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Autore: DanieldervUniverse    02/08/2016    5 recensioni
Yuna, l'evocatrice che si ama fin dal primo momento in cui la si incontra. Una ragazza forte e determinata, eppure sensibile e lieve come un fiocco di neve. Una ragazza che vuole salvare il mondo, impegnata in una missione suicida per fermare il demone Sin in nome di tutti gli abitanti di Spira, protetta dai suoi indomabili Guardiani. Ma chi sono questi Guardiani? Sono forse immagini scolpite nella nostra memoria, o sono spiriti erranti giunti per caso o seguendo un sogno? Mutevoli o radicati? Se i Guardiani di Yuna fossero diversi da quelli che conosciamo, sarebbe lo stesso? La storia cambierebbe?
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rikku, Yuna
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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A\N: Eccomi, ritorno vincitore da questo inferno purgatore. Okay volevo dire buongiorno colleghi, ritorna il sole e anche la nostra Yuna (e compagnia bella)

DII\N: E ora finiamo questa tragedia prima che ci venga a costare troppa pazienza. Avanti su. Non voglio più sentire i tuoi vaneggiamenti.

A\N: Scusate un secondo...

 


Gabranth si svegliò a quelle che erano le prime luci dell'alba, anche se da dentro il tempio era impossibile dirlo con certezza.

La sua gioventù era trascorsa con un rigido codice di vita: alzarsi presto, fare la fila con i propri fratelli, lavarsi, allenarsi...

Suo padre era sempre stato un uomo severo e inflessibile, comandava lui e i suoi fratelli a bacchetta, e non faceva altro.

Veniva da chiedersi quale uomo sentisse il piacere di vivere come un soldato anche lontano dai campi di combattimento.

Fortuna che c'era anche sua madre.

Era una umile donna di Kilika, un controbilanciamento perfetto per suo padre: nella famiglia incarnava l'aspetto più gentile e spensierato.

Era molto fragile di costituzione, e passava la maggior parte delle giornate in casa a gestire i fratelli più giovani e tutte le necessità primarie.

Ma se serviva qualcuno per tirarti su il morale, lei era lì: passava di nascosto piccole porzioni di cibo ai più piccoli per farle arrivare ai maggiori, spossati dall'allenamento senza pausa; raccontava sempre piacevoli storie, e ogni volta che arrivava qualche nave con un carico di libri non mancava di prenderne qualcuno nuovo.

Gabranth avrebbe dato qualsiasi cosa per aver ereditato almeno un quarto della sua intelligenza piuttosto che l'attitudine e il mento di suo padre.

Ma alla fine lui, il secondo nato, era diventato Giudice di Kilika, ereditando il ruolo di suo padre, mentre Larsa aveva ereditato il volto gentile e l'esperienza della madre.

Regola numero uno: lava il tuo corpo con l'acqua fresca, prima di vestirti.

Gabranth lanciò uno sguardo alla sua immagine riflessa nello specchio, i corti capelli biondi appena mossi dall'acqua, i suoi occhi calmi, e il suo petto.

Suo padre gli aveva insegnato a dormire nudo, per fortificare lo spirito e non affaticarlo anche durante il sonno, con il caldo che regnava sull'Isola, ma lì a Djose aveva dovuto infilarsi almeno un paio di pantaloni da notte, per evitare di sentire troppo freddo.

Regola numero due: non sprecarsi in inutili discorsi sulla vita mentre ci si prepara alla giornata.

Gabranth non ci mise molto a lavarsi, dopo tutto la sua esperienza gli aveva insegnato quanto e dove impegnarsi a fondo.

Dopo di che si vestì, recuperò spade e armatura, e uscì dalla stanza nel massimo silenzio.

Regola numero tre: allenarsi prima di colazione.

La regola numero quattro era medesima, solo dopo colazione.

L'uomo si arrestò a metà scala, rimuginando sul passato.

Da quando suo padre era morto quelle regole per lui erano state una scusa per soffocare il dolore.

Ma a mano a mano che il tempo passava, si era reso conto di non provare più niente per quell'uomo: li aveva amati a modo suo, ma non si era mai preoccupato della loro natura interiore, ignorando quella parte della loro esistenza.

A poco a poco quelle regole erano diventate solo una scusa per distrarsi nelle lunghe giornate all'ombra del sole di Kilika.

Gabranth riprese a scendere più convinto.

Non sapeva bene perché ma dopo tre giorni fuori pratica, aveva un gran bisogno di rimettere il proprio corpo in funzione.

Aveva affrontato Kuja, trovando un suo pari.

Aveva combattuto al fianco di Lady Yuna, e non aveva mai sentito il sangue nelle sue vene bruciare di ardore come quel giorno.

Mentre si avvicinava alla porta si rese conto che alcuni boati, o per meglio dire violenti colpi risuonavano all'esterno, seguiti da alcuni mugugni e ringhi.

Si lanciò come un fulmine verso i portoni spalancandoli entrambi con la forza delle sue braccia.

Una strana creatura umanoide, coperta da una folta peluria bianca, stava duellando selvaggiamente con Jecht, che si difendeva a mani nude.

Con un fluido scatto delle mani Gabranth estrasse le sue spade dai foderi, lasciando cadere il sacco contenente l'armatura, e scattò all'assalto, pronto a colpire il mostro.

Senonché Kuja si frappose tra lui e il bersaglio, fermandolo.

-Rallenta amico, sono solo il Comandante Raines e Jecht che si allenano.

-Non chiamarmi Comandante!- esclamò il mostro, mentre Jecht lo ribaltava in aria, schiacciandolo a terra.

-Hai ancora molto da imparare pivello, non ti distrarre!

-Vale anche per te vecchio!- replicò Cid, risollevandosi con la sola forza del suo fisico.

-Stanno andando avanti da un ora almeno, ed è appena l'alba- commentò Kuja, grattandosi con fare mesto i capelli, ancora spettinati dal sonno e dalla scarica elettrica di Yuna.

-E tu cosa stai facendo?- gli chiese il giudice, momentaneamente incerto su cosa fare.

-Io sono venuto ad ammirare il sorgere del sole, ma non avevo calcolato che qui sulle montagne sorge più tardi che sul mare. E soprattutto non mi era venuto in mentre che questi due fossero già in piedi a scambiare colpi- spiegò tra uno sbadiglio e l'altro, tenendo lo sguardo fisso sull'orizzonte.

-Sai, dove sono cresciuto io, il sole sorgeva sempre dalla giungla, mai dal mare- aggiunse dopo qualche istante il mago, cercando di darsi una contegno -È una cosa che ho sempre sognato, di vedere il sole allungarsi sul mare e di salire sempre più vivo in cielo.

-Mi ricordi mia madre- osservò Gabranth, volgendo lo sguardo nella stessa direzione del collega -Era una persona elegante e bellissima, e cercava sempre di imprimere la bellezza delle cose nella sua memoria. Avrei voluto ereditare un po del suo talento, piuttosto che la mia ferrea disciplina.

-Ognuno ha i suoi pregi- replicò Kuja, con voce sognante.

Finalmente l'alba arrivò, e i primi raggi del sole invasero l'orizzonte, lasciando che gli occhi del giudice brillassero.

Aveva visto molte volte l'alba nella sua vita, anzi non ricordava di aver mai mancato un giorno (tra incantesimi del sonno e alcool non c'era molto da ricordare in effetti), ma non l'aveva mai osservata nell'insieme.

Perché fosse qualcosa di così affascinante, o perché fosse così commovente agli occhi di tutti.

Non durava che pochi istanti, ma era una memoria impossibile da eliminare, se vista con occhi nuovi.

Finora Gabranth non aveva mai realizzato di aver lasciato Kilika per sempre, di essere fuggito da una prigione fatta di doveri e promesse.

Un giorno lascerò quest'isola, e nemmeno Yevon in persona sarà in grado di impedirmelo!

“Alla fine sembra che non fossimo tanto diversi, fratello” pensò commosso l'ex-giudice, mentre una lacrima solitaria scivolava lungo la sua guancia.


Yuna si svegliò di colpo, tremando.

Era sudata, e il cuore batteva forte dallo spavento.

“Era solo un sogno... solo un sogno...” si disse, cercando di calmarsi.

Si volse verso l'altro lato del letto, vedendo che Cid si era già alzato.

Se fosse rimasto lì durante l'incubo avrebbe tentato di svegliarla.

La ragazza fece un lungo sospiro, scostando le coperte dal suo corpo e alzandosi in piedi, ancora incerta.

Il sogno era ancora nitido nella sua mente.

Era strano, di solito i sogni non erano così... concreti.

Ricordava ancora il senso di disperazione, la forza del cozzare delle lame, e la sensazione di oscurità opprimente che la divorava.

Non finisce qui! Ti troverò! Dovessi andare in capo al mondo! E avr...!

Cosa significava?

Chi erano quelle persone?

Nel buio di quel sogno non aveva scorto i volti.

Solo voci, sensazioni.

Il profilo delle spade che cozzavano.

“Cosa sta succedendo?” si chiese, guardandosi allo specchio.

-Lady Yuna!- la chiamò Kuja, bussando alla porta.

La ragazza ebbe un sobbalzo, scattando sull'attenti.

-S-si?

-Volevo informarla che il sole è già alto nel cielo, quando è pronta partiamo.

-S-si. Solo un moment...- la ragazza interruppe il gesto di sistemarsi i capelli di colpo.

“Sole già alto nel cielo?”.
-Yaaahhh!- gridò, sorpresa, vestendosi in tutta fretta e afferrando i bagagli ad una velocità non contemplata dalla Fisica (ammesso che su Spira la Fisica esista).

Si scatapultò fuori dalla porta e fece i gradini della scala a due a due (fortuna che portava degli stivali e non le tipiche scarpe col tacco) fino ad uscire dal portone principale del tempio con il fiatone.

Gabranth, Cid e Jecht si voltarono all'unisono, intenti a discutere la strada da seguire mentre attendevano.

-Ben sveglia piccola- la salutò Jecht, sorridendo come suo solito -Dormito bene?

Yuna era piegata sulle ginocchia, e stava tremando per la quantità di adrenalina nel corpo.

-Chiedo scusa!- esclamò, cercando di eseguire un inchino almeno passabile -Ho avuto un incubo e non mi sono svegliata subito! Chiedo scusa!

-Okay okay ragazzina rilassati- rispose l'ex-giocatore, alzando le mani.

Cid si concesse una piccola rista prima andarsi ad inginocchiare di fronte alla figlia, accarezzandole il capo -Coraggio, non ti preoccupare. L'importante è che tu stia bene e che il viaggio possa riprendere in pace.

-Dov'è finito Kuja?- domandò Gabranth, alzando lo sguardo dietro di lei.

Proprio il quel momento il mago fece capolino da dietro il portone, con un evidente batticuore e la faccia un po pallida.

-Wow, ha fatto più in fretta lei a scendere che tu ad avvertirla- commentò divertito Jecht.

-Puoi ben dirlo...- rispose Kuja, tremando.

-Bene, allora mettiamoci in marcia. Sin non aspetta- ordinò Cid con vigore, cingendo le spalle della figlia adottiva con un braccio per incoraggiarla.

-Si può sapere che hai?- sussurrò Gabranth all'orecchio di Kuja, mentre prendevano i bagagli per partire.

-Ho quasi preso una porta in faccia...- replicò il mago, ancora scosso.


-GIDAAAAAAAAN!- gridò Garnet, tirando giù la porta con un calcio.

Il giovane Jenoma scattò in piedi con una piroetta spaventosa tutti i peli del corpo rizzati.

-Chi ci attacca!? Che succede!?- esclamò, mimando qualche mossa di combattimento.

Mezzo secondo dopo lo scettro di Garnet centrò in pieno il suo cranio con precisione chirurgica.

-Il sole è sorto da un ora. Perché sei ancora a letto?- chiese, con voce minacciosa.

Il biondo deglutì in silenzio, la gola riarsa.

Era proprio vero che Lady Garnet era temibile quanto il fuoco (non a caso il suo primo Eone era stato proprio Ifrit).

-Chiedo scusa, è un errore che non si ripeterà- rispose umilmente, scendendo dal letto per afferrare i vestiti che aveva sparso per la camera la sera precedente.

-È-è-è anche c-colpa m-mia perché ho d-dormito t-troppo?- chiese timidamente Vivi, andando a toccare il braccio di Garnet.

-Ma no tesoro, non è colpa tua. Tu ti stai ancora abituando- lo rassicurò lei, chinandosi verso il volto coperto dal cappello e dalla casacca.

Proprio in quel momento Gidan, finito di vestirsi (prima regola del Don Giovanni: rapido a vestirsi e saltare fuori dalla finestra), si stava avviando fuori della porta e il suo sguardo cadde sul sedere pronunciato della sua evocatrice.

Il ragazzo si concesse un ghigno soddisfatto e si avviò fischiettando all'uscio, prima di riceve lo scettro della suddetta dritto nel fondo schiena.

-Che ho fatto!?- esclamò quello, con le lacrime agli occhi per il dolore.

-Mi hai guardato il sedere!- gridò Garnet, oltraggiata

-Come hai fatto a capirlo!?- replicò sconvolto Gidan.

-Lo sapevo! Porco!- esplose la ragazza, scagliandogli di nuovo lo scettro contro.

Con un paio di balzi Gidan fu fuori dalla camera e saltò dritto in faccia a Steiner, che stava accorrendo infuriato in soccorso della sua evocatrice, ricevendo come compenso lo scettro dritto tra le gambe.

-Scusa palla di ferro, fuori dai piedi!- gridò terrorizzato il giovane, balzando oltre il corpo del cavaliere che si accasciò inerme a terra.

“Di questo passo non arriveremo mai a Bevelle” commentò Beatrix nella propria testa, facendo lo sgambetto al biondo e spedendolo dritto giù per le scale.


-Qual'è la prossima mossa- domandò Jecht, osservando il terreno roccioso mentre lasciava il posto all'ennesima florida foresta.

-Dobbiamo guadare il fiume e dirigerci a Guadosalam- rispose Yuna.

-Hai intenzione di accogliere la richieste di quel folle?- chiese Cid, con una nota di rabbia nella voce.

-Voglio capire cosa sta architettando, papà. E gli devo la vita- rispose la ragazza, con un tono che non ammetteva repliche.

-Stiamo marciando nell'antro della bestia senza un piano- insisté tuttavia l'ex-miliziano.

-Non credo che voglia farmi del male, non ora almeno. Spero solo che anche Lord Golbez sia lì- rispose Yuna, scuotendo il capo.

-Sono piuttosto sorpreso dalla vostra scelta, Yuna- disse Kuja -Il nostro principale obbiettivo è sconfiggere Sin, corretto?

L'evocatrice si volse a guardare Jecht, una sguardo rapido e silenzioso -È quello che ho intenzione di scoprire.

I quattro uomini si arrestarono di colpo a quella dichiarazione, mentre lei continuò a camminare senza fermarsi.

-Che cosa vuole dire?- chiese Kuja, confuso.

-Non ho mai sentito un evocatore parlare in questi termini- aggiunse Gabranth.

-Sembra la ragazza sia speciale, dopo tutto- commentò Jecht, dando una pacca alla spalla di Cid -Anche più di suo padre.

-Vi muovete? I traghetti non ci aspettano- li richiamò Yuna, accortasi di star camminando da sola.

-Ho paura di quello che potrebbe succederle se prosegue su questa strada- disse a bassa voce Cid.

-Lo siamo tutti- continuò Kuja -Il destino che l'aspetta non è mai stato roseo.

-Ma potrebbe diventarlo- s'intromise Jecht, il sorriso ancora più ampio del solito.

-Da dove viene questo ottimismo?- chiese il mago, irritato.

L'ex-giocatore si strinse nelle spalle.

-Istinto.


A\N: Completato anche qui. Ora dobbiamo guadare il lago.

DII\N: Il fiume, il fiume accidenti a te. Il lago sta altrove.

A\N: Oh giusto giusto. Il lago... Alla prossima. Ciao.

  
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