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Autore: Marne    01/08/2016    7 recensioni
Il Mondo Magico è sconvolto da una lunga serie di scandali. Il Governo Shacklebolt, nato come faro di speranza, è sull'orlo di un precipizio fatto di menzogne, intrighi e spie. Il Bambino Sopravvissuto non riesce a dormire, le Forze del Male continuano a tramare fra le ombre delle anime che hanno rubato.
Uno specchio è ciò che impedisce al caos di rovinare sulla terra. Uno specchio divide la realtà dalla follia.
Hermione Granger, giovane Inquisitore del Ministero, è costretta a lavorare con Draco Malfoy, uno dei maggiori esperti di antichi artefatti magici.
Una serie di avventure nel cuore del vecchio Continente li porterà a scontrarsi con i demoni del passato, mentre la minaccia di un Ritorno aleggia su tutta la Comunità Magica.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Mangiamorte | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Mirror Universe'
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Lo Specchio delle Anime.

 

 

 “Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza"1

 

 [Dante Alighieri – Inferno, Canto XXVI (vv 118-120)]

        

 

 

Atto XVI – Parte II

Virtute e canoscenza1.

 

 

 

 

Ulisse, il re di Itaca.

«Quindi tu saresti il genio che ha condannato a morte migliaia di innocenti troiani» disse Draco, con uno sguardo che non sembrava poi così tanto ammirato. «Quello che è tornato a casa da sua moglie solo per poter ripartire subito dopo e morire durante l’ennesimo viaggio» continuò, con un verso sprezzante. Si voltò a guardare Hermione, le sopracciglia corrugate. «Davvero mi stai facendo intendere che ti importa qualcosa di questo tizio? Mezzosangue, da te mi aspettavo di più».

Come se qualcuno le avesse appena dato una pugnalata allo stomaco, Hermione spalancò le labbra e fissò il suo accompagnatore con sdegno. Lui era l’ultimo che poteva farle ramanzine sulla moralità dei suoi idoli.

«Prima di tutto, la Guerra di Troia in qualche modo doveva pur finire! Quelle persone sarebbero morte comunque, in un modo o nell’altro» gli disse, stizzita, mentre una parte della sua coscienza le faceva notare come, in effetti, non fosse stato un comportamento proprio corretto, quello del suo idolo. «E comunque, Ulisse è il simbolo di tutti gli amanti della scoperta. La sua sete di conoscenza è da invidiare!».

Draco scosse il capo, incredulo. «Non posso crederci… ma ti stai ascoltando, Granger? Invidiabile? Non hai capito che è proprio questa volontà di conoscere tutto che lo ha portato alla morte? È lo stesso motivo per cui l’Arazzo va tenuto nascosto all’umanità. Non puoi credere davvero in ciò che dici».

Per quanto fosse doloroso ammetterlo, Hermione ci credeva e si vergognava profondamente. Malfoy aveva ragione – stava succedendo un po’ troppo spesso – e lei si era sempre nascosta dietro un’illusione.

Ulisse non era una brava persona.

«Ah, ho sempre adorato gli ammiratori indecisi» disse proprio lui, allegro, mettendosi le mani in tasca e dondolando leggermente sui talloni. «Non puoi negare che la mia storia ti abbia affascinato, ragazzo, ma mi sembra di capire che tu non abbia apprezzato molto le mie scelte» aggiunse, stringendosi nelle spalle. «Fra tutte le mie malefatte hai indicato solo lo sterminio di Troia e il secondo abbandono di Itaca. Devo dedurre che hai sofferto a causa di una guerra insensata e che hai parecchi problemi di famiglia». Non era stata una domanda, la sua, eppure sembrava comunque in attesa di una conferma.

Con orrore, Hermione capì cosa volesse davvero, perché anche lei aveva mantenuto lo stesso atteggiamento, più di una volta.

Voleva sentirsi dire di aver indovinato, di aver avuto ragione.

Che bastardo.

«Siamo stati entrambi vittime di una guerra assurda, anche se eravamo in fazioni contrapposte» Draco rispose immediatamente, ma il suo sguardo lasciava bene intendere che la risposta fosse dettata più dall’incantesimo della verità che gravava su quel luogo, piuttosto che da una reale volontà di rispondere. «E per quanto riguarda la famiglia… tua moglie ti ha atteso per vent’anni, tuo figlio ha sempre avuto fede nel tuo ritorno… addirittura il tuo cane è morto dalla gioia!2 Non ti bastava tutto quello che avevi? Perché hai dovuto mandare tutto a puttane?».

E Malfoy aveva segnato un altro punto a favore, offuscando sempre di più l’idilliaca immagine che Hermione si era creata di quell’uomo.

Ulisse si strinse nelle spalle, tornando a sedersi sul suo lettino da psicologo. «Immagino di aver passato troppo tempo lontano da casa. Quando desideri qualcosa con tutto te stesso, alla fine te ne crei una visione così deviata dalla realtà da non poterti rassegnare a ciò che hai davvero. Non ero più fatto per la vita in quella piccola isola, non dopo aver subito dieci anni di peripezie». I suoi curiosi occhi scuri si soffermarono sui suoi interlocutori, per qualche istante, per poi chiudersi. «Siete qui per la prova, immagino».

Seppur ancora estremamente delusa da se stessa, Hermione si ritrovò ad annuire. Il suo entusiasmo era stato violentemente smorzato da una realtà che si era sempre rifiutata di accettare: anche gli eroi avevano un lato oscuro. Eppure era stata proprio lei, considerando ciò che le era successo, a costringere altri ad accettare quella realtà. Era stata lei ad accettare per prima che Ronald non fosse più il vecchio Ron e che Harry avesse perso quella luce interiore che per tante battaglie lo aveva accompagnato.

Forse quegli eroi – gli eroi della mitologia, gli eroi dei libri – erano rimasti l’unico baluardo di salvezza in uno scenario di generale decadenza dei valori. Erano stati gli unici miraggi di perfezione che in quel momento le erano stati negati.

«Cosa dobbiamo fare?» aveva chiesto Malfoy, cupo, la bacchetta ancora stretta in mano, quasi avesse temuto di esser attaccato da un momento all’altro. «Le sarei grato se si sbrigasse, Vostra Maestà, perché noi abbiamo solo due giorni e dieci3 ore di tempo per concludere sette prove e tornare indietro, altrimenti il nostro mondo morirà e non avremo neppure il tempo di costruire un cavallino di legno come il suo» aggiunse, con stizza, usando un tono così tanto petulante da sembrare sul punto di sbattere il piede per terra e piagnucolare.

Ulisse, divertito, aveva fatto loro segno di avvicinarsi alle due poltrone vicine al suo lettino, l’aria annoiata tornata ancora una volta sul suo viso. Sembrava che loro due avessero improvvisamente perso di attrattiva.

«Certo, un po’ di finta allegria non guasterebbe» si sentì dire lei, sorprendendosi di se stessa. «Sono anni che non viene nessuno, per quanto ti faccia schifo la nostra compagnia non potrai certo negare che sia molto meglio della solitudine» aggiunse con una smorfia, dimenticando tutta la sua buona educazione ma tuttavia seguendo le indicazioni ed accomodandosi.

«Non prendertela, Mezzosangue» la tranquillizzò Malfoy, con una risatina. «Probabilmente non ha apprezzato la velocità con cui ti ho riportata con i piedi per terra. Le grandi menti vogliono sempre essere esaltate».

Ulisse non negò, tranquillo. «Tutti vogliono essere esaltati, in realtà. Per quanto si possa esser timidi, in fondo al cuore si sarà sempre felici di aver ricevuto un complimento, o semplicemente di aver qualcuno fiero di noi» spiegò, indicando ancora le poltrone. «Muovetevi, prima iniziamo e prima potrò tornare ai miei libri».

«Quali libri?» domandò Hermione, curiosa, guardandosi intorno mentre si accomodava. Il marmo bianco li circondava totalmente, non c’era traccia di una libreria o anche solo di un libro. C’erano solo i tre pezzi di mobilio su cui erano seduti, nulla di più e nulla di meno. La voce della strega, comunque, aveva tradito una certa aspettativa: una mente come quella di Ulisse richiedeva tanti libri. Davvero tanti.

Hermione non vedeva l’ora.

«Non eccitarti troppo, ragazza» fu la risposta divertita dell’eroe. «I miei libri sono ben lontani dalla strada che voi dovrete intraprendere. Se non avessi avuto solo tre giorni, forse avrei potuto mostrarteli, anche perché è raro trovare qualcuno così interessato».

Nascondere la delusione fu molto complicato, soprattutto non essendole possibile mentire.

«Allora, questo test?» correndo in suo soccorso, Draco si accomodò al suo fianco e posò la mano sulla sua, rassicurante. Probabilmente aveva notato i suoi occhi lucidi.

Era assurdo quanto le bugie potessero aiutare a regolare l’umore.

«Cominciamo subito» disse Ulisse, osservandoli entrambi con la coda dell’occhio. «Vi avverto, sarà un test molto complicato, in pochi potrebbero superarlo. Alcuni sono impazziti nel tentativo».

«Siamo pronti a tutto» fu la risposta di lei, immediata. Il terrore di non essere sufficientemente bravi, di non avere le capacità per portare a termine quella prova, le fece quasi fermare il cuore nel petto.

«Siamo pronti» confermò Draco, annuendo leggermente. Cercò per un istante lo sguardo di Hermione, quasi a volerla rassicurare. Ce l’avrebbero fatta.

«Ditemi…» 

 

***

 

«Cos’è che la mattina cammina su quattro zampe, il pomeriggio su due e la sera su tre?».

La serietà con cui pose quella domanda impedì ad Hermione di scoppiare a ridergli in faccia come in realtà avrebbe voluto fare.

«Sta scherzando, vero?» domandò Draco, accigliato. «Questo è un indovinello talmente trito e ritrito che probabilmente anche un idiota saprebbe trovare la risposta corretta!» aggiunse, scuotendo leggermente il capo. «Se crede che noi abbiamo il tempo di scherzare, si sbaglia di grosso. Il mondo potrebbe finire da un momento all’altro, non possiamo certo fare dello spirito inutile!».

Ulisse, per nulla impressionato, si strinse nelle spalle. «Senti, amico, sono rimasto per oltre vent’anni su una nave e, una volta morto, mi hanno rinchiuso in questo luogo dimenticato dagli dei per fare domande ad idioti con manie di grandezza. Io non ho tempo da perdere con voi, non l’opposto, quindi se sapete la risposta ditemela e levatevi dai piedi» sbottò, irritato, incrociando le braccia al petto. «Allora?».

«L’uomo» rispose allora Hermione, seppur parecchio delusa. «L’uomo cammina a quattro zampe da bambino, a due da adulto e con un bastone, quindi a tre, da anziano» spiegò, forse per far sembrare la risposta un po’ più intelligente.

Insomma, era davanti all’uomo più geniale mai passato per la terra.

Doveva mostrarsi intelligente a sua volta.

«Avete ragione, andate pure» fu tutto ciò che ottennero come risposta, mentre svogliatamente indicava il tunnel da cui si erano allontanati. «Se continuerete ad andare in quella direzione, probabilmente arriverete alla prossima prova in pochissimo tempo» li informò, tirandosi a sedere sul suo lettino.

Draco si voltò verso di lei, confuso. La domanda nei suoi occhi era implicita.

Dobbiamo fidarci?

La risposta di lei, racchiusa in una smorfia, fu altrettanto chiara.

Non abbiamo altra scelta.

«Beh, non è stato assolutamente un piacere, signor Ulisse» disse quindi Malfoy, chinando leggermente il capo nella brutta copia di un inchino. «Se mai riuscirà ad andare oltre, porti i miei saluti alle centinaia di bambini morti per causa sua, durante la guerra. Sono abbastanza sicuro che li troverà tutti lì ad accoglierla» aggiunse, forse con un po’ troppa cattiveria, prendendo la mano di Hermione. «Forza, Mezzosangue, non abbiamo tempo da perdere».

Dal canto suo, Hermione non era assolutamente convinta da tutta quella situazione. Doveva essere un trucco, per forza. Si rifiutava di credere che uno dei suoi eroi d’infanzia fosse realmente così annoiato, menefreghista e…

Questo non è normale.

Troppo preoccupata nell’osservare Ulisse, Hermione non aveva osservato ciò che li circondava. Aveva, naturalmente, guardato le poltrone e le mura intorno a loro, ma non si era preoccupata più di tanto, dando per scontato che il suo vero interesse dovesse concentrarsi sull’uomo con cui stavano intrattenendo quella discussione. Era stato con la coda dell’occhio, prima di seguire Malfoy verso il corridoio, che si era resa conto che ci fosse qualcosa di strano con una delle ombre.

Prima di tutto, era sbagliata. Non c’era una cosa che andasse bene, nella figura umanoide che si stagliava sul muro. Prima di tutto, la sua posizione era errata, considerando che l’unica fonte di luce fosse la candela che fluttuava accanto al lettino, e le proporzioni erano assolutamente senza senso. Poi – ed era la parte peggiore – l’ombra dell’eroe greco, nonostante lui si fosse sdraiato nuovamente, era ancora in posizione eretta, tranquillamente accomodata sul bordo del lettino come se non avesse mosso un muscolo.

Illusione.

Accigliata, Hermione guardò attentamente Ulisse, cercando di paragonare la sua figura a quella di Patroclo. Sembrava reale, umano nonostante tutto, eppure c’era qualcosa di sbagliato, in lui, qualcosa che lo rendeva strano in modo diverso dalla pacata e regale bellezza ultraterrena di Patroclo.

«Tu non hai mai sbattuto le palpebre!» sbottò, sottraendosi alla presa di Draco con uno strattone e tornando indietro per fronteggiare Ulisse, in quel momento intento a fissarsi le unghie della mano sinistra. «Tu non hai sbattuto le palpebre, non hai mai deglutito… non credo di averti visto respirare!» continuò, totalmente presa dalla sua teoria. I pezzi avevano iniziato a congiungersi, seppur lentamente.

«Hermione, non è un essere umano» le fece notare Draco, vagamente imbarazzato. «Probabilmente non ha bisogno di fare tutte quelle cose che a noi vengono naturali». Provò a tirarla nuovamente via, con gentilezza. «Coraggio, mi rendo conto che tu sia delusa, ma non possiamo permetterci di perdere tempo…».

«No!» testarda, lei puntò i piedi per terra, trascinandolo verso l’eroe. «Non hai osservato Patroclo, prima? Era perfettamente normale, respirava, sospirava, l’ho visto sbattere le palpebre! Lui non l’ha mai fatto» insistette, per poi indicare le ombre. «Guarda! È diversa, è sbagliata».

Una risata divertita si diffuse per il corridoio, pur non provenendo da nessuno dei presenti. Ulisse, in particolare, sembrò preoccupato nel sentire quel suono.

Quando Hermione vide arrivare qualcun altro dal corridoio buio alle loro spalle, comprese perché.

Una versione in giacca e cravatta dell’eroe, senza infradito, aveva appena fatto il suo ingresso, le mani in tasca e dei curiosi occhiali sul naso. Aveva l’aria rilassata di qualcuno che si fosse goduto un meraviglioso spettacolo, non sembrava annoiato o deluso, come la versione universitaria che li aveva accolti.

«Devo dire, mia cara, che per un attimo ho temuto di aver esagerato» disse, facendosi avanti ed allungando la mano verso Hermione. «Ma tu, proprio come avevo sperato, mi hai dimostrato di essere abbastanza sveglia da poterti confrontare con la mia prova» continuò, esibendosi in un elegantissimo baciamano, prima di voltarsi verso Malfoy. «Tu c’eri vicino, probabilmente te ne saresti reso conto troppo tardi. Ma, dopotutto, questo era un test pensato proprio per lei, non certo per te».

Lo sguardo di fuoco che Draco gli dedicò avrebbe fatto ridere Hermione, se non fosse stata troppo affascinata da quel nuovo Ulisse. Le sembrava di esser stata presentata al professore universitario sexy su cui tutti, almeno una volta lungo tutta la carriera accademica, avevano fantasticato4. Il professorino sexy di almeno una trentina di diversi romanzetti che sua madre era solita leggere5.

Decisamente un passo avanti, dopo la felpa ed i pantaloncini color cachi.

«In che senso test per lei?» domandò Malfoy, accigliato, cercando di frapporsi all’eroe ed Hermione, senza tuttavia riuscirci. Lei era fin troppo intrigata per prestargli attenzione. «E se lei è Ulisse, quel tipo chi è?» aggiunse, indicando con un cenno l’universitario, ancora seduto sul lettino, con sguardo preoccupato e aria assente. «E per quale motivo sembra diventato improvvisamente scemo?».

Con un sorriso gentile, Ulisse fece un cenno ad Hermione. «Vuoi rispondergli tu, mia cara?» le domandò, portandola ad un passo dal mettersi a sospirare sognante.

Le sembrava di essere di nuovo la dodicenne alla prima lezione di Allock.

«Quello è un fantoccio, Draco» spiegò allora, allontanandosi dai due per avvicinarsi al terzo uomo. «Una grossa bambola animata, per intenderci. La sua ombra non si muove con il resto del corpo, perché non è un’ombra» continuò, posando la mano sul muro e ritirandola sporca di polvere nera. «Non me ne sono resa conto finché non mi sono concentrata. Questa non si è mai mossa, perché i fantocci non proiettano alcun tipo di ombra, vengono completamente attraversati dalla luce. È stato programmato per fingersi Ulisse, per quanto sia impossibile una copia identica». Con un enorme sorriso, si voltò a guardare il suo accompagnatore.

Draco stava lentamente diventando verde per la gelosia.

«Oh, Malfoy, solo perché lo trovo affascinante non significa che bidonerò te per lui!» gli disse quindi, esasperata, ormai completamente arresa all’impossibilità di trattenere i pensieri per se stessa. «E comunque, non credo che potrei piacergli più di tanto. Nessuno regge il confronto con Penelope».

«La tua fidanzata ha ragione, ragazzo mio» si intromise Ulisse, ridacchiando. «Per quanto carina ed intelligente, non potrebbe mai reggere il confronto con mia moglie. A tal proposito» i suoi occhietti vispi si strinsero, quando sorrise, «ti farà piacere sapere che io sono tornato a casa, da lei, e sono morto lì, pacificamente, circondato dalla mia famiglia. Sono ripartito con la certezza che non sarei morto in mare e che avrei rivisto la mia famiglia6».

Draco restò in silenzio, nonostante un muscolo delle sue labbra si fosse contratto in modo strano, quasi avesse voluto sorridere. «Devo dire che è un sollievo, quella era la peggiore delle macchie sulla sua reputazione, ai miei occhi» gli disse, apparentemente tranquillo. «In che senso il test era per lei? Non dovremmo risolvere i problemi insieme?».

Ulisse scosse il capo, per poi grattarsi la guancia barbuta. «Più o meno» gli rispose. «Solo una persona può portare avanti la prova. Potete collaborare, certamente, ma è per uno di voi che la prova è stata pensata. D’ora in avanti sarà ancora più difficile, quindi fareste bene a prepararvi. Sono dei test che devono farvi riflettere su voi stessi, farvi affrontare gli angoli più nascosti della vostra anima… se vi sembra troppo facile, allora è la strada sbagliata».

«Io ho dovuto accettare che tutti gli eroi hanno un lato oscuro» si intromise Hermione, con un sorriso triste. «Ho dovuto ripetere a me stessa che esser dalla parte del bene non significa essere giusti». Si riavvicinò a Draco, prendendolo per mano. «Coraggio, adesso dobbiamo andare. Come hai detto tu, non abbiamo molto tempo».

Lui la osservò per un lungo istante, quasi indeciso su come comportarsi, poi, con un sospiro, si voltò verso Ulisse. «Dove dobbiamo andare? Immagino che il corridoio non sia la via giusta».

Con un sorrisino, l’eroe indicò una scala a chiocciola che nessuno aveva notato, proprio dietro le due poltrone. «Continuando per il tunnel tornereste qui. Da questa parte, invece, incontrerete una delle mie sorelle». Gentile, li oltrepassò entrambi, avvicinandosi al suo confuso fantoccio. «Se non vi dispiace, io adesso devo portare il mio piccolo amico a riposare. Lo avete messo a dura prova, con tutte quelle domande» continuo, posando le mani sulle spalle del suo sosia, che trasalì. «Buona fortuna!».

Un attimo dopo, svanì nel nulla.

 

***

 

«Gli hai fatto gli occhi dolci dal momento esatto in cui è apparso, Mezzosangue» sbottò, quando lei gli chiese perché fosse tanto cupo. «Devo forse preoccuparmi ogni volta che incroceremo un bell’uomo?».

«Per l’amor di Merlino, Malfoy, fino ad ora ti sei sdilinguito sui nostri ipotetici futuri figli ed ora ti fai prendere dal panico perché sono stata affascinata da un uomo leggendario?» sbottò lei in risposta, portandosi una mano agli occhi per sottolineare il suo sconforto. «Non posso mentire, qui, quindi piantala di farti problemi. Non ti tradirei con nessuno, neppure con Adone in persona!» aggiunse, prima di accigliarsi. «Beh, spero di non incontrarlo. Su che razza di problemi dovrebbe far riflettere un tipo rinchiuso in una scatola ed utilizzato come giocattolino sessuale da due dee?7».

Senza riuscire ad evitarlo, Draco ghignò. «Non so se potrebbe farmi riflettere su qualcosa, ma credo che potrei domandargli una o due cosucce. Per aver soddisfatto due divinità, deve conoscere parecchi trucchetti» disse, schivando per un pelo il colpo che lei aveva provato ad assestargli. «Coraggio, Hermione, vuoi dirmi che tu non apprezzeresti?».

Il rossore che le colorò le guance lo fece ridacchiare.

Sempre così innocente, la sua bella Mezzosangue.

«Non cambiare discorso, comunque! Questa tua gelosia è irr-».

«Scusate? C’è qualcuno?».

Dall’oscurità, come un fantasma, emerse una donna completamente vestita di bianco, con i capelli biondi intrecciati e gli occhi chiari colmi di terrore. Quando li vide, il suo sollievo fu tale da far sorridere istintivamente anche Hermione, che allungò la mano nella sua direzione.

«Va tutto bene, sta tranquilla» le disse, cercando di essere incoraggiante. «Cosa ti è successo? Chi sei?» chiese ancora, preoccupata, notando gli abiti in stile greco che anche lei stava indossando. Avrebbe potuto essere un Dàimon, naturalmente. Ulisse li aveva avvisati che avrebbero presto incontrato una delle sue sorelle. Tuttavia, Hermione esitò a convincersi: dubitava fortemente che creature onniscienti, vecchie di migliaia di anni, potessero davvero avere quello sguardo sperduto.

«Io mi chiamo Dory8» fu la risposta della giovane, che le strinse la mano e si fece più vicina. «Io… io non lo so perché sono qui. Non so come ci sono arrivata… stavo cercando mio marito e…» la sua voce ebbe un cedimento, le mani le corsero alla gola, quasi avesse fatto fatica a respirare. «Io non mi ricordo… l’ho perso… ho perso mio marito… non lo troverò mai più!» pianse, coprendosi quindi gli occhi inondati di lacrime. Draco riuscì ad afferrarla per le spalle, prima che precipitasse al suolo. La sua pena era terribile, insopportabile.

«Malfoy» chiamò quindi Hermione, mentre lui aiutava la donna a sedersi per terra. «Credi che sia un trucco? Potrebbe essere una Dàimon?» gli domandò, accigliata. «A me non sembra neppure lontanamente simile al fantoccio di Ulisse».

Stringendo le labbra, lui scosse il capo. «Neppure a me… ma se non lo è, che diavolo ci fa qui? Come ci è arrivata? Patroclo è stato chiaro, siamo i primi visitatori dopo secoli» mormorò, confuso. «Ricordi quando hai perso tuo marito?» chiese poi, accosciandosi accanto alla donna e cercando di usare il suo tono più persuasivo. Lo stesso che, tante volte, aveva usato con la sua stessa compagna.

Hermione, preoccupata, lo imitò. Con gentilezza, sfiorò la spalla della sconosciuta, sentendola incredibilmente fredda al tatto. Lei, come in reazione a quel contatto, scattò e le afferrò il polso in una stretta incredibile.

«Non toccarmi» le sibilò contro, spaventata. Il bellissimo viso sembrava quasi trasfigurato, in quell’istante, ma la strega cercò di non preoccuparsene: era una povera donna, era sola e spaventata.

Anche lei sarebbe stata un po’ irascibile, al suo posto.

«Scusami, non volevo farti paura» la rassicurò allora, con un leggero sorriso. «Sta tranquilla, ti aiuteremo noi. Devi soltanto dirci dove hai lasciato tuo marito e da quanto tempo sei bloccata qui… così potremo capire come fare».

La donna, vagamente più tranquilla, lasciò la presa ma continuò a guardarli come un animale braccato. «Mi dispiace, io non ricordo nulla. Ho sempre sofferto di perdite di memoria… non ho idea da quanto tempo io stia cercando. Non ricordo neppure il viso di mio marito» la sua voce si spezzò di nuovo, ma sembrò riprendere immediatamente il controllo. «Non lo troverò mai più, non c’è più speranza» si lagnò, tirando su col naso. «Non troverò mai più la mia famiglia… forse sono rimasta qui dentro per anni!».

«Diciamo pure secoli» puntualizzò Draco, con una smorfia, incurante dei latrati disperati della creatura accasciata davanti a lui, per poi esser colpito dalla strega. «Ehi! Non guardarmi in quel modo, Mezzosangue, se davvero è entrata qui prima di noi, probabilmente è dai tempi dell’Antica Grecia che passeggia per questi corridoi. L’ha detto Patroclo, il tempo passa in modo diverso, qui… ed oltretutto soffre di perdita di memoria! Ci credo che è senza speranza» borbottò, massaggiandosi il braccio dolorante ed aggiungendo qualcosa sulle Mezzosangue irrispettose.

«Niente speranza… niente speranza…» continuava nel frattempo a piangere la donna, tirandosi i capelli per manifestare tutto il suo dolore e piangendo lacrime infinite. Sembrava quasi non rendersi conto della loro presenza, tanto presa dal suo orrore.

«Povera creatura…» mormorò Hermione, stringendo le labbra in una linea sottile. «Prova a pensare a quanti orrori deve aver vissuto, in questo luogo…sola e sperduta, senza neppure una bacchetta per farsi luce…» scosse il capo, sospirando. «Quanti mostri, quanti mali…» continuò, cupa, prima di paralizzarsi.

Mostri.

Orrori.

Tutti i mali del mondo, cui seguì la speranza.

«Hermione?» chiamò Malfoy, preoccupato, posandole una mano sulla spalla. «Che ti prende? Perché hai fatto quella faccia? Ti sei fatta male?» domandò, ansioso, cominciando a toccarle il braccio, il viso, il collo. «Ti prego, dimmi che non ti è appena iniziato il ciclo mestruale, perché decisamente non è il momento per una capatina in bagno!9» aggiunse, decisamente preoccupato.

Quella sua espressione l’avrebbe fatta ridere, in un altro momento, ma non quando…

«Dory, ascoltami» ignorandolo, lei si inginocchiò accanto alla donna, cercando il suo sguardo. «Tu per caso hai… hai una scatola, con te? Un cofanetto, magari. Qualcosa che non avresti dovuto aprire?» domandò, gentile, sentendo il cuore battere furiosamente nel petto.

Abbiamo affrontato la logica, adesso potrebbe toccare alla

Improvvisamente accigliata, la giovane annuì. «Io… sì, ho una scatola» mormorò, infilando la mano in una piega nascosta dell’abito e tirandone fuori quello che aveva tutta l’aria di essere un portagioie incredibilmente prezioso. «Non ricordo se l’ho aperta, ma…» si accigliò, osservando il coperchio sollevato. «No, no… io ricordo di averla aperta, anche se non avrei dovuto. Forse è per questo che non troverò mai più mio marito» piagnucolò, ricominciando a lacrimare come una fontanella. «Non c’è più speranza… non c’è più speranza…».

«Mezzosangue?». Malfoy sembrava sempre più confuso, mentre spostava lo sguardo fra lei e la donna. «Che diavolo significa quella scatoletta?».

«Non è vero che non c’è più speranza, Dory» cercò di tranquillizzarla allora Hermione, ignorando completamente il suo accompagnatore. «C’è sempre speranza. Sono sicura che ritroveremo tuo marito e che tornerai da lui, davvero» aggiunse, in una spinta di coraggio e ottimismo che non credeva di possedere. In quel momento comprese quanto quel buio l’avesse oppressa. Anche lei si era lentamente fatta prendere dal panico, per quanto avesse cercato di nasconderlo anche a se stessa. Ma la paura andava bene, a patto che non fosse così forte da impedirle di continuare ad avere speranza. «Credimi, Dory, ce la faremo. Ti faremo uscire di qui e anche noi ne usciremo, così potremo salvare anche i nostri amici».

La giovane, che sembrava pendere dalle sue labbra, accennò un leggero sorriso. «Davvero lo credi? Me lo prometti?» le domandò, con un tono tremolante che però non sembrò più spaventato. I suoi occhi erano enormi, ma non più per l’orrore.

«Te lo giuro, Dory. Ma tu non devi perdere la speranza».

Con il sorriso che la sconosciuta le dedicò, una lacrima solitaria lasciò il suo occhio, solidificandosi lungo il percorso della sua guancia e cadendo, come un diamante perfetto, nel portagioie che aveva ancora fra le mani, il quale si richiuse con uno scatto.

«La speranza è l’ultima a morire» le disse allora la donna, gentile, mentre il suo viso si trasfigurava e la sua bellezza aumentava esponenzialmente. Da minuscola creatura tremante, Dory si trasformò in un essere fuori dal tempo, splendido nella sua forza e nella sua immortalità. «La più alta fra le virtù, ciò che davvero può salvare un’anima».

Malfoy, a quel punto, aveva necessariamente compreso. «L’ultima a lasciare il tuo vaso è anche la prima a ritornare, a quanto pare» disse, con una risatina esasperata. «Pandora, eh? Pensavo avresti rappresentato la curiosità o qualcosa del genere» fece notare, aiutando Hermione a rialzarsi.

La donna scosse il capo, lasciando che i lunghi capelli biondi le dondolassero sulle spalle. «Oh, la curiosità difficilmente vi spinge ad interrogare voi stessi, mentre per trovare la speranza è spesso necessario un piccolo sforzo, una promessa a se stessi» spiegò, sorridendo in direzione di Hermione. «Il mio non è stato un duro lavoro, devo ammetterlo. Voi due siete così speranzosi per il futuro. Avete tantissimi progetti da realizzare, non vi farete certo scoraggiare da una prova un po’ più difficile» si complimentò poi, divertita. I suoi occhi chiari si puntarono su Draco. «Tu, in particolare… sei incredibilmente fiducioso nelle tue abilità, non è vero?».

Tranquillo, lui si strinse nelle spalle. «Ho un obiettivo da raggiungere. Ho fatto una promessa che devo mantenere a tutti i costi10».

Pandora annuì, tranquilla, prima di allungare il cofanetto ad Hermione. «Questo è per te, mia cara, un piccolo regalo da parte mia» disse, con vago sorriso di scuse. «Vi salverà la vita, quando sarete davvero a rischio, ma dovrai aprirlo soltanto quando sarà necessario».

Hermione si accigliò, accettando il dono. «Quando sarà necessario?» chiese, quindi, anche se non particolarmente convinta.

«Posso solo dirti che non ci sarà alcuna necessità, mentre sosterrete le nostre prove. Ma dopo…» Pandora scosse il capo, pallida e preoccupata. «Un pizzico di speranza in più non può far male, non trovi anche tu?».

«Decisamente» rispose Draco, vagamente ironico. «Grazie, qualsiasi aiuto è bene accetto» aggiunse, mentre lei rimpiccioliva il portagioie e lo nascondeva nella piccola tasca della bacchetta, così da non perderlo.

«Grazie» ripeté quindi lei, allungando la mano per prendere quella del Dàimon. «Adesso… puoi dirci qual è la direzione giusta? Il nostro tempo si riduce sempre di più».

Con un cenno elegante, la donna indicò una porta apparsa dal nulla alla loro sinistra. Non aveva l’aria particolarmente affidabile, perdendosi nell’oscurità, ma le loro scelte erano orribilmente limitate. «Da quella parte troverete il vostro prossimo ostacolo» mormorò, con un sorriso gentile, prendendo la mano che Hermione aveva offerto e sorridendo ad entrambi. «Vi faccio i miei migliori auguri, miei cari… spero che possiate trovare le risposte che cercate senza impazzire».

«Lo spero anche io» borbottò Draco, senza tuttavia alcun astio. Quella donna era troppo deliziosa per esser fonte di alcun tipo di cattiveria. Un dono degli dei ad Epimeteo, un trucco per vendicarsi del genere umano. «Per quello che vale, è stato un piacere aiutarti, Dory» aggiunse, divertito, prendendo Hermione per mano e tirandola leggermente verso la porta. «Coraggio, Mezzosangue».

«Grazie» ribadì Hermione, cominciando ad avviarsi a sua volta, un piccolo sorriso sulle labbra.

«Per quello che vale,» disse il Dàimon, sollevando la mano libera in un leggero saluto, mentre le ombre la avvolgevano come a volerla inghiottire, «spero sinceramente che voi ce la facciate. E, Malfoy?» chiamò quindi, divertita. Attese che lui si voltasse a guardarla, prima di continuare. «Sono piuttosto sicura che a lei quel nome piacerà tantissimo11».

 

 

 

 

»Marnie’s Corner

 

Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!

 

Prima di tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri aggiornamenti!

 

 

Sono una masochista appassionata di mitologia. Lo ripeto perché forse non è chiaro quanto io mi stia divertendo.

 

Ebbene, alla fine ci son capitati sia Ulisse (quel burlone) che Pandora! Lei, oltretutto, è solo la prima delle eroine della mitologia che incontreremo. Le prossime saranno anche più interessanti! (Spero!)

 

 

Punti importanti:

 

» 1 – Avrei potuto far riferimento all’Iliade o all’Odissea, essendo il capitolo incentrato soprattutto su Ulisse, ma io adoro quel canto dell’Inferno! Oltretutto, parlando anche di Pandora e della virtù della Speranza (una delle virtù Teologali), ho ritenuto fosse migliore il riferimento della Commedia.

 

» 2 – Io sono una groupie per Ulisse. Io amo Ulisse, non mi importa cosa ha fatto. Stando all’Odissea, quando finalmente riuscì a tornare a casa, il suo vecchissimo cane, Argo, morì di crepacuore. Non è una cosa dolcissima?

 

» 3 – Riferimento temporale: sono trascorse oltre quattordici ore da quando il viaggio è iniziato, ormai restano poco più di due giorni, prima che il loro tempo scada e il mondo precipiti nell’orrore. Come fanno a saperlo? Sono maghi, avranno qualche incantesimo per misurare il passare delle ore!

 

» 4 – Non so se tutti gli universitari hanno avuto la fortuna di avere un professore su cui fantasticare, ma io. Dovete capire che io studio giurisprudenza, i miei professori hanno un’età media di duecento anni, quando me n’è capitato uno sotto i quaranta è stato un sogno. Non ho mai seguito delle lezioni con maggiore interesse. L’idea di Ulisse professorino sexy mi ha uccisa, non potevo non metterlo.

 

» 5 – Altro riferimento agli Harmony. Hermione è perseguitata da sti giornaletti!

 

» 6 – Alloooora. Qui si fa riferimento alla decisione di Ulisse – alla fine dell’Odissea – di riprendere il mare, dopo aver scacciato i Proci da Itaca. Durante il suo viaggio di ritorno, infatti, lo spirito del Veggente Tiresia gli aveva predetto che una volta scacciati gli invasori avrebbe continuato a viaggiare finché qualcuno non gli avesse offerto una pala per il suo remo, per poi tornare a casa e morire in pace di vecchiaia. È una morte diversa da quella prospettata da Dante (secondo cui Ulisse è morto per esser andato oltre le Colonne d’Ercole), diversa da quella che Draco ritiene essere quella reale. Pur non essendoci certezza, per me Ulisse è morto a casa sua, dopo aver girato un po’ l’ignoto. A casa, con la fedele Penelope.

 

» 7 – Piccolo riassunto del mito di Adone: Figlio di un rapporto incestuoso fra Mirra e suo padre, quando la mamma venne trasformata in albero (di mirra, appunto) venne estratto direttamente dal suo tronco ed allevato dalle ninfe. Divenuto un giovane bellissimo, divenne l’amante di Afrodite (che era stata anche la causa dell’amore incestuoso, btw). Afrodite, che era un tipo strano, per proteggerlo lo chiuse in una cassa di legno e lo affidò alla dea Persefone, che, aperto il pacco regalo pur non essendo autorizzata, si innamorò a sua volta e lo prese come amante. Ovviamente non finì bene.

 

» 8 –Non ho resistito, soprattutto perché ho visto da poco Finding Dory e sono ancora in pieno Hype.

 

» 9 – Draco è vagamente terrorizzato all’idea, sì. Non perché gli faccia schifo o simili, non è certo un maschio idiota come tanti, ma piuttosto perché è consapevole che sia un periodo in cui Hermione ha bisogno di condizioni igieniche migliori, rispetto a quelle offerte dai Dàimones. Mica può lasciare che la futura madre dei suoi figli si ammali, scusate.

 

» 10 – Riferimento alla promessa fatta a Rosemary. Draco ha giurato che avrebbe salvato il dottore, dandogli una nipotina da coccolare e su cui sfogare l’istinto paterno represso.

 

» Pandora è la seconda Dàimon che i nostri eroi incontrano nel loro viaggio. Perché non ricorda nulla? Non lo so, magari ho dato per scontato che avesse dimenticato di non poter aprire il suo vaso, oppure perché lo shock di aver liberato tutti i mali del mondo l’ha mandata fuori di testa. Fate voi. Pandora come Dory, però, è parecchio adorabile, dal mio punto di vista!

Breve riassunto del mito: il marito di Pandora è il fratello di Prometeo (quello che ha dato il fuoco agli uomini, rubandolo agli dei). Lei è stata creata da Efesto con grazia e bellezza (ma anche una grande curiosità, donata da Hermes) per far sì che il genere umano pagasse quel regalo fatto contro la volontà di Zeus. Lui, infatti, consapevole della curiosità di Pandora le ha regalato una scatola, ordinandole di non aprirla. Lei, ovviamente, l’ha aperta ed ha liberato sulla terra tutti i mali (vecchiaia, malattia, vizi…), mettendo fine al genere umano. Poi, però, ha risollevato il coperchio ed ha fatto uscire la speranza, che non era riuscita a fuggire la prima volta. Una volta liberata la speranza, il genere umano è stato di nuovo salvo.

 

» Pandora ha regalato il suo vaso ad Hermione, probabilmente perché il lupo perde il pelo ma non il vizio. Lei non può scoprire cosa c’è davvero dentro finché non ne avranno davvero necessità, il costo altrimenti potrebbe essere altissimo. In un certo senso, la disgraziata di una Pandora ha dato ad Hermione un’altra prova. La nostra eroina ce la farà a resistere alla tentazione di aprirla prima?

 

» 11 – Pandora sa benissimo che Hermione adorerà l’idea di chiamare Rosemary anche sua figlia, in onore della signorina Crave che tanto ha aiutato il suo Draco e che era tanto cara al dottore.

 

 

 

Comunicazione di servizio: Essendo finalmente in vacanza anche io, la settimana prossima non ci sarà alcun aggiornamento! Ma vi aspetto tutti la settimana dopo ancora, abbiamo altre prove da superare ed altri personaggi da scoprire!

  

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

   
 
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