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Autore: metaldolphin    10/08/2016    6 recensioni
Eccomi di nuovo qui, questa volta con una vicenda di ambientazione un po' diversa per i nostri pirati preferiti.
Tra mari sconosciuti e lo spazio profondo, si troveranno ad affrontare una minaccia inattesa, portatrice di dolore per un intero popolo.
Non è il seguito di una serie anime o del recente film in CG: l'equipaggio dell'Arcadia è quello tradizionale e il Capitano forse è più vicino a quello scostante e duro di Endless Odyssey, ma non è ambientata in quel contesto... è più una vicenda indipendente, se mi fate passare il concetto.
Per chi mi segue dai tempi di One Piece: no, non mi sono sbagliata di fandom, anche se il primo capitolo potrebbe dare una diversa impressione...
Ci tengo a precisare che non è un crossover con Dr. Who, anche se ho preso a prestito il termine "balena astrale" e anche se le creature a cui si fa riferimento hanno punti in comune, differiscono da quelle presentate nella famosa serie di sci-fi.
Per chi mi voglia seguire, e li ringrazio sin da adesso, non resta allora che "tuffarci" in questa nuova storia! ^_^
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dottor Zero, Harlock, Miime, Nuovo personaggio, Yuki
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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L'odore nauseabondo che ammorbava l'aria l'ultima volta che era stato in infermeria era stato sostituito da un piacevole odore di salsedine, tanto che sembrava di essere in riva al mare terrestre e la nostalgia del suo pianeta prese Harlock.
La mise da parte per concentrarsi sulla figura che emergeva appena con mezzo volto dalla vasca. L'acqua era limpida, i suoi capelli erano stati ripuliti e adesso erano intrecciati in una elaborata acconciatura attorno al suo capo. Ampie zone del suo corpo erano medicate, così come la pinna caudale.
La sirena lo osservava sospettosa e lui se ne accorse, così cercò di mettere da parte il più possibile i pensieri negativi e cercò di essere propositivo. Era una creatura davvero affascinante e anche se stava meglio, appariva ancora visibilmente sciupata ed era comprensibile dopo ciò che aveva subito. Rinchiusa in quella specie di bara trasparente dopo essere stata prelevata con violenza dal suo mare natale, i suoi simili uccisi...
Si studiarono a vicenda qualche minuto senza dire nulla, lui incuriosito da quella creatura che richiamava alla mente miti e leggende ormai lontane nel tempo, lei a cercare di leggere l'aura che quell'uomo emanava, profondamente umana, eppure così diversa da quella degli altri.
-Leelaine... Lui è il Capitano di questa nave, si chiama Harlock. Come ti ho spiegato, Capitano vuol dire che è il nostro Capo. Riesci a comprendere questo concetto nella mia mente?
La sirena annuì a Kei, con un umanissimo cenno del capo... Harlock pensò che fosse un comportamento recentemente appreso a bordo.
Poi il pensiero di lei gli invase la mente: "Io sono Leelaine. Puoi portarmi a casa? Puoi ridarmi alle mie acque?"
Era espresso con un misto di speranza e dolore, permeato dal rispetto, che Harlock immaginò dovuto dal fatto che lui fosse in capo anche a figure mitologiche come Kei e Meeme erano concepite dalla mente di Leelaine; non sbagliava.
Quello posto dalla sirena era un problema di cui aveva discusso a lungo con gli ufficiali e i tecnici del suo equipaggio: la poveretta non aveva idea di coordinate galattiche e navigazione interstellare, come avrebbero potuto trovare il suo pianeta di provenienza? La galassia era immensa, costituita da miliardi di stelle e la maggior parte di esse avevano un sistema planetario. Milioni di pianeti erano ancora inesplorati e di certo il suo faceva parte di quella schiera... Come trovarlo? Di certo non compariva tra i pianeti conosciuti, il computer avrebbe certamente esposto dati su un sistema abitato da specie così singolari e chi l'aveva scoperto avrebbe tenuto per sé le coordinate per raggiungere una fruttuosa fonte di reddito come quella rappresentata dal pianeta sconosciuto; così aveva messo al lavoro Yattaran e Maji per cercare nella virtuale rete galattica le possibili notizie e gli indizi tra i discutibili canali in uso dai peggiori criminali che vagavano per gli spazi della Via Lattea.
Ma ogni sistema planetario è unico nel suo genere, presentando caratteristiche che non possono essersi riprodotte altrove nella stessa identica maniera, essendo innumerevoli le varianti che entrano in gioco durante la loro formazione. Forse, se le avesse chiesto semplici informazioni, avrebbero aggiunto almeno un'altra tessera a quell'intricato mosaico che mancava ancora di troppi pezzi per dare anche un'idea del quadro generale.
-Ascolta, Leelaine, il giorno del tuo pianeta è certamente illuminato da una stella. Ha anche luci notturne?
Un'immagine proiettata nella sua mente gli fece visualizzare un cielo notturno illuminato da tre lune che rischiaravano una immensa distesa d'acqua. Allora formulò un'altra domanda alla creatura marina: -Ci sono terre emerse?
Le immagini che gli giunsero stavolta erano inaspettate e sconvolgenti: erano del pianeta visto dallo spazio, un po' distorte, come se fossero viste da dietro un velo trasparente e mostravano una palla d'acqua punteggiata da numerosi arcipelaghi. Come poteva conoscere quel punto di vista quella creatura d'acqua... forse dall'astronave che l'aveva rapita? Dovette pensarlo con molta energia, perché lei gli chiarì, senza che avesse detto nulla: "Noi a volte seguiamo le balene astrali, esse ci portano con loro. I maschi adulti viaggiano per il nero mare dello spazio per tornare dalle loro compagne che non possono farlo. Nell'altro mare procreano, poi tornano. E noi per diventare adulti dobbiamo affrontare la prova, siamo legati da un patto con loro e loro tornano sempre. Ho affrontato il mio viaggio due migrazioni fa."
Le vide chinare il capo, immergersi in acqua interrompendo il contatto visivo e il suo pensiero gli raggiunse la mente carico di dolore: "Quando sono giunti credevamo che fossero tornate le balene astrali. Invece erano balene diverse, artificiali, senza pensieri, il loro ventre abitato dagli esseri come voi, esseri strani, senza acqua, come le lucertole delle sabbie che abitano le spiagge delle isole. Anche la vostra è una balena falsa, ma ha un'anima. Voi siete diversi. Avete con voi la Madre della Vita e la Madre della Morte... Come puoi essere il loro Capo?"
Le sorrise. La sua ingenuità era disarmante, ma era il frutto di una pacifica evoluzione in un pianeta in cui la tecnologia non era avanzata più di tanto. Dovevano essere legati a tradizioni ancestrali, per non riuscire ad accettare che Kei e Meeme fossero normali individui. Comunque era un bene che avessero la fiducia della sirena, e anche i pochi indizi che erano riusciti ad avere potevano essere d'aiuto. Lui non sapeva cosa fossero le balene astrali, ma a quanto pareva, chissà come, seguivano rotte migratorie tra due pianeti. Dovevano essere creature fantastiche, se riuscivano a sopravvivere ad un viaggio di quel tipo. Forse, se avessero trovato qualcosa su questa misteriosa specie, ricostruire le rotte migratorie e i pianeti che le interessavano, avrebbero potuto risalire al pianeta di provenienza della sirena aliena. A meno che tutto non fosse frutto della fantasia di quel popolo, che era la cosa più probabile. Avrebbe comunque messo al corrente dei nuovi dati i suoi uomini, forse sarebbero tornati utili alla ricerca che stavano svolgendo.
La voce profonda del Capitano risuonò ancora una volta nell'infermeria dell'Arcadia: -Leelaine, io non posso prometterti che troveremo il tuo pianeta, sappi però che farò quanto in mio potere per riuscirci. Intanto proveremo a darti una sistemazione più comoda. Ho dato al mio capo ingegnere l'incarico di costruire una vasca più grande, così potrai muoverti più liberamente.
Lei sbucò con il capo dall'acqua. Per la prima volta sorrise, mostrando denti aguzzi da predatore marino e il volto severo si addolcì. Guardò i presenti ed emanò sentimenti di riconoscenza, poi un dolce canto si diffuse tra le paratie dell'Arcadia e gli uomini furono ammaliati da esso.
Persino Maji, perso nel difficile compito che gli aveva assegnato Harlock rimase incantato ad ascoltarlo. Avrebbe dovuto ingegnarsi per costruire una vasca abbastanza grande, supportata da campi di forza affinchè i ponti reggessero le migliaia di litri di acqua marina che necessitavano a riempirla e fabbricare anche la suddetta... Quanti chilogrammi di sali sarebbero occorsi? Iniziò a fare i suoi calcoli, sarebbe stata una lunga giornata.
 
Harlock guardò duramente il suo pari grado che era stato a capo del mercantile, mentre quello cercava di spiegargli come avesse avuto la sirena. Per l'ennesima volta dovette trattenersi dal colpirlo duramente, sentite le parole con cui quell'uomo si giustificava
-Non lo so da dove viene quella cosa. Il nostro uomo di contatto l'avete ucciso nell'abbordaggio e io da lui non ho voluto sapere troppo, in questi casi meno si sa e più a lungo si vive. Noi la dovevamo semplicemente portare a destinazione. Quel riccone sul terzo pianeta di Dubhe si è aggiudicato ad un'asta non proprio pubblica quella vasca per chissà quanti milioni di crediti... La gente ricca può soddisfare tutti i suoi capricci e a noi restano le briciole...
Harlock interruppe il capitano del mercantile con ira: -Non sono certo venuto a parlare di questo. D'accordo, non l'avete catturata voi, allora chi ve l'ha affidata?
L'uomo che aveva davanti era di mezza età, un navigato spaziale che evidentemente non si faceva troppi problemi etici. Però era evidente che conosceva bene la fama del Capitano dell'Arcadia, perché comunque per quel poco che diceva di sapere collaborò; così dopo aver raccolto tutte le informazioni che potevano servire, Harlock lo rimandò a bordo del suo mercantile con i suoi uomini e si allontanò con l'Arcadia verso una precisa meta, sganciando dalla trazione l'astronave ormai inutile ai loro scopi. Avevano un punto di partenza.
Naturalmente il mercantile, se fosse riuscito a raggiungere il pianeta umano più vicino, sarebbe stato difficile da rimettere a posto.
   
 
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