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Autore: Mrs Montgomery    26/07/2016    1 recensioni
Grace King era al suo ultimo anno di liceo. D’animo allegro e tranquillo, era restia all'amore, non lo voleva cercare né tantomeno trovare.
Lucas Turner si era appena trasferito da Chicago, stufo delle continue liti con i genitori e al turbolento rapporto con loro.
I due coetanei si incontrarono una sera d’estate scoprendo di essere vicini di casa. Ciò non imponeva nessuna situazione comune, se non quella di essere compagni di qualche corso a scuola, inoltre entrambi volevano solamente passare un anno tranquillo.
Grace era appena uscita da una disastrosa relazione e Lucas non desiderava impicci.
Nessuno dei due era in cerca di tenerezza o passione, ma al cuore non si potè comandare e, quando i sentimenti si incontrarono, non poterono far altro che unirsi per formare l'emozione più bella.
La loro storia verrà ostacolata e dovranno prendere delle decisioni che li porteranno a separarsi.
Lucas e Grace riusciranno a ritrovarsi solamente mostrando una forte tenacia e coraggio per superare ogni ostacolo.
Solo così potranno essere liberi.
Liberi di vivere.
Liberi di amarsi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Trailer di Inaspettato Amore



All'alba del nuovo mondo



 

Il bar di Jim pullulava di gente.
La maggior parte erano studenti del liceo o dell'università che si divertivano sfidandosi a gare alcoliche, a biliardo o freccette. I più tranquilli assistevano alla partita di football oppure stavano semplicemente seduti ad un tavolo scambiandosi qualche chiacchiera. Solitamente serate del genere si verificavano durante il week-end, ma con l’inizio dell’estate e la fine della scuola, tutto ciò avveniva ogni sera. Gli affari del buon Jim non potevano che andar meglio, anche se il suo miglior barista era stato arrestato con l’accusa di omicidio. Questo particolare non danneggiò i suoi affari, in molti evitavano di parlare di ciò che stava accadendo. Quando si entrava nel bar di Jim, specialmente dopo il tramonto, non si pensava ad altro se non al divertimento!
Il solito fracasso, le solite compagnie e il solito spasso frizzante!
Eppure c’era una persona che non riuscì proprio a trovare alcuno svago.
Natalie era seduta da più di mezz’ora al suo tavolo, cha stava in fondo alla grande sala. Con il gomito sul tavolo e la testa appoggiata sul palmo della mano, preferiva osservare gli altri divertirsi piuttosto che unirsi a loro.
«Donzella del mio cuore, perché non ci raggiungi donandoci il tuo grande ardore?» domandò Sebastian, avvicinandosi a lei con il suo più smagliante sorriso. Ma la ragazza era talmente di pessimo umore che nemmeno la sua classica ironia riuscì a distrarla.
Sebastian spense il suo sorriso, intuendo che il suo pessimo umore era legato a qualcosa di serio e si sedette accanto.
«Che cosa c’è che non va?»
«È solo che… non capisco come tutto possa cambiare dalla sera alla mattina e viceversa.»
«La morte di David ha sconvolto tutti, lo so…»
Natalie si voltò di scatto verso di lui con la fronte piena di rughe da quanto suscettibile sull’argomento. «Non parlo affatto di David. È Grace che… - sospirò scuotendo il capo - Mi pare impossibile che se ne sia andata dopo ciò che abbiamo affrontato per portare ad Atlanta i genitori di Lucas. Solo tu lo sai quanto abbiamo rischiato, anzi quanto Grace ha rischiato! Neanche il tempo di rivedere i signori Turner che se ne è andata. Come ha potuto?»
Sebastian non sapeva bene cosa risponderle. Preferiva non tirar fuori l’argomento e trattarlo, ma dato che era successo sarebbe stato sincero come sempre.
«Natalie, non la voglio difendere, però magari aveva solo bisogno di prendersi una pausa da tutto questo gran casino. La situazione è anormale sotto tutti i punti di vista. Con l’età che abbiamo dovrebbe esserci vietato di finire in queste cose.»
«Hai ragione, però ci siamo dentro. Tutti quanti. Ognuno ha fatto la sua parte quella notte e ora dobbiamo risponderne. Lucas è quello con l’acqua alla gola e Grace non l’aveva tanto più bassa.»
Sebastian corrugò la fronte e indurì lo sguardo, sperando di aver frainteso. «Credi che uno di loro sia colpevole? Perché, sai, le tue parole fanno presagire proprio questo!»
«No!» esclamò Natalie sgranando gli occhi. «Certo che no! Non intendevo dire questo! E poi sai che sono una dei pochi che sostiene Lucas, ed è tutto dire visto che la persona con cui sto è di tutt’altra op-»
«Allora stai attenta» disse Sebastian pronunciando chiaramente quelle parole. «Potresti essere chiamata a testimoniare e se ti fai prendere troppo dalle emozioni, potresti incriminare una persona innocente.»
«Tu credi che Lucas sia innocente?»
«Sì. Mi ci giocherei una mano che lo è. È come nei film, il primo sospettato non è mai il colpevole. Bisognerebbe essere più introspettivi e guardare affondo alla storia.»
Natalie sospirò pesantemente, sapere chi fosse il colpevole rientrava al secondo posto nella lista dei pensieri importanti. Lei voleva lì la sua migliore amica e non per aver personalmente il suo sostegno morale. La presenza di Grace era d’aiuto a Lucas, che sicuramente non se la stava passando bene al penitenziario.
«Sembrava che tutto stesse andando per il verso giusto e poi quella zucca buca decide di andarsene!» sbottò tirando un pugno al tavolo.
«Zucca buca» ripetè Sebastian provando a trattenersi dal ridere.
«Non è divertente» lo riprese subito Natalie. «Io proprio non so che pesci prendere con Grace. Le voglio bene e starei sempre dalla sua parte, ma qui ha sbagliato totalmente! Vorrei non giudicarla, lo vorrei veramente.»
«Lei che cosa ti ha detto esattamente?»
«Che la situazione iniziava a metterla troppo sotto stress, che voleva bene a Lucas e non si è pentita del viaggio a Chicago, però che non aveva alcun ruolo in questa storia e che doveva cambiare aria.»
«E tu le hai creduto?»
«Sì, Grace non mi mentirebbe mai. Mi è persino venuto il dubbio, anzi che siano stati i suoi genitori a spingerla ad andare dai nonni. L’hanno plagiata così tanto, utilizzando la sua vulnerabilità che alla fine l’hanno convinta.»
«Quindi credi che se ne sia andata?»
«Certamente» esclamò Natalie pensando che l’amico fosse proprio duro d’orecchi. «Si pentirà di questa decisione e sono sicura che tornerà, solo spero non lo farà quando sarà troppo tardi.»
«Magari è una strategia per darla a bere ai suoi genitori e sta pensando a qualcosa per aiutare Lucas» ipotizzò Sebastian provando a pensare tutte.
In effetti stava considerando un po’ strana la partenza di Grace. Conoscendo tutto ciò che aveva superato per Lucas e con Lucas, gli pareva troppo strano che l’avesse abbandonato da un giorno all'altro. Certo, considerava che la situazione era la peggiore di tutte, ma con tutto quello che era successo, bastava solamente avere più pazienza.
Inoltre avrebbe potuto ricevere l’aperto sostegno di Natalie e anche quello di Sebastian. Non sarebbe stata sola.
La partenza di Grace non lasciò l’amaro in bocca solo a Natalie, ma anche a Sebastian seppur preferiva tacere. Il ragazzo l’aveva sempre considerata una forte tempesta già di suo, ma con un buon motivo per combattere poteva trasformarsi in qualcosa di ancora più forte. Grace non era una persona che si lasciava mettere i piedi in testa e non permetteva a nessuno di decidere per lei. Forse Sebastian l’aveva sopravvalutata e non era stata forte abbastanza per sopportare il processo, con annesse difficoltà.
«Non trovi strano che avendo trovato il corpo di David, dopo Lucas, non sia stata chiamata a testimoniare? Secondo te come ha fatto a rimanere fuori dal processo?» chiese Natalie.
«Il suo patrigno ha forti conoscenze al distretto di polizia. Sicuramente ha trovato un modo per circuire la questione.»
Natalie sembrò trovarsi d’accordo con il suo pensiero. In ogni caso non riuscì ad aggiungere altro, siccome il resto della loro compagnia li raggiunse al tavolo e preferirono cambiare argomento.
Trovarono molto più rilassante discutere sui nuovi acquisti di Kelly, al posto dei colpi di testa di Grace, ed era tutto dire. Per fortuna Zeke e Tom portarono la conversazione su un argomento che interessava tutti. L’allegro gruppo parlò dei propri progetti estivi: c’era chi avrebbe lavorato, chi si sarebbe dato alla pazzia gioia, chi sarebbe andato in vacanza in qualche isola tropicale. Parlarono per molto, eppure l’ombra dell’elemento mancante della compagnia non faceva altro che attendere di essere riportato alla luce.
«Che stupido! Me lo stavo completamente dimenticando!» esclamò Ted, nel bel mezzo della conversazione. L’attenzione di tutti era su di lui, mentre frugava nella tasca interna della giacca. «È arrivata stamattina ed è per tutti voi!»
I giovani attorno al tavolo si sporsero per osservare la cartolina che Ted aveva poggiato sul tavolo. Proveniva dall’Alabama e c’era allegata una foto di Grace che se ne stava spaparanzata su un lettino a prendere il sole, sorridente come non mai e con un cocktail in mano.
Natalie rimase visibilmente infastidita da quella foto, la riteneva uno scherzo di pessimo gusto. Sperava che lo fosse, perché vederla così mentre Lucas se ne stava in un posto completamente differente, con un umore completamente differente, era veramente pessimo.


 

Qui fa veramente molto caldo.
L’ideale per fare una grigliata e festa in piscina.
Qui i nonni non ne hanno una, che peccato!
Per fortuna Tom mi ha insegnato a fare qualche cocktail con tanto ghiaccio… alla salute!
Mi mancate tanto!
Tanti baci,
-Grace!



«Ehi! Secondo voi possiamo chiederle di raggiungerla?» domandò Kevin con la sua solita vena di far festa.
«Sì!» urlò entusiasta Tom, dandogli corda. «Sarebbe fighissimo! Potremmo farci una mini-vacanza. Come ai vecchi tempi!»
Sebastian scosse il capo. «Io passo, ma se voi volete andare…»
«Direi che possiamo anche fare a meno di te» commentò Kelly, prima di rivolgersi agli altri. «Ho sentito dire che le estati dell’Alabama sono tra le più calde degli Stati Uniti. Scommetto che la nostra abbronzatura sarà da far invidia. Una visitina a Grace potremmo inserirla fra tutti i nostri programmi.»
«E da quando ti importa di andare a far visita a Grace? Non la detestavi?» cominciò Natalie. Era stufa marcia di quel suo comportamento così superficiale e falso.
Kelly voltò lentamente il capo verso di lei e sorrise. «Io non ho mai detto di detestare Grace. Ho solo…»
«No, infatti hai solo cercato di mettere zizzania tra lei e Lucas per un piacere personale. E devo forse nominare le volte in cui hai tentato di metterla in difficoltà nel corso dell’anno? Senza riuscita, aggiungerei.» Natalie ricambiò quel sorriso falso come le scarpe della sua avversaria. Era pronta a quello scontro fra gatte e non si sarebbe tirata indietro, nemmeno con l’intervento di Ted che già le stava lanciando non poche occhiate. «Sarei davvero curiosa di ascoltare la storia in cui tu e Grace tornate ad essere amiche, ma dubito che sia mai accaduta.»
«Io e Grace non siamo tornate amiche, perché non abbiamo mai smesso di esserlo.»
«E dello schiaffo che ti ha tirato a Dicembre? Te lo sei scordata?»
«Non me lo sono scordata. Ho preferito fare ammenda sul mio comportamento e nonostante io sia contro ogni tipo di violenza, direi che posso perdonarle quello scatto d’ira. Del resto sappiamo che Grace si lascia troppo trasportare dalle emozioni.»
«In effetti dovrebbe stare attenta a questo suo lato caratteriale. Potrebbe causarle seri problemi, se non gliene ha già causati» commentò Zeke fissando intensamente il suo boccale di birra.
Natalie inarcò un sopracciglio e decise di ignorarlo, tornando invece a guardare Kelly. «Dovrei veramente credere che tu l’abbia perdonata? Come dovrei anche credere che la volevi lontana da Lucas per proteggerla?»
Kelly rimase impassibile e con gli occhietti vispi rivolti alla ragazza. «È la verità, ma sei libera di non credermi.»
«Infatti è così» rispose duramente Natalie.
Ted l’afferrò per un gomito. «Ehi, ora smettila! Stai veramente esagerando.»
Sapeva bene che era nervosa per la partenza di Grace e lo comprendeva, ma si stava anche facendo trasportare dall’antipatia che da sempre provava per Kelly e questo non poteva tollerarlo. L’astio che da sempre c’era tra le due non rendeva Natalie lucida e la portava a lanciare accuse a vuoto. Spesso Ted faceva finta di niente per il quieto vivere, però iniziava ad averne abbastanza, soprattutto perché Kelly non aveva mai detto niente di male sulle sue amiche.
«Che tu ci creda o no, voglio bene a Grace e ho solo cercato di proteggerla» affermò Kelly riprendendo il discorso. Posò le mani sul piano del tavolo e si sporse verso Natalie, guardandola dritta negli occhi. «Credi che mi abbia fatto piacere frequentare quel viscido di Rylan? Ovviamente no, ma volevo scoprirne di più su Lucas e quando ho scoperto quelle brutte cose non potevo proprio starmene in silenzio. Ho dovuto parlarne con Ted perché solo con lui potevo confidarmi. Tu mi detesti, Sebastian è il miglior amico di Lucas e avendo avuto dei contrasti con Grace temevo che non mi avrebbe creduta.»
«E tu vuoi veramente che io ti creda?» Natalie era fredda e impassibile.
«Sì, lo vorrei tanto. Capiresti che non sono così mostruosa come pensi» sussurrò Kelly sull’orlo delle lacrime.
Sembrava molto sofferente di fronte alla barricata di cemento immaginaria che Natalie aveva instaurato tra loro. Abbassò il capo e si portò una mano alla bocca per soffocare il singhiozzi, poi si scusò e disse che sarebbe andata in bagno.
Natalie alzò gli occhi al cielo e si lasciò andare contro lo schienale della sedia.
«Lo sai che sei stata veramente stronza» le disse Ted con sguardo di ghiaccio.
«Non iniziare a difenderla. Sarebbe veramente un pessimo modo per chiudere questo schifo di serata» replicò la ragazza, stanca dei soliti drammi. Non sarebbero state quattro lacrime da coccodrillo a farla cedere. «Vuoi andare a consolarla? Prego! Va’ pure e fa il tuo dovere di cavalier servente, come sempre!»
«Non serve. Vado io» disse Zeke, alzandosi e abbandonando di fretta il tavolo.
«Io vado a pagare il conto» aggiunse Tom, volendo togliersi tutta quella tensione di dosso.
Sebastian sbuffò e si alzò a sua volta, infilandosi la giacca di pelle nera. «Io me ne vado a casa. Ne ho già sentite tante per stasera.»
Era chiaro che volevano far rimanere da soli la coppia di amici, i quali avevano un serio bisogno di parlare.
Lei però parve non essere minimamente intenzionata ad affrontare l’argomento, sapeva che sarebbero andati a parare allo stesso punto. Si stupiva dell’intelligenza di Ted che continuava a volerne discutere. Non si rendeva conto che era solo una perdita di tempo?
«Senti…» iniziò calmo lui, dopo aver preso un lungo respiro «capisco tutto, lo capisco veramente. Grace è lontana e questo ti rende suscettibile, ma ti chiedo di non discutere più con Kelly. Non capisci che destabilizza l’armonia del gruppo?»
«Ah! Comincia lei e sarei io a destabilizzare l’armonia del gruppo?» sbottò ironicamente Natalie, impegnata a spezzettare il suo tovagliolo di carta.
«Beh… oggi hai iniziato te.»
«Con tutte le volte che ha iniziato lei, direi che puoi anche chiudere un occhio. Accendi il tuo acume, quando dici che ho cominciato, mi sgridi. Quando è lei, invece, usi la scusa dello stress! Non sarà che sei ancora preso da Kelly?»
«C-che cosa?!» esclamò Ted con gli occhi sbarrati. «Wo, wo, wo, frena! Io sto con te, lo ricordi? O in mezzo a tutto il tuo accanimento per Kelly, te lo sei scordata?»
«Io lo ricordo benissimo, sei tu quello con poca memoria!» replicò Natalie voltandosi di scatto verso di lui.
Lo pensava davvero. La paura di una loro possibile rottura o dell’intromissione di Kelly era visibile nel suo sguardo. In quel momento Ted capì che aveva sbagliato, o meglio, lui continuava a credere nella buona fede di Kelly, ma forse aveva calcato troppo la mano nel vederla in pace con Natalie. Così facendo le aveva veramente fatto credere che era tornato a pensare alla ragazza a cui era stato dietro per tanto tempo.
Ted non aveva dubbi che in quel momento il suo cuore batteva solo per Natalie, esattamente come quando frequentavano le scuole medie. Kelly era solamente una sua buona amica, come del resto lo era stata durante gli anni del liceo. Lui si era preso una sbandata, ma non era stata nient’altro che una cotta adolescenziale. Di Natalie era innamorato, avrebbe scelto lei e solo lei.
«Mi dispiace» sospirò il ragazzo, ammettendo a sé stesso l’errore commesso. «Io desideravo solamente che andassimo tutti d’accordo e… e non voglio che tu pensi che ho ancora in testa Kelly, perché non è così! Non lo è affatto! Lei era la mia Vronskij e tu il mio Levin. Come Kitty, solo alla fine ho capito che eri tu la scelta giusta e continuo a pensarlo.»
Un sorriso intenerito si impossesso delle labbra di Natalie. Nel suo romanticismo un po’ stravagante, Ted le stava dando la dimostrazione che lei da tanto aspettava. Non aveva mai preteso fiumi di regali o il tappeto rosso. Quelle parole possedevano un significato molto più profondo di quello che sembrassero.
Natalie allungò una mano sul viso del ragazzo e, guardandolo con sguardo dolce, gli carezzò una guancia. Osservò quel faccino da eterno bambino ingenuo, incapace di mentire e di voler del male a qualcuno. Ted chiuse gli occhi e tirò un sospiro di sollievo; non l’aveva persa. Quei pochi minuti di terrore assoluto, gli avevano fatto comprendere quanto Natalie fosse importante per lui e non solo come amica. Stavano insieme e al contempo conservarono quel rapporto d’amicizia speciale che per anni costruirono. Poteva esserci qualcosa di meglio?
Le prese la mano e incastrò le loro dita, poi l’attirò a sé per abbracciarla e le stampò un bacio sulla fronte.
«Basta litigare. Questo non sarà il nostro ultimo abbraccio.»
«No, non lo sarà» disse Natalie alzando i grandi occhi verdi su di lui e accennando ad un sorriso. «Torniamo a casa e facciamo in modo che questa serata finisca bene?»
Ted rizzò le orecchie e mostrò un largo sorriso. «E allora cosa ci facciamo ancora qua seduti?»
In un lampo si alzò dal tavolo, raccattò le giacche a la borsa e prese per mano Natalie correndo verso la casa per pagare il loro conto. Lasciò inconsapevolmente una mancia di dieci dollari al cameriere dalla fretta che aveva. I due corsero fuori e senza accorgersene andarono a sbattere contro una povera malcapitata.
Nonostante avessero una certa fretta di arrivare a casa, Ted e Natalie usarono il buon senso e si fermarono ad aiutare la giovane ragazza che assalirono, non prima di essersi scusati per la decima volta. La sconosciuta non sembrò essersela presa, capì che non l’avevano fatto apposta e apprezzò il loro aiuto.
«Ehi! Ma questa è una tessera della biblioteca della Emory University!» esclamò Ted raccogliendola da terra.
«Oh, ehm… sì. Ora che ci penso, a settembre mi toccherà rinnovarla.»
«T-tu sei una studentessa della Emory?» La ragazza annuì, rialzandosi da terra dopo che tutti i suoi effetti personali tornarono all’interno della borsa. «Io ho inviato la domanda d’iscrizione e qualche settimana fa mi hanno risposto positivamente. A settembre sarò dei vostri!»
«Veramente fantastico!» esclamò quella ragazza dai lunghi capelli neri come la pece. Saltavano subito all’occhio per la loro lunghezza e li teneva liberi, con una folata di vento sarebbero somigliati a quelli di Pocahontas. Ad osservarla bene ne aveva tutto l’aspetto. Era molto alta, pelle olivastra e gli occhi scuri dal taglio affilato.
«E qual è il tuo nome?» domandò lei mostrando loro un sorriso affascinante, contornato dal vivido rossetto rosso.
«Ted… ehm… Theodore Reed, piacere» rispose allungando una mano che venne stretta subito. Una stretta molto forte.
«Io sono Mercedes, Mercedes Sanchez.»
«Oh e lei è la mia ragazza, Natalie» s’affettò a presentarla Ted, cingendole le spalle. «La mia bella andrà a Yale. Diverrà il miglior avvocato della costa est.»
Mercedes non smise di sorridere neanche per un secondo e spostò lo sguardo da Ted a Natalie. Pareva interessata, li stava studiando con attenzione. Poche occhiate le bastarono per capire com’erano e come dovevano essere trattati.
«Scrittore e avvocato, una coppia deliziosa. E scommetto anche che prima di mettervi insieme eravate migliori amici.»
Sia Ted sia Natalie, che non si faceva impressionare facilmente, rimasero sbalorditi dalla sua deduzione. Un brivido li percorse entrambe mentre osservavano quel sorriso che stava diventando parecchio inquietante. Sembrava tanto come una bambola maledetta, pronta a prendersi gioco di loro.
Mercedes ridacchiò gustandosi le loro buffe espressioni. «Rilassatevi, non sono una strega. Sono stati piccoli dettagli e il mio studio sulla psicologia a tradirvi. Imparerai anche tu Ted. Per capire meglio il personaggio di un libro, non c’è nient’altro da fare che scoprirne la psiche.»
Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo, sapendo che non si trattava di una serial killer. Ne aveva tutto l’aspetto, sembrava tanto una Eva Kent solo dai tratti mediterranei.
«Sì, ho sentito parlare di questo metodo. Sembra interessante» asserì Ted.
«Lo è, credimi. In un certo senso è utile anche nella vita reale» affermò Mercedes inclinando il capo. Pareva stesse meditando a qualcosa. «Starei qui a chiacchierare con voi ancora, ma alcuni miei amici mi stanno aspettando. Ci vediamo in giro!» li salutò con un cenno di mano prima di proseguire lungo il marciapiede e scomparire nella notte.
«Che… ragazza!» esclamò Natalie, rimanendo palesemente colpita. Non aveva capito ancora se in senso buono o cattivo, però si sarebbe ricordata di Mercedes e di quel suo gran sorriso. «Mi auguro che non siano tutte così le ragazze della Emory.»
«Non fare la gelosa» Ted ridacchiò stringendola a sé e iniziando a incamminarsi verso casa. «Nel mio cuore e nella mia testa c’è unicamente una grandissima rompiscatole, che amo con tutta l’anima.»
Natalie lo afferrò per il bavero della camicia e ammiccò ad un sorriso malizioso. «E questa grandissima rompiscatole ti ama più di sé stessa» sussurrò prima di baciarlo ripetutamente e con più passione.
La conclusione di quella sera si rivelò nettamente migliore a come era cominciata.
Loro sapevano veramente godersi i momenti felici, non se ne lasciarono più scappare neanche uno, soprattutto perché avevano capito che le loro vite potevano cambiare da un momento all’altro. Natalie non ne parlava, non con Ted perlomeno, ma pensava spesso alla sorte di Lucas. Lei lo credeva innocente.
Nonostante non avessero mai stretto una grande amicizia, assistette a tutte le sue udienze, nella speranza che la situazione migliorasse, e si rallegrava quando Sebastian le dava buone notizie. Ad esempio, pochi giorni dopo la serata da Jim, l’amico le disse che il suo avvocato era stato cambiato e, al posto di quell’incompetente di prima, c'era l’avvocato della famiglia Turner.
Natalie sperava che provasse al più presto la sua innocenza. Si era persino messa a disposizione della difesa, nel caso servisse una testimonianza e quella sua gentile offerta venne accettata nel giro di pochi giorni. Durante un’udienza venne chiamata al banco dei testimoni.
Come da protocollo, Natalie dovette prestare giuramento di fronte alla giuria, agli avvocati, al giudice e a tutti i presenti in aula, dopodichè il suo interrogatorio cominciò.
«Ci dica… signorina Fisher, da quanto tempo conosce l’imputato?» chiese l’avvocato della difesa.
«Ha iniziato a far parte del mio gruppo di amici dallo scorso ottobre.»
«E che impressione ha avuto su di lui?»
Natalie abbassò gli occhi su Lucas, lo vedeva così indifeso che non riuscì a non provare compassione. «Una buona impressione. Decisamente una buona. Frequentavamo insieme qualche corso a scuola e in classe era molto tranquillo, non che fuori fosse tanto diverso. Lucas è un ragazzo riservato, sì insomma… uno che si fa gli affari suoi e non crea problemi.»
«Può specificare cosa intende con “uno che non crea problemi”?»
«Certamente! Intendo dire che è una persona che non si impiccia mai delle questioni altrui, non litiga…»
«Obiezione vostro onore!» gridò il Procuratore Distrettuale alzandosi in piedi. «Nella precedente udienza, un testimone ha narrato dell’accesa discussione tra l’imputato e la vittima, accaduta la notte dell’omicidio. Quindi questo contraddice ciò che la signorina Fisher ha appena affermato.»
«Accolta!» sentenziò il giudice.
Sul volto del Procuratore comparì un ghigno trionfale. L’avvocato difensore fece cenno a Natalie che non c’era problema; lei era già pronta ad andare nel panico. Tom aveva avuto ragione, stare al banco dei testimoni metteva tanta pressione addosso e ci voleva una bella tenacia a star calmi.
«Signorina Fisher, lei è al corrente della discussione appena nominata?»
«Solo per sentito dire. Personalmente non ho mai visto Lucas litigare con qualcuno. Non l’ho mai visto nemmeno alzare la voce con uno dei nostri amici dopo una lunga giornata di lavoro» aggiunse Natalie dicendo la verità.
Lo voleva aiutare in tutti i modi, ma non avrebbe mentito e infatti stava ripercorrendo mentalmente tutti i momenti passati insieme in cui era apparso un po’ nervoso. Dopo una mattinata piena di test a scuola e la serata passata a servire alcolici agli sfegatati del football, Natalie sfidava chiunque a non essere un minimo irritabili. E invece Lucas non aveva mai sbottato, piuttosto prendeva le sue cose e andava a casa con la scusa di essere stanco.
«Posso fare una domanda, Vostro Onore?» riprese ad attaccare l’avvocato dell’accusa.
Quell’uomo possedeva una voce veramente irritante. Con il forte odore di dopobarba, un’ampia stempiatura e il naso a tucano, Natalie non se lo sarebbe mai potuto dimenticare. Si domandò se, una volta diventata avvocatessa, il Procuratore Distrettuale
Mr. Arold Stampier - questo era il suo nome - sarebbe stato un suo avversario in aula. La ragazza si immedesimò già nel ruolo ed era pronta a disarcionare le sue domande a trabocchetto.
«Signorina Fisher, lei ha detto di non aver mai visto il signor Turner comportarsi in maniera violenta con qualcuno. È corretto?»
Natalie annuì mostrandosi assolutamente convinta.
«Bene! E del pugno che l’imputato ha tirato al fratello nel bar dove lavorava? L’anonima testimonianza, che ci ha informati, ha affermato che lei era presente… oppure si era magicamente nascosta in bagno?»
La ragazza assottigliò lo sguardo, aveva poco apprezzato la sua ironia. In ogni caso doveva mettere quel pessimo senso dell’umorismo in secondo piano. Era la risposta che la preoccupava. Natalie ricordava bene quella scena, aveva fatto un bel salto quando assistette a Lucas che non solo tirò un bel gancio destro a Rylan, ma lo sbattè al muro con forza.
Sentì il cuore batterle forte, cominciò a sudare. Non sapeva cosa rispondere. Non voleva mettere nei guai Lucas. Quindi cosa doveva fare, mentire? Cosa poteva inventarsi?
Spostò lo sguardo da Stampier, a Lucas, all’avvocato della difesa, proprio da quest’ultimo attendeva un qualsiasi suggerimento con qualche occhiata o gesto, ma niente. La decisione spettava solo a lei.
«Signorina Fisher, risponda alla domanda del Procuratore!» le ordinò il giudice.
«Ehm… bene!» esclamò Natalie prendendo un lungo respiro profondo. «Mi ricordo di quella sera. Il fratello di Lucas era arrivato da qualche giorno e da quel che so non hanno mai avuto un gran bel rapporto. Posso supporre che abbiano avuto il classico litigio tra fratelli, magari è volata qualche parola grossa e Lucas ha alzato le mani… dopo che anche Rylan lo fece.»
Fra il pubblico si levò qualche bisbiglio. C’era anche l’altro protagonista di quella lite, proprio dietro a Lucas, accanto a tutti i membri della famiglia Turner e fu sorpreso di sentire quella che era una bugia.
Una mezza bugia, pensò Natalie.
Dire così avrebbe attenuato le insinuazioni di Stampier.
L’avvocato di Lucas accennò ad un sorriso e sussurrò qualcosa nell’orecchio del ragazzo, il quale si stupì di quel gesto gentile. Sapeva di non avere molti sostenitori in città, compresi i suoi amici gli si erano rivoltati contro, tranne Sebastian e a quanto pare anche Natalie stava dalla sua parte. Lei gli mostrò un lieve sorriso e poi tornò subito a guardare l’accusa.
«Non ho altro da aggiungere, Vostro Onore. Per ora.»
«Signorina Fisher» proseguì l’avvocato difensore camminando avanti e indietro dalla giuria al banco dei testimoni «lei è a conoscenza del rapporto che intercorreva tra la vittima e l’imputato?»
«A malapena si conoscevano.»
«A malapena si conoscevano!» ripetè l’uomo fermandosi di fronte alla giuria. «Quindi come può una persona che a malapena conosceva un’altra ucciderla? Semplicemente non può, perché non ha alcun movente. Inoltre quella notte hanno fatto il test alcolico e il risultato del signor Turner era negativo. Non c’è alcuna ragione che sostenga le tesi dell’accusa.»
Natalie osservava il modo in cui quell’avvocato si rivolgeva al suo pubblico e la foga con cui pronunciava le sue parole. Era davvero convincente. La speranza si fece largo in lei, forse Lucas se la sarebbe veramente cavata.
«Il Procuratore Distrettuale e i suoi collaboratori sostengono che il mio cliente si sia accanito sulla vittima solamente perché neanche un’ora prima avevano avuto una discussione. Tesi un po’ debole a mio parere. Quanti di noi potrebbero essere accusati di omicidio su questa ipotesi?»
«Avvocato Hamilton, mi permetto di dissentire» lo interruppe il suo rivale in aula. «Non si viene accusati di omicidio solamente perché si ha avuto una discussione con la vittima. Il movente del signor Turner è un altro, forse l’avvocato preceduto da lei non l’ha messa doverosamente al corrente.»
Stampier rigirava in maniera ossessiva la penna che aveva tra le mani e lanciò varie occhiatacce sia a Lucas che a Natalie. Provava uno strano piacere nel tenere in suspance i presenti, prima di deliziare tutti con le sue teorie. Si alzò il piedi e per un po’ camminò anche lui avanti e indietro, poi si fermò poco lontano da Lucas.
«L’imputato aveva una ragazza, usare la parola fidanzata è eccessivo visto la giovane età, ma si tratta comunque di un interesse amoroso. E l’amore è bello a quell’età, non è così? Gli adulti presenti in aula si ricorderanno di come saranno stati felici grazie al loro primo amore magari sbocciato proprio fra i banchi di scuola...»
«Vostro Onore, obiezione! Questo melenso comizio non porta a nient’altro che ad un vicolo cieco.»
«Vostro Onore, mi permetta di finire. Constaterà lei stessa che il mio comizio ha delle valide fondamenta.»
La donna che presenziava in veste di giudice di quel caso sembrò indecisa, ma alla fine permise a Stampier di continuare. «Ma sia breve!»
«Lucas Turner ha conosciuto l’amore ad Atlanta e la giovane era niente poco di meno che la ex ragazza della vittima» enunciò con parole trionfanti, aumentando i bisbigli in aula. «Il movente è cristallino! L’imputato ha ucciso David Benson per la gelosia nei suoi confronti. In fondo, a quell’età si è volubili e magari Turner pensava che la sua signorina potesse tornare dal precedente ragazzo. A quel punto è subentrata la paranoia. Non voleva che nessuno gli portasse via il suo piccolo grande amore e quale modo migliore se non sbarazzarsi del suo rivale per sempre?» continuò Stampier mettendo in allarme coloro che in aula sostenevano Lucas.
La sua relazione con Grace era un movente bello e buono!
Natalie osservò Lucas innervosirsi ad ogni parola aggiunta, per fortuna al fianco c’era l’assistente del suo avvocato e alle sue spalle sua nonna, entrambe cercavano di tenerlo calmo. Chiunque al suo posto sarebbe stato in difficoltà a mantenere la calma.
«Queste sono solo supposizioni!» gridò l’avvocato Hamilton rivolgendosi unicamente alla giuria. «Ho analizzato lo stato delle cose prima dell’omicidio di quel povero ragazzo. Tra lui e il mio cliente non c’era mai stato alcun contatto, fino alla notte del ballo studentesco! Per questo rivolgo il quesito alla signorina Fisher: perché Lucas e David arrivarono a quella discussione?»
«La testimone non era presente. È incapace di rispondere!» obiettò Stampier.
«La signorina Fisher è amica intima dell’apparente movente di questo omicidio. Sicuramente avrà qualcosa da dire…»
«Qualcosa che forse le ha messo in bocca lei, Hamilton!» lo affrontò l’avvocato rivale.
Il giudice battè il martelletto più volte, richiamando la calma in aula. «Non siamo al mercato! Ci troviamo a dover analizzare un caso di omicidio! Ricomponetevi immediatamente!»
La donna che era stata scelta per emettere la sentenza riuscì a riportare l’ordine. Si mostrò irritata da quel comportamento infantile dei due avvocati. Il giudice congiunse le mani e scosse il capo più volte osservandoli, mentre loro erano in attesa di risposta come tutta l’aula.
Poi si voltò verso Natalie e pronunciò quelle parole: «Prego, se ne è veramente a conoscenza, esponga a me e alla giuria, i rapporti che intercorrevano fra l’imputato e la vittima.»
La ragazza annuì freneticamente. Poggiò le mani sulle gambe e prese un bel respiro profondo. «Lucas e David non si sono mai rivolti la parola prima di quella notte. Entrambi si conoscevano di vista o per sentito dire. Ammetto che Lucas non vedeva di buon occhio David, ma non perché era l’ex ragazzo di Grace…» Il nome della ragazza fece sussultare il cuore di Lucas e Natalie lo vide nel suo sguardo. «Ehm… lui… Lucas non lo sopportava granchè perché più volte David infastidì Grace. Non la molestava come molti ex ragazzi fanno, però in sua presenta era solito tirar fuori questioni legate al passato.»
«Ci può fare un esempio?» la stuzzicò l’avvocato Stampier.
«Certo» rispose prontamente Natalie. Avrebbe risposto con sincerità a quella domanda, anche se sapeva che Grace avrebbe disapprovato, ma del resto la sua migliore amica era troppo occupata a prendere il sole che a sostenere il suo ragazzo… o doveva iniziare a dire ex?
«David provocava Grace utilizzando ogni suo punto debole che ovviamente conosceva. Come molti di noi sanno, il padre biologico di Grace ha abbandonato sua madre quando ancora era incinta e questo è sempre stato un argomento delicato per la mia amica. Eppure David si sbizzarriva su questo argomento e lo faceva di fronte ai suoi amici… a noi.»
In molti si stupirono della sua risposta sicuramente molto convincente. Quasi tutti, tranne l’avvocato Hamilton che sapeva far bene il suo lavoro e mai avrebbe chiamato Natalie al banco dei testimoni sapendo che non era un buon cavallo da corsa. In quell’esatto momento si rivelò essere il cavallo vincente di quell’udienza.
Non ci furono altre domande, né da parte dell’accusa né da quella della difesa.
Quell’udienza si concluse positivamente per Lucas, ma non c’era troppo da cantar vittoria. Avevano vinto una battaglia, non la guerra.
Uscendo dall’aula, Natalie notò parecchi volti contenti per come era andata. Fra le tante persone che quel pomeriggio assistettero, la ragazza notò una figura in particolare. Una donna dall’aspetto misterioso che portò sempre gli occhiali scuri. Spiccò soprattutto per l’abbigliamento molto elegante e quei capelli neri che le ricordarono Mercedes, l’avvenente studentessa che frequentava la Emory University.
Che cosa diamine ci faceva all’udienza di Lucas?
Quel pensiero non trovò risposta, non subito, perché la nonna di Lucas andò a ringraziarla per come aveva difeso il nipote. Fu l’unica di quella famiglia di ghiaccio a stringerle la mano. A lei si unì il giovane Tyler, ma solo per brevi attimi, poi fu costretto a seguire il resto dei Turner a casa.
La famiglia di Lucas fu molto soddisfatta di come si era svolta l’udienza. Tyler passò l’intero viaggio in auto continuando a citare le battute con cui il loro avvocato, il fedele James Hamilton, aveva spento quel saputello di Stampier. Un viaggio di un quarto d’ora, che per i genitori del ragazzo furono estenuanti. Claudia lo sopportò unicamente perché era entusiasta quanto lui, Derrick invece affermò che la prossima volta avrebbe preso un taxi piuttosto che sentire quella tiritera nell’orecchio.
«Stampier lo stempiato, è stato brillantemente affogato! Wo!» continuava a canticchiare il giovane Tyler.
Lo fece anche entrando in casa. Per gioia di suo padre, continuò a produrre rime nella sua stanza, al piano di sopra, lontano da loro. Tyler non era l’unico ad aver l’entusiasmo alle stelle. Nonna Loraine decise di preparare il suo famoso stufato di agnello e ne avrebbe sfornato a volontà quando il suo beniamino sarebbe tornato a casa.
Claudia aprì una bottiglia di vino rosso per brindare a come erano stati capaci di tener testa a quel mastino di Stampier. Suo marito, invece, non si mostrò tanto sorpreso. Conosceva come lavorava suo cognato e scommise che entro un mese, il figliol prodigo sarebbe stato libero. James Hamilton si gustò tutti i complimenti che gli stavano piovendo dal cielo.
«Quest’oggi ho vinto facilmente! Non appena Rylan mi ha presentato quella ragazza, sapevo che avrei dovuto mandarla in campo» raccontò sorseggiando quell’ottimo vino. «Non ho preparato Natalie. Le mie domande erano calcolate, ma le sue risposte… oh… le volevo così sincere e spontanee. La giuria pendeva dalle sue labbra.»
«Bravissimo, James!» esclamò Claudia schioccandogli un bacio sulla guancia. «Lo sapevo che saresti riuscito ad aiutare Lucas. Sei il miglior avvocato dell’Illinois e dovevi scendere quaggiù per mostrarlo a quel cane!»
Derrick sorrise osservando la gioia di sua moglie. Non vedeva quel sorriso raggiante da quando il figlio aveva abbandonato la loro casa. Quel giorno non segnò solo l’uscita di scena di Lucas dalla loro famiglia, ma anche il rapporto tra i coniugi si freddò parecchio. Fin dal loro primo incontro ci fu quella particolare complicità e per molti era incredibile sentire che si sposarono per amore. Non erano le classiche persone che si scambiavano effusioni in pubblico o che esternavano un qualsiasi sentimento, eppure ad unire in matrimonio Derrick e Claudia fu proprio l’amore. Un amore che non si spense in oltre venticinque anni di matrimonio, nonostante ci furono degli alti e bassi.
«Il mio bambino tornerà a casa e sarà grazie a te, fratello mio!» esclamò Claudia.
«Concordo. Ottimo lavoro, cognato» aggiunse Derrick alzando il calice di vino nella sua direzione.
James bevve l’ultimo sorso per poggiare il bicchiere sul tavolino basso e poi alzò le mani. «Calma. Oggi è andata meglio di quanto mi aspettassi, ma non è finita qui. Scommetto che quel bastardo di Stampier ne troverà un’altra per incolpare Lucas.»
«Tu continuerai ad ostacolarlo e alla fine vincerai» insistette Claudia.
«Qualcosa mi inventerò, non temete. Lucas non è in una posizione scomodissima, ma ho tirato fuori gente in posizioni peggiori» disse James, ma qualcosa sembrava turbarlo e salì all’attenzione della sorella e del cognato. «Il mio dilemma è quella ragazza. Quella Grace. Non riesco a capire come possa essersene andata. Lei avrebbe potuto aiutare molto Lucas… cioè sarebbe stata un’arma a doppio taglio, però poteva essere una buona carta da giocare. Peccato!»
«Dimenticati della ragazza» tagliò corto Derrick, finendo anche lui il suo drink. «Pensa alla prossima mossa. Analizza nuovamente le prove materiali che incolpano Lucas.»
«C’è poco da analizzare Derrick. Ciò che incolpa Lucas è il movente, che può crear problemi, ma farò in modo di aggirarci sempre intorno. Ci sarebbe anche la sigaretta che il vostro caro figliolo fumò e che il corpo di David assorbì. Tuttavia non è una prova tanto schiacciante. Inoltre manca l’arma del delitto.»
«Il vero colpevole deve averla nascosta» disse Claudia a denti stretti.
Se si fermava a pensare che qualcuno potesse aver incastrato suo figlio, si sarebbe trasformata in una bestia pronta a sbranare il vero colpevole.
«Questo è ovvio per noi, ma l’accusa ci sta girando attorno» rispose James.
«Noto che è un tutto aggirarsi intorno» commentò Derrick versandosi da bere.
«James, credi che riusciresti a far uscire Lucas su cauzione?» domandò Claudia.
Derrick a momenti si strozzò con il vino e James rimase un attimo attonito.
«Ehm… sì, credo di poterlo fare.»
«Pessima idea, invece» ribattè il capofamiglia. «Lo faremo apparire automaticamente come colpevole. Crederanno che solo perché godiamo di un grosso capitale possiamo fare ciò che vogliamo. Abbiamo già messo a tacere la stampa! A cosa ci serve il ragazzo?»
«A cosa serve il ragazzo?» ripetè Claudia assottigliando lo sguardo. «È tuo figlio... nostro figlio! Ora che siamo qui può stare con la sua famiglia. Deve stare con la sua famiglia!»
«E chi ti dice che lo vuole?»
«Credi veramente che preferirebbe stare in una sporca cella, invece che con me?!» continuò la donna alzandosi dal divano e aumentando sempre di più il tono di voce. «Lucas deve tornare a casa, qui! Lo voglio vedere!»
«Se ci tieni tanto a vederlo vai a trovarlo al penitenziario. Risolto il problema!»
Claudia sarebbe stata capace di tirargli uno schiaffo talmente forte da fargli girare la faccia dall’altra parte. Per fortuna suo fratello previde quella mossa e si alzò a cingerle le spalle, pronto a calmarla.
«Calma, sorella! Siamo tutti sotto pressione per ciò che sta accadendo a Lucas, ok?» cercò di farla ragionare con tono dolce.
Tra le braccia di Jameso, Claudia sembrò trovare un po’ di pace. Annuì subito, tirando un lungo sospiro.
«Dopo cena mi metterò a lavorare su come farlo uscire su cauzione, senza che l’accusa possa usarlo come arma d’attacco» continuò James e quelle parole furono proprio ciò che quietarono l’animo della donna. «Lucas tornerà a casa. Te lo prometto.»
Claudia lo abbracciò, ringraziandolo di essere lì a sostenerla, erano sempre stati molto uniti Seppur lei fosse la sorella maggiore, la maggior parte delle volte era stato James a coprire Claudia quando usciva di nascosto dai genitori. Avevano sempre fatto un ottimo lavoro di squadra.
«Preparati, mio caro. Presto rivedremo nostro figlio» disse la donna dopo che il fratello abbandonò il salotto. «Tu sai bene che James riuscirà ad ottenere l’uscita su cauzione. È una vera tigre.»
«Sì, tuo fratello ha quel sorriso così affascinante…»
«È bravo nel suo lavoro e lo sai» lo corresse Claudia. «In caso contrario non l’avresti assunto come nostro personale avvocato.»
Derrick sospirò pesantemente , dovendole dar ragione. La donna si sedette al suo fianco e gli carezzò la schiena, la rabbia le era passata, come sempre. Era solo durante la piena crisi che bisognava stare alla larga da Claudia o si finiva con la faccia contro le sue mani, ed era meglio evitare dato che indossava sempre un anello bello grosso.
«Preparati ad affrontare tuo figlio. Lui tornerà qui con noi.»
«Credi che io tema un confronto con Lucas?»
«Ti conosco bene, Derrick. Il primo incontro sarà tosto, è sempre riuscito a tenerti testa. È sempre stato indipendente e forte, ha sempre mostrato di non aver bisogno di te ed è questo che più ti brucia» affermò Claudia, sbattendogli in faccia con molta elegante la verità. Vide subito la fronte del marito riempirsi di rughe dal nervoso e, seppur conosceva il suo temperamento, non si fermò. «Hai sempre preferito Rylan perchè lo vedevi simile a te. Ti somiglia molto di carattere, è calcolatore e non guarda in faccia nessuno per ottenere quello che vuole. Lucas è diverso, lo è sempre stato. Usa il cuore ed è questo che ti ha sempre accanito su di lui.»
«Certo! Quello stupido ragazzo è in questo grande guaio per via del suo “cuore”!» esclamò, mostrando un’espressione schifata al pronunciamento della parola con la C.
«Ho i miei forti dubbi. Stanno usando quel movente perché non sanno a cosa aggrapparsi.»
«Questo è ovvio, comunque non mi riferisco a questo» disse frettolosamente Derrick congiungendo le mani e riflettendo su tutta la faccenda. Lasciò scivolar via il discorso con un sospiro. «E va bene. Mi preparerò al ritorno del figliol prodigo. Ma sappi che non ho intenzione di appendere gli striscioni!»
Claudia sorrise e lo attirò per baciarlo.
E mentre i coniugi Turner si goderono quel tenero momento, Rylan uscì di casa dopo aver origliato tutta la conversazione. Salì sulla sua costosa auto e non perse altro tempo, abbandonò il quartiere con molta fretta. Con le mani ben strette al voltante e lo sguardo fisso sulla strada, guidò in direzione nord-est della città. Si fermò quando raggiunse un motel, che stava abbastanza distante dal centro cittadino. Un luogo in mezzo a tanto verde e sulla strada che portava fuori dalla città: un ottimo posto per non essere trovati, proprio se non si vuole essere trovati.
Rylan spense il motore e afferrò dal sedile accanto una borsa degli acquisti. Si preparò a mostrare il suo seducente sorriso mentre si avvicinava alla reception. Al bancone c’era una signora robusta in là con l’età che stava sistemando un vaso di fiori.
«Oh, salve! È un piacere rivederla!» lo salutò arrossendo. «Stavo giusto mettendo a posto le peonie che mi ha portato la scorsa volta. Profumano ancora.»
«Mi rende felice sapere che le piacciono, signora Smith» disse Rylan con tono suadente appoggiandosi con un gomito sul bancone. Si divertiva a stuzzicarla, sapeva bene che aveva un debole per lui e lui adorava sfruttare il suo buon ascendente.
«Quante volte ti ho detto di chiamarmi Patrice!» esclamò la donna allungandosi per dargli un leggero schiaffo sul petto. «Comprendo che non sono più una giovincella, ma ritengo che questi convenevoli sono troppo antiquati. Anche perché sarà la quinta volta che passa di qui…»
«Oh… Patrice, lei è giovane dentro. È questo quello che conta!»
La donna si portò una mano alla bocca ridacchiando e arrossì ancora di più. «Kristopher, lei è sempre così galante. La sua fidanzata è proprio fortunata!»
Rylan soffocò una risata quando sentì esser chiamato con il suo secondo nome. Lo utilizzava ogni volta che doveva agire in incognito, come quella volta che arrivò ad Atlanta per portare Lucas a casa e incontrò Grace. In molti casi, presentarsi come Kristopher, lo salvò da tante situazioni, specialmente tutte quelle in cui complottava contro qualcuno.
«Le ho persino fatto un regalino» disse Rylan alzando la borsa degli acquisti e facendo morire di curiosità Patrice. «Mi auguro che sarà di suo gusto.»
«Lo sarà con certezza!»
«Ora vado. Mi starà aspettando. Le auguro una buona giornata, Patrice» la salutò facendole l’occhiolino e poi andò per la sua strada, letteralmente.
Percorse il piccolo corridoio sulla destra ed uscì. Attraversò un vialetto e girò a destra, camminando rapidamente e sorpassando tutte le porte fino a quando non raggiunse la 214. Non servì bussare, possedeva le chiavi di quella stanza.
«Paparino è a casa!» esclamò ironicamente chiudendosi la porta alle spalle.
La sua attendente era seduta alla specchiera, impegnata a ripassarsi il nuovo rossetto sulle labbra. Lo salutò unicamente con un cenno della mano.
«Ti ho portato una cosuccia» continuò Rylan.
La ragazza mise il tappo al rossetto e lo infilò nella sua trousse, così da dare all'uomo la sua completa attenzione.
«Ti piacce?» le domandò posando sul tavolino un gilet di pelle.
Lei lo prese tra le mani, tentando di nascondere la gioia, dal momento che ne aveva sempre desiderato uno uguale.
«Sì, mi piace.»
Rylan sorrise, osservandola mentre lo indossava e faceva qualche buffa mossa allo specchio. Quella spensieratezza riusciva incredibilmente a contagiarlo, ma poi ricordò che c’era ben altro a cui pensare. Divenne serio in viso, mise le braccia conserte e si appoggiò al muro.
«Sappi che, per quell’altra questione, tutto sta andando come previsto. Non c’è nulla che stia ostacolando i nostri piani.»
«Lo spero tanto, perché sto rischiando il tutto per tutto e non sono una a cui piace perdere.»
«Nemmeno io e lo sai bene» aggiunse Rylan con un ghigno stampato in fronte. Si scostò dal muro e si mise alle spalle della ragazza per cingerle le spalle. «Otterremo tutto ciò che vogliamo. Te lo prometto» sussurrò contro il suo orecchio, prima di porle un bacio sulla guancia.




Mrs. Montgomery:
Il fatto che - per due/tre capitoli - Grace non sarà presente, vi darà modo di osservare meglio gli altri personaggi e conoscere quelli nuovi.
In questo capitolo c'è una nuova entrata in scena che è assolutamente da tener d'occhio!
Come promesso, avete letto ancora sulla famiglia Turner e leggerete tanto altro.
Rylan è tornato in città con la sua famiglia e, come avete capito, sta combinando qualcosa. Che si tratti di bene o male, non vi spoilero nulla. Ricordate che il primogenito dei Turner rivelerà molte sorprese su questa vicenda.
Se volete potete cominciare il linciaggio su Grace, anche se... anche se vi consiglierei di aspettare il suo ritorno.
Ieri sul gruppo ho scritto una frase che ora cito anche qua: "Le persone fanno cose pazze quando sono innamorate". Questa citazione dal film Disney "Hercules" si adatterà a Grace, ma questo lo capirete quando sarà nuovamente al centro della vicenda. L'attesa non sarà lunga.
Nel frattempo tenete d'occhio gli altri, perchè tra loro c'è il colpevole.
Chi ha ucciso David è un personaggio che conoscete già. Non vi spoilero se verso questo personaggio provate odio o amore. Alla fine, anzi prima, sarà tutto più chiaro.

Mando un grosso bacio a tutti voi che avete letto questo capitolo e che continuerete a leggere la storia.
Grazie a chi recensisce e chi inserisce la storia tra le varie categorie.
Se volete aggiungervi, ho creato un gruppo su Facebook sulla storia --> Inaspettato Amore - Storia Originale Romantica.

Oppure se volete aggiungermi sempre su Facebook, chiedetemi pure l'amicizia: Charlotte Montgomery


-Baci

 

   
 
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