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Autore: Crystal eye    12/07/2016    1 recensioni
Salve!!! Eccomi qui con un'altra storia, è nata per caso... pensando "e se Tom Riddle si fosse innamorato?" e questo è il risultato!!!
"Tom la guardò con occhi infuocati cercando di attirare la sua attenzione, detestava essere ignorato, se poi a non prestargli attenzione era lei si sentiva come invisibile agli occhi del mondo intero, come se il suo sguardo fosse l’unico importante nell’intero universo."
Può una bambina risvegliare un cuore che non ha mai provato amore? E può una persona cambiare per Amore?
leggete e scopritelo!!!
Crystal
Genere: Dark, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abraxas Malfoy, Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort, Walburga Black
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Più contesti
Capitoli:
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NOTE DELL'AUTRICE: allora.... che dire.... Salve a tutti!!!! Mi scuso per questa lunghissima attesa.... non mi ero neanche accorta fosse passato tanto tempo!!!!! Comunque, tralasciando i diversi problemi personali avuti in questo periodo di attesa, voglio ringraziare già ora tutti coloro che leggeranno e recensiranno, e rinnovare un ringraziamento a quelli che hanno messo la storia tra le seguite, ricordate, preferite!!!! 
Un bacione a tutti
Cry
 
 
 
Capitolo 5
 
Secondo Tom, la notizia dell’arrivo di un nuovo piccolo Riddle era un evento che doveva essere festeggiato con tutti gli onori. Estele quasi non lo riconosceva, tanto era euforico quando ne parlavano, anche se si ritrovavano poi a litigare per questo.
Si accendeva di gioia e orgoglio e si affaccendava intorno alla ragazza, impedendole con ordini dati con voce trasudante preoccupazione di fare qualunque cosa, spaventato che potesse sentirsi male o che accadesse qualcosa al bambino, poi la vedeva, affaccendarsi a sistemare piccole cose, e sentiva che qualcosa, nel suo cuore, si scioglieva, il suo comportamento si addolciva e cercava di faremtutto pur di non farla soffrire o sentire triste.
Quel suo essere così sdolcinato però lo faceva sentire come uno di quei mollaccioni testa calda di Grifondoro, ma finché lei gli sorrideva dolcemente o con una leggera aria di rimprovero prima di lamentarsi che “non era mica malata o inferma!”, lui si sentiva leggero e chiuso in una bolla di felicità che lo divideva dal mondo reale.
Tuttavia, proprio perché quando parlavano di festeggiare l’arrivo del bambino litigavano, c’erano anche momenti, come quello, in cui lei sembrava perdere la testa.
“NO! Non voglio altre feste! Nessuno a parte chi sa già deve venire a sapere del bambino!” stava gridando lei, con le lacrime agli occhi.
Tom la guardò e cercò di ribattere e di avere una spiegazione esauriente sul perché non avrebbe dovuto celebrare l’arrivo di un figlio, un erede, con i suoi adepti.
E dopo quasi un’ora di grida, oggetti lanciati e lacrime cadute, Estele si accasciò sul divano, sfinita, tenendosi la pancia con fare protettivo.
Il giovane la guardò preoccupato, avvicinandosi di corsa a lei, mettendole un braccio intorno alle spalle sedendole vicino.
“Cos’hai? Stai male? Ti prego rispondi, principessa mia! Principessina!” le disse concitato, timoroso che potesse stare veramente male fisicamente.
Lei girò il viso verso la sua spalla e iniziò a piangere ancora più disperata e solo dopo diversi minuti riuscì a calmarsi abbastanza da mormorare vicino al suo orecchio.
“Tom, ti prego, non… non voglio che tutti i tuoi seguaci sappiano del bambino! Alcuni di loro mi odiano… ho paura… ho paura che possano decidere di fargli del male! Loro… loro sono pericolosi! Se sapessero… ti prego!” mormorò spaventata.
Tom la tenne stretta a sé, mentre rifletteva su ciò che aveva appena detto.
Era vero, i suoi seguaci non avrebbero mai osato fare qualcosa contro di lei, ma c’erano alcuni di loro che volevano che fosse più fermo e crudele nelle sue decisioni, che desideravano lo sterminio della feccia babbana.
Ma non credeva avrebbero davvero osato sfidarlo apertamente attaccando la sua futura moglie e suo figlio.
“Va bene, calmati ora. Ti prometto che non organizzeremo feste… fino a che non sarò più che certo della lealtà dei miei seguaci.” Rispose infine, dolcemente, carezzandole la schiena.
Estele alzò gli occhioni verdi e lucidi su di lui, per capire se le stava mentendo o se diceva la verità.
Poi annuì, più tranquilla.
 
°°°
 
Qualche giorno più tardi, Tom insistette comunque per festeggiare con i due suoi fedelissimi, Orion Black e Abraxas Malfoy, che erano a conoscenza dello stato interessante della sua Regina Oscura e li convocò a Demon Manor, ormai pronto per ospitare di nuovo una famiglia.
I due giovani si congratularono con il loro Lord, portando dei doni per il giovane principe o principessa che stava per nascere.
Estele li ringraziò con un sorriso di circostanza, prima di lamentare un forte mal di testa e congedarsi dalla piccola celebrazione.
Rimasto solo con i due Mangiamorte, Tom mise in chiaro subito alcune cose.
“Per prima cosa, ritengo superfluo informarvi che qualunque cosa venga fatta a mia moglie e a mio figlio sarà punibile con la morte…” cominciò, con voce carezzevole e gelida. “Inoltre desidero che teniate ancora il segreto, non voglio che capiti qualcosa al bambino o ad Estele; sappiate che vi riterrò direttamente responsabili se la voce dovesse trapelare!” minacciò, il tono sempre più gelido.
I due annuirono e si lanciarono un’occhiata preoccupata.
“Mio signore, teme forse un attacco da parte di qualcuno?” domandò cautamente Orion, con tono piatto, anche se era molto preoccupato del fatto che qualcuno avrebbe potuto anche solo  pensare di fare del male a quel giovane o alla sua famiglia, temendo per ciò che avrebbe potuto fare ai colpevoli di tale crimine come punizione.
Tom lo guardò per un secondo con gli occhi lampeggianti di rosso, prima di sospirare leggermente.
“Non sono io a crederlo, ma Estele; e se lei ne è così convinta, sono certo che ci sia un fondamento di verità in questa sua sensazione.” Rispose.
I due annuirono di nuovo, mentre si mettevano a riflettere seriamente su ciò che il loro Lord aveva detto.
Questo voleva dire però, che qualcuno tra loro era così estremista da avere coraggio, o pazzia, sufficiente da uccidere la moglie del Lord e fare in modo che lui non trovasse il colpevole per portarlo ad essere come volevano.
Pur sapendo che era qualcosa di quasi impossibile, sia Orion che Abraxas si rendevano conto che, senza la giovane Estele, il loro signore Lord Voldemort sarebbe stato incredibilmente più crudele.
Tuttavia, loro erano increduli che si potesse pensare di ferire una fiera purosangue, quando quella che volevano fare loro era dargli più potere e prestigio, eliminando i figli di babbani che contaminavano il loro puro sangue magico.
“Mio signore, indagheremo personalmente su questo e se dovessimo scoprirne la veridicità la avvertiremo immediatamente!” assicurò Malfoy, mentre Orion aggiungeva. “Si, e non permetteremo a nessuno di ferire la vostra compagna o vostro figlio!”
Tom annuì, mandandoli via con un cenno della mano, mentre fissava il fuoco acceso nel camino, sorseggiando distrattamente il bicchiere di Whiskey Incendiario.
Rifletteva su ciò che gli aveva detto la sua Principessa.
Era davvero spaventata da ciò che potevano fare i suoi seguaci.
A malapena si fidava dei suoi più fedeli accoliti. Ma, per quanto fosse restio a credere che davvero qualcuno avrebbe potuto far del male a coloro cui voleva più bene, si rendeva conto che non poteva fare nulla se non attendere che qualcosa accadesse. Nonostante questo avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per salvaguardare la loro salute.
 
°°°
 
Qualche giorno più tardi, Estele ricevette, dalla giovane Lady Malfoy, un invito per una colazione con altre future Lady Purosangue.
Estele accettò, per non destare sospetti e non sembrare scortese nei confronti della donna, che stava cercando di essere gentile e di darle una mano ad integrarsi all’interno del gruppo.
Il salottino in cui venne fatta accomodare era incredibilmente elegante, molto spazioso, pieno di comode poltrone e sofà dall’aria invitante e pieno di tavolini da the in mezzo ad ogni gruppo di divanetti e poltrone. Tutto era in sfumature di bianco e celeste confetto, con qualche rara spruzzata di giallo chiaro e verde salvia; sembrava di trovarsi in una casa per le bambole ad altezza naturale.
Indossò, per l’occasione, un vestito largo semplice, con sotto delle normalissime ballerine e lasciò i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle.
Essendo ancora al secondo mese, la gravidanza non era ancora visibile, ma per evitare di dare nell’occhio con le nausee, che la prendevano nei momenti più impensati, si era fatta procurare da Tom delle pozioni che le prevenissero.
Venne accolta con tutti gli onori che le erano dovuti per il suo nuovo rango, almeno da parte di Margaret Malfoy, Walburga Balck e Druella Rosier, uniche altre presenti al the, quasi non la salutarono.
Rivolse loro comunque un cenno del capo prima di sedersi, seguita dalla padrona di casa.
Cercando di intavolare una conversazione Lady Margaret le chiese.
“Come va con il nostro Lord? Sappiamo che state organizzando i preparativi per il vostro matrimonio.”
La ragazza interpellata sorrise, prendendo la tazza di the che l’altra le offriva.
“Oh! Va tutto bene! Abbiamo quasi completato i preparativi! Presto contiamo di spedire gli inviti” rispose con un sorrisetto malizioso nel vedere l’ormai signora Black che la guardava dritto negli occhi lanciando dai suoi fiamme di rabbia e gelosia.
“Possiamo sapere cosa state preparando?” domandò incuriosita Druella.
“Beh, abbiamo affittato un’antica villa appartenente ad un vecchio amico di famiglia, dove abbiamo intenzione di celebrare il tutto. Ci sarà un ballo anche. Verranno ovviamente invitati tutti i Cavalieri. E per il resto dovrete venire per sapere!” concluse, non volendo rischiare di dire qualcosa riguardo al bambino.
– Questa piccola stronzetta crede davvero di potermi trattare così? - pensava Walburga, con le guance che stavano prendendo imbarazzanti tonalità di rosso fuoco.
Margaret, per evitare che la situazione degenerasse, spostò la discussione su altro.
“Avete sentito di Eileen Prince? Pare sia stata diseredata!” interloquì, Druella annuì con indignazione.
“Si, è scappata di casa per stare con un babbano! È una cosa incredibile!” disse; Walburga scosse i ricci indomabili e storse la bocca in una smorfia di disgusto, mentre Estele scosse la testa.
“Più che giudicarla negativamente in base al matrimonio, io mi preoccuperei del fatto che potrebbe condannare all'estinzione la sua stirpe magica, mischiandola con del sangue babbano!” mormorò, ragionando intanto su come avrebbe potuto tornarle utile quell'informazione.
Forse avrebbe potuto parlare con lei e cercare di scoprire se poteva usarla in qualche maniera, magari facendola rientrare nel Mondo Magico.
Comunque non diede modo a nessuna delle presenti di capire cosa stava pensando.
Non che se ne sarebbero accorte, visto lo sdegno e il disgusto che stavano manifestando per lei, suo marito e tutti i babbani in generale; soprattutto per quanto riguardava Walburga Black.
Il suo odio per tutto ciò che era babbano era leggendario! 
 
°°°
 
Dopo quasi un'ora trascorsa a parlare di futilità e pettegolezzi, Estele sospirò pesantemente, sentendo la nausea montare, accentuata dal profumo dolciastro del the che aleggiava nella stanza dove si trovavano.
Attirò lo sguardo calcolatore e sospettoso di Walburga, che inarcò il sopracciglio quando parlò.
Aveva infatti deciso di andare via, prima che qualcuna di loro scoprisse qualcosa.
“Scusatemi! Ma credo che per me sia arrivata l'ora di andare via!” mormorò, con voce stanca.
“Oh, così presto?” domandò rammaricata Lady Malfoy.
“Si, mi dispiace. Ma sono molto stanca, per via di tutti i preparativi del matrimonio e del trasloco nel Manor della mia famiglia.” disse, con un sorriso appena accennato, scusandosi un ultima volta con lo sguardo.
Lady Margaret si alzò dalla poltrona su cui era seduta e la abbracciò delicatamente, con una strana espressione in viso, cui Estele non fece caso.
-Se pensa davvero che le lasceremo rovinare tutto ciò per cui abbiamo lottato, sbaglia di grosso!- pensò qualcuno nelle vicinanze, venendo captato dalla giovane, ma lei preferì ignorarlo, con la convinzione che fosse ancora riferito alla discussione precedente.
Si smaterializzò nel palazzo dove viveva con Tom, trovandolo seduto davanti al fuoco sulla sua solita poltrona. Lui ebbe appena il tempo di accorgersi che era rientrata, che la vide correre verso uno dei bagni su quel piano, tenendosi una mano premuta contro la bocca.
La seguì in bagno, portando con sé un paio di pozioni che l’avrebbero fatta stare meglio e le avrebbero calmato lo stomaco.
“È tutto apposto?” domandò con accenno di preoccupazione nella voce.
“Si, tutto bene, solo un po’ di nausea.” Rispose con un piccolo sorriso.
Lui annuì, abbracciandola delicatamente.
Rimase in quella posizione per alcuni istanti, inalando il suo profumo, quasi volesse memorizzarlo per sempre. Estele ricambiò l’abbraccio, stringendolo e carezzandogli i capelli con una mano.
Poi dopo un po’ chiese.
“Ehi, Tom? Amore? Tutto bene?” lo riscosse dolcemente, allontanandolo leggermente da sé per sfiorargli il viso e guardarlo negli occhi.

Lui mise a fuoco il suo viso e le regalò un piccolo sorriso per rassicurarla e annuì.
“Stavo solo pensando… tu sei sicura di stare bene?” le rigirò la domanda.
“Si è tutto passato, per ora.” Gli sorrise di rimando.
“Bene, ti faccio preparare qualcosa da mangiare” disse, posando un braccio attorno alla sua vita e guidandola delicatamente verso la sala da pranzo.
Risero e scherzarono per un po’, poi Estele si preparò per andare al lavoro, ignorando le lamentele del suo fidanzato, che non voleva che andasse e si affaticasse lavorando.
Lei lo salutò con un bacio, interrompendo per un secondo le sue proteste e si smaterializzò davanti al negozio di Madama McClan.
Lavorò a diversi modelli, di vestiti, giacche, camicie e pantaloni, sistemò bottoni e rifiniture; il tutto, senza che si stancasse troppo.
Staccò verso sera e si incamminò verso il Ghirigoro, per ritirare un libro che aveva ordinato e non si accorse immediatamente di essere seguita. Se ne rese conto sentendo all’improvviso pensieri come:
-Eccola là!-
-Prendiamola! Avanti!-
-Cosa aspettiamo? Adesso!-
Si spaventò ma si sforzò di rimanere calma e di non mostrare che li aveva scoperti. Cercando di non farsi notare, estrasse la bacchetta per potersi difendere o smaterializzare prima che accadesse qualunque cosa.
Entrò al Ghirigoro e, dopo aver pagato, chiese al commesso se poteva usare la porta di servizio. Si era accorta che uno dei Mangiamorte l’aveva seguita e sentita e, stando molto attento a non dare nell’occhio comunicò agli altri di aspettare sul retro.
Estele, sperando di averli depistati sufficientemente, uscì di corsa dalla porta principale.
Purtroppo, si accorse troppo tardi che due di loro erano rimasti lì di guardia, pronti a fermarla nel caso avesse cercato di fuggire.
Uno dei due la afferrò per le braccia, mentre l’altro le stringeva una mano intorno alla gola, bloccandole il respiro e la voce.
Si guardarono un attimo attorno, prima di dirigersi verso un vicolo deserto e riparato a sufficienza per non essere scoperti.
Dopo pochi istanti arrivarono anche gli altri.
Estele li guardò estrarre le bacchette e sgranò gli occhi per la paura che potessero far del male al piccolo.
Era ancora tenuta ferma, ma prima che loro potessero decidere di cominciare, cercò di divincolarsi, di allontanarsi da loro.
Uno degli assalitori, che non conosceva, o che forse non ricordava, rise malignamente, avvicinandosi e posando con aria falsamente casuale la bacchetta sul suo addome, facendola tremare di terrore.
“Allora è vero che sei in dolce attesa, puttanella! Ma siamo sicuri che sia del nostro Lord, o forse qualche sudicio Mezzosangue ha potuto allungare le mani su di te, mia regina?” domandò crudelmente, sfiorandole il petto con la bacchetta e le spalle con la mano libera, sperando in una qualche reazione.
Tutto ciò che ottenne fu uno sputo in pieno viso. Le diede di rimando un ceffone che le spaccò il labbro e le fece assaggiare il sapore del sangue, mentre i suoi occhi si stringevano, insieme alle mani che la tenevano ferma, colmi di furia a malapena trattenuta.
La giovane chiuse gli occhi verdi, concentrandosi sul suo amato, grazie al legame che avevano con il marchio nero, per chiedergli aiuto.
Non sapeva se lui sarebbe arrivato in tempo, ma sperava che ce la facesse; con il cuore che batteva all’impazzata, attese il suo arrivo e quello dei colpi dei suoi aguzzini.
Vide un lampo di luce rossa passarle davanti le palpebre serrate e trattenne il fiato prima di sentire gli effetti della maledizione.
Invece, dopo diversi secondi, non accadde nulla, anzi, la presa sulle sue braccia si allentò e svanì.
Aprì gli occhi per capire cosa fosse accaduto e trovò Tom davanti a lei, con la bacchetta in mano, gli occhi infuocati e il viso contorto in una maschera di furia gelida, mentre la esaminava attentamente.
Lei gli si gettò tra le braccia, ricevendo quella protezione di cui tanto sentiva il bisogno.
La strinse a sé con un braccio mentre con l’altro impugnava la bacchetta e minacciava.
“Se qualcuno di voi prova di nuovo anche solo a pensare di fare del male alla mia futura moglie e vostra regina oscura, pregherete per una morte veloce e indolore!” disse con tono gelido e a dir poco furioso. Poi li smaterializzò entrambi al Manor.
 
°°°
 
Una volta arrivati in un luogo sicuro, Estele si aggrappò stretta a lui, piangendo disperatamente, tremante, non solo per i singhiozzi.
Tom abbandonò la presa sulla bacchetta e la strinse forte, mormorandole all’orecchio rassicurazioni che, in ogni altro momento, avrebbe considerato scempiaggini Grifondoro, mentre in quell’istante gli sembravano la cosa più sensata da dire.  In più, dopo qualche minuto i singhiozzi e il tremore diminuirono, quindi a qualcosa dovevano essere servite.
Rimase appoggiata a lui anche dopo che le lacrime avevano smesso di cadere, alla ricerca della conferma che lui era lì con lei e non l’avrebbe lasciata.
Una volta sicura che non avrebbe ricominciato a piangere si allontanò dal suo abbraccio, pur restandogli accanto.
“Forse dovremmo parlare…” mormorò cupamente, non molto sicura di volerlo fare davvero.
Lui si concentrò totalmente su di lei, tremando di rabbia e con la voglia di alzarsi e andare a cercare uno ad uno quegli uomini per fargli capire cosa significava farlo arrabbiare.
Estele sentendo e vedendo nella sua mente terribili cose, gli si rilanciò addosso, pregandolo di non lasciarla sola.
“Tom, ti prego! Non voglio rimanere da sola! Non lasciarmi! Per favore, Tom!” mormorò con voce spezzata dall’orrore per i pensieri che sentiva e dalla paura di rimanere davvero da sola, mentre ancora sentiva quella sensazione di terrore addosso.
Lui si riscosse da quei pensieri e tornò ad abbracciarla, ma si ripromise di dare a quegli stolti la lezione che meritavano, in seguito.
“Sta tranquilla, non vado da nessuna parte! Ma forse hai ragione, dovremo parlarne… e da domani tu non vai più in giro da sola!” esclamò.
A quelle parole lei alzò di scatto la testa, pronta a protestare anche se era appena stata aggredita, ma ogni lamentela le si bloccò in gola quando vide i suoi occhi, così rossi che sembravano grondare sangue.
“Non permetterò che accada di nuovo una cosa del genere!” assicurò lui, in tono basso.
“D’accordo! Andrò in giro con la scorta, solo… voglio che Abraxas Malfoy ne faccia parte!” accettò.
Tom assentì, prima di alzarsi e scrivere velocemente una lettera che fece consegnare da un elfo domestico direttamente nelle mani del nuovo lord Malfoy.
Poi, porgendo una mano ad Estele, si recarono nella loro camera, in modo da riposare un po’ dopo quella lunga giornata.
“Domattina dovremmo anche chiamare un medimago, voglio assicurarmi che tu stia bene!” sussurrò una volta che entrambi si erano sdraiati al sicuro sotto le coperte, sfiorandole con una carezza leggera il taglio sul labbro inferiore.
“Sto bene!” mormorò in risposta, “Grazie a te!” aggiunse in un sussurro appena accennato, ormai travolta dalla stanchezza.
 
°°°
 
Il giorno successivo, Estele poté uscire, accompagnata da Abraxas Malfoy, solo quando il Medimago che l’aveva visitata la sera della festa confermò che stava bene, a parte il livido intorno alla bocca e il labbro spaccato, che vennero guariti con un piccolo incantesimo.
Il suo custode prese molto sul serio il compito affidatogli, tanto che quando lei gli chiese di potersi recare per degli acquisti a Nocturne Alley, lui rifiutò categoricamente, considerando che poteva essere molto pericoloso e lui non aveva assolutamente intenzione di deludere Tom, per nessun motivo al mondo.
Lei rise, scuotendo la testa, mormorando una protesta.
“Bene allora torniamo a casa e tu, per favore, torna qui e prendimi quello che mi serve.” Gli disse con un piccolo sorriso.
Abraxas accettò e smaterializzò entrambi nel giardino di Demon Manor, dove accompagnò la sua regina per assicurarsi che fosse al sicuro, poi fece come richiesto e ritornò in una mezz’ora con tutti i pacchi e pacchettini.
Rimase con lei ancora qualche tempo prima di dover tornare a casa da sua moglie.
 
°°°
 
Nei giorni seguenti le cose andarono molto meglio e Tom si occupò di coloro che avevano attaccato la sua Estele, assicurandosi che il messaggio venisse recepito da tutti i suoi seguaci.
Nonostante questo, circa quattro mesi dopo la giovane Regina trovò una busta nera, lasciata sul portico del giardino.
La esaminò accuratamente con diversi incantesimi prima di avvicinarsi e toccarla. Una volta certa che non era nulla di più che una lettera, si fece coraggio e la prese.
La aprì delicatamente, con le mani che tremavano, mentre dispiegava il foglio di pergamena.
 
Estele Demon, hai contaminato il cuore del nostro Lord! Non possiamo accettare che tu, sudicia traditrice, porti in grembo il suo erede! Non ne sei degna! Non sei degna della sua protezione e della sua benevolenza, quando è evidente che lo stai portando lontano dai suoi propositi!
Ti viene consigliato di fare molto attenzione, da ora in poi, o potresti fare una brutta fine.
 
Non c’era alcuna firma, ma lei aveva la sensazione che dietro quella lettera ci fosse uno di quelli che l’aveva attaccata. E aveva la netta impressione che quella lettera sarebbe stata solo l’inizio.
Non sapeva come fare per evitare che accadesse qualcosa di terribile.
Aveva ancora più paura di quando si era reso conto di essere seguita e doveva assolutamente parlarne a Tom!
Tornò in casa e attese pazientemente, cercando di distrarsi in tutti i modi possibili per non pensare a ciò che poteva accadere e a quanta paura le metteva ogni singolo scenario.
Sfiorò dolcemente il pancione, che cominciava a diventare sempre più grande.
“State tranquille, miei piccoli tesori, io e vostro padre non permetteremmo che vi accada nulla!” sussurrò sedendosi su una poltrona a dondolo, ripensando a quando il medimago le aveva detto che aspettavo due gemelle, due femminucce e alla faccia di Tom, che si era illuminata per via del sorriso spontaneo nato al sentire la notizia.
Erano stati entrambi così felici quel giorno e ora… Estele tremò e sobbalzò violentemente, impugnando la bacchetta contro chiunque fosse entrato.
Tirò un sospiro di sollievo nel vedere il sopracciglio alzato di Tom, che la guardava stupito e sospettoso.
“È tutto a posto?” domandò, infatti, avvicinandosi con cautela.
“Si… è arrivata una lettera per me…” rispose, indicando la lettera che le aveva causato tante ansie e preoccupazioni.
Il giovane la prese e la incenerì dopo averla letta.
“A quanto pare non bastano i provvedimenti che ho preso…” sputò piena di rabbia e odio.
“Dovresti parlarne a tua nonna ed è meglio nasconderti in un luogo sicuro. Qui potresti essere raggiunta ed è troppo pericoloso!” disse lui.
Attese che lei annuisse e poi iniziò a pensare ad un piano per trovare un luogo sicuro.
Estele intanto scrisse a sua nonna che la sarebbe andata a trovare molto presto, tralasciando il vero motivo della visita, poi cominciò a preparare qualche bagaglio, in modo da tenersi pronta per ogni evenienza.
 
°°°
 
Tom ne parlò con Abraxas e Orion, per chiedere, o meglio ordinare, al primo di dargli pieno accesso alla tenuta di campagna per poterci portare Estele e tenerla sicuro.
Il biondo accettò senza troppi problemi, ma dovette porre una condizione al suo Lord.
“Mio signore, sarebbe per me un onore ospitare la nostra regina, tuttavia devo chiedervi di poter avvertire mia moglie della questione, in questo modo potrebbe tenere compagnia alla vostra signora.” Propose Abraxas.
Tom annuì, dando il suo consenso ad avvertire la giovane Lady Malfoy.
Poi incaricò entrambi della protezione di Estele.
“Se non ci sono io, voglio che sia sempre uno di voi due con lei! Non mi interessa in che modo farete, ma non deve mai restare da sola!” ordinò.
I due accettarono l’incarico con un inchino e un “Si, signore!” semplice e convinto.
Desideravano entrambi che la giovane consorte del loro signore sopravvivesse e continuasse a dargli gioia. Si rendevano conto di essere state incredibilmente fortunati ad aver incontrato quella ragazza che era stata in grado di entrare nel cuore di Tom, senza che questi la cacciasse in malo modo.
Comunque Abraxas organizzò le cose per permettere alla sua signora di trasferirsi nella tenuta estiva dei Malfoy e ne parlò con sua moglie, chiedendole di tenerle compagnia per il tempo in cui sarebbe stata lì, poiché solo la loro famiglia e il loro lord sarebbero potuti entrare e uscire liberamente.
Non si accorse del sorriso malefico che le aveva solcato le labbra per un paio di secondi, distratto dal vederla abbracciare il loro bambino, Lucius Abraxas Malfoy, di ormai 5 anni.
 
°°°
 
Estele arrivò da sua nonna con una passaporta, comparendo nuovamente nel salottino che l’aveva accolta la prima volta.
Si risistemò i vestiti e i capelli un po’ scompigliati nel viaggio, poi prese il piccolo bagaglio che aveva portato e andò a cercare la nonna.
“Nonna? Nonna Elisabeth?” la chiamò, senza ricevere risposta, per diverse volte.
Poi cominciò a fermarsi e salutare i quadri che incontrava e a parlare con loro, chiedendo loro gentilmente dove si trovava l’anziana veggente.
Quasi nessuno le seppe rispondere e uno di loro, il ritratto di una giovane appartenente alla sua famiglia le suggerì di controllare la sala dei ritratti di famiglia, dove di solito Elisabeth si recava per ricevere consiglio.
Di diresse in quella stanza chiamando la sua elfa personale, Miky, perché le portasse il bagaglio in una delle camere.
Entrò nella sala senza bussare e trovò sua nonna intenta a discutere con i soliti quadri.
“Lei è in pericolo! Non avrei dovuto darvi retta!” stava dicendo.
“Oh andiamo! Tu credi che a questo punto, lui permetterebbe che le sia fatto del male?” domandò l’uomo, con l’intenzione di farla ragionare.
“Nonna! Ciao!” la chiamò Estele, impedendole di rispondere quello che aveva sentito nei suoi pensieri, poi aggiunse, prima che la donna potesse ribattere qualcosa. “Tom non mi farebbe mai del male, lo sai, vero?”
Per enfatizzare ciò che aveva detto posò le mani sui fianchi, focalizzando l’attenzione dell’anziana sul ventre gravido, ormai perfettamente visibile.
Nella mente della donna vide perfettamente delle immagini disastrose passare, tutte riguardanti lei e le sue bimbe. Ogni scenario era peggio del precedente e la terrorizzarono.
“No! Tu non puoi…”mormorò quella disperata e preoccupata per lei e con i suoi pregiudizi su Tom, che sembrava aver accantonato, che tornavano più accesi che mai.
-Lo sapevo che non dovevo permettere che tornasse da lui!- pensò con rabbia.
Estele spalancò gli occhi, non riuscendo a capire il problema, dato che le aveva dato il suo benestare per stare con Tom; il sentire tutta quella negatività, quell’odio che emanavano i pensieri di quella donna la misero all’erta e le fecero perdere il controllo.
“Non osare mai più pensare una cosa del genere! Mi hai capito?” domandò, non aspettando veramente una risposta.
“Invece lo penso eccome! Se non ti avessi permesso di tornare da quell’essere tu…” cominciò a dire, con voce tremante per la rabbia e la paura, interrotta da uno dei ritratti.
“Ne abbiamo discusso più che a sufficienza, Elisabeth! Se le avessi impedito di tornare, lui sarebbe diventato un mostro crudele e senza cuore, avrebbe ucciso la sua famiglia senza pensarci due volte e poi…” la rimproverò, rigirando il “Ma…” che la donna provò ad inserire nel suo discorso “… e poi, sarebbe venuto qui e l’avrebbe portata via oppure uccisa! Credi davvero che sarebbe stato meglio? Tu stessa avevi detto che quei tipi di futuro erano svaniti, le hai fatto i complimenti per aver scongiurato quel destino. Erano solo parole vuote?” chiese, cercando di farla ragionare.
Lei rimase sconvolta da quelle parole. Non sapeva cosa ribattere; era vero che aveva dato il suo benestare alla loro unione, ma l’aveva fatto perché le sue visioni erano cambiate e ora, invece, stavano tornando simili a quelle che aveva avuto in precedenza. Non voleva perdere la sua nipotina per colpa di quel mostro!
Rimase in silenzio, a mala pena consapevole che Estele stava ascoltando i suoi pensieri, per capire che cosa le era preso.
La sua mente era di nuovo concentrata sulle visioni che aveva avuto sulla morte di sua nipote e le sue bambine. La giovane strinse forte gli occhi, lasciando cadere le lacrime che li avevano riempiti, abbracciandosi per mantenersi in piedi, per darsi forza e sopportare quello che doveva sentire e vedere.
“Continui a dire di non volermi perdere, ma sappi che io non intendo lasciarmi comandare a bacchetta da te! Non ti ho permesso di farlo prima e non ti permetterò di farlo ora, che sono felice, sto bene con lui; sto per avere la mia famiglia! Tu non potrai impedirmi di stare con lui, di vivere la mia vita!” rispose.
“Io sono la tua famiglia! Lui è pericoloso! Tu continui a non vederlo per come è realmente, non lo conosci! Non capisci che lui è un mostro!” ribatté la donna, piangendo anche lei, con il viso rosso per la rabbia.
“Ti sbagli, lui non è come dici! Cambieremo insieme il mondo! Lo renderemo perfetto, per i maghi, per noi e per i nostri figli.” Disse Estele, raddrizzando le spalle, pronta ad affrontare l’ira della nonna. Sapeva, contrariamente a ciò che credeva lei, che Tom possedeva uno spiccato lato oscuro, ma stando con lui si era accorta anche che c’era molto altro in lui; aveva un cuore, un’anima capace di amare ed essere buona.
Avrebbe voluto che lei lo capisse, ma si rendeva conto che poteva essere difficile, soprattutto dato che, a parte quando si trovava a casa con lei, teneva un comportamento freddo, distaccato e, a volte, minaccioso e crudele e molte delle azioni dei suoi seguaci erano pericolose per altri e malvage agli occhi di tutti.
Provò a spigarglielo, ma ogni volta che prendeva la parola si ritrovava davanti ad un muro impenetrabile. Per questo motivo, dopo quasi mezz’ora di tentativi, sospirò profondamente, stanca e abbattuta e arrabbiata. Chiuse la discussione.
“Va bene, nonna! Comprendo che non possiamo raggiungere un accordo su questo argomento, sappi solo che io non abbandonerò Tom, né ti permetterò di interferire nella nostra vita. Farò qualunque cosa di modo che tu non possa fare qualcosa contro di me o contro di lui!” disse, con tomo fermo, senza vacillare.
Si girò per andar via, mentre uno dei quadri rimproverava la donna.
“Brava! Ora si che l’hai persa!”
Sentiva di avere le lacrime agli occhi, le faceva male doversene andare da quella che per molto tempo era stata la sua casa.
Chiamò Miky e si fece porta tutte le sue cose, non solo quelle che aveva portato per restare qualche giorno, ma tutte le sue cose.
Uscì dalla casa, per potersi smaterializzare in un albergo o qualcosa del genere e poter contattare Tom.
Sentì sua nonna chiamarla, gridarle di tornare a casa, di aspettare, di ascoltarla.
Lei la ignorò completamente, svanendo da lì e ritrovandosi nell’atrio di un hotel magico dove la accolsero con grande gentilezza e la accompagnarono quasi immediatamente nella sua stanza, dove era disponibile un camino spento e collegato a qualsiasi luogo.
Chiamò Tom, per poterlo avvertire di ciò che era accaduto con sua nonna e dirgli che sarebbe tornata a casa il giorno seguente.
“No, ti vengo a prendere io, tu stai lì nascosta e al sicuro!” rispose.
“Ma no, ho una passaporta, torno domani mattina da sola, senza alcun problema.” Cercò di ribattere lei, non volendo che la vedesse ancora sconvolta dalla discussione.
“No! Ti ho detto che vengo li da te, così poi ti accompagno dai Malfoy, c’è la possibilità di spostarsi lì già da domani. Lady Malfoy ti terrà compagnia e sarai al sicuro!” le disse, senza ammettere repliche.
Accettò, sorridendo appena, senza sapere se si doveva arrabbiare ancora o se era meglio lasciarsi invadere dall’affetto e dall’amore che avvertiva, come un’eco, provenire da lui.
Chiuse la chiamata e si addormentò mentre aspettava il suo amore.
Lui arrivò dopo poche ore, dovendo firmare alcuni documenti per potersi recare in un’altra nazione tramite passaporta per via delle procedure di sicurezza nate durante la guerra contro Grindelwald.
La guardò dormire per qualche minuto, notando le scie delle lacrime che le cadevano nel sonno. Strinse le labbra in una linea stretta, volendo poter fare qualcosa per fermare tutto il dolore che provava. Di poter punire quella donna, che già una volta li aveva separati e adesso la stava facendo soffrire. Fece diversi respiri profondi, nel tentativo di calmarsi e di far tornare i suoi occhi del loro normale nero, per evitare di spaventare Estele con le braci ardenti che li sentiva essere in quell’istante.
Le sedette accanto, dandole un bacio sulla guancia, sussurrando dolcemente il suo nome per svegliarla.
“Estele… principessa mia…. Svegliati! Estele!” mormorò al suo orecchio destro, solleticandolo con il suo respiro caldo.
Lei si mosse, appena infastidita, prima di aprire gli occhi e sorridergli, con la gioia traboccante da ogni poro.
Lo abbracciò di slancio, felice di averlo lì con lei e sentì, da qualche fitta alla pancia, le bimbe che si muovevano, scalciando.
Standole così accanto, le avvertì anche Tom e si sentì scaldare il cuore al pensiero che quel movimento era dalle sue piccole principesse.
Sorrise appena, senza accorgersene e portando gli occhi stupiti ed emozionati su di lei. Le diede un bacio lento, desiderando di poter continuare ma ben cosciente di dover andare prima che la passaporta partisse senza di loro.
“Dobbiamo prepararci e in fretta!” mormorò controvoglia, tenendo un braccio attorno a lei.
Estele lo baciò di nuovo, sorridendo.
“Allora dovresti lasciarmi alzare, non credi?” domandò con voce maliziosa.
Il giovane grugnì, offeso e arrabbiato e si tirò su in un lampo. Le fece cenno di prendere le sue cose e le disse di essere pronta in dieci minuti tenendole il broncio.
Lei raccolse la valigia che aveva portato con sé e l’altra che aveva fatto preparare con le cose che erano rimaste da sua nonna e le rimpicciolì, prima di afferrare il libro che era incantato come passaporta.
Partirono e sentì lo strappo familiare all’ombelico e lo avvertì più doloroso del solito, come se anche le sue bambine lo avessero sentito.
Arrivati a destinazione si buttò tra le braccia di Tom, in cerca di un po’ di calore e rassicurazione e sollievo e stabilità.
Lui, dimenticando completamente la loro piccola scaramuccia, la strinse forte a sé, domandandole preoccupato cosa avesse e come stesse.
“Tesoro? Estele! Cosa hai? Tutto bene?” si allarmò.
“Sto bene…. Solo che la pancia… credo che anche le bimbe abbiano sentito lo spostamento della passaporta… o forse sono io che…” provò a spiegare lei, non capendo perché si fosse sentita così male, l’aveva già usata e non era accaduto nulla e questo la spaventava.
Si tenne ancora il ventre, proteggendolo dolcemente per calmare se stessa e il lieve eco di dolore che ancora percepiva.
Tom la prese in braccio e la portò nella stanza che le era stata offerta dai coniugi Malfoy.
La posò sul letto, rimanendo accanto a lei cercando di darle tutto il suo appoggio per aiutarla a stare meglio, le diede un po’ di acqua da bere per riprendersi un minimo.
“Tom, è passato… sta tranquillo! Sto bene, ora… stiamo bene!” gli disse dopo qualche minuto, carezzandogli il viso, tentando di calmarlo.
Lui la osservò attentamente, controllando come stava veramente, per capire se mentiva o se diceva la verità; poi rifletté che non avrebbe messo a repentaglio la vita delle loro bimbe non ancora nate, perciò rimase in attesa per qualche minuto ancora, per assicurarsi che non stesse di nuovo male, prima di lasciarla riposare.
Si fece l’appunto mentale di chiamare il medimago il giorno dopo per farla visitare.
Dopo di che andò da Abraxas Malfoy per sapere se lui o Orion Black avevano scoperto qualcosa riguardo a coloro che avevano aggredito Estele e sul mittente della lettera, anche se era più probabile che fossero più d’uno, come aveva ordinato loro di fare.
Purtroppo, nessuno dei due aveva trovato informazioni significative. Avevano interrogato i due Mangiamorte sopravvissuti alla furia del Lord, ma non avevano scoperto nulla, era come se la loro memoria fosse stata modificata, ma in maniera estremamente sottile, quasi impossibile da notare.
Avevano ipotizzato una pozione o un potente incantesimo di memoria, tuttavia non erano arrivati a scoprire chi l’avesse utilizzato su quei due.
In questo modo non potevano scoprire chi erano gli altri, oltre coloro che erano stati direttamente coinvolti nell’attacco alla loro regina.
Il loro Lord non ne fu affatto contento. L’unica cosa che si poteva fare era tenere al sicuro Estele e le bambine e non farlo sapere a nessuno.
Nessuno di loro si era accorto, tuttavia, che uno dei più pericolosi informatori della fazione più estremista dei Mangiamorte abitava proprio in quella casa scelta per proteggere la Regina Oscura.
Lady Malfoy finì di scrivere quella che a chiunque sarebbe sembrata una frivola lettera riguardante un the da organizzare e le prossime feste a cui andare. Il suo destinatario invece vi trovò delle importantissime informazioni, che gli avrebbero permesso di portare a termine il piano.
 
°°°
 
Estele, nel sonno, si ritrovò nei pensieri di qualcuno, qualcuno che stava pensando a lei in maniera estremamente intensa e non era Tom.
Si destò lentamente, cercando di capire di chi si trattasse. Si concentrò maggiormente su quella persona e si rivide in diversi momenti della sua vita scolastica, ma soprattutto in eventi successivi alla fine della scuola. L’ultima immagine la fece svegliare del tutto, lasciandola terrorizzata.
Respirando affannosamente, si guardò intorno nella stanza e si trovò davanti la persona che continuava a pensare a lei e a come toglierla di mezzo in modi orribili.
“È tutto a posto, Mylady?” domandò la donna, con finta dolcezza.
Lei annuì, dando ad un incubo la colpa del suo spavento. Intanto, cercando di non farsi avvertire, entrò nella sua mente e oltrepassò delicatamente le barriere attorno ad essa per scoprire cosa aveva fatto esattamente.
 
 
 
 
  
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