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Autore: eliseCS    27/07/2016    2 recensioni
Per "festeggiare" il fatto di aver finito gli esami ho deciso (invece di cominciare a concentrarmi sulla tesi) di cominciare a pubblicare questa ff che ho per le mani da un po' di tempo.
Dopo quella sui fondatori e quella su Draco e Astoria la new generation non poteva certo mancare, quindi eccola qui.
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Una ragazza comincerà a scoprire le sue potenzialità in modo alquanto singolare.
Ricordi torneranno pian piano a galla.
Una profezia (forse, l'autrice è ancora un po' indecisa al riguardo)
E ovviamente non si può chiedere ai Potter di restare fuori dai guai, no?
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[...] Non sapeva che invece quello era stato solo l’inizio, come non sapeva che quella crisi era in qualche modo collegata a quello che uno strano bambino dai capelli scuri e spettinati le aveva detto diversi anni prima dietro la siepe di un parco giochi.
Per Elise quello strano incontro era ormai diventato un vecchio ricordo sbiadito e senza importanza, nulla più di un insolito e confuso sogno.
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Un piccolo assaggio dal prologo
Buona lettura
E.
(Pubblicata anche su Wattpad)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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19 – Una lunga notte
 
 
 
Julia spalancò la porta di colpo e l’uomo che ci stava dietro, colto alla sprovvista, si sbilanciò in avanti finendo quasi per terra.
Come aveva fatto con James Elise lo bloccò prima che potesse toccare il pavimento riportandolo in posizione eretta, continuando però a impedirgli di muoversi.
“Però, certo che sei proprio brava” esclamò Julia uscendo da dietro la porta osservando il lavoro che aveva fatto l’amica.
L’uomo sembrava avere la stessa età del signor Potter, era però più alto, aveva i capelli rossi e gli occhi azzurri. Elise non potè fare a meno di notare che i vestiti che indossava sembravano molto simili alla divisa da Auror che aveva visto indosso al padre di James la prima volta che l’aveva incontrato, anche se in questo caso era molto più rovinata e strappata in qualche punto. Anche il viso dell’uomo, impolverato e con qualche graffio, sembrava suggerire che di sicuro non era lì per una visita di cortesia.
Le ragazza potevano giurare di avergli sentito sussurrare un “Miseriaccia!” nel momento in cui aveva realizzato di essere completamente incapace di muoversi.
 
“Ci dice chi è e cosa ci fa qui?” domandò Elise piazzandoglisi davanti con le mani sui fianchi. “Sembrava volesse buttar giù la porta lì fuori…”
“Tu sei Elise?” chiese di rimando l’uomo ignorando la domanda della ragazza.
“Lei invece sarebbe…?” gli fece il verso Elise.
“Ron Weasley, sono un collega di Harry Potter…” prima che potesse finire Elise entrò velocemente nella sua mente: non aveva tempo di mettersi a fare domande e quello era sicuramente il metodo più veloce per scoprire se l’uomo stava dicendo la verità.
Le ci vollero pochi secondi, dopodichè si ritrasse e sciolse anche l’incantesimo che tratteneva l’uomo.
“Scusi, ma era il modo più veloce per vedere se stava dicendo la verità… ho avuto un’esperienza che farei volentieri a meno di ripetere” si scusò Elise notando che il signor Weasley si era portato una mano alla testa guardandola male.
“Io sono Elise, cosa le serve?”
“Il tuo aiuto”
 
 
 
///
 
 
 
Elise non poteva certo dire di essere entusiasta di ritornare al San Mungo, ma dopo che il signor Weasley le aveva sommariamente spiegato la situazione aveva intimato a Julia di tornare a dormire, si era messa i primi vestiti che le erano capitati sotto mano e aveva seguito l’Auror senza pensarci due volte.
Le due squadre che il signor Potter aveva radunato avevano alla fine agito nella notte, sfruttando il fatto che all’orfanotrofio stessero tutti dormendo.
Lui stesso si era aggiunto in quanto capo del dipartimento e anche Hermione, nonostante non fosse un Auror, aveva insistito per esserci.
Peccato che poi l’intera operazione fosse stata un completo disastro.
C’erano stati tre morti, una decina di feriti e la signorina Clark e il suo compare erano riusciti comunque a scappare.
La cosa non sarebbe stata così grave se il signor Potter non fosse stato ferito con lo stesso incantesimo che era stato usato su suo figlio.
 
“Ron, dannazione, dove ti eri cacciato? Ti ho cercato dappertutto!” Hermione andò loro incontro lungo il corridoio.
Elise notò che si stava tenendo al petto il braccio destro che era avvolto in una benda sporca di sangue, il viso che cercava di trattenere l’espressione sofferente.
Elise ignorò l’espressione confusa e sorpresa della donna nel vederla lì, e senza quasi pensarci le afferrò il braccio poco sotto il gomito alla fine della fasciatura, stringendo la presa.
Fece finta di non sentire il gemito di dolore di Hermione e l’esclamazione indignata del signor Weasley, e dopo qualche istante il braccio della donna era come nuovo.
Hermione si tolse la fasciatura guardandosi il braccio come se non fosse suo.
“Ci sono altri che hanno ferite di questo genere, che non riuscite a guarire?” domandò la ragazza.
“No, solo Harry” rispose Hermione.
“Allora andiamo?” disse Elise invitando il signor Weasley a continuare a farle strada.
“Vi porto io…” rispose Hermione. “L’hanno portato in sala, stava perdendo troppo sangue…”
 
I tre ripresero a correre lungo il corridoio, più andavano avanti più l’ambiente diventava affollato.
Arrivati in fondo superarono una doppia porta per poi trovarsi in quella che sembrava una sala d’aspetto in cui erano riunite diverse persone.
Si accorse subito di James, seduto in disparte con Dan accanto, aveva la testa buttata all’indietro appoggiata al muro, gli occhi chiusi: non si era nemmeno accorto dei nuovi arrivati.
C’era poi una ragazza dai capelli ricci dello stesso colore del signor Weasley e riconobbe Lily vicino ad un ragazzo che era probabilmente il fratello dell’altra rossa, vista la somiglianza, mentre la signora Potter –adesso sì che la riconosceva sul serio- era seduta alquanto rigidamente al fianco di Albus.
Entrando gli sguardi dei presenti, James a parte, si rivolsero verso di loro.
La ragazza con i capelli rossi, in particolare, stava guardando il braccio scoperto di Hermione con tanto d’occhi.
“Mamma!” esclamò andandole incontro senza distogliere lo sguardo dal punto in cui prima c’era la ferita. “Come hai fatto? Nemmeno i Medimaghi sapevano come fare per farlo rimarginare!”.
A quelle parole James sembrò riscuotersi cominciando a scrutare la stanza.
Elise fece un passo avanti facendosi vedere visto che fino a quel momento era rimasta praticamente nascosta dietro alla figura del signor Weasley.
 
I Potter la guardarono come se fosse la loro unica speranza tirando un sospiro di sollievo.
Il resto dei presenti la guardarono dubbiosi cercando di capire chi fosse e cosa centrasse in tutto quello.
 
James le andò incontro prendendola per la maglietta e facendola sbattere contro il muro più vicino.
 
 
“È tutta colpa tua!” le urlò a pochi centimetri dal viso.
“James, per una volta cerca di non essere te stesso e non fare l’idiota!” esclamò Albus correndo a staccare il fratello dalla ragazza.
Questo le lanciò un’ultima occhiata prima di lasciarla finalmente andare mentre il signor Weasley le domandò preoccupato: “Tutto bene?”
“Una meraviglia” rispose freddamente Elise massaggiandosi distrattamente la testa dove aveva sbattuto sul muro, guardando ovunque tranne che in direzione di James.
“Andiamo allora” proseguì l’uomo spingendola in avanti verso un’altra porta.
 
Un lungo corridoio e un altro paio di doppie porte dopo Elise si ritrovò in quella che aveva tutta l’aria di essere una sala operatoria nel bel mezzo di un intervento.
“Ehi! Non vi è permesso stare qui” esclamò una donna, visibilmente indignata dalla loro presenza.
“Mi dispiace signor Weasley, ma ha ragione la mia collega” intervenne una voce profonda che Elise aveva già sentito. “Lo so che è il suo migliore amico, ma non vi è consentito rimanere… guarda un po’ chi si rivede!”
Nonostante avesse il viso mezzo nascosto da una mascherina Elise riconobbe subito il Medimago Robbins e gli sorrise in risposta.
“Sarei felice di fare una bella chiacchierata con te mia cara, ma temo che questo non sia esattamente il momento più adatto” commentò cercando di stemperare la tensione.
 
In effetti la situazione non sembrava delle migliori: nella stanza c’erano altri cinque Medimaghi, tutti intorno al lettino operatorio. Chi con la bacchetta in mano chi intento a tamponare con numerose garze il sangue che continuava ad uscire dal petto del signor Potter mentre qualcun altro cercava di somministrare al paziente quelle che erano probabilmente pozioni curative.
Elise osservò come quegli interventi non sortissero alcun effetto: non erano neanche riusciti a fermare l’emorragia.
Inconsciamente aveva cominciato ad avanzare verso il lettino, accorgendosene solo quando il Medimago le mise una mano sulla spalla tirandola indietro: “Non è posto per te Elise, adesso esci per favore”
“Posso aiutare” rispose lei di rimando, evidentemente a voce più alta di quanto avesse pensato visto che tutti i Medimaghi si girarono a guardarla con aria scettica.
“Non è questo il tuo posto ragazzina, dovresti andare ad aspettare fuori insieme a tutti gli altri”
“Non riusciamo noi a capire cosa fare e pensi che ci possa riuscire tu?” aggiunse un altro mettendosi a ridere.
A quel punto Elise cominciava ad arrabbiarsi: era evidente che la ferita che il signor Potter aveva riportato era nettamente più grave rispetto a quella che aveva avuto James, ed era altrettanto sicura che l’uomo avesse già perso troppo sangue per rimandare ancora.
Si scrollò di dosso la mano del Medimago avvicinandosi al lettino e riuscendo a stringere un braccio del signor Potter per qualche secondo prima che qualcuno la facesse riallontanare.
“Non so chi ti credi di essere ragazzina” sbraitò il Medimago che aveva riso di lei un attimo prima. “Ma sappi che non intendo…”
“Chiudi il becco Wilby e vieni qui a vedere” lo interruppe Robbins che stava guardando il paziente sul lettino.
Wilby obbedì trascinandosi dietro anche Elise dal momento che la stava ancora trattenendo per il collo della maglia.
La ragazza tirò un sospiro di sollievo nel constatare che, nonostante il poco tempo, era riuscita almeno a far smettere di sanguinare lo squarcio che il signor Potter aveva sul petto.
Nonostante quello però aveva ragione quando aveva supposto che la ferita fosse più grave della sorella che aveva visto qualche giorno prima, e doveva finire il processo di guarigione al più presto altrimenti la situazione si sarebbe sicuramente aggravata ulteriormente.
 
“Sei stata tu?” le domandò Robbins, e qualcosa nella sua voce le fece capire che stava seriamente considerando la sua affermazione quando aveva detto ‘posso aiutare’.
“Robbins, andiamo, è solo una ragazza, come pensi che possa…”
“Wilby sai che odio ripetermi: chiudi il becco!” sbottò il Medimago. “Sei stata tu?” ripetè rivolgendosi di nuovo ad Elise.
La ragazza annuì: “Posso guarirlo” confermò. “L’ho già fatto…” aggiunse poi visto che lo sguardo del Medimago non sembrava ancora del tutto convinto.
L’ultima affermazione sembrò illuminarlo: “Sei stata tu a guarire James, vero?”
“Sì”
“Bene allora… signori: fate spazio alla ragazzina!” annunciò il Medimago facendo sorridere Elise mentre i colleghi la lasciavano finalmente avvicinare al lettino operatorio, pur continuando a guardare Robbins come se fosse diventato matto.
 
Si sentiva lo sguardo di tutti puntato addosso.
 
“Ehm… sarebbe possibile pulire un po’ da tutto questo sangue?” domandò incerta visto che nessuno diceva niente.
Uno dei Medimaghi fece scorrere la bacchetta sopra il petto di Potter che dopo qualche istante tornò ad essere perfettamente pulito, eccetto che per la ferita principale.
“Ok…” disse Elise parlando più con se stessa e sfregandosi le mani per scaldarle.
Si concentrò su quello che stava per fare e subito arrivò la sensazione di formicolio.
La assecondò appoggiando le mani sul petto del signor Potter ai lati della ferita, proprio come aveva fatto con James, e lasciò che la sua energia fluisse da lei all’uomo dando inizio al processo di guarigione sotto lo sguardo incredulo di tutti i presenti.
 
Fu più lento e graduale rispetto alla volta precedente e, cosa a cui Elise non aveva pensato, molto più stancante.
Evidentemente non era come per gli incantesimi normali per i quali non faceva praticamente nessuno sforzo: più grave la ferita da guarire, più alta la quantità di magia ed energia da usare.
E se guarendo James stava quasi per svenire, non voleva pensare a come sarebbe stata dopo aver finito con il padre.
Nonostante tutto strinse i denti e continuò a forzare i suoi poteri finchè la ferita non fu guarita del tutto.
Fu sicura di essere riuscita nel suo intento quando vide il signor Potter sbattere più volte le palpebre mentre pian piano riprendeva conoscenza, mentre tutti i Medimaghi si stringevano attorno al lettino per accertarsi delle sue condizioni.
 
Qualcuno esultò addirittura battendo le mani, mentre il Medimago Robbins fece apertamente i suoi complimenti alla ragazza: “Devo ammetterlo, Elise. Hai fatto né più né meno di un miracolo questa notte” disse. “Noi due dovremo proprio farla quella chiacchierata, così mi spieghi bene come hai fatto, eh?” le domandò, salvo poi girarsi, non avendo ricevuto risposta, e accorgersi che la ragazza era svenuta sul pavimento.
 
 
 
///
 
 
 
Quando i Medimaghi avevano ampiamente manifestato il loro disaccordo nel vedere due persone non autorizzate entrare nella sala operatoria, Ron non se l’era fatto ripetere due volte e si era defilato premurandosi però di fare in modo che la ragazza rimanesse dentro.
Harry aveva avuto il tempo di parlargli di lei in termini davvero entusiastici, senza dimenticarsi di ricordargli che era stata lei a guarire James.
Per quel motivo quando quella notte erano cominciate a volare le maledizioni ed Harry era stato colpito in pieno nel cercare di coprire un collega, sentendolo sussurrare il nome della ragazza Ron si era subito smaterializzato all’indirizzo che l’Auror aveva fatto in tempo a rivelargli prima di perdere conoscenza.
Vedere poi la facilità con cui la ragazza aveva guarito il braccio della moglie, colpita di striscio dalla stessa maledizione, l’aveva definitivamente convinto.
 
Quando era tornato nella sala d’aspetto si erano tutti voltati nella sua direzione sperando che avesse qualche novità da riferire, ma lui si era limitato a scuotere la testa per poi sedersi accanto alla sorella e stingerla in un abbraccio.
Alla fine erano tutti tornati nelle loro posizioni, eccetto James che continuava ad osservare insistentemente la porta.
Probabilmente in quel momento non l’avrebbe ammesso a nessuno, ma non poteva fare a meno di chiedersi come mai Elise non fosse tornata indietro insieme a suo zio.
 
 
///
 
 
“Glielo ripeto Robbins, sto benissimo”
“E io le ripeto, signor Potter, che sarebbe meglio che rimanesse disteso ancora un po’”
“Non se ne parla, è più di un quarto d’ora che mi sono svegliato” replicò l’Auror. “Voglio andare a vedere la mia famiglia, adesso. E voglio farlo camminando sulle mie gambe” disse alzandosi in piedi.
“Le gira la testa? Qualche capogiro, vista annebbiata?” domandò il Medimago senza spostarsi.
“Sto benissimo” rispose pazientemente Potter. “Non è che potrei avere qualcosa da mettermi?” chiese poi.
In effetti non indossava altro che i pantaloni della divisa visto che il pezzo sopra era stato rimosso senza troppe cerimonie con un incantesimo tagliuzzante non appena aveva messo piede in ospedale.
Il Medimago gli porse una giacca evocata al momento: “Per il momento tempo che si dovrà accontentare” commentò mentre l’altro si apprestava ad indossarla.
“Andiamo allora”
 
 
Era passata almeno mezz’ora da quando il signor Weasley era tornato indietro dalla sala e ancora non si erano avute notizie.
I presenti stavano cominciando ad inquietarsi.
Quando la porta finalmente si riaprì lasciando passare il Medimago Robbins si alzarono tutti in piedi.
“Allora?” domandò Ginny, la voce rotta. “Come sta?”
“Perché non lo chiede direttamente a lui?” rispose sibillino il Medimago facendosi da parte.
La signora Potter si fiondò addosso al marito non appena finì di realizzare che quello che si trovava davanti era proprio lui, seguita a ruota dai figli mentre il resto dei presenti si lasciava andare ad un grande sospiro di sollievo collettivo.
“A questo punto io vi devo lasciare… se volete scusarmi ho un’altra paziente a cui devo dare un’occhiata” e così dicendo il Medimago lasciò la stanza.
 
“Dov’è Elise?” la voce di James risuonò alta sovrastando il vociare dei presenti che avevano cominciato a parlare tutti insieme.
“Dov’è Elise?” ripetè nuovamente rivolgendosi però direttamente a suo padre.
“In che senso Jamie? Sarà a casa sua a dormire, saranno quasi le due di notte…” rispose l’uomo confuso.
James si passò una mano tra i capelli: “Papà, zio Ron è andato a prenderla a casa e l’ha portata qui. Sono venuti in sala e poi è tornato indietro da solo. La ferita che avevi era come la mia, chi pensi che sia riuscito a guarirti se non lei?” domandò retoricamente.
“Non so cosa dirti James, ma quando mi sono svegliato in sala c’erano solo i Medimaghi, mi sarei accorto se ci fosse stata anche lei”
James accolse la spiegazione del padre in silenzio.
Ad un certo punto gli tornarono in mente le parole del Medimago Robbins: aveva detto che aveva un’altra paziente a cui doveva dare un’occhiata…
 
Sbarrò gli occhi improvvisamente spaventato per poi scattare verso la porta e cominciare a correre lungo il corridoio chiamando a gran voce il Medimago.
Dopo un paio di svolte finalmente lo raggiunse.
“James, posso fare qualcosa per te?” domandò Robbins che nel frattempo si era fermato.
“Dov’è lei?” chiese il ragazzo cercando di recuperare il fiato dopo la corsa.
Il Medimago alzò un sopracciglio: “Di chi stai parlando James?”
“Elise, voglio sapere dov’è! Voglio… devo vederla” esclamò.
“Non credo che sia possibile al momento…”
“Cosa…?”
“La signorina Starlet ha compiuto uno sforzo incredibile per salvare tuo padre. Il processo di guarigione le è costato molta energia, e non penso di esagerare se dico che per poco la cosa non le è stata fatele” spiegò severamente il Medimago.
A quelle parole James ammutolì.
 
Elise era verosimilmente stata svegliata nel cuore della notte ed era stata trascinata al San Mungo quasi senza sapere cosa stava succedendo e l’unica cose che lui era stato in grado di fare era stato insultarla dandole la colpa per quello che era accaduto a suo padre.
E nonostante tutto lei non l’aveva soltanto guarito, ma aveva anche rischiato la vita, tutto solo per salvarlo.
 
Probabilmente James non si era mai sentito così in colpa in tutta la sua vita.
 
“Se vuoi ti posso lasciare nella sua stanza per cinque minuti, non di più” disse alla fine Robbins intuendo lo stato d’animo del ragazzo. “Ti chiedo per favore di non cercare di svegliarla perché è ancora molto debole e ha decisamente bisogno di riposare” specificò.
James sussurrò un “Grazie” per poi seguire il Medimago fino ad un reparto per poi fermarsi davanti alla porta di una camera.
Solo in quel momento si rese conto che era la stessa in cui Elise era rimasta l’ultima volta.
“Cinque minuti e poi vengo a chiamarti” avvisò un’ultima volta il Medimago aprendo la porta della stanza.
Entrambi però si trovarono a fissarne l’interno senza muovere un passo.
 
Il letto su cui sarebbe dovuta essere Elise era vuoto.













Chiedo perdono per il ritardo, ma è stata una settimana davvero da schifo e tra turni e altre cose proprio non sono riuscita ad aggiornare prima.
E per di più, come ciliegina sulla torta, adesso sono pure a casa con la febbre...
Parlando del capitolo: secondo voi dove sarà finita Elise?
Vediamo se la piccola anticipazione del capitolo 20 vi fa venire qualche idea...

[...]

Elise sbuffò rigirandosi nel letto e sistemandosi meglio sotto le coperte.
Solo che quello non era il suo letto.
Se avesse fatto una cosa del genere a casa sarebbe finita per terra visto che il suo letto da una piazza e mezza scarsa di certo non consentiva così tanta libertà di manovra.
Allungando le mani e tastando il materasso ai suoi fianchi la ragazza si rese conto che quello su cui era distesa doveva essere un letto matrimoniale.
E anche piuttosto comodo se doveva dirla tutta…

Poteva quindi escludere di essere ancora al San Mungo: di sicuro in ospedale non c’erano letti del genere.
Ma allora dove diavolo era?
[...]

Spero di avervi incuriositi almeno un pochino :)
Alla prossima settimana
E.
   
 
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