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Autore: MmeBovary    22/04/2009    16 recensioni
“Sei ingiusta Mezzosangue. Io ero qui per proporti uno scambio.”
“Scambio di cosa?”
Il Serpeverde espirò una lunga boccata di fumo.
“Di favori. Io ti faccio prendere il massimo in pozioni e tu in cambio mi dai qualcosa che voglio.”
Hermione rimase un attimo in silenzio, pensierosa.
"Cosa vuoi in cambio?”
“Prima di saperlo devi accettare…”
C’era una nota di sfida nella sua voce. ...

E se Hermione si lasciasse tentare dalla sfida di una Serpe... In che trame potrebbe trovarsi coinvolta?
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Ginny Weasley, Harry Potter, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Da V libro alternativo, Contesto generale/vago
Capitoli:
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CAP. 3
MASCHERE NUDE


I giorni passavano, le lezioni si susseguivano e i voti di Hermione erano, con sua grande felicità, in continua ascesa.
“Tra un po’ non avrai più bisogno di me…” le sussurrò un giorno Draco, dopo l’ennesimo 10 in Pozioni.
Il biondo si era seduto proprio dietro di lei, il che significava, nella piccola stanza sotterranea di Piton, che era a meno di mezzo metro dal suo banco. Una distanza già di per sé irrisoria e che era resa ancora più insignificante dalla posa che il Serpeverde aveva assunto: abbandonate le braccia lungo il legno consumato del banco, aveva afferrato con le dita affusolate il bordo del proprio tavolo e teneva il viso affondato nell’incavo del gomito.   
“Pare di sì.” Rispose la ragazza, cercando di non farsi notare dai suoi amici.
Harry era alla sua destra, intento a scarabocchiare “Pitonpuzzolo” in tutte le grafie possibili e Ron era un paio di banchi più in là, accanto a Neville.
“Mi mancheranno le nostre lezioni Mezzosangue…” continuò la Serpe “… ma soprattutto gli incontri in corridoio…”
Hermione avvampò e cercò di scacciare dalla mente il ricordo ancora vivo delle mani peccaminose di Draco che avevano accarezzato il suo corpo e il suo viso appena un’oretta prima.
“Malfoy piantala…” rispose con voce un po’ più squillante di quanto avrebbe voluto.
Harry alzò il viso, lasciando incompiuto il sedicesimo Pitonpuzzolo. Guardò Hermione e guardò Draco. Notò il rossore di lei e l’inconsueta posizione di lui, tutto sporto in avanti sul banco fino quasi a toccare la compagna e ne dedusse che le stesse dando fastidio come al solito.
“Ehi Malfoy, che c’è non riesci a vedere bene dalla terza fila? Puoi sempre andarti a sedere in braccio a Piton, sono certo che non direbbe mai di no al suo pupillo. Basta che la smetti di alitarci sul collo.”
Draco gli lanciò un’occhiata di disprezzo e sembrò pronto ad intavolare una delle loro solite litigate.
“Sempre a rompere le palle Sfregiato?”
Non appena ebbe parlato però si lasciò subito scivolare indietro sulla sedia con un ghigno. Gli occhi fissi sul professore che avanzava verso di loro.
Harry, che non si era accorto di niente, si voltò appena in tempo per trovarsi davanti Piton con il naso adunco piegato sulla sua pergamena scarabocchiata.
“Uhm… Pitonpuzzolo… è così che prende appunti lei signor Potter?”
Calcò il cognome fino a farlo suonare come un’offesa.
Il moro girò subito il foglio.
“No. Mi scusi.”
“20 punti in meno a Grifondoro.”
“Cosa?!? Ma è un’ingiustizia…” proruppe il Cercatore, prima che Hermione potesse bloccarlo con una bella gomitata.
“25…” si corresse il professore.
Harry giudicò opportuno mordersi la lingua per non salire a 30 e Piton tornò alla sua spiegazione, seguito da una silenziosa sfilata di insulti.
Alle proprie spalle, il moro udì la risata di scherno di Draco e strinse i pugni, conficcandosi le unghie nella carne per reprimere l’istinto di girarsi, prenderlo a cazzotti e farsi espellere nel giro di dieci minuti.
Cercò di concentrarti su qualcos’altro.
“Herm… come ti è andato il compito?”
“Benissimo grazie.”
“Ma come diamine hai fatto a migliorare così in fretta?”
Hermione represse l’ondata d’imbarazzo che le assaliva le gote.
“Basta studiare Harry.”
In compagnia di chi, non lo avrebbe rivelato neanche sotto tortura.
Non sarebbe mai riuscita a spiegargli cosa c’era tra lei e il Serpeverde, e in realtà, non riusciva a spiegarlo neanche a se stessa.
Sapeva di detestare Draco esattamente come sapeva che il proprio nome era Hermione. Era un dato di fatto, una verità assodata. Eppure qualche recondita parte del suo corpo, e forse persino della sua mente, sapeva con la stessa sicurezza di agognare i baci, le carezze, i sussurri e la compagnia di quella Serpe più di ogni altra cosa al mondo.
Fu la voce del professore a riscuoterla dai suoi pensieri.
“Potter! Granger! Volete un the e due pasticcini o avete finito di parlare? Mantenete un atteggiamento scolastico per favore…”


Dieci minuti dopo la lezione era finita e Hermione era in un angolo buio sotto le scale del terzo piano in un atteggiamento decisamente poco “ scolastico” con Draco…
Dopo aver liquidato Harry con una scusa, si era allontanata di corsa per raggiungere il luogo dove si era data appuntamento con il Serpeverde. Facevano sempre così: stabilivano posto e ora e per dieci, quindici minuti si isolavano dal mondo, trascinandosi vicendevolmente in una realtà fatta di carezze leggere, baci lascivi e sospiri maliziosi; una realtà che avevano ben cura di dimenticare non appena la campanella li ripescava da questo mondo ovattato e piacevole per richiamarli al presente.
Stavolta Hermione era appoggiata al muro, i suoi capelli raccolti in una coda di cavallo tiratissima erano sfuggiti al controllo dell’elastico e un boccolo bruno si era adagiato sulla sua spalla lasciata nuda dalla camicia sbottonata.  Draco lo prese delicatamente tra le dita affusolate e lo arrotolò attorno alle proprie falangi con fare distratto mentre continuava a baciare il collo profumato della sua Mezzosangue. Lei buttò indietro il capo e si morse le labbra per reprimere un sospiro. Piegò lentamente una gamba, strusciandola con innocenza lungo l’interno coscia di Draco. In tutta risposta lui affondò i denti nella sua pelle, strappandole finalmente quel gemito che era stato così a lungo bloccato in gola.
Un attimo dopo però si bloccò di colpo e rimase immobile.
“Che c’è?” mugolò Hermione cui già mancavano le sue labbra.
“Di piuttosto chi c’è. Ho sentito dei passi.”
Una scarica di adrenalina percorse i nervi della Grifondoro che si affrettò a riabbottonare la camicia, sistemare la gonna e rifare la coda. Draco parallelamente si riannodò la cravatta e si risistemò la giacca. Però non c’era nessuno in vista.
“Forse” azzardò Hermione “Ti sei sbagliato”
Il biondo si voltò nella sua direzione, coprendole totalmente la vista del corridoio con la larghezza delle sue spalle.
“Io non sbaglio mai Granger…”
Non aveva fatto in tempo a dirlo che una voce lo fece voltare di scatto.
“Signor Malfoy! Cosa ci fa lei qui?”
La Mc Granitt gli stava davanti, gli occhietti sottili strizzati dietro le lenti in un’espressione sospettosa. Draco realizzò in un attimo che non aveva notato la presenza di Hermione alle sue spalle e sentì la ragazza farsi piccola piccola contro la sua schiena.
Il suo volto dissimulò all’istante la sua colpevolezza dietro una maschera di tranquillità e naturalezza invidiabili. L’istinto dei Malfoy a mentire e simulare era proverbiale. Dopotutto il loro stesso cognome si era originato dalla fusione delle parole francesi "Mal Foi", cioè Mala Fede.
“Salve professoressa. Io stavo… beh, ovviamente, stavo…”
“Stavi cercando un posto per leggere in pace…” gli suggerì una vocina da dietro il suo orecchio, in un sussurro appena percettibile.
“…stavo cercando un angolo tranquillo per leggere in santa pace, dato che in questa scuola c’è sempre tanto chiasso…”
Accompagnò la menzogna con un bel sorriso a trentadue denti.
I muscoli facciali della Mc Granitt si distesero in un’espressione compiaciuta.
“Bravo, fa proprio bene… questa scuola a volte è davvero troppo rumorosa, non sa cosa non darei a volte per un po’ di silenzio… ma non voglio disturbarla, torni alla sua lettura. Ma mi raccomando, non tardi a lezione.”
E se ne andò continuando a mormorare qualcosa sui suoi poveri nervi scossi dalle vocine di chi sa quali alunni del primo anno.
Draco tirò un sospiro di sollievo.
“Beh, visto che sono tanto bravo potevi anche darmi 5 punti, vecchia gallina…” borbottò con astio.
“Ringrazia il cielo che l’ha bevuta e non ce ne ha tolti 50 a testa piuttosto!” replicò Hermione facendo capolino da dietro la sua schiena “Pensa se avesse notato che non hai nessun libro… o se solo fosse arrivata due minuti fa!”
L’idea di essere beccata a fornicare con il principe delle Serpi in pieno corridoio dalla direttrice della sua Casa era un pensiero agghiacciante.
“Ora devo andare. Harry mi aspetta.”
Il biondo le sbarrò la strada appoggiando un braccio al muro.
“Non penserai di lasciarmi ancora sul più bello Granger?”
Hermione scivolò con un movimento fluido al di sotto dei suoi bicipiti senza degnarlo di troppa attenzione. Ogni loro incontro si concludeva su per giù così, con Draco che cercava invano di attirarla verso il suo letto (o qualsiasi altra superficie atta a un uso simile …) e lei che bloccava puntualmente le sue carezze troppo audaci.
“Prima di pranzo nello stanzino delle scope al quarto piano!” le gridò dietro la Serpe.
“Non so se ce la farò a venire.” Ritrose lei sparendo dietro l’angolo.
“Io dico di sì…” bisbigliò Draco mentre si avviava verso l’aula di Incantesimi, sicuro di sé come non mai.


La lezione di Storia della Magia sembrò a Hermione la più lunga della sua vita. Batteva nervosamente la penna contro il banco e il suo piede scattava in su e in giù contro ogni sua volontà.
“Herm, ti prego finiscila, fai tremare tutto e non riesco a dormire…” la ammonì Ron.
La giovane si fermò. Per dieci secondi. Poi riprese.
Il rosso sbuffò ma la lasciò fare e si concentrò sul tono soporifero del professor Rüf.
Quando finalmente quell’ora giunse ad un’insperata fine, Hermione scappò di corsa per arrivare in tempo all’appuntamento al quarto piano, dimenticando persino il libro sotto il banco.
“Herm aspetta!” Le urlò dietro Ron, ma lei non sentì.
“Glielo riporto io” si offrì Harry, stiracchiandosi le braccia intorpidite dal sonnellino schiacciato dietro le pagine di Storia della Magia “Tu intanto vai a pranzo, ti raggiungiamo là.”   


Arrivata a destinazione, la Grifondoro si accasciò contro un’armatura per riprendere fiato. Aprì la porta dello stanzino e con sua sorpresa dentro vide… una scopa. Nessuna traccia di Draco.
“Ah, bene… io ho quasi investito un Tassorosso del primo anno sulle scale per scapicollarmi qui e il signorino si fa aspettare…” borbottò irritata, sbattendo la porta rugginosa.
Stava per andarsene quando sentì due mani coprirle gli occhi. Non ci pensò due volte prima di voltarsi ed esclamare:
“ Piantala Draco sei in ritar…”
Non finì la frase, perché davanti non aveva affatto Malfoy, ma quello che si potrebbe considerare esattamente il suo opposto. Harry Potter, con tanto di espressione scioccata sul volto e libro di Storia della Magia sotto braccio.
“Draco?” pigolò il moro con aria disgustata “Che significa, Herm?”
Per un secondo nella mente della ragazza fu vuoto totale. Non sapeva che dire. Grazie al cielo non fu che un secondo, poi una scusa le corse alle labbra tremanti.
“Ah-ah! Ci sei cascato veramente! Dai scemo, avevo capito che eri tu… ti ho fatto uno scherzo…”
Il ragazzo si sciolse in un sospiro sollevato.
“Grazie a Dio… non farmi mai più di questi tiri, ho perso dieci anni di vita al pensiero che tu e Malfoy poteste… urgh… non voglio neanche pensarci…”
Hermione rise ma cercò una scusa per allontanarsi nel timore che Draco potesse sopraggiungere da un momento all’altro.
“Allora… andiamo a pranzo…”
“Sì, certo ero venuto a riportarti questo.”  Le porse il libro “Dopo la lezione sei scappata come un fulmine… a proposito, dov’è che andavi?”
“A pranzo.”
Viva la fantasia… una scusa più credibile non le era venuta in mente.
“Al quarto piano?”
In effetti…
“Beh, mi avevano detto che c’era un passaggio segreto dietro quest’armatura e volevo provarlo, ma non l’ho trovato…”
“Allora andiamo, o Ron si mangerà tutto il cibo che c’è sulla tavola.”
Un sorriso e Hermione andò verso la Sala Grande e verso la vita reale, lontano dal momento di piacevole sogno con Draco che le era appena scivolato via tra le dita come sabbia sottile.
Quando il biondo arrivò in quello stesso punto giusto un paio di minuti dopo, si stupì di non trovare nessuno. La Mezzosangue aveva detto che forse non ce l’avrebbe fatta, ma lo diceva ogni volta e poi non mancava mai. Per un secondo le sue certezze vacillarono: che non fosse voluta venire? No, probabilmente non era riuscita a sganciarsi di dosso Potter e Weasley.
La attese altri dieci minuti ma invano e così si diresse verso la Sala Grande irritato e insoddisfatto e anche piuttosto in ritardo.
Arrivato in sala da pranzo, non si meravigliò di vedere la Grifondoro seduta tra i suoi migliori amici come sempre.
Qualcosa di diverso dal solito però c’era; ogni volta che il Serpeverde si azzardava ad alzare lo sguardo sul tavolo Grifondoro, la bruna si voltava altrove e lui invece del calore di due iridi dorate trovava tutto il freddo disprezzo di due grandi occhi verdi.


Harry era nervoso. Non voleva credere che tra la sua migliore amica e il suo peggior nemico potesse esserci qualsiasi cosa, ma l’orribile sospetto era rinforzato dal fatto che Malfoy continuasse a puntare lo sguardo su di Hermione, anche se bisognava ammettere che lei non pareva accorgersene o curarsene.
Beh, Harry non era uno che amava i segreti e le incertezze, quindi si risolse a chiederglielo direttamente.
“Herm…”
La bruna si voltò mentre prendeva una forchettata di purè.
“Non è che per caso hai una relazione con Draco Malfoy, vero?”
Con un poderoso colpo di tosse Hermione riuscì a farsi finire il purè anche nel naso. Cercò di riprendere fiato e soprattutto di ritrovare la calma per dare una risposta sufficientemente indignata.
“Santo cielo, Harry ma che domanda è?”
“Una semplicissima. Rispondi solo sì o no.”
Lei scosse la testa.
“Una sciocchezza del genere non merita neanche una risposta…”
Hermione invocò mentalmente aiuto…
“Herm, devo prenderlo per un sì?”
“No!”
“No, non devo prenderlo per un sì o no non hai una tresca con Malfoy?”
Aiuto….
“Oh, Harry, che brutta parola che è tresca…”
Lui si fece serio.
“Stai divagando. Devo preoccuparmi?”
Aiuto-aiuto-aiuto-aiuto-aiuto….
“Io…”
“Herm…”
“…”
Per la prima volta in vita sua Hermione fu grata al professor Piton che ebbe l’impeccabile tempismo di prendere la parola in quel momento.
“Ho un annuncio per i Grifondoro e i Serpeverde dell’ultimo anno…”
Ron, rimasto all’oscuro del dialogo tra i suoi amici, sollevò il naso dal polpettone con patate.
“Ehi, ragazzi siamo noi…”
Piton continuò:
“Tra quattro giorni ci sarà un test di Pozioni di tre ore in cui sarà richiesto a ognuno di voi di creare quattro delle pozioni fatte quest’anno, più una nuova.”
Un mormorio di indignata disapprovazione si innalzò dai due tavoli coinvolti mentre gli altri due gioivano per lo scampato pericolo.
“Per quanto riguarda le altre Case…” la voce del professore sovrastò il baccano “… faranno lo stesso il giorno dopo.”
Fu il momento per i Tassorosso e Corvonero di protestare mentre gli altri si sentirono vagamente consolati. Come si suol dire, mal comune, mezzo gaudio.
Ron però era ancora fuori di sé.
“Cosa?!? Cinque pozioni in tre misere ore?!? Ma quello è pazzo! È fuso! I fumi di tutte quelle pozioni gli hanno dato alla testa…”
I suoi amici furono così impegnati a calmarlo che abbandonarono la chiacchierata su Malfoy.
Quando si alzarono per andare a Trasfigurazione, sia Hermione sia Harry non avevano voglia di risollevare l’argomento; lei per paura di dover mentire ancora e lui per paura di leggere negli occhi di lei la vergogna di una bugia.
 Quel pomeriggio passò come molti altri. I Grifondoro avevano lezione con i Tassorosso, quindi Hermione non rivide il biondo Serpeverde per tutta la serata. Fu solo al momento di dover tornare in dormitorio dopo cena che avvertì lungo la schiena un brivido ormai fin troppo noto. Lui la stava guardando.
Individuò la sua figura elegante abbandonata mollemente contro una colonna di pietra scura. Il pallore della sua pelle risaltava contro quella superficie nera e opaca, dando alla sua bellezza un che di etereo e irraggiungibile.
La fissò per un secondo negli occhi castani, poi si voltò e si diresse verso le scale.
Non c’era bisogno che dicesse nulla, per lei quello era un “Seguimi”.
“Vado in biblioteca a prendere un libro di Pozioni…” gridò ai suoi amici che avevano già guadagnato la via per la torre, e poi si inserì nella scia della sua Serpe tentatrice, già troppo presa dal pensiero di lui per notare due iridi verdi posarsi con preoccupazione sulla sua schiena.
Non vedeva Draco da nessuna parte nella folla di studenti che si distribuiva in ogni corridoio e scalinata, eppure sapeva di stare seguendo i suoi passi, come se avesse avuto un invisibile filo di Arianna a guidarla giù lungo i vasti ambienti gotici, le scalinate e le volte, fino ad un’entrata secondaria per i sotterranei. Lì, dall’ombra, Draco uscì alla luce.
“Credevo mi avessi perso, non ti vedevo più Mezzosangue.”
“E invece eccomi qui.”
“Oggi non sei venuta.”
Errore. Era lui che la aveva mancata di un soffio.
“Ti avevo avvertito che non avrei potuto.”
“Potter ti ha trattenuta?”
Hermione roteò gli occhi al cielo davanti ad una simile insinuazione. Sapeva bene il significato malizioso che il Serpeverde dava al verbo “trattenere”, se arrivava tardi perché una ragazza lo aveva trattenuto non voleva dire che una cosa.
“Non nel senso che intendi tu.”
“Vuoi dire che non eri a letto con lui?”
Era una punta di gelosia quella che gli arrochiva vagamente la voce?
“Per tua informazione Harry ed io siamo amici. Nient’altro.”
Chi sa perché si era sentita in dovere di dirglielo… dopo tutto non erano per niente affari suoi, il loro patto non le avrebbe impedito di frequentare qualcuno se lei avesse voluto.
“Quand’è così…”
Il biondo scivolò verso di lei per attirarla in un bacio reso prepotente e bramoso da un’attesa più lunga del solito. Incrociò le braccia dietro la sua schiena e la sollevò leggermente per poi posarla contro la porta di un’aula in disuso.
Lei si abbandonò completamente alla sua bocca e abbassò le palpebre. Una sensazione di bollore le risalì il ventre mentre le labbra di Draco tracciavano infiniti arabeschi sul suo mento, il suo collo, il suo petto, i suoi seni costretti nel pizzo scuro di un reggiseno che rischiava di essere ben presto slacciato…
“Draco aspetta…”
“Mh?”
Il biondo si limitò a mugolare sulla sua pelle una risposta che esprimeva tutto il suo attualmente scarso interesse per i discorsi e per tutto quello che non fosse fisico.
“Hai sentito Piton oggi? Devi darmi un’ultima lezione prima della prova e poi il patto è sciolto.”
Lui scattò in piedi con aria preoccupata.
“Sei seria Mezzosangue?”
“Serissima.”
Draco scosse la testa bionda ed accorciò le distanze dal suo corpo.
“Riusciresti davvero a fare a meno di questo?”
 Riprese a baciarle il petto e i muscoli frementi dell’addome per darle un’idea di cosa intendesse con “questo”.
Lei si incurvò sotto il suo tocco e portò una mano tra i suoi capelli setosi.
“Sto solo ai patti Malfoy…”
Una frase ripetuta decine di volte e ormai completamente priva di significato. Il ripeterla non era più che una mera formalità da rispettare per non dover ammettere che tra loro stava nascendo qualcosa che andava ben oltre il reciproco scambio di favori.
Da dietro le palpebre abbassate Hermione percepì la lingua di Draco scivolare in basso oltre l’ombelico e le sue mani correre alla zip della gonna.
Aprì gli occhi, decisa a fermarlo, ma quello che vide le tolse la forza di compiere qualunque azione.
“No…” fu l’unico suono che riuscì ad articolare, o meglio, che sfuggì involontariamente dalle sue labbra dischiuse.
Il Serpeverde si bloccò.
“Dimmi che non c’è ancora la Mc Granitt…”
“Peggio…”
Davanti a lei, imporporato di rabbia e di disgusto, la Grifondoro non aveva altri che il suo più caro e fidato amico Harry Potter.
Draco ruotò su se stesso facendo perno sui talloni e condivise con Hermione la vista del nuovo arrivato. Un ghigno gli fiorì sulle labbra umide di baci.
“Ma guarda un po’ chi si vede… Potter-Fotter lo Sfregiato… Sei venuto a fare il guardone o vuoi proporre una cosa a tre? Perché non so se reggeresti il confronto con il sottoscritto…” celiò ponendosi intanto con fare istintivamente protettivo davanti alla Granger che si riallacciava maldestramente la camicetta.
“Malfoy piantala!”
Il tono asciutto non ammetteva repliche.
“Hermione…”
La ragazza uscì da dietro le spalle del Serpeverde come un cagnolino con la coda tra le gambe.
Il moro la fissava in silenzio, un silenzio che per lei era una tortura.
“Harry ti prego, dì qualcosa…”
“Cosa vuoi che ti dica?! Auguri e figli maschi? Ti rendi conto di cosa stai facendo Hermione?”
Lei ebbe un fremito.
“Penso di essere adulta abbastanza da saperlo.”
“Se sei tanto adulta, perché allora mi hai mentito?” la incalzò il Grifondoro.
“Non potremmo parlarne dopo…”
Lei provò a spingerlo via, ma il moro rifiutò il suo tocco.
“Perché ora cos’hai da fare?!”
“Niente, è solo che forse a mente fredda le cose ti appariranno diversamente…”
“Come diamine mi dovrebbero apparire Herm?! Ti stava facendo la respirazione bocca a bocca perché stavi morendo? Non credo ci voglia tanta lingua per quella…”
“Harry, ti prego, stai sragionando…”
“No, tu stai sragionando!” esplose il ragazzo “Cazzo, Herm ti rendi conto di chi stiamo parlando?” sollevò un braccio in un gesto disperato, puntandolo verso la figura regale di Draco che assisteva alla scenata con indifferenza“Perché proprio lui Hermione?”
Il biondo rivolse i suoi occhi grigi sulla Grifondoro, curioso di sentire la sua risposta. Cosa ci trovava in lui che potesse giustificare l’aver accettato le sue avances e l’aver mentito a Potter?
 Ma Harry non le concesse il tempo di aprire bocca.
“Ti stai solo comportando come una delle sue puttane…”
Draco si interpose tra i due Grifondoro.
“Non ti pare di stare alzando un po’ troppo i toni Potter?”
“Tu stanne fuori Malfoy, non sono affari che ti riguardano.”
La veemente replica del biondo fu stroncata sul nascere da un’occhiata severa di Hermione.
“Davvero, restane fuori…”
Il Serpeverde, senza parole, poté solo guardarla seguire il compagno di Casa ed andare via verso il loro dormitorio.
Un’ondata di rabbia sorda gli rigirò lo stomaco. Non gliene fregava nulla di essere stato beccato da Potter, ma l’idea che per la Mezzosangue quello non fosse affar suo lo faceva semplicemente uscire di testa.


“TI SEI SVENDUTA PER UN VOTO?!”
Hermione aveva cercato di spiegare al suo migliore amico il patto che aveva con Draco, ma lui sembrava non voler capire.
“Ti prego, Harry non urlare, ti sentiranno tutti!”
Erano da soli nella camera del moro; lei era seduta sul suo letto e lui, con insistenza estenuante, faceva avanti e indietro sul tappeto davanti ai suoi occhi dorati.
“Non me ne frega niente! Tu sei andata a letto con Malfoy perché ti aiutasse a Pozioni?!”
“Non ci sono andata a letto!”
Si sentiva in dovere di puntualizzarlo, per difendere il proprio orgoglio.
“Beh, quando vi ho interrotto mi sembrava che ci foste molto vicini.”
“Questo non puoi dirlo!”
“Dico solo ciò che ho visto!”
La Grifondoro gemette frustrata, afferrando il copriletto con entrambe le mani per trattenersi dal prendere a schiaffi quel cocciuto del suo amico di sempre.
“Tu non capisci! Vuoi ascoltarmi o preferisci andare avanti a sentire solo quello che vuoi sentire?!””
Il moro si fermò.
Immobile, con le braccia inerti lungo i fianchi e gli occhi oscurati dall’espressione aggrottata della fronte rimase a guardare la sua migliore amica come se la vedesse per la prima volta da quando era entrato in quella stanza.
La bruna lo fissava con i suoi grandi occhi color cioccolata che brillavano per le lacrime e per il desiderio frustrato di riuscire a fargli capire cosa stesse provando in quel momento.
Harry si passò una mano tra le ciocche ribelli dei suoi capelli corvini, scompigliandoli ulteriormente e la sua fronte si distese in un’espressione più comprensiva.
Vedere Hermione avvinghiata con Malfoy gli aveva letteralmente mandato il sangue al cervello e tolto ogni capacità di pensiero. Neanche si era chiesto cosa provasse la sua amica! Aveva dato per scontato di doversi sentire personalmente tradito e offeso da un simile comportamento, ma ora che ci ripensava non trovava un vero motivo per farlo.
Senza aggiungere un’altra parola si gettò sul letto accanto a lei con un sospiro.
“Fin dove sei disposta ad arrivare Herm?”
Il suo tono di rimprovero aveva lasciato il posto ad una nota di empatia quasi paterna.
“Io… io non lo so… ho accettato questo stupido patto senza neanche saper cosa lui volesse da me e ora sono io a non sapere cosa voglio…”
“Ti sei innamorata di lui?”
Diretto come al solito.
Peccato che lei non avesse una risposta soddisfacente.
“Io non ne ho idea…”
Una lacrima le rotolò sulla guancia per infrangersi sul labbro che si stava mordicchiando come faceva ogni volta che era indecisa.
Harry le offrì la sua spalla e lei vi si abbandonò, senza però permettere ad altre stille salate di seguire il percorso della prima. Non aveva intenzione di piangere.
“Capisco che tu volessi migliorare a Pozioni…” rifletté a voce alta il moro “Ma lui che ragioni aveva di ingegnarsi tanto per trovare una ragazza?”
“Io… non lo so…”
Non si era mai fermata a riflettere sulle ragioni che avessero spinto Draco a macchinare tutto quel piano per sedurla. Che fosse solo perché non avrebbe potuto averla in altri modi? Forse voleva semplicemente aggiungere un altro trofeo alla sua collezione.
“Non so che dirti ‘Mione… da un serpente come Malfoy ci si potrebbe aspettare di tutto.”
“Io credo che non abbia cattive intenzioni.” Azzardò lei, sorprendendosi da sola delle proprie parole.
“Lo credi o lo speri?”
“Forse tutti e due…” sospirò la bruna.
Harry la strinse a sé in un abbraccio fraterno ed altamente consolatorio che lei accettò volentieri.
Una mano grande e delicata le accarezzava i riccioli castani.
“La mia Herm…” sospirò il Cercatore “Proprio di quella Serpe dovevi andarti ad innamorare…”
Una risata amara uscì con un singhiozzo dalla gola di Hermione, seguita da una nuova lacrima.
-Oh, Santo Cielo…- pensò - È tutto così assurdo…-



[…] Je sens fondre sur moi de lourdes épouvantes
Et de noirs bataillons de fantômes épars,
Qui veulent me conduire en des routes mouvantes
Qu’un horizon sanglant ferme de toutes parts.

Avons-nous donc commis une action étrange ?
Explique, si tu peux, mon trouble et mon effroi :
Je frissonne de peur quand tu me dis : « Mon ange ! »
Et cependant je sens ma bouche aller vers toi. […]

Les fleurs du mal,  “Femmes damnés”,
C. Baudelaire
 

[…] Sento immani paure piombarmi addosso
E cupi battaglioni di larve sparsi,
Che vogliono spingermi per dirupi
Che un sanguigno orizzonte sbarra da tutte le parti.

Abbiamo dunque commesso atti strani?
Spiegami, se puoi, il mio dubbio e il mio terrore:
Io tremo di paura quando mi dici : “Angelo mio!”
Eppure sento la mia bocca andare verso di te. […]

I fiori del male, “Donne dannate”,
C. Baudelaire



………continua……….
 


§ Spazio autrice: §

Il titolo del capitolo odierno, “Maschere nude", è una raccolta di testi di Luigi Pirandello.
MmeBovary

  
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