasta, NIENTE DI NIENTE!)(Autrice: Embè?)(Val: CIOE’H DAVVERO?!)(Autrice: Cosa?)(Val: L’HO BACIATO! SI’, CAZZO! HO BACIATO JOEL! E C’E’ ANCHE SCRITTO NEL COPIONE!)(Autrice: … già.)(Val: OMMIODDIO SIH)

*coff*

E-ehm.

Per la serie, come rovinare i momenti fluffosi.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

Mi… mi ha baciato.

Ci voleva così poco, a quanto pare.

Le cingo la vita con le braccia e la tiro a me.

Non desideravo nient’altro più di questo momento.

Forse… la pace nel mondo.

O-okay, mi sa che non è il caso di pensare a queste cose… ora.

Lei si allontana, ma io cerco di seguirla.

Non voglio, no, non voglio che finisca.

Potrebbe essere… la sola ed unica volta.

Io… io non voglio!

Si stacca, rossa.

-Buonanotte.- ripeto io, a voce bassa.

Lei scappa all’interno di Century-House.

Mi giro un momento, a guardare il cielo.

Da che parte era, la Stella Polare?

Mi accorgo che ha lasciato le scarpe qui fuori.

Gliele ridarò, domani mattina.

Guardo l’ora.

Mezzanotte, eh?

Mi ricorda tanto… una favola.





Angolo Autrice:
Scusate l'ora improbabil-BOOOM
BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOM
BOOOOOM
BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOM
BBBBBBBOOOOOOOOOOOOOOMMMMMMM

Ehi, vi avevo avvisato.
Che questo capitolo avrebbe fatto
BOOM

Vi è piaciuto?
Beneh.
Ora fatevelo piacere il doppio.
Perché la prossima settimana non posso aggiornare, che c'ho un master di pianoforte (sì, lo stesso dell'anno scorso)
Eeeeeee non mi sembra il caso x'D
E poi, il prossimo capitolo... non è ancora pronto... tipo... forse.
Perciòh...
SAYOUNARA!
E ABBRONZATEVI CHE SENZA LA VITAMINA D VI VIENE IL CANCRO ALLE OSSAH!
<3 <3 <3 <3 <3 <3 <3

#vivailfontpokémon

   
 
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