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Autore: Clakli    07/08/2016    3 recensioni
La storia di Iron Man e Captain America, o meglio la storia vera e senza filtri di Tony e Steve. Dal primissimo incontro e i primi litigi, fino al post Civil War.
Dal testo: "Il capitano Steve Rogers era esattamente come Tony l’aveva immaginato. Certo, in realtà aveva già visto alcune sue foto e alcune pellicole che suo padre conservava gelosamente nel suo laboratorio, eppure la vista di quell’uomo immenso, completamente immobile avvolto nel ghiaccio, lo stupì ugualmente. Non poteva avere più di trent’anni, la sua pelle era perfetta e il suo viso sembrava disegnato. Tony si concesse qualche minuto per osservare in religioso silenzio il suo corpo perfetto e muscoloso, le sue mani strette a pugno alla fine di due braccia possenti abbandonate lungo i fianchi e il suo viso, ancora il suo viso, con la mascella dura ma allo stesso tempo delicata, perfetta, e le sue ciglia bionde che coprivano due occhi che, Tony lo sapeva, erano azzurri come il mare d’estate. I suoi capelli corti erano tirati all’indietro, completamente composti, non fosse stato per un ciuffo ribelle che scendeva sull’ampia fronte giovane."
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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AVVISO: La ff va in vacanza per una settimana... Salta quindi l'aggiornamento del 14 agosto e riprenderà il 21 agosto con il penultimo capitolo! Grazie ancora per esserci sempre! Buone vacanze,
Claudia
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Capitolo undici

Io ci sarò
 
Steve era ricercato, e così anche Sam e Bucky. Dopo aver recuperato il corpo di Bucky dal fiume, Steve e Sam lo avevano portato in un posto sicuro, dove scoprirono che a Bucky era stato nuovamente fatto il lavaggio del cervello e che il dottore che lo aveva interrogato voleva sapere da lui informazioni sulla Siberia, dove per decenni era rimasto confinato il soldato d’inverno. Quest’ultimo rivelò ai due uomini di non essere l’unico soldato geneticamente modificato e ricordò i momenti in cui si era ritrovato a lottare contro gli altri superuomini, dopo aver rubato, nel 1991, i sieri che avrebbero modificato geneticamente quelle persone,permettendo così ai soldati russi di cominciare gli esperimenti.
Sam sospirò. < Sarebbe stato più facile una settimana fa…>
< Se chiamassimo Tony…> propose Steve, e solo pronunciando il nome del miliardario si sentì meglio, più rasserenato.
< No, non ci crederebbe>  lo fece ragionare Falcon.
< E anche se ci credesse,gli accordi non gli permetterebbero di aiutarci. Siamo soli> mormorò allora Steve.
< Forse no. Conosco un tipo…> confidò Sam. 
Così Steve avvisò anche Clint Barton, chiedendogli aiuto e supplicandolo di andare a recuperare anche Wanda, che si trovava sotto la protezione di Visione. Si diedero appuntamento all’aeroporto di Lipsia-Halle per poter così partire verso la Siberia. Sam portò con sé anche Scott Lang, meglio conosciuto come Ant Man, un uomo capace di rimpicciolirsi come una formica grazie alla speciale tuta costruita dallo scienziato Pym.
All’aeroporto lo raggiunse anche Sharon, che aveva recuperato il suo scudo e l’armatura di Falcon.
Così, mentre Sam e Bucky aspettavano in macchina, Steve scese per parlare con la ragazza.
< Non credo che tu abbia chiaro il concetto di “macchina da fuga” > disse la bionda indicando il maggiolino in cui sedevano Bucky e Sam
< E’ per mantenere un basso profilo> si giustificò Steve , sorridendole. < Sono di nuovo in debito> le disse poi, quando la donna gli consegnò lo scudo.
< Lo terrò in conto> rispose la bionda, sorridendo. < Sai, ha cercato di uccidermi> disse poi, indicando Bucky.
< Scusa, anche io lo terrò in conto> le fece presente il capitano. < Verranno a cercarti>
< Lo so>
Steve la guardò, e si chiese se tutti quei sentimenti che provava fossero sbagliati. Si chiese se l’attrazione verso quella donna fosse solo riconoscenza, o un modo per dimenticare qualcun altro che in quel momento non poteva avere. Ma non lo sapeva, e così decise di godersi l’attimo, per una volta nella vita. Di fare qualcosa che non sembrava tremendamente sbagliato. < Grazie Sharon> le disse quindi, e poi si avvicinò,prendendola per un fianco per baciarla.
< E’ stato…>
< In ritardo> finì per lei il capitano, ricordando tutte le volte che avrebbe voluto invitarla fuori a cena, quando ancora non sapeva chi fosse.
< Beh, devo andare…> E così dicendo se ne andò davvero.
Steve si girò verso Sam e Bucky, che gli fecero un cenno d’apprezzamento, avendo assistito alla scena. Raggiunsero quindi Clint, Wanda e Scott,avvertendoli della pericolosità della missione che li aspettava. Mentre stavano discutendo, un allarme cominciò a suonare.
< Stanno evacuando l’aeroporto> disse Bucky.
< Stark> rispose Sam.
< Preparatevi> ordinò Steve, nervoso. E così Tony li aveva rintracciati. Si chiese come si sarebbe comportato il miliardario in quella situazione, visto che lui non aveva assolutamente idea di come affrontare il tutto. Avrebbero combattuto l’uno contro l’altro? Ce l’avrebbe fatta a colpire davvero Tony?
Si diresse per primo verso un elicottero pronto a partire, quando una scarica elettrica colpì in pieno il mezzo volante. Steve alzò la testa e vide l’armatura di Iron Man, affiancato da War Machine. Tony atterrò proprio di fronte a lui.
< Wow! Quanta gente si incontra all’aeroporto, non lo trovi curioso?> chiese a Rhodey, alzando l’elmo della sua armatura.
< Molto curioso> rispose quindi Rhodey.
< Sta a sentire, Tony. Quel dottore, lo psichiatra, c’è lui dietro a questo> gli fece presente Steve, proprio mentre anche la Pantera Nera li raggiungeva.
< Comunque… Ross mi ha concesso trentasei ore per portarti dentro, e questo ventiquattro ore fa. Aiuti il fratellino?> gli chiese quindi Tony, ironico.
< Insegui l’uomo sbagliato> gli fece presente Steve.
< Il tuo giudizio è un po’ distorto. Il tuo amico ha ucciso degli innocenti…> ringhiò Tony, stringendo i pugni dentro l’armatura.
< Ci sono altri cinque supersoldati proprio come lui. Non permetterò che il dottore li trovi prima. Non posso> spiegò Steve, cercando di convincerlo.
< Steve, vuoi veramente che tutto finisca in uno scontro?> gli chiese allora Natasha.
Tony sbuffò. < Va bene, ho finito la pazienza… BIMBO RAGNO!> gridò, e dall’alto, qualcuno si impossessò dello scudo di Steve, finendo poi col legargli le mani. Steve notò che si trattava di un ragazzino con una tutina aderente blu e rossa, e rimase sinceramente colpito dalla sua agilità.
< Complimenti> disse quindi Tony, al ragazzo.
< Grazie, l’atterraggio poteva andare meglio, ma sa, il costume nuovo…> disse il ragazzo.
< Non c’è bisogno di attaccare una filippica> gli fece presente il miliardario.
< Okay> rispose il ragazzo. < Capitano, grande fan. Sono Spider Man> disse poi rivolgendosi a Steve.
< Si, ne parleremo dopo. Bel lavoro> lo rincuorò Tony.
Steve scrollò la testa, nonostante tutto, divertito. < Sei stato occupato> disse quindi a Tony.
< E tu sei stato proprio un idiota. Trascinando Clint in questa cosa, liberando Wanda da un luogo sicuro. Sto cercando di…> si fermò, sospirò, e cercò di calmarsi. < Sto cercando di impedirti di dividere gli Avengers!>
< L’hai fatto tu quando hai firmato>  gli rispose prontamente Steve, con un magone allo stomaco.
< Va bene, basta.> sbottò Tony. < Ci darai in custodia Barnes e verrai con noi!Adesso,perché siamo noi! O arriverà una squadra speciale senza alcun rimorso per le maniere sgarbate!> gli spiegò, come se fosse un bambino. Poi, lo guardò con gli occhi lucidi. < Avanti!> lo supplicò Tony.
Ma Steve non gli diede retta, e con l’aiuto di Scott recuperò il suo scudo. Quando voleva sapeva essere dannatamente testardo, ed ora quella era una di quelle occasioni. Sapeva che Tony non avrebbe mollato,convinto di essere dalla parte della ragione, ma ora anche lui aveva una missione: doveva impedire a quel pazzo furioso di liberare gli altri supersoldati. E poco importava che Tony non ci credesse, ora il bene superiore era davanti a tutto.
Cominciarono così a combattere. Tony notò Wanda e Clint e disse agli altri che se ne sarebbe occupato lui, mentre la Pantera Nera cominciò a rincorrere Bucky. Steve, però, lo fermò, affrontandolo di petto. Spider Man si batteva con Bucky e Falcon in contemporanea, e sembrava cavarsela davvero bene. La Pantera nera graffiò lo scudo di Steve, con i suoi artigli di vibranio, e quest’ultimo si girò su sé stesso per evitare un colpo ben piazzato in pieno viso. Approfittando di un attimo di distrazione in cui Scott aveva trasformato un camion giocattolo in un camion gigante, Steve, Wanda, Bucky, Sam e Clint cominciarono a correre verso l’aereo, ma furono fermati da Visione e raggiunti da Tony, T’Challa, Natasha, Rhodey e Spider Man.
< Che facciamo capitano?> chiese allora Sam, non particolarmente contento di dover colpire i suoi compagni.
< Combattiamo!> ringhiò Steve, sicuro.
E così si corsero incontro, occhi negli occhi, senza fermarsi,uno schieramento contro l’altro. I propulsori di Tony colpirono lo scudo di Steve, e un pugno dato con forza da Tony vibrò sulla mascella del capitano, che però non si diede per vinto.< Ti ho insegnato io a combattere così!> ringhiò Steve
< Allora mi sa che dovrò ringraziarti> annaspò Tony,colpendolo di nuovo. Steve cadde a terra, e Tony ne approfittò per colpire Scott.
Il giovane Peter Parker, invece, raggiunse il capitano,e gli legò i piedi con le sue ragnatele. Combatterono per un po’, fino a quando il capitano non ebbe la meglio. Steve apprezzò non poco il coraggio del giovane ragazzo, e si chiese come diavolo avesse fatto Tony a reclutarlo. Fu raggiunto da Bucky, che lo sollecitò a partire, dicendogli che ormai il dottore si trovava già in Siberia. E così, sotto la sollecitazione dei loro compagni, Steve e Bucky si diressero verso l’aereo, mentre tutti gli altri venivano distratti da Scott, che aveva appena acquisito una dimensione gigantesca. Poco prima di salire sull’aereo, i due amici furono fermati da Natasha, che però all’ultimo momento decise di lasciarli andare, fidandosi di Steve.
 
Tony aveva appena abbattuto l’enorme Scott, con l’aiuto di Rhodey ma soprattutto di Peter, che aveva fatto un volo enorme ed era caduto a terra. Il miliardario gli si avvicinò preoccupato e quando si fu accertato che stava bene, gli intimò di tornare a casa.
Proprio in quel momento notò che Rhodey si era lanciato all’inseguimento dell’aereo sul quale erano riusciti a salire il capitano ed il soldato d’inverno, e così lo seguì. Alle calcagna avevano però Sam, e così Rhodey chiese l’aiuto di Visione, il quale però sbagliò mira e colpì l’armatura di War Machine, che cominciò a precipitare da decine e decine di metri.
Tony lo rincorse allarmato < Rhodey!> urlò, buttandosi quanto più veloce possibile verso l’amico, che stava perdendo quota sempre più velocemente.
Sam lo seguì all’istante, cercando di recuperare Rhodey per evitare che si potesse far male in qualsiasi modo.
< Tony, ho i motori fuori uso> imprecò Rhodey, la voce palesemente spaventata, mentre il suo corpo precipitava in caduta libera. Ma né Tony, né Sam riuscirono ad arrivare in tempo, e Rhodey si schiantò al suolo. Tony lo raggiunse in un battibaleno, accertandosi che l’amico fosse ancora vivo. Ma Rhodey era svenuto, e quindi non poteva rassicurarlo come avrebbe voluto.
< Mi dispiace> mormorò Sam, e Tony lo colpì con i suoi propulsori, scaraventandolo all’indietro, senza però alzarsi dal corpo del suo migliore amico, steso a terra ed inerme tra le sue braccia. Il miliardario alzò lo sguardo verso l’alto e bramò vendetta: avrebbe preso Steve e gliel’avrebbe fatta pagare. Non importava quanto tempo ci sarebbe voluto, lui ce l’avrebbe fatta.
All’ospedale, Tony sembrava un pazzo. Camminava per i corridoi aventi e indietro, nell’attesa che Rhodey uscisse dalla TAC. Natasha lo raggiunse, e lui la informò delle condizioni di Rhodey,che aveva le vertebre fratturate ed una grave lesione al midollo spinale che molto probabilmente gli avrebbe causato la paralisi. Rimproverò la donna per aver lasciato andare Bucky e Steve,informandola poi che il governo era a conoscenza del fatto che avesse aiutato i due a fuggire. Natasha fu quindi costretta a scappare. Tony ebbe la conferma tramite la polizia di Berlino che lo psichiatra che aveva interrogato Bucky non era chi aveva detto di essere,bensì l’ex colonnello sokoviano Helmut Zeno, il quale aveva anche delle protesi ed una parrucca nella sua stanza d’albergo, usate per assomigliare a Bucky e per far ricadere su di lui le colpe dell’attentato in Wakanda.  Così,Tony decise di andare presso la prigione dove avevano rinchiuso Wanda, Sam, Clint e Scott per saperne di più sulle intenzioni di Steve. Non era mai stato il tipo di uomo che ammetteva con facilità le proprie colpe, ma in quel caso, se aveva sbagliato, aveva anche intenzione di rimediare, soprattutto se in ballo c’era la vita di Steve.Lo odiava per essersi comportato in quel modo, eppure non riusciva a non pensare che potesse essere in pericolo, e che lui non era lì a proteggerlo.
 La prigione nella quale avevano rinchiuso gli Avengers era una piattaforma subacquea sperduta in mezzo all’oceano, e Tony non potette fare a meno di pensare che quelle misure di sicurezza fossero decisamente troppo drastiche, per i suoi compagni. Fu sbeffeggiato da tutti, soprattutto da Clint, ma Tony non si arrese, e quasi pregò Sam di dirgli dove fosse Steve. Dopo aver oscurato le telecamere e averlo convinto che la sua intenzione era solo quella di aiutare il capitano,ammettendo quindi di aver sbagliato, Tony si fece spiegare dove era diretto precisamente Captain America, per poterlo così aiutare. Una volta ricevute tutte le informazioni, Tony partì, senza però accorgersi che T’Challa l’aveva inseguito, ancora desideroso di vendicare suo padre,uccidendo Bucky.
Tony aveva un braccio slogato, ma nonostante questo indossò l’armatura e si diresse dove sapeva che avrebbe trovato Steve. Era strano, avevano affrontato molte missioni separati, ma mai avevano litigato, prima di farlo. Era per questo che Tony sentiva la necessità psico-fisica di sapere che Steve stesse bene, che tutto fosse okay tra di loro e che non sarebbe cambiato nulla, nonostante Bucky e nonostante tutta la merda che li aveva circondati in quei giorni. Tutto ciò che Tony voleva era il suo capitano, nient’altro.
Il bunker era ben nascosto, ma Tony lo trovò con facilità, viste le impronte lasciate da Steve e Bucky nella neve, segno che erano arrivati davvero da poco anche loro. Si mosse con circospezione e lentezza, stando ben attento a non far rumore e a non muoversi come un elefante, come diceva sempre il capitano. Vide un ascensore e lo prese, con il cuore che gli batteva a tremila: aveva fretta di sapere se Steve stesse bene.Si ritrovò davanti una porta di metallo e così la spalancò,avanzando poi con l’armatura stretta intorno al corpo e il fiato corto. Il suo cuore perse un battito quando incontrò gli occhi di Steve, in posizione d’attacco con lo scudo tra le mani e il suo migliore amico dietro le spalle, che stringeva un mitra. Sospirò e abbassò l’armatura,incontrando così gli occhi blu ed espressivi di Steve, che continuava a stare sull’attenti.
< Mi sembri un po’ sulla difensiva> disse quindi, andandogli incontro.
Steve non abbassò lo scudo, ma avanzò ugualmente nella sua direzione. < E’ stata una giornataccia> borbottò.
Tony alzò la testa verso Bucky. < Riposo, soldato, per ora non do la caccia a te>
Steve si accigliò. < E perché sei qui?> gli chiese quindi, in preda al panico ma allo stesso tempo felice.
< La tua storia potrebbe non essere assurda,forse…> disse muovendosi su sé stesso, in palese imbarazzo. < Ross non sa che sono qui e vorrei che non lo sapesse…Altrimenti dovrei arrestarmi da solo> disse poi, appoggiandosi con nonchalance ad una colonna del bunker.
< E richiederebbe parecchie scartoffie> mormorò allora Steve, emozionato. Non riusciva a credere che Tony fosse lì e che stesse dalla sua parte.
Tony sorrise, senza lasciare lo sguardo del capitano.
E fu allora che Steve abbassò lo scudo, facendo cadere ogni difesa,ogni paura, ogni incomprensione. Avrebbe voluto correre incontro a Tony e baciarlo lì, in quel preciso momento, nonostante la presenza di Bucky alle sue spalle. E quella strana voglia lo rese ancora più confuso di quanto già non fosse nel ritrovarselo lì, in Siberia. Steve, però, non fece nulla, ma si limitò a dire < E’ un piacere vederti,Tony>
< Anche per me,Cap> rispose il miliardario, rivolgendosi poi a Bucky. < Ti prego, c’è una tregua qui, puoi mettere giù?> gli chiese, indicando l’arma che il soldato stringeva ancora tra le mani, puntata nella sua direzione.
Dopo un cenno di Steve, Bucky abbassò l’arma, anche se con riluttanza.
I tre si avviarono quindi nei meandri del bunker, in cerca di Zemo. L’armatura di Tony era l’unica illuminazione in quel luogo buio e triste, e Steve pensò che, in fondo, Tony era sempre stato quello per lui: un faro in una notte buia, il Sole dopo la tempesta. Era immensamente felice di averlo lì con lui, anche se non l’avrebbe ammesso mai: la sua testardaggine ed il suo rigore erano più forte di qualsiasi cosa.
Entrarono in un laboratorio enorme, e lì videro sei teche di vetro all’interno delle quali erano immersi corpi umani.
Una voce si diffuse nel laboratorio, mettendoli sull’attenti. < Se può essere di conforto, sono morti nel sonno, ma hanno la mia gratitudine:vi hanno portato qui>
All’interno di una camera stagna c’era il colonnello Zemo, e così Steve gli lanciò contro lo scudo, che però rimbalzò sul metallo e tornò indietro.
< La prego, capitano. I sovietici hanno costruito questa camera per resistere all’onda d’urto del lancio dei raggi UR100> disse Zemo.
< Scommetto di poterla superare> si vantò Tony.
< Oh ne sono sicuro, signor Stark. Ma poi non saprebbe perché è venuto qui>
< Hai ucciso degli innocenti a Vienna solo per portarci qui?> chiese Steve,indurendo la mascella.
< Non ho pensato ad altro tutti i giorni per oltre un anno> E così Zemo spiegò di essere un sokoviano in cerca di vendetta per la morte della sua famiglia, avvenuta nella battaglia di Sokovia.
< Un impero distrutto dai suoi nemici può risollevarsi… Ma uno che crolla dall’interno…è estinto,per sempre> disse poi, accendendo un vecchio televisore         in cui fu fatto partire un video.
Steve e Tony si avvicinarono per vederlo, ed una strada vuota si palesò davanti ai loro occhi.
< Conosco quella strada> mormorò Tony, come in attesa di qualcosa che sapeva non sarebbe stato piacevole.
Il video continuò, mostrando una macchina che si schiantava contro un albero, raggiunta poi da una motocicletta dalla quale scese un uomo dal braccio di metallo. Steve guardò Tony, in preda al panico. Il miliardario non riusciva a togliere gli occhi dallo schermo, mentre le immagini mandavano in onda la morte dei suoi genitori avvenuta nel 1991: prima suo padre,intento a chiedere aiuto non per sé, ma per sua moglie, ancora viva e ferita nella macchina, e subito dopo sua madre, che chiamava suo padre a gran voce, disperata, per poi essere strangolata senza rancore dal soldato d’inverno. Gli occhi di Tony si riempirono di lacrime, ma lui fu pronto a ricacciarle indietro, stringendo la mascella e girandosi verso Steve, che lo guardò con un’aria disperata.
Tony si lanciò verso Bucky, ma Steve lo trattenne per un braccio.< Tony! Tony…>
Così Tony guardò di nuovo Steve, scrollando la testa ed indurendo la mascella. < Tu lo sapevi…?> gli chiese, in un sussurro.
< Non che fosse stato lui> rispose Steve, ricordando quando Zola gli aveva mostrato, qualche anno prima, le immagini della morte di Howard, avvenuta per fermare le potenziali minacce che avrebbero sicuramente fermato l’Hydra dall’infiltrarsi nello SHIELD. Non avrebbe mai voluto vedere quel video,nel quale ad uccidere uno dei suoi più cari amici era stato proprio il suo migliore amico, sotto il controllo mentale dell’Hydra.
< Non prendermi per il culo, Rogers! Lo sapevi?> ringhiò Tony,senza lasciare per un solo attimo gli occhi di Steve.
< Si> ammise quindi quest’ultimo.
Per Tony fu come se si fosse scottato. Si allontanò di scatto da Steve, che lo teneva ancora per un braccio. Era come in stato di shock, e una profonda rabbia lo invase e lo pervase a tal punto da fargli dimenticare chi avesse davanti. Diede così un pugno al capitano, facendolo volare via per un paio di metri, e si fiondò quindi su Bucky, afferrandolo per il collo come lui aveva fatto con sua madre.
Fu colpito in pieno dallo scudo di Steve, e si girò quindi nella sua direzione, l’armatura a coprirgli il volto. In quel momento c’era solo Iron Man, e nessuno avrebbe potuto vedere il viso distrutto di Tony, soprattutto quando aveva realizzato che Steve non era più dalla sua parte: lo stava attaccando. Stava difendendo il suo migliore amico: ancora una volta non aveva scelto lui. Non solo lo aveva tradito, omettendo di dirgli una cosa così importante come la vera morte dei suoi genitori, ma adesso lo stava anche attaccando, per difendere l’assassino di sua madre e suo padre.
Era qualcosa che Tony non poteva sopportare, e così cominciò ad attaccare entrambi, come un pazzo furioso, incapace di ragionare razionalmente e di fermarsi a riflettere su quello che stava facendo. Aveva passato anni a vegliare su Steve in battaglia, per assicurarsi che il capitano stesse bene e che non si facesse neanche un graffio. Eppure adesso tutto ciò che voleva fare era colpirlo fino a farlo perdere i sensi, fino a vederlo sfinito,fino a fargli cacciare le stesse lacrime che stavano scendendo adesso dai suoi occhi, nascoste dall’armatura.
< Vattene!> sentì urlare il capitano, in direzione del soldato d’inverno. E questo fece ancora più male: stava scegliendo di proteggere il soldato d’inverno, ancora una volta.
Si fece quindi avanti,dando un pugno in pieno viso a Steve, il quale si affannò per rimettersi all’in piedi. < Non è stato lui! L’Hydra controllava la sua mente!> provò a farlo ragionare il capitano.
< Levati!> sbottò Tony, in preda al desiderio di finire Bucky.
< Non è stato lui!> urlò di nuovo Steve, cercando di trattenere Tony, che però lo lanciò nuovamente per aria e si buttò alla rincorsa di Bucky, che nel frattempo stava scappando. La sua armatura non rispondeva bene ai suoi comandi, troppo danneggiata dalla lotta ingaggiata con i due uomini, ma nonostante questo Tony non si arrese, cercando di colpire Bucky come poteva e anche Steve, se lo intralciava. Prese Bucky per le spalle, e gli chiese: < Te li ricordi, almeno?>
< Non dimentico nessuno> fu la risposta del soldato, che si aggrappò all’armatura di Tony, mentre insieme precipitavano verso il fondo del bunker, seguiti a ruota da Steve, che disse: < Questo non cambierà quello che è successo!>
< Non mi importa! Ha ucciso mia madre> ringhiò Tony,colpendo poi Steve con una forza che non aveva mai avuto nei suoi confronti. In quei pugni mise tutto l’odio e la frustrazione che provava per il capitano: l’odio per non essere colui il quale era stato scelto, l’odio per non essere abbastanza, l’odio per non essere amato allo stesso modo in cui lui lo amava. Bucky diede man forte a Steve, e così cominciarono a lottare insieme: due contro uno, fino a quando Steve non fu messo per un attimo in difficoltà, e Tony ne approfittò per rompere il braccio metallico di Bucky. Steve si scaraventò contro di lui, puntando lo scudo contro il suo propulsore,così come avevano fatto decine di volte in battaglia per aiutarsi, mentre ora lo stavano facendo per annientarsi.  
Steve colpì Tony senza alcun freno, sapeva di doverlo fermare, e Tony non si sarebbe fermato mai, non quando non riusciva a ragionare.
< Analizza il suo schema di lotta> chiese a Friday, la sua AI.
< Contromisure pronte!> le rispose quella.
< Spaccagli le ossa!> ordinò allora Tony, pronto a rispondere a tutti quei pugni. Così, fece volare via lo scudo di Captain America e cominciò a riempirlo di pugni e a colpirlo con i propulsori, fino a quando Steve non cadde in ginocchio,sfinito e con il sangue a sporcargli il bellissimo viso angelico.
Alzò la testa verso Tony, annaspando. < Lui è mio amico> sussurrò.
E quelle parole fecero più male di qualsiasi colpo avesse avuto quel giorno. < Lo ero anch’io!> sbottò quindi Tony, dandogli un altro pugno, e poi un altro ancora, fino ad afferrarlo per farlo poi sbattere contro il muro.
< Stà giù, ultimo avviso!> gli intimò poi, sperando in cuor suo che Steve si fermasse davvero. Non sapeva se ce l’avrebbe fatta a colpirlo ancora.
Ma Steve si alzò lentamente,mettendo poi i pugni in posizione d’attacco. < Posso farlo tutto il giorno!>gli rispose beffardo.
Tony scrollò la testa e puntò il propulsore nella sua direzione, ma in quel momento fu afferrato per il piede da Bucky, e Steve ne approfittò per scaraventarsi addosso al miliardario, facendolo poi cadere a terra. Cominciò a colpirlo con forza con lo scudo sull’armatura,fino a quando l’elmo  non fu scaraventato lontano, e apparve il viso di Tony insanguinato e gli occhi spaventati dalla furia del capitano. Steve alzò lo scudo e vide Tony coprirsi il viso con le mani, e fu allora che decise di fermarsi, non prima di aver piantato lo scudo al centro della sua armatura, lì dove una volta c’era il reattore ARC, facendola così spegnere. Qualcosa di piccolo e luccicante volò via, e una lacrima rigò il viso del miliardario, mentre Steve chiuse gli occhi ,fermo sopra Tony,senza riuscire a muoversi e con la paura di guardarlo. Sfinito, si accasciò poi al suo fianco, mentre il suo scudo era ancora incastrato nell’armatura di Tony, steso a terra ed incapace di muoversi. Fu allora che Steve lo vide: il medaglione che gli aveva regalato il giorno del suo compleanno era volato via, ed era aperto. Accanto alla foto di Pepper c’era un’altra immagine, che fece battere il cuore di Steve all’impazzata e lo fece sentire ancora più in colpa. Era una sua foto in bianco e nero, scattata molto probabilmente ottant’anni prima, e lo ritraeva con la divisa dell’esercito ed un sorriso spensierato e felice. Steve si morse il labbro e si alzò a fatica, prendendo poi lo scudo dall’armatura di Tony, senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi. Afferrò Bucky, steso a qualche metro di distanza da loro, e se lo caricò addosso senza difficoltà.
Tony si alzò lentamente e si mise sul fianco. < Quello scudo non ti appartiene!> ringhiò, in preda alla frustrazione e all’imbarazzo per essere stato sconfitto. < Non te lo meriti! Mio padre ha creato quello scudo!>
E così Steve si fermò, annuì, e con una lentezza impressionante si separò dal suo scudo, lasciandolo cadere a terra e abbandonandolo lì, da solo, così come aveva fatto con Tony.
 
*
 
Dopo una settimana, Tony si trovava al complesso Avengers, e stava aiutando Rhodey a fare pratica con il nuovo esoscheletro che aveva costruito appositamente per lui, per permettergli di ritornare a camminare,quando un fattorino gli consegnò un pacco. Quando si ritrovò da solo, Tony aprì il pacco, all’interno del quale vi trovò una lettera con il suo nome ed un cellulare vecchio stile. Avrebbe riconosciuto quella scrittura ovunque, ed un magone allo stomaco venne a fargli visita non appena iniziò a leggere.
"Tony,
sono contento che tu sia tornato al complesso. Non mi piace l'idea che tu vaghi in una villa tutto solo. Abbiamo bisogno di una famiglia, gli Avengers sono la tua, forse più che la mia.
Io sono da solo dall'età di 18 anni.
Non mi sono mai integrato, nemmeno nell'esercito.
Ripongo la mia fiducia nella gente, forse... negli individui e sono felice di dire che la maggior parte non mi ha mai deluso, motivo per cui nemmeno io posso deluderli.
Le serrature si possono rimpiazzare, ma sarebbe meglio di no. So di averti ferito, ho deciso di non dirti niente dei tuoi genitori per risparmiarti... ma ora capisco che stavo risparmiando me stesso. E mi dispiace. Spero che un giorno potrai comprendere.
Vorrei che la pensassimo uguale sugli accordi, dico davvero. So che fai quello che credi ed è tutto quello che noi possiamo fare e che dobbiamo fare.
Qualunque cosa accada, te lo prometto:
se hai bisogno di noi,
se hai bisogno di me...
io ci sarò.”
Tony finì di leggere e strinse i denti, per evitare alle lacrime di uscire di nuovo: in quella settimana aveva già pianto troppe volte a causa del capitano Rogers, e adesso non ne poteva più. Sapeva che in questo modo Steve aveva cercato di mettersi in contatto con lui, di farsi ascoltare, ma proprio non riusciva a perdonarlo. Si sentiva ancora tremendamente tradito, e non poteva dimenticarsi di tutto il male che si erano fatti e che aveva ricevuto da una delle persone a cui più teneva al mondo. Accese il cellulare e si rese conto che era uno di quei modelli vecchio stile, irrintracciabili, che aveva un solo numero salvato in rubrica. Scrollò la testa divertito e si chiese se Steve si aspettasse davvero che lui non riuscisse a rintracciare un telefono. O forse, semplicemente, il capitano voleva essere rintracciato. Forse voleva che Tony sapesse dove si trovasse e che lo raggiungesse, in qualsiasi modo. Ma Tony non era pronto e si chiese se mai lo sarebbe stato.
Il telefono del complesso squillò e Tony rispose al segretario Ross, il quale lo informò che Wanda, Scott, Sam e Clint erano evasi dalla prigione di massima sicurezza. Tony sorrise e mise il segretario in attesa, giusto così, perché si divertiva a farlo. Sapeva che Steve non avrebbe mai lasciato i suoi compagni in quel luogo, e per un attimo gli fu grato per aver avuto il coraggio di fare ciò che lui non aveva fatto. Poi, però, quel coraggio si trasformò in rabbia, quando si rese conto che ora Steve era latitante in qualche posto del mondo e che quindi non era con lui, ma con il suo migliore amico. Ancora una volta, non aveva scelto lui.
 
  
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