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Autore: MairTonks    02/08/2016    1 recensioni
"-Per coloro che non lo sanno, questa sera e' tra noi Charity Burbage, che fino a poco tempo fa insegnava alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarst-
...
-Si..la professoressa Burbage insegnava tutto sui babbani ai figli di maghi e streghe..spiegava che non sono poi tanto diversi da noi...-
...
-Non contenta di corrompere e inquinare le menti dei bambini maghi, la settimana scorsa la professoressa Burbage ha pubblicato una commossa difesa dei babbani sulla Gazzetta del profera. I maghie, ha dichiarato, devono accettare questi ladri della loro conoscenza e della loro magia.-" (Harry Potter e i doni della morte, capitolo 1)
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Charity Burbage, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Contesto generale/vago
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Espresso per Hogwarst, settembre 1969

Ci erano voluti meno di dieci minuti a Gabriel per rintracciare la signora con il carrello e comprare quasi la metà dei dolci che conteneva. Tutti erano a conoscenza della passione del ragazzo per i dolci ed erano sempre pronti a condividere con lui le sue scorte. Gabriel aveva fatto in modo di comprare diversi tipi di dolciumi in modo da accontentare tutti. Così, mentre il treno sfrecciava velocemente nella campagna appena fuori Londra, nel loro scompartimento si sentiva solo il rumore di carta strappata e il pavimento cominciava a ricoprirsi di involucri colorati. 

Samantha aveva iniziato a mangiucchiare la sua piuma di zucchero mentre leggeva, per quella che Charity pensò essere la centesima volta, il manuale di cura delle creature magiche. La sua amica aveva un vero talento con le varie creature e trascorreva gran parte del suo tempo libero nella capanna di Hagrid a parlare delle varie bestiole che abitavano nella foresta proibita. I grandi occhi marroni si muovevano velocemente e un ricciolo castano, sfuggito dalla fascia che aveva in testa, si sollevava ogni volta che girava pagina.

Agatha, invece, ridacchiava mentre leggeva una copia del settimanale delle streghe e masticava le sue amate Bolle Bollenti. Era seduta davanti a lei, i capelli rossi stretti in un’elegante treccia e le lunghe gambe accavallate, visibili grazie alla corta gonna che indossava. Se sua nonna Hortensia l’avesse vista, i corti capelli grigi che tanto amava curare le si sarebbero drizzati sulla testa. La gonna le arrivava molto sopra il ginocchio e Charity era sicura che molti ragazzi si erano voltati a guardarla mentre camminava lungo il treno. Anche Gabe aveva lanciato qualche occhiata, pensando di non essere visto, alle gambe della sua amica. 

Dopo aver ricevuto un’occhiata di rimprovero da Agatha, Gabriel aveva iniziato a dedicarsi alla sua collezione di figurine delle Cioccorane mentre ne divorava una in pochi secondi. Nonostante il ragazzo avesse quasi diciotto anni, continuava ad aprire ogni confezione nella speranza di trovare la figurina mancante, cosa che, negli ultimi anni, era diventata sempre più rara vista la sua vasta collezione. Charity lo aveva visto un paio di volte scambiare le sue figurine con alcuni ragazzini più piccoli e sventolare trionfante il suo nuovo acquisto ad ogni persona che avesse la sfortuna di trovarsi nei paraggi. Dopo che si erano conosciuti, sotto uno di quegli antichi tavoli in una delle eleganti dimore dei purosangue, gli aveva confessato che il suo era quello di finire, un giorno, anche lui sulle figurine. All’epoca aveva solo cinque anni, ma lei sapeva che lui covava ancora quella speranza. 

Seduta accanto a lei, Ophelia stava dando dei biscotti gufici a Icaro che, libero di volare, si era appollaiato sulla sua spalla e sembrava gradire le attenzione della ragazza. Aveva una scatola di ananas candito aperto accanto a lei e sembrava molto più tranquilla rispetto a prima. Anche lei era molto più rilassata ora che era in viaggio in compagnia dei suoi migliori amici. Lontano dal soffocante affetto della sua famiglia, poteva finalmente concentrarsi sull’anno che stava per cominciare e sul suo futuro. 

Anche se il nonno non ne aveva avuto tempo, troppo impegnato a reagire alla stravolgente notizia del nipote, sapeva che aveva progetti anche per lei. Era convinta che avesse già preso accordi con la famiglia del suo futuro sposo e, lei ne aveva la certezza, non aveva tenuto minimamente conto del parere di suo padre. Il grande annuncio era stato solo rinviato, probabilmente durante le vacanze di natale e Charity tremava al pensiero del pretendente scelto dal nonno che condivideva le sue stesse idee su come dovesse comportarsi una perfetta moglie purosangue. Charity avrebbe preferito rimanere sola a vita piuttosto che diventare una perfetta moglie purosangue come sua nonna e le sue zie e cugine. Sua madre era riuscita a scampare a questo destino solo perché suo padre era di mentalità aperta rispetto al vecchio Herbert. Astrid lavorava con marito nel dipartimento per la cooperazione magica internazionale come interprete ed era un aiuto fondamentale perché Aloysius, per quanto fosse un uomo intelligente e portato per lo studio, non era in grado di capire niente scritto con le antiche rune. Il nonno si sbagliava quando diceva che sua madre non avrebbe mai permesso a suo padre di fare carriera. Non aveva una ricca famiglia alle spalle ma era il suo braccio destro e migliore aiutante. Anche Charity sognava un matrimonio come quello dei suoi genitori, basato sull’amore e non sulla fama e sulla ricchezza. Voleva un marito che la spronasse e fosse orgoglioso dei suoi successi in campo lavorativo e non uno che la obbligasse a sfornare eredi per ampliare l’albero genealogico. 

Mentre mangiava i suoi amati calderotti, Charity si trovò a chiedersi se Camdem potesse essere il ragazzo giusto per lei. L’anno precedente erano andati un paio di volte insieme al villaggio e lei doveva ammettere che trovava piacevole la sua compagnia. Era intelligente, simpatico e gentile. Durante il loro ultimo incontro le aveva regalato una scatola assortita di dolci di Mielandia per farle una sorpresa e nei mesi estivi avevano avuto una fitta corrispondenza. No, pensò, non le sarebbe dispiaciuto se il loro rapporto fosse andato avanti. Magari più tardi avrebbe potuto fare un salto nel suo scompartimento per farsi perdonare per non aver accettato la sua proposta. Ophelia sembrava più tranquilla e in buona compagnia, quindi avrebbe potuto assentarsi per un po’. 

All’improvviso la porta di aprì e un ragazzo alto con i capelli neri completamente spettinati comparve sulla soglia. 

-Oliver, era ora!- esclamò Gabe alzandosi per abbracciare il nuovo venuto. -Avevo bisogno di un po’ di compagnia maschile- aggiunse voltandosi verso di loro per sottolineare il fatto che era l’unico ragazzo nello scompartimento.

-Merlino Gabe, non ci vediamo solo da venti minuti. Non pensavo di mancarti così tanto- ribatté Oliver crollando pesantemente sul sedile accanto a Gabe rischiando di far cadere alcune confezioni di dolci che il ragazzo aveva appoggiato li.

-Qual buon vento di porta qui Oliver?- chiese Agatha chiudendo la sua rivista e sporgendosi verso il nuovo venuto.

-Non posso passare del tempo insieme ai miei migliori amici?- ribatté Oliver mentre prendeva uno dei pacchetti di dolci e trovava quello che cercava. -Api Frizzole! Grazie Gabe- esclamò mentre lo apriva e ne prendeva una manciata. 

-Certo che puoi, basta che quella stia lontana dal nostro scompartimento- disse Sam chiedendo il libro con un tonfo.

Samantha era una delle ragazze più dolci e gentili che Charity avesse mai conosciuto ed era raro vederla arrabbiata con qualcuno. Ma anche la sua pazienza aveva un limite e Demetra l’aveva messa a dura prova. Una serie di strani incidenti erano capitati a Sam a partire dalla fine del loro quinto anno, precisamente dal giorno in cui Demetra aveva visto la ragazza e Oliver ridere insieme in corridoio. Era l’esagerata gelosia della ragazza, e soprattutto i suoi tentativi di allontanare Oliver da loro, che l’aveva resa insopportabile agli occhi di Charity e dei suoi amici. Oliver, d’altro canto, si limitava a credere che tutto quello che capitava a loro fossero semplici incidenti e a lasciarsi ammaliare dagli occhi della sua fidanzata e difendendola accusandoli di non avere prove della sua colpevolezza. Certo, non potevano essere sicuri che ci fosse lei dietro l’improvviso cambio di coloro dei capelli di Sam, o dell’assurdo volo che Agatha aveva fatto dalla sua scopa durante un allenamento o dello stormo di gufi che aveva scambiato i capelli di Charity per un nido. Non avevano prove concrete ma non potevano dire che fosse solo una semplice coincidenza il fatto che fosse sempre in prima fila ogni volta che succedevano cosa del genere, con un piccolo ghigno sul volto e l’espressione angelica più finta che avessero mai visto. 

All’improvviso la porta si aprì e un altro ragazzo comparve sulla soglia. Anche lui aveva i capelli neri ma, diversamente da Oliver, gli ricadevano ordinati sul viso. Indossava già la divisa e lo stemma di Serpeverde brillava sul suo petto ma questa era stropicciata e si poteva notare una fasciatura improvvisata sul polso destro. Si appiattì una ciocca di capelli scuri sul lato destro del volto, forse nella speranza di nascondere l’orribile taglio che aveva proprio sopra l’occhio, e i suoi occhi verdi scorrevano velocemente nel vagone alla ricerca di qualcuno. Il ragazzo si rilassò solo quando incrociò gli occhi azzurri di Ophelia.

-Ero solo venuto a vedere se Ophelia stava bene, scusate il disturbo- sussurrò prima di riabbassare lo sguardo e indietreggiare. 

Nello scompartimento era calato un silenzio irreale, tutti aveva trattenuto il respiro alla vista del ragazzo ridotto in quelle condizioni e Charity non poteva fare almeno di chiedersi cosa fosse successo al cugino. Non era passata neanche un’ora da quando era andata via dalla casa del nonno e lei non poteva credere che gli fosse successo qualcosa sotto il tetto di Herbert Burbage. Non era mai capitato che qualcuno della famiglia alzasse le mani o maltrattasse uno di loro e, soprattutto, usasse incantesimi del genere su un ragazzo di diciassette anni. 

Charity continuava a ripetersi che era un’ipotesi impossibile, che suo nonno e suo zio non avrebbero mai fatto del male al cugino quando la risata di una ragazza, seguita da quella più profonda di un ragazzo, ruppe il silenzio. 

-Macmillan lo avrà ripetuto almeno dieci volte. E’ incredibile quanto quel ragazzo ci tenga a…- ma la voce della ragazza si interruppe quando si scontrò con il ragazzo che stava uscendo dallo scompartimento. I grandi occhi della sua amica Martha si soffermarono sul volto del ragazzo, precisamente sul taglio ancora sanguinante, e aprì e chiuse la bocca un paio di volte prima di riuscire ad emettere un suono. 

-Che ti e’ successo?- 

Martha sembrava sconvolta, continuava a scrutare il ragazzo in attesa di una risposa. Anche Cris, dietro di lei, lo fissava incredulo con la stessa espressione che Charity vedeva sul volto dei suoi amici e che era sicura di avere anche lei. 

-La cosa non ti riguarda, MacAdams- fu la fredda risposta di Evander prima di superare i due nuovi arrivati e allontanarsi lungo il corridoio. Ophelia si alzò così velocemente che Charity non riuscì a fermarla e corse dietro il fratello chiamandolo ad alta voce. Non appena i due fratelli si furono allontanati, tutti gli occhi dei suoi amici si voltarono verso di lei in attesa di una spiegazione. Nessuno di loro nutriva molta simpatia verso suo cugino Evander, anche lei non poteva dire di essergli amica, ma tutti erano rimasti sconvolti davanti al suo volto pallido e sporco di sangue. 

-Non…non pensavo che gli avessero fatto del male…- si trovò a dire Charity cercando le parole giuste per spiegare ai suoi amici quello che era accaduto quella mattina. Aveva solo accennato a Gabriel che lei e Ophelia avevano rischiato di perdere il treno ma, quando aveva rivisto tutti i suoi amici, si era dimenticata di raccontare loro quello che era accaduto attorno all’elegante tavolo di mogano del nonno. 

Era difficile raccontare ai suoi amici le usanze della sua famiglia. Solo Gabe riusciva a capirla, facendo parte anche lui di una famiglia purosangue, ma non completamente. La famiglia Fawley era di mentalità più aperta, non odiava chiunque non fosse purosangue e non aveva nessuno tipo di pregiudizio verso i babbani. Non condivideva gli stessi metodi che la maggior parte delle famiglie purosangue utilizzavano per mantenere puro il loro sangue e Charity non era mai riuscita a far capire a Gabriel l’importanza che suo nonno attribuiva ai matrimoni combinati. 

Agatha, Sam e Cris, invece, erano mezzosangue e avevano sempre vissuto in entrambi i mondi. Loro non dovevano preoccuparsi di essere costretti a rispettare le stupide regole imposte dalle nobili famiglie purosangue e, soprattutto, avevano la libertà di muoversi tranquillamente tra il mondo magico e quello babbano senza alcun tipo di problema. 

Martha e Oliver, invece, avevano vissuto per undici anni nel mondo babbano senza sapere dell’esistenza del mondo magico. Nonostante fossero passati sette anni da quando avevano saputo di avere poteri magici, i due ancora faticavano a capire il loro nuovo mondo e non avevano abbandonato molte usanze babbane.

-Cosa e’ successo Char?- gli chiese Gabriel sporgendosi verso di lei e stringendole una mano. 

-Il nonno ha annunciato ad Evander di aver trovato la sua futura moglie- iniziò Charity con voce tremante. Era sconvolta da quello che erano stati capaci di fare i suoi parenti, incredula davanti a tutta la crudeltà con cui avevano reagito davanti al rifiuto del ragazzo per un matrimonio combinato.

-Lui ha rifiutato ed Ethalyn ha aggiunto che aveva una relazione con una sang…nata babbana- si corresse davanti all’occhiata ammonitrice di Gabriel. Per Charity, abituata fin dalla tenera età ad appellare i nati babbani con quel termine, era stato uno shock scoprire che era un insulto verso di loro. Era stato proprio Gabriel il primo a rimproverarla quando, durante il suo primo viaggio verso Hogwarst, aveva chiamato il quel modo un perplesso Oliver. 

-Noi siamo andate via, ma non sapevo che avrebbero reagito in quel modo. Erano molto arrabbiati e Evander sembrava non avere intenzione di cambiare idea- disse terminando il racconto. Tutti i suoi amici la fissavano increduli e lei non poteva dargli torto. Cris e Martha erano ancora sulla porta, Oliver aveva abbandonato le sue caramelle e Sam e Agatha la fissavano in attesa di ulteriori spiegazioni. 

-Non pensavo che tu cugino fosse in grado di provare dei sentimenti, deve essersi davvero innamorato per arrivare a fare una cosa del genere- commentò Gabe dopo qualche minuto di silenzio in cui nessuno sapeva cosa dire. 

-Si sa chi e’ questa ragazza?- chiese Agatha tentando di alleggerire un po’ il discorso. Non era facile, tutti erano rimasti senza parole davanti al ragazzo, ma tutti riuscirono a distrarsi pensando all’identità della misteriosa ragazza. Mentre cercavano di darle un nome, ritornarono a mangiare i dolci che aveva preso Gabriel.

Piano piano le ipotesi iniziavano a diventare sempre più assurde e la tensione che Evander aveva portato nello scompartimento svanì per lasciare il posto ad un’atmosfera più rilassata. Solo Martha continuava a conservare un’espressione pensierosa sul viso, guardava fuori dal finestrino torturandosi una ciocca di capelli neri e non aveva ancora aperto la sua scatola di rospi alla menta. Samantha aveva quasi finito la sua piuma di zucca e rideva al racconto di Cris e di una ragazzina di Serpeverde che aveva passato tutta l’estate a mandargli lettere. Per il troppo ridere Gabriel aveva liberato una cioccorana che aveva iniziato a saltellare per lo scompartimento con grande disappunto di Icaro che, schioccando il becco indignato, si era rifugiato sulla spalla della sua padrona. Agatha, stretta tra Oliver e Gabriel, si teneva la pancia per il troppo ridere e Oliver era senza fiato. Anche Charity aveva le lacrime agli occhi. 
I suoi amici erano la sua seconda famiglia. Voleva bene a tutti loro, nonostante non potessero essere più diversi da lei. Ognuno di loro aveva un modo diverso di scoprire il mondo, ognuno vedeva delle sfumature diverse dagli altri e insegnava lo a vederle. Era proprio questa diversità a rendere forte la loro amicizia che, dopo sette anni e molti ostacoli, era più solida che mai. 

Ad un certo punto la rana di cioccolato saltò tra i capelli di Martha distraendola dai suoi pensieri e provocando altre risate. Ci vollero almeno cinque minuti prima che qualcuno di loro riuscisse a smettere di ridere e le togliesse la rana tra i capelli, impresa non facile perché anche Martha era scoppiata in una fragorosa risata. 

Dopo pranzo Oliver si alzò e andò alla ricerca di Demetra per trascorrere con lei il resto del viaggio, Martha e Cris, in quanto Caposcuola, dovevano dare il cambio ai prefetti e pattugliare il treno e Charity decise di andare alla ricerca di Ophelia ed Evander per vedere come stavano. Gabriel e Agatha avevano cominciato a parlare di quidditch quando uscì dallo scompartimento seguita, con sua grande sorpresa da Sam.

-Ho un appuntamento con Abercombie- le confessò facendole l’occhiolino e superandola nel corridoio. Charity rimase un secondo a fissare Gabriel e Agatha che parlavano vicini nello scompartimento e si allontanò ignorando una strana sensazione all’altezza dello stomaco. 

Trovò i suoi cugini soli in uno scompartimento intenti a giocare a gobbiglie. Evander si limitò a rassicurarla dicendole che non era niente di grave e che non aveva neanche bisogno di andare in infermeria una volta arrivato a scuola. Si era sistemato la divisa, coperto la fasciatura al polso e pulito il graffio sull’occhio. Ophelia lanciava occhiate preoccupate al fratello ma, oltre questo, sembrava contenta di vederlo insieme a lei. 

Nessuno parlò di quello che era successo quella mattina, Evander non disse chi era stato a conciarlo in quel modo e Charity si trattenne dal chiedere dove fosse Ethalyn. Il cugino doveva essere furioso con la gemella per aver rivelato il suo segreto, tanto da trascorre il viaggio da solo con Ophelia che con lei e tutti i loro amici. 

-La proposta di stamattina e’ ancora valida- disse una voce alle sue spalle facendola sobbalzare.

 Aveva appena lasciato lo scompartimento dei suoi cugini, stava ritornando al suo e non si era accorta di essere passata davanti allo scompartimento di Camdem. Con tutto quello che era successo si era dimenticata di lui. 

-Va bene- rispose sorridendo al ragazzo e seguendolo nello scompartimento alle sue spalle. Lui le rivolse un sorriso luminoso e le prese una mano mentre entrava e chiudeva la porta.

Stava così bene con Camdem che non si era accorta del passare del tempo. Quando lesse l’ora sull’orologio che lui portava al posto saltò in piedi e lo salutò con un veloce bacio sulla guancia prima di ritornare la suo scompartimento. Mancava meno di un’ora all’arrivo ad Hogwarst ma Charity doveva ancora cambiarsi e recuperare i suoi bagagli. 

-Era ora!- esclamò Gabriel osservandola mentre, con il fiatone, apriva lo scompartimento. Lui, Cris e Oliver erano rimasti fuori per permettere alle ragazze di cambiarsi e stavano finendo di sistemarsi le cravatte. O meglio, Cris stava cercando di evitare che i suoi due amici si strozzassero con un semplice pezzo di stoffa. Charity era troppo contenta di essere ad Hogwarst da non notare le strane occhiate che Gabriel continuò a rivolgerle fino all’arrivo al castello. 

Finalmente era ritornata a casa.




Note:
Eccomi con un altro capitolo.
Volevo solo precisare che quella che indossa Agatha e’ una minigonna, indumento che andava molto di modo a Londra negli anni 60\70 e che i dolci citati sono quelli che sono presenti nei libri.
Il termine mezzosangue non ha il significato neagativo come nei libri, indica semplicemente coloro che hanno un genitore con poteri magici e uno babbano, diversamente da sanguesporco, modo dispregiativo per indicare i nati babbani.
Per il resto non ho molto da dire, se non grazie a tutti voi che avete dedicato un po’ del vostro tempo a leggere la mia storia. Grazie!
MairTonks.
                                                   
 

  
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