Lo Specchio delle Anime.
“Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza"1
[Dante Alighieri –
Inferno, Canto XXVI (vv 118-120)]
Atto
XVI – Parte II
Virtute e canoscenza1.
Ulisse,
il re di Itaca.
«Quindi tu saresti il genio che ha condannato a
morte migliaia di innocenti troiani» disse Draco, con uno sguardo che non
sembrava poi così tanto ammirato. «Quello che è tornato a casa da sua moglie
solo per poter ripartire subito dopo e morire durante l’ennesimo viaggio»
continuò, con un verso sprezzante. Si voltò a guardare Hermione, le
sopracciglia corrugate. «Davvero mi stai facendo intendere che ti importa
qualcosa di questo tizio? Mezzosangue, da te mi aspettavo di più».
Come se qualcuno le avesse appena dato una
pugnalata allo stomaco, Hermione spalancò le labbra e fissò il suo
accompagnatore con sdegno. Lui era l’ultimo che poteva farle ramanzine sulla
moralità dei suoi idoli.
«Prima di tutto, la Guerra di Troia in qualche
modo doveva pur finire! Quelle persone sarebbero morte comunque, in un modo o
nell’altro» gli disse, stizzita, mentre una parte della sua coscienza le faceva
notare come, in effetti, non fosse stato un comportamento proprio corretto, quello del suo idolo. «E
comunque, Ulisse è il simbolo di tutti gli amanti della scoperta. La sua sete
di conoscenza è da invidiare!».
Draco scosse il capo, incredulo. «Non posso
crederci… ma ti stai ascoltando, Granger? Invidiabile? Non hai capito che è
proprio questa volontà di conoscere tutto che lo ha portato alla morte? È lo
stesso motivo per cui l’Arazzo va tenuto nascosto all’umanità. Non puoi credere
davvero in ciò che dici».
Per quanto fosse doloroso ammetterlo, Hermione ci
credeva e si vergognava profondamente. Malfoy aveva ragione – stava succedendo
un po’ troppo spesso – e lei si era sempre nascosta dietro un’illusione.
Ulisse
non era una brava persona.
«Ah, ho sempre adorato gli ammiratori indecisi»
disse proprio lui, allegro, mettendosi le mani in tasca e dondolando
leggermente sui talloni. «Non puoi negare che la mia storia ti abbia
affascinato, ragazzo, ma mi sembra di capire che tu non abbia apprezzato molto
le mie scelte» aggiunse, stringendosi nelle spalle. «Fra tutte le mie malefatte
hai indicato solo lo sterminio di Troia e il secondo abbandono di Itaca. Devo
dedurre che hai sofferto a causa di una guerra insensata e che hai parecchi
problemi di famiglia». Non era stata una domanda, la sua, eppure sembrava
comunque in attesa di una conferma.
Con orrore, Hermione capì cosa volesse davvero, perché anche lei aveva
mantenuto lo stesso atteggiamento, più di una volta.
Voleva
sentirsi dire di aver indovinato, di aver avuto ragione.
Che
bastardo.
«Siamo stati entrambi vittime di una guerra
assurda, anche se eravamo in fazioni contrapposte» Draco rispose
immediatamente, ma il suo sguardo lasciava bene intendere che la risposta fosse
dettata più dall’incantesimo della verità che gravava su quel luogo, piuttosto
che da una reale volontà di rispondere. «E per quanto riguarda la famiglia… tua
moglie ti ha atteso per vent’anni, tuo figlio ha sempre avuto fede nel tuo
ritorno… addirittura il tuo cane è morto dalla gioia!2 Non ti
bastava tutto quello che avevi? Perché hai dovuto mandare tutto a puttane?».
E Malfoy
aveva segnato un altro punto a favore, offuscando sempre di più l’idilliaca
immagine che Hermione si era creata di quell’uomo.
Ulisse si strinse nelle spalle, tornando a sedersi
sul suo lettino da psicologo. «Immagino di aver passato troppo tempo lontano da
casa. Quando desideri qualcosa con tutto te stesso, alla fine te ne crei una
visione così deviata dalla realtà da non poterti rassegnare a ciò che hai
davvero. Non ero più fatto per la vita in quella piccola isola, non dopo aver
subito dieci anni di peripezie». I suoi curiosi occhi scuri si soffermarono sui
suoi interlocutori, per qualche istante, per poi chiudersi. «Siete qui per la
prova, immagino».
Seppur ancora estremamente delusa da se stessa,
Hermione si ritrovò ad annuire. Il suo entusiasmo era stato violentemente
smorzato da una realtà che si era sempre rifiutata di accettare: anche gli eroi
avevano un lato oscuro. Eppure era stata proprio lei, considerando ciò che le
era successo, a costringere altri ad accettare quella realtà. Era stata lei ad
accettare per prima che Ronald non fosse più il vecchio Ron e che Harry avesse
perso quella luce interiore che per tante battaglie lo aveva accompagnato.
Forse quegli
eroi – gli eroi della mitologia, gli eroi dei libri – erano rimasti l’unico
baluardo di salvezza in uno scenario di generale decadenza dei valori. Erano
stati gli unici miraggi di perfezione che in quel momento le erano stati
negati.
«Cosa dobbiamo fare?» aveva chiesto Malfoy, cupo,
la bacchetta ancora stretta in mano, quasi avesse temuto di esser attaccato da
un momento all’altro. «Le sarei grato se si sbrigasse, Vostra Maestà, perché
noi abbiamo solo due giorni e dieci3 ore di tempo per concludere
sette prove e tornare indietro, altrimenti il nostro mondo morirà e non avremo
neppure il tempo di costruire un cavallino di legno come il suo» aggiunse, con
stizza, usando un tono così tanto petulante da sembrare sul punto di sbattere
il piede per terra e piagnucolare.
Ulisse, divertito, aveva fatto loro segno di
avvicinarsi alle due poltrone vicine al suo lettino, l’aria annoiata tornata
ancora una volta sul suo viso. Sembrava che loro due avessero improvvisamente
perso di attrattiva.
«Certo, un po’ di finta allegria non guasterebbe»
si sentì dire lei, sorprendendosi di se stessa. «Sono anni che non viene
nessuno, per quanto ti faccia schifo la nostra compagnia non potrai certo
negare che sia molto meglio della solitudine» aggiunse con una smorfia,
dimenticando tutta la sua buona educazione ma tuttavia seguendo le indicazioni
ed accomodandosi.
«Non prendertela, Mezzosangue» la tranquillizzò
Malfoy, con una risatina. «Probabilmente non ha apprezzato la velocità con cui
ti ho riportata con i piedi per terra. Le grandi menti vogliono sempre essere
esaltate».
Ulisse non negò, tranquillo. «Tutti vogliono
essere esaltati, in realtà. Per quanto si possa esser timidi, in fondo al cuore
si sarà sempre felici di aver ricevuto un complimento, o semplicemente di aver
qualcuno fiero di noi» spiegò, indicando ancora le poltrone. «Muovetevi, prima
iniziamo e prima potrò tornare ai miei libri».
«Quali libri?» domandò Hermione, curiosa, guardandosi
intorno mentre si accomodava. Il marmo bianco li circondava totalmente, non
c’era traccia di una libreria o anche solo di un libro. C’erano solo i tre
pezzi di mobilio su cui erano seduti, nulla di più e nulla di meno. La voce
della strega, comunque, aveva tradito una certa aspettativa: una mente come
quella di Ulisse richiedeva tanti
libri. Davvero tanti.
Hermione non vedeva l’ora.
«Non eccitarti troppo, ragazza» fu la risposta
divertita dell’eroe. «I miei libri sono ben lontani dalla strada che voi
dovrete intraprendere. Se non avessi avuto solo tre giorni, forse avrei potuto
mostrarteli, anche perché è raro trovare qualcuno così interessato».
Nascondere la delusione fu molto complicato,
soprattutto non essendole possibile mentire.
«Allora, questo test?» correndo in suo soccorso,
Draco si accomodò al suo fianco e posò la mano sulla sua, rassicurante.
Probabilmente aveva notato i suoi occhi lucidi.
Era
assurdo quanto le bugie potessero aiutare a regolare l’umore.
«Cominciamo subito» disse Ulisse, osservandoli
entrambi con la coda dell’occhio. «Vi avverto, sarà un test molto complicato,
in pochi potrebbero superarlo. Alcuni sono impazziti nel tentativo».
«Siamo pronti a tutto» fu la risposta di lei,
immediata. Il terrore di non essere sufficientemente bravi, di non avere le
capacità per portare a termine quella prova, le fece quasi fermare il cuore nel
petto.
«Siamo pronti» confermò Draco, annuendo
leggermente. Cercò per un istante lo sguardo di Hermione, quasi a volerla
rassicurare. Ce l’avrebbero fatta.
«Ditemi…»
***
«Cos’è che la mattina cammina su quattro zampe, il
pomeriggio su due e la sera su tre?».
La serietà con cui pose quella domanda impedì ad
Hermione di scoppiare a ridergli in faccia come in realtà avrebbe voluto fare.
«Sta scherzando, vero?» domandò Draco, accigliato.
«Questo è un indovinello talmente trito e ritrito che probabilmente anche un
idiota saprebbe trovare la risposta corretta!» aggiunse, scuotendo leggermente
il capo. «Se crede che noi abbiamo il tempo di scherzare, si sbaglia di grosso.
Il mondo potrebbe finire da un momento all’altro, non possiamo certo fare dello
spirito inutile!».
Ulisse, per nulla impressionato, si strinse nelle
spalle. «Senti, amico, sono rimasto per oltre vent’anni su una nave e, una volta
morto, mi hanno rinchiuso in questo luogo dimenticato dagli dei per fare
domande ad idioti con manie di grandezza. Io
non ho tempo da perdere con voi, non l’opposto, quindi se sapete la risposta
ditemela e levatevi dai piedi» sbottò, irritato, incrociando le braccia al
petto. «Allora?».
«L’uomo»
rispose allora Hermione, seppur parecchio delusa. «L’uomo cammina a quattro
zampe da bambino, a due da adulto e con un bastone, quindi a tre, da anziano»
spiegò, forse per far sembrare la risposta un po’ più intelligente.
Insomma, era davanti all’uomo più geniale mai
passato per la terra.
Doveva mostrarsi
intelligente a sua volta.
«Avete ragione, andate pure» fu tutto ciò che
ottennero come risposta, mentre svogliatamente indicava il tunnel da cui si erano
allontanati. «Se continuerete ad andare in quella direzione, probabilmente
arriverete alla prossima prova in pochissimo tempo» li informò, tirandosi a
sedere sul suo lettino.
Draco si voltò verso di lei, confuso. La domanda
nei suoi occhi era implicita.
Dobbiamo
fidarci?
La risposta di lei, racchiusa in una smorfia, fu
altrettanto chiara.
Non
abbiamo altra scelta.
«Beh, non è stato assolutamente un piacere, signor
Ulisse» disse quindi Malfoy, chinando leggermente il capo nella brutta copia di
un inchino. «Se mai riuscirà ad andare oltre, porti i miei saluti alle
centinaia di bambini morti per causa sua, durante la guerra. Sono abbastanza
sicuro che li troverà tutti lì ad accoglierla» aggiunse, forse con un po’
troppa cattiveria, prendendo la mano di Hermione. «Forza, Mezzosangue, non
abbiamo tempo da perdere».
Dal canto suo, Hermione non era assolutamente
convinta da tutta quella situazione. Doveva essere un trucco, per forza. Si rifiutava di credere che
uno dei suoi eroi d’infanzia fosse realmente così annoiato, menefreghista e…
Questo
non è normale.
Troppo preoccupata nell’osservare Ulisse, Hermione
non aveva osservato ciò che li
circondava. Aveva, naturalmente, guardato le poltrone e le mura intorno a loro,
ma non si era preoccupata più di tanto, dando per scontato che il suo vero
interesse dovesse concentrarsi sull’uomo con cui stavano intrattenendo quella
discussione. Era stato con la coda dell’occhio, prima di seguire Malfoy verso
il corridoio, che si era resa conto che ci fosse qualcosa di strano con una delle ombre.
Prima di tutto, era sbagliata. Non c’era una cosa che andasse bene, nella figura
umanoide che si stagliava sul muro. Prima di tutto, la sua posizione era
errata, considerando che l’unica fonte di luce fosse la candela che fluttuava accanto
al lettino, e le proporzioni erano assolutamente senza senso. Poi – ed era la
parte peggiore – l’ombra dell’eroe greco, nonostante lui si fosse sdraiato
nuovamente, era ancora in posizione eretta, tranquillamente accomodata sul
bordo del lettino come se non avesse mosso un muscolo.
Illusione.
Accigliata, Hermione guardò attentamente Ulisse,
cercando di paragonare la sua figura a quella di Patroclo. Sembrava reale,
umano nonostante tutto, eppure c’era qualcosa di sbagliato, in lui, qualcosa
che lo rendeva strano in modo diverso
dalla pacata e regale bellezza ultraterrena di Patroclo.
«Tu non hai mai sbattuto le palpebre!» sbottò,
sottraendosi alla presa di Draco con uno strattone e tornando indietro per
fronteggiare Ulisse, in quel momento intento a fissarsi le unghie della mano
sinistra. «Tu non hai sbattuto le palpebre, non hai mai deglutito… non credo di
averti visto respirare!» continuò,
totalmente presa dalla sua teoria. I pezzi avevano iniziato a congiungersi,
seppur lentamente.
«Hermione, non è un essere umano» le fece notare
Draco, vagamente imbarazzato. «Probabilmente non ha bisogno di fare tutte
quelle cose che a noi vengono naturali». Provò a tirarla nuovamente via, con
gentilezza. «Coraggio, mi rendo conto che tu sia delusa, ma non possiamo
permetterci di perdere tempo…».
«No!» testarda, lei puntò i piedi per terra,
trascinandolo verso l’eroe. «Non hai osservato Patroclo, prima? Era
perfettamente normale, respirava, sospirava, l’ho visto sbattere le palpebre! Lui non l’ha mai fatto» insistette, per
poi indicare le ombre. «Guarda! È diversa,
è sbagliata».
Una risata divertita si diffuse per il corridoio,
pur non provenendo da nessuno dei presenti. Ulisse, in particolare, sembrò
preoccupato nel sentire quel suono.
Quando Hermione vide arrivare qualcun altro dal
corridoio buio alle loro spalle, comprese perché.
Una versione in giacca e cravatta dell’eroe, senza
infradito, aveva appena fatto il suo ingresso, le mani in tasca e dei curiosi
occhiali sul naso. Aveva l’aria rilassata di qualcuno che si fosse goduto un
meraviglioso spettacolo, non sembrava annoiato o deluso, come la versione universitaria che li aveva accolti.
«Devo dire, mia cara, che per un attimo ho temuto
di aver esagerato» disse, facendosi avanti ed allungando la mano verso
Hermione. «Ma tu, proprio come avevo sperato, mi hai dimostrato di essere abbastanza
sveglia da poterti confrontare con la mia prova» continuò, esibendosi in un
elegantissimo baciamano, prima di voltarsi verso Malfoy. «Tu c’eri vicino,
probabilmente te ne saresti reso conto troppo tardi. Ma, dopotutto, questo era
un test pensato proprio per lei, non certo per te».
Lo sguardo di fuoco che Draco gli dedicò avrebbe
fatto ridere Hermione, se non fosse stata troppo affascinata da quel nuovo Ulisse. Le sembrava di esser stata
presentata al professore universitario sexy su cui tutti, almeno una volta
lungo tutta la carriera accademica, avevano fantasticato4. Il
professorino sexy di almeno una trentina di diversi romanzetti che sua madre
era solita leggere5.
Decisamente un passo avanti, dopo la felpa ed i
pantaloncini color cachi.
«In che senso test
per lei?» domandò Malfoy, accigliato, cercando di frapporsi all’eroe ed
Hermione, senza tuttavia riuscirci. Lei era fin troppo intrigata per prestargli
attenzione. «E se lei è Ulisse, quel tipo chi è?» aggiunse, indicando con un
cenno l’universitario, ancora seduto sul lettino, con sguardo preoccupato e
aria assente. «E per quale motivo sembra diventato improvvisamente scemo?».
Con un sorriso gentile, Ulisse fece un cenno ad
Hermione. «Vuoi rispondergli tu, mia cara?» le domandò, portandola ad un passo
dal mettersi a sospirare sognante.
Le
sembrava di essere di nuovo la dodicenne alla prima lezione di Allock.
«Quello è un fantoccio, Draco» spiegò allora,
allontanandosi dai due per avvicinarsi al terzo uomo. «Una grossa bambola
animata, per intenderci. La sua ombra non si muove con il resto del corpo,
perché non è un’ombra» continuò,
posando la mano sul muro e ritirandola sporca di polvere nera. «Non me ne sono
resa conto finché non mi sono concentrata. Questa non si è mai mossa, perché i
fantocci non proiettano alcun tipo di ombra, vengono completamente attraversati
dalla luce. È stato programmato per fingersi
Ulisse, per quanto sia impossibile una copia identica». Con un enorme
sorriso, si voltò a guardare il suo accompagnatore.
Draco stava lentamente diventando verde per la gelosia.
«Oh, Malfoy, solo perché lo trovo affascinante non
significa che bidonerò te per lui!» gli disse quindi, esasperata, ormai
completamente arresa all’impossibilità di trattenere i pensieri per se stessa.
«E comunque, non credo che potrei piacergli più di tanto. Nessuno regge il
confronto con Penelope».
«La tua fidanzata ha ragione, ragazzo mio» si
intromise Ulisse, ridacchiando. «Per quanto carina ed intelligente, non
potrebbe mai reggere il confronto con mia moglie. A tal proposito» i suoi
occhietti vispi si strinsero, quando sorrise, «ti farà piacere sapere che io sono tornato a casa, da lei, e sono
morto lì, pacificamente, circondato dalla mia famiglia. Sono ripartito con la
certezza che non sarei morto in mare e che avrei rivisto la mia famiglia6».
Draco restò in silenzio, nonostante un muscolo
delle sue labbra si fosse contratto in modo strano, quasi avesse voluto
sorridere. «Devo dire che è un sollievo, quella era la peggiore delle macchie
sulla sua reputazione, ai miei occhi» gli disse, apparentemente tranquillo. «In
che senso il test era per lei? Non
dovremmo risolvere i problemi insieme?».
Ulisse scosse il capo, per poi grattarsi la
guancia barbuta. «Più o meno» gli rispose. «Solo una persona può portare avanti la prova. Potete collaborare,
certamente, ma è per uno di voi che
la prova è stata pensata. D’ora in avanti sarà ancora più difficile, quindi
fareste bene a prepararvi. Sono dei test che devono farvi riflettere su voi
stessi, farvi affrontare gli angoli più nascosti della vostra anima… se vi
sembra troppo facile, allora è la strada sbagliata».
«Io ho dovuto accettare che tutti gli eroi hanno
un lato oscuro» si intromise Hermione, con un sorriso triste. «Ho dovuto
ripetere a me stessa che esser dalla parte del bene non significa essere giusti». Si riavvicinò a Draco,
prendendolo per mano. «Coraggio, adesso dobbiamo andare. Come hai detto tu, non
abbiamo molto tempo».
Lui la osservò per un lungo istante, quasi
indeciso su come comportarsi, poi, con un sospiro, si voltò verso Ulisse. «Dove
dobbiamo andare? Immagino che il corridoio non sia la via giusta».
Con un sorrisino, l’eroe indicò una scala a
chiocciola che nessuno aveva notato, proprio dietro le due poltrone.
«Continuando per il tunnel tornereste qui. Da questa parte, invece,
incontrerete una delle mie sorelle». Gentile, li oltrepassò entrambi,
avvicinandosi al suo confuso fantoccio. «Se non vi dispiace, io adesso devo
portare il mio piccolo amico a riposare. Lo avete messo a dura prova, con tutte
quelle domande» continuo, posando le mani sulle spalle del suo sosia, che
trasalì. «Buona fortuna!».
Un attimo dopo, svanì nel nulla.
***
«Gli hai fatto gli occhi dolci dal momento esatto
in cui è apparso, Mezzosangue» sbottò, quando lei gli chiese perché fosse tanto
cupo. «Devo forse preoccuparmi ogni volta che incroceremo un bell’uomo?».
«Per l’amor di Merlino, Malfoy, fino ad ora ti sei
sdilinguito sui nostri ipotetici futuri figli ed ora
ti fai prendere dal panico perché sono stata affascinata da un uomo leggendario?»
sbottò lei in risposta, portandosi una mano agli occhi per sottolineare il suo
sconforto. «Non posso mentire, qui, quindi piantala di farti problemi. Non ti
tradirei con nessuno, neppure con Adone in persona!» aggiunse, prima di
accigliarsi. «Beh, spero di non incontrarlo. Su che razza di problemi dovrebbe
far riflettere un tipo rinchiuso in una scatola ed utilizzato come giocattolino
sessuale da due dee?7».
Senza riuscire ad evitarlo, Draco ghignò. «Non so
se potrebbe farmi riflettere su qualcosa, ma credo che potrei domandargli una o
due cosucce. Per aver soddisfatto due divinità, deve conoscere parecchi
trucchetti» disse, schivando per un pelo il colpo che lei aveva provato ad
assestargli. «Coraggio, Hermione, vuoi dirmi che tu non apprezzeresti?».
Il rossore che le colorò le guance lo fece
ridacchiare.
Sempre
così innocente, la sua bella Mezzosangue.
«Non cambiare discorso, comunque! Questa tua
gelosia è irr-».
«Scusate?
C’è qualcuno?».
Dall’oscurità, come un fantasma, emerse una donna
completamente vestita di bianco, con i capelli biondi intrecciati e gli occhi
chiari colmi di terrore. Quando li vide, il suo sollievo fu tale da far
sorridere istintivamente anche Hermione, che allungò la mano nella sua
direzione.
«Va tutto bene, sta tranquilla» le disse, cercando
di essere incoraggiante. «Cosa ti è successo? Chi sei?» chiese ancora,
preoccupata, notando gli abiti in stile greco che anche lei stava indossando.
Avrebbe potuto essere un Dàimon, naturalmente. Ulisse li aveva avvisati che
avrebbero presto incontrato una delle sue sorelle. Tuttavia, Hermione esitò a
convincersi: dubitava fortemente che creature onniscienti, vecchie di migliaia
di anni, potessero davvero avere quello sguardo sperduto.
«Io mi chiamo Dory8» fu la risposta
della giovane, che le strinse la mano e si fece più vicina. «Io… io non lo so perché
sono qui. Non so come ci sono arrivata… stavo cercando mio marito e…» la sua
voce ebbe un cedimento, le mani le corsero alla gola, quasi avesse fatto fatica
a respirare. «Io non mi ricordo… l’ho perso… ho perso mio marito… non lo
troverò mai più!» pianse, coprendosi quindi gli occhi inondati di lacrime.
Draco riuscì ad afferrarla per le spalle, prima che precipitasse al suolo. La
sua pena era terribile, insopportabile.
«Malfoy» chiamò quindi Hermione, mentre lui
aiutava la donna a sedersi per terra. «Credi che sia un trucco? Potrebbe essere
una Dàimon?» gli domandò, accigliata. «A me non sembra neppure lontanamente
simile al fantoccio di Ulisse».
Stringendo le labbra, lui scosse il capo. «Neppure
a me… ma se non lo è, che diavolo ci fa qui? Come ci è arrivata? Patroclo è
stato chiaro, siamo i primi visitatori dopo secoli» mormorò, confuso. «Ricordi
quando hai perso tuo marito?» chiese poi, accosciandosi accanto alla donna e
cercando di usare il suo tono più persuasivo. Lo stesso che, tante volte, aveva
usato con la sua stessa compagna.
Hermione, preoccupata, lo imitò. Con gentilezza,
sfiorò la spalla della sconosciuta, sentendola incredibilmente fredda al tatto.
Lei, come in reazione a quel contatto, scattò e le afferrò il polso in una
stretta incredibile.
«Non
toccarmi» le sibilò contro, spaventata. Il bellissimo viso sembrava quasi
trasfigurato, in quell’istante, ma la strega cercò di non preoccuparsene: era
una povera donna, era sola e spaventata.
Anche lei
sarebbe stata un po’ irascibile, al suo posto.
«Scusami, non volevo farti paura» la rassicurò
allora, con un leggero sorriso. «Sta tranquilla, ti aiuteremo noi. Devi
soltanto dirci dove hai lasciato tuo marito e da quanto tempo sei bloccata qui…
così potremo capire come fare».
La donna, vagamente più tranquilla, lasciò la
presa ma continuò a guardarli come un animale braccato. «Mi dispiace, io non
ricordo nulla. Ho sempre sofferto di perdite di memoria… non ho idea da quanto
tempo io stia cercando. Non ricordo neppure il viso di mio marito» la sua voce
si spezzò di nuovo, ma sembrò riprendere immediatamente il controllo. «Non lo
troverò mai più, non c’è più speranza» si lagnò, tirando su col naso. «Non
troverò mai più la mia famiglia… forse sono rimasta qui dentro per anni!».
«Diciamo pure secoli»
puntualizzò Draco, con una smorfia, incurante dei latrati disperati della
creatura accasciata davanti a lui, per poi esser colpito dalla strega. «Ehi!
Non guardarmi in quel modo, Mezzosangue, se davvero è entrata qui prima di noi,
probabilmente è dai tempi dell’Antica Grecia che passeggia per questi corridoi.
L’ha detto Patroclo, il tempo passa in modo diverso, qui… ed oltretutto soffre
di perdita di memoria! Ci credo che è senza speranza» borbottò, massaggiandosi
il braccio dolorante ed aggiungendo qualcosa sulle Mezzosangue irrispettose.
«Niente
speranza… niente speranza…» continuava nel frattempo a piangere la donna,
tirandosi i capelli per manifestare tutto il suo dolore e piangendo lacrime
infinite. Sembrava quasi non rendersi conto della loro presenza, tanto presa
dal suo orrore.
«Povera creatura…» mormorò Hermione, stringendo le
labbra in una linea sottile. «Prova a pensare a quanti orrori deve aver
vissuto, in questo luogo…sola e sperduta, senza neppure una bacchetta per farsi
luce…» scosse il capo, sospirando. «Quanti mostri, quanti mali…» continuò,
cupa, prima di paralizzarsi.
Mostri.
Orrori.
Tutti i
mali del mondo, cui seguì la speranza.
«Hermione?» chiamò Malfoy, preoccupato, posandole
una mano sulla spalla. «Che ti prende? Perché hai fatto quella faccia? Ti sei fatta
male?» domandò, ansioso, cominciando a toccarle il braccio, il viso, il collo. «Ti
prego, dimmi che non ti è appena iniziato il ciclo mestruale, perché decisamente non è il momento per una
capatina in bagno!9» aggiunse, decisamente preoccupato.
Quella sua espressione l’avrebbe fatta ridere, in
un altro momento, ma non quando…
«Dory, ascoltami» ignorandolo, lei si inginocchiò
accanto alla donna, cercando il suo sguardo. «Tu per caso hai… hai una scatola,
con te? Un cofanetto, magari. Qualcosa che
non avresti dovuto aprire?» domandò, gentile, sentendo il cuore battere
furiosamente nel petto.
Abbiamo
affrontato la logica, adesso potrebbe toccare alla…
Improvvisamente accigliata, la giovane annuì. «Io…
sì, ho una scatola» mormorò, infilando la mano in una piega nascosta dell’abito
e tirandone fuori quello che aveva tutta l’aria di essere un portagioie
incredibilmente prezioso. «Non ricordo se l’ho aperta, ma…» si accigliò,
osservando il coperchio sollevato. «No, no… io ricordo di averla aperta, anche se non avrei dovuto. Forse è per
questo che non troverò mai più mio marito» piagnucolò, ricominciando a
lacrimare come una fontanella. «Non c’è più speranza… non c’è più speranza…».
«Mezzosangue?». Malfoy sembrava sempre più
confuso, mentre spostava lo sguardo fra lei e la donna. «Che diavolo significa
quella scatoletta?».
«Non è vero che non c’è più speranza, Dory» cercò
di tranquillizzarla allora Hermione, ignorando completamente il suo
accompagnatore. «C’è sempre speranza.
Sono sicura che ritroveremo tuo marito e che tornerai da lui, davvero»
aggiunse, in una spinta di coraggio e ottimismo che non credeva di possedere. In
quel momento comprese quanto quel buio l’avesse oppressa. Anche lei si era
lentamente fatta prendere dal panico, per quanto avesse cercato di nasconderlo
anche a se stessa. Ma la paura andava bene, a patto che non fosse così forte da
impedirle di continuare ad avere speranza. «Credimi,
Dory, ce la faremo. Ti faremo uscire di qui e anche noi ne usciremo, così
potremo salvare anche i nostri amici».
La giovane, che sembrava pendere dalle sue labbra,
accennò un leggero sorriso. «Davvero lo credi? Me lo prometti?» le domandò, con
un tono tremolante che però non sembrò più spaventato. I suoi occhi erano
enormi, ma non più per l’orrore.
«Te lo giuro, Dory. Ma tu non devi perdere la speranza».
Con il sorriso che la sconosciuta le dedicò, una
lacrima solitaria lasciò il suo occhio, solidificandosi lungo il percorso della
sua guancia e cadendo, come un diamante perfetto, nel portagioie che aveva
ancora fra le mani, il quale si richiuse con uno scatto.
«La speranza è l’ultima a morire» le disse allora
la donna, gentile, mentre il suo viso si trasfigurava e la sua bellezza
aumentava esponenzialmente. Da minuscola creatura tremante, Dory si trasformò
in un essere fuori dal tempo, splendido nella sua forza e nella sua
immortalità. «La più alta fra le virtù, ciò che davvero può salvare un’anima».
Malfoy, a quel punto, aveva necessariamente compreso. «L’ultima a lasciare il tuo vaso è anche
la prima a ritornare, a quanto pare» disse, con una risatina esasperata. «Pandora,
eh? Pensavo avresti rappresentato la curiosità o qualcosa del genere» fece
notare, aiutando Hermione a rialzarsi.
La donna scosse il capo, lasciando che i lunghi
capelli biondi le dondolassero sulle spalle. «Oh, la curiosità difficilmente vi
spinge ad interrogare voi stessi, mentre per trovare la speranza è spesso
necessario un piccolo sforzo, una promessa
a se stessi» spiegò, sorridendo in direzione di Hermione. «Il mio non è
stato un duro lavoro, devo ammetterlo. Voi due siete così speranzosi per il futuro. Avete tantissimi progetti da realizzare,
non vi farete certo scoraggiare da una prova un po’ più difficile» si
complimentò poi, divertita. I suoi occhi chiari si puntarono su Draco. «Tu, in
particolare… sei incredibilmente fiducioso nelle tue abilità, non è vero?».
Tranquillo, lui si strinse nelle spalle. «Ho un
obiettivo da raggiungere. Ho fatto una promessa che devo mantenere a tutti i
costi10».
Pandora annuì, tranquilla, prima di allungare il
cofanetto ad Hermione. «Questo è per te, mia cara, un piccolo regalo da parte
mia» disse, con vago sorriso di scuse. «Vi salverà la vita, quando sarete
davvero a rischio, ma dovrai aprirlo soltanto
quando sarà necessario».
Hermione si accigliò, accettando il dono. «Quando sarà necessario?» chiese, quindi,
anche se non particolarmente convinta.
«Posso solo dirti che non ci sarà alcuna
necessità, mentre sosterrete le nostre prove. Ma dopo…» Pandora scosse il capo,
pallida e preoccupata. «Un pizzico di speranza in più non può far male, non
trovi anche tu?».
«Decisamente» rispose Draco, vagamente ironico. «Grazie,
qualsiasi aiuto è bene accetto» aggiunse, mentre lei rimpiccioliva il
portagioie e lo nascondeva nella piccola tasca della bacchetta, così da non
perderlo.
«Grazie» ripeté quindi lei, allungando la mano per
prendere quella del Dàimon. «Adesso… puoi dirci qual è la direzione giusta? Il
nostro tempo si riduce sempre di più».
Con un cenno elegante, la donna indicò una porta
apparsa dal nulla alla loro sinistra. Non aveva l’aria particolarmente
affidabile, perdendosi nell’oscurità, ma le loro scelte erano orribilmente
limitate. «Da quella parte troverete il vostro prossimo ostacolo» mormorò, con
un sorriso gentile, prendendo la mano che Hermione aveva offerto e sorridendo
ad entrambi. «Vi faccio i miei migliori auguri, miei cari… spero che possiate
trovare le risposte che cercate senza impazzire».
«Lo spero anche io» borbottò Draco, senza tuttavia
alcun astio. Quella donna era troppo deliziosa per esser fonte di alcun tipo di
cattiveria. Un dono degli dei ad Epimeteo, un trucco per vendicarsi del genere umano. «Per
quello che vale, è stato un piacere aiutarti, Dory» aggiunse, divertito,
prendendo Hermione per mano e tirandola leggermente verso la porta. «Coraggio,
Mezzosangue».
«Grazie» ribadì Hermione, cominciando ad avviarsi
a sua volta, un piccolo sorriso sulle labbra.
«Per quello che vale,» disse il Dàimon, sollevando
la mano libera in un leggero saluto, mentre le ombre la avvolgevano come a volerla
inghiottire, «spero sinceramente che voi ce la facciate. E, Malfoy?» chiamò
quindi, divertita. Attese che lui si voltasse a guardarla, prima di continuare.
«Sono piuttosto sicura che a lei quel nome piacerà tantissimo11».
»Marnie’s Corner
Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!
Prima di tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri
aggiornamenti!
Sono una masochista appassionata di mitologia. Lo ripeto perché forse non è
chiaro quanto io mi stia divertendo.
Ebbene, alla fine ci son
capitati sia Ulisse (quel burlone) che Pandora! Lei, oltretutto, è solo la
prima delle eroine della mitologia che incontreremo. Le prossime saranno anche
più interessanti! (Spero!)
Punti importanti:
» 1 – Avrei potuto far riferimento all’Iliade o all’Odissea, essendo il
capitolo incentrato soprattutto su Ulisse, ma io adoro quel canto dell’Inferno! Oltretutto, parlando anche di
Pandora e della virtù della Speranza (una delle virtù Teologali), ho ritenuto
fosse migliore il riferimento della Commedia.
» 2 – Io sono una groupie per Ulisse. Io amo Ulisse, non mi importa cosa ha
fatto. Stando all’Odissea, quando finalmente riuscì a tornare a casa, il suo
vecchissimo cane, Argo, morì di crepacuore. Non
è una cosa dolcissima?
» 3 – Riferimento temporale: sono
trascorse oltre quattordici ore da quando il viaggio è iniziato, ormai restano
poco più di due giorni, prima che il loro tempo scada e il mondo precipiti nell’orrore.
Come fanno a saperlo? Sono maghi, avranno qualche incantesimo per misurare il
passare delle ore!
» 4 – Non so se tutti gli
universitari hanno avuto la fortuna di avere un professore su cui fantasticare,
ma io sì. Dovete capire che io studio
giurisprudenza, i miei professori hanno un’età media di duecento anni, quando
me n’è capitato uno sotto i quaranta è stato un sogno. Non ho mai seguito delle lezioni con maggiore interesse.
L’idea di Ulisse professorino sexy mi ha uccisa, non potevo non metterlo.
» 5 – Altro riferimento agli Harmony. Hermione è
perseguitata da sti giornaletti!
» 6 – Alloooora.
Qui si fa riferimento alla decisione di Ulisse – alla fine dell’Odissea – di riprendere
il mare, dopo aver scacciato i Proci da Itaca. Durante il suo viaggio di
ritorno, infatti, lo spirito del Veggente Tiresia gli aveva predetto che una
volta scacciati gli invasori avrebbe continuato a viaggiare finché qualcuno non
gli avesse offerto una pala per il suo remo, per poi tornare a casa e morire in
pace di vecchiaia. È una morte diversa da quella prospettata da Dante (secondo
cui Ulisse è morto per esser andato oltre le Colonne d’Ercole), diversa da
quella che Draco ritiene essere quella reale.
Pur non essendoci certezza, per me Ulisse è morto a casa sua, dopo aver girato
un po’ l’ignoto. A casa, con la fedele Penelope.
» 7 – Piccolo riassunto del mito di Adone: Figlio di un rapporto incestuoso
fra Mirra e suo padre, quando la mamma venne trasformata in albero (di mirra,
appunto) venne estratto direttamente dal suo tronco ed allevato dalle ninfe.
Divenuto un giovane bellissimo, divenne l’amante di Afrodite (che era stata
anche la causa dell’amore incestuoso, btw). Afrodite,
che era un tipo strano, per proteggerlo lo chiuse in una cassa di legno e lo
affidò alla dea Persefone, che, aperto il pacco
regalo pur non essendo autorizzata, si innamorò a sua volta e lo prese come
amante. Ovviamente non finì bene.
» 8 –Non ho resistito, soprattutto perché ho visto da poco Finding Dory e sono ancora in pieno Hype.
» 9 – Draco è vagamente
terrorizzato all’idea, sì. Non perché gli faccia schifo o simili, non è certo
un maschio idiota come tanti, ma piuttosto perché è consapevole che sia
un periodo in cui Hermione ha bisogno di condizioni igieniche migliori,
rispetto a quelle offerte dai Dàimones. Mica può lasciare che la futura madre
dei suoi figli si ammali, scusate.
» 10 – Riferimento alla promessa fatta a Rosemary. Draco ha giurato
che avrebbe salvato il dottore, dandogli una nipotina da coccolare e su cui
sfogare l’istinto paterno represso.
» Pandora è la seconda Dàimon che i nostri eroi incontrano nel loro
viaggio. Perché non ricorda nulla? Non lo so, magari ho dato per scontato che
avesse dimenticato di non poter
aprire il suo vaso, oppure perché lo shock di aver liberato tutti i mali del
mondo l’ha mandata fuori di testa. Fate voi. Pandora come Dory, però, è
parecchio adorabile, dal mio punto di vista!
Breve riassunto del mito: il marito di Pandora è il fratello di Prometeo
(quello che ha dato il fuoco agli uomini, rubandolo agli dei). Lei è stata
creata da Efesto con grazia e bellezza (ma anche una
grande curiosità, donata da Hermes) per far sì che il genere umano pagasse quel
regalo fatto contro la volontà di Zeus. Lui, infatti, consapevole della curiosità
di Pandora le ha regalato una scatola, ordinandole di non aprirla. Lei,
ovviamente, l’ha aperta ed ha liberato sulla terra tutti i mali (vecchiaia,
malattia, vizi…), mettendo fine al genere umano. Poi, però, ha risollevato il
coperchio ed ha fatto uscire la speranza,
che non era riuscita a fuggire la prima volta. Una volta liberata la speranza,
il genere umano è stato di nuovo salvo.
» Pandora ha regalato il suo vaso ad Hermione, probabilmente perché il lupo
perde il pelo ma non il vizio. Lei non può scoprire cosa c’è davvero dentro
finché non ne avranno davvero necessità, il costo altrimenti potrebbe essere
altissimo. In un certo senso, la disgraziata di una Pandora ha dato ad Hermione
un’altra prova. La nostra eroina ce la farà a resistere alla tentazione di
aprirla prima?
» 11 – Pandora sa benissimo che Hermione adorerà l’idea di chiamare
Rosemary anche sua figlia, in onore della signorina Crave
che tanto ha aiutato il suo Draco e che era tanto cara al dottore.
Comunicazione di servizio: Essendo finalmente in vacanza anche io, la settimana prossima non ci sarà
alcun aggiornamento! Ma vi aspetto tutti la settimana dopo ancora, abbiamo
altre prove da superare ed altri personaggi da scoprire!
Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti
nervosi, vi aspetto su facebook!
Grazie ancora a
chiunque leggerà,
-Marnie