Lo Specchio delle Anime.
Turning and turning in the widening gyre
The falcon cannot hear the falconer;
Things fall apart; the centre cannot hold;
Mere anarchy is loosed upon the world,
The blood-dimmed tide is loosed, and everywhere
The ceremony of innocence is drowned;
The best lack all conviction, while the worst
Are full of passionate intensity.1
[William B. Yeats – The Second
Coming]
Atto XV
La fine del Mondo.
«Cosa possiamo fare?».
La voce della giovane recluta tremava, nonostante
stesse cercando di mostrarsi forte davanti al suo superiore. Ma Seamus aveva
vissuto la guerra, aveva vissuto la resistenza di Hogwarts, riusciva a riconoscere
la paura anche negli occhi del più coraggioso dei combattenti.
«Adesso, Mahoney?» gli
chiese allora, passandosi una mano fra i corti capelli biondi e sospirando.
«Non c’è molto che possiamo fare» mormorò, mentre, davanti a loro, il fumo
continuava a sollevarsi in ondate nere e puzzolenti di morte. «Per caso sei
religioso?» gli chiese poi, osservandolo con la coda dell’occhio.
La recluta sembrò riuscire a mettere sotto
controllo l’ansia, per un istante, quando gli lanciò un’occhiata curiosa. «Non
molto, signore. Ma mia madre è ebrea. Perché me lo chiede?» gli domandò,
spostando nervosamente il peso da un piede all’altro. La mano che reggeva la
bacchetta tremava, ma non tantissimo.
«Io sono cattolico2, sai» gli disse
allora Seamus, poggiando le spalle al muro. «Mia madre mi ha sempre detto di
pregare, in questi casi, così che la magia non possa tradirmi e abbandonarmi
nel momento del bisogno». Con un cenno, indicò il gruppo di Guaritori che
correvano tra le macerie. «Oppure mi diceva di pregare per le anime di chi non
ce l’aveva fatta». Sentendo lo sguardo della recluta su di lui, Seamus si voltò
a guardarlo. «Immagino che adesso dovremmo pregare, sempre che tu non abbia
capacità da Negromante nascoste».
Il mugugno che ottenne in risposta valse più di
mille parole.
«Raggiungi gli altri, William» gli ordinò allora, con
un cenno del capo. «Resto io a controllare questo disastro».
Quando Seamus Finnigan
era andato a dormire, la sera prima, aveva programmato di svegliarsi presto,
fare colazione e passare dal fioraio vicino al Ministero per prendere un mazzo
di calle da portare alla futura ed inconsapevole madre dei suoi figli, che
avrebbe risposto con una smorfia di disappunto senza tuttavia rifiutare il suo
regalo.
Invece era stata proprio lei a svegliarlo,
tempestando di pugni la porta del suo piccolo appartamento nel centro di
Dublino. Il suo viso pallido era coperto di polvere, gli occhi sgranati e colmi
di un gran terrore.
C’è stato un attentato, gli
aveva detto, tremando. Hanno colpito Diagon Alley.
Merry aveva
avuto il turno di notte, era stata fra i primi ad intervenire quando la notizia
era giunta al Ministero. Un gruppo di simpatizzanti Mangiamorte aveva tentato
di assaltare la Gringott e, quando non c’era
riuscito, si era riversato per le strade, lanciando Avada Kedavra e sterminando chiunque fosse
stato a portata d’incantesimo.
Li avevano arrestati quasi tutti, alla fine. Uno
era morto, lo aveva ucciso Merrick quando l’aveva
visto afferrare una bambina per i capelli. Un altro era scappato, probabilmente
si trattava del capo.
Il numero di morti continuava a crescere di ora in
ora, le urla tuttavia si erano interrotte.
C’era solo il silenzio, a Diagon
Alley, quella mattina. Un silenzio fatto di morte, di dolore e di paura.
«Gli Inquisitori ti vogliono al Ministero, amico».
Apparso dal nulla al suo fianco, Dean gli poggiò la mano sulla spalla,
porgendogli una bottiglietta scura. «Dicono di essere già abbastanza
svantaggiati, senza Hermione, la presenza del Capo Auror
è quantomeno dovuta» aggiunse, mentre lui beveva.
Gli aveva portato del Whisky, il titolo di
migliore amico era più che meritato.
«Sappiamo tutti e due che la mia presenza lì
sarebbe soltanto un ostacolo» mormorò, con voce stanca. «Ho fatto del mio
meglio per tirare fuori i feriti dalle macerie, ma in tanti non riuscivano più
neppure ad urlare per lo spavento. Andare al Ministero e guardare in faccia
quei bastardi… non credo che resisterei molto, prima di ricorrere a mezzi poco
ortodossi». Restò in silenzio per qualche istante, osservando cupamente lo
scenario di desolazione che si apriva davanti ai suoi occhi. «Ho avuto i
migliori maestri, al riguardo».
L’immagine di Amycus ed Alecto Carrow era ancora
stampata a fuoco nella sua memoria. Sì, erano decisamente stati i migliori
insegnanti possibili, riguardo i mezzi da usare per portare le persone
all’esasperazione e costringerle a confessare cose che, in realtà, non avevano
neppure pensato di fare. Seamus aveva imparato bene, così come avevano imparato
molti altri della squadra.
Era quello il motivo per cui Harry si era sempre
ostinato a tenerli bene alla larga dagli interrogatori. E Seamus non si sarebbe
messo a contraddire il suo capo in quel momento.
Dean comprese subito cosa volesse dire ed annuì,
poggiando a sua volta le spalle al muro. «Merry come
sta? I ragazzi mi hanno detto che ha dovuto far fuori uno dei Mangiamorte»
chiese poi, tirando fuori un pacchetto di sigarette e portandosene una alle
labbra. Non ne offrì all’amico, consapevole che avesse scelto di smettere da un
bel po’ di tempo.
«L’ho mandata a riposare, ma credo stia bene».
Seamus strinse i denti in un moto di fastidio. «La raggiungerò non appena
questo caos si sarà calmato un po’, ma credo che se la caverà. Ha imparato da
tempo a dividere la famiglia da quei mostri» mormorò, sentendo un nodo
all’altezza dello stomaco. «Se non avesse imparato, Harry non le avrebbe
permesso di concludere l’accademia. Lei è abbastanza forte».
L’Auror annuì, dando una
pacca sul braccio del migliore amico. «Dubito, comunque, che qualche membro
della sua famiglia3 avrebbe preso parte a quell’azione sconsiderata.
C’erano anche dei Nati Babbani e Mezzosangue, fra loro».
Nati Babbani e Mezzosangue?
«Che cazzo significa?» sbottò, stizzito,
Seamus, fronteggiando il collega. «Nati Babbani fra i Mangiamorte? E da
quando?» continuò, per poi scuotere il capo. Il Whisky che aveva bevuto gli
bruciava ancora lo stomaco. «Incredibile. La prossima cosa sarà, uhm? Un
Irlandese si metterà a cantare Dio salvi la Regina e proporrà il ritorno
del paese sotto il dominio inglese2?».
Dean si strinse nelle spalle, senza sapere cosa
dire. «Ne so quanto te, dico davvero» gli spiegò, cupo. «La cosa peggiore è che
alcuni di loro hanno anche perso parenti ed amici nella guerra».
Improvvisamente sembrò nervoso, quasi non riuscisse a capacitarsi di quanto
stesse per dire. «Uno di loro era Dennis Canon, Seamus. Il fratello di Colin».
L’imprecazione che sfuggì dalle labbra si Seamus
avrebbe fatto piegare le ginocchia al prete del suo paese ed avrebbe fatto cadere
il crocifisso della sua Chiesa. «Canon? Non è possibile, mi rifiuto di
crederlo» sbottò, furioso, allontanandosi di un passo dal muro e passandosi una
mano fra i capelli. «Colin è morto combattendo, Dennis lo sa bene. Siete sicuri
che sia lui? Che non sia sotto Imperius?».
Quando Dean annuì, Seamus ripeté l’imprecazione,
aggiungendovi qualche altro colorato epiteto in irlandese.
«Cosa sta succedendo, per Merlino?» chiese alla
fine, esasperato. «Dennis Canon che diventa un Mangiamorte, altri Mezzosangue
che iniziano a seminare il panico per il mondo magico…».
«E solo diciotto giorni prima che Tu-Sai-Chi torni
a passeggiare per le strade del mondo».
***
La campagna greca era un tripudio di colori,
intorno a loro. L’azzurro del mare incontrava i colori accesi della terra e
degli ulivi che finivano a strapiombo sul mare, l’aria era profumata di erbe
aromatiche ed i raggi del sole le riscaldavano il viso nonostante l’inverno
fosse ormai giunto alle porte. Non era un clima cui Hermione era abituata,
naturalmente. Il freddo inglese era infossato nelle sue ossa, come se fosse
stato parte delle stesse. L’assenza della solita puzza di umido sotto al naso
le sembrava quasi strana, innaturale, ma non per questo pensò mai di
lamentarsene4.
Erano arrivati in Grecia poche ore dopo l’alba,
quando la notizia dell’attentato a Diagon Alley era
appena stata diffusa con edizioni speciali della Gazzetta del Profeta. Nessuno
di loro due era stato particolarmente sconvolto, alla notizia: era solo
questione di tempo prima che le varie forze sostenitrici del vecchio Regime
tornassero a farsi sentire.
Era successo durante il Torneo Tremaghi,
stava succedendo in quel momento. Quella volta, però, non c’erano solo i vecchi
purosangue a cercare un ritorno alle origini. Fra loro, infatti, c’erano gli
stessi che avevano perso affetti, che avevano perso parte delle loro vite in
quella che era stata una delle guerre più sanguinose della storia del Mondo
Magico.
Era incredibile. Era assurdo.
Stava accadendo davvero.
«Dovrebbe esserci un passaggio» mormorò Draco, parlando per la prima volta dal momento in cui erano
giunti a destinazione. Non era stato molto turbato dall’attacco in sé, ma dalla
notizia che sua cugina – che Hermione aveva capito essere l’Agente Rosier – fosse stata coinvolta nelle azioni immediatamente
successive all’attentato, a capo della Squadra d’Intervento.
Molti
Mangiamorte sono nostri parenti, per quanto non ci siano rapporti è sempre
difficile, per noi.
«Stiamo attraversando l’Acropoli, Malfoy, non credo ci sia un solo angolino di questo posto
che non sia già stato esaminato da cima a fondo» gli rispose lei, alzando gli
occhi al cielo. Allungò la mano per stringergli il braccio, intimandogli la
calma. Gli aveva proposto di rimandare, gli aveva detto che si sarebbe recata
in Grecia da sola ed avrebbe iniziato le ricerche, lasciandogli il tempo di
andare a controllare che Merrick stesse bene. Lei ce
l’avrebbe fatta.
Mia
cugina ha fronteggiato demoni peggiori, era stata la sua unica
risposta. Io non ce la farei a lasciarti qui.
Era stato con la morte nel cuore che erano
partiti, alla fine. Sempre con la morte del cuore si erano diretti
all’Acropoli, cercando qualcosa che potesse dar loro un indizio sulla strada da
seguire.
Erano lì da ore, ma non avevano ancora trovato
nulla.
«Noi dobbiamo trovare qualcosa» insistette quindi
il mago, con uno sbuffo irritato, tirando fuori dalla tasca un'altra sigaretta,
che accese con un gesto brusco. «Siamo il mago e la strega più brillanti della
nostra generazione5, se c’è qualcosa, noi dobbiamo trovarla».
Con un gesto veloce, Hermione gli tolse la
sigaretta dalle labbra, lanciandogli uno sguardo di fuoco. «Questa è la quinta
in poco più di un’ora, Draco, stai esagerando» lo
rimproverò, seccamente. «Troveremo qualcosa soltanto quando ti deciderai a
darti una calmata». Quando notò l’occhiata sperduta con cui lui reagì, non
riuscì ad impedirsi di fermarsi e posargli la mano sul braccio, proprio sopra
il segno che il Marchio Nero aveva lasciato. «Ce la faremo, va bene? Devi
credermi, ce la faremo. E impediremo che questa catastrofe arrivi alla fine».
«E se non ce la faremo?». Strapparsi quelle parole
di bocca dovette risultargli difficile come se ogni parola fosse stata un arto
tirato via con violenza. Strinse i denti, rifiutandosi di incrociare lo sguardo
di Hermione. «Cosa succederà, se Tu-Sai-Chi tornerà dal regno dei morti? Non è
più una questione di pochi, hai visto anche tu i Mezzosangue che si sono uniti
alla sua causa… se dovesse farcela, sarebbe la fine» esalò, terrorizzato,
posandole le mani sulle spalle e scuotendola leggermente. Poi, con un sospiro,
si chinò a poggiare la fronte contro la sua. «Sono solo molto nervoso,
scusami».
Sentendosi un peso sul cuore, Hermione gli
accarezzò lievemente i capelli, incurante dei sorrisini inteneriti che i
turisti intorno a loro avevano iniziato a dedicargli. Nessuno poteva aver
sentito la discussione, ma immaginava che sembrassero piuttosto carini, visti
da occhi esterni.
«Non c’è nulla di cui scusarsi. Hai paura, così
come ho paura io. Solo che, per la prima volta, sei dalla parte giusta della
scacchiera» lo tranquillizzò, gentile. «Imparerai a convivere con questa
emozione, come tutti noi».
Draco sospirò,
risollevandosi. «Per la prima volta, comincio a provare pietà per Potter e per
ciò che deve aver passato, durante la scuola» ammise, raddrizzando le spalle e
sistemandosi il bavero della giacca. «Allora, le tue ricerche a cosa ti hanno
portato? Ricominciamo da capo» aggiunse, guardandosi intorno. «Merlino, non era
così che volevo farti visitare Atene, Granger».
Hermione non riuscì ad impedirsi di sorridere
leggermente, dandogli un buffetto sulla mano. «Un papiro ritrovato ad
Alessandria d’Egitto, si ritiene sia opera di uno degli scribi personali del
sovrano» spiegò per l’ennesima volta, ripescando dalla borsa un blocchetto
d’appunti. «Dice che Alessandro dovette fronteggiare le sue peggiori paure,
prima di trovare la grandezza del passato
che sarebbe appartenuta al futuro» recitò, indicando con un cenno la
traduzione che si era appuntata. «Abbiamo dedotto che abbia trovato lo
specchio, ma non dice dove».
Sempre guardandosi intorno, Draco
si accigliò. «Sai, Mezzosangue» iniziò, cercando qualcosa nella tasca della
giacca, «un paio di anni fa ho dovuto recuperare
un complesso marmoreo dalla villa di un vecchio duca greco-».
«Rubare»
rettificò Hermione, lanciandogli un’occhiata tetra. «Hai rubato un complesso
marmoreo. Non abbiamo ancora parlato di questa tua professione, Malfoy, ma-». Lui le impedì di continuare, lasciandole un
piccolo bacio sulle labbra. Era certamente il miglior modo possibile per
zittirla, Hermione dovette dargliene atto.
«Come desideri, poi ne parleremo. Quella
sceneggiata di Lord Morgerstern e Lady Sinclair è
molto affascinante, mi farebbe comodo una partner» le disse, con un enorme
sorriso incoraggiante, impedendole tuttavia di rispondergli con l’imprecazione
che avrebbe voluto. «Quel gruppo marmoreo, comunque, avrebbe dovuto
rappresentare i Dioscuri, Castore e Polluce, ma alla fine si dimostrò essere
una rappresentazione di Phobos e Deimos,
i figli del dio della guerra».
«Le divinità della Paura e del Terrore, certo»
intervenne lei, accigliata. «Strano, credevo non ci fossero molte loro
riproduzioni, i Greci erano un popolo parecchio superstizioso». Accigliata,
ricordò con incredibile chiarezza la lezione di storia antica fatta con il
professor Ruf, al primo anno. «Se non sbaglio, molti
gruppi marmorei erano infusi di magia potentissima, legata alle personalità cui
si rifacevano. Ci sono tracce di statue di Zeus capaci di scagliare fulmini
dagli occhi. Pensi che Alessandro possa aver affrontato una loro statua? O comunque
qualcosa legato a loro ed al dio Ares?».
Draco annuì,
continuando tuttavia a guardarsi intorno. «Queste statue infondevano una paura
irrazionale in chiuque le fissasse per troppo tempo.
Il proprietario babbano aveva iniziato a sfruttare il
loro potere, senza rendersi conto che avesse iniziato lui stesso ad essere
spaventato della sua stessa ombra». Con un sorriso di trionfo, indicò con un
cenno qualcosa alla loro destra. «Non ci sono dei santuari dedicati ad Ares,
nell’Acropoli, ma un Mago, un archeologo morto prima della Seconda Guerra
Mondiale, ha scoperto delle gallerie sotterranee che collegano la parte alta
della città al vecchio porto. Riteneva fossero delle vie usate per il trasporto
dei prigionieri di guerra, in modo che questi soffrissero e si preparassero a collaborare» spiegò, con un leggero
sorriso di trionfo. «Mezzosangue, tu sei un Inquisitore e sai meglio di me a
cosa mi riferisco. Se qualcuno non vuole parlare, cosa serve per convincerlo?»
le domandò poi, tornando, finalmente, a guardarla negli occhi. C’era una tale
soddisfazione nel suo sguardo, che per un attimo Hermione se ne sentì pervasa.
Quando capì, si portò la mano a coprire le labbra.
«La paura. Si
usa la paura».
«Atene era una potenza, la culla della democrazia,
ma aveva comunque bisogno di qualcosa di oscuro, alla base, per mantenere la
sua forza. Qualcosa che lo stesso Pericle deve aver usato, per giungere a quel
picco di magnificenza» spiegò Malfoy, iniziando a
trascinarla. «La forza arriva dalla conoscenza, la conoscenza proveniva dai
prigionieri».
«E i prigionieri erano talmente terrorizzati da
collaborare senza opporre resistenza» concluse lei, quasi come se le sue parole
fossero state un complimento. Si trattava di un ragionamento contorto, ma aveva
senso. Se davvero avessero trovato l’ingresso a quei tunnel, avrebbero potuto scontrarsi
con quelle stesse paure che Alessandro aveva fronteggiato, durante la sua
conquista di Atene6, prima di ottenere lo Specchio.
A quel punto, l’unico problema restava trovare le
fantomatiche vie nascoste.
«Andiamo, Hermione. Phobos
e Deimos ci aspettano».
***
«Avrei preferito mille volte avventurarmi fra i
resti di Sparta» le disse, dopo quasi un’ora di scarpinata lungo le colline
greche. Aveva immediatamente affermato di conoscere una strada più veloce della
discesa al vecchio porto, così da poter ritrovare immediatamente l’ingresso, ma
da quando si erano messi in marcia a lei era sembrato ad ogni istante più
confuso. «Conosco un sacco di archeologi che avrebbero potuto darci una mano a
trovare l’accesso. Qui, invece, con tutti questi stupidi turisti…».
«Non parlare male dei turisti, ho intenzione di
diventarlo anche io non appena sistemeremo questa terribile situazione» lo
ammonì allora Hermione, con una risatina, guardandosi intorno alla ricerca di
un qualche segnale. La campagna greca era perfetta ed immutabile nella sua
tranquillità, i colori autunnali sembravano ancora voler mantenere una parvenza
di calore che nelle regioni nordiche era già sparita. «Oltretutto, qui non ci
sono turisti, siamo soli nel bel mezzo del nulla perché tu conoscevi la strada. Praticamente siamo finiti alla fine del
Mondo, Malfoy».
«Io conosco
la strada!» sbottò Draco, allargando le braccia con
aria sconfitta. «Solo perché sembra
che siamo arrivati alla fine del mondo, non significa che lo siamo davvero.
Semplicemente, dobbiamo trovare il posto giusto…» mugugnò poi, tirando fuori il
suo quadernino e strizzando gli occhi per leggere bene i suoi stessi appunti.
«Maledizione, Granger, dai un’occhiata tu, io non ho
portato i miei occhiali» si lagnò alla fine, porgendole il blocchetto ed
indicandole un punto imprecisato.
Lei gli sorrise, tentata di alzare gli occhi al
cielo. In realtà era molto deliziata da quel gesto: aveva sognato di mettere le
mani sugli appunti di Malfoy dal primo giorno in cui
li aveva tirati fuori in sua presenza. «Hai ricopiato fedelmente le memorie di
Stephen McKenzie? Non potevi fare una fotocopia?» gli
domandò, confusa, zittendo ogni possibile protesta con un gesto. «Qui dice che
l’ingresso al tunnel si trova dove un tempo sorgeva l’agorà7 dei giusti. Che cos’è l’Agorà dei giusti, Malfoy?».
«Era un’agorà separata per coloro che la
popolazione riteneva giusti,
ovviamente» fu la pronta risposta di lui, accompagnata da un sopracciglio
inarcato. «Merlino, Mezzosangue, davvero non ti ricordi quella lezione di Ruf? Mi sorprendi» le fece notare, divertito, prima di
mettersi le mani in tasca e dondolare leggermente sul posto.
«Allora?» incalzò allora lei, con un pizzico di
stizza, tentata di sbattere il piede a terra e fargli rimangiare quel
maledettissimo sorriso sornione.
«Scusa, ma sto vivendo il mio sogno
adolescenziale: conoscere più cose di Hermione Granger»
si rallegrò, per un attimo, Draco, per poi scuotere
leggermente il capo. «I Giusti in
Grecia erano i maghi purosangue più anziani. Erano considerati i più saggi, gli
unici con abbastanza potere da poter garantire la sopravvivenza della Polis».
Con un gesto vago indicò la campagna che li circondava. «Più o meno qui
dovrebbero esserci i resti dell’agorà dedicata a loro e lì troveremo il nostro
ingresso. Si tratta di un luogo magico, protetto dagli occhi dei babbani».
Sospirò, allargando le braccia. «Per questo maledettissimo motivo siamo alla
fine del mondo ed io non riesco ad orientarmi».
«Questo è un posto non disegnabile8» si complimentò allora lei, sentendo un
moto di eccitazione crescerle dalla base dello stomaco. «Significa che sono
pochissimi anche i maghi che hanno
avuto modo di visitarlo! È una cosa incredibile, per l’amor di Merlino… se
riuscissimo a trovarlo potremmo darne segnalazione al Ministero e…».
«E magari andare dalla Talpa, darle qualche pacca
sulla spalla e consegnarci entrambi, che ne dici?» le chiese quindi lui,
accigliato, prima di picchiettare nuovamente sulle pagine dell’agenda. «Forza, Granger, continua a leggere. Non abbiamo tempo per i tuoi
sogni da piccola archeologa, ora… non quando non abbiamo la più pallida idea di
chi stia tentando di ostacolarci».
Quella puntualizzazione fece arrossire Hermione.
Naturalmente, Malfoy aveva ragione e la cosa a lei
dava un profondo fastidio. Solo perché aveva accettato di provare qualcosa per
lui, non significava certo che fosse pronta a mettere da parte l’orgoglio. «Fa
riferimento ad un albero sacro perennemente in fiore, il simbolo della
conoscenza di cui i Giusti sono
portatori… un albero d’ulivo? Oppure d’alloro?» azzardò quindi, confusa,
guardandosi intorno con sempre maggiore esasperazione. La campagna greca era piena di quel tipo d’alberi. Piena.
«L’albero sacro per i maghi è la vite,
Mezzosangue» le fece notare lui, scuotendo il capo. «Ma non mi aspetto che tu
lo sappia, sono informazioni segrete che vengono tramandate tra le più antiche
famiglie purosangue, fra cui la mia. Quasi tutti abbiamo almeno un viticcio nei
nostri giardini, perché si ritiene che sappia incanalare la nostra magia e
renderla più forte».
«Questa è una sciocchezza, lo sai anche tu» sbottò
allora lei, alzando gli occhi al cielo. «Il legno di vite potrebbe avere degli
effetti parlando di fabbricazione delle bacchette, ma addirittura stimolare la
magia…».
Draco non
sembrò particolarmente preoccupato dalle sue parole. Si strinse nelle spalle e
continuò a guardarsi intorno. «Potrebbe essere come dici tu, oppure…» con un
sorrisino vittorioso, le posò le mani sulle spalle e la fece girare verso
destra, mettendola di fronte ad un piccolo viticcio dall’aria incredibilmente
sana – nonostante il vento gelido – e dalle foglie di uno strano viola acceso.
Si trovava al centro di una piccola radura circolare, con l’erba verde ed
immacolata, capace di riflettere la luce come se fosse stata coperta di
tantissimi cristalli. Il profumo di primavera che giunse alle loro narici,
quando una piccola folata di vento tiepido si sollevò da quella direzione, era
completamente innaturale, nonostante fosse piacevole.
«Maledetto bastardo» fu tutto ciò che Hermione
riuscì a dire, stringendo fra le dita sottili il quadernino di Malfoy. La risatina di scherno e soddisfazione che lui le
dedicò, in risposta, le fece scuotere il capo. Poi, sconfitta, tornò a cercare
altre informazioni. «L’ingresso si trova
dove il sole incontra il mare e la pianta sacra è posta a corona dei saggi».
Non attesero oltre, dirigendosi immediatamente
verso la radura. Ad ogni passo sembrava quasi che il calore volesse aumentare,
come se le stagioni avessero iniziato ad invertirsi. Il sole era più caldo, i
colori più accesi, i profumi più intensi. E più i sensi si accentuavano, più la
confusione aumentava, quasi come se le loro coordinate fossero state
completamente sconvolte, come se il nord stesse diventando sud e l’est stesse
diventando ovest.
Hermione si voltò a guardare Draco,
consapevole di essere accigliata. «Cosa succede?» gli chiese, o quantomeno
pensò di averglielo chiesto. I colori sembravano pulsare, danzavano con le sue
pupille. Il calore stava diventando insopportabile, l’erba sotto ai suoi piedi
era troppo morbida e troppo, troppo vicina, poi troppo lontana.
Le venne voglia di piangere, all’improvviso, ma
non seppe se per paura o per un’improvvisa e incontenibile gioia. La natura
intorno a lei stava cantando una canzone che non poteva comprendere ma che
credeva di conoscere, una canzone cui ogni cellula del suo corpo aveva iniziato
a rispondere con improvvisa foga, facendo aumentare i battiti del suo povero
cuore e facendole tremare le mani.
«Tieniti a me», le disse all’improvviso Draco, la voce morbida ma carica di premura. Tenersi a lui,
aveva detto, eppure il suo corpo le appariva troppo lontano per poter essere afferrato.
Troppo lontano, troppo…
Poi il mondo finì, precipitando intorno a loro
come fiocchi di una neve bollente. Tutto iniziò a cadere, tutto iniziò a
sciogliersi, i colori divennero pura luce e la luce si oscurò, la terra iniziò
a tremare ed infine si spezzettò in un milione di frammenti.
***
Quando Hermione si svegliò, sentì qualcosa di
incredibilmente morbido accarezzarle la punta del naso. Per un istante, pensò
si trattasse di Mittens, riuscito in qualche modo a
salire sul letto, ed intenzionato a strusciare il suo sederino peloso su tutto
il suo viso. Poi, con la realizzazione che a toccarla fosse un dito, ricordò le
circostanze in cui aveva perso conoscenza e come il mondo, all’improvviso,
avesse iniziato a decadere.
«Buongiorno, dormigliona».
Aperti gli occhi, Hermione pensò di essere ancora
svenuta e di esser persa in uno dei pochi sogni erotici che avevano affollato
la sua prima adolescenza. Ebbene, mentre le sue compagne leggevano giornaletti
come “Il dissennatore
e la bella senz’anima9”, del
Settimanale delle Streghe, lei era tutta presa da molti racconti della
mitologia greca, fra cui il terribile
Amore e Psiche.
L’idea della giovane dall’aspetto meraviglioso
costretta a sposare un mostro che in
realtà si era dimostrato essere il Dio dell’Amore… in poche parole, se le sue
compagne avessero immaginato il
contenuto di alcuni sogni di Hermione, non l’avrebbero considerata poi così
innocente. Di certo non l’avrebbero guardata allo stesso modo.
E davanti a lei, in quel momento,
c’era una personificazione di Amore che niente aveva da invidiare a quella che
la giovane si era immaginata a quindici anni. I capelli biondi incorniciavano
il viso perfetto, pallido, con gli occhi di cristallo carichi di malizia e le
labbra perfette piegate in un sorriso furbo. Il corpo snello ma forte, invece,
era coperto da un chitone, blu come le profondità della notte e dai bordi
dell’argento più puro10.
C’era una divinità, davanti a lei.
«So di essere bellissimo, ma se non ti contieni ci
affogherai tutti nella tua bava».
Oppure c’era soltanto un Malfoy
molto, molto soddisfatto delle sue
reazioni e stranamente vestito in modo diverso da ciò che lei ricordava.
Anche Hermione aveva cambiato abiti, se ne rese
conto solo un attimo dopo, quando lui le sfiorò il braccio nudo con la punta
delle dita. La sua tunica era smanicata ed era stretta sotto il seno, di un
porpora intenso e dai bordi d’oro. Non era la prima volta che aveva un’immagine
di sé proiettata nei tempi antichi: l’ultima volta era stato Bacco a mostrarle
se stessa nell’Antica Roma. Ma era stata un’illusione, quella.
«Credo sia un incantesimo gettato sul luogo,
simile a quello che abbiamo visto in Germania» le spiegò Malfoy,
indicando con un cenno ciò che li circondava. «Ha riconosciuto la magia e si è
ricostruito. McKenzie parlava di un’agorà ben
conservata, ma non pensavo che fosse così
ben conservata».
Guardandosi intorno, Hermione comprese cosa stesse
intendendo. Si trovavano all’interno di un tempio dalle mura di marmo bianco,
pulito e perfetto nella sua grandezza, con grandi lanterne appese al soffitto e
viticci intrecciati alle colonne, tutti dello stesso colore di quello che
cresceva proprio al centro, lo stesso che i due avevano visto poco prima. A
circondare quella vite c’erano sette scranni d’oro e su ognuno di questi delle
corone intarsiate di pietre preziose.
«Benvenuti
nell’Agorà dei Giusti, vi stavamo aspettando».
»Marnie’s Corner
Bentrovati e
bentornati, cari amici di EFP!
Prima di tutto, ho
una pagina facebook!
Seguitemi per futuri aggiornamenti!
Ritorniamo all’azione!
Ho scritto questo
capitolo il giorno dopo il terribile attentato di Nizza, quindi mi dispiace se
risulterà un po’ sconclusionato, ma anche le mie emozioni lo erano e lo sono.
Oltretutto, dopo il tentato colpo di stato in Turchia, è sembrato quasi che il
mondo fosse sul punto di implodere. Abbiate pietà di me, sono ansiosa e
facilmente impressionabile.
Punti importanti:
» 1 – “Girando
e girando nella spirale che si allarga/ il falco non può udire il falconiere/ Le
cose crollano; il centro non può reggere/ Mera anarchia è scatenata sul mondo/ La
corrente torbida di sangue è scatenata, ovunque/ Il rito dell'innocenza è
sommerso/ Ai migliori manca ogni convinzione, mentre i peggiori/ Sono pieni di
appassionata intensità.” Questa poesia è di W. B.
Yeats, un autore Irlandese dei primi del ‘900. Io sono molto legata sia a quest’opera
(che fa riferimento alla fine del mondo, parlando del modo in cui quest’ultima si presenta. Emblematici gli ultimi versi:
chi ha cattive intenzioni – quindi i Mangiamorte – è motivato, mentre i buoni – gli Auror, Draco – sono scoraggiati)
che all’autore in generale. Se proprio vogliamo essere pignoli (e se volete
sapere i fatti miei), The Second Coming è stata una delle opere in lingua che ho
inserito nella mia tesina della maturità (che parlava dell’Apocalisse, ero
strana anche anni fa), insieme a vari riferimenti alla lotta per l’Indipendenza
Irlandese, un tema molto caro sia a Yeats che a me. Io amo l’Irlanda.
» 2 – Sempre dalla
serie “Marne ama follemente l’Irlanda”,
abbiamo “Marne ama gli irlandesi, in
particolare Seamus”. Sfortunatamente, questo mio amore per gli Irlandesi mi
ha spinta a stereotipare un po’ il mio povero Finnigan.
Non è vero che gli irlandesi sono tutti cattolici (se devo essere sincera,
quasi tutte le chiese principali di Dublino sono anglicane!), ma è verissimo che per la maggior parte hanno
un odio smisurato verso l’Inghilterra. Parlando con un amico irlandese, mi sono
sentita dire “ci hanno rubato un pezzo d’isola,
per forza non li sopportiamo”. Se poi aggiungiamo le stragi fatte dall’esercito
britannico, soprattutto durante la ribellione di Pasqua del 1916… (al riguardo,
vi consiglio la serie tv The Rebellion, su Netflix! Io l’ho vista ed è bellissima, molto accurata).
Per quella storia della
religione: la Rowling ha detto che i maghi hanno
religioni, semplicemente ha evitato la discussione nei libri. Quindi, Seamus
è cattolico.
»
3 – Merrick è una Rosier,
quindi è figlia/sorella/cugina/amica di Mangiamorte, come Draco.
Il fatto che sia Auror è da ricollegare alla volontà
di colpire coloro che l’hanno tradita e ferita. Storia lunga, verrà spiegata
più avanti, non temete. Vi basti sapere che per quanto odi Voldemort, l’idea di
affrontare parenti non le piace particolarmente.
» 4 – Non sono mai stata
in Grecia – ho intenzione di rimediare – ed ho pensato di ispirarmi alla mia campagna nel periodo autunnale.
Dopotutto, il profondo sud d’Italia è la
Magna Grecia, no?
» 5- Per quanto mi
riguarda, Draco è geniale
praticamente quanto Hermione, forse giusto un po’ meno. Dopotutto, dal sesto
libro si capisce che abbia ottenuto un bel po’ di GUFO. Ed ha riparato da solo
l’armadio. Non toccatemi il cervello di Draco Malfoy.
» 6 – Più o meno verso il
336-334 AC. Mi ero appuntata delle date più precise, ma ho perso gli appunti e
non ho il tempo di andare a cercare di nuovo! Comunque siamo dopo la morte di
Filippo il Macedone e prima delle sue altre spedizioni.
» 7 – L’Agorà è la piazza
centrale della polis, in cui si discuteva delle questioni più importanti della
società. L’idea che ci fosse un concilio separato per i purosangue mi ha sempre
stuzzicata. Atene, per quanto avanzata e democratica, era essenzialmente basata
su questi privilegi. (Donne escluse, schiavitù normalissima e altro. Per certi
versi, Sparta era più avanzata).
» 8
– Come Hogwarts, l’Agorà non può essere rappresentata su mappe o simili, per
questo motivo è nascosta un po’ a chiunque.
» 9 – Mi sono ispirata ai
giornaletti Harmony, abbiate pazienza! Nessuno mi
farà credere che le streghette non abbiano certi
giornaletti sconci per le mani. E la nostra piccola Hermione non è stata immune
all’ormone adolescenziale ;)
» 10 – Malfoy con una tunica greca, sì. Anche io ho gli ormoni, fatemi causa.
» Chi è che li ha accolti nell’Agorà?
Perdonatemi, la one-shot arriverà presto, così come le altre cose promesse.
Ho preso un paio di giorni di vacanza, dopo l’esame, ed ora sto cercando di
trovare un minimo di organizzazione. Per chi non l’avesse capito: sono un tipo
ansioso, senza organizzazione non funziono!
Piccola comunicazione di
servizio:
L’aggiornamento dovrebbe arrivare tranquillamente lunedì prossimo, in caso
contrario vi avviserò!
Per
altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!
Grazie ancora a chiunque leggerà,
-Marnie