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Autore: Lamy_    25/07/2016    2 recensioni
Astrea Monteverde ha perso tutto: la sua famiglia, la sua casa, il suo onore e un anno fa é scomparso Thomas, il suo parabatai. Un incontro fortunato permetterà alla giovane Nephilim di scavare nel mistero dietro al quale si cela la verità sul rapimento del suo migliore amico. Tradimenti, imboscate, segreti, sangue e amore segneranno per sempre la sua vita. Perché si sa, il confine tra la verità e le bugie é labile quanto un foglio di carta.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Raphael Santiago, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO QUARTO: Lisbona.
 
 
Da quando Thomas era scomparso Astrea spesso passava le serate pensando a come sarebbe stato se lui fosse al suo fianco: si sarebbero allenati, avrebbero mangiato schifezze e poi sicuramente avrebbero guardato un film. Le mancava Thomas ogni giorno di più, la runa parabatai attimo dopo attimo spariva e presto sarebbe diventata una misera e comune cicatrice. Anche quella sera, in terrazza, mentre beveva una tisana preparata da Magnus, ci pensava: sapeva che Thomas sarebbe inorridito se fosse venuto a conoscenza dei suoi rapporti con i Nascosti perchè lui credeva soltanto nella razza pura degli Shadowhunters.
"Pensi a Thomas?"
Alec si sedette accanto a lei e le tirò un leggero buffetto sul braccio, lei fece un mezzo sorriso e sospirò.
"Sì, penso sempre a lui."
Quella era una bugia perchè da quando erano tornati dall'Hotel DuMort non faceva altro che ripensare alle dita fredde di Raphael sul suo collo, al suo profumo di colonia, a quegli così scuri. Scosse il capo nel tentativo di allontanare ancora una volta quei pensieri persistenti.
"Lo troveremo, Astrea. Te lo prometto." le sussurrò Alec passandole un braccio sulle spalle come a volerla proteggere.
"Perchè oggi hai avuto quella reazione? Che ti prende?"
"E' difficile..."
"No, Alec, non è difficile. Se non si dicono le cose si finisce per perdere tutto: pensa, se Thomas mi avesse detto cosa nascondeva ora sarebbe ancora qui con me. E' facile, è sempre facile."
Il Lightwood si alzò e si sporse oltre la ringhiera, poteva vedere le persone passeggiare al chiaro di luna e il camioncino dei gelati brillare nella notte.
"Sono stato destituito dal mio incarico. Ieri sera mia madre mi ha convocato all'Istituto e il Clave mi attendeva per darmi la notizia."
"Perchè? Tu sei la persona più adatta per questo compito!"
"Mi reputano troppo coinvolto per via...di mio fratello." la voce di Alec era incrinata, bassa e profonda. Astrea lo raggiunse e lo abbracciò da dietro.
"Quando avevo quindici anni qualcuno ha appiccato un incendio all'Istituto di Lisbona, i miei genitori e mia nonna sono morti, l'edificio è stato raso al suolo e i Monteverde hanno perso la loro posizione di prestigio. Io mi sono salvata perchè ero a casa di Thomas per finire di studiare il Codice. Da allora ho vissuto prima da Thomas, poi negli ultimi due anni sono sopravvissuta per strada, rubando e facendo patti con i Nascosti della peggiore specie."
Alec si asciugò una lacrima e si girò verso di lei, la strinse forte e vide Magnus che li osservava con un forte senso di partecipazione.
"Io non sapevo che tu avessi perso la tua famiglia. Mi dispiace."
"I Mondani si dispiacciono, noi Nephilim accettiamo le conseguenze della vita e andiamo avanti."
"Siamo per metà umani, ti ricordo."
Astrea si staccò da lui e si allontanò ridacchiando, le ciglia bagnate sembravano fili d'erba impregnati di rugiada e lei non si curò di asciugarsi il viso.
"Non tutti sono completamente divini come Magnus Bane!" esclamò la voce allegra dello Stregone alle loro spalle.
"Ovviamente, Magnus!" convenne la ragazza alzando gli occhi al cielo, quanto poteva essere vanitoso quel tipo solo Raziel lo sapeva. O solo Lilith?
Magnus fece segno ad Astrea di lasciarlo solo con Alec perchè non voleva che l'ennesimo problema gravasse su di loro.
"Quindi...io vado ad infastidire Rafe, ci vediamo dopo!"
"Noi dobbiamo chiarire ancora la storia del DuMort, signorina." l'avvertì Alec con tono autoritario, ricevendo solo una linguaccia come risposta.
 
 
 
Un'ora dopo si ritrovarono nei pressi del DuMort per aspettare che il Vampiro li raggiungesse. Alec aveva portato con se quante armi possibili e aveva rimproverato Astrea e Magnus per la loro noncuranza nel presentarsi in quel posto il giorno prima.
"Ditemi che non lo sto facendo davvero." disse Raphael mentre scendeva le scale e raggiungeva il gruppo: con la sua vista sviluppata riconobbe subito Astrea, si era legata i capelli color argento in una coda, era completamente vestita di nero e impugnava una balestra. Era incuriosito da quella ragazza, si sarebbe divertito a punzecchiarla.
"Se hai intenzione di lamentarti per tutto il tempo, sappi che potrei farti stare zitto con un pugno in faccia e ti risveglieresti a Lisbona direttamente!" Astrea si avvicinò a lui e mimò un pugno per rendere meglio il concetto.
"A quel punto non ti aiuterei più, ragazzina."
"Sta attento, Santiago."
"Avete finito? Vorremmo procedere." intervenne Alec spazientito.
"Andiamo."
Magnus mosse le mani e dalle scintille azzurre si formò una parete verdastra che contrastava con il buio della notte. Alec fu il primo ad attraversarlo, poi lo Stregone, ed infine Astrea e Raphael. Sbucarono nel bel mezzo di un vicolo, erano le cinque del mattino e presto l'alba avrebbe fatto capolino e loro dovevano muoversi velocemente.
Raggiunsero in pochi minuti casa di Thomas: ora la porta era chiusa ma al suo interno era ancora come Astrea l'aveva lasciata.
"Riconosci queste tracce?" domandò Alec al Vampiro, il quale gironzolava per casa in cerca di indizi. Astrea era rimasta fuori, sulle scale, incapace di avanzare. Sentiva gli occhi pizzicare e una morsa le strinse lo stomaco, aveva la nausea.
"Tesoro, va tutto bene?" il volto di Magnus era scomposto, la sua voce era lontana e l'aria si era fatta improvvisamente troppo calda.
"Non ce la faccio..." sussurrò Astrea prima di svenire tra le braccia dello Stregone.
"Astrea!"
Alec capì che qualcosa non andava e scese di corsa la primo piano, vide la figura snella di Magnus sollevare la testa di Astrea. Pochi passi e fu da lui.
"Cosa è successo?"
"Non ha retto la situazione ed è svenuta. Tu non ti preoccupare e cerca qualunque cosa possa aiutarci, a lei ci penso io."
Raphael aveva osservato tutta la scena dalla finestra del secondo piano che dava sull'ingresso, sentì una strana sensazione di tristezza e aveva avuto la voglia di correre giù per aiutare la Nephilim, ma passò in fretta. Mentre curiosava tra le cosse di Thomas notò un quadernino blu campeggiare a terra su una pila disordinata di vestiti. Lo aprì e cominciò a sfogliarlo: nessuna pagina sembrava riportare indizi sull'oggetto misterioso, ma era emerso soltanto che Thomas fosse innamorato della sua parabatai.
"Raphael, hai trovato qualcosa?" quando Alec entrò nella stanza, Raphael fece scivolare velocemente nella tasca interna della sua giacca il diario e non disse nulla al riguardo.
"Nulla che salti all'occhio, ma credo che fosse quella l'asse al cui interno era nascosto l'oggetto del ragazzino."
Il Nascosto indicò un buco rettangolare nel pavimento ed Alec si chinò per vedere se ci fosse qualcosa. Infilò la mano e a tentoni la mosse , poi sfiorò qualcosa di duro e liscio al tatto. Tirò fuori la cosa e tra le sue mani giaceva un cofanetto di legno col coperchio aperto. Lo Shadowhunter  guardò al suo interno ma ovviamente non c'era nulla.
"Hanno lasciato solo la scatola. Credo comunque che sia un punto di partenza. Tu, come va con le tracce?"
Raphael annusò nuovamente l'aria, fece una giravolta su se stesso e digrignò i denti: i russi.
"Sono Vampiri russi, provengono proprio da Mosca. Questa Katia deve essere stata esiliata a Los Angeles altrimenti la sua presenza qui non si spiega."
"Perchè hanno rapito Thomas? Perchè infrangere ulteriormente gli Accordi?"
"Non ne ho idea, cazador."
Nel frattempo al piano di sotto Astrea, che aveva ripreso conoscenza, stava bevendo un bicchiere d'acqua che Magnus aveva magicamente fatto comparire. Scomparve con uno schiocco di dita. Alec e Raphael li raggiunsero mezz'ora dopo.
"Allora, avete trovato qualcosa?" chiese speranzosa Astrea mentre cercava di rimettersi in piedi.
"Abbiamo trovato questa scatola nel pavimento ma è vuota. La riconosci? L'hai mai vista?"
La ragazza guardò e riguardò più volte quel cofanetto, cercava di sforzare la memoria a ricordare anche solo una minima striatura; niente.
"No, non l'ho mai vista. Non credevo nemmeno che Thomas fosse il tipo che tiene un cofanetto sotto le assi del pavimento." le sue parole trasudavano risentimento e rabbia, sembrava che non si trattasse di Thomas davvero.
"Alexander, ti posso parlare un attimo...in privato?" disse Magnus, trascinando il suo compagno in soggiorno. Astrea si sentiva soffocare in quella casa, troppi ricordi e troppi segreti. Cercò di alzarsi a fatica e sentì le gambe cedere sotto il peso del suo corpo; Raphael prontamente le premette una mano sulla schiena e una sulla pancia per mantenerla, lei gli strinse il braccio e si abbandonò contro di lui.
"Non svenire, ragazzina. Potrei approfittare del tuo collo." le sussurrò il Vampiro con tono divertito, apparendo strano alle sue stesse orecchie. Astrea emise una debole risata e poggiò la fronte sul tessuto scivoloso della giacca di lui, poi si sentì sollevare e capì che Raphael l'aveva presa in braccio; sorrise e chiuse gli occhi.
Quando Magnus e Alec tornarono da loro rimasero stupiti nel vedere con quanta dolcezza Raphael teneva Astrea, aveva le labbra piegate in un mezzo sorriso e sembrava non essersi accorto dei due spettatori. Il Cacciatore tossì beccandosi una gomitata dallo Stregone per aver interrotto quel momento. Infatti il Vampiro lasciò il corpo inerme della ragazza ad Alec e si allontanò dall'abitazione.
"E' ora di tornare a casa, Raphael potrebbe arrostire e noi potremmo finire nei guai." disse Alec, sistemando meglio Astrea tra le sue braccia, e si avviò verso l'uscita con al seguito Magnus.
"Tu non mi hai mai tenuto in braccio così, Alexander." esordì Magnus con voce sdegnata e viso offeso.
"Non posso prenderti in braccio, Magnus. Ti prego, sii ragionevole!"
"Hai ragione, devo essere ragionevole: per questo stanotte dormirai, sempre se riusciamo a prendere sonno, sul divano."
 
 
 
Quando Astra si svegliò era ormai pieno giorno. Si mise seduta e in un attimo le immagini della notte precedente le balenarono in mente: Lisbona, casa di Thomas, le braccia di Raphael che la tenevano stretta, il cofanetto. Decise che era meglio alzarsi, così andò in cucina per fare colazione e vi trovò Magnus, che leggeva sdraiato sul divano.
"Buongiorno, Magnus."
"Oh buongiorno, cara. Come ti senti?"
"Meglio, grazie. Dovrò allenarmi duramente se voglio aiutare Thomas."
Lo Stregone abbandonò il libro e si sedette accanto a lei in cucina, la osservò minuziosamente mentre mandava giù un bicchiere di succo di arancia.
"Che c'è?" disse Astrea voltandosi verso di lui con le sopracciglia sollevate e le labbra arricciate.
"Tra te e il Vampiro cosa c'è?"
"Magnus! Ma sono domande da fare? Tra me e Raphael non c'è nulla, abbiamo solo collaborato per un breve periodo. Nulla di più."
"Tu non hai idea di come ti stringeva e del sorrisino da ebete che aveva stampato su quella pallida faccia. Mai visto così."
"Smettila. Anzi, dovrei ringraziarlo per non avermi fatta cadere."
Magnus rise e i suoi occhi si accesero di malizia.
"Oh certo, dovresti proprio andare da lui!"
Astrea non replicò, si diresse in bagno mentre borbottava qualche cosa contro Magnus. Dopo una doccia calda, indossò un pantalone grigio ed una maglia a maniche lunghe nera, si legò i capelli in una treccia e lasciò l'appartamento. Mentre camminava tra i Mondani, invisibile e solitaria, si domandava perchè mai Thomas le avesse nascosto quella scatola e cosa potesse contenere. Più ci pensava e più le sembrava assurdo. A volte non credeva che si trattasse del suo Thomas, oppure fingeva che lui fosse ancora la vittima. A quel punto tutto era confuso e lei non ci stava capendo più nulla. Attraverso delle viuzze che Alec le aveva mostrato arrivò in poco tempo al DuMort. L'edificio troneggiava in mezzo al cielo azzurro, la sua aria derelitta scompariva ad una vista più attenta e l'insegna adesso faceva sorridere la ragazza. Nella hall non c'era nessuno, così Astrea salì le scale che portavano da Raphael. Era agitata all'idea di rivederlo e si preoccupava di come potesse apparire con quei capelli e con quegli abiti. Allontanò quegli inutili preoccupazioni e ricordò a se stessa di essere lì solo per ringraziarlo.
"Sento il tuo sangue, ragazzina." sussurrò una voce suadente alle sue spalle, sapeva che era lui. Sorrise inconsapevolmente e si voltò verso di lui: indossava dei pantaloni neri stretti e una maglia blu con lo scollo a 'v'. E' bellissimo, pensò la Nephilim.
"Vieni con me prima che qualcuno dei miei ti scambi per il pranzo." disse lui mentre con passo deciso la guidava nel suo ufficio. Chiuse la porta alle loro spalle e si avvicinò al piano bar da cui prese un bicchiere e vi versò un liquido rosso: sangue. Raphael portò il bicchiere alla bocca ma poi lo lasciò sul tavolo per non turbare Astrea, che lo aveva fissato quasi spaventata.
"Perdonami, non era mia intenzione disgustarti." la sua voce era dolce e il suo imbarazzo era palpabile, cosa che fece scaldare il cuore alla ragazza.
"Non ho nulla da perdonarti. E non mi hai disgustata, solo che...non sono abituata. Non ho mai visto un Vampiro bere sangue." confessò Astrea torturandosi le mani. Raphael si sedette su una poltrona color oro e le fece segno di accomodarsi, lei lo fece.
"Cosa ti porta qui?"
Astrea lo guardò e improvvisamente dimenticò tutto quello che voleva dirgli, come se il suo cervello fosse stato svuotato. Ad ogni movimento i muscoli di Raphael si tendevano, le vene sulle mani si gonfiavano e segnavano la sua pelle chiara, il petto non si gonfiava eppure lei non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo corpo. Le pareva un Adone.
"Ehm...io...sì, sono qui per ringraziarti. So che i Nascosti non adorano gli Shadowhunters e tu ti sei esposto molto. Grazie."
Ora era Raphael a guardarla: aveva un colore di capelli insolito, un paio di grandi occhi castani che teneva sempre bassi e un sorriso raggiante. Emanava tanta forza ma anche tanta sofferenza, così piccola e sola su quella poltrona. Per un attimo gli sembrò che il suo cuore stesse battendo ma, no, non era possibile, era solo un riflesso.
"Prego. E se ora non ti dispiace, avrei degli affari da sbrigare."
"Quanti anni hai, Raphael?" gli chiese di getto Astrea, mentre si avvicinavano alla porta.
"Settanta."
"Non mi interessa quanti anni ha il Vampiro, voglio sapere quanti anni hai tu."
Erano a pochi centimetri di distanza ed era forte l'odore di sangue di lui mescolato a quello alla lavanda di lei: due mondi, due razze che si incontravano. Raphael piantò gli occhi in quelli della Shadowhunter e sorrise mostrando, questa volta, solo i denti.
"Venti. Io ho venti anni."
Astrea gli batté una mano sulla spalla con un'espressione compiaciuta sul viso.
"Io ho diciotto anni, intendo Astrea."
"E la Shadowhunter quanti ne ha?"
La ragazza rifletté e capì subito di aver fatto una gaffe, si grattò il collo e rise nervosamente.
"Ehm...ha diciotto anni anche lei."
"Non lo avrei mai detto!"
"Ora è meglio che vada, tu hai da fare ed io devo allenarmi."
Adesso erano vicinissimi, un solo passo e le loro labbra si sarebbero incontrate. Gli occhi di Raphael indugiarono sulle sue labbra e le sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, poi abbassò la testa e si allontanò aprendole la porta. Astrea si riprese dallo stato di trance e varcò la soglia dell'ufficio, si voltò un'ultima volta e agitò la mano.
"Ciao, Raphael. Alla prossima!"
Alla prossima?, pensò Raphael.
 
 
 
"Perchè ci vuole così tanto tempo?"
"Astrea, calmati. Vedrai che presto torna qui, e magari con una buona notizia."
Quando Astrea era tornata a casa aveva trovato Alec che giocava con i bambini e Magnus era chiuso nel suo studio per esaminare il cofanetto trovato a casa di Thomas. La Nephilim era impaziente di conoscere gli esiti, belli o brutti che fossero. Più scavava in quel mistero, più penetrava nei segreti del suo parabatai e più pensava di non averlo mai conosciuto veramente.
"Come è andata al DuMort? So che hai fatto visita a Raphael." esordì Alec, poggiandosi allo schienale del divano per vederla meglio.
Stavamo per baciarci, ma sono dettagli!
"L'ho soltanto ringraziato. In questi mesi ho capito come prendere i Vampiri e so che amano essere elogiati."
I passi dello Stregone risuonarono dal corridoio e si fecero più vicini man mano che avanzava. Non appena mise piede in salotto, Astrea si mise sull'attenti.
"Allora? Cosa hai scoperto?"
"Bambini, andate in cucina e iniziate ad apparecchiare per la cena." ordinò dolcemente Magnus ai bambini, che scattarono ubbidienti, e poi si mise seduto tra Alec e Astrea. Poggiò il cofanetto sul tavolino in modo che potesse essere sotto la vista di tutti e tre.
"Ho notato che al suo interno c'erano dei granelli che non somigliavano nè alla resina del legno nè alla polvere magica, perciò ho fatto qualche ricerca. Tenetevi forte: al suo interno erano contenute scaglie di rubino."
"Scaglie di rubino? Thomas nascondeva gioielli?" domandò Astrea con le sopracciglia corrugate, spostando lo sguardo su Alec,  che alzò le spalle e scosse la testa perchè nemmeno lui aveva idea di cosa si trattasse.
"No, stupidina! Le scaglie di rubino venivano utilizzate dai Vampiri nel '300 per trasformare una grande quantità di mondani in soggiogati."
"Non ti seguo, Magnus."
Lo Stregone si alzò e prese a camminare avanti e indietro. Astrea si sistemò meglio sul divano e cercò di concentrarsi il più possibile.
"Ve lo spiego così: nel '300 e in una buona parte del '400 era difficile trovare vittime da soggiogare, così i Vampiri dell'Oriente inventarono una formula: gocce del proprio sangue mescolate con scaglie di rubino. Facevano bere ai mondani la miscela e questi si trasformavano. Questo intruglio dà la possibilità ai Vampiri di creare molti più soggiogati di quanti ne renderebbero con i loro canini. Diciamo che velocizza ed estende il processo, rendendolo permanente dopo circa...centocinque giorni."
Astrea si portò una mano sulla bocca, aveva le lacrime agli occhi e sentiva un'onda di terrore occupare il suo cuore.
"Stai dicendo che Thomas nascondeva una potente arma per i Vampiri?" intervenne Alec, scioccato e accigliato.
"Esatto, Alexander. E posso anche dirti con certezza che i Vampiri ora sono in possesso delle scaglie."
"Stanno progettando un esercito di soggiogati." sussurrò Astrea ma le sue parole furono ascoltate e purtroppo Magnus annuì; il peggio doveva ancora arrivare.
 
 
 
Salve a tutti! :)
Ecco che il mistero comincia a farsi più chiaro.
Chissà quanti altri segreti nasconde Thomas.
Fatemi sapere che ne pensate.
Alla prossima.
Un bacio.
 
Ps. Perdonate eventuali errori di battitura.
 

 
  
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