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Autore: Mnemosine__    12/07/2016    3 recensioni
Poseidone, l'unico che sembrasse avesse prestato fede al giuramento di non avevre figli, ne aveva aveva avuto uno da una mortale.
E aveva anche la faccia tosta di chiedere alla figlia maggiore di mantenere il segreto e di aiutarlo a nascondere il bambino?
"Cosa vuoi che faccia?" Chiese senza tanti convenevoli quando suo padre le aprì la porta.
"Vivere qui. Dovrai proteggerlo dagli occhi degli dei e dei mostri."
"Cioè vuoi che rinunci alla mia vita per fare da baby-sitter. Va bene, lo farò. Ma se Zeus lo scoprirà ti prenderai tutta la colpa.
"Grazie"
"Ringrazia di avermi fatto giurare." Ringhiò lei. "Allora? È un maschio o una femmina?"
Poseidone fece segno a Sally di avvicinarsi con il fagottino.
"Ti presento Perseus, tuo fratello." Elisabeth sbuffò imponendosi di odiare da subito il fagottino, lo avrebbe solo protetto come voleva suo padre e quando la pulce fosse stata abbastanza grande l'avrebbe lasciato e sarebbe tornata a fare i cavoli suoi.
Quando, però, gli occhi dei due si incontrarono tutti questi propositi andarono dritti dritti al Tartaro.
Quel bambino era speciale.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Ade, Apollo, Nico/Will, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Blood Brothers'
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Qualcuno si era dimenticato di chiudere le imposte delle finestre. 
Raggi di luce, infatti, invadevano la stanza. 
Ed erano tremendamente fastidiosi, tanto che Apollo aprì gli occhi, chiudendoli subito dopo per il contatto con la luce avvenuto troppo velocemente.
Cercò, allora, di abituarcisi piano piano. 
Anche se era il dio del sole, poteva esserne infastidito comunque, specialmente di prima mattina. 
Aprì piano le palpebre, e si ritrovò a fissare un soffitto da cui pendevano cavallucci marini di bronzo. 
Strano Pensò Lì appesi non dovrebbero esserci dei piccoli soli?
Quella mattina, poi, il dio aveva un gran mal di testa, segno che la sera prima aveva bevuto. 
Doveva ancora abituarsi al suo essere mortale, il che includeva anche il mal di testa dopo essersi ubriacato.
Spostò lo sguardo verso il letto di Will. 
Vide suo figlio riposare beatamente. Insieme a lui dormiva una ragazza dai capelli biondi e Will... Aveva un rivolo di bava che scendeva gocciolando dalla guancia fino al suo cuscino. 
Tutto normale, anche se si contava il fatto che Will aveva i capelli scuri e nella stanza c'erano solo tre letti.
Appeso sopra il letto di Will, poi, c'era un corno di Minotauro.
Aspetta un momento... Apollo strizzò gli occhi, per guardare meglio. Will non ha i capelli neri!
Il biondo si mise a perlustrare con gli occhi la stanza in cui si trovava. 
E non era certamente la cabina di Apollo.
Sentì un peso sulla sua spalla, così girò la testa per vedere cosa c'era appoggiato.
Per le mutande di Ade! 
Elisabeth dormiva di fianco a lui e aveva la testa appoggiata su di lui.
I ricordi della sera prima gli invasero la mente. 

L'aveva incastrata tra il tronco dell'albero e il suo corpo, non le aveva lasciato nessuna via di fuga. 
Voleva vederci chiaro in quella storia. 
"Perché mi eviti?" Le chiese di con la sua voce baritonale. 
"Perché nell'ultimo secolo mi sembri diversa?" Sussurrò "Perchè ho il sospetto che tu provi qualcosa per me che va oltre l'amicizia, Liz?" 
"È solo una tua impressione."
"Davvero?" Chiese lui mettendosi a ridere. "Perché io sono un dio, vedo tutto e sento tutto. Non posso essermi sbagliato." 
"Anche i migliori sbagliano, a volte." 
"Già. Ma io non sbaglio mai." Apollo incatenò i suoi occhi dorati con quelli color del mare di Elisabeth. 
Gli venne in mente del patto che sua sorella Artemide aveva stretto con suo padre per salvarlo da quella vita mortale. 
Lui doveva prendere moglie.
Quando l'aveva scoperto aveva subito pensato di sposarsi con una mezzosangue, di non renderla immortale, aspettare che invecchiasse e poi continuare con la sua vita come aveva sempre fatto.
Ma se avesse sposato un'immortale...
"Perché, se fosse davvero così, se ti dicessi che anche io provo qualcosa per te, tu cosa faresti?"
Apollo abbassò le iridi ambrate e, per un piccolo secondo, si chiese che sapore avessero le labbra dell'amica. 
"Apollo..." Chiese la ragazza. 
Il dio si avvicinò impercettibilmente a lei socchiudendo gli occhi. 
"Io non..." 
Attirata come da una calamita, lei ruotò leggermente il capo, chiudendo le palpebre.
Forse a causa dell'alcool, forse perché lo voleva fare da tempo, Apollo appoggiò delicatamente le labbra sulle sue.

Elisabeth sapeva di mare ed estate e le sue labbra erano fresche e salate.
Apollo fu il più delicato possibile, anche per godere appieno di quel momento speciale.

Non fu qualcosa di passionale o ardito, ma un semplice e timido sfiorarsi delle labbra. 
Fu qualcosa di piccolo è innocuo, ma entrambi sentirono i fuochi d'artificio esplodere dentro di loro. 
Si staccarono dopo poco e, quando lo fecero, Elisabeth abbassò lo sguardo, stordita.
"Apollo... Io... Noi non..." 
Lui le prese il viso tra le mani, con una delicatezza inaudita e fece aderire le loro fronti.
"Non dire niente, almeno non stasera." La pregò lui. 
Lei sembrò sul punto di voler ribattere, ma si trattenne da dire quello che le era passato in mente.
"Aspettavo da secoli questo momento, Liz." 
Disse con vice tremolante "Ma credevo di essere solo un amico per te." 
Lei sorrise "Non lo sei mai stato." 
Gli occhi di lui si illuminarono "Davvero?" 
"Davvero." 
Apollo sorrise ancora e, chiudendo gli occhi, fece aderire di nuovo le loro labbra. 

Un piccolo sorriso gli spuntò sulle labbra, andando ad aprirsi sempre di più. 

"Andiamo a ballare?" Chiese il dio quando interruppero il bacio. 
"Perché? Non hai ballato abbastanza con le tue oche?" 
"Cosa?" Chiese lui senza capire. 
"Hai ballato per mezz'ora con delle mortali, testa di legno." 
Apollo la guardò con uno strano luccichio divertito negli occhi per poi scoppiare a ridere. 
"Sei gelosa!" 
"Che?" Chiese lei arrossendo leggermente sulla punta delle orecchie, fortunatamente coperte dai capelli.
"Non fare la finta tonta, dolcezza. So che sei gelosa." Le disse accusatorio posandole l'indice sul petto.
"E poi non ci sarebbe niente di male, guardami! Come si fa a non essere gelosi di me?" 
"Sei veramente un idiota." Disse Elisabeth. 
Mai e poi mai avrebbe ammesso di aver provato un minimo di gelosia nei confronti del biondo con quelle mortali, e nemmeno con le altre oche semi divine che gli sbavavano dietro come se nulla fosse.
C'era il suo orgoglio in gioco, e non l'avrebbe mai ammesso davanti a nessuno. Specialmente davanti a quel coso che si ostinava a farsi  chiamare dio del Sole.
"Puoi dirlo che sei gelosa, non è mica colpa tua se sono così figo." 
Lei alzò gli occhi al cielo "Te lo ripeto per l'intima volta, io non sono gelosa. La gelosia è un sentimento che non ho mai provato e mai proverò per ne..."
Non riuscì a continuare, a causa delle labbra di Apollo che si erano posate nuovamente sulle sue. 
"D'accordo, tesoro, tu non sei gelosa. Ho capito." Disse Apollo ad un centimetro dal suo viso. 
Elisabeth sapeva che dopo una frase del genere la cazzata sarebbe arrivata, Apollo come lei era un tipo molto orgoglioso, ma non aveva idea che sarebbe stata così tanto idiota.
"Sei stata cotta a puntino dal Sole." 
Silenzio.
"L'hai capita? Io sono il sole e tu sei cotta di me." 

Scostò una ciocca di capelli dal viso della ragazza, e le passa un braccio intorno alla spalle, tenendola stretta.

"Vieni, dolcezza? Ti offro da bere." 
"Non credo sia una buona idea, tutti gli altri sono ubriachi e qualcuno dovrebbe rimanere sobrio insieme a Will e Nico per riportarli al Campo."
"Solo un bicchiere. Solo uno, promesso." 

Lei continuò a dormire tranquilla stringendosi inconsciamente a lui. 
Le sue palpebre tremolarono leggermente e aprì gli occhi. 
Quando vide il dio steso di fianco a lei per poco non prese un colpo. 
"Ma che...?" Balbettò alzandosi di scatto. 
"Shh, fai piano dolcezza, non vorrai svegliare gli altri." Sussurrò lui indicandole Percy e Annabeth che riposavano. 
"Cosa ci fai tu qui?" Gli chiese abbassando il tono di voce.
"Non lo so, tesoro, dimmelo tu." Rispose lui provocante. "Siamo mezzi nudi nel tuo letto, dopo una festa con molto alcool e dopo esserci baciati sotto le stelle." 
Elisabeth impallidì, perché quando abbassò lo sguardo vide che Apollo era a petto nudo.
"Abbiamo... Abbiamo fatto...?"
"Cosa?"
"Sesso?" Disse quasi sussurrando.
"No, se è questo che ti preoccupa. Sei crollata dal sonno subito dopo aver portato a letto la Pulce ubriaca e la sua ragazza." 
Disse lui sorridendo e scrollando le spalle.  "Peccato, sarà per la prossima volta." 
Lei lo fulminò con lo sguardo."Io non credo." 
Lui si strinse nelle spalle "Io ci ho provato." 

La figlia di Poseidone si passò una mano tra i capelli, imbarazzata.
"Tranquilla" disse il biondo "Ti lascerò tutto il tempo che vuoi. Non voglio metterti fretta."
Apollo si sporse verso di lei per baciarla, ma Elisabeth si scostò. 
"Cosa c'è, dolcezza? Credevo ti piacessi." 

"Devi dirmi la verità, giurami sullo Stige che lo farai." Disse seria cambiando completamente espressione.
Apollo aggrottò le sopracciglia, confuso.
"Che cosa?" 
"Per favore." Lo supplicò lei. 
Vedendola così seria, lui annuì."Giuro sullo Stige che ti dirò la verità, anche se non capisco cosa sta succedendo." 
"Davvero ci siamo baciati ieri?" 
"Si, perché me lo chiedi?" 
Lei abbassò lo sguardo, mortificata.
"Io non... Non ricordo niente." 

Fu come se un camion gli lo avesse appena investito. "Cosa?" 
"Non ricordo nulla. Solo Io te e i ragazzi che entravamo nel locale, nient'altro." 
Lo sguardo di Apollo si fece preoccupato "Quanto hai bevuto?" 
"Niente. Credo, non... Non me lo ricordo."
"Non è possibile." 
Apollo si mise a guardare intensamente una piega del lenzuolo "Tra tutti quelli che conosco tu sei quella che non beve  così tanto da dimenticare tutto." 
"Mi... Mi dispiace. Credo." 
Apollo si sentì colpevole, era stato lui a convincere la ragazza a bere più di un bicchiere.
Lui alzò lo sguardo di scatto, portando le sue iridi dorate a fissare intensamente il viso della ragazza. 
"Non devi dispiacerti, dolcezza. Questo vuol dire che anche tu ti sai lasciare andare, a volte." 
Lei annuì abbassando lo sguardo e abbracciando il cuscino. 
"Che cos'altro abbiamo fatto?" Chiese dopo un po'. 
"Abbiamo parlato, ci siamo divertiti." 
"Solo parlato?" 
"Si, non preoccuparti." Le sorrise 
"E poi..." aggiunse "Anche se avessimo fatto qualcosa ti saresti potuta vantare di essere stata con il sottoscritto." 
"Finiscila!" Elisabeth arrossì leggermente tirandogli subito il cuscino in faccia. 
"Ehi! Non è puoi tirare cuscinate ad un dio!" 
"Invece si!" 
Apollo sorrise ancora si più e le si lanciò addosso.
Elisabeth atterrò con la schiena sul materasso, Apollo era sopra di lei. 
"So che non ricordi quello che è successo, ma forse potrei aiutarti a ricordare, oppure a costruire nuovi ricordi su cui basarti." Le propose.
"E come pensi di fare?" 
"Potrei ripeterti quello che ti ho detto ieri sera, per esempio." Disse guardandola negli occhi "Potrei dirti che non mi sei indifferente, che provo qualcosa per te e che vorrei provare ad andare oltre il nostro rapporto di amicizia." 
Apollo abbassò il viso, portandolo sempre più vicino a quello di lei. 
"E se, per esempio io adesso ti baciassi..." continuò lui "Tu cosa faresti?" 
"Te lo lascerei fare." Sussurrò Elisabeth avvicinando il suo viso a quello del dio.
Quando Apollo la baciò fu anche meglio della prima volta. 
Le labbra salate sella ragazza sembravano essere state fatte appositamente per combaciare con le sue.

Apollo le abbracciò  i fianchi facendole inarcare la schiena nell'impeto di quel bacio che stavano già iniziando ad approfondire.
 I loro petti aderirono tra loro ed Elisabeth mugolò per le sensazioni che le faceva provare quel contatto.
Schiuse le labbra piano, lasciando che la lingua del dio potesse giocare con la sua.

Apollo le mordicchiò  il labbro inferiore con un sorriso e le accarezzò il corpo portando le sue mani sul suo collo e poi sulle guance.
Una carezza e la fece rabbrividire.
Si strinse ancora di più a lui ed Apollo sorrise, senza che quel bacio potesse finire.
Le le loro labbra si separarono con uno schiocco per un paio di secondi e si guardarono negli occhi per alcuni istanti, quei bellissimi occhi verdi e ambrati, prima di tornare a cercarsi, volersi e bramarsi più che mai.
Elisabeth affondò le mani nei suoi capelli e si lasciò andare con un sospiro stanco mentre con le sue braccia Apollo le circondò i fianchi e la portò ancora più vicina a lui.
Si staccarono sorridendo e la figlia di Poseidone guardò negli occhi del dio. 
Spostò lo sguardo sul suo petto allenato, che conteneva il suo respiro a fatica. 
Portò una mano sul suo capo, mettendosi a giocherellare con quei ricci disordinati.
"Ti ho aspettata per tre millenni, dolcezza, non credi dovremmo recuperare il tempo perso?" Le chiese Apollo maliziosamente prima di avventarsi sulle labbra della figlia di Poseidone.


Intanto, due occhi color del mare li fissavano, addolorati, dalla fontana al centro della stanza.

Angolo autrice: giorno bella gente! Eccoci qua. Allora, questo capitolo è incentrato sulla Elipollo (nome della ship coniata da @ValeGranger a proposito grazie ;) )
Non so se ho reso l'idea che Elisabeth ha bevuto così tanto da dimenticare tutto, se non si capisce mi dispiace, ma volevo far capire che è stata una super festa in cui tutti hanno bevuto fino a rincitrullulirsi completamente. E volevo anche mostrare un suo difetto: non regge per niente l'alcool. 
Ditemi che ne pensate, se avete consigli o idee io sono qui
   
 
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