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Autore: eliseCS    15/08/2016    3 recensioni
Per "festeggiare" il fatto di aver finito gli esami ho deciso (invece di cominciare a concentrarmi sulla tesi) di cominciare a pubblicare questa ff che ho per le mani da un po' di tempo.
Dopo quella sui fondatori e quella su Draco e Astoria la new generation non poteva certo mancare, quindi eccola qui.
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Una ragazza comincerà a scoprire le sue potenzialità in modo alquanto singolare.
Ricordi torneranno pian piano a galla.
Una profezia (forse, l'autrice è ancora un po' indecisa al riguardo)
E ovviamente non si può chiedere ai Potter di restare fuori dai guai, no?
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[...] Non sapeva che invece quello era stato solo l’inizio, come non sapeva che quella crisi era in qualche modo collegata a quello che uno strano bambino dai capelli scuri e spettinati le aveva detto diversi anni prima dietro la siepe di un parco giochi.
Per Elise quello strano incontro era ormai diventato un vecchio ricordo sbiadito e senza importanza, nulla più di un insolito e confuso sogno.
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Un piccolo assaggio dal prologo
Buona lettura
E.
(Pubblicata anche su Wattpad)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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22 – Uno… due… tre
 
 
 
Elise fece il suo ingresso nell’appartamento sfoggiando una faccia a metà tra lo stupito e il perplesso, con tanto di sopracciglio alzato, mentre prendeva silenziosamente atto dei presenti.
C’era ovviamente Julia, che era quella che era andata ad aprirle, Daniel, Hermione, il signor Potter e  James.
Notò che tutti nel vederla avevano assunto un’espressione sollevata e, nel caso di Julia e James, anche arrabbiata.
 
“Si può sapere dov’eri finita? Sei sparita per mezza giornata senza dire niente a nessuno!” inveì la mora non appena Elise si fu richiusa la porta d’ingresso alle spalle.
“Hai una vaga idea di come mi sia sentita quando loro - proseguì la ragazza indicando i Potter - sono tornati a bussare alle tre di notte perché tu eri scappata dall’ospedale?! Non sono più riuscita a chiudere occhio e a lezione mi sembrava di impazzire… Dove.Cavolo.Eri.Finita?!?”
“Avevo bisogno di stare un po’ per conto mio” sussurrò in risposta Elise, colpita dall’impeto di rabbia dell’amica. Non pensava che si sarebbe potuta preoccupare così tanto, ma alla fine dei conti non avrebbe potuto avvertirla comunque.
Alla sua risposta tutt’altro che esaustiva Julia fece per ribattere nuovamente, ma James la precedette: era da quando Elise era entrata che fremeva per dire la sua.
“Là fuori c’è una pazza assassina che ti sta cercando e tu sparisci senza dire niente a nessuno perché avevi bisogno di stare per conto tuo?!” esclamò incedendo minaccioso verso di lei.
“Esatto, vedo che per una volta hai capito benissimo la situazione” replicò freddamente Elise senza battere ciglio, stupendo tutti con la sua reazione.
Anche James sembrò colpito tanto che la sua espressione passò da arrabbiata a perplessa.
“Avevo bisogno di stare per conto mio senza avere intorno gente apprensiva o pronta a insultarmi qualsiasi cosa faccia…” continuò lei visto che nessuno aveva più aperto bocca. “È tanto chiedere di essere lasciata un po’ in pace?”
 
“Quindi dov’eri? Ti abbiamo cercata ovunque” chiese alla fine Julia cambiando tono.
“Ero dai miei” rispose semplicemente Elise scrollando le spalle.
Julia aprì la bocca per dire qualcosa e la richiuse subito dopo, arrossendo: “In effetti non avevo pensato di controllare dagli Starlet…” confessò guadagnandosi diversi sguardi di rimprovero.
“Quello che non capisco” intervenne il signor Potter “è come tu abbia fatto a lasciare l’ospedale visto che, a quanto mi ha riferito il Medimago, sei svenuta non appena hai finito di guarirmi”
“In realtà mi sono risvegliata quasi subito” spiegò in fretta Elise. Forse troppo in fretta vista l’occhiata sospettosa dei presenti per la rapidità della risposta.
“Dev’essere stato qualcosa di passeggero” continuò rallentando. “Mi sono svegliata e visto che non c’era nessuno e io mi sentivo bene ho pensato che non ci fosse motivo di restare ancora… e poi volevo stare per conto mio” ribadì per l’ennesima volta.
“Avresti potuto fare un salto da noi… saremmo stati contenti di vedere che stavi bene” disse ancora il signor Potter.
“Non volevo disturbare…”
“Non avresti disturbato, Elise” si inserì James.
La ragazza lo guardò infastidita per poi costringersi a rispondere: “Strano, non so perché ma non penso proprio che questa notte tu fossi dello stesso parere… e poi non sto parlando con te” disse duramente.
“Ora se non vi dispiace dovrei andare a sistemare gli appunti per le lezioni di domani” continuò Elise invitando implicitamente i presenti ad andarsene.
Hermione parve capire al volo visto che commentò: “Adesso che sappiamo che è al sicuro possiamo andare”.
 
I presenti annuirono e cominciarono ad avviarsi verso la porta, James non prima di aver lanciato un’occhiata ad Elise la quale la ignorò platealmente.
L’ultimo ad uscire fu il signor Potter.
“Domani pomeriggio potremo incontrarci di nuovo al parco?” domandò Elise prima che il mago si chiudesse la porta alle spalle.
Quest’ultimo sembrò inizialmente sorpreso dalla richiesta della ragazza, ma assentì ugualmente.
“Certo, solito posto, solita ora” confermò congedandosi.
“Perfetto, grazie”
 
 
 
 
 
Era ora di cena e le due ragazze erano sedute una di fronte all’altra al tavolo della cucina mangiando senza proferire una parole.
 
“Proprio non me lo vuoi dire cos’hai fatto durante la tua assenza, eh?” domandò Julia di punto in bianco rompendo il silenzio.
“Te l’ho già detto: mi sono svegliata e sono andata all’attico dei miei. Volevo stare per conto mio e sapevo che loro non avrebbero fatto domande” rispose Elise per l’ennesima volta.
Quel pomeriggio quando erano rimaste sole Julia aveva cominciato ad assillarla rimproverandola su quanto fosse stato irresponsabile da parte sua sparire a quel modo, insistendo poi per sapere dalla bionda cosa avesse fatto tutto il giorno.
A ogni tentativo la risposta di Elise era sempre la stessa e alla fine Julia aveva lasciato perdere facendo cadere il discorso.
Questo però non voleva dire che non ci avrebbe riprovato.
 
“E quindi sei stata lì tutto il tempo?” domandò ancora insistendo.
“Sì, tutto il tempo” confermo Elise.
“E che mi dici dei vestiti?”
“Quali vestiti?” a quella domanda non aveva potuto fare a meno di trasalire.
“Quelli con cui sei tornata a casa” proseguì Julia soddisfatta di aver provocato una reazione nell’amica.
“Ero inguardabile come mi ero vestita per andare in ospedale, nella fretta non ci avevo neanche fatto caso, così mi sono cambiata” rispose la bionda recuperando il tono piatto che aveva usato fino a quel momento.
“Elise, sono anni che ti conosco e ti assicuro che non ti ho mai visto indossare niente del genere” la riprese la mora.
“Infatti erano gli unici che avevo lasciato all’attico. Non mi ricordo nemmeno quando li ho comprati o per quale occasione. Non sono nel mio stile ma erano le uniche cose che avevo a disposizione”
“Comunque ti stavano bene, sai?” commentò Julia dopo un po’ mentre si alzava a sparecchiare. “Certo, sembravi quasi diversa, però stavi bene. Dovresti vestirti così più spesso… James non riusciva a staccarti gli occhi di dosso…”
Al nome del ragazzo Elise fece una smorfia che non passò inosservata.
“Senti, mi ha detto cos’è successo all’ospedale, era davvero dispiaciuto, dovresti perdonarlo…”
Elise le scoccò uno sguardo di fuoco: “Mi viene un po’ difficile visto che ogni volta che mi rivolge la parola lo fa solo per aggredirmi… ti assicuro che se non mi toglieva gli occhi di dosso era solo perché voleva strozzarmi…”
“Guarda che quello volevo farlo anch’io” commentò Julia ridacchiando per poi tornare subito seria. “Ciò non toglie che fosse preoccupato per te! Lo eravamo tutti ma lui… era sconvolto quando gli ho detto che non eri qui e non sapevo dove fossi” proseguì. “Lui ci tiene davvero a te” concluse.
“Beh, questo è un problema suo”
 
L’ultima affermazione lasciò stupite entrambe le ragazze, Elise stessa non capiva da dove le fosse uscita tanta cattiveria.
Da parte sua Julia la stava guardando a bocca aperta. Scosse la testa: “Davvero non ti riconosco Elise” disse alla fine dandole le spalle per cominciare a lavare i piatti: facevano a giorni alterni e quella sera toccava a lei.
“Nemmeno io mi riconosco più Julia, nemmeno io” sussurrò la bionda dirigendosi verso la sua stanza senza sapere che, nonostante il tono di voce basso e l’acqua del lavello che scorreva, la sua coinquilina l’aveva sentita.
 
Quello di cui entrambe erano ignare era però che qualcuno, fuori dalla porta dell’appartamento, aveva seguito tutto il loro discorso.
 
 
 
///
 
 
 
“Allora… pensavo che oggi avremo potuto continuare con qualche incantesimo di attacco e difesa, visto che l’ultima volta mi sei sembrata particolarmente portata” propose il signor Potter mentre Hermione annuiva.
Quel pomeriggio c’erano solo loro due: il signor Potter aveva detto che quel giorno il figlio non l’aveva neanche visto, non sapeva dove fosse visto che comunque per quell’ora anche lui aveva terminato le lezioni e ad Elise non sarebbe potuto importare di meno.
Non sapeva grazie a quali santi ma era più che contenta che il ragazzo avesse deciso di non partecipare quel pomeriggio, o avrebbe rischiato di essere lui il bersaglio degli incantesimi che avrebbe provato.
Inoltre la sua assenza aveva reso la ragazza più decisa per quello che doveva chiedere, riuscendo persino a ignorare il senso di colpa.
 
“In realtà prima di continuare con gli incantesimi volevo chiedere se potevate insegnarmi un’altra cosa…” disse infatti.
I due maghi la guardarono incuriositi spingendola a proseguire.
“Ecco, ho notato che per spostarvi usate spesso la smaterializzazione, e già un po’ di tempo fa James mi aveva spiegato più o meno come funziona… volevo chiedervi se potevate insegnare anche a me” spiegò la ragazza. Dalle espressioni dei due si capiva benissimo che non si aspettavano una richiesta del genere.
“E poi penso che sarebbe più sicuro per me spostarmi in questo modo, così avrebbero meno possibilità di riuscire ad avvicinarmi, no?” argomentò Elise cercando di non pensare che in realtà lei voleva imparare esattamente per il motivo contrario.
Evidentemente però quell’affermazione li convinse perché entrambi annuirono.
“Hai proprio ragione Elise. Non capisco come mai non sia venuto in mente a me” rispose Hermione facendola sospirare di sollievo.
Le avevano davvero creduto.
Intanto il signor Potter aveva fatto apparire un cerchio che posò per terra: “Quello ci servirà fra un po’ ” spiegò con un sorriso all’occhiata curiosa di Elise.
 
“Allora, ci sono tre punti fondamentali da ricordare per la materializzazione: si chiamando le tre D. Ovvero: Destinazione, Determinazione e Decisione” cominciò a spiegare Hermione già presa dall’argomento.
“Per prima cosa bisogna fissare con forza la propria mente sulla destinazione desiderata. Qui entra in gioco il cerchio: il suo interno sarà la tua destinazione Elise, prova a concentrarti su quello”.
La ragazza fece come le era stato detto concentrandosi sulla zona erbosa delimitata.
“Successivamente devi essere determinata ad occupare lo spazio che hai visualizzato, come se la cosa che tu voglia di più al mondo sia entrare all’interno di quel cerchio…”
Elise pensò che quello fosse molto simile a quando usava i suoi poteri: si basava tutto sulla sua forza di volontà, non sarebbe dovuto essere troppo difficile…
“Ultimo punto: muovendoti con decisione devi compiere un giro su te stessa cercando di entrare nel nulla…”
Ok, fino al giro poteva arrivarci, ma cosa voleva dire entrare nel nulla?
Hermione sembrò comprendere la sua perplessità: “Beh, devi scomparire per riapparire in un altro posto, quindi il tuo corpo dovrà pur andare da qualche parte durante lo spostamento… è come quando fai evanescere un oggetto per poi rievocarlo in un secondo momento” disse infatti.
La ragazza annuì: “Forse ho capito cosa intendi”
 

 
“Te la senti di provare?”
“Certo!”
“Allora facciamo al mio tre, d’accordo? Concentrati bene sul significato delle tre D e non pensare a nient’altro” disse Hermione.
“Uno… due… tre!”
Concentrandosi sull’interno del cerchio Elise ruotò su se stessa… inciampò nei suoi piedi e quasi finì addosso al signor Potter che era vicino a lei.
Era sicura di avere il viso in fiamme.
“Non ti preoccupare Elise. Anch’io al primo tentativo sono quasi caduto” la rassicurò il signor Potter notando il suo imbarazzo.
“Nemmeno io sono riuscita a fare progressi prima della seconda lezione” aggiunse Hermione.
Elise si sentì rincuorata almeno un pochino.
 
Riprovò più volte senza che accadesse nulla.
Non riusciva a capire se fosse perché non era abbastanza decisa, determinata o concentrata sulla destinazione.
Eppure non le sembrava di stare sbagliando qualcosa.
“Farei un attimo di pausa” annunciò allontanandosi dal cerchio e sedendosi su una panchina.
I due maghi annuirono per poi tornare a parlare tra loro come stavano facendo già da un po’.
 
Forse era la determinazione… in effetti quando James si era smaterializzato portandola con sé l’esperienza non era stata delle migliori: forse era quello che la frenava.
Non doveva pensare a quella fastidiosa sensazione di essere come risucchiata in un tubo molto stretto che le faceva quasi mancare l’aria… ecco, come non detto.
Però nella sua situazione non poteva permettersi di non imparare.
Altrimenti cosa avrebbe fatto? Sarebbe andata dal signor Potter chiedendo: “Scusi? Non è che mi potrebbe accompagnare da mia madre?”
 
Si mosse più fluidamente di quanto avesse mai fatto fino a quel momento.
Di colpo si alzò in piedi, tanto che entrambi i maghi si girarono a guardarla vagamente preoccupati per il suo scatto improvviso, e chiuse gli occhi.
Fece due passi in avanti, il terzo girando leggermente su se stessa, mentre mentalmente scandiva il ritmo come aveva fatto Hermione la prima volta: “Uno… due… tre”
E accadde.
La tipica sensazione sparì di colpo così come era arrivata ed Elise sorrise nel ritrovarsi, in ginocchio, certo, ma perfettamente al centro del cerchio.
Ce l’aveva fatta.
“Visto? Te l’avevo detto che ci sarebbe riuscita entro oggi” commentò Hermione sorridendo alla ragazza mentre il signor Potter si complimentava a sua volta.
Dopo quello fu tutto più semplice.
Elise si allenò a materializzarsi dentro il cerchio partendo da ogni punto dell’area, per poi farsi spostare il cerchio stesso da Hermione in modo da poter provare con destinazioni differenti.
 
“Non è che adesso potrei provare con qualche altro posto?” chiese Elise dopo l’ennesima materializzazione riuscita alla perfezione.
“Non so se sia il caso…” rispose titubante Hermione. “Finchè sei qui dentro è un conto, ma all’esterno…”
“Non ho paura di spaccarmi se è questo che vi preoccupa” ribattè allora la ragazza. “So che può succedere, ma so anche che è assolutamente reversibile, quindi che problema c’è?”
“E poi dovrò pur cominciare a esercitarmi su distanze più lunghe, altrimenti abbiamo fatto tutto questo lavoro per niente” aggiunse infine visto che i due maghi sembravano ancora dubbiosi.
“Immagino che tu abbia ragione” concesse il signor Potter. “E alla fine dei conti hai ampiamente dimostrato di essere sempre all’altezza della situazione, quindi perché no?” disse sorridendo e facendo sorridere Elise a sua volta.
“A che posto pensavi Harry?” domandò a quel punto Hermione.
“Elise, ti ricordi il salotto di casa mia? Quella sarà la tua destinazione” cominciò il signor Potter rivolgendosi alla ragazza e rispondendo allo stesso tempo alla cognata.
“Io ed Hermione resteremo indietro per controllare che non ci siano problemi e poi ti raggiungeremo subito dopo, d’accordo?”
Elise rispose con un sorriso che le andava da un orecchio all’altro: “Sono pronta”
 
 
 
In realtà aveva una fifa blu, ma visto che era stata lei a proporre la cosa adesso non poteva mica tirarsi indietro.
“Quando te la senti Elise” la rassicurò Hermione mentre la ragazza faceva avanti e indietro concentrandosi.
Annuì distrattamente alle parole della strega visualizzando nella sua mente la destinazione: i divani, il mobile con la televisione, la vetrinetta con le foto, il tavolo e il vaso di fiori…
“Ok, ci sono…” disse ad alta voce nonostante stesse parlando a se stessa, facendo un lungo sospiro e fermandosi momentaneamente.
Alla fine fece i suoi soliti tre passi, ormai era diventato un rito, uno… due… tre: girò su se stessa e sparì.
 
“Perché proprio casa tua? Non poteva allenarsi direttamente ad arrivare al suo appartamento?” domandò Hermione dopo qualche attimo di silenzio in cui i due si assicurarono che nessun pezzo di Elise fosse rimasto indietro.
“Prima di venire via ho incrociato James che rincasava e mi ha detto che non aveva intenzione di uscire questo pomeriggio perché aveva da studiare. Spero non abbia cambiato programma e che riesca a parlare con Elise: da quando hanno litigato è diventato intrattabile…”
Hermione approvò con un cenno: “Ti offro qualcosa al Paiolo Magico… almeno una decina di minuti a quelle due teste dure dobbiamo lasciargliela…”
E si smaterializzarono a loro volta.
 
 
***
 
 
Essendo il tragitto più lungo la sensazione di essere risucchiata era ovviamente destinata ad essere più prolungata, e anche se ormai si era abituata non è che la ritenesse comunque piacevole.
Nonostante quello Elise continuò a rimanere concentrata sulla sua destinazione, ben determinata a raggiungerla senza fare danni.
Allenandosi al parco era anche riuscita a perfezionare l’atterraggio, ma di certo non era preparata a quello.
 
I colori intorno a lei cominciarono a farsi più nitidi mentre cominciava a rallentare: ormai l’arrivo era vicino e la ragazza si preparò mentalmente per resistere al contraccolpo che avrebbe subito quando i suoi piedi avrebbero toccato il pavimento.
Peccato che però non atterrò sul pavimento, bensì addosso a qualcosa… ancora meglio: qualcuno.
Prendendo rapidamente possesso dei suoi sensi constatò infatti che la cosa in questione era calda e morbida, e respirava.
Ma non solo: indossava dei semplici pantaloni di una tuta abbinati ad una canottiera che lasciava davvero poco spazio all’immaginazione, aveva gli occhi color nocciola e i capelli scuri spettinati.
La cosa era James Sirius Potter ed Elise gli era letteralmente sdraiata sopra in una posizione che aveva buone probabilità di farla morire di vergogna.
Recitando una scusa dietro l’altra si rialzò il più in fretta possibile senza mai incrociare gli occhi del ragazzo e stando molto attenta a dove metteva le mani, per poi voltargli le spalle in modo da essere esattamente all’altezza dell’uscita del salotto per poter avere una buona visuale dell’ingresso, pregando mentalmente che il signor Potter ed Hermione si dessero una mossa a raggiungerla.
Ma ovviamente nessuno ascoltava mai le sue preghiere…
 
In tutto quello James era ancora per terra mentre osservava stupito la ragazza chiedendosi cosa fosse successo, completamente dimentico di qualsiasi altra cosa.
Visto che Elise per qualche motivo non sembrava intenzionata ad andarsene alla fine non riuscì a trattenersi: “Come mai sei qui?” le domandò alzandosi finalmente dal pavimento.
“Sto aspettando tuo padre e tua zia” rispose brevemente lei.
Era la prima volta che si parlavano in tono civile da quando avevano litigato.
“Ah… e tu come ci sei arrivata qui?” domandò ancora James.
Da come era apparsa all’improvviso avrebbe detto che la ragazza si fosse materializzata, ma non era possibile visto che lei non…
“Mi sono materializzata” rispose Elise interrompendo i suoi ragionamenti. “Ho chiesto se mi potevano insegnare e quando ho chiesto di provare su un tragitto più lungo tuo padre ha detto che il salotto di casa vostra andava più che bene”
Il ragazzo spalancò gli occhi sbalordito: Elise era riuscita a imparare a smaterializzarsi e materializzarsi in un solo pomeriggio? Lui, come d’altronde tutti i suoi amici e compagni di scuola, avevano sostenuto un corso di qualche settimana per imparare a padroneggiare perfettamente il meccanismo.
Scosse la testa: i complimenti glieli avrebbe fatti un’altra volta, prima c’era un’altra questione che gli premeva affrontare…
“Elise, senti… mi dispiace, per tutto” cominciò.
La ragazza si girò a guardarlo sorpresa, continuando però a non dire nulla.
“Non avrei dovuto reagire a quel modo, in nessun caso. Sono stato imperdonabile. Però non hai idea di quanto fossi preoccupato…” continuò James, sentendosi forse un po’ più sollevato nel notare che lo sguardo di Elise si era leggermente raddolcito.
“E quando sei sparita… pensavo di impazzire, non sapevo dove cercarti. E se ti fosse successo qualcosa io…” si interruppe abbassando lo sguardo: non era abituato ad esporsi così tanto.
“In realtà ho pensato anch’io a quello che è successo, in particolare a quel tuo discorso sulla fiducia” disse lei prendendo finalmente parola. “Io… penso di poter perdonare te se tu perdoni me… ma prima di dire sì dovresti anche sentire cos’ho fatto ieri, perché secondo me alla fine sarai più arrabbiato di prima…”
Le parole di James sul fatto che non gli importava, che qualsiasi cosa fosse successa non si sarebbe mai più permesso di urlarle contro e che avrebbe cercato di lasciarle il suo spazio, se era quello che lei voleva, si affievolirono mano a mano che i loro visi si avvicinavano.
All’ultimo momento fu però bloccato da un movimento al limite del suo campo visivo, sbiancando subito dopo.
Era proprio vero che l’arrivo di Elise gli aveva fatto dimenticare qualsiasi altra cosa.
 
Anche Elise si accorse subito che qualcosa non andava.
Rispetto a James al momento lei dava le spalle all’ingresso, per cui si girò all’istante e seguendo lo sguardo del ragazzo fino a soffermarsi sulle scale che portavano al piano di sopra capì subito perché si era fermato.
 
“Jamie? Che fine ha fatto il mio bicchiere d’acqua?”
La voce di Calliope risuonò più fastidiosa che mai nell’ingresso di casa Potter.
Elise osservò senza scomporsi la ragazza mentre scendeva le scale.
La sua presenza lì non l’avrebbe poi disturbata così tanto se non fosse stato che la ragazza indossava solamente una delle magliette di James che arrivava a mala pena a coprirla fino a metà coscia.
Quando fu quasi arrivata in fondo anche Calliope parve accorgersi della situazione: “Che cosa ci fa lei qui?” domandò infatti con astio non appena registrò la presenza di Elise.
A quelle parole la ragazza chiamata in questione si riscosse, scrollando le spalle.
“Niente, Calliope. Stavo andando via. Ero qui per il signor Potter ma evidentemente non è in casa” rispose al posto di James cercando di controllare il tremito della voce. Che poi fosse per la rabbia o perché le veniva da piangere non lo sapeva neanche lei.
“Elise, aspe…”
“Senti James, sei perdonato. Davvero. Ma rivolgimi ancora la parola e la prossima volta che dovrò esercitarmi con l’incantesimo Incendio userò te come cavia…” disse mantenendo lo stesso tono di voce e facendo apparire una piccola sfera di fuoco nella sua mano per sottolineare il concetto.
Ok, era decisamente per la rabbia…
Il fatto che persino Calliope sembrava impressionata dal suo gesto non le diede la soddisfazione che avrebbe dovuto.
“Quando arrivano digli pure che sono tornata all’appartamento” disse infine.
 
Uno… due… tre…
 
E sparì













Buon lunedì e buon ferragosto a tutti!
No, non mi sono dimenticata di aggiornare, spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento.
Nella prima parte vediamo una Elise un po' diversa dal solito, diciamo che l'influenza di Shayleen ha ancora qualche strascico...
Chi indovina chi è che stava ascoltando Elise e Julia da fuori dall'appartamento?
La seconda parte, come 
_purcit_ e Anto94_tbbt_hp_tw (che hanno recensito lo scorso capitolo, grazie ancora!!) hanno indovinato ha visto Elise alle prese con la smaterializzazione e... che dire, sappiamo che è un piccolo prodigio quindi non poteva fare altro se non riuscire subito anche in quello. Forse però ha calcolato male l'atterraggio...
A questo proposito: ve l'avevo detto che Calliope sarebbe saltata di nuovo fuori per creare qualche piccolo problemuccio, no? Promessa mantenuta.
A posteriori avrei potuto intitolare il capitolo "Problemi in paradiso" XD
Direi che ho scritto già abbastanza, alla prossima settimana, vi lascio con lo spoiler del capitolo 23!
 

Improvvisamente l’ambiente intorno ad Elise tremò, e solo dopo qualche istante l’ufficio del Primo Ministro tornò a fuoco.
 
Era vuoto, e quando sentì la porta aprirsi non fece in tempo a spostarsi che Shacklebolt le passò attraverso senza tanti complimenti per andare a prendere posto dietro la scrivania per poi prendersi la testa tra le mani sospirando.
Il rumore di qualcuno che bussava alla porta lo fece riscuotere e fece sussultare anche la ragazza.
Il Ministro invitò l’ospite ad entrare ed Elise rimase incantata ad osservare i due nuovi arrivati, uno in particolare.
La sua attenzione passò rapidamente da Shayleen, non doveva essere passato troppo tempo dal ricordo precedente in cui l’aveva vista, al ragazzo dai capelli corvini e dai particolari occhi verdi al suo fianco: suo padre.

Chi mi sa dire dove si trova Elise? (Dieci punti a Grifondoro per chi indovina XD )
E.



 
   
 
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