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Autore: piccolo_uragano_    14/08/2016    6 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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Kayla ebbe una notevole litigata con Fred quando lui e George testarono Pasticche Svenevoli su studenti del primo anno. Lo accusò di essere immaturo, irresponsabile ed infantile, e lui le disse che dall’inizio della scuola la sentiva distante, si vedevano poco e lei stava sempre con la testa altrove.  Su questo, non poteva dargli torto proprio nessuno: tutti avevano trovato Kayla diversa, almeno nell’ultima settimana. Un giorno era arrivata a lezione chiedendo che giorno fosse, e un altro giorno si era allontanata dal castello indossando la divisa completa, per tornare pochi minuti dopo senza cravatta e senza maglioncino, con i capelli raccolti in due trecce che odoravano di cibo messicano. 
“Cazzo, Kayla, ieri avevi le Converse piene di sabbia!” stava strillando Fred. “Si può sapere dove sei stata?” 
“Oh, lo sapresti, dannazione, se non te ne stessi tutto il tempo a testare i tuoi scherzi su dei ragazzini innocenti!”
“Quei ragazzini si sono offerti volontari, li paghiamo, e soprattutto mi ascoltano!” sbraitò Fred, mentre George aiutava un piccolo Corvonero a riprendersi dall’effetto della Pasticca.  “Ti senti bene?” chiese Fred al ragazzino. 
“Credo … credo di si.” Rispose lui.
“Ottimo!” esclamarono Fred e George all’unisono.
“Non è affatto ottimo!” strillò Kayla, scavalcando un paio di Tassorosso ancora svenuti per accertarsi di come stesse una ragazzina Serpeverde. “Ehi, ehi, guardami.” Le disse. “Sono Kayla Black, ci siamo viste stamattina in Sala Comune.” La ragazzina annuì. “Come ti senti?” 
Lei si mise seduta aggrappandosi al braccio di Kayla. “Mi gira un po’ la testa. Però sto bene.”
“Grandioso.” Disse Fred, passandole una zolletta di zucchero per riprendersi. 
“Perché continui a credere che sia grandioso? Pensa se fossero stati male sul serio!” 
“Li abbiamo testati su di noi, Kayla, prima di …”
“Che cosa?!” si accertò che la piccola Serpeverde fosse in grado di camminare e poi raggiunse Fred con espressione furiosa. “Li avete testati su di voi?”  Fred annuì, mentre aiutava un Tassorosso del secondo anno a riprendersi. “Robert!” strillò Kayla contro il fratello. 
“Lo sapresti, Kayla, ma quel giorno sei scomparsa fino all’ora di cena. E non voglio essere messo in mezzo alle vostre litigate, per Morgana!” rispose lui, dando un bicchiere d’acqua a un ragazzino.
“Quindi ora è colpa mia?!” 
“Nessuno ha detto questo!” rispose Fred, arrivando ad alzare la voce. “Sto dicendo che essendo la mia ragazza, Kayla, sei la prima con cui vorrei condividere tutto questo, potremmo raccogliere idee e …”
“Potremmo non usare ragazzini come cavie!”
“E potresti esserci per me quando ti cerco!” sbraitò Fred. 
Kayla gonfiò il petto e guardò Fred per capire quanta rabbia ci fosse in quanto le aveva appena urlato. Tutta la Sala Comune di Grifondoro, ora, stava guardando loro. Lei, minuta e con i capelli in disordine, teneva lo sguardo verso l’alto per fronteggiare quello di lui, che gonfiava il petto stretto nella camicia. 
Quando capì che Fred era davvero arrabbiato con lei, abbassò gli occhi e, incapace di ribattere, uscì dalla stanza.

Martha varcò la soglia di casa stando ben attenta a non svegliare Walburga.
Rose aveva appena dato di matto perché i suoi jeans preferiti non le stavano più: fino a qualche settimana prima riusciva a farli arrivare ai fianchi e, con un po’ di fatica, ad allacciarli, ma ora la pancia si vedeva e i jeans non salivano più in su di metà coscia. 
Era stato un pomeriggio difficile, e Martha lo capì appena entrata in casa. La prima cosa che vide fu Rose, seduta sulle scale con addosso una maglietta di Sirius dei tempi della scuola con il logo degli Stones, i jeans in una mano e la sigaretta nell’altra.
“Rosalie!” la richiamò Martha. “Non si fuma in casa! E non dovresti fumare in gravidanza!” 
“I jeans non mi stanno!” strillò lei. 
“Forse perché sei alla fine della diciassettesima settimana?” domandò Martha, posando la borsa.
“No. Mi devono stare. Non hai idea di quanto io abbia faticato per trovarli, a Parigi, con Gabriel che …”
“Li metterai ancora, tra un anno, circa.”
“Un anno?!”tirò con la sigaretta in modo nervoso.
“Non hai fumato anche ieri?”
“Un anno!”
“Una sigaretta ogni due giorni, Rosalie, e dannazione, non dentro casa!”
“Oh perché, le teste degli elfi si offendono?” disse, accennando alla sfilza di teste di elfi morti che costeggiavano le scale. Martha li fissò. Mai aveva odiato una cosa tanto quanto odiava quelle teste con gli occhi sbarrati. Lei e Sirius avevano provato a toglierle, ma Walburga aveva applicato un Incantesimo di Adesione Permanente che poteva essere rimosso solo da chi lo aveva applicato. Le imprecazioni di Sirius per quel gesto ancora riecheggiavano per l’atrio. 
Martha scosse la  testa e salì le scale, borbottando a Rose che nel giro di un paio d’ore Sirius avrebbe reclamato la cena. 
La primogenita Redfort riuscì a preparare un piatto di pasta ciascuno, tenendo comunque il broncio e rifiutandosi di mettere dei pantaloni della tuta. 
“Oh, andiamo, sei quasi in mutande!” disse Remus, sedendosi a tavola.
Rose si girò e lo guardò fingendo di sorridere. “Suvvia, Moony, una volta ti piaceva vedermi in mutande.” 
Remus diventò paonazzo e balbettò qualcosa, mentre Sirius scoppiò a ridere e con un colpo di bacchetta distribuì i bicchieri già pieni di vino rosso, tranne quello per Rose, contenente acqua naturale. “Non posso bere. Non posso mettere quei bellissimi jeans. Posso fumare una sigaretta ogni due giorni. Non posso uscire di casa. Non posso-”
“Sembri una pentola di fagioli.” Le disse Martha, sedendosi a tavola. 
“Rose, se vuoi posso provare con qualche incantesimo di sartoria per quei jeans.” Le disse Molly. 
Rose scosse la testa. “No, grazie Molly, i jeans restano come sono.”
“Se vuoi li metto io così non si sentono soli.” Propose Martha.
“I miei fantastici jeans taglia 38 non toccheranno il tuo gigantesco culo.”
“Ehi!” si offese Martha.
“Amore, non era una cosa negativa. Io adoro il tuo …”
“Okay, basta così.” Disse Molly. “Siete i soliti ragazzini!”
Martha le sorrise, convincendosi che fosse un complimento. “Chi manca?” domandò, indicando un posto vuoto.
“Tonks.” Risposero Remus e Rose all’unisono. 
“Ma è in ritardo, come sempre.”
“L’avranno trattenuta al lavoro. Oggi le ho accollato lo stagista, biondo, quello …”
“Quello che ripete sempre ciò che gli dici di fare mentre gira per l’ufficio?” domandò Sirius, buttandosi nel piatto di pasta.
“No, quello era dell’anno scorso. Questo è nuovo, è sveglio, ma lento nell’eseguire e rispondere. Credo si chiami Justin.”
“Oh! Ho capito chi è.” Disse Arthur. “Si, è un Nato Babbano, mi ha aiutato a far ripartire la radio che tengo in ufficio.” 
Martha stava per rispondere quando il campanello suonò, svegliando Walburga che iniziò ad urlare. “Oh, perché Tonks non capisce mai che non si deve suonare il campanello?!” 
Stava per alzarsi quando Rose la precedette, dicendo che sarebbe andata lei ad aprire. Mettendosi una mano sulla schiena (che iniziava a farle male sul serio) si avviò verso l’ingresso con aria pensierosa. “Tonks?” domandò alla porta di legno scuro.
“No.” rispose una voce maschile. “Sono Damian.” 
Rose rimase immobile a fissare la porta, e solo successivamente avrebbe ringraziato Sirius e Martha per essersi alzati ed averla seguita verso l’ingresso. Fu Sirius che sbloccò la serratura ed aprì la porta, trovandosi davanti Damian Francois Lefevre, smagrito e pallido, con in braccio Gabriel, il bambino biondo che i coniugi Black avevano conosciuto a Parigi.
“Oh, ciao, Sirius.” disse Damian leggermente imbarazzato. “Sono stato contattato da Albus Silente, mi ha detto che …” 
Martha si avvicinò a Damian da dietro la spalla di suo marito. “Non qui. Entra.” 
Intanto, momentaneamente sconvolta, Rose si era nascosta in salotto alla velocità della luce. 
Martha fu più che felice di prendere in braccio Gabriel, che sembrava stanco morto per via del viaggio, mentre Damian confabulava con Sirius. 
“Non so se Rosalie sia qui, non sono qui per una donna che mi ha lasciato senza darmi spiegazioni. Sono qui perché so della vostra situazione con il Ministero e con Tu-Sai-Chi, Silente ha detto che avrei potuto aiutare, e che per Gabriel non ci sarebbero stati problemi …”
Sirius annuì, battendogli una mano sulla spalla. “Certo, certo. Hai fame? Il viaggio deve essere stato lungo.” 
Lo condusse in cucina, notando che Remus era sparito, probabilmente per raggiungere Rose. “Oh, si. Grazie.” Si sedette, involontariamente, al posto di Rose, presentandosi ai coniugi Weasley. Martha rientrò in cucina dicendo che aveva sistemato Gabriel in camera con Anya, che dormiva beata, e non riuscì a non tradire una certa sorpresa nel vederlo lì. 
“Allora” disse, prendendo posto davanti a lui. “cosa ti ha detto Silente?”
“Mi ha chiesto se volessi combattere al vostro fianco.”
“E la tua risposta quale è stata?” domandò Sirius.
“Sì.” Rispose Damian sicuro. “Senza ombra di dubbio.”
“Sai i rischi che corri? Sai che potresti lasciare Gabriel da solo?”
“Voi correte lo stesso rischio, se non sbaglio.” Ribatté sicuro.
Sirius lo fulminò con lo sguardo e Martha assunse un’espressione dura. Nel momento in cui lui si portò alla bocca la forchetta con la pasta, però, il francese cambiò espressione. Nonostante il suo inglese fosse migliorato notevolmente, l’accento francese si fece sentire più che mai quando disse “Questa l’ha cucinata Rose.” 
Martha pensò velocemente a cosa avrebbe potuto rispondere all’uomo, ma fu battuta sul tempo dalla stessa Rose, che, sfoggiando la sua pancia di diciassette settimane, entrò in cucina, lasciando Damian a bocca aperta.

“Harry!”
Harry si girò su sé stesso, seguendo la voce di Robert che si era fatto sentire dalla parte opposta del corridoio.
“Harry, nel nome di Merlino, Angelina mi ha appena fatto una testa così per via della tua punizione!” 
Harry alzò gli occhi al cielo. “Si, lo so. Dovrei convincere la Umbridge a farmi evitare la punizione di venerdì, ma … ehi! Venerdì è anche il tuo compleanno!”
“Venerdì” specificò Robert “verrà selezionato un nuovo Portiere per la miglior squadra di Quidditch di sempre, cioè la nostra. Angelina ha prenotato il campo due settimane fa, e …”
“Si, si, ha detto lo stesso anche a me. Ma venerdì è il tuo compleanno, insomma, pensavo che tu e i gemelli voleste uscire!”
Robert alzò gli occhi al cielo. “Harry James Potter. Non posso dirti che io, te, Kayla, Hermione, i gemelli, Ron e Tonks andremo a Hogsmeade dopo l’allenamento, perché è una cosa che non si può fare. Non posso neanche dirti che se non sposti la punizione non riuscirai a venire con noi, perché noi siamo bravi ragazzi e non facciamo certe cose!”
Harry dovette trattenersi per non scoppiare a ridere. 

“Non credi sarebbe stato quantomeno corretto informarmi di una cosa del genere?!”
“Vogliamo metterla su questo piano, Damian? Vogliamo parlare di cose corrette?” 
“No, no, voglio solo capire perché diamine la prima cosa che ti sia saltata in mente di fare è stata scappare!” 
“Cosa vuoi che ti dica, che mi dispiace? Okay! Mi dispiace di averti lasciato così, ma ero spaventata, e …”
“Non voglio le tue scuse, Rosalie! Non me ne faccio niente delle scuse!” urlò lui. “Voglio capire perché sei venuta qui per affrontare la cosa con il tuo ex compagno e non hai pensato neanche per un momento di affrontare questo con me!”
Indicò la pancia di Rose e poi incrociò le braccia sul petto. 
“Oh, andiamo, il problema ora è che io abbia chiesto aiuto a Remus? Davvero? Chi parlava di correttezza fino a qualche secondo fa? Non mi aspetto che ti capisca il rapporto di affetto che lega me e Remus, Damian, ma quantomeno mi aspetto che venga rispettato!”
“Nessuno ti sta mancando di rispetto qui, Rosalie, perché come al solito hai fatto tutto da sola! Hai pensato solo a te stessa! Non hai pensato a me, a Gabriel, o a qualcuno al di fuori di te! Questo problema è mio quanto tuo!” indicò di nuovo la pancia di Rose. 
“Oh! Stai attento a come parli! Questo problema?!” 
Martha stava fuori dalla porta della sala dell’arazzo, in cui Damian e Rose stavano chiusi da un’ora. Rose non aveva mai detto la parola ‘bambino’ da quando le era cresciuta la pancia. 
“Sai, io non sarò la madre migliore del mondo, non sarò mai accudente, empatica o non avrò la stoffa per fare la madre, io non sarò mai brava come Martha, ma questo non è un problema! È un dannatissimo bambino che un giorno parlerà, camminerà e correrà, e si renderà conto che suo padre, appena venuto a sapere della sua esistenza, lo ha definito un problema!”

“Entra nella squadra di Quidditch, no?” domandò Kayla. “Mi sembrava giocassi bene, nel nostro vecchio giardino. E poi hai una scopa nuova!”
Ron abbassò lo sguardo, sperando che nessuno all’interno della biblioteca l’avesse sentita. “No, insomma, io non … no, non sono all’altezza.”
Kayla alzò le spalle, aprendo un vecchio libro di incantesimi. “Secondo me si. Insomma, non … mai dire mai.”
“Perché non entri tu nella squadra di Serpeverde?” s’illuminò Ron. “Mi hai sempre battuto, sei brava quasi quanto Robert! E sono sicuro che i tuoi ti comprerebbero una scopa nuova, se dicessi loro che vuoi entrare nella squadra …”
“Oh, davvero? Se dicessi a Sirius Black che la sua piccola bambina pura e innocente vuole entrare nella squadra di Serpeverde, credi metterebbe anche un bel fiocco verde e argento sulla scopa?”
Ron rise. “Okay, forse no. Ma tua madre e tua zia sarebbero fiere di te!”
Kayla annuì, copiando alcune cose da quel vecchio libro. “Si, ma il punto non è quello. Il punto è che non voglio passare con i miei compagni di Casa più tempo di quanto non ne passi già. Però tu” e si illuminò “tu puoi fare il provino! Hai presente che ridere, in squadra con Fred, George, Robert e Harry?” 
La giovane strega osservò l’idea nascere e crescere entusiasta negli occhi dell’amico, e si sentì fiera di sé. 

“Dai loro il tempo di cui hanno bisogno.” sentenziò Martha, cullando Anya. “Insomma, tu come avresti reagito, al suo posto?”
Sirius entrava e usciva dal bagno senza camicia, indossando solo i pantaloni marroni che aveva portato tutto il giorno. “Francamente, non lo so.” Si avvicinò alla bambina e le fece un buffetto sul naso. “Insomma, alla fine di tutta questa storia avranno un mostriciattolo così anche loro. Perché urlare tanto?” Anya afferrò il dito del padre e lui si illuminò, prendendola in braccio. “Che hai, mostriciattolo? Non lo vuoi un cugino?”
Martha si levò il maglione. “Pulce, principessa, piccolo Potter, mostriciattolo. Che li abbiamo dati a fare i nomi, a quei quattro disgraziati?”
Sirius rise e Anya rise di riflesso. “Ti rendi conto che tra tre giorni Robert diventa maggiorenne?”
“Sirius! ogni volta che lo dici, mi cresce un capelli bianco!” lo richiamò lei, infilandosi la vecchia maglia che usava come pigiama.  
Lui rise ancora più forte. “Piccola Anya, la mamma si sente vecchia! Oh, come dici?” avvicinò il viso di Anya al suo orecchio e finse di ascoltare. “Redfort, Anya dice che sei sempre bellissima, ma non le dispiacerebbe se tornassi a mettere quella biancheria di pizzo che …”
Martha gli tirò il maglione che stava piegando. “Sei un cretino.” 
“Ti stavo facendo un complimento!”
“Davanti alla bambina!”
Padfoot alzò le spalle. “Tanto non capisce. Hai capito quale intendevo, però, quel completo blu che ti sei comprata poco dopo la nascita di Robert, o quello rosso che portavi prima di rimanere incinta ….”
“Avevo diciotto anni, Sirius, non ho nemmeno idea di dove sia finito quel completo!”
“Beh, possiamo comprarne altri. Insomma, c’era un negozio di biancheria, a Londra, si chiamava tipo …” alzò gli occhi al cielo nello sforzo di ricordarsi il nome. “Era un nome tipo Vera, Viviana, Victoria … Victoria! Victoria qualcosa!”
Martha si sedette sul letto e lo guardò con espressione divertita. “Victoria’s secret?”
Lui posò Anya, ormai quasi addormentata, e abbassò il tono di voce. “Ecco, quello! Ho visto la vetrina di New Bond Street, l’altro giorno, e ho pensato a quel tuo completino di pizzo che …”
Martha scosse la testa ridendo, mentre si infilava sotto le coperte. 
“Perché ridi?” domandò lui, irritato. 
“Lascia stare. Vai a farti questa dannata doccia!” 
“Da solo?” domandò, sfoggiando la sua migliore espressione da cucciolo abbandonato. “Tutto solo nella doccia? Non puoi essere così cattiva, dai …”

“Quella è pazza, Harry, devi dirlo alla McGranitt, insomma …”
“Sto bene.” Tagliò corto lui, minimizzando l’assurdità della punizione che doveva scontare con Dolores Umbridge. 
“No, Harry, devi dirlo alla mamma, voglio dire, non puoi lasciare che sfoghi le sue manie masochiste su di te!” 
“Perché dovrei far preoccupare Martha, Kayla? O la McGranitt? Insomma, non possono farci niente, lei non si fermerà!”
Robert si sedette accanto alla sorella al tavolo Grifondoro della Sala Grande. “Buongiorno.” Disse, con aria assonnata. Accanto a lui, prese posto George, mentre Fred salutò Kayla con un bacio a stampo e poi si sedette accanto a lei. 
“Chi non si fermerà?” domandò George, che sembrava quello più sveglio. 
Harry stava per cambiare argomento, ma Kayla gli prese la mano e la mostrò a Robert, che sgranò gli occhi. “Quella è matta!” esclamò. “E tu avevi detto che erano solo frasi!”
“Possiamo rifilarle qualche Pasticca Vomitosa, se vuoi.” Disse Fred. “Sarà come se avesse agito quella cosa strana in cui crede Kayla, come si chiama?”
“Karma. E no, non è il modo giusto per affrontare la cosa.”
“Puoi fingere che sia stato il karma!” 
Kayla rise e scosse la testa. 

“Robert!” esclamò una voce sopra di lui. 
Robert aprì un occhio. “Mh?” 
“Robert, svegliati! È il tuo compleanno!” 
Aprì un occhio solo perché, si rese conto, che quella era la voce di Hermione. E quando la mise a fuoco, la vide sorridere come non faceva da mesi.



Salve persone!
Perdonate il ritardo nella pubblicazione, ma scrivere questo capitolo è stato più difficile del previsto.
Prima di ringraziare i recensori propongo una standing ovation (anche) per il banner prodotto da Always_Potter, che sopporta i miei sfasi da fanwriter da moltissimo tempo. Thanks, my dear. 
Passando ai ringraziamenti per le recensioni invece mando un bacio gigante a Distretto_9_e_34, Moon95, _ginnyweasley_, Kicchan7 e felpato8. Ovviamente c'era anche Always_Potter tra i recensori, ma se la ringrazio troppo poi le parte la fase koala e ti stringe talmente forte da non farti circolare il sangue. Scherzo, ti voglio bene, Benny. :3 
Bene, credo di essere a posto. Al prossimo capitolo!

 
   
 
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