Anime & Manga > Rocky Joe
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Autore: innominetuo    16/07/2016    11 recensioni
Joe Yabuki ritorna sui suoi passi, dopo un anno di dolore e di rimpianto. La morte di Tooru Rikishi lo ha segnato profondamente. Ma il ring lo sta aspettando ormai da tempo.
E non solo il ring.
…Se le cose fossero andate in un modo un po’ diverso, rispetto alla versione ufficiale?
Storia di pugilato, di amore, di onore: può essere letta e compresa anche se non si conosce il fandom e quindi considerata alla stregua di un'originale.
°°°°§*§°°°°
Questi personaggi non mi appartengono: dichiaro di aver redatto la seguente long fic nel rispetto dei diritti di autore e della proprietà intellettuale, senza scopo di lucro alcuno, in onore ad Asao Takamori ed a Tetsuya Chiba.
Si dichiara che tutte le immagini quivi presenti sono mero frutto di ricerca su Google e che quindi non debba intendersi il compimento di nessuna violazione del copyright.
Si dichiara, altresì, che qualsivoglia riferimento a nomi/cognomi, fatti e luoghi, laddove corrispondenti a realtà, sono puro frutto del Caso.
LCS innominetuo
Genere: Drammatico, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Bianche Ceneri'
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Quartiere di Namidabashi, un’alba di fine autunno…

Si osservò attentamente allo specchio, notando con disappunto le ombre violacee sotto gli occhi, regalo di una notte insonne, che poi avrebbe cercato di nascondere con il trucco.

Fino alle prime luci dell’alba si era interrogata senza tregua, per capire se dovesse o meno andare fino in fondo. Sarebbe stata la scelta giusta da fare, quella? Per mesi e mesi, dopo quel fatidico pomeriggio in cui aveva preso coraggio per dargli un bacio nel parco giochi di Tamahime Koen, aveva scacciato ogni pensiero che potesse gettare un’ombra sulla decisione presa e comunicata agli amici del quartiere: lo aveva fatto quasi come per precludersi ogni possibile via d’uscita, dato che, in caso di dietro front, ci avrebbe fatto una pessima figura con tutti quanti.

Anche con lui.

Davvero esisteva un solco, invisibile ma invalicabile, tra il voler bene e l’essere innamorati? Davvero i due sentimenti erano inconciliabili tra loro e diversi come la notte e il giorno? Stanca di questo continuo tormento interiore, Noriko si avvicinò al piccolo stand di metallo, ove stava appeso l’abito, imbozzolato dentro la custodia di cellophane. Tirò giù la lunga cerniera ed infilò la mano ad accarezzare la spessa e pesante seta candida. Sotto i polpastrelli sentiva i leggeri rilievi dei ricami: come nella più antica tradizione shintoista, il damasco del suo kimono era tutto ricamato con leggeri e delicati motivi di fiori di prugno, simbolo di perseveranza; di tartarughe, simbolo di vita; di gru, simbolo di fedeltà coniugale.

Sorrise tristemente.

Se per fedeltà era da intendersi solo quella propriamente fisica nessuno avrebbe avuto da ridire ed il suo Kanichi per primo. Quanto alla fedeltà del cuore… beh, quella era ben altra cosa.

Kanichi, già… chissà perché tutti lo chiamavano sempre e solo per cognome, persino Joe. Solo da poco tempo lei stessa aveva cominciato a chiamarlo più confidenzialmente, sforzandosi di omettere il cognome Nishi. Lo aveva rivisto, qualche giorno prima. Lei ed il fidanzato erano andati insieme alla palestra, per invitare formalmente Joe e Tange alle loro nozze. Era da un po’ che non si vedevano e quando lui le sorrise, aveva sentito, ancora una volta, quella maledetta morsa allo stomaco…

“Noriko! Ma sei già in piedi! Mancano ancora tante ore alla cerimonia!”

“Sì, lo so, mamma, ma ho preferito alzarmi presto per fare tutto con calma.”

Tamako Hayashi la osservò in silenzio: notò il pallore della figlia e gli occhi pesti. Le accarezzò il viso, senza dire nulla. Con un sospiro, estrasse fuori dalla custodia lo splendido shiromuku* per fargli prendere aria. Le vennero le lacrime agli occhi: non era più tempo, ormai, di accompagnare a scuola la sua piccola, con le lunghe trecce che le ballavano sulla schiena…

“Vieni, scricciolo. Ti preparo la colazione, con il salmone e la zuppa di miso che ti piacciono tanto. A partire da domattina dovrai prepararla tu, per te e per tuo marito. Ma almeno per oggi sarai ancora la mia bambina.”

°°°°°

In quel preciso istante, all’aeroporto di Narita…


Yoko scrutava i tabelloni, in attesa del suo aereo per poter raggiungere il gate.

Era dispiaciuta di non poter partecipare alle nozze del miglior amico di Joe, ma ora come ora aveva urgenza di partire alla volta di New York: grazie ai suoi contatti, aveva saputo che il Prof. Igor Kininskji avrebbe tenuto un importante convegno di neurologia e di medicina sportiva proprio in quei giorni, prima di fare ritorno nei Balcani. Era davvero importante riuscire a parlare con quel grande luminare anche solo per pochi minuti, dato che da alcune settimane era rosa dal tarlo di un dubbio atroce.

Quel solito testardo.

Sin dopo il match contro Walker lo aveva pregato, supplicato, scongiurato di farsi visitare in ospedale o da uno specialista. Yoko lo aveva notato eccome che Joe incespicasse più del solito e che a volte, anche se solo per qualche secondo, si muovesse a scatti, in modo scoordinato. A volte lo aveva sorpreso barcollante, specialmente nell’alzarsi in piedi da seduto o da coricato. E poi pareva ascoltarla, mentre in realtà sembrava sempre più perso nei suoi orizzonti interiori.

Joe non faceva altro che minimizzare…

Minimizzava tutto.

I ritardi ai loro appuntamenti, dato che aveva dimenticato cose semplici come l’orario e il luogo. Il ripetere quanto già detto poche ore prima. Una mano leggermente tremante. Le violente emicranie che lo coglievano all’improvviso.

“Sono solo un po’ stanco: forse sto esagerando con gli allenamenti. Ma la data si avvicina, lo sai.”

La data, già. Yoko non sapeva se sottolineare o meno di rosso quel dannato numero sul calendario. Joe non faceva che prometterle una vacanza e un po’ di riposo, dopo l’incontro contro Mendoza.

Gli occhi le si velarono di lacrime e solo battendo ripetutamente le palpebre riuscì a mettere a fuoco il numero del gate. In silenzio, sollevò il suo piccolo bagaglio a mano ed andò ad imbarcarsi.

°°°°°°°

Saki strabuzzò gli occhi, quando la vide uscire dal portoncino di casa.

Noriko pareva essersi trasformata nella fata delle nevi. Gli altri bambini, che fino ad allora avevano fatto un chiasso d’inferno, rincorrendosi tra loro e chiamando la sposa a viva voce, alla sua visione si erano ammutoliti di botto, rimanendo a bocca aperta.

Noriko era bellissima.

Il kimono di damasco a dieci strati avviluppava il corpo sottile della ragazza facendola sembrare quasi una creatura ultraterrena, sospesa da terra. Il bianco candido del tsunokakushi** le teneva quasi celato il volto, dato che Noriko, intimidita, avanzava lieve tra gli amici del quartiere a capo chino, sorreggendo con mano tremante il grazioso ventaglio di raso, dipinto in colori tenui. Si intravvedevano di lei solo il mento delicato e la piccola bocca a cuore, tinta di un rosso intenso.

Gli astanti erano visibilmente emozionati: molti di loro avevano visto nascere e crescere la figlia del droghiere e si consideravano tutti un po’ come i suoi zii putativi. Le donne piangevano, commosse: non l’avevano mai vista così bella prima d’ora. Gli uomini si passavano il sakè tra loro, augurandole ogni felicità, dando pacche consolatorie sulla spalla di Keishichi Hayashi, che non la smetteva di piangere da quando si era alzato.

“Ecco Mammouth!” strillò Kinoko con la sua vocetta acuta. Nel giro di pochi secondi le cinque pesti attorniarono lo sposo, tirandolo per le maniche del kimono, per farlo camminare più in fretta. Anche Nishi aveva indossato, infatti, l’abito tradizionale con l’hakama***, e così abbigliato pareva ancora più imponente, come un antico e fiero samurai. Con delicatezza, sollevò e strinse tra le mani i polsi sottili di Noriko, mentre il cuore gli faceva capriole nel petto… Tra non molto, quella ragazza sarebbe divenuta sua moglie e sua compagna per la vita.

“Nori, sei pronta per… per tutto questo?” le sussurrò a voce bassissima, in modo che gli altri non potessero udire.

Finalmente lei sollevò il capo per guardarlo negli occhi, annuendo. Capì, infatti, che non avrebbe potuto tirarsi indietro: Kanichi non meritava una simile cattiveria da parte sua. Capì anche che avrebbe sempre cercato di fare del suo meglio per rendere felice lui e, di riflesso, per essere serena lei stessa. Minuto per minuto, ora per ora, giorno per giorno: avrebbe lavorato su se stessa per costruire qualcosa di buono e di pulito, con affetto e comprensione. E, soprattutto, con dedizione.

“Amico mio.” Joe, giunto proprio allora, aveva abbracciato Nishi di slancio, dandogli poi delle pacche affettuose, subito imitato da Tange, che piangeva dall’unico occhio sano mentre si congratulava con lui. I due uomini ammutolirono, poi, nello scorgere la sposa. “Noriko… sei davvero bellissima. Ti faccio i miei migliori auguri di felicità, anche da parte di Yoko.” mormorò Joe, un po’ confuso ed emozionato.

Noriko lo osservò. Era sempre lui, l’astro solitario nel cielo. Del resto, Joe era sempre rimasto lontano da lei, anche nei primi tempi della loro amicizia, quando anche lui, appena uscito dal riformatorio, era stato assunto part-time da suo padre per dare una mano in negozio e per aiutarla con le consegne a domicilio. D’ora in poi, Joe sarebbe stato sempre così, per lei: vicino ed amico, eppure, allo stesso tempo, inaccessibile e lontano. Abbassò gli occhi.

“Grazie Joe, anche per Yoko. Ci ha fatto un magnifico regalo di nozze e spero di poterla incontrare presto per ringraziarla di persona.” rispose quietamente, mentre dentro di sé si sentiva morire, una volta di più…

Finalmente il corteo nuziale, con gli sposi in testa, si avviò alla volta del tempio di Meiji Jingu, nel quartiere di Harajuku. Per l’occasione, era stato noleggiato un pullman con tanto di autista: il pover’uomo dovette guidare rischiando di diventare completamente sordo, dato che, a parte gli sposi e Joe, i passeggeri si davano alla pazza gioia, bevendo sakè e facendo un baccano d’inferno, cantando e ballando. Nonostante i rimbrotti di Nishi e di Tamako, gli invitati non la vollero capire di starsene seduti buoni e composti: parevano tutti quanti dei ragazzini in gita!

“BASTAAAAAA!” urlò ad un certo punto Nishi, ormai esasperato! “Guai a voi se fate questo casino pure al tempio! Vi sbatto fuori!”

Al che il povero autista si rassegnò alla sordità…

Fortuna volle che una volta arrivati al tempio si dettero tutti una calmata: tale trasformazione poteva essere dovuta al rispetto ed al timore reverenziale che poteva aver ispirato quel luogo così intriso di spiritualità… oppure le minacce impartite da Mammouth. Un unico momento di ilarità venne colto da alcuni degli ubriaconi di Namidabashi quando videro il muro composto dai barili di sakè votivi, donati al santuario dai fedeli. Bastarono però le occhiatacce di fuoco dello sposo a ricomporre lo sgangherato corteo nuziale.

Era una giornata di fine autunno, dalla luce dolce e dall’aria fresca ma calma.

In silenzio, i due sposi si avviarono a braccetto fino alla Sala Memoriale, ove il sacerdote li stava aspettando. Dietro di loro venivano i genitori di Noriko, Joe e Tange e poi tutti gli altri, in una fila indiana abbastanza composta. La cerimonia si svolse in un clima di serenità e di commozione. L’anziano sacerdote, dopo le formule di rito, porse la tazza di sakè allo sposo, per il consueto san-san-kudo: con mano tremante dall’emozione, Kanichi bevve un sorso, per poi offrire la tazza a Noriko, che bevve a sua volta. Per tre volte gli sposi bevvero il sakè a piccoli sorsi, suggellando così il desiderio di vivere insieme. Vennero poi accesi i bastoncini d’incenso al dio Kamisana, per chiedergli di vegliare sul loro amore. Per tutto il tempo della cerimonia, nella sala non parve muoversi una mosca: tutti gli astanti erano rimasti in religioso silenzio, a dimostrazione del rispetto e dell’affetto nutrito verso i due ragazzi.

Joe si sentiva strano. Naturalmente era felicissimo per Nishi, sapendo quanto l’amico avesse desiderato avere una famiglia, un focolare. Per questo motivo e non tanto per amore della boxe Nishi aveva vissuto con lui e con Tange nella palestra di legno, sin dall’uscita dal riformatorio. A differenza sua, Nishi aveva sempre detestato essere solo al mondo, senza genitori e parenti e non si era mai rassegnato alla solitudine. Adesso aveva finalmente esaudito il suo desiderio di compagnia e di amore, con la dolce Noriko al suo fianco. Osservò la figura delicata della sposa, cosa che gli fece pensare a Yoko. Fino ad allora non si era mai posto il problema di affrontare con lei il progetto di un futuro a due, ritenendosi già fortunato a vivere il suo amore giorno per giorno, assaporando ogni istante trascorso vicino alla sua donna.

Ma adesso?

Presto o tardi Yoko gli avrebbe posto la fatidica domanda: dove stiamo andando? Che piega potrà mai prendere, in futuro, il nostro rapporto? Si grattò la testa, meditabondo. Lui sapeva di amarla con tutto se stesso: lei era unica e speciale, così bella, testarda e volitiva, e così vicina al suo cuore da sentirla al suo fianco pure in quel momento, pur sapendola in volo per gli Stati Uniti. Cosa avrebbe dovuto fare, ora? La fine della cerimonia lo distolse bruscamente dai suoi pensieri; si alzò, quindi, per andare a congratularsi con gli sposi.

Dopo gli auguri e i convenevoli, il corteo uscì dalla sala e poi dal tempio. Una volta oltrepassato il torii, si vide giungere Hiro Nakamura, al suo solito abbigliato in modo inappuntabile.

“Scusate per il ritardo, ma ho avuto un contrattempo. Comunque sono passato al ristorante a controllare il servizio e vi assicuro che tutto procede alla grande,” specificò, dopo essersi congratulato anche lui con gli sposi.

“Grazie ancora, Nakamura-san, per averci regalato i kimono e il pranzo nuziale: se è tutto perfetto è anche per merito Suo,” mormorò Nishi, un po’ confuso: quell’uomo continuava ad ispirargli soggezione, per il suo forte ed innegabile carisma, cosa che, del resto, Joe aveva ereditato.

“Di nulla, ragazzo mio: per il migliore amico di mio figlio questo ed altro.” replicò Hiro in tono gentile.

Una volta arrivati tutti all’imponente hotel in stile occidentale, la sposa si ritirò in una camera prenotata con la madre e con alcune amiche di famiglia per cambiarsi d’abito, per rinfrescare il trucco e per sciogliere i capelli in una acconciatura più moderna, dato che sotto il cappuccio di seta aveva portato una parrucca di foggia tradizionale, abbellita con fiori e con fermagli smaltati: bellissima sì, ma assai pesante e fastidiosa per il cuoio capelluto. Anche lo sposo andò a cambiarsi: il kimono lo faceva sentire un po’ impacciato nei movimenti e non vedeva l’ora di infilarsi un paio di pantaloni con una semplice camicia.

“Uff… finalmente, non ne potevo più.” brontolò, dopo essersi rinfrescato il viso nella sala da bagno.

Joe ridacchiò. “Allora, come ti senti da sposato?”

“E che ne so? Per ora c’è stata solo la cerimonia. Sai com’è: Noriko mi ha chiesto di aspettare il matrimonio per… sì, insomma, hai capito.” arrossì, un po’ imbarazzato.

“Ho capito, amico mio. Sai cosa ti dico? Hai fatto bene a rispettare il suo volere: sono cose queste che non vanno forzate. Vedrai che filerà tutto liscio come l’olio.” Joe gli diede una pacca sulla spalla, per infondergli coraggio.

“Tu ora cosa pensi di fare… con Yoko, intendo…”

Joe rimase leggermente interdetto dalla domanda dell’amico. Si concesse il lusso di restarsene in silenzio per un po’, andando ad affacciarsi fuori dalla stanza, in balcone. Nishi lo raggiunse, appoggiando i gomiti sul cornicione, in paziente attesa di una risposta dell’amico.

“Quando lo saprò, te lo dirò. Forza, scendiamo in sala ad aspettare Noriko, così intanto beviamo qualcosa, ti va?” propose l’altro, con tono forzatamente allegro.

“Joe…”

Questi scosse la testa, chinando lo sguardo. Rinserrò il viso nel colletto della giacca e, mani in tasca, uscì dalla stanza.

°°°°°°

Nella sala del ristorante, chiusa al pubblico e quindi totalmente riservata, gli invitati cominciarono a servirsi al sontuoso buffet, ben fornito di leccornie non solo giapponesi ma anche della cucina internazionale. I bambini correvano felici da tutte le parti, dopo aver dato l’assalto ad un enome vassoio di fragranti polpette. Finalmente arrivò la sposa, stavolta splendente in un bellissimo abito candido in stile occidentale: il corpetto avvitato, dalla scollatura a cuore, le sottolineava la vita sottile ed il seno delicato; la gonna in soffice chiffon danzava leggera ad ogni suo passo. Noriko teneva i capelli raccolti in un morbido chignon ed il trucco soft sottolineava la fresca bellezza del suo viso. Al posto del ventaglio, ora portava con grazia un profumato bouquet di mughetti e camelie.

Tutti rimasero a bocca aperta, una volta di più: quella benedetta figliola non la smetteva di stupirli! Gli auguri esplosero con una gioia incontenibile: prese il via un brindisi sensa fine, con sakè e champagne che scorrevano a fiumi, mentre un esercito di compiti camerieri faceva il suo meglio per servire ed accontentare quella strana schiatta di clienti. Di certo la più rumorosa mai conosciuta finora! Lo sposo si avvicinò al candido cuore della festa: offrì a Nori un calice di champagne, posandole un bacio leggero sulla fronte, visibilmente commosso.

Joe li contemplò.

Si alzò in piedi dalla poltroncina ove era affondato, con Saki appollaiata sul morbido bracciolo che sgranocchiava pasticcini al cioccolato, e si schiarì la voce, chiedendo un attimo di attenzione.

“Scusate, volevo solo fare un piccolo discorso per gli sposi. Ecco… io non sono molto bravo con le parole, lo sapete, però ci tenevo a dirvi quanto sono contento di vedere arrivato questo giorno. Nishi,” al che gli si avvicinò “tu sei l’amico migliore che un uomo possa avere: il più buono, il più onesto e leale. Scusami per tutte le volte che non ti ho sostenuto come avrei dovuto… Io ho un pessimo carattere, lo sai. Però ti voglio bene e credo che nessuno più di te si meriti di essere felice con una ragazza dolce come Nori al suo fianco.”

Nishi balbettò qualcosa, con le lacrime agli occhi, per poi stringerselo addosso.

Joe si sciolse dall’abbraccio, sorridendo, e si girò verso la ragazza, che lo guardava con malinconia. “Noriko, io ti affido quest’uomo: non esiste al mondo persona migliore di lui. So che saprai prendertene cura.”

Nori annuì in silenzio, chinando il capo, per fissare la semplice fede che ora le riluceva all’anulare.

Non c’era più nulla da dire.


_______________________________

Spigolature dell’Autrice:


Suvvia, almeno in questo capitolo ho voluto farvi tirare un sospiro di sollievo con un bel matrimonio tradizionale giapponese, seppur con qualche leggera modifica, dato che la nostra Noriko non si cambia d’abito per ben tre volte, ma solo per due. Questo perché stento a credere che la figlia di un droghiere possa permettersi l’acquisto di ben tre costosissimi abiti da sposa: ragion per cui l’avete ammirata – seppur solo con il pensiero – nel candido kimono nuziale, chiamato anche shiromuku*, con il cappuccio candido chiamato tsunokakushi** (simbolo di calma e pazienza), donatole da Nakamura, e poi in un delicato abito nuziale di taglio occidentale. Anche il nostro Nishi è splendido nel suo kimono tradizionale, così come ho cercato di farvelo immaginare, indossando l’hakama***, ovvero la larga gonna-pantalone, inventata ai tempi dei samurai per poter cavalcare. Chi conosce gli anime ed i manga di Ashita no Joe sa benissimo che Noriko e Kanichi (pure io debbo sforzarmi di usare il suo nome e non il suo cognome! La forza dell’abitudine: ma la colpa è pure del manga, che usa sempre e solo il cognome Nishi per questo bel personaggio!) si sono sposati con una cerimonia occidentale: opzione che al giorno d’oggi adottano molti giovani giapponesi. Ma io sono dell’idea che certe tradizioni siano molto belle e che non vadano perdute: per questo mi sono avvalsa della facoltà di licenza poetica, parlandovi invece della cerimonia nuziale shintoista.

E mostrandovi, ad hoc, queste belle immagini, per rendervi più godibile quanto avete letto: ecco lo shiromuku:

shiromuku
gli sposi tradizionali:

sposi-giapponesi
 il dettaglio del sakè votivo del Tempio di Meiji:

sake-votivo
il secondo abito da sposa di Nori, stavolta in stile occidentale:

Marchesa-collezione-2016-Abito-da-sposa-bianco-in-chiffon-e-seta-con-corpetto-a-cuore-senza-spalline
(credits: un bel po’!

http://www.giapponeinitalia.org/il-mio-sguardo-sul-giappone-3/

http://www.hairadvisor.com/it/trends/capelli/acconciature/9443-acconciatura-sposa-immagini-dal-mondo

http://www.japancoolture.com/it/usi_costumi_e_simbolismi_dei_matrimoni_tradizionali_giapponesi

http://www.ilbiancoeilrosa.it/il-matrimonio-shintoista/ http://www.nuovasartoria.com/2014/02/abito-da-sposa-tradizionale-giapponese/ )

  
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