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Autore: Crystal eye    20/08/2016    2 recensioni
Salve!!! Eccomi qui con un'altra storia, è nata per caso... pensando "e se Tom Riddle si fosse innamorato?" e questo è il risultato!!!
"Tom la guardò con occhi infuocati cercando di attirare la sua attenzione, detestava essere ignorato, se poi a non prestargli attenzione era lei si sentiva come invisibile agli occhi del mondo intero, come se il suo sguardo fosse l’unico importante nell’intero universo."
Può una bambina risvegliare un cuore che non ha mai provato amore? E può una persona cambiare per Amore?
leggete e scopritelo!!!
Crystal
Genere: Dark, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abraxas Malfoy, Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort, Walburga Black
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Più contesti
Capitoli:
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Capitolo 6
 
Avrebbe voluto parlare con Tom, ma lui si sarebbe fatto prendere dall’ira, di nuovo, e non avrebbe risolto nulla; per questo la sera successiva a quella terribile scoperta si recò dal padrone di casa e lo mise alla prova.
Bussò alla porta dello studio, dove la condusse un’elfa domestica e cercò di parlare con lui.
Quando insinuò un suo personale coinvolgimento negli attacchi contro di lei, Abraxas Malfoy reagì con una grande indignazione e le ribadì ciò che le aveva detto alla festa del suo fidanzamento.
“Io ti ho già detto che lo considero un amico, oltre che un leader, anche se lui non la penserà mai così; lo accetto e non lo tradirei mai in questo modo. So quanto tiene a te e sono convinto che cercare di farti del male sia un’azione stupida e sconsiderata che non ci porterebbe nulla di buono!” le disse.
Estele sorrise, riconoscente a quel mago di essere così fedele al suo Tom.
“Bene, sono felice che tu la pensi così! Ho bisogno del tuo aiuto e ritengo sia il caso che tu sappia che tua moglie fa parte del gruppo di estremisti che mi hanno attaccato e che è stata lei a raccontare loro che sono incinta!” gli rivelò, facendo una pausa in attesa della sua reazione.
“Cosa? No! Mia moglie non farebbe mai una cosa del genere! Non ci posso…” iniziò alzando la voce, fermandosi di botto, quando si prese conto che, in realtà, la donna aveva manifestato atteggiamenti di insofferenza verso la giovane che aveva di fronte.
Era così dispiaciuto per lei e incredibilmente adirato con sua moglie per quello che aveva fatto.
Si inginocchiò davanti alla sua Regina Oscura e le giurò.
“Mia Regina, io ti giuro, sulla mia vita e sulla mia magia, che farò tutto ciò che è in mio potere per obbedire ai tuoi ordini e per assicurare la tua sicurezza e quella dei tuoi figli! Da questo momento in avanti sarò il tuo più umile e fedele servitore!”
Lei lo guardò con riconoscenza e tenerezza per un attimo.
“Ti ringrazio per la tua fedeltà, Abraxas! Sono contenta che tu non sia dalla parte di tua moglie e mi dispiace doverti informare che presto il nostro Lord verrà messo al corrente del suo tradimento.”  Lo informò, causandogli un’espressione addolorata. Non provava amore nei suoi confronti, ma era pur sempre la madre di suo figlio; la tristezza tuttavia scomparve in pochi istanti dal suo viso, che recuperò la sua solita maschera fredda e distaccata.
“Che ne sarà di me e di mio figlio?” domandò, sapendo bene che sua moglie si era ormai condannata a morte da sola.
Estele fece un sorriso tirato.
“Tu ci sei sempre stato fedele e sento che sei sconvolto per il tradimento di tua moglie, perciò a te e a tuo figlio non verrà fatto alcun male. Per quanto riguarda Margaret non posso promettere nulla.” Disse, prima di sospirare pesantemente e posare con dolcezza una mano sul pancione con espressione determinata e triste insieme.
Prendendo un respiro profondo, alzò gli occhi su di lui e fece in tono grave.
“Ora devo chiederti un grosso favore, so che i Mangiamorte più estremisti mi vogliono togliere di mezzo, ma non intendo rischiare la vita delle mie bambine. Per questo, dato che loro non si arrenderanno finché io non sarò morta, devo fare ciò che è necessario…” gli disse, con la voce che si abbassava sempre di più mentre parlava. Il Lord Malfoy rimase in attesa di sentire cosa voleva fare la sua Regina, preoccupato per la luce sofferente che brillava nei suoi occhi. “È necessario che io mi consegni a loro! In questo modo non daranno la caccia alle mie bambine!” affermò lei con tono colmo di determinazione.
“Cosa? Ma non puoi farlo! Non puoi farli vincere così! Faremo in modo che non riescano a farvi del male! Me ne occuperò personalmente, se necessario. Io…” esplose una volta assimilate le sue parole.
Voleva cercare di capire cosa esattamente la sua Regina stava dicendo e farle cambiare idea, pur essendo consapevole che, alla fine, avrebbe dovuto aiutarla a finire in una trappola mortale.
“Lo so che ti può sembrare una pazzia questa, ma è l’unico modo per salvare la vita delle mie bambine. Ho parlato con un medimago questa mattina e mi rimangono ancora poche settimane, perciò, con il tuo aiuto, posso fare in modo che loro non sappiano quando partorirò e le mie piccole saranno al sicuro, lontano da me e… lontano da Tom.” Gli spiegò, poggiandogli dolcemente una mano sul pugno che Malfoy aveva serrato durante il suo sfogo precedente.
Lui abbassò lo sguardo, non riuscendo a sostenere il confronto con quelle giade piene di coraggio, forza e dolore.
“Ma il Lord non dovrebbe avere il diritto di sapere che le sue figlie sono vive e stanno bene?” chiese, quasi con ingenuità, quasi sperando che quello avrebbe potuto farle cambiare idea.
Estele scosse la testa.
“Non posso permettere che lo sappia, in quel caso potrebbe cercare un contatto con loro, mentre loro saranno completamente al sicuro solo se saranno lontane da noi!” esclamò con gli occhi lucidi di lacrime e una mano posata con amore sul ventre.
Lui alla fine decise di accettare, anche se a malincuore. Più la guardava e più sentiva il cuore sprofondare, non lo toccava neanche più il pensiero della moglie e del terribile destino che la attendeva per le sue azioni.
Lei annuì grata e si congedò, dirigendosi nella sua stanza per poter scrivere una lettera importante per il suo piano per proteggere le sue piccole in tutta tranquillità.
Dopo di che, chiamò uno dei suoi elfi domestici per farla recapitare solo nelle mani di Eileen Prince, o forse era meglio dire Eileen Piton.
 
°°°
 
Quando la giovane donna dalla pelle bianchissima, il viso allungato e i lunghi capelli lisci e neri lesse il piccolo scritto rimase per un momento basita, prima di prendere una decisione e dare appuntamento a quella sconosciuta.
 
°°°
 
Qualche giorno dopo, Estele si preparò per uscire e si assicurò che nessuno lo sapesse, tranne Abraxas Malfoy che le aveva accordato il permesso di smaterializzarsi da dentro la villa.
Disse a tutti che si sentiva molto stanca e aveva intenzione di dormire per un po’, adducendo anche un leggero mal di testa, che le permettesse di tenere ogni possibile visitatore lontano.
Era stata fortunata anche perché Tom era stato chiamato da alcuni suoi seguaci che avevano scoperto qualche informazione sugli attentatori ed era corso via, dicendo che non sarebbe tornato prima di sera.
Si smaterializzò nella vietta dietro la casa della strega e bussò leggermente alla porta.
Le andò ad aprire una donna dai lunghi capelli neri, lisci ma poco curati, la pelle bianchissima e due occhi scuri un po’ spenti e cerchiati da profonde occhiaie e folte sopracciglia.
“Eileen Prince?” domandò Estele, consapevole che in quella casa c’era solo una donna, ma volendo esserne assolutamente sicura. La donna annuì, prima di correggerla.
“Piton ora, sono sposata…” mormorò prima di guardarla bene e aggiungere con tono più sicuro e acido. “Ma lei questo lo sapeva già.”
Alla fine si spostò dalla porta e la fece entrare.
Si accomodarono intorno al tavolo della cucina spoglia e completamente babbana, come quasi tutto ciò che era riuscita a vedere della casa. Non c’era nulla che testimoniasse l’identità magica della donna che aveva di fronte, come se non fosse lei ad abitarla.
“Vorrei parlarle di una cosa che mi sta molto a cuore.” Iniziò subito Estele “E vorrei farle una proposta!”
La signora Piton guardò quella donna Purosangue, perché purosangue era la strega che aveva davanti, con occhi sospettosi e sorpresi al tempo stesso; nonostante la lettera che aveva mandato, non si aspettava di ricevere davvero una sua visita e soprattutto, dopo tutti gli insulti e le malignità che aveva dovuto sopportare per via del suo matrimonio, non si aspettava che una strega purosangue fosse così amichevole nei suoi confronti e anzi la trattasse come una persona degna di essere chiamata tale. Ma si riprese in fretta dallo shock e domandò quale fosse questa proposta.
“Cosa vorresti propormi?”
La bionda sorrise, prima di rispondere.
“Posso rimetterti in contatto con il mondo magico, se lo vuoi; altrimenti, temo che avremo un po’ da discutere, ma sono sicura arriveremo ad un accordo. Ho bisogno del tuo aiuto per una questione di vitale importanza per me… ah! Ahi!” fece, massaggiando piano il pancione, cercando di respirare profondamente.
Eileen si alzò per andarle accanto e provò ad aiutarla sussurrandole di stare tranquilla e respirare profondamente.
I suoi pensieri dicevano la stessa cosa, intramezzati da qualche domanda.
-Per cosa esattamente vorrà il mio aiuto una strega purosangue  come la donna che ho davanti?-
O
-Se le do l’aiuto che le serve poi potrò ricevere notizie del mondo magico…. Potrei riavere in parte quella vita…-
Estele si riprese dalla fitta.
“Le bambine tendono ad agitarsi se mi sentono nervosa o preoccupata…” spiegò con un piccolo sorriso, prima di tornare seria e aggiungere. “Ho bisogno del tuo aiuto. Sto rischiando molto a causa dei Mangiamorte e ho bisogno di una persona di cui fidarmi che protegga e vegli su una delle mie bambine. In modo che sia al sicuro e lontana da me e suo padre.” Le disse.
Eileen la guardò con stupore sempre maggiore.
Non riusciva a credere che avesse pensato di lasciare a lei una bambina, figlia di una Purosangue e in pericolo di vita.
Capiva il desiderio di proteggere sua figlia, ma come poteva lei aiutarla?
“Mio marito non permetterebbe mai ad una bambina magica di vivere qui! Già con Severus...” mormorò con voce piena di rammarico, sia per non poter aiutare quella futura madre, sia per la vita dura che avrebbe avuto il suo piccolo, per colpa del padre e sua, che sembrava impossibilitata a difendersi e a difendere il suo bambino dalla crudeltà dell’uomo che amava.
“No, tranquilla! Sapevo già che non avresti potuto tenerla con te. Intendo lasciarla ad una famiglia babbana e fare in modo che credano sia figlia loro, per poterla proteggere al meglio. Quello che voglio da te è solo che tu la tenga d’occhio e, quando sarà il momento le racconti del mondo magico e la prepari per quando lei e tuo figlio saranno pronti per andare a Hogwarts.” Eileen le sorrise leggermente, annuendo.
“Ok, questo posso farlo! Sta tranquilla, la tua bambina sarà al sicuro qui!” le assicurò, posandole le mani sulle sue sorridendo rassicurante.
Estele sorrise di rimando, prima di sospirare profondamente.
Le piangeva il cuore al pensiero che stava per abbandonare le sue bambine, ma sapeva di non poter fare altrimenti.
Salutò Eileen e la ringraziò per il suo aiuto, poi si allontanò dalla sua casa, passando di fronte ad un’adorabile casetta bianca dove una famiglia giocava; erano una coppia giovane con una bambina e la donna era in attesa del secondo figlio, ma, ascoltando i suoi pensieri per qualche attimo, scoprì che c’erano molte complicazioni, forse rischiava addirittura di non vederlo nascere.
“Petunia! Tesoro, non correre troppo veloce!”
Forse aveva trovato la famiglia giusta a cui affidare una delle sue piccole.
 
°°°
 
Qualche giorno dopo si alzò sentendo le bambine che si muovevano molto, riempiendola di calcetti e colpi da ogni parte. Con indosso solo una camicia da notte e una vestaglia di seta, scese a fare colazione.
Tom era già in piedi e sorseggiava distrattamente del the, mentre sembrava che la sua mente fosse completamente persa nel vuoto.
“Tutto bene, amore mio?” domandò Estele, avvicinandosi lentamente e carezzandogli i capelli scuri come la notte.
Tom si appoggiò alla sua mano e sospirò.
“Stavo cercando maggiori informazioni su quei tipi che ti hanno attaccato; Lady Malfoy ha parlato e ha fatto qualche nome… ma in realtà non sa chi ci sia dietro a tutto questo, sa solo di coloro di cui mi sono già occupato!” Mormorò, stanco e amareggiato, ma era anche turbato da qualcosa; qualcosa che apparentemente non voleva dirle.
Temette per un attimo che potesse aver capito cosa aveva intenzione di fare, ma se anche l’avesse capito non avrebbe potuto fermarla in alcun modo; era necessario per proteggere le loro bambine.
Sospirò leggermente.
“Amore mio, cerca di non stancarti troppo, chiunque siano li troverai e andrà tutto bene!” gli mormorò abbracciandolo.
Lui inspirò profondamente il suo odore e le disse, con la voce attutita dal fatto che stava nascondendo la faccia nel suo petto.
“Se dovessi perdere te o le bambine la mia anima sarebbe lacerata, distrutta. Non penso che riuscirei a vivere senza di te.” Estele sentì il cuore stringersi, perché sapeva che presto, fin troppo presto, avrebbe dovuto lasciarlo per sempre e portargli via le sue bambine.
Non gli disse nulla, si limitò a stringerlo più forte, mentre dentro piangeva disperata.
 
°°°
 
Tom nei giorni precedenti al parto si comportò in maniera strana. In alcuni momenti sorrideva felice per l’imminente arrivo delle sue piccole principesse e in altri spariva, infuriato o frustrato dalla mancanza di risposte concrete nella ricerca di coloro che volevano uccidere la sua sposa e anima.
Avrebbe fatto di tutto per proteggere la sua Estele che rischiava così tanto a restare con lui, pensava spesso, guardandola mentre era distratta.
A Estele invece capitava a volte di incantarsi a pensare a come avrebbe potuto essere la loro vita insieme, come una famiglia, con le loro bambine, a dover combattere solo con i pannolini, i pianti e le notti insonni.
In quei momenti le venivano in mente alcune delle visioni di sua nonna.
Una in particolare l’aveva colpita, perché rappresentava esattamente ciò che avrebbe voluto per sé e per Tom, ignorando il terribile finale.
 
“Amore! Tom! Vieni ad aiutarmi! Lily si è svegliata e ora non posso lasciare Juliet! Tom!” lo chiamò Estele, cullando la bambina che aveva in braccio che piangeva con tutto il fiato che aveva.
“Non riesci proprio a gestirle senza di me, eh?” domandò lui sorridendo mentre entrava dalla porta, per poi andare a prendere in braccio la piccola Lily, che si calmò visibilmente tra le braccia di suo padre.
Estele ridacchiò, scuotendo la testa.
“Non riesco a gestire bene lei, visto che è completamente pazza di suo padre!” ribatté, mentre la bambina osservava il viso del suo papà con i grandi occhioni verde giada, uguali a quelli della mamma, ancora un po’ lucidi di lacrime.
Lui le sorrise dolcemente e lei ricambiò con un sorriso sdentato.
Intanto anche Juliet cominciò a calmarsi e strinse nella manina la stoffa del vestito della sua mamma.
Si accomodarono sul tappeto magicamente imbottito al centro della stanza delle bambine e giocarono un po’ con loro, prima che Tom fosse costretto a tornare ai suoi doveri.
Fortunatamente, per le bambine era il momento del riposino, perciò le misero a dormire e si allontanarono silenziosamente dalle culle.
“Sono così belle! Mi dispiace dovermi allontanare da loro. Vorrei poter restare tutto il tempo ad osservarle!” mormorò Tom, rimanendo per qualche istante sulla porta.
Estele lo abbracciò, guardando con amore i loro piccoli tesori che dormivano beati.
“Già, sarebbe stupendo! Ma ora è meglio andare, abbiamo molte cose di cui occuparci oggi, ricordi?” disse lei, tirandolo leggermente per farlo spostare .
Annuendo, Tom lanciò un ultimo sguardo alle sue piccole principesse e uscì, chiudendo la porta.
Doveva incontrare alcuni suoi seguaci, che avevano detto di avere delle informazioni sugli estremisti che avevano attaccato la sua sposa.
“Ora devo andare, ma sarò a casa entro un paio d’ore!” promise, dandole un bacio, prima di smaterializzarsi.
Estele sospirò, sperando che andasse tutto bene e che trovasse quelle persone, così da poter vivere la loro vita più tranquilli.
Si accomodò nel salone, avvisando Miky di chiamarla subito se le bambine si fossero svegliate. Cominciò a leggere per far passare il tempo e rimase sorpresa nel sentire il campanello suonare.
Uno degli elfi domestici andò ad accogliere il visitatore inaspettato.
Estele si alzò in piedi per salutare l’uomo appena entrato.
“Salve, signore, non mi aspettavo visite quest’oggi.” Lo salutò, osservandolo attentamente.
“Mia signora, vi porgo le mie più umili scuse per essermi presentato senza essere atteso, ma dovevo assolutamente incontrarvi oggi. Prima che il Lord facesse ritorno!” la salutò, inchinandosi e estraendo la bacchetta.
Estele spalancò gli occhi e cercò di impugnare la sua, venendo disarmata e immobilizzata dall’uomo.
“Adesso è il momento di cambiare le cose, mia Regina. Voi siete d’intralcio. Non è più possibile andare avanti così… il nostro Lord deve cominciare a fare ciò che va fatto e finché voi sarete qui… beh… siete d’intralcio. Addio, mia Regina!” le disse, con tono carezzevole e un sorriso malefico.
Estele provò a parlare, a fargli cambiare idea, ma le fu impossibile.
L’ultima cosa che vide fu il lampo verde della maledizione che uccide e ebbe il tempo di pensare che non sarebbe stata in grado di salvare le sue bambine, né di restare con Tom.
 
Si riscosse dai suoi pensieri, notando di essere fissata dal suo amore, che le sorrise appena, prima di andarsene.
 
°°°
 
Il giorno del parto arrivò e, ad esclusione del medimago e Abraxas Malfoy, nessuno venne a conoscenza della cosa.
Nessuno sapeva che lei stava partorendo e, rimasta sola con il medimago, Estele gli chiese un favore; era necessario che la facesse sembrare ancora incinta, visto che non voleva che qualcuno venisse a sapere che le sue bimbe erano già nate. Doveva proteggerle perfettamente finché il suo piano non fosse giunto a compimento.
Il parto durò molte ore e, anche con l’aiuto delle pozioni, la lasciò distrutta. Tenne vicino le sue piccole per un po’, le osservò con il cuore gonfio di gioia nel vederle così belle e pianse.
Il giorno dopo avrebbe dovuto attuare il suo piano.
Il medimago le lasciò delle pozioni rinvigorenti da prendere e la lasciò da sola con Abraxas.
“Mia signora, sono bellissime. Siete certa di voler andare fino in fondo?” le chiese.
“Si, Abraxas, devo andare fino in fondo. Anche se mi fa sempre più male il pensiero di doverle abbandonare.” Rispo
se con un filo di voce e gli occhi pieni di lacrime. “Domani avrò bisogno che tu mi aiuti. Porterò al sicuro le mie piccole e poi…” aggiunse, senza staccare gli occhi dalle bambine appena nate che aveva tra le braccia.
“Si, mia signora.” Disse lui semplicemente, prima di inchinarsi e andarsene.
“Ora è meglio che io mi metta a dormire.” Mormorò la donna. “Miky!” chiamò.
L’elfa domestica apparve in uno schiocco accanto a lei.
“La signora ha chiamato Miky.” Disse con un piccolo inchino.
“Metti le piccole nelle culle, e prenditi cura di loro per la notte. Assicurati che nessuno si accorga di loro!” le ordinò Estele, prima di chiudere gli occhi e addormentarsi stremata.
L’elfa domestica eseguì gli ordini alla lettera, assicurandosi che nessuno si accorgesse delle piccole.
 
°°°
 
Il mattino seguente Estele si svegliò ancora spossata, ma cercò di non darlo a vedere. Tom era sdraiato accanto a lei, ancora addormentato.
Ne approfittò per recarsi in bagno e prepararsi per la giornata che la aspettava.
Accarezzò con nostalgia il pancione che il medimago aveva mantenuto con la magia e una lacrima le solcò il viso.
La scacciò via e prese un respiro profondo, guardandosi allo specchio e cercando coraggio nel suo riflesso.
Non volendo che Tom si insospettisse non vedendola nella stanza al suo risveglio, dopo essersi lavata e vestita si preparò per fare colazione.
Tom si svegliò proprio mentre lei stava per sedersi a tavola, imbandita appositamente dagli elfi domestici nel salottino, degli appartamenti offerti loro dai coniugi Malfoy.
“Buongiorno Tom!” lo salutò Estele, servendosi una tazza di the.
“Buongiorno Principessa! Come mai già sveglia? Il medimago ti ha ordinato molto riposo…” disse lui, dandole un bacio prima di accomodarsi sulla sedia accanto alla sua e sfregarsi gli occhi stanchi.
“Non riuscivo a dormire… pensavo di fare una passeggiata nel giardino per rilassarmi un po’…” rispose, cercando di non tradirsi con la voce o con qualche manifestazione eccessiva di nervosismo o qualunque altra cosa che avrebbe potuto rendere Tom troppo sospettoso o preoccupato per lei da impedirle di proseguire nel suo piano.
Doveva mantenere la facciata ancora per poche ore. Ancora poche ore, poi tutto sarebbe finito.
Non nel modo in cui avrebbe voluto, dopo aver sconfitto il suo destino, dopo aver vinto quella battaglia contro le visioni della nonna e aver conquistato il cuore di Tom, ma non c’era altro modo.
“Oggi non ho molto da fare, ti dispiace se vengo con te a passeggiare in giardino, più tardi?” le disse, guardandola con la coda dell’occhio.
Estele sorrise radiosa.
Quello sarebbe stato probabilmente il loro ultimo giorno insieme…
“Ma certo che no! Ti aspetto nel giardino, allora!” rispose lei, alzandosi e dandogli un bacio sulla guancia, mentre si dirigeva nella stanza dove le sue piccole dormivano e chiamava Miky perché avvisasse Eileen Piton e rintracciasse per lei una persona.
“Come la padrona desidera!” mormorò l’elfa prima di svanire.
Estele approfittò di quei pochi istanti con le sue bambine, mentre lottava per trattenere le lacrime.
Prese Lily, la più piccola, dagli occhi verdi come i suoi, in braccio e se la strinse al petto, facendo attenzione a non farla svegliare.
“Non sai quanto vorrei tenerti con me! Quanto vorrei che le cose potessero andare diversamente. Potremmo vivere tutti insieme: tu, io, la tua sorellina e tuo padre. Saremmo una famiglia…” mormorò, cullandola. “Ma non preoccuparti, farò in modo che abbiate comunque una famiglia che vi amerà alla follia come avremmo fatto noi!” promise poi.
Dopo qualche altro minuto, la adagiò amorevolmente nella sua culla e le diede un bacio sulla testolina su cui cominciavano a crescere morbidi capelli rossi.
Si avvicinò all’altra culla e prese Juliet, l’altra sua bambina, che cominciava ad agitarsi nel sonno.
La cullò dolcemente, carezzandole i capelli neri come quelli del padre e canticchiando una ninna nanna per farla tranquillizzare.
Poté rimanere con loro un’altra mezz’ora, dopo di che fu costretta ad allontanarsi.
Miky comparve al suo fianco proprio pochi istanti prima che la chiamasse.
“Padrona, Miky ha eseguito i compiti che le avevate affidato. Madama Piton la informa che è pronta per aiutarla e la persona che mi avete mandato a cercare è a Londra attualmente, alloggia in un hotel babbano. Ha detto a Miky di consegnarvi questo messaggio.” Disse l’elfa, inchinandosi e tirando fuori dal vestitino che indossava una lettera.
 
“Ciao Demon, o forse ora dovrei dire Riddle?, sono sorpresa che tu mi abbia contattato. La tua elfa dice che hai bisogno di parlarmi. Ti informo che resterò in questo hotel ancora una settimana, poi tornerò a casa da mio marito, perciò approfittane, se non vuoi dovermi cercare in Italia.
J.S.”
 
Estele sorrise nel constatare che non sembrava cambiata per niente dai tempi della scuola. Sperava che la sua vecchia amica le avrebbe accordato quel favore enorme che aveva intenzione di chiederle.
Bruciò la missiva e lasciò le sue bambine nelle mani di Miky, ricordandole che doveva fare in modo che nessuno si accorgesse di loro.
 
°°°
 
Si recò in giardino, addentrandosi il più possibile e fermandosi davanti ad un piccolo laghetto circondato da fiori selvatici.
Si accomodò su una panchina in marmo, all’ombra di uno dei grandi alberi che circondavano quella piccola radura, e rimase ad osservare lo spettacolo di luci e colori creato dal sole che colpiva le acque del laghetto, che rifletteva tutti i colori dei fiori cresciuti tutt’attorno.
Tom la trovò così, in beata contemplazione di quel piccolo angolo di paradiso, e le sedette accanto.
Lei lo guardò con gli occhi pieni d’amore e gli posò la testa sulla spalla, mentre lui le faceva passare il braccio attorno alle spalle.
Per diversi minuti non si mossero né parlarono, cullandosi nella sensazione di stare insieme, lasciando fuori le preoccupazioni per un po’.
Gli unici suoni erano il canto degli uccelli, magici e non, che giravano per la tenuta e lo sporadico rumore fatto dai pesci del laghetto che saltavano fuori dall’acqua.
“Vorrei che questo momento non finisse mai…” mormorò a bassissima voce Estele, rompendo il silenzio in cui erano caduti.
Tom ridacchiò appena.
Qualche anno prima le avrebbe dato una risposta sarcastica o pungente per aver detto quelle parole così sdolcinate, ma ora, anche se solo con lei, sentiva di potersi permettere di credere a quel sentimento che più di tutti aveva sempre denigrato e odiato.
“Ti amo, principessa!” le disse poco dopo.
Estele alzò di scatto la testa per poterlo guardare in viso, ma Tom teneva gli occhi puntati sul laghetto.
La donna lasciò perdere dopo qualche istante, scuotendo la testa con un sorriso sul viso, riappoggiandosi alla sua spalla.
 
°°°
 
Quando il sole raggiunse il punto più alto, decisero di rientrare nella villa per il pranzo e far riposare un po’ Estele, che, nonostante le pozioni del medimago, era ancora molto provata dal parto.
“Coraggio, torniamo alla villa.” Disse Tom, alzandosi dalla panchina e porgendole una mano per fare altrettanto.
Estele la afferrò, per poi arpionarsi al suo braccio mentre ritornavano, passeggiando lentamente, verso l’edificio.
“Sai, nonostante tutto potrebbe mancarmi tutto questo…” mormorò lei distrattamente, persa nei suoi pensieri.
“Ti potrebbe mancare la sensazione di essere spiata, braccata e in pericolo di vita?” domandò Tom caustico, insicuro su come prendere le sue parole.
Per tutta risposta lei rise.
Una risata vera, contagiosa.
Una risata che non le sentiva fare da parecchio.
Rimase per qualche secondo abbagliato da lei, poi ricordò che stava ridendo della sua domanda e mise su una faccia offesa, come faceva quando erano a scuola.
Notandolo, lei in un primo momento cercò di tornare seria, vedendo quel cipiglio scuro, ma dopo poco ricominciò a ridere e lui alla fine si arrese, lasciandosi scappare un piccolo sorriso.
Lei se ne accorse e lo costrinse a fermarsi per baciarlo.
Amava quando faceva cadere la maschera.
 
°°°
 
Pranzarono insieme, loro due soli, chiacchierando del più e del meno, tenendo ancora il resto del mondo fuori.
Sembravano essere tornati indietro nel tempo, a quando ancora non si dovevano preoccupare degli attacchi o della vita delle loro piccole.
Il loro piccolo idillio venne spezzato quando un elfo domestico avvisò Tom che uno dei suoi seguaci aveva un rapporto da fare su alcuni raid, aggiungendo che forse aveva scoperto qualcosa sugli attentatori.
Estele sospirò.
“Avanti, vai! Il lavoro ti chiama!” disse con un piccolo sorriso.
“Torno il prima possibile.” Promise Tom, dandole un piccolo bacio sulla fronte, prima di avviarsi verso il camino e recarsi a casa loro, dove teneva le riunioni con i suoi seguaci.
La donna ne approfittò per poter andare dalle loro bambine e chiese a Miky di avvisare Eileen Piton che stava per arrivare e poi tornare immediatamente, per stare con Juliet.
Prese Lily in braccio e, appena l’elfa fece ritorno, si smaterializzò dal palazzo per andare dalla strega.
Riapparve nel vicolo dietro la casa dei Piton e strinse la piccola Lily a sé, assicurandosi che fosse tutta intera.
La bimba aprì i suoi occhioni verdi per osservare il nuovo ambiente con curiosità.
Estele le sorrise rassicurante e si incamminò verso l’ingresso.
“Eileen? Eileen? Sono Estele!” chiamò, entrando dalla porta principale.
La raggiunse il pianto di un bambino e lo seguì fino ad arrivare in una stanza con una culla, un piccolo armadio e qualche gioco.
La donna stava cullando un bambino, mormorandogli paroline dolci e canticchiando una melodia.
La bionda si allontanò con discrezione per lasciare soli madre e figlio. Uscì di casa senza fare rumore e esaminò le case circostanti.
Individuò subito la casa della famiglia che aveva scelto per la sua piccola. I coniugi erano molto tristi, la donna aveva avuto un aborto spontaneo poche settimane prima.
Per la prima volta in vita sua, Estele usò i suoi poteri nel loro pieno potenziale.
Osservandoli dal loro giardino, assicurandosi di non essere vista, entrò nelle loro menti e ne modificò il contenuto, impiantò nella loro memoria dei falsi ricordi per poi lanciare un incantesimo che avrebbe reso quei ricordi reali anche per amici, parenti, conoscenti, dottori e tutti coloro che avrebbero incontrato.
Entrò nella casa e si diresse verso la camera del bambino, cambiò alcune cose, soprattutto alcuni giocattoli e i vestitini e rese il tutto compatibile con una bambina. Dopo di che posò la sua piccola Lily nella culla e la salutò con un bacio.
Tornò nella cucina dove i due babbani si trovavano e con un altro incantesimo creò tutta la documentazione della sua bambina per ufficializzare il fatto che fosse figlia loro.
Dopo aver preso un respiro profondo lasciò la casa, spezzando il controllo mentale sui coniugi Evans.
Avrebbe dovuto avvisare Eileen, ma non ne aveva la forza in quel momento, con le lacrime che già cominciavano a scendere copiose.
 
°°°
 
Si smaterializzò nella Villa Malfoy appena in tempo per incontrare il padrone di casa, che capì al volo cosa aveva fatto solo guardandola.
Gli gettò le braccia al collo, stringendosi a lui, mentre la realtà di ciò che aveva fatto la colpiva con tutta la sua forza.
Lui, non sapendo cosa dire, si limitò a stringerla e carezzarle la schiena per rassicurarla.
Continuò a piangere per diverso tempo, finché una fitta all’addome le spezzò il poco fiato che i singhiozzi le avevano lasciato.
Una spiacevole sensazione di bagnato le aveva raggiunto le gambe e, allontanandosi di poco da Abraxas, sollevò la gonna lunga del vestito che portava per vedere una chiazza di sangue che si allargava sotto di lei.
“Ma… ma cosa… ah! Che succede?” domandò sconvolta con un filo di voce, piegandosi in avanti per cercare di arginare il dolore che sentiva.
“Sta tranquilla, non ti agitare…!” le disse Abraxas, prendendola in braccio. “Ora ti porto in camera e chiamo il medimago e Tom.” Aggiunse.
Chiamò un elfo perché contattasse il dottore e il suo Lord e arrivati in camera cercò di aiutare Estele come poteva.
“Aspetta! Aspetta! Tu sai… ah… cosa mi sta succe… ah… dendo?” gli domandò guardandolo storto mentre altre fitte all’addome la facevano gemere dal dolore.
Lui abbassò un secondo lo sguardo, poi controllò la porta.
“Il medimago mi aveva avvisato che poteva accadere… una delle pozioni che ti ha dato simula l’effetto di un aborto… o almeno quello che crederanno tale…” le spiegò.
Estele avrebbe voluto chiedergli di spiegarsi meglio, ma Tom entrò in quel momento, seguito dal medimago, che buttò fuori i due uomini.
“Signorina, ora cerchi di fare respiri profondi, devo assicurarmi che non rimangano residui della pozione che le ho dato.” Le disse, iniziando a lanciare degli incantesimi diagnostici per poi passare ad altri che dovevano servire per far sparire i residui della pozione.
Dopo mezz’ora anche il sangue smise di scorrere e il medimago la aiutò, insieme ad un elfo domestico, a darsi una ripulita e a cambiarsi.
Poi diede il permesso a Tom di entrare, con la condizione di non farla agitare e lasciarla riposare.
“Tesoro mio! Principessa! Stai bene?” le domandò con tono quasi sconvolto, stringendola tra le braccia.
Estele, sentendo quella stretta così rassicurante, si lasciò andare ad un pianto disperato, Tom non l’avrebbe trovato strano. Per quanto ne sapeva lui, le conseguenze dell’attacco di qualche mese prima si erano manifestate e le bambine non erano nate.
Anche lui sentiva il cuore sprofondare a quel pensiero, se ne fosse stato capace avrebbe pianto come la sua principessa, ma tutto quello che riusciva a fare era tenerla tra le braccia e pensare a centinaia di modi in cui avrebbe potuto uccidere e torturare quelli che avevano fatto questo, facendo attenzione a non farsi sentire da lei.
Rimasero così, stretti insieme, per diverse ore, durante le quali Estele si calmò e gli chiese di poter restare da sola.
“Principessa… sei sicura di…” iniziò Tom incerto, non molto convinto che lasciarla sola fosse saggio, ma lei lo interruppe.
“Si, Tom! Voglio restare da sola!” fece con tono duro, sorprendendolo. “Per favore…” aggiunse dopo poco, addolcendo la voce e lanciandogli un’occhiata implorante.
L’uomo cedette, capendo il desiderio di solitudine della sua amata, pur continuando ad essere preoccupato.
“D’accordo! Ti lascio sola, però voglio che Abraxas rimanga nei nostri appartamenti. Così se dovessi avere bisogno di qualcosa, lui sarà qui.” Pretese Tom, lanciandole un’occhiata che bloccò le sue proteste sul nascere.
“Va bene! Abraxas mi farà da baby-sitter.” Accettò Estele con la voce strozzata dal magone che aveva in gola.
In realtà, se Abraxas fosse rimasto con lei, ne avrebbe potuto approfittare per uscire e andare a parlare con Jennifer.
Si raggomitolò sul letto, stringendosi nella coperta.
Tom la osservò ancora per qualche istante con preoccupazione.
 
Non voleva lasciarla sola.
Voleva restare con lei.
Poterla osservare, stringere, assicurarsi che stava bene.
Non voleva lasciarla sola, ma lo fece lo stesso.
 
°°°
Estele attese qualche minuto prima di chiamare Abraxas per potergli parlare.
“Mia signora.” Le disse entrando.
“Abraxas, ho bisogno di una cosa, ma prima…” mormorò, facendogli cenno di avvicinarsi. “È ancora di là, vero?” domandò retorica, ricevendo solo un cenno d’assenso in risposta.
Lei sospirò. Immaginava che non si sarebbe allontanato subito, ma lei aveva bisogno di incontrare Jennifer, anche se il cuore continuava a restare pesante e ferito da quello che stava facendo.
Non avrebbe voluto far soffrire Tom a quel modo, ma non poteva rischiare la vita delle figlie che avevano avuto.
All’improvviso una mano fredda e pallida prese la sua e la fece sobbalzare. Alzò di scatto gli occhi verso l’uomo biondo che aveva davanti.
“Mio signore siete sicura?” chiese con un filo di voce.
Questa volta fu Estele ad assentire semplicemente.
“Ho bisogno di incontrare una persona, oggi. Il prima possibile e Tom non deve saperlo.” Disse, mantenendo la voce bassa.
Lord Malfoy annuì, rassegnato ad aiutarla fino all’amara conclusione del suo piano.
“Il lord si preoccuperà se doveste uscire da sola. Verrò con voi.” Le fece notare.
“Lo so, ma resterai in disparte. Anche se mi fa soffrire e fa soffrire Tom, è una cosa che devo fare per proteggere le nostre figlie.” Disse decisa, per poi alzarsi e cambiarsi con dei vestiti adatti ad incontrare la sua vecchia compagna di scuola.
“Sarà meglio che avvisi il Lord.” Disse Abraxas dirigendosi verso la porta venendo fermato dalla sua Regina.
“No! Ci penserà Miky quando saremo già usciti. Se gli parli ora vorrà sapere dove andiamo, per quanto stiamo via e discuterà su tutto, facendoci perdere tempo prezioso.” Cercò di farlo ragionare.
Anche se lui continuava ad essere incerto.
“Senti, faremo prestissimo e Tom non oserà entrare qui almeno per un’altra ora. Non se ne accorgerà!” gli promise.
Il Mangiamorte annuì rassegnato e attese qualche altro minuto che la sua Regina fosse pronta per poter andare.
 
°°°
Estele gli comunicò la destinazione e il padrone di casa smaterializzò entrambi nel vicoletto dietro il Paiolo Magico. Da lì proseguirono a piedi fino all’hotel babbano dove Jennifer Smitherson, ora Lady Silvano, alloggiava.
Si fecero accompagnare da un cameriere fino alla sua stanza, dove avrebbero potuto parlare senza essere disturbati.
Il cameriere bussò alla porta della camera 304 e attese una risposta dall’interno, prima di dire.
“Signora, ci sono due persone che desiderano vederla!”
A quelle parole la porta si aprì, rivelando una donna alta e slanciata con lunghi capelli scuri acconciati in boccoli e tenuti ordinati con delle forcine, con indosso un elegante vestito nero fumo.
Spalancò gli occhi in un primo momento, poi sorrise.
“Demon! Che piacere rivederti finalmente!” esordì la donna, allargando il sorriso. “Grazie, Jonathan, li aspettavo.” Aggiunse parlando al cameriere, che si dileguò subito dopo.
Estele e Abraxas entrarono nella stanza, e guardandosi attorno, Malfoy storse naso e bocca in una smorfia disgustata.
“Allora, cos’è questa cosa importate di cui devi parlarmi? Non dirmi che ti sei messa nei guai, Demon!” cominciò Jennifer, servendo a se stessa e ai suoi ospiti un bicchiere di vino.
“Non sono io che mi metto nei guai!” esclamò Estele piccata, scordando per un secondo le sue preoccupazioni e i suoi dolori, ricevendo due occhiate scettiche identiche. Decidendo di ignorare la cosa, continuò. “Ciò di cui volevo parlarti è un grosso favore. E vorrei potertelo chiedere in maniera più delicata… Miky!” disse, catturando tutta la sua attenzione.
L’elfa apparve pochi istanti dopo con una Juliet disperata in braccio, che riempì la camera di vagiti, pianti e grida.
Jennifer guardò la bambina con gli occhi sgranati, poi osservò Estele che la prendeva in braccio e riusciva a calmarla in pochissimo tempo.
Appena la bambina si addormentò in braccio alla sua compagna di scuola, Jennifer ne approfittò per tempestarla di domande.
“È tua figlia? Non mi avevi detto di avere una figlia! Perché l’elfa l’ha portata qui? Lei centra qualcosa con il favore che mi devi chiedere? Il padre è Tom Riddle?”
Estele sorrise appena.
“È meglio sederci, così ti posso raccontare tutta la storia.” Le propose.
Le due donne si accomodarono su un divanetto, una accanto all’altra, e la bionda le parlò dell’attacco nei suoi confronti e della lettera e di come avesse scoperto, tramite sua nonna, che, continuando a vivere con Tom, le loro figlie sarebbero state uccise.
“Allora lascialo!” esclamò Jennifer infervorata.
“Non posso… e comunque non cambierebbe nulla, oramai. Tom non riuscirebbe a stare lontano dalle sue bambine o da me, se lo sapesse. Per questo ho bisogno del tuo aiuto.” Ribatté Estele.
La bruna sembrò realizzare solo in quel momento un particolare che le era sfuggito prima.
“Aspetta un secondo… hai detto figlie? Dov’è la seconda?” domandò.
“L’ho già affidata ad un’altra famiglia che l’amerà come fosse sua. E volevo chiederti di fare lo stesso con Juliet. Se resta con noi rischia di essere uccisa, perciò vorrei che la crescessi tu, come fosse tua.” Rispose.
Jennifer a quelle parole sgranò gli occhi all’inverosimile.
“Tu… tu vuoi… vuoi affidarmi tua figlia?” chiese esitante per essere sicura di aver capito bene.
L’altra annuì semplicemente.
“È l’unico modo che ho per tenerle al sicuro. Così vivrà lontano da noi e nessuno scoprirà mai che è figlia mia e di Tom. Nemmeno lei.” Spiegò Estele.
“Ma…” provò ad obiettare Jennifer, bloccandosi nel vedere gli occhi verdi pieni di lacrime della donna che aveva davanti. “D’accordo, terrò io tua figlia, io e mio marito la cresceremo come fosse nostra. Ma sappi che un giorno io le dirò la verità.” Aggiunse, abbracciando lei e la bambina.
Estele in cambio le dedicò un grande sorriso riconoscente, anche se triste, per poi passarle la bambina, che venne presa in braccio con un po’ di timore.
“Vorrei che accettassi un piccolo dono, anche. Miky!” disse la bionda.
L’elfa riapparve immediatamente.
“La padrona ha chiamato Miky?” mormorò con un piccolo inchino.
Estele si tolse la cintura che portava in vita e la offrì all’elfa domestica, la quale la guardò con gli occhi sgranati e pieni di lacrime.
“Jennifer, vorrei che Miky diventasse la tua elfa domestica. Ti potrà aiutare in molte cose, ma soprattutto si è occupata di Juliet da quando è nata.” Disse.
L’altra donna guardò l’elfa e le sorrise dolcemente.
Con l’aiuto di Abraxas Malfoy legarono Miky a Jennifer, dopo di che le vennero consegnati tutti i documenti relativi alla bambina e quelli per l’adozione.
Una volta sistemata la parte burocratica, Abraxas intervenne nella conversazione.
“Mia Signora, dobbiamo proprio andare ora, o rischiamo di fare tardi!”
“Si certo. Andiamo subito!” rispose Estele, salutando la donna e la sua bambina. “Arrivederci, Smitherson! Ciao, angelo mio!” mormorò, abbracciandole entrambe e posando un bacio sulla testolina mora della piccola.
“Arrivederci Demon!” la salutò.
Poi lasciarono la neo mamma a fare conoscenza con la sua bambina.

°°°

Tornati nella camera da letto di Estele, Abraxas andò a verificare che il Lord non si fosse accorto di nulla e lo trovò seduto a leggere un libro nell’angolo del salottino più distante dalla porta della camera.
Questi alzò la testa quando sentì la porta aprirsi.
“Come sta?” gli domandò, utilizzando un tono che il biondo non gli aveva mai sentito usare.
“Meglio. Ora sta riposando, ma ripete che desidera restare ancora un po’ da sola.” Rispose Malfoy con un inchino.
Tom annuì, poi si allontanò dalla stanza.
 
°°°
 
Intanto Estele stava preparando la parte finale del suo piano. Sapeva che Jennifer avrebbe tenuto il segreto sulle origini di Juliet fino a che la guerra fosse andata avanti, ma una volta finita, le avrebbe detto tutta la verità.
Era il momento di spiegare la situazione anche alla piccola Lily, anche se non avrebbe potuto farlo di persona.
Le scrisse una lunga lettera, parlando di tutta la sua storia con Tom, fin dal principio, fin da quel primo momento all’orfanatrofio.
Poi prese il suo diario e vi raccolse tutti i suoi ricordi con Tom, quelli belli e quelli brutti, i suoi ultimi giorni di vita, la sua decisione di abbandonare le sue figlie e perché. Quel libricino avrebbe spiegato un sacco di cose, un giorno.
Allegò una lettera per Abraxas, che avrebbe avuto il compito di mandarlo a Lily.
Sistemò il tutto in una scatola in legno incantato, che avrebbe potuto aprire solo sua figlia, o sangue del suo sangue, e la consegnò ad un elfo domestico, cui disse di lasciarlo nello studio del padrone.
Infine prese un respiro profondo e si smaterializzò.
 
°°°
Grazie ad Abraxas, i suoi nemici avevano saputo che quella sera si sarebbe recata, dopo diversi anni, al cimitero, nella cripta della sua famiglia, per rendere un saluto ai suoi genitori.
Per questo non si sorprese troppo, quando sentì la bacchetta volarle via di mano e una cruciatus colpirla appena posò i piedi a terra.
Il dolore la fece gridare a squarciagola mentre le ginocchia le cedevano.
Pochi istanti dopo il dolore svanì, permettendole di riprendere fiato.
“Non pensare che sia già finita, mia Regina!” disse in tono di scherno uno degli uomini più fedeli del suo Tom, Evan Rosier, lanciandole un’altra cruciatus, unita alle risate dei suoi compari.
La strattonarono per le braccia per farla alzare in piedi e la trascinarono su una delle tombe, legandole mani e piedi.
Continuarono a torturarla per un po’, alternando incantesimi, lame e percosse.
La sua mente si perse nel dolore di quelle torture, alienandosi da tutto il resto, finché persino quello svanì, lasciandole solo l’oblio.
La sua voce era oramai ridotta ad un lieve sussurro, devastata dalle lunghe grida cui era stata costretta.
Rosier fece fermare le torture per un istante, per poterle mormorare all’orecchio.
“Avresti dovuto pensarci prima, ragazzina. Stavi quasi per rovinare tutto!” disse.
Poi si allontanò, lasciandola in balia di mostri assetati di sangue.
“Principessa!”
La voce di Tom le giunse distante, lontana, la cullò nell’oblio che la avvolgeva, rendendola insensibile a tutto.
-Ti amo…- pensò.
Poi l’oscurità l’avvolse completamente.
 
°°°
Tom era stato avvisato da Malfoy che Estele era riuscita ad uscire dalla villa e probabilmente era in pericolo.
Evan Rosier confermò poco dopo le sue ipotesi, avvisando il Lord che il gruppo estremista stava attaccando la Regina al cimitero dei Demon.
Lord Voldemort si smaterializzò immediatamente lì, uccidendo tutti quelli che vedeva, aiutato da Malfoy e Rosier che gli si avvicinò correndo tra i corpi.
“Presto, signore! Gli altri sono dentro la cripta!” gridò, indicandola.
Lord Voldemort gridò quando la vide.
“Principessa!”
Le si avvicinò, pregando per la prima volta in vita sua perché lei sopravvivesse.
-Ti amo…- riuscì ad avvertire un pensiero provenire da lei, ma non era come altre volte… era distante… quasi provenisse da un’altra dimensione.
“Estele! Guardami! Ti prego! Guardami!” le disse, urlando, prendendole il viso tra le mani, mentre con un incantesimo scioglieva le corde che la legavano.
I suoi occhi erano aperti, ma non vedevano.
La prese tra le braccia, bagnandosi i vestiti del suo sangue, provando a scuoterla, a farla tornare da lui.
I suoi splendidi occhi verdi, di solito brillanti, luminosi, pieni di vita, ora erano spenti, vuoti… morti.
Mormorò ancora una volta il suo nome, pregando perché lo sentisse, perché tornasse da lui.
Poi, d’un tratto, il dolore che aveva accumulato esplose e la sua magia esplose con esso. Gridò con tutto il fiato che aveva in corpo, maledicendo tutto il creato.
Voleva solo distruggere tutto e la sua magia fece proprio questo: distrusse tutto ciò che entrava nel suo raggio d’azione.
La strinse tra le braccia, lasciando che un’unica lacrima cadesse dai suoi occhi, ora rossi come bracieri ardenti.
Abraxas Malfoy e Evan Rosier si erano tenuti in disparte mentre il loro Lord sterminava coloro che avevano osato sfidarlo e assistettero all’opera di distruzione messa in atto dalla sua magia, senza nemmeno bisogno della bacchetta.
Dell’antica cripta dei Demon erano rimaste solo delle rovine.
Nemmeno i corpi di coloro che erano caduti erano stati risparmiati, si erano disintegrati appena entravano in contatto con l’energia che Lord Voldemort non faceva assolutamente nulla per trattenere.
 
°°°
 
Il Lord si rinchiuse per tre giorni nella casa dove aveva vissuto con la sua Regina, vegliandola giorno e notte, mentre il suo cuore si frantumava in mille pezzi.
Una volta fuori, venne meno alla promessa che aveva fatto alla sua amata.
Iniziò a creare degli Horcrux.
Spezzò la sua anima quante più volte possibile, anestetizzandola ad ogni sentimento.
Tornò ad Hogwarts per chiedere nuovamente di poter insegnare Difesa contro le arti oscure, ma il neo-preside Albus Silente gli rifiutò il posto.
Nascose quindi uno dei suoi Horcrux a scuola e anche un altro oggetto, che avrebbe maledetto la cattedra di Difesa.
Eliminò tutto ciò che gli ricordava la sua principessa, perché anche solo ricordarla era doloroso.
Tolse di mezzo ciò che rimaneva della sua famiglia, perché senza di lei non aveva più senso parlare con quelle persone.
Il suo mondo era crollato.
Aveva conosciuto l’amore, aveva creduto alla bugia “l’amore è la forza più grande di tutte”, ma quella “forza” gli aveva solo portato via ogni cosa.
La donna che amava.
Le loro bambine che non avevano avuto la possibilità di venire al mondo.
Adesso, l’unica cosa che gli serviva era il potere. Era quella l’unica forza che contava veramente. E avrebbe fatto qualsiasi cosa per ottenerlo.
Niente e nessuno avrebbe potuto fermarlo.
Mai.
Perché Tom Riddle aveva cessato di esistere.
Lui ora era solo Lord Voldemort.
 
 
 NOTE DELL'AUTRICE: Allora.... questa storia è ormai giunta al termine... il prossimo capitolo, che spero di far arrivare il prima possibile (esami permettendo) sarà l'ultimo..... spero che vi sia piaciuto leggerla, tanto quanto a me è piaciuto scriverla, anche se è stato difficile. Volevo ringraziare tutti coloro che hanno recensito; messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite; e tutti coloro che leggono solamente. Grazie di cuore!
Un bacione a tutti
Cry 
  
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