Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Rohchan    27/04/2009    3 recensioni
Acqua che scorre.
Acqua che sbatte.
Acqua che picchia.
Acqua che scroscia.
Acqua che scivola.
Acqua che stilla, una goccia alla volta.
Genere: Malinconico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Piccolo scritto che ha esattamente... uhn... un'ora di vita. Nato così, di colpo.
Fuori piove, pochi giorni fa c'è stato l'Earth Day...e una persona continua ad essere l'unica davvero importante.

Questo è per Lei.
Ma anche per tutti voi.
Sono sicura che TUTTI avete un ruscello che vi racconta il mondo...^^

Buona lettura!
Rohchan




ACQUA



Acqua che scorre.
Acqua che sbatte.
Acqua che picchia.
Acqua che scroscia.
Acqua che scivola.
Acqua che stilla, una goccia alla volta.



Lei non è nessuna di queste acque.
Lei è quel tipo di acqua che non si cerca mai, e che si trova solo per caso.
È l’acqua degli stagni sotto le montagne, scura, cupa.
Ferma.
Silenziosa, comoda nel terreno che si è scelta, felice di contemplare gli arabeschi della roccia sopra la testa.



L’altra, invece, è gioiosa come la risata di un bambino.
Scorre come un torrente, un ruscello d’acqua limpida, alla luce del sole.
Scivola accanto alle pietre, le accarezza, gioca coi capelvenere che crescono nel suo letto, osserva il blu sconfinato del cielo.



E viaggia.



Viaggiando, il ruscello di sole ha incontrato lo stagno sotterraneo, e a lei ha raccontato le meraviglie del mondo di fuori.



Il canto degli uccelli.
Il calore del sole.
La gentilezza delle mani che raccolgono parte di lei, per portarla alle labbra e dissetarsi.
Il sale delle pietre che sfiora.
Il ticchettio della pioggia che la rinvigorisce, le da forza e velocità.



Lo stagno si è sentita fremere, come se un terremoto avesse scosso la montagna.
D’un tratto, si è resa conto che il cielo di pietra non le bastava più, e che il terreno su cui stava ferma era troppo silenzioso e uguale, per poterci passare tutta la vita.



Acqua che scorre.
Acqua che sbatte.
Acqua che picchia.
Acqua che scroscia.
Acqua che scivola.
Acqua che stilla, una goccia alla volta.



Ma il ruscello non ha nascosto allo stagno la cattiveria dell’uomo.
Le ha parlato anche della cattiveria degli uomini, della loro maleducazione, della malagrazia, della superficialità cui sono affetti, per loro stessa natura.
Irrispettosi, poco inclini alla fatica di mantenere una cosa così come l’hanno trovata.
Come con i loro simili, anche per le cose della Natura.



Allo stagno non interessava.
Sapeva che, finchè l’acqua del ruscello fosse stata in lei, tutto sarebbe andato bene.
Come una vela, una luce, all’interno di se stessa lo stagno avrebbe avuto qualcuno da seguire.



E così, una stilla alla volta, ha corroso ciò che un tempo chiamava casa, e che ora sente gabbia.
E la gioia, la felicità che la sua acqua ha provato nell’assaggiare il sale delle pietre, nella fatica dell’aggirare pietre, nello strano senso di vuoto che provoca saltare una cascata, sono cose che nessuno può raccontare.



Lo stagno e il ruscello, insieme, viaggiano sotto la montagna per vedere la luce del sole, sentire il fruscio delle foglie, l’odore dell’erba appena tagliata.
Per sentire il tocco gentile di mani umane, e le labbra che come farfalle si dissetano della loro acqua.



Il ruscello sa che lo stagno ha paura.
Lo sente, ogni volta che qualcosa di nuovo si presenta all’orizzonte.
Ma il ruscello è forte.
Ride, sorride, balla, spruzza gocce che riflettono l’arcobaleno, e lo stagno la segue, felice di poter guardare il mondo attraverso occhi non più viziati dalla poca luce.



Acqua che scorre.
Acqua che sbatte.
Acqua che picchia.
Acqua che scroscia.
Acqua che scivola.
Acqua che stilla, una goccia alla volta.



Il ruscello ha aiutato lo stagno a nascere al mondo, ad amarlo.
A non credere più che tutto ciò che è giusto chiedere è un arabesco di roccia sulla testa.
Ma lo stagno è debole, lenta a capire.



E sa di esserlo.



E nonostante tutto, il ruscello le è accanto.
Con la luce, con la grazia, con la gentilezza.
Spesso anche con la durezza.
Il ruscello non vuole che lo stagno torni sotto la montagna.
E continua a raccontarle sogni e favole del mondo, e cammina con lei, verso il mare.
Verso il sole.
Verso le nuvole.
Verso un cielo che è aperto e azzurro,
verso un’aria che sa di fiori

e fieno
e foglie

e fango
e castagne

e ciliegi, pruni,
e mille altri alberi,

ed erba giovane.



Acqua che scorre.
Acqua che sbatte.
Acqua che picchia.
Acqua che scroscia.
Acqua che scivola.
Acqua che stilla, una goccia alla volta.



Lo stagno ha trovato nel ruscello la forza di lasciare la montagna.
E insieme proseguono verso la Vita.



In fondo, l’acqua è per natura movimento.

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Rohchan