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Autore: SofiFlo    12/07/2016    1 recensioni
L'Università, gli amici, gli amori: Regina inizia un anno favoloso all'Università di Storybrooke, con persone che non potranno che restare per sempre nella sua vita. Lezioni, incontri, studi, svaghi, un po' di fantasia, indecisirni e voglia di vivere, giusto per essere "normali" o, per meglio dire, più simili alla realtà.
Con qualche tentativo di inserire tutti i personaggi e le ship
(Scusatemi, non sono capace di scrivere le presentazioni)
Genere: Avventura, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Belle, Emma Swan, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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Per un paio di giorni, Regina non incontrò né Emma né Robin. Andando a lezione non aveva visto nessuno dei due, e non volendo parlarne con le sue coinquiline, che già erano infastidite dal suo far finta di niente riguardo la serata di cui non aveva raccontato niente, si era ritrovata a cercare di non pensarci.

Sedeva alla scrivania con i libri aperti sul tavolo, ma la sua mente era sulla terrazza di Emma. Il ricordo di quella notte sul tetto dell’edificio le occupava il cervello con prepotenza: prima di arrivare alla Nicks mai avrebbe pensato di salire su un tetto a ammirare un cielo che si vedeva benissimo anche stando con i piedi a terra. Tutto quello che era accaduto quella sera, alla Regina di qualche mese prima sarebbe sembrato un  film troppo fantasioso perché fosse stata lei a pensarlo: non sarebbe mai andata a una festa senza sapere chi l’avesse invitata, non avrebbe mai preso l’iniziativa di baciare un ragazzo, non sarebbe mai salita sulla terrazza della casa di sconosciuti, senza il permesso di nessuno.

Regina, seduta alla sua scrivania, si chiedeva chi fosse. Non si riconosceva, eppure le piaceva ogni dettaglio di quella sera che continuava a rimanerle in testa, e non se ne pentiva, non se ne pentiva per niente. Non aveva mai provato tante emozioni in una sera, e neanche in una giornata intera. Era felice di non aver bevuto: non sapeva se le sarebbe piaciuto, e temeva che se lo avesse fatto non sarebbe stata in grado di controllarsi, e probabilmente non solo non avrebbe incontrato Emma, ma non avrebbe ricordato con chiarezza la festa e la confusione, oltre che rischiare di fare qualcosa di stupido e di essere scoperta. Probabilmente, con la fortuna che aveva, se si fosse ubriacata sarebbe stato il professor Gold a trovarla barcollante in qualche strada del campus. Le strappò un sorriso l’idea di tutti i guai che si sarebbe tirata addosso, anche se, se mai avesse dovuto affrontare anche solo la metà dell’uragano che l’avrebbe travolta in una situazione del genere, Regina non avrebbe avuto niente da ridere.

Non avrebbe saputo dire che ore fossero quando vide un’ombra alla finestra. Considerato l’altezza a cui si trovava, pensò fosse un uccello che passava, ma quando si voltò e guardò con maggiore attenzione vide qualcosa di bianco attaccato al vetro della finestra. Non avendo messo le lenti a contatto, cercò gli occhiali nel cassetto della scrivania, e riuscì a leggere quel che c’era scritto senza alzarsi.

“Scendi al pian di sotto. “
Certi messaggi non avevano bisogno di una firma, pensò Regina.

La bionda stava appoggiata con la schiena alla parete accanto alla finestra del pianerottolo sotto la stanza di Regina, guardandosi le unghie.
“Cosa diavolo..?”
“No, Regina, non ora. Non chiedermi come ho fatto ad attaccare un foglio alla tua finestra perché la mia unghia sbeccata dovrebbe servirti da risposta.” Raccolse uno zainetto di pelle marrone da terra, mentre parlava, e si sciolse il cucù disordinato che aveva in testa, lasciando ricadere i boccoli biondi sulle spalle. Sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi, mentre diceva a Regina di seguirla.

“Ah, ti stanno bene gli occhiali. Dovresti metterli più spesso.”

“Emma! Non posso uscire così!” Regina si guardò, e indicò il la felpa gigantesca e  i cortissimi pantaloncini sportivi che aveva addosso, mentre cercava di attirare l’attenzione di Emma. La risata della bionda sembrò quella di un bimbo, acuta come il suono di un flauto, cristallina come l’acqua di un ruscello, e delicata, tanto che a Regina parve di sentire quel suono sfiorare delicato la sua guancia.

“Tranquilla, non ti porto ad una festa. Dubito che ci vedrà qualcuno”

Quando uscirono dall’edificio 8, Regina scoprì che Emma aveva parcheggiato la sua auto - un maggiolino giallo,  a cui Regina rispose con uno stizzito “Io su quel coso non ci salgo!”, che venne abbattuto facilmente da Emma quando si avvicinò al suo orecchio, con voce suadente “Fammi sapere come ti divertirai a star chiusa qui fuori: hai dimenticato le chiavi nel tuo appartamento e le tue amiche non torneranno per un bel po’, temo.”

Uscirono dal campus, Emma guidò per un paio di chilometri e alla fine raggiunsero una riserva naturale. La bionda prese uno zaino dal bagagliaio rifiutandosi di dire a Regina cosa ci fosse dentro fino a quando la mora non minacciò di tornare al campus con la sua macchina – perché sì, Emma aveva lasciato le chiavi in auto, e Regina le aveva prese pensando di chiudere il maggiolino, visto che la bionda non sembrava essersene ricordata. Regina guardò compiaciuta il picnic pronto dentro lo zaino di Emma.

Un sentiero portava dentro il bosco, ed Emma riuscì a convincere Regina, che ancora indossava le infradito che aveva in casa, a camminare per un pezzo, e quando si rifiutò di camminare la volle a tutti i costi prendere in spalla, per arrivare in cima ad una collina.

Emma stese una coperta sul prato, invitò Regina a sedersi, e iniziò a guardare l’orizzonte. La mora si tolse gli occhiali e chiuse gli occhi, rimanendo ad ascoltare il vento per un po’.
“Guarda! Regina, guarda!”

La mora aprì gli occhi e infilò gli occhiali più in fretta che poté, ma anche così si perse buona parte dello spettacolo:  Emma le stava indicando un meraviglioso stormo di uccelli che iniziava la migrazione.

“In questo periodo c’è sempre qualcuno in partenza” mormorò la bionda, con lo sguardo distante.

Non passò molto prima che Emma si riprendesse da quel momento di distacco dalla realtà, ma Regina si sentì quasi male nel vederla così turbata. Cercò in tutti i modi possibili di non pensarci e di concentrarsi solo su quella gita.

E tutto fu meraviglioso: Emma aveva preparato un picnic delizioso e sapeva un sacco di cose su quel parco e sugli animali che ci abitavano, tanto che Regina non credeva che avrebbe mai finito di raccontarle di tutto e di più, da tanto era
interessata a quel mondo che le sembrava nascosto ai suoi occhi.

Quando arrivarono al dolce, inizio a piovigginare,  e si ripararono sotto un pino, in attesa che quella pioggerellina fine cessasse. Mangiarono la torta al cioccolato con la schiena appoggiata al tronco del grande albero, un accanto all’altra, osservando i rami sopra di loro. Ad un certo punto, le goccioline cominciarono ad attraversare i rami del loro magnifico ombrello e le due giocarono a chi veniva colpita da meno gocce.

Emma, che era decisamente stata colpita da più goccioline ma non voleva ammetterlo, andò direttamente sotto la pioggia, urlando “Visto? Così vinci tu!” E risero, risero tantissimo.
Regina corse sotto la pioggia, ballò, cantò e rise con Emma, lasciandosi bagnare, senza preoccupazioni, senza pensieri.

Mentre la pioggia calava, andarono ad un lago all’interno del parco. Presero per un po’ il sole sulla riva, ma poi andarono con i piedi nell’acqua ed iniziarono a schizzarsi a vicenda, sollevando l’acqua con le mani, fino a quando, fradice di nuovo, ripresero ad asciugarsi al sole.

Ritornarono quando riprese a piovere, più forte, ed Emma prese un asciugamano dalla macchina, in modo che potessero entrare in auto senza essere anche loro come dei temporali estivi per l’interno della macchina.
Sulla via del ritorno, Emma accese la radio e cantò per tutto il tempo ogni canzone che sentiva. Doveva essere un cd con canzoni scelte da lei, pensò Regina, perché non solo le piacevano tutte, ma le conosceva anche a memoria. Lei guardava un po’ fuori dal finestrino, con la salvietta in grembo e le gambe incrociate, ridendo, ma non osando cantare, questa volta, non conoscendo neanche una canzone.

Arrivarono al campus così, con la musica alta, e sovrappensiero. Regina osservò solo la strada, senza pensare ad altro che alla magnifica giornata fino a quando non arrivarono sotto al suo appartamento. Emma scese con lei dalla macchina, ma con i finestrini appannati non avevano visto il professor Gold in piedi davanti all’edificio 8.

Alla mora si gelò il sangue nelle vene. E anche nelle arterie, alla vista del docente di anatomia. Emma lo salutò senza interesse, Regina un po’ tesa, ma tirò un sospiro di sollievo quando lui ricambiò il saluto senza aggiungere una parola, e se ne andò.

Si salutarono anche loro, Regina ringraziò mille volte e si complimentò ancora per il pranzo meraviglioso. Emma sorrise e la ringraziò per la magnifica giornata.

Le sue compagne di appartamento non le rivolsero la parola se non per rimproverarla per aver dimenticato le chiavi.

Andò in camera a studiare, e trovò cinque chiamate perse da parte di sua madre. Prese un respiro profondo e richiamò.

[Rinuncio a qualunque tentativo di aggiornare puntuale.
Con affetto,
Sofia

"Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà della ABC che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione appartengono solo a me.”

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