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Autore: Marne    18/07/2016    7 recensioni
Il Mondo Magico è sconvolto da una lunga serie di scandali. Il Governo Shacklebolt, nato come faro di speranza, è sull'orlo di un precipizio fatto di menzogne, intrighi e spie. Il Bambino Sopravvissuto non riesce a dormire, le Forze del Male continuano a tramare fra le ombre delle anime che hanno rubato.
Uno specchio è ciò che impedisce al caos di rovinare sulla terra. Uno specchio divide la realtà dalla follia.
Hermione Granger, giovane Inquisitore del Ministero, è costretta a lavorare con Draco Malfoy, uno dei maggiori esperti di antichi artefatti magici.
Una serie di avventure nel cuore del vecchio Continente li porterà a scontrarsi con i demoni del passato, mentre la minaccia di un Ritorno aleggia su tutta la Comunità Magica.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Mangiamorte | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mirror Universe'
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Lo Specchio delle Anime.

 

 

 Turning and turning in the widening gyre
The falcon cannot hear the falconer;
Things fall apart; the centre cannot hold;
Mere anarchy is loosed upon the world,
The blood-dimmed tide is loosed, and everywhere
The ceremony of innocence is drowned;
The best lack all conviction, while the worst
Are full of passionate intensity.1

 

 [William B. Yeats – The Second Coming

        

 

 

Atto XV

La fine del Mondo.

 

 

 

«Cosa possiamo fare?».

La voce della giovane recluta tremava, nonostante stesse cercando di mostrarsi forte davanti al suo superiore. Ma Seamus aveva vissuto la guerra, aveva vissuto la resistenza di Hogwarts, riusciva a riconoscere la paura anche negli occhi del più coraggioso dei combattenti.

«Adesso, Mahoney?» gli chiese allora, passandosi una mano fra i corti capelli biondi e sospirando. «Non c’è molto che possiamo fare» mormorò, mentre, davanti a loro, il fumo continuava a sollevarsi in ondate nere e puzzolenti di morte. «Per caso sei religioso?» gli chiese poi, osservandolo con la coda dell’occhio.

La recluta sembrò riuscire a mettere sotto controllo l’ansia, per un istante, quando gli lanciò un’occhiata curiosa. «Non molto, signore. Ma mia madre è ebrea. Perché me lo chiede?» gli domandò, spostando nervosamente il peso da un piede all’altro. La mano che reggeva la bacchetta tremava, ma non tantissimo.

«Io sono cattolico2, sai» gli disse allora Seamus, poggiando le spalle al muro. «Mia madre mi ha sempre detto di pregare, in questi casi, così che la magia non possa tradirmi e abbandonarmi nel momento del bisogno». Con un cenno, indicò il gruppo di Guaritori che correvano tra le macerie. «Oppure mi diceva di pregare per le anime di chi non ce l’aveva fatta». Sentendo lo sguardo della recluta su di lui, Seamus si voltò a guardarlo. «Immagino che adesso dovremmo pregare, sempre che tu non abbia capacità da Negromante nascoste».

Il mugugno che ottenne in risposta valse più di mille parole.

«Raggiungi gli altri, William» gli ordinò allora, con un cenno del capo. «Resto io a controllare questo disastro».

Quando Seamus Finnigan era andato a dormire, la sera prima, aveva programmato di svegliarsi presto, fare colazione e passare dal fioraio vicino al Ministero per prendere un mazzo di calle da portare alla futura ed inconsapevole madre dei suoi figli, che avrebbe risposto con una smorfia di disappunto senza tuttavia rifiutare il suo regalo.

Invece era stata proprio lei a svegliarlo, tempestando di pugni la porta del suo piccolo appartamento nel centro di Dublino. Il suo viso pallido era coperto di polvere, gli occhi sgranati e colmi di un gran terrore.

C’è stato un attentato, gli aveva detto, tremando. Hanno colpito Diagon Alley.

Merry aveva avuto il turno di notte, era stata fra i primi ad intervenire quando la notizia era giunta al Ministero. Un gruppo di simpatizzanti Mangiamorte aveva tentato di assaltare la Gringott e, quando non c’era riuscito, si era riversato per le strade, lanciando Avada Kedavra e sterminando chiunque fosse stato a portata d’incantesimo.

Li avevano arrestati quasi tutti, alla fine. Uno era morto, lo aveva ucciso Merrick quando l’aveva visto afferrare una bambina per i capelli. Un altro era scappato, probabilmente si trattava del capo.

Il numero di morti continuava a crescere di ora in ora, le urla tuttavia si erano interrotte.

C’era solo il silenzio, a Diagon Alley, quella mattina. Un silenzio fatto di morte, di dolore e di paura.

«Gli Inquisitori ti vogliono al Ministero, amico». Apparso dal nulla al suo fianco, Dean gli poggiò la mano sulla spalla, porgendogli una bottiglietta scura. «Dicono di essere già abbastanza svantaggiati, senza Hermione, la presenza del Capo Auror è quantomeno dovuta» aggiunse, mentre lui beveva.

Gli aveva portato del Whisky, il titolo di migliore amico era più che meritato.

«Sappiamo tutti e due che la mia presenza lì sarebbe soltanto un ostacolo» mormorò, con voce stanca. «Ho fatto del mio meglio per tirare fuori i feriti dalle macerie, ma in tanti non riuscivano più neppure ad urlare per lo spavento. Andare al Ministero e guardare in faccia quei bastardi… non credo che resisterei molto, prima di ricorrere a mezzi poco ortodossi». Restò in silenzio per qualche istante, osservando cupamente lo scenario di desolazione che si apriva davanti ai suoi occhi. «Ho avuto i migliori maestri, al riguardo».

L’immagine di Amycus ed Alecto Carrow era ancora stampata a fuoco nella sua memoria. Sì, erano decisamente stati i migliori insegnanti possibili, riguardo i mezzi da usare per portare le persone all’esasperazione e costringerle a confessare cose che, in realtà, non avevano neppure pensato di fare. Seamus aveva imparato bene, così come avevano imparato molti altri della squadra.

Era quello il motivo per cui Harry si era sempre ostinato a tenerli bene alla larga dagli interrogatori. E Seamus non si sarebbe messo a contraddire il suo capo in quel momento.

Dean comprese subito cosa volesse dire ed annuì, poggiando a sua volta le spalle al muro. «Merry come sta? I ragazzi mi hanno detto che ha dovuto far fuori uno dei Mangiamorte» chiese poi, tirando fuori un pacchetto di sigarette e portandosene una alle labbra. Non ne offrì all’amico, consapevole che avesse scelto di smettere da un bel po’ di tempo.

«L’ho mandata a riposare, ma credo stia bene». Seamus strinse i denti in un moto di fastidio. «La raggiungerò non appena questo caos si sarà calmato un po’, ma credo che se la caverà. Ha imparato da tempo a dividere la famiglia da quei mostri» mormorò, sentendo un nodo all’altezza dello stomaco. «Se non avesse imparato, Harry non le avrebbe permesso di concludere l’accademia. Lei è abbastanza forte».

L’Auror annuì, dando una pacca sul braccio del migliore amico. «Dubito, comunque, che qualche membro della sua famiglia3 avrebbe preso parte a quell’azione sconsiderata. C’erano anche dei Nati Babbani e Mezzosangue, fra loro».

Nati Babbani e Mezzosangue?

«Che cazzo significa?» sbottò, stizzito, Seamus, fronteggiando il collega. «Nati Babbani fra i Mangiamorte? E da quando?» continuò, per poi scuotere il capo. Il Whisky che aveva bevuto gli bruciava ancora lo stomaco. «Incredibile. La prossima cosa sarà, uhm? Un Irlandese si metterà a cantare Dio salvi la Regina e proporrà il ritorno del paese sotto il dominio inglese2?».

Dean si strinse nelle spalle, senza sapere cosa dire. «Ne so quanto te, dico davvero» gli spiegò, cupo. «La cosa peggiore è che alcuni di loro hanno anche perso parenti ed amici nella guerra». Improvvisamente sembrò nervoso, quasi non riuscisse a capacitarsi di quanto stesse per dire. «Uno di loro era Dennis Canon, Seamus. Il fratello di Colin».

L’imprecazione che sfuggì dalle labbra si Seamus avrebbe fatto piegare le ginocchia al prete del suo paese ed avrebbe fatto cadere il crocifisso della sua Chiesa. «Canon? Non è possibile, mi rifiuto di crederlo» sbottò, furioso, allontanandosi di un passo dal muro e passandosi una mano fra i capelli. «Colin è morto combattendo, Dennis lo sa bene. Siete sicuri che sia lui? Che non sia sotto Imperius?».

Quando Dean annuì, Seamus ripeté l’imprecazione, aggiungendovi qualche altro colorato epiteto in irlandese.

«Cosa sta succedendo, per Merlino?» chiese alla fine, esasperato. «Dennis Canon che diventa un Mangiamorte, altri Mezzosangue che iniziano a seminare il panico per il mondo magico…».

«E solo diciotto giorni prima che Tu-Sai-Chi torni a passeggiare per le strade del mondo».

 

***

 

La campagna greca era un tripudio di colori, intorno a loro. L’azzurro del mare incontrava i colori accesi della terra e degli ulivi che finivano a strapiombo sul mare, l’aria era profumata di erbe aromatiche ed i raggi del sole le riscaldavano il viso nonostante l’inverno fosse ormai giunto alle porte. Non era un clima cui Hermione era abituata, naturalmente. Il freddo inglese era infossato nelle sue ossa, come se fosse stato parte delle stesse. L’assenza della solita puzza di umido sotto al naso le sembrava quasi strana, innaturale, ma non per questo pensò mai di lamentarsene4.

Erano arrivati in Grecia poche ore dopo l’alba, quando la notizia dell’attentato a Diagon Alley era appena stata diffusa con edizioni speciali della Gazzetta del Profeta. Nessuno di loro due era stato particolarmente sconvolto, alla notizia: era solo questione di tempo prima che le varie forze sostenitrici del vecchio Regime tornassero a farsi sentire.

Era successo durante il Torneo Tremaghi, stava succedendo in quel momento. Quella volta, però, non c’erano solo i vecchi purosangue a cercare un ritorno alle origini. Fra loro, infatti, c’erano gli stessi che avevano perso affetti, che avevano perso parte delle loro vite in quella che era stata una delle guerre più sanguinose della storia del Mondo Magico.

Era incredibile. Era assurdo.

Stava accadendo davvero.

«Dovrebbe esserci un passaggio» mormorò Draco, parlando per la prima volta dal momento in cui erano giunti a destinazione. Non era stato molto turbato dall’attacco in sé, ma dalla notizia che sua cugina – che Hermione aveva capito essere l’Agente Rosier – fosse stata coinvolta nelle azioni immediatamente successive all’attentato, a capo della Squadra d’Intervento.

Molti Mangiamorte sono nostri parenti, per quanto non ci siano rapporti è sempre difficile, per noi.

«Stiamo attraversando l’Acropoli, Malfoy, non credo ci sia un solo angolino di questo posto che non sia già stato esaminato da cima a fondo» gli rispose lei, alzando gli occhi al cielo. Allungò la mano per stringergli il braccio, intimandogli la calma. Gli aveva proposto di rimandare, gli aveva detto che si sarebbe recata in Grecia da sola ed avrebbe iniziato le ricerche, lasciandogli il tempo di andare a controllare che Merrick stesse bene. Lei ce l’avrebbe fatta.

Mia cugina ha fronteggiato demoni peggiori, era stata la sua unica risposta. Io non ce la farei a lasciarti qui.

Era stato con la morte nel cuore che erano partiti, alla fine. Sempre con la morte del cuore si erano diretti all’Acropoli, cercando qualcosa che potesse dar loro un indizio sulla strada da seguire.

Erano lì da ore, ma non avevano ancora trovato nulla.

«Noi dobbiamo trovare qualcosa» insistette quindi il mago, con uno sbuffo irritato, tirando fuori dalla tasca un'altra sigaretta, che accese con un gesto brusco. «Siamo il mago e la strega più brillanti della nostra generazione5, se c’è qualcosa, noi dobbiamo trovarla».

Con un gesto veloce, Hermione gli tolse la sigaretta dalle labbra, lanciandogli uno sguardo di fuoco. «Questa è la quinta in poco più di un’ora, Draco, stai esagerando» lo rimproverò, seccamente. «Troveremo qualcosa soltanto quando ti deciderai a darti una calmata». Quando notò l’occhiata sperduta con cui lui reagì, non riuscì ad impedirsi di fermarsi e posargli la mano sul braccio, proprio sopra il segno che il Marchio Nero aveva lasciato. «Ce la faremo, va bene? Devi credermi, ce la faremo. E impediremo che questa catastrofe arrivi alla fine».

«E se non ce la faremo?». Strapparsi quelle parole di bocca dovette risultargli difficile come se ogni parola fosse stata un arto tirato via con violenza. Strinse i denti, rifiutandosi di incrociare lo sguardo di Hermione. «Cosa succederà, se Tu-Sai-Chi tornerà dal regno dei morti? Non è più una questione di pochi, hai visto anche tu i Mezzosangue che si sono uniti alla sua causa… se dovesse farcela, sarebbe la fine» esalò, terrorizzato, posandole le mani sulle spalle e scuotendola leggermente. Poi, con un sospiro, si chinò a poggiare la fronte contro la sua. «Sono solo molto nervoso, scusami».

Sentendosi un peso sul cuore, Hermione gli accarezzò lievemente i capelli, incurante dei sorrisini inteneriti che i turisti intorno a loro avevano iniziato a dedicargli. Nessuno poteva aver sentito la discussione, ma immaginava che sembrassero piuttosto carini, visti da occhi esterni.

«Non c’è nulla di cui scusarsi. Hai paura, così come ho paura io. Solo che, per la prima volta, sei dalla parte giusta della scacchiera» lo tranquillizzò, gentile. «Imparerai a convivere con questa emozione, come tutti noi».

Draco sospirò, risollevandosi. «Per la prima volta, comincio a provare pietà per Potter e per ciò che deve aver passato, durante la scuola» ammise, raddrizzando le spalle e sistemandosi il bavero della giacca. «Allora, le tue ricerche a cosa ti hanno portato? Ricominciamo da capo» aggiunse, guardandosi intorno. «Merlino, non era così che volevo farti visitare Atene, Granger».

Hermione non riuscì ad impedirsi di sorridere leggermente, dandogli un buffetto sulla mano. «Un papiro ritrovato ad Alessandria d’Egitto, si ritiene sia opera di uno degli scribi personali del sovrano» spiegò per l’ennesima volta, ripescando dalla borsa un blocchetto d’appunti. «Dice che Alessandro dovette fronteggiare le sue peggiori paure, prima di trovare la grandezza del passato che sarebbe appartenuta al futuro» recitò, indicando con un cenno la traduzione che si era appuntata. «Abbiamo dedotto che abbia trovato lo specchio, ma non dice dove».

Sempre guardandosi intorno, Draco si accigliò. «Sai, Mezzosangue» iniziò, cercando qualcosa nella tasca della giacca, «un paio di anni fa ho dovuto recuperare un complesso marmoreo dalla villa di un vecchio duca greco-».

«Rubare» rettificò Hermione, lanciandogli un’occhiata tetra. «Hai rubato un complesso marmoreo. Non abbiamo ancora parlato di questa tua professione, Malfoy, ma-». Lui le impedì di continuare, lasciandole un piccolo bacio sulle labbra. Era certamente il miglior modo possibile per zittirla, Hermione dovette dargliene atto.

«Come desideri, poi ne parleremo. Quella sceneggiata di Lord Morgerstern e Lady Sinclair è molto affascinante, mi farebbe comodo una partner» le disse, con un enorme sorriso incoraggiante, impedendole tuttavia di rispondergli con l’imprecazione che avrebbe voluto. «Quel gruppo marmoreo, comunque, avrebbe dovuto rappresentare i Dioscuri, Castore e Polluce, ma alla fine si dimostrò essere una rappresentazione di Phobos e Deimos, i figli del dio della guerra».

«Le divinità della Paura e del Terrore, certo» intervenne lei, accigliata. «Strano, credevo non ci fossero molte loro riproduzioni, i Greci erano un popolo parecchio superstizioso». Accigliata, ricordò con incredibile chiarezza la lezione di storia antica fatta con il professor Ruf, al primo anno. «Se non sbaglio, molti gruppi marmorei erano infusi di magia potentissima, legata alle personalità cui si rifacevano. Ci sono tracce di statue di Zeus capaci di scagliare fulmini dagli occhi. Pensi che Alessandro possa aver affrontato una loro statua? O comunque qualcosa legato a loro ed al dio Ares?».

Draco annuì, continuando tuttavia a guardarsi intorno. «Queste statue infondevano una paura irrazionale in chiuque le fissasse per troppo tempo. Il proprietario babbano aveva iniziato a sfruttare il loro potere, senza rendersi conto che avesse iniziato lui stesso ad essere spaventato della sua stessa ombra». Con un sorriso di trionfo, indicò con un cenno qualcosa alla loro destra. «Non ci sono dei santuari dedicati ad Ares, nell’Acropoli, ma un Mago, un archeologo morto prima della Seconda Guerra Mondiale, ha scoperto delle gallerie sotterranee che collegano la parte alta della città al vecchio porto. Riteneva fossero delle vie usate per il trasporto dei prigionieri di guerra, in modo che questi soffrissero e si preparassero a collaborare» spiegò, con un leggero sorriso di trionfo. «Mezzosangue, tu sei un Inquisitore e sai meglio di me a cosa mi riferisco. Se qualcuno non vuole parlare, cosa serve per convincerlo?» le domandò poi, tornando, finalmente, a guardarla negli occhi. C’era una tale soddisfazione nel suo sguardo, che per un attimo Hermione se ne sentì pervasa.

Quando capì, si portò la mano a coprire le labbra.

«La paura. Si usa la paura».

«Atene era una potenza, la culla della democrazia, ma aveva comunque bisogno di qualcosa di oscuro, alla base, per mantenere la sua forza. Qualcosa che lo stesso Pericle deve aver usato, per giungere a quel picco di magnificenza» spiegò Malfoy, iniziando a trascinarla. «La forza arriva dalla conoscenza, la conoscenza proveniva dai prigionieri».

«E i prigionieri erano talmente terrorizzati da collaborare senza opporre resistenza» concluse lei, quasi come se le sue parole fossero state un complimento. Si trattava di un ragionamento contorto, ma aveva senso. Se davvero avessero trovato l’ingresso a quei tunnel, avrebbero potuto scontrarsi con quelle stesse paure che Alessandro aveva fronteggiato, durante la sua conquista di Atene6, prima di ottenere lo Specchio.

A quel punto, l’unico problema restava trovare le fantomatiche vie nascoste.

«Andiamo, Hermione. Phobos e Deimos ci aspettano».

 

***

 

«Avrei preferito mille volte avventurarmi fra i resti di Sparta» le disse, dopo quasi un’ora di scarpinata lungo le colline greche. Aveva immediatamente affermato di conoscere una strada più veloce della discesa al vecchio porto, così da poter ritrovare immediatamente l’ingresso, ma da quando si erano messi in marcia a lei era sembrato ad ogni istante più confuso. «Conosco un sacco di archeologi che avrebbero potuto darci una mano a trovare l’accesso. Qui, invece, con tutti questi stupidi turisti…».

«Non parlare male dei turisti, ho intenzione di diventarlo anche io non appena sistemeremo questa terribile situazione» lo ammonì allora Hermione, con una risatina, guardandosi intorno alla ricerca di un qualche segnale. La campagna greca era perfetta ed immutabile nella sua tranquillità, i colori autunnali sembravano ancora voler mantenere una parvenza di calore che nelle regioni nordiche era già sparita. «Oltretutto, qui non ci sono turisti, siamo soli nel bel mezzo del nulla perché tu conoscevi la strada. Praticamente siamo finiti alla fine del Mondo, Malfoy».

«Io conosco la strada!» sbottò Draco, allargando le braccia con aria sconfitta. «Solo perché sembra che siamo arrivati alla fine del mondo, non significa che lo siamo davvero. Semplicemente, dobbiamo trovare il posto giusto…» mugugnò poi, tirando fuori il suo quadernino e strizzando gli occhi per leggere bene i suoi stessi appunti. «Maledizione, Granger, dai un’occhiata tu, io non ho portato i miei occhiali» si lagnò alla fine, porgendole il blocchetto ed indicandole un punto imprecisato.

Lei gli sorrise, tentata di alzare gli occhi al cielo. In realtà era molto deliziata da quel gesto: aveva sognato di mettere le mani sugli appunti di Malfoy dal primo giorno in cui li aveva tirati fuori in sua presenza. «Hai ricopiato fedelmente le memorie di Stephen McKenzie? Non potevi fare una fotocopia?» gli domandò, confusa, zittendo ogni possibile protesta con un gesto. «Qui dice che l’ingresso al tunnel si trova dove un tempo sorgeva l’agorà7 dei giusti. Che cos’è l’Agorà dei giusti, Malfoy?».

«Era un’agorà separata per coloro che la popolazione riteneva giusti, ovviamente» fu la pronta risposta di lui, accompagnata da un sopracciglio inarcato. «Merlino, Mezzosangue, davvero non ti ricordi quella lezione di Ruf? Mi sorprendi» le fece notare, divertito, prima di mettersi le mani in tasca e dondolare leggermente sul posto.

«Allora?» incalzò allora lei, con un pizzico di stizza, tentata di sbattere il piede a terra e fargli rimangiare quel maledettissimo sorriso sornione.

«Scusa, ma sto vivendo il mio sogno adolescenziale: conoscere più cose di Hermione Granger» si rallegrò, per un attimo, Draco, per poi scuotere leggermente il capo. «I Giusti in Grecia erano i maghi purosangue più anziani. Erano considerati i più saggi, gli unici con abbastanza potere da poter garantire la sopravvivenza della Polis». Con un gesto vago indicò la campagna che li circondava. «Più o meno qui dovrebbero esserci i resti dell’agorà dedicata a loro e lì troveremo il nostro ingresso. Si tratta di un luogo magico, protetto dagli occhi dei babbani». Sospirò, allargando le braccia. «Per questo maledettissimo motivo siamo alla fine del mondo ed io non riesco ad orientarmi».

«Questo è un posto non disegnabile8» si complimentò allora lei, sentendo un moto di eccitazione crescerle dalla base dello stomaco. «Significa che sono pochissimi anche i maghi che hanno avuto modo di visitarlo! È una cosa incredibile, per l’amor di Merlino… se riuscissimo a trovarlo potremmo darne segnalazione al Ministero e…».

«E magari andare dalla Talpa, darle qualche pacca sulla spalla e consegnarci entrambi, che ne dici?» le chiese quindi lui, accigliato, prima di picchiettare nuovamente sulle pagine dell’agenda. «Forza, Granger, continua a leggere. Non abbiamo tempo per i tuoi sogni da piccola archeologa, ora… non quando non abbiamo la più pallida idea di chi stia tentando di ostacolarci».

Quella puntualizzazione fece arrossire Hermione. Naturalmente, Malfoy aveva ragione e la cosa a lei dava un profondo fastidio. Solo perché aveva accettato di provare qualcosa per lui, non significava certo che fosse pronta a mettere da parte l’orgoglio. «Fa riferimento ad un albero sacro perennemente in fiore, il simbolo della conoscenza di cui i Giusti sono portatori… un albero d’ulivo? Oppure d’alloro?» azzardò quindi, confusa, guardandosi intorno con sempre maggiore esasperazione. La campagna greca era piena di quel tipo d’alberi. Piena.

«L’albero sacro per i maghi è la vite, Mezzosangue» le fece notare lui, scuotendo il capo. «Ma non mi aspetto che tu lo sappia, sono informazioni segrete che vengono tramandate tra le più antiche famiglie purosangue, fra cui la mia. Quasi tutti abbiamo almeno un viticcio nei nostri giardini, perché si ritiene che sappia incanalare la nostra magia e renderla più forte».

«Questa è una sciocchezza, lo sai anche tu» sbottò allora lei, alzando gli occhi al cielo. «Il legno di vite potrebbe avere degli effetti parlando di fabbricazione delle bacchette, ma addirittura stimolare la magia…».

Draco non sembrò particolarmente preoccupato dalle sue parole. Si strinse nelle spalle e continuò a guardarsi intorno. «Potrebbe essere come dici tu, oppure…» con un sorrisino vittorioso, le posò le mani sulle spalle e la fece girare verso destra, mettendola di fronte ad un piccolo viticcio dall’aria incredibilmente sana – nonostante il vento gelido – e dalle foglie di uno strano viola acceso. Si trovava al centro di una piccola radura circolare, con l’erba verde ed immacolata, capace di riflettere la luce come se fosse stata coperta di tantissimi cristalli. Il profumo di primavera che giunse alle loro narici, quando una piccola folata di vento tiepido si sollevò da quella direzione, era completamente innaturale, nonostante fosse piacevole.

«Maledetto bastardo» fu tutto ciò che Hermione riuscì a dire, stringendo fra le dita sottili il quadernino di Malfoy. La risatina di scherno e soddisfazione che lui le dedicò, in risposta, le fece scuotere il capo. Poi, sconfitta, tornò a cercare altre informazioni. «L’ingresso si trova dove il sole incontra il mare e la pianta sacra è posta a corona dei saggi».

Non attesero oltre, dirigendosi immediatamente verso la radura. Ad ogni passo sembrava quasi che il calore volesse aumentare, come se le stagioni avessero iniziato ad invertirsi. Il sole era più caldo, i colori più accesi, i profumi più intensi. E più i sensi si accentuavano, più la confusione aumentava, quasi come se le loro coordinate fossero state completamente sconvolte, come se il nord stesse diventando sud e l’est stesse diventando ovest.

Hermione si voltò a guardare Draco, consapevole di essere accigliata. «Cosa succede?» gli chiese, o quantomeno pensò di averglielo chiesto. I colori sembravano pulsare, danzavano con le sue pupille. Il calore stava diventando insopportabile, l’erba sotto ai suoi piedi era troppo morbida e troppo, troppo vicina, poi troppo lontana.

Le venne voglia di piangere, all’improvviso, ma non seppe se per paura o per un’improvvisa e incontenibile gioia. La natura intorno a lei stava cantando una canzone che non poteva comprendere ma che credeva di conoscere, una canzone cui ogni cellula del suo corpo aveva iniziato a rispondere con improvvisa foga, facendo aumentare i battiti del suo povero cuore e facendole tremare le mani.

«Tieniti a me», le disse all’improvviso Draco, la voce morbida ma carica di premura. Tenersi a lui, aveva detto, eppure il suo corpo le appariva troppo lontano per poter essere afferrato. Troppo lontano, troppo…

Poi il mondo finì, precipitando intorno a loro come fiocchi di una neve bollente. Tutto iniziò a cadere, tutto iniziò a sciogliersi, i colori divennero pura luce e la luce si oscurò, la terra iniziò a tremare ed infine si spezzettò in un milione di frammenti.

 

***

 

Quando Hermione si svegliò, sentì qualcosa di incredibilmente morbido accarezzarle la punta del naso. Per un istante, pensò si trattasse di Mittens, riuscito in qualche modo a salire sul letto, ed intenzionato a strusciare il suo sederino peloso su tutto il suo viso. Poi, con la realizzazione che a toccarla fosse un dito, ricordò le circostanze in cui aveva perso conoscenza e come il mondo, all’improvviso, avesse iniziato a decadere.

«Buongiorno, dormigliona».

Aperti gli occhi, Hermione pensò di essere ancora svenuta e di esser persa in uno dei pochi sogni erotici che avevano affollato la sua prima adolescenza. Ebbene, mentre le sue compagne leggevano giornaletti come “Il dissennatore e la bella senz’anima9, del Settimanale delle Streghe, lei era tutta presa da molti racconti della mitologia greca, fra cui il terribile Amore e Psiche.

L’idea della giovane dall’aspetto meraviglioso costretta a sposare un mostro che in realtà si era dimostrato essere il Dio dell’Amore… in poche parole, se le sue compagne avessero immaginato il contenuto di alcuni sogni di Hermione, non l’avrebbero considerata poi così innocente. Di certo non l’avrebbero guardata allo stesso modo.

E davanti a lei, in quel momento, c’era una personificazione di Amore che niente aveva da invidiare a quella che la giovane si era immaginata a quindici anni. I capelli biondi incorniciavano il viso perfetto, pallido, con gli occhi di cristallo carichi di malizia e le labbra perfette piegate in un sorriso furbo. Il corpo snello ma forte, invece, era coperto da un chitone, blu come le profondità della notte e dai bordi dell’argento più puro10.

C’era una divinità, davanti a lei.

«So di essere bellissimo, ma se non ti contieni ci affogherai tutti nella tua bava».

Oppure c’era soltanto un Malfoy molto, molto soddisfatto delle sue reazioni e stranamente vestito in modo diverso da ciò che lei ricordava.

Anche Hermione aveva cambiato abiti, se ne rese conto solo un attimo dopo, quando lui le sfiorò il braccio nudo con la punta delle dita. La sua tunica era smanicata ed era stretta sotto il seno, di un porpora intenso e dai bordi d’oro. Non era la prima volta che aveva un’immagine di sé proiettata nei tempi antichi: l’ultima volta era stato Bacco a mostrarle se stessa nell’Antica Roma. Ma era stata un’illusione, quella.

«Credo sia un incantesimo gettato sul luogo, simile a quello che abbiamo visto in Germania» le spiegò Malfoy, indicando con un cenno ciò che li circondava. «Ha riconosciuto la magia e si è ricostruito. McKenzie parlava di un’agorà ben conservata, ma non pensavo che fosse così ben conservata».

Guardandosi intorno, Hermione comprese cosa stesse intendendo. Si trovavano all’interno di un tempio dalle mura di marmo bianco, pulito e perfetto nella sua grandezza, con grandi lanterne appese al soffitto e viticci intrecciati alle colonne, tutti dello stesso colore di quello che cresceva proprio al centro, lo stesso che i due avevano visto poco prima. A circondare quella vite c’erano sette scranni d’oro e su ognuno di questi delle corone intarsiate di pietre preziose.

«Benvenuti nell’Agorà dei Giusti, vi stavamo aspettando». 

 

 

 

 


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Ritorniamo all’azione!

 

Ho scritto questo capitolo il giorno dopo il terribile attentato di Nizza, quindi mi dispiace se risulterà un po’ sconclusionato, ma anche le mie emozioni lo erano e lo sono. Oltretutto, dopo il tentato colpo di stato in Turchia, è sembrato quasi che il mondo fosse sul punto di implodere. Abbiate pietà di me, sono ansiosa e facilmente impressionabile.

 

Punti importanti:

 

» 1 – “Girando e girando nella spirale che si allarga/ il falco non può udire il falconiere/ Le cose crollano; il centro non può reggere/ Mera anarchia è scatenata sul mondo/ La corrente torbida di sangue è scatenata, ovunque/ Il rito dell'innocenza è sommerso/ Ai migliori manca ogni convinzione, mentre i peggiori/ Sono pieni di appassionata intensità. Questa poesia è di W. B. Yeats, un autore Irlandese dei primi del ‘900. Io sono molto legata sia a quest’opera (che fa riferimento alla fine del mondo, parlando del modo in cui quest’ultima si presenta. Emblematici gli ultimi versi: chi ha cattive intenzioni – quindi i Mangiamorte – è motivato, mentre i buoni – gli Auror, Draco – sono scoraggiati) che all’autore in generale. Se proprio vogliamo essere pignoli (e se volete sapere i fatti miei), The Second Coming è stata una delle opere in lingua che ho inserito nella mia tesina della maturità (che parlava dell’Apocalisse, ero strana anche anni fa), insieme a vari riferimenti alla lotta per l’Indipendenza Irlandese, un tema molto caro sia a Yeats che a me. Io amo l’Irlanda.

 

» 2 – Sempre dalla serie “Marne ama follemente l’Irlanda”, abbiamo “Marne ama gli irlandesi, in particolare Seamus”. Sfortunatamente, questo mio amore per gli Irlandesi mi ha spinta a stereotipare un po’ il mio povero Finnigan. Non è vero che gli irlandesi sono tutti cattolici (se devo essere sincera, quasi tutte le chiese principali di Dublino sono anglicane!), ma è verissimo che per la maggior parte hanno un odio smisurato verso l’Inghilterra. Parlando con un amico irlandese, mi sono sentita dire “ci hanno rubato un pezzo d’isola, per forza non li sopportiamo”. Se poi aggiungiamo le stragi fatte dall’esercito britannico, soprattutto durante la ribellione di Pasqua del 1916… (al riguardo, vi consiglio la serie tv The Rebellion, su Netflix! Io l’ho vista ed è bellissima, molto accurata).

Per quella storia della religione: la Rowling ha detto che i maghi hanno religioni, semplicemente ha evitato la discussione nei libri. Quindi, Seamus è cattolico.

 

» 3 – Merrick è una Rosier, quindi è figlia/sorella/cugina/amica di Mangiamorte, come Draco. Il fatto che sia Auror è da ricollegare alla volontà di colpire coloro che l’hanno tradita e ferita. Storia lunga, verrà spiegata più avanti, non temete. Vi basti sapere che per quanto odi Voldemort, l’idea di affrontare parenti non le piace particolarmente.

 

» 4 – Non sono mai stata in Grecia – ho intenzione di rimediare – ed ho pensato di ispirarmi alla mia campagna nel periodo autunnale. Dopotutto, il profondo sud d’Italia è la Magna Grecia, no?

 

» 5- Per quanto mi riguarda, Draco è geniale praticamente quanto Hermione, forse giusto un po’ meno. Dopotutto, dal sesto libro si capisce che abbia ottenuto un bel po’ di GUFO. Ed ha riparato da solo l’armadio. Non toccatemi il cervello di Draco Malfoy.

 

» 6 – Più o meno verso il 336-334 AC. Mi ero appuntata delle date più precise, ma ho perso gli appunti e non ho il tempo di andare a cercare di nuovo! Comunque siamo dopo la morte di Filippo il Macedone e prima delle sue altre spedizioni.

 

» 7 – L’Agorà è la piazza centrale della polis, in cui si discuteva delle questioni più importanti della società. L’idea che ci fosse un concilio separato per i purosangue mi ha sempre stuzzicata. Atene, per quanto avanzata e democratica, era essenzialmente basata su questi privilegi. (Donne escluse, schiavitù normalissima e altro. Per certi versi, Sparta era più avanzata).

 

» 8 – Come Hogwarts, l’Agorà non può essere rappresentata su mappe o simili, per questo motivo è nascosta un po’ a chiunque.

 

» 9 – Mi sono ispirata ai giornaletti Harmony, abbiate pazienza! Nessuno mi farà credere che le streghette non abbiano certi giornaletti sconci per le mani. E la nostra piccola Hermione non è stata immune all’ormone adolescenziale ;)

 

» 10 – Malfoy con una tunica greca, sì. Anche io ho gli ormoni, fatemi causa.

 

» Chi è che li ha accolti nell’Agorà?

 

 

Perdonatemi, la one-shot arriverà presto, così come le altre cose promesse. Ho preso un paio di giorni di vacanza, dopo l’esame, ed ora sto cercando di trovare un minimo di organizzazione. Per chi non l’avesse capito: sono un tipo ansioso, senza organizzazione non funziono!

 

Piccola comunicazione di servizio: L’aggiornamento dovrebbe arrivare tranquillamente lunedì prossimo, in caso contrario vi avviserò!

 

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

   
 
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