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Autore: littlemoonstar    26/04/2009    11 recensioni
-vuoi davvero rischiare la vita per me? -
-non chiedo altro. -
Quando l'amore ti chiama,puoi solo rispondere.
Edward è sempre stato solo,rinnegando la sua nuova vita e arrivando a rinchiudersi in un castello nella totale solitudine. Come una bestia.
Ma l'amore,si sa,può far rivivere.
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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≈ Valzer ≈
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1.
{.Home Sweet Home.}
≈ Valzer ≈
xxx












-Isabella! Sbrigati,dai! -
L'accento ispanico di Josephine mi risvegliò da quello strano torpore che da qualche giorno non mi permetteva di formulare un pensiero che avesse senso,ricordandomi che quel giorno iniziavo il mio apprendistato come domestica.
Sbuffai.
Non doveva esserci un apprendistato per pulire le case degli altri,anche un bambino avrebbe saputo farlo!
Eppure,per qualche strana ragione ancora sconosciuta ai miei occhi, mi ritrovai fuori casa in pochi secondi,catapultata dalla pressante voce di Jo che mi aspettava sbattendo il piede a terra a velocità supersonica.
In effetti c'era un motivo per cui mi ritrovavo ad essere il paggetto di una domestica.
Purtroppo non potevo permettermi di rimanere senza lavoro,nonostante avessi solo diciassette anni e fossi nel pieno della mia adolescenza.
Risi di quella espressione.
Quando avevo chiesto a Josephine di farmi lavorare con lei,aveva subito detto dopo qualche secondo che non avevo affatto l'aria di una adolescente.
Me lo dicevano tutti,ormai mi ero abituata.
Salii in macchina,salutando la mia tutrice con un sorriso appena accennato,e rimirando il paesaggio che sfrecciava dall'altra parte del finestrino a grande velocità,trasformando tutto in una grande macchia mobile.
Non ero mai stata una persona frivola,ne avevo mai preso parte alle tempeste ormonali tipiche delle ragazzine.
Ero sempre stata razionale e testarda,non credevo mai alle cose che non riuscivo a dimostrare e di sicuro non mi lasciavo ingannare da nessuno.
Non me l'aveva insegnato nessuno. L'avevo imparato da sola dopo anni di solitudine,dove me l'ero dovuta cavare da sola.
Niente favole,solo la realtà.
-ti piacerà la nostra nuova sistemazione,Isabella...-
-Jo...- la guardai,con occhi imploranti. Non mi piaceva che gli altri mi chiamassero in quel modo.
-d'accordo,Bella...- puntualizzò lei,sorridendo -vedrai che andrà bene,mi amorcito. -
Uscimmo dalla città,entrando in una specie di piccolo boschetto di abeti Sitka dall'aspetto molto antico quanto stranamente suggestivo,in cui aleggiava una strana aria bluastra,mista al profumo di abete selvatico,resina e muschio.
Josephine si fermò davanti ad un grande cancello in ferro battuto nero,che sembrava essere chiuso da anni,giungendo alla fine del lungo viale di abeti che avevamo percorso nell'assoluto silenzio.
Non appena arrivammo al cancello,questo si aprì scricchiolando ed emettendo una sorta di gridolino acuto davvero inquietante,soppresso poi dal silenzio.
-Jo...ma dove siamo finite? - sussurrai,piegando la testa da un lato.
Josephine non rispose,concentrata sulla guida: attraversato il cancello,rimasi davvero senza parole.
Davanti a noi si apriva uno scenario davvero singolare: un immenso giardino semi abbandonato faceva da palcoscenico ad una specie di gigantesco castello dall'aspetto molto antico.
Era un luogo misterioso. Non incuteva paura,solo una tremenda solitudine.
Jo rabbrividì,ma io non potei fare a meno di immaginare chi potesse vivere in un posto come quello.
E in quel momento mi ci immedesimai,come se lo avessi davanti e potessi dirgli “ ti capisco,so cosa vuol dire”.
-non preoccuparti,mi amorcito...non mi dire che non conosci la storia di questa casa,vero? -
La guardai,tentando di carpire un po' di quella leggenda che le faceva brillare gli occhi.
-veramente no. - confessai,come se fossi colpevole.
-oh,santo cielo. - sbuffò lei,avviandosi verso il meraviglioso castello a passo svelto. - il proprietario di questa casa è un ragazzo giovanissimo e molto bello. Molti dicono addirittura di non aver mai visto un essere più bello. -
Mi misi a ridere: sembrava stessimo parlando di una creatura aliena.
-cosa ci trovi da ridere? -
-nulla,è che...insomma,perfetto? Nessuno è perfetto. E poi chi avrebbe messo in giro questa notizia? -
-voci. - aggiunse lei,ormai arrivata davanti alla grande porta bianca finemente decorata. - e comunque non preoccuparti,non esce mai di casa. -
-vuoi dire che tu...hai già lavorato qui? -
-proprio qualche mese fa,ma per un tempo brevissimo. E non è mai,mai uscito dalla sua stanza. -
Deglutii rumorosamente,scrollando la testa per scacciare quei brutti pensieri che mi invadevano la mente.
Josephine tirò fuori un piccolo mazzo di chiavi dalla tasca,aprendo il portone che emise uno strano cigolio rauco e profondo,smuovendo la polvere ormai visibile,che mandò Josephine su tutte le furie.
-mi allontano un attimo e guarda che succede...-
-allora è vero che non esce mai...perché dovrebbe preoccuparsi della casa,Jo? - azzardai,guardandomi intorno nella stanza buia e poggiando le valigie a terra.
-non è lui che se ne occupa,ma la sua famiglia.-
In quel momento fui travolta da qualcosa di amaro,un groviglio scuro che mi si posò sullo stomaco: il proprietario di quella casa aveva una famiglia?
-bé almeno qualcuno che gli vuole bene ce l'ha...-sussurrai,sicura che Jo mi avesse sentito.
Me ne accorsi quando mi sorrise,abbracciandomi.
-coraggio,tesoro,fatti forza...su,dobbiamo iniziare a ravvivare questa casa,anche se in tutti i giorni in cui sono venuta qui non ci sono mai riuscita...-
Le sorrisi,annuendo con un nuovo vigore ed iniziando con il legarmi i capelli in una coda un po' arruffata.
Mi tolsi il cappotto,consegnandolo alla mia tutrice: lei sapeva cosa fare e dove poter trovare tutto l'occorrente per rendere la casa un po' più abitabile.
Indossavo un vestito nero lungo appena sopra le ginocchia,insieme ad un grembiule bianco che tenevo sempre legato stretto,per evitare di perderlo in giro per casa.
-ancora non capisco perché dobbiamo tenere questi affari...-
-oh,tesoro! I ricconi vogliono una certa classe,e poi mi è stato esplicitamente richiesto di essere...riconoscibile? - provò,insicura.
-riconoscibile? - ripetei,guardandomi intorno: di certo ci si metteva poco a riconoscersi,dato che quella casa era sempre deserta.
Josephine iniziò ad aprire le tende delle grandi finestre del salotto,una stanza gigantesca e interamente coperta da un bellissimo tappeto rosso,su cui giacevano sparsi tanti tappeti persiani impolverati e intatti.
Jo mi aveva detto di lasciare sempre le tende semichiuse e di non lasciar entrare troppo sole in casa sotto richiesta del “signorino” - come avevo iniziato a chiamare Mister non-esco – mai-dalla-mia-stanza – ma ancora non riuscivo a capire il perché di quelle richieste assurde.
Ma quando alzai lo sguardo non potei fare a meno di sussultare,osservando il corrimano delle grandi scale che portavano ai piani superiori.
Scrollai la testa,maledicendomi per aver immaginato troppo.
Eppure,per un attimo,mi era sembrato di vedere la figura di un ragazzo.
E sembrava guardare proprio me.





xxx
























Note: OME! La mia nuova storia è piaciutaaa! Grazie grazie grazieeee! Grazie a tutti per gli splendidi commenti e per aver aggiunto la storia tra i preferiti/seguiti (mi ci devo abituare a questa nuova funzione di Efp ^^").
Cooomunque,adesso che ho quasi terminato
Disturbia posso dedicarmi a pieno a questa nuova storia,cercando nel frattempo di seguire i vostri consigli e le vostre critiche^^ Che ne pensate di questo primo capitolo? Diciamo che è un pò una "seconda introduzione",e dal prossimo l'azione verrà movimentata un pò di più.
Ovviamente tutti i personaggi - esclusa Josephine - non sono una mia creazione ma appartengono a zietta Steph e bla bla bla...il resto lo sapete,no? ^^ Ci vediamo al prossimo capitolo!

Baci
LMS*
  
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