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Autore: BlueLightwood    28/07/2016    1 recensioni
“Buongiorno Upper East Side. Sono Gossip Girl, la vostra sola fonte di notizie sulle vite scandalose dell'élite di Manhattan. L’estate è volata, come il caldo e le spiagge, é tempo di ritornare tra i banchi. Sappiamo che la bella stagione è anche il periodo dello sbocciare degli amori e del rinnovare tradimenti, è possibile che qualcuno abbia scelto un altro cavaliere? Si dice che la nostra Rubacuori non sia più occupata al momento e che preferisca stare in compagnia di soltanto se stessa. E che dire del Ragazzo Misterioso, avrà trovato finalmente una damigella da corteggiare o predilige rimanere all’oscuro ancora una volta? O magari sta soltanto lasciando spazio al nostro Cacciatore preferito, che sembra avere una fila di gentildonne pronte ad aspettarlo. Non siate ansiosi di nuove notizie, la scuola è appena cominciata e vi assicuro che se ne vedranno di belle e grosse perché in una città grande come New York la noia non ci assale mai.”
Per leggere la storia non serve aver visto la serie Gossip Girl e non ci sono spoiler di The Mortal Instrument.
Ovviamente Malec, Clace e Sizzy.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Magnus Bane
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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HPG4

Gossip Girl, ultimo post:Il più dolce dei risvegli non promette una giornata altrettanto piacevole, non è scaltro colui che confida in questa inefficace speranza. Tutto può accadere dall'inizio della giornata alla fine, quando, stanchi, si riposano gli occhi e si poggia la testa nel cuscino. E ciò non dipende dalla delizia del risveglio... Dicono che il buongiorno si veda dal mattino, ma la maggior parte delle volte il buongiorno si distingue dalle persone che incontri e dai fatti che ti circondano. Io vi informo, però, che un risveglio insolito non presagisce nulla di affidabile, quindi state in allerta o ciò che è cominciato come un buongiorno finirà per diventare un segno di cattivo auspicio...

 

CAPITOLO 4

Api regine e complotti

 

Buongiorno Upper East Side. Sono Gossip Girl, la vostra sola fonte di notizie sulle vite scandalose dell'élite di Manhattan. In quest’ora del pomeriggio i cittadini di New York vengono sorpresi a passeggiare tra i marciapiedi della città. Con un nuovo mese appena cominciato, il guardaroba di molti ha un urgente bisogno di essere rinnovato. Accorrete, o l’ultimo abito del negozio che amate vi scapperà dalle mani, comprato da chi non ha timore di far strisciare la propria carta di credito alle numerose casse. Non tutti, però, hanno questi soliti quanto noiosi interessi. Una certa Ross.2 ci ha messo al corrente di  un fatidico incontro tra due note regine che, senza scrupoli, ammaestrano il loro potere sugli studenti della St. Philip. Che sia un colloquio di pace o un consiglio bellicoso quello che le due giovani donne sono pronte a intraprendere? Ancora non lo sappiamo, quindi tenetevi aggiornati o mentre, a colpi di spada e tacchi a spillo, nascerà una guerra voi  ne sarete all’oscuro…

 

Due alti, bianchi e neri tacchi Chanel picchiettavano i  marciapiedi di New York, mentre la ragazza lasciava una scia profumata Dior ad ogni passo.Le sue nere calze di pizzo collegavano le scarpe al mini abito bianco che indossava, avvolto da un soffice cappotto a quadri in tweed che la riscaldava dalla bassa temperatura che precedeva l’inverno. Il tutto ancora, una volta, Chanel.

Isabelle Lightwood si presentò al raffinato incontro con la belva della St. Philip alle 17.00 esatte. Essere puntuali e spaccare l’ora era la dimostrazione che perfino il tempo s’inchinava rispettosamente al tuo cospetto ed era indice di un’ineguagliabile superiorità, non che ad Isabelle servisse davvero dimostrarla davanti ad Camille Belcourt ma avrebbe fatto di tutto pur non di farsi piegare.

Entrò al locale pomeridiano, fatto di luci basse e colorato di tonalità rosse e nere, guardandosi intorno per scorgere colei che il mattino stesso l’aveva invitata.

Questione importante, ho bisogno di parlarti. Faccia a faccia” queste erano state l’esatte parole di Camille non appena l’aveva chiamata. Sinceramente Isabelle non sapeva che aspettarsi da una come lei, una ragazza perfida e tosta come lei. La regina della St. Philip era indubbiamente Isabelle, ma non per questo Camille non prometteva autorità da ogni poro della pelle. Il potere nelle loro mani non era semplicemente diviso a metà, ufficialmente la punta della scuola era Isabelle ma in realtà il trono era occupato anche da Camille. L’unica differenza era che Isabelle lo esercitava e Camille lo evitava, preferendo starsene dietro le quinte, anche se amava ricordare quanto fossero feroci i suoi artigli a chiunque osasse dimenticarlo. In poche parole le due ragazze, guidando gli studenti della St. Philip, cortesemente non si disturbavano a vicenda.

E poi la vide, seduta al balcone, su una sedia alta e rossa a sorseggiare un drink. Indossava un completo non del tutto adatto alla stagione autunnale appena cominciata, sembrava non avesse sentito i primi spifferi di vento che soffiavano tra i grattacieli della città. Un abito corto di Dolce & Gabbana, leggero fasciava il suo corpo snello coprendole il busto e la parte superiore delle gambe. Camille faceva parte del gruppo degli eccentrici, come preferiva chiamarli Jace e che poi quasi tutta la scuola aveva adottato come nome, e quindi di certo il suo abbigliamento non poteva non rispondere a determinati criteri di stravaganza. Una gonna a palloncino, due strati soffici, si stringeva in vita per poi dividersi in due grosse fasce che si ricongiungevano dietro il collo, lasciando gran parte della schiena scoperta. I colori? Dall’azzurro tenue al verde dell’erba, dal viola e rosa dei fiori all’oro e arancione. Ai piedi portava due tacchi vertiginosi dai colori accesi del vestito. Quando si accorse di Isabelle alzò il mento in segno di saluto, portandosi alla bocca il bicchiere senza staccare gli occhi dalla Lightwood che le veniva incontro con passo sicuro. Quest’ultima prese posto sullo sgabello alto affianco all’altra, salutandola con un sorriso che non raggiunse gli occhi ma coinvolse solo le labbra.

“Camille” disse Isabelle.

Anche Camille sorrise, ancora con il bicchiere alla bocca, fece un cenno al drink e chiese:

“Posso offrirtene uno?”

“Gentile, ma rifiuto… per oggi niente, dopo ieri sera” rispose la ragazza mora.

Camille annuì, finendo il liquido, e poi, dopo aver allontanato il bicchiere vuoto, spostò i boccoli biondi dietro la spalla.

“Mi fa piacere che tu sia venuta” Camille cominciò. “La curiositá ti ha sempre accompagnato in tutto questo tempo e dicono che non ci sia possibilità di curarla”.

Camille era sempre così, parlava attraverso sagge parole senza mai dare l’impressione di sembrare una vecchia stralunata. Era una ragazza, quasi donna, vissuta. Si era trasferita da pochi anni a New York, Isabelle sapeva solo questo oltre al fatto che non le mancasse una giudiziosa scaltrezza sotto quei gesti gentili e affidabili.

Le due ragazze non erano grandi amiche e, quindi, non si aspettarono nient’altro oltre a quei saluti non propriamente calorosi che si erano scambiate.

“E non è mia intenzione curarla... Comunque sono tutta orecchie” Isabelle si porse in avanti, come a dimostrare ciò che aveva appena detto.

“Noi due siamo alleate, vero?” Camille imbronciò le labbra, aspettandosi una risposta affermativa alla domanda appena posta. Nonostante il tono mesto della voce, nulla dei suoi occhi prometteva calda lealtà: erano gelidi. E Isabelle questo lo sapeva, anche se era cosciente che più di questo la ragazza bionda non potesse trasmettere.

“A quanto mi risulta sì, non starai certo cambiando idea?”

“No, sono qui per questo” adesso Camille abbassò il tono, sussurrando all’orecchio della ragazza mora “una minaccia incombe su di noi, mia cara Isabelle Lightwood”

“Dovrei sentirmi intimidita?”

“Forse si” Camille scosse lentamente la testa,rimproverando la facile ingenuità della ragazza. “Vedi giovane Lightwood, non è questione di essere intimidite o meno”

“Quindi? Ti è difficile parlare esplicitamente?”.

Camille rise tenuemente, senza il cuore.

“La pazienza é un dono che non tutti ricevono alla nascita” commentò la ragazza, fissando negli occhi Isabelle, che non si scompose. Camille poi continuò, portando le labbra a una linea fine mentre parlava: “Lucy Spencerfield.”

“Questo nome non mi dice niente”Isabelle corrugò la fronte, mentre cercava tra i ricordi un volto, una famiglia da associare a quel nome.

“È questo che lei vuole” rispose Camille sbattendo velocemente le palpebre e aspettandosi una domanda da parte dell’altra che non tardò ad arrivare.

“Che cosa vuole?”

“Vuole ciò che abbiamo noi, o meglio ciò che tu possiedi” rispose Camille. Le sopracciglia di Isabelle si alzarono, complici di una muta domanda.

“Il potere, il dominio della St.Philip”

Un sorriso intimidatorio incurvò gli angoli della bocca della Lightwood.

“Non vedo perché questo possa spaventarmi” aggiudicò la ragazza, mentre faceva fuoriuscire uno specchietto dalla borsetta per controllare con disinvoltura il rossetto che le colorava le labbra.

Una risata gelida dal profondo della gola portò Isabelle a spostare lo sguardo dal suo riflesso a Camille. Ora la ragazza bionda non sorrideva più, la poca espressività che prima alloggiava negli occhi sembrava essere sparita, spazzata via dal gelo dello sguardo.

“Cara, cara Isabelle… mi aspettavo di più da te”

“Tutti prima o poi si illudono invano. Sai, io mi aspettavo che questa conversazione avesse un fine” in tono mite la ragazza dai capelli color ebano fece scoccare la freccia dell’impazienza.

“Il sarcasmo non ti porterà da nessuna parte, a meno che tu non preferisca lasciarti trasportare dal passato. Ricordo male o ti è bastato un misero finale drink per buttarti tra le braccia di John?”

Isabelle serrò le labbra impedendosi di controbattere velenosamente mentre l’altra, dopo una breve pausa continuò:

“Tipetto carino, lo ammetto, ma chi mai potrebbe essere in confronto all'unica figlia femmina Lightwood?”

Riempendo i polmoni di salutare ossigeno la ragazza mora finalmente rispose:

“Cosa stai cercando di dirmi, Camille?”

“New York è piccola per troppe regine, non appena una perde ciò che la legava alla cima viene sostituita da una più fresca.” Ora Camille aveva distolto lo sguardo, voltandolo oltre il lucido balcone del bar. Isabelle ancora non comprendeva a fondo l'avvertimento di Camille.

“È stato un gesto infantile il tuo, Isabelle. Avventato, bramoso. Non il fatto che tu abbia bevuto, che tu abbia ballato o che tu sia andata a letto con John, uno dei tuoi ex.”

Se non è questo il punto, allora qual è? Camille rispose ai suoi pensieri, spaventando inconsciamente la ragazza seduta al suo fianco.

“Ma il fatto che il tuo gesto sconsiderato sia risultato simbolo di debolezza, sottomissione. Se vuoi essere regina, nessuno deve indicarti così facilmente dove lasciare il cuore. E tu non puoi disseminare cuori spezzati in ogni dove. L’amore…”

“Questo, questo non si chiama amore” la interruppe Isabelle, le ciglia che fremevano in segno di una nascosta agitazione.

Camille rise. Come se le note vocali potessero scaldarsi con il ghiaccio…

“Amore” ripeté in sovrappensiero. “Certo che non è amore. Ma cosa farai invece quando lo incontrerai? In un soffio tutti i tuoi principi saranno cambiati per lui.L’amarezza dentro quell’unica sillaba risuonò forte alle orecchie di Isabelle. Chissà cosa le era successo, a Camille, da disprezzare così tanto l’amore da ritenerlo causa di rovina e rovina… Isabelle non osò indagare.

“In fondo… la stessa sorte di Jace Herondale Lightwood potrebbe toccare anche a te.”

La stessa sorte amorosa.

Isabelle ricordava ciò che Gossip Girl amava annunciare al popolo di ascoltatori sul conto di suo fratello Jace: Prima o poi sarebbe arrivata una ragazza in grado di sfasciare le inflessibili pareti del suo cuore e che a quel punto il nostro Jace riccioli d’oro non avrebbe più avuto il controllo di se stesso

Che forse avrebbe trovato anche lei qualcuno così forte da fare breccia a tutto quello che lei aveva rinchiuso attorno a sé?

“Come puoi saperlo? Non è ancora successo.”

“Infatti non lo so”

“Non è niente di certo quindi…”

Stavolta fu Camille a interromperla.

“Esatto. Incertezza. Tu devi essere sicura che questo non accada. Jace può benissimo perdere le staffe per una ragazza -farebbe un favore a tutte le giovani donne della St. Philip- mentre tu mai e poi mai puoi lasciare che un uomo intralci il tuo percorso o ti faccia cadere dalla punta.”

Isabelle ascoltò con attenzione le parole appena pronunciate dall’altra, mentre un dubbio le si insinuava nell’animo.

“Perché mi aiuti?” chiese avvicinandosi al viso di Camille per scorgerle qualunque accenno a una possibile bugia.

“Il mondo non gira solamente intorno a Isabelle Lightwood” candidamente rispose la bionda.

“Tu cosa ci guadagni?” ritentò Isabelle con sguardo di ferro.

“Lucy Spencerfield prenderebbe il tuo posto e abbatterebbe i principi che noi due abbiamo istituito. Minaccia anche me, cercherà di controllarmi”

Una cosa ancora non le era chiara però, perciò domandò un’altra volta:

“Perché, tra tutte le ragazze, proprio lei?”

Senza battere ciglio, Camille rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo: “Perché lo dice Gossip Girl.”

E ogni cosa che Gossip Girl dice, o prevede, si avvera come è vero che il ghiaccio al caldo si scioglie.Fu la frase che rimase sospesa nell’aria, ma che nessuna delle due espresse ad alta voce.

“Quindi il piano qual è?”Isabelle ruppe il silenzio.

“Il mio amico Magnus Bane ti riferirà tutto quello che devi sapere”.

Quindi non tutto,pensò automaticamente Isabelle.

Camille lentamente si alzò dall’alta sedia, sistemò il corto vestito e fece per andarsene. Prima di superare la ragazza ancora china sul bancone, le si avvicinò e le sussurrò, con voce calma e diretta: “E giusto che tu ricorda che chi diviene potente non trae nessun beneficio dall’amore… ”

 

Oh oh, è tempo di guerra. Sappiamo tutti che un incontro tra due api regine non predice mai nulla di buono. Avvistate: Miss Belcourt e Miss Lightwood insieme, portando i propri pungiglioni pronti a sferrare un colpo mortale. Chi dite che sia la vittima? Forse, qualcuno che ha rubato il loro prezioso miele? Mai sottovalutare un’ape regina, se ne sta sempre al coperto ma per difendere il proprio potere è addirittura pronta ad uccidere le sue amate figlie…

 

 

○●○

Il giorno dopo, a scuola

 

 

Quella mattina era stata particolarmente stressante per tutti e tre i Lightwood. Ogni agitazione aveva un origine diversa, segreta, a causa della quale nessuno aveva accennato nulla ai propri fratelli, chi per abitudine,chi per riservatezza e imbarazzo o chi, invece, per semplice disinteresse.

Erano in corridoio, la lezione appena finita. Jace ed Alec stavano ancora parlando si sport, di football, mentre l’unica femmina fra i tre aveva fatto allontanare le sue tirapiedi per aspettare il messaggero che Camille le aveva mandato. Ecco Magnus Bane, vestito elegantemente in tutta la sua singolarità, che si avvicinava. Il colore del giorno? Azzurro. La sfumatura del cielo illuminato dal sole, in tonalità scura.

Mentre le andava incontro, portò lo sguardo nella sua direzione e le rivolse uno splendente sorriso bianco. Strano come tutto di lui riuscisse sempre a luccicare, a partire dalla scarpe, ai vestiti e ai denti. Per non parlare degli occhi: due fari verdi allungati che emergevano nella pelle dorata. Sentì silenzio dietro di lei, perché i fratelli avevano smesso di parlare e avevano puntatolo sguardo verso l’alta figura che a lunghi passi li andava incontro. Isabelle non fece molto caso ad Alec, il quale espirò con forza aggrappandosi alla palla da football che portava in mano.Poche volte Alec era preda alle emozioni come nervosismo o agitazione, il più del tempo chiudeva gli occhi e respirava lentamente per scacciare quella sensazione di panico. Era uno sportivo,teso e sotto pressione, non era facile che venisse assalito dalle emozioni. In quel momento, però, tutto ciò che caratterizzava il tranquillo comportamento di Alec sembrava essere sparito. I due fratelli, Jace interessato al cellulare e Isabelle rapita dallo stile di Magnus, non fecero attenzione.

“Isabelle Lightwood, che piacere” la voce melodica di Magnus parlò per prima, accogliendo la ragazza con un caldo benvenuto, contrario di quello dell’amica Camille del giorno precedente.Isabelle adorava particolarmente Magnus, lui e il suo stile, lui e la sua calorosità, lui e la sua tenacia. Soprattutto quest’ultima, non era da tutti vestirsi stravagantemente come lui, sentirsi a proprio agio con se stessi e oltre tutto avere un certo fascino impossibile da mettere in discussione. Era uno dei pochi ragazzi che si truccavano a scuola, forse l’unico, e nessuno osava deriderlo, perché, tralasciando che fosse il figlio di uno dei più ricchi miliardari della città,sfoggiava il suo look con tale sicurezza che criticarlo non sarebbe bastato a farlo intimidire. I suoi occhi erano contornati dal suo sicuro e costante eyeliner e le palpebre colorate dal glitter. Il suo sguardo, poco prima puntato su quello di Isabelle, ora era corso incuriosito alla sinistra della ragazza.

“Caro Alec” salutò tranquillamente Magnus, ottenendo con orgoglio due guance lievemente arrossate del ragazzo come risposta, nascoste poi dall’inchinare del viso. Poi voltò lo sguardo verso la destra di Isabelle, stavolta per poco, giusto il tempo di salutare Jace con un ‘ciao’.

“Ecco il tuo meraviglioso consigliere” decretò, presentandosi, il ragazzo appena arrivato“sei fortunata Isabelle, non tutti hanno la possibilità di essere coinvolti in un complotto con il sottoscritto”.

Isabelle ridacchio. Sì, pensò, decisamente non è come Camille.

“Tu ti sopravvaluti, amico” parlò Jace con disinvoltura, ancora intento a trafficare con il telefono.

“Siamo amici per caso, Lightwood? Io sto parlando con tua sorella. Perché non segui l’esempio del tuo bel fratello e te ne rimani zitto?”

Bel fratello? Alec trattenne il fiato. E anche Jace. Quest’ultimo sembrava sconvolto, quasi scosso nell’animo.

Perché?” chiese drammaticamente “Io non sono bello?”

Alec tirò un sospiro di sollievo mentalmente, non vedeva l’ora che Magnus si allontanasse. Anzi che smettesse proprio di parlare e che lo sbattesse sull’armadietto per baciarlo…E da quando faceva pensieri del genere? Alec si stupì di se stesso. Tutto ciò che desiderava era che Magnus non accennasse all’altra notte e che non gli rivolgesse occhiate indiscrete. È tutto si convinse Alec, abbassando gli occhi e dimenticandosi di seguire la seria conversazione di Magnus e Isabelle.

“Cosa ti ha detto Camille?” domandava Magnus.

“Mi ha parlato di Lucy Spencerfield e dell’amore” rispondeva Isabelle.

Il discorso proseguì ancora per molto,a turno il ragazzo e la ragazza si riferivano ciò che sapevano a proposito di quella Lucy sottovoce cercando di non dare nell’occhio. Ad Alec però non interessavano le parole, ma i gesti e i movimenti di Magnus. Leggeri e decisi, come se ballasse a ritmo della sua stessa voce.

Mentre parlava Magnus si sistemò il ciuffo colorato di capelli, ed Alec gli guardò le mani, forti con le dita lunghe e sottili e lo smalto scuro. Non riuscì a frenare i pensieri che gli vorticarono in testa: Magnus che lo baciava, Magnus che lo stringeva con le braccia, Magnus che faceva scorrere le dita sul suo corpo...

Non sapeva il motivo, ma vedere lo smalto nero sulle dita di Magnus fu davvero eccitante. Perché osservandolo collegava lo smalto alle dita, le dita alle mani, le mani alle carezze, le carezze ai palpeggiamenti... E tutto riportava alla mente di Alec le immagini focose di loro due a letto. E di come Magnus lo toccava, lo prendeva, lo stringeva nel suo modo particolarmente forte e affettuoso e osava tastare tutto quello che poteva. Come i rigonfiamenti dei bicipiti, le spalle, i fianchi e poi il fondoschiena. Le mani di lui erano andate particolarmente su quest’ultimo e Alec ricordò umilmente di non essersi minimamente opposto a tale contatto.Come un vortice i ricordi gli riapparvero in mente.

Alec era disteso sul letto, senza maglia, beato dei continui tocchi delle labbra di Magnus che passavano dal suo collo alla clavicola. Il ragazzo baciava delicatamente quella porzione di pelle, riservando lo stesso accurato trattamento ad ogni centimetro cui la bocca andava incontro. Magnus, dopo averlo spogliato di quell’inutile indumento chiamato t-shirt, aveva fatto stendere Alec di schiena tra le soffici coperte ed era passato ad approfondire con le labbra quella pelle candida al collo. Era poggiato soltanto in parte sull’altro, in modo da avere un’ottima posizione per incastrare il capo nell’incavo del collo di Alec e baciarlo dolcemente. Intanto il ragazzo sotto lo cingeva con le braccia, sfiorandogli la pelle nuda della schiena e accarezzando la parte bassa appena sopra l’elastico dei boxer, facendolo rabbrividire ad ogni tocco.Il silenzio della stanza era interrotto solamente dai piccoli e sonori schiocchi delle labbra di Magnus a contatto con la pelle lattea di Alec. La musica della festa al di sotto quasi quasi non era neppure udibile. Magnus emise un profondo respiro, poi con un mano tirò amabilmente i capelli dell’altro per spostargli la testa e permettersi un accesso migliore al punto in cui voleva che le labbra toccassero. Il corpo di Magnus scivolò più in alto per far sì che la bocca arrivasse a baciare il lembo di pelle sotto l’orecchio e vicino all’attaccatura dei capelli. Un sospiro da parte di Alec risuonò nella stanza non appena i denti di Magnus presero a torturare quella piccola parte, mentre l’altra mano era ancora saldamente aggrappata ai capelli...

Inconsapevolmente Alec portò la mano al collo, sopra al succhiotto lasciato da Magnus giorni prima e nascosto fortunatamente dai capelli spettinati e non troppo corti del ragazzo.

A Magnus, che ascoltava Isabelle e che con la coda dell’occhio osservava Alec, non passò inosservato quel piccolo movimento e con nonchalance portò le dita alle labbra, tracciando il contorno del labbro sotto.Tocco che sarebbe apparso a chiunque come gesto tipico di qualcuno interessato alle parole dell’interlocutore, ma che Alec colse come sfumatura di qualcosa di più personale: una provocazione.

Magnus lo stava provocando. Magnus sapeva che Alec in quel momento non faceva altro che pensare all’altra notte. Scosse impercettibilmente la testa per schiarirsi le idee e concentrarsi nuovamente sul discorso che portavano avanti, che da troppo tempo fingeva di prestare attenzione.

“E quando agiremo?” chiedeva la ragazza.

“A mezzanotte in punto, anche Alec e Jace dovranno aiutarti. ”

“Perfetto” concluse Isabelle.

“Spero che i tuoi fratelli abbiamo sentito almeno una parola di quello che ci siamo detti” disse Magnus, un sorriso derisorio che prendeva possesso delle labbra. In realtà sapeva che i due maschi Lightwood avevano fatto difficoltà a seguire il discorso-oltre al fatto che erano con la testa in un mondo tutto loro e che uno dei due era stato sicuramente abbagliato dalla sua sfolgorante bellezza- perché lui e Isabelle avevano parlato a bassa voce, in sussurri, ben attenti a chiunque si aggirasse per quel corridoio. Durante la conversazione Magnus avrebbe scommesso il suo cappello più amato che Alexander avesse sfiorato con la mente le immagini -molto, molto piccanti- della loro nottata scorsa. Come dargli torto? Un corpo come il mio è difficile da dimenticare, pensò Magnus. I suoi occhi corsero involontariamente al corpo snello di Alec, intento a guardarsi le scarpe. Sfruttò quel suo attimo di distrazione per osservargli cautamente i tratti che l’avevano sempre attirato. Come l’ombra delle sue lunghe e nere ciglia nei suoi zigomi, il suo liscio collo disarmato e troppo in vista, l’ampio petto duro al contatto… Il suo sguardo scese involontariamente sulla pancia piatta, l’aria intorno cominciò a farsi più calda se provava a immaginare a cosa nascondesse sotto la maglia: bianchi intoccabili addominali scolpiti. Lui odiava il football americano, ma se pensava al favore che quello sport gli aveva donato -che in realtà aveva donato ad Alec, e di conseguenza indirettamente a lui stesso- cominciò a realizzare che fosse più una benedizione dal cielo che uno stupido gioco per infangarsi i vestiti. I suoi occhi stavano per scendere sotto la linea dei pantaloni quando un colpo di tosse lo costrinse a distogliere lo sguardo.

Si accorse di aver perso il filo del discorso non appena Isabelle gli porse una domanda alquanto strana:

“Quindi tu ti vestirai da barbone?”

Aspettate, non l’aveva detto sul serio. Aveva appena pronunciato la parola barbone? Un uomo senza casa, ricolmo di stracci sporchi e maleodoranti?

Barbone. Eh, si. Aveva sentito bene.

La ragazza, sorella del suo giocatore preferito, continuò imperterrita: “È una festa in maschera, qualcuno deve vestirsi così. Lo fai tu quindi?”.

Ma chi le aveva mai detto che si sarebbe vestito da barbone? Magnus era terrorizzato al solo pensiero di portare dei vestiti tristi e grigi. Non si sarebbe mai permesso di uscire così, come se non avesse una cabina armadio grande quanto un campo da basket.

Una forte risata spezzò quel momento così terribile. Le risa provenivano da Isabelle, la quale con tutta l’eleganza possibile aveva portato una mano alla bocca e lo guardava con occhi scherzosi. Alzò lo sguardo verso Alec, anche lui aveva accennato un sorriso e gli occhi gli brillavano accessi di divertimento. Wow, era ancora più affascinante così.

Sorrise anche lui.

Jace invece era davvero distratto, non stava neanche più guardando il cellulare in mano. Gli occhi erano fissi verso un punto lontano, decisi e sicuri…

“Scusami Magnus. Era tutto uno scherzo, sembravi così distratto che non potevo farne a meno” esclamò Isabelle, ancora scossa da lievi risate.

“Non farlo mai più” le consigliò Magnus con un ghigno malizioso.

“Te ne potresti pentire” disse ancora il ragazzo, lanciando intanto uno sguardo obliquo ad Alec, il quale sentì dei piccoli brividi salirgli dalla schiena nonostante il fuoco che gli correva nelle vene.

 

 

Jace non stava prestando minimamente attenzione al triste discorso di Magnus e Isabelle e, al contrario di Alec che faceva di tutto pur non incontrare lo sguardo di Magnus, lui fissava lontano la ragazza dai boccoli ramati: Clary. Ancora parlava con quella rockstar mal riuscita di cui non ricordava neanche vagamente il nome. La ragazza era all’armadietto, riponeva i libri e sceglieva quelli della lezione successiva, mentre parlava e rideva con quel ragazzo-nerd dai riccioli scuri. Finalmente quell’ultimo si allontanò da Clary, lasciando al lontano Jace l’occasione di avvicinarsi e intrattenerla. Arrivato al suo fianco il ragazzo poggiò le spalle all’armadietto accanto:

“Ciao Clary” Jace pronunciò il nome per tutto il tempo possibile, assaporando con le labbra ogni lettera.

“Jace” la ragazza gli scoccò una corta occhiata, prima di concentrarsi ancora sui libri che stava sistemando.

“Stai contando le ore che mancano alla nostra uscita assieme?” un sorriso sghembo gli si stampò in faccia, mentre osservava le piccole lentiggini che puntellavano gli zigomi di lei.

“Non ti hanno mai detto che sei stressante?” gli chiese, con una nota irritata.

“Stressante? In realtà no. Mi dicono sempre avventato, coraggioso, incosciente, brillante…”

“Dubito che ti abbiano mai detto brillante”

Clary lesse il titolo del libro che le era capitato in mano e lo ripose all’interno dell’armadietto.

“Me lo sono dato io stesso questo aggettivo” ammise Jace solennemente.

“E allora non vale” sentenziò la ragazza.

“Si invece, dato che ho compiuto un impresa in maniera eccezionale”

“E quale sarebbe questa tua straordinaria impresa valsa da attribuirti l'aggettivo brillante?”

“Sono riuscito a strapparti un appuntamento, o sbaglio?”

E in quel momento lei si girò per guardarlo. La sua intenzione era quella di fulminarlo, ma non ci riuscì. Fino a quell’istante non si era mai voltata ad osservarlo veramente, conosceva il motivo, ma non l’avrebbe mai ammesso a se stessa. Era proprio per quello che aveva evitato accuratamente di guardarlo negli occhi. Era proprio per la sua straordinaria bellezza: i riccioli biondi gli incorniciavano il viso abbronzato e due grandi occhi dorati la scrutavano intensamente. Allontanò immediatamente lo sguardo da quelle due iridi predatrici.

“Beh posso sempre cambiare idea…” rispose Clary, senza molta della sicurezza che aveva dimostrato prima.

“Ti consiglio di non farlo, lo rimpiangeresti per tutta la vita”

“Quanto sei drammatico Jace, partecipi per caso al corso di teatro?” chiese sarcasticamente la ragazza, ben attenta a non voltarsi.

“Un volta si” cominciò Jace a narrare“poi hanno visto che la mia naturale bellezza distoglieva l’attenzione del pubblico dalla recitazione e mi hanno cacciato.”

Il ragazzo sospirò, come se avesse perso l’occasione della sua vita.

“Che storia tragica” concluse la ragazza. Una vibrazione del cellulare la colse di sorpresa e la portò ad afferrare il telefono dalla tasca della giacca. Aprì la schermata e lesse il messaggio, mentre il cuore cominciava a batterle fortemente, e non riuscì a cogliere le semplici parole di Jace.

Era lui. Sempre lui.

Quello che l’aveva chiamata la notte alla festa di Magnus.

Grazie per i soldi Clarissa, ti aspetto la prossima volta.”

Questo diceva il messaggio. Il corridoio sembrava quasi restringersi da come l’ossigeno fosse diminuito nei polmoni di Clary. Tutto intorno era sfocato.

Clary”

Qualcuno la chiamava.

“Clary, tutto bene?” Era Jace, che si stava preoccupando per lei. In poco tempo la ragazza si riprese:

“Oh si, non… non è successo nulla” rispose sorreggendosi agli armadietti, senza dare troppo nell'occhio.

“Uh bene, pensavo stessi per svenire. All’improvviso sei sbiancata tutta in un colpo” spiegò Jace allarmato.

Lui non era stupido, aveva capito che pochi secondi prima era successo qualcosa che aveva turbato profondamente la ragazza. Non la conosceva abbastanza da consolarla o chiederle insistentemente spiegazioni, perciò decise di lasciarle il suo spazio. Il suo sguardo si fece gentile e le chiese:

“Allora facciamo domani pomeriggio?”

“Okay”

“Ti passo a prendere” le disse sorridendole appena, non con il suo solito sorriso sghembo, ma stavolta con uno sincero.

“Va bene” acconsentì Clary.

“A domani allora”

“Si, grazie Jace”

E quel grazie non fu soltanto per l'offerta del passaggio.

 

 

Tic, tac. Il tempo del nostro più caro Cacciatore sta scadendo. Ve ne siete accorti anche voi? Sembra proprio che la ragazza della profezia sia giunta dopo mesi e anni che la città l’aspettava. Bassa statura, capelli rossi, lentiggini… o giovane Jace dove non si limita la tua lussuria?

Le lancette dell'orologio scandiscono anche le ore che mancano alla mezzanotte di venerdì. Stai attenta piccola anonima arrampicatrice sociale perché non c’è niente di più squisito di una dolce vendetta servita su piatto d'argento. Le due punte della scuola non perdonano facilmente, quindi, chiunque tu sia, lasciati consigliare: o ciò che hai intenzione di compiere supererà d’astuzia le due api regine oppure non pensarci due volte ad abbandonare la città… uomo avvisato mezzo salvato, o in questo caso, esiliato.

 

Xoxo

Gossip Girl

 

 

Perdonatemi il ritardo, l’estate e le vacanze si fanno sentireAllora… in questo capitolo si è presentato un nuovo personaggio, Camille. Poi il tipo misterioso si è fatto risentire con Clary. E abbiamo avuto un momento Clace e uno Malec. I Sizzy sono ancora un po' lontani… ma non vi dico niente hihihi. Ho appena finito di leggere Lady Midnight ( quanto lo amo) ed ora sto affogando tra i miei feels– sono l’unica che shippa troppo intensamente i Kierark?-

Ringrazio come al solito chi recensisce, chi aggiunge la storia alle preferite/ricordate/seguite e le lettrici silenziose.

Lasciatemi un parere a questo capitolo se vi va e in cambio vi regalo un piccolo SPOILER del prossimo.

 

Xoxoxo

Alla prossima

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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