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Autore: _apefrizzola_    23/08/2016    5 recensioni

«Sei più pettegolo della buon’anima di Bertha Jorkins, Ramoso»
«Ma come ti permetti, canide perfettamente riuscito?»
«Bertha Jorkins è morta!?»
«No, Peter... era per dire... visto che non è più a scuola...»
«Cosa te ne frega cosa si dicono Bones e McKinnon, James?»
«Se solo ci fossi stato, quel giorno davanti alla porta chiusa dell'ufficio di Silente, adesso staresti origliando dietro quello scaffale come il segugio quale sei»

«Barty, parlo sempre di te a Bella»
«Ma non l'hai ancora convinta! Così come non ho convinto del tutto voi, soprattutto da quando mio padre ha dato agli Auror il permesso di uccidere! Lo vedo nelle vostre facce, non sono stupido. E sappiate che lui non si fermerà, è sempre più pazzo. Svegliati, Regulus, sono quello messo peggio tra voi!»


«Stavo salendo le scale, lui è sprofondato da solo in quel gradino» esordì Liv per mettere subito in chiaro le cose come ogni volta che si ritrovava lì, a spiegare il motivo per cui aveva usato la bacchetta.
"Il Prefetto Malfoy ha detto che ho un cognome da Sanguesporco";
"Mulciber ha attaccato Mary";
"Rosier ha chiamato Dirk Cresswell mancato Magonò";
"Piton ha insultato Lily, l'ha chiamata schifosa Sanguesporco."
Genere: Commedia, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio, Regulus Black, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Malandrini'
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Capitolo 18
 
 
LEONE GIALLO-NERO

 
 




Forse non era l’unico in quel castello ad avere il passo felpato perché Sirius non l’aveva vista arrivare, non l’aveva nemmeno sentita.

Olivia era apparsa dal nulla come un gatto qualche minuto prima, lui aveva soltanto fatto in tempo a pietrificare Owen in contemporanea al gesto veloce di lei che aveva strappato il biglietto in mano al Corvonero e quest’ultimo, rigido come pietra, aveva lasciato cadere la zucca a terra.
La cosa che Sirius non capiva era come mai lei fosse lì, con lo sguardo di chi aveva capito tutto.
Appena i passi di Lily e James si allontanarono, entrambi aprirono bocca per parlare sottovoce.
«Sei una fenomenale rottura di bolidi, Olivia»

«Potter è uno stramaledetto schifoso bugiardo».
Sirius provò un certo fastidio invadergli il petto: doveva aver eseguito male l’Incantesimo delle Pastoie perchè giurò di aver visto il sottile labbro di Owen sollevarsi di un millimetro alla frase di Olivia.
«Come l’hai scoperto?» le chiese in tono arreso, fissandola negli occhi in modo truce. Liv non si scompose e con un sorrisetto sadicamente compiaciuto cominciò a parlare poggiandosi a braccia conserte al Corvonero pietrificato, al suo fianco.
«”Buonasera, Dama Grigia, posso parlarle un attimo?”»
«Hai parlato con il fantasma dei Corvonero, ok... a che proposito?»
«”Non voglio disturbarla, mi servirebbe soltanto un’informazioneChe cosa le ha detto Sirius Black ore fa?”»
«Oh! Andiamo! Adesso mi segui, Olivia? Sono davvero diventato un’ossessione per te? Alquanto prevedibile»
«”Mirtilla vi ha visti, sa? E mi è sembrata davvero scocciata ed arrabbiata per questo. Ha giurato di farsi un giro nelle tubature di tutta Hogwarts per andare a dire agli altri fantasmi quanto lei è civettuola con gli studenti”. Ecco come far parlare la riservata, educata e fiera Dama Grigia, Black. E le promesse si mantengono, soprattutto se si fanno con fantasmi melodrammatici».
Sirius si accorse di avere la mascella serrata dal nervoso quando provò a ribattere. «Quindi sai benissimo che io e quel fantasma snob non ci siamo detti niente, Olivia. Come fai a dire che James è bugiardo?» chiese, seriamente curioso.
«Be'» cominciò lei sciogliendo le braccia e rimettendosi dritta per imitare il fantasma offeso. «”Io a quel buffone -che per la cronaca saresti tu- “non ho nemmeno rivolto la parola! Con quale coraggio quella ragazzetta piagnucolona va a dire in giro che io sarei una civettuola!? Il Grifondoro voleva soltanto che gli dicessi delle prove di John!”. Non è stato difficile collegare le informazioni, Black. É La Dama Grigia la prova di Owen, il fantasma dei Corvonero così riservato da non aleggiare la mattina in mezzo agli studenti. Ecco perchè mi hai cancellato la memoria, c’erano Owen e il suo fantasma davanti al ritratto quella notte, non è vero?»
Sirius non rispose, fissandola intensamente come se niente fosse anche se dentro moriva dalla voglia di ridere e baciarla contemporaneamente perché Olivia era maledettamente scaltra, intelligente e il suoi occhi scuri e quasi macabri lo facevano impazzire.
«Così» proseguì lei, il sorriso soddisfatto a farle spuntare la fossetta «per esserne certa e per sentire queste benedette prove, ho giocato sporco anch’io»
«Hai giocato sporco?» le chiese lasciandosi andare ad un divertito e lascivo sorriso. A Sirius, il caparbio sguardo che Olivia aveva in quel preciso momento piaceva da morire, gli si stavano per spezzare i denti dalla furia per la situazione, certo, ma gli piaceva da morire. 
«Proprio così» rispose Liv. «Come saprà, sono un’amica di Lily. John mi ha mandato da lei per farmi dire tutto quanto, così metteremo fine a questa storia”» spiegò la sua bugia con semplicità, ripetendo le esatte parole che aveva detto alla Dama Grigia poche ore prima.
Sirius scosse la testa, sorridendo al soffitto per darsi un tono. «Ok, complimenti» commentò riabbassando la testa per poterla guardare di nuovo. «Ma tu vuoi vincere o no la partita di sabato, Olivia?» le chiese osservandola aprire il piccolo pezzo di pergamena rubato ad Owen.
«Mi stai per caso minacciando, Black?» sbottò lei fermandosi un attimo per guardarlo dritto negli occhi con fermezza. «Perchè se hai intenzione di rompermi la mano destra sono sicura al cento per cento che per vederti steso a terra, morente, non dovrò nemmeno sollevare un dito, ci penserà Potter»
«Ti sto soltanto dicendo che se dirai tutto a Evans, la partita di sabato è persa» la bloccò lui infilandosi con noncuranza le mani in tasca.
Liv aggrottò le sopracciglia fissandolo attentamente. «Se la mia intenzione fosse stata quella di dire tutto a Lily» cominciò, decisa «non avrei di certo rubato questo foglietto a John. Avrei parato il tuo Incantesimo delle Pastoie per pietrificare te e lasciare lui libero di parlare» spiegò schietta notando gli occhi grigi di Sirius ridursi a fessure.
«Come, scusa?» fece lui, confuso. Con quella ragazza c’era sempre qualcosa che non andava, il sorriso seducente sembrava non funzionare e non riusciva a tenerlo su per più di un minuto perchè ad ogni minuto Olivia se ne usciva fuori con qualcosa di spiazzante o particolarmente divertente.
«Non voglio perdere la partita, Black» si limitò a dire Liv lanciandogli uno sguardo eloquente che forse di eloquente non aveva niente dato che l’espressione perplessa di Sirius non accennò a cambiare.
Ma l’eloquenza c'entrava ben poco, perchè l’unico motivo per cui le aveva detto che avrebbero perso la partita era perchè James era innamorato. Olivia non poteva di certo sapere che James si era innamorato... o sì?  Si chiese notando il sopracciglio di Liv sollevarsi insieme alle labbra con fare scaltro.
«Qualcuno mi ha detto che Potter è innamorato» svelò lei, ridente.
A Sirius caddero le braccia mentre imprecava sottovoce. Peter... quel vigliacco di un topo!
«Remus» lo illuminò lei, e Sirius assomigliò in modo estremamente simile a James quando ricevette in testa un bolide di Mani di Mazza in un’agguerrita partita Serpverde-Grifondoro del quinto anno. 
Impossibile, si disse, Remus non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere, non avrebbe mai rivelato il ‘Piccolo Problema Amoroso’ di James. Era un’assurdità.
«Per quanto questa notizia mi abbia lasciato abbastanza scettica» ammise Liv lasciandosi andare ad una bassa risata «non vorrei rischiare di mandare a monte un’intera partita. Se Potter è davvero innamorato di Lily non potrebbe di certo dare il suo meglio in campo nel pieno di una delusione d’amore».
Sirius sospirò forte ignorando il tono derisorio di Liv e pensando al modo migliore per dire a Remus che una delle prossime notti l’avrebbe passata a fare compagnia al ragno gigante che viveva in mezzo alla Foresta Poribita, naturalmente non in versione Lupo Mannaro.
«Ma sappi, Black» continuò Liv lanciando un’occhiata alla statua-John «che sabato, dopo la partita, dirò delle prove a Lily»
«Tu dici, Olivia?» fece lui in tono di sfida lanciandole uno sguardo particolarmente penetrante.
«Io dico, Black» ribattè lei dando fuoco con un gesto della bacchetta alla piccola pergamena di Owen senza distogliere gli occhi dai suoi.
«Ma fino a sabato terrai Owen lontano da Evans?» chiese Sirius con una punta di luce negli occhi fissi sui capelli scuri di Liv, adesso intenta a pestare con una scarpa il biglietto infuocato buttato a terra.
«Potter non ha alcuna possibilità con Lily» disse soltanto lei, sollevando di nuovo il viso e trovandosi quello di Sirius vicino al suo alla stessa distanza di Mary quando, la mattina, infilava la testa sotto al suo cuscino per gridarle di alzarsi.
«Questo lo sanno tutti, anche James in persona» mormorò Sirius ammirando compiaciuto l’aria finalmente spaesata sul volto a pochi centimetri dal suo naso. «E non è vero che è innamorato, Remus delira quando sta male».
Subito dopo, però, sentì la punta della bacchetta di Liv affondare sul collo, minacciosa ed insistente.
«E tu pensi che io creda più a uno stronzo bugiardo fino al midollo o a Remus che non sembrava affatto delirante?» sibilò freddamente lei trovando- tra la confusione che le annebbiava la mente- una certa sicurezza nella voce e nei lineamenti, tutto d’un tratto rigidi e severi.
Al contrario, Sirius se la rise con uno sfacciato e soddisfatto ghigno senza però riuscire a fare a meno di far scorrere lo sguardo rapito su ogni dettaglio del suo volto, senza riuscire a fare a meno di perdersi nel suo profumo fiorito che ormai era diventato la sua droga; sfidando la fremente sensazione di elettricità che scattava quando gli stava così vicino.
«Olivia? Ti disturba la mia vicinanza per caso?» le sussurrò squadrando con interesse le labbra di Liv, ancora fieramente ferma sul posto nonostante il battito cardiaco esageratamente veloce nel petto. Perchè anche se l'attrazione che Black esercitava era la più forte che avesse mai sentito per qualcuno, non aspirava a nessuna storia seria proprio come lei e gli piaceva il suo modo di essere quando restava se stesso, non sopportava quando agiva con quella maschera che portava quasi sempre addosso come una scusa per comportarsi da vero bastardo arrogante.
«Le uniche persone a cui non disturba la tua vicinanza sono i tuoi amici schizzati quanto te e le campionesse di lancio del reggiseno. Quindi, sì» rispose facendo maggiore pressione sul collo con la bacchetta «mi disturba eccome».
Sirius fu costretto ad indietreggiare di un passo per non essere infilzato sul serio, con naturale nonchalance e le sopracciglia leggermente sollevate sopra agli occhi altezzosamente socchiusi in un’espressione attentamente scrutatrice e tagliente.
«Siamo momentaneamente alleati ma pur sempre in guerra» esordì, beffardo, puntando la bacchetta in direzione del viso di Liv che in un attimo si ritrovò con le sopracciglia a strisce gialle e nere.
I colori Tassorosso spiccavano come non mai sul rosso furia della sua faccia riflessa sul vetro della finestra vicina illuminata dalla luce argentea della luna.
Sirius trasalì notando la luminosa sfera ancora bassa nel cielo, scattò verso un arazzo senza pensare o salutare, e ci sparì dietro. Liv, allibita, si dimenticò perfino delle sopracciglia che fra due giorni avrebbero tifato per la squadra avversaria, e lentamente si avvicinò all’arazzo ancora ondeggiante dopo il passaggio fulmineo di Sirius.
«Ma che diavolo...?» mormorò sconvolta quando, spostando la vecchia stoffa colorata, le comparve davanti un lungo tunnel buio. Lanciò un’occhiata furtiva al più rosato John Owen e sparì anche lei come Sirius.
Avanzò con la luce della bacchetta aspettandosi di vedere casse di burrobirre accatastate sul pavimento o sacchi pieni di caccabombe e articoli di Zonko, ma nulla di tutto ciò si parò di fronte a lei: quel tunnel era vuoto. Ci mise davvero poco ad arrivare alla fine e  dovette spostare un’altro arazzo per poter capire che il passaggio segreto l’aveva portata tre piani più giù, vista la porta dell’aula di Storia della Magia a destra.
«Liv?! Da dove sbuchi?» la richiamò la voce di Mary, in piedi davanti a lei con gli occhi nocciola spalancati dalla sorpresa. Liv, incredula, sorrise smagliante guardandosi alle spalle.

«Una scorciatoia!» esclamò trionfante, indicando l’arazzo alle sue spalle. «Adesso ho capito come fanno quei quattro ad apparire e scomparire nei piani senza alcun fiatone!» Mary sembrò non capire, forse troppo distratta dalle sopracciglia giallo-nere dell’amica.
«Hai visto Black?» le chiese Liv.

«No, ma cosa ti è successo alle sopracciglia?»

«Lily le rimetterà a posto. La visita a Remus è stata fin troppo breve. Tutto bene?» sviò l’argomento Liv, e Mary cambiò repentinamente espressione: da confusa divenne preoccupata.

«Non c’era! Non era in infermeria» mormorò sconcertata «Quando sono arrivata non ho trovato nemmeno Madama Chips. Così gli ho lasciato il libro sul comodino. Lo troverà quando si rimetterà a letto per dormire... magari era in bagno». Fece spallucce seguendo poi lo sguardo improvvisamente allarmato di Liv, posato su tre persone che camminavano a passo svelto in fondo al corridoio.
«Chi sono?» sussurrò Mary cominciando ad agitarsi. Era forse il caso di nascondersi? Vedere tre estranei vagare per il castello di notte non era normale.
«Sono con Gazza, non credo siano pericolosi» la rassicurò Liv notando che una delle tre figure- quella più bassa e zoppicante- era il guardiano scorbutico.
«Il fatto che ci sia Gazza non è una garanzia...» bisbigliò Mary avvicinandosi maggiormente all’amica. «E se l'avessero messo sotto Maledizione Imperio? Come quell’uomo dell’articolo sul Profeta di ieri...ricordi? Ha fatto entrare due Mangiamorte in casa sua senza che se ne rendesse conto».
Liv tuffò una mano dentro la tunica, alla ricerca della bacchetta.

«O come me...» continuò Mary abbassando ulteriormente la voce diventata cupa. «Quando mi sono arrampicata sul faggio del parco per buttarmi giù sul prato».
Liv spostò lo sguardo su di lei e con la mano libera le afferrò un braccio, rassicurante.

«Dici che sono Mangiamorte travestiti da qualcun’altro?» chiese per far svanire dalla testa dell’amica Mulciber e i suoi esercizi con la Maledizione Imperio. Riportò lo sguardo davanti a sè ma il piccolo gruppetto aveva già svoltato l’angolo.

«Potrebbero. Non si sa mai, Liv» rispose Mary sospirando forte per camuffare il piccolo brivido che le invase la schiena.

«Ma Hogwarts è sicura. Abbiamo gli Incantesimi Protettivi per tutto il confine, terra e cielo; e Gazza non esce mai dalla scuola dopo le otto, non possono averlo attirato al cancello e non possono nemmeno averlo messo sotto maledizione stando fuori dai confini di Hogwarts, senza vederlo» disse lei, pensando un attimo a suo padre. Da quando aveva ricevuto la sua prima lettera, suo padre non aveva fatto altro che ripeterle quanto Hogwarts fosse magnifica e sicura, soprattutto sicura e suo padre, anche se le era difficile ammetterlo, non sbagliava quasi mai.

 

 



*

 

 



«Carissimo Gazza, non serve che ci accompagni»
«Già, sappiamo benissimo la strada da soli»
«La conosciamo come le nostre tasche!»
«Tappatevi la bocca, maledette canaglie! So chi siete, Apollyon* mi ha parlato tatno di voi prima di lasciarmi il suo posto, qui! Spero proprio di non avere mai a che fare con due pagliacci maleducati come voi due!»
«Nostra sorella aspetta due bei gemelli...»
«Vero. Saranno tra noi questa primavera...»
«Con assoluta certezza avranno i capelli rossi»
«Dici che assomiglieranno ai loro zietti anche come carattere, Gazza?»
«Mastro Gazza? Si sente bene?»
Non erano affatto dei Mangiamorte, se Liv e Mary li avessero seguiti si sarebbero trovate davanti al grande Gargoyle in pietra, a guardia dell’ufficio del Preside, dove ad affollare il corridoio c’era un’altra persona sconosciuta, la McGranitt, James, Lily ed un impettito Gilderoy Allock nella sua impeccabile divisa Corvonero.
«Ma professoressa! Non può ignorare la mia richiesta e quella di James Potter!» esclamò oltraggiato Gilderoy, scostandosi un boccolo biondo dalla fronte.
La McGranitt lo squadrò da sopra gli occhiali, inarcando un sottile sopracciglio. «E chi sareste voi due, signor Allock? I nuovi Ministri della Magia?» lo zittì, sarcastica. «Il Preside adesso è occupatissimo e non può ricevere nessuno di voi tre»

«Io e Potter abbiamo la riunione di fine mese, professoressa» esordì educatamente Lily con la coda dell’occhio rivolta alla composta sconosciuta avvolta in un elegante mantello verde foresta.
«Sì, lo so, signorina Evans. E mi scuso per non avervi avvisato prima: la riunione è stata annullata» rispose la professoressa in tono severo allungando una mano verso il braccio della misteriosa ragazza. «Emmeline... prego. Sto qua io ad aspettare Fabian e Gideon, arriveranno a momenti... sempre se non ne combinano una delle loro» disse a bassa voce, scortandola verso il gargoyle sotto lo sguardo attento di Lily e quello indagatore di James che, offeso, fece un passo avanti con spavalderia.

«Si può sapere perchè tutte queste persone possono vedere il preside e noi invece no?!» chiese, arrogantemente stufo. Lily spalancò gli occhi verdi al suo fianco e la McGranitt si voltò verso di lui come se fosse stata appena insultata. «Perchè questa è già la seconda volta che vengo qui per vedere il professor Silente e lui non può mai ricevermi! Però può benissimo vedere persone arrivate da chissà dove!»

«Giusto!» s’intromise pomposo Allock, circondando con un braccio le spalle di James che, infastidito, si divincolò istantaneamente dalla presa.
«Prima di tutto, Potter, non ti permetto di usare questo tono quando parli con me... e lo sai benissimo» cominciò la McGranitt più gelida che mai. «Seconda cosa: esistono molteplici e serissimi motivi per la quale non puoi vedere il preside e, nel modo più assoluto, nessuno di questi è affar tuo! Quindi adesso filate nelle vostre rispettive Sale Comuni, senza insistere».
Con la McGranitt nessuno osava scherzare e tutti e tre girarono i tacchi senza fiatare. Lily imbarazzatissima e James, furioso, con i pugni chiusi e lo sguardo minaccioso in direzione di Allock, baldanzoso al suo fianco.
«Voglio proprio vedere la sua faccia quando diventerò Ministro della Magia!» sbottò il Corvonero, convinto. «“Siete per caso i nuovi Ministri?”... lo sarò! Eccome se lo sarò! L’ho sempre detto!»

Lily sollevò lo sguardo al soffitto, a quelle parole. Tutti in quella scuola, professori compresi, faticavano a sopportare quel ragazzo eccezionalmente vanesio e super egocentrico che con i suoi voti alti o gesti esageratamente plateali cercava di attirare fama, ammiratori e attenzione a tutti i costi. Erano cinque anni che ci provava, senza ottenere risultati. E più si sentiva messa da parte, più esagerava.
«Sì, perfino i muri ti voterebbero, Gilderoy» disse James con sarcasmo e lui scoppiò in una risata controllata portando indietro la testa con eleganza. «Voi mi votereste?» chiese, ammiccando in direzione di Lily che sollevò un sopracciglio rosso in risposta. Assistere ad una conversazione Potter-Allock era un vero suicidio. Sembrava di stare accerchiati da due persone colpite da potenti Incantesimi di Ingozzamento. Avrebbero potuto prendere il volo senza le loro scope da corsa.
«Soltanto se durante la tua campagna elettorale verrai a tifarmi allo stadio con una gigantografia del mio viso nel cielo. Come quando hai provato a far comparire il tuo con la magia sopra al Lago Nero, due anni fa» lo prese in giro James ridendo sotto ai baffi. La cosa sconcertante era che il viso di Allock aveva quasi davvero brillato nel cielo azzurro un pomeriggio di inizio giugno, facendo rabbrividire tutti sul prato come se fosse stata un'imitazione del Marchio Nero. Per fortuna, non era riuscito nel suo intento e il suo volto aveva semplicemente sorriso, tremolante, sulla superficie dell'acqua.
Smise di ridere soltanto quando ricordò che quel fatto era successo lo stesso giorno in cui Lily aveva litigato con Piton, dopo le mutande messe al vento, dopo il: ''Siete uguali, voi due!"
Lily serrò le labbra con amarezza al ricordo di quell'orribile giornata. Raddrizzò la schiena per darsi un tono quando si accorse che James aveva notato ed osservato con serietà il suo sottile cambio d’umore.
«Non potrei tifare per te, James» scattò Allock, in tono ovvio «perchè starei cercando il boccino! Il boccino con il quale porterò alla vittoria la nostra Nazionale alla Coppa del Mondo di Quidditch!»

«Oh, giusto... l’avevo dimenticato» fece James, rimarcando il tono ironico, sempre più divertito. Allock era il Cercatore nella squadra Corvonero, nessuno sapeva come aveva fatto il Capitano dei Corvonero a prenderlo in quadra, perché non si poteva definire tutto questo granchè. Era lui ‘il Cercatore mezzo miope’, soltanto perchè l’unica cosa che poteva vedere era la sua immagine riflessa su uno specchio. Eppure, quando faceva la cronaca alle partite, Allock  si autodefiniva ‘Il cercatore migliore di Hogwarts’ anche se, come gli ricordava di continuo la McGranitt,  tutto quello che doveva fare era descrivere quelli presenti in campo e non se stesso. Se nessuno capiva come aveva fatto Davies a prenderlo in squadra, tutti sapevano che la McGranitt l'aveva accettato come cronista soltanto per placare la sua sete di attenzioni ed evitare così che andasse in giro per il Castello a cercarle con gesti plateali.
«Noi due, con la coppa in mano sarebbe una foto da prima pagina, non trovi? Ehi, Lily, non ti firmiamo l’autografo adesso soltanto perchè sarebbe da presuntuosi, ma ti converrà tenere sempre in tasca una piuma tra qualche anno!» esclamò Allock, gioviale.
«Già! Ti conviene proprio, Evans» gli fece eco James, cercando di non ridere spudoratamente.

«Non sto già nella pelle» rispose lei cogliendo l’ironia nella voce del suo collega Caposcuola. Non l’aveva mai ammesso con nessuno, ma Gilderoy era decisamente molto più megalomane e vanitoso di Potter, e questo era tutto dire. Non faceva altro che cercare di raggiungere o addirittura superare James, quello che invece aveva davvero la popolarità che Allock rincorreva sempre, senza raggiungerla mai. Odiava James, Lily l'aveva notato, e odiava Sirius perché la maggior parte delle ragazze della scuola parlava di lui.
Il sorriso di Allock le si parò davanti, oscurandole la visuale. «Vedi questo, Lily?» le chiese lui a denti stretti, indicantosi la dentatura in mostra. Lily sbattè più volte le palpebre, perplessa e abbagliata da quel candore.

«Cosa? Il brufolo sotto al naso?» domandò, incerta. Allock parve impallidire sgranando i suoi grandi occhi azzurri «Brufolo?!»

James sghignazzò senza ritegno.
«Questo! Questo sorriso vincerà il premio come il Sorriso più Seducente del Settimanale delle Streghe tra qualche anno e tu ti mangerai le mani per non aver approfittato della mia compagnia oggi!»
«Quanto hai preso l’anno scorso al tuo G.U.F.O. di Divinazione, Allock? Troll
«Questa è tutta gelosia, James! Perchè, ammettiamolo» ridacchiò. «Sei un campione a Quidditch ma non hai nemmeno un briciolo del mio charme» sentenziò, posando lo sguardo sui neri capelli ribelli di James. Lily si schiarì la gola, tanto per camuffare un attacco di riso.
«Ma non preoccuparti, tra una lezione e l’altra sto lavorando ad uno shampoo che trasformerà i capelli da disordinati e spenti in setosi e ondulati come i miei! Una pozione molto più efficace di quella di tuo padre...» disse, spostando ancora una volta lo sguardo luminoso sui capelli di James, ormai abituato a quelle battute.

«Noi non l'abbiamo usata. I nostri capelli ci piacciono così come sono» ribattè, passandosi orgogliosamente una mano tra i ciuffi disordinati. Ma Allock sembrava diventato improvvisamente sordo.

«Lo faccio per quelli più sfortunati di me, ovviamente... io non ne ho assolutamente bisogno» ridacchiò il Corvonero, mettendo in mostra i denti perfettamente dritti e bianchi in direzione di Lily. «Perchè i miei capelli sono così di natura, sapete? Mia mamma mi aveva avvertito che la mia eccezionale bellezza avrebbe attirato degli invidiosi! Sirius Black, per esempio. So benissimo che mi detesta solo perchè sono un pò più affascinante di lui».
James questa volta rise di gusto. A Sirius importava della bellezza e di essere affascinante come ai suoi capelli ribelli importava della forza di gravità.
«Sai cosa ci vorrebbe, Gilderoy? Una gara di bellezza» propose scherzosamente Lily, ridente. «Chi sarà il Mister Hogwarts 1978?»

«Evans, va bene assecondare i matti ma qui si esagera... e comunque sarebbe Sirius, senz’ombra di dubbio» le mormorò James mentre Gilderoy si illuminava, fermandosi di scatto al centro del corridoio. James sapeva benissimo che la distratta eleganza di Sirius lui non l’avrebbe mai potuta avere con il riccio perennemente spaventato che si ritrovava in testa.
«Allock non è male esteticamente, piace a qualcuna rispetto all'anno scorso» gli sussurrò Lily facendogli aggrottare entrambe le nere sopracciglia. «Anche se Black è Black, lo sanno tutte, e lo sa anche Allock» aggiunse Lily a voce ancora più bassa.
«Un’idea strabiliante, Lily!» fece invece Allock, leggermente rigido e forse intimorito. «Ma convincere Silente sarà dura visto che non mi riceve nemmeno per parlare di un piccolo notiziario della scuola!»

«Ancora con questa storia?» lo interruppe James, incredulo. «Sì. Con Xeno avevamo anche trovato il fotografo!» rispose lui, incantandosi per un istante al riflesso del suo viso su un’armatura. Si sistemò le onde bionde sulla testa e riprese a parlare e camminare. «Ma lui si è diplomato ed è andato tutto in fumo! Silente non vuole nemmeno più ascoltarmi! Come oggi!»

«Perchè a Silente, e a noi, non importa niente di vedere la tua faccia stampata su ogni singolo foglio di questo ipotetico giornale- perchè è questo che vuoi, no?- o di leggere di Nargilli e Gorgo... com’era?» sbottò James rivolgendosi a Lily che fece spallucce.
«... SprizziGorgosprizzi» provò a dire, non proprio convinta. Anche se non le era mai dispiaciuto ascoltare Xenophilius, nemmeno lei ricordava il nome esatto degli esserini di Lovegood che nessuno aveva mai visto o sentito nominare. Lily li trovava buffi e divertenti.
«Ci saresti stato anche tu sul giornale, James» fece Allock con un radioso sorriso. James strabuzzò gli occhi passandosi istintivamente una mano sui capelli. «Davvero?» chiese sinceramente colpito.

«Con me, ovviamente. Noi due sulla scopa, giù al campo» specificò Allock sollevando orgogliosamente il mento.
«James Potter, il miglior Cacciatore di Hogwarts, e me... Gilderoy Allock, il miglior Cercatore

«Il miglior cercatore ufficiale è Stevens, quello non ufficale sarei io»
«Stevens!? Ah, povero ingenuo... lo sanno tutti che bara. Con la scusa che è un leale Tassorosso nessuno si prende il disturbo di indagare, ma lui bara, te lo dico io. E comunque hai la stoffa del Cacciatore ma il Cercatore non fa proprio per te, James. Se vuoi, però, potrei insegnarti qualcosa...»
«Stai scherzando, spero. Avrai una chioma degna di un cucciolo di unicorno su quella testa ma la mia agilità sulla scopa e i miei riflessi pronti tu non li hai nemmeno nei tuoi sogni migliori!»
«Evidentemente non ricordi bene le mie partite»
«Sono sicuro quanto lo è Gazza di essere un Magonò di ricordare che invece di catturare il boccino tu gli sorridi per ammirarti i denti riflessi sopra!»
Lily roteò gli occhi riportandoli dritti davanti a sè per camminare più velocemente e seminarli, ma la discussione aveva così infervorato entrambi che sia James che Gilderoy avevano allungato il passo standole al fianco senza nemmeno rendersene conto.
Un guizzo lucente nella tasca del pantalone di James catturò l’attenzione di Lily: Il Mantello dell’Invisibilità.
«E VA BENE! SIAMO PARI, JAMES!»
«PROPRIO NO!»
«MA TU NON SEI CERTO AL MIO LIVELLO DI BELLEZZA»
«CHE ME NE FREGA DELLA BELLEZZA!? E COMUNQUE SIRIUS TI SUPERA, LO DICONO TUTTE ANCHE SE FAI FINTA DI NON SENTIRLO!»
«Come... che me ne frega’ ? É tutto!»
A Lily bastò afferrare il piccolo lembo di stoffa leggerissima che sbucava dalla tasca e stare ferma, il Mantello scivolò fuori ad ogni passo furioso di James.
Si coprì interamente prima che lui si bloccasse di scatto portandosi una mano sulla tasca, inspiegabilmente e improvvisamente vuota.
Allock lo osservò, sconcertato, e poi si guardò attorno. «Dov’è finita Lily?» chiese, spaesato.
James scosse la testa. Non voleva crederci, non voleva prorio crederci ma la cosa lo fece sorridere piacevolmente stupito da Lily.
Ritrovò il suo Mantello in Sala Comune qualche minuto dopo, ben piegato dentro la zucca vuota che aveva spaventato entrambi prima di raggiungere il gargoyle di Silente.
Nonostante il dormitorio affollato, la zucca passava inosservata sopra ad una cassapanca coperta da sciarpe rosse, mantelli e cartacce di dolciumi vari vicino all’ingresso. Nessuno avrebbe osato toccare un qualcosa con su scritto il nome di uno dei due Caposcuola, Lily oltre che corretta era stata anche furba.
James si riprese il suo oggetto prezioso e corse di nuovo via, oltre il buco del ritratto, più veloce che mai per raggiungere un cane, un topo e un lupo mannaro che avevano urgentemente bisogno di un bel palco di corna di cervo.

 

 

 

 

 


*

 

 



La mattina dopo, poco prima dell’alba, nessuno dei tre Animagus si sognò di mettersi a letto per approfittare di quelle due o tre ore prima dell’inizio delle lezioni.
Peter, intatto fisicamente ma distrutto emotivamente, si era chiuso in bagno senza dire una parola con James alle calcagna.
«Pete, non importa! Ormai è passato e Remus starà bene» lo rassicurò il Caposcuola bussando piano alla porta del bagno.
«Vado a vedere come sta Remus» borbottò Sirius con metà viso segnato da una moltitudine di ferite ancora fresche. James gli afferrò al volo un braccio, trattenendolo.

«E come spiegherai a Madama Chips quel sangue?!» Lui chiuse gli occhi, distrutto, prima di chinarsi sul suo baule alla ricerca del dittamo.

«Non mi hai ancora spiegato perchè non eri con Coda» sbottò duramente James. «Non dirmi per preparare la festa di Compleanno perchè ti appenderei al soffitto, Sirius» «Dovevo andare urgentemente in bagno» mentì Sirius afferrando la piccola boccetta di Dittamo tra i calzini puliti. «Contavo di raggiungere la Stamberga prima della luna». Questa volta non mentì. L’aveva creduto davvero e invece Olivia, come al solito, gli aveva rovinato il piano. James continuava a fissarlo con attenzione da dietro le lenti degli occhiali.
«E comunque li ho raggiunti pochi secondi dopo la trasformazione. Peter poteva benissimo distrarlo per qualche secondo»

«Un topo!?» gli sussurrò a denti stretti James come per dirgli di evitare di far sentire ancora più in colpa l’amico. Sirius assottigliò gli occhi dal dolore mentre si faceva cadere alcune gocce di essenza sulle ferite.

«Un topo può benissimo attirare l’attenzione correndo per la stanza e saltando sui mobili invece di stare nascosto sotto un baldacchino polveroso a guardare Remus divorarsi da solo» mormorò furioso tappando la piccola bottiglia con un gesto nervoso.
James sapeva benissimo che Sirius aveva ragione, ma capiva anche Peter e la sua estrema paura nel rimanere da solo davanti ad un Lupo Mannaro.
«Vado da Remus» disse secco Sirius prima di uscire dal dormitorio a grandi falcate decise nonostante il sonno e gli incredibili dolori sparsi per il corpo.
Trovò l’amico sdraiato su un letto dell’infermeria, coperto di bende e stremato ma con un libro tra le mani più graffiate del solito.
«Sto bene» disse subito lui sollevando gli occhi stanchi dalle pagine.

«Stai bene ma erano anni che non ti trovavo in queste condizioni, Lupin» sbottò Madama Chips uscendo frettolosamente dal suo ufficio con altre bende in una mano e la bacchetta nell’altra. Remus sorrise debolmente osservando Sirius avvicinarsi con sguardo cupo.
«Black, come al solito, meno lo farai parlare e meglio sarà» si raccomandò la donna avvolgendo con maestria la benda attorno ad una lunga gamba di Remus. «E cosa sono quelle tremende occhiaie? Non hai dormito?» gli chiese, premurosa, lanciandogli un’occhiata indagatrice.

«Insonnia. Nessuno di noi tre in dormitorio dorme tranquillo quando Remus soffre» mentì ancora una volta Sirius osservando la guaritrice annuire, comprensiva. Anche lei aveva delle leggere ombre scure sotto agli occhi.
«Olivia mi ha fatto tardare di qualche secondo» spiegò sottovoce appena Madama Chips sparì di nuovo nel suo ufficio.
Remus chiuse il libro di Mary, senza riuscire però a sistemarsi i cuscini sulla schiena. «Forse è il caso che smettiamo con la storia degli Animagi, Sirius» mormorò con un magone in gola spostando lo sguardo sul cielo ancora stellato oltre il vetro bagnato di rugiada della finestra.

Gli occhi grigi dell’amico lo fulminarono all’istante. «Piantala, Lunastorta»

«Se fossi uscito dalla Stamberga»

«Ma non è successo, c’ero io»

«Silente si fida di me...»

«Siamo stati io, James e Peter a decidere di fare questa cosa quindi tu non stai tradendo nessuno se non si parla di James, naturalmente».
Remus corrucciò il viso pallidissimo, perplesso. Una fitta al taglio sulla guancia però gli fece subito ridistendere i lineamenti.
«Hai detto a Olivia di James» sibilò Sirius sempre più sottovoce, e Remus assunse un’espressione seria e decisa riportando tutta la sua attenzione su di lui.
«Ho dovuto farlo. E non guardarmi con quegli occhi, Sirius. Pete è venuto in infermeria dopo il banchetto e mi ha detto di aver visto Liv parlare in un angolo con la Dama Grigia. Che cosa avrei dovuto fare?»
«Era un segreto! James non ha mai tradito il tuo, Remus! E dire che ho pensato a Peter!»
«Meglio che Lily sappia che James è innamorato e non solo un pazzo ossessionato a portarla ad Hogsmeade o che sia a conoscenza delle prove di Owen?»
Quell’ultimo sussurro mise Sirius in difficoltà. In effetti, era stata una vera fortuna che Olivia sapesse del segreto. In caso contrario avrebbe pietrificato lui e Owen sarebbe stato libero di dire tutto.
«E ti ho fatto un favore anche riguardo alle tue corse sfrenate per il castello all’inseguimento di Lily» aggiunse Remus con voce più stanca. «Non avrai più bisogno di pedinarla ventiquattro ore al giorno... ci penserà Liv»

«Soltanto fino a sabato» precisò Sirius.

«Sabato vedremo cosa fare» fece Remus poggiando con cautela il libro sul comodino per stendersi del tutto, si sentiva a pezzi come non gli succedeva da tempo.
Sirius afferrò la sedia più vicina al letto e si lasciò cadere mollemente sopra. Si mise più comodo che potè, incrociando davanti al petto le braccia piene di tagli e lividi- nascosti dal maglione-  e chiudendo gli occhi che bruciavano di sonno. La debole voce di Remus glieli fece aprire di nuovo. «Liv non ha preso troppo sul serio la notizia di James innamorato, anche se sembrava indecisa, e credo che nemmeno Lily lo farà se non sarà James a dirglielo».


 

 

*

 

 

 

 

 


Il cielo cominciava a colorarsi di rosa e oro quando James convinse Peter a scendere in infermeria.
Nella Sala Comune, di solito deserta a quell’ora, trovarono Lily in una pesante e larga vestaglia di lana che le nascondeva il pigiama a pois; con i capelli rossi legati in una disordinata coda mal fatta e gli occhi verdi rimpiccioliti dal sonno si accingeva a raggiungere il buco del ritratto.
«Evans» la chiamò sconvolto James saltando istintivamente l’ultimo gradino della scala a chiocciola; se ne pentì amaramente sentendo l’acuto dolore alle gambe stanche.
Lily si fermò, voltandosi mentre cercava di coprire uno sbadiglio con la mano.

«Ma dai, Potter» mugugnò stancamente «Credevi forse che non mi sarei svegliata per vedere in che condizioni è Remus?»

«É l’alba» fece lui avanzando tra poltrone e puf scarlatti con Peter al seguito. Si rese conto di avere  il cuore accelerato, come se avesse ancora gli zoccoli al posto dei piedi e stesse correndo tra gli alti alberi della foresta.

«Oh che stupida... credevo fosse il tramonto» disse lei sarcasticamente, rivoltandosi verso il ritratto per attraversarlo ed uscire fuori in corridoio.
Un grande sorriso distese le labbra di James quando, mentre copriva tutti con il Mantello, Lily non si scansò.

«Come volevi raggiungere il primo piano, Evans?»

«Con l’Incantesimo di Disillusione, Potter, ma questo maledetto mantello è molto più comodo» rispose lei cominciando a camminare sotto quel velo al fianco di Peter.
«Un Caposcuola non dovrebbe essere fuori dal suo dormitorio a quest’ora» la stuzzicò ancora James senza riuscire a staccare gli occhi dal viso assonnato di Lily.
«Per le emergenze può» ribattè lei abbassando la voce davanti ad una fila di quadri ronfanti. «Black dov’è?» chiese poi cominciando a scendere una rampa di scale.

«É già da Remus, si è svegliato prima di noi» mentì James. Lo sguardo di Lily si posò sulle divise sgualcite dei suoi due compagni di casa che camminavano con lei. Avevano dormito così? La mano di James che teneva sollevato il mantello davanti ai loro visi aveva un graffio parecchio arrossato. Possibile riuscisse a cacciarsi nei guai anche a quell’ora del mattino?
«Non spaventarti se lo vedrai coperto di bende» la ridestò James riferendosi a Remus. «Madama Chips lo fa stare subito bene già dalla Stamberga. Remus ce lo dice sempre per tranquillizzarci, ma tanto lo dirà anche a te».

Peter annuì con un sorriso incerto e Lily sospirò leggermente. «Se è coperto di bende è meglio che convinca Mary a non andare a fargli visita» disse fermamente «o sarà complicato poi spiegarle che ‘malattia’ lo affligge».
James non potè fare a meno di spostare un attimo lo sguardo su di lei, riconoscente. «Sarebbe perfetto. Grazie, Evans».

Lily annuì, serissima e pensierosa, alla ricerca di una scusa da propinare alla sua amica.
 Peter tossicchiò appena tra i due, sentendosi tremendamente in imbarazzo, per un istante desiderò trasformarsi in topo e scappare via.
Lanciò qualche occhiata impacciata verso James, ma gli occhi dell’amico sembravano non vederlo, troppo presi a sorridere dietro le lenti degli occhiali ancora un po' sporchi di polvere della Stamberga.
James non poteva sentirsi più a suo agio di così, era come se il sorriso di Lily davanti ai Tre Manici di Scopa si fosse prolungato.
Vuoi venire in infermeria con me, Evans?era sicuro di non averglielo chiesto fino allo sfinimento, eppure Lily era lì in infermeria, in piedi accanto al letto di Remus, con la pallida e rosata luce dell’alba ad accenderle i capelli spettinati.
Non aveva mai avuto niente da perdere, James, ma in quel momento invece era tutto diverso, tutto un pò più giusto, più possibile, più al suo posto perchè sì, il posto di Lily Evans era al suo fianco. Doveva essere così, poteva essere così.
«Idiota» borbottò sotto voce Sirius, seduto scompostmente al suo fianco, senza muoversi o aprire gli occhi.
James sorrise, staccando gli occhi da Lily per portarli verso la sua assonnata lista anti-rimbeccillimento che con una spallata quasi lo fece cadere dalla sedia e ridere in modo divertito togliendoli così l’aria da perfetto imbecille innamorato qual era.
 
 



 

*

 
 
 


«Ma da che parte stai tu?»
«Fino a sabato da quella della mia squadra, John, da sabato in quella di Lily quindi abbi un minimo di pazienza»
«E tu sei convinta che sabato riuscirai a dire tutto a Lily?»
«Al cento per cento»
«Black farà qualcosa prima, Liv»
«Black non farà un bel niente, stanne certo»
«Lo farà eccome! Tu non hai idea dei modi che usa per bloccarmi»
«Me li immagino, ma Black non dorme nel letto accanto a quello di Lily la notte... SÌ, HO LE SOPRACCIGLIA TASSOROSSO! E QUINDI?» sbottò Liv rivolgendosi al gruppetto Serpeverde che l'aveva fissata per minuti interi e che a quell'urlo minaccioso scapparono velocemente, terrorizzati. Liv spostò lo sguardo furente verso Sirius, in piedi in fondo al corridoio affollato; le sorrideva sornione, infilandosi le mani in tasca e facendo marcia indietro. Owen era tenuto sottocontrollo da Olivia, Remus era sempre così fastidiosamente nel giusto.
Liv non aveva dato molta importanza alle sue sopracciglia giallo- nere soltanto perchè era convinta che quello stupido incantesimo sarebbe sparito entro tre giorni, giusto in tempo per la partita.
«McAdams...»
«Lo so, Potter, lo so»
«Ti dico soltanto che se domattina non le farai tornare normali te le strapperò io stesso prima di farti entrare in campo».
Sirius sorrise sedendosi su una panca degli spogliatoi il venerdì pomeriggio. Erano gli ultimi allenamenti prima della fatidica partita e l’atmosfera si era fatta piuttosto tesa.
Avevano passato i giorni precedenti ad allenarsi per ore ed ore sotto una fitta pioggia ghiacciata mandando giù, su ordine di James, il miracoloso decotto Tiramisù di Madama Chips contro il raffreddore anche se nessuno aveva effettivamente i sintomi dell’influenza.
«BEL LANCIO, DAISY! E QUEL PASSAGGIO ERA PERFETTO, ALAN! RIPROVATE LA MANOVRA DI PORSKOFF! E DOPO, LO SCHEMA NUMERO DUE!» gridò James, per sovrastare il rumore della pioggia, sfreccciando dietro l’anello appena oltrepasssato dalla pluffa lanciata dalla cacciatrice che battè il cinque al suo collega Morgan. «Michael non abbatterti o sarà peggio... il prossimo lo parerai! Sei fortissimo» continuò, incoraggiante, fermandosi accanto al suo portiere impacciato negli abiti zuppi d’acqua.
La pioggia continuò a scendere, fredda e scrosciante, e la luce del sole del tardo pomeriggio si fece sempre più fioca dietro ai nuvoloni scuri.

James abbassò lo sguardo su Carter e Harrison che si lanciavano abbastanza ritmicamente i bolidi poco più sotto di loro e lo sollevò per osservare Liv che volava a tentoni sopra alle loro teste. Nemmeno lui riusciva a vedere il boccino, sperò con tutto il cuore che quel tempaccio autunnale sparisse entro la notte o tutto sarebbe stato ancora più difficile per la sua nuovissima squadra.
Diede una pacca sulla schiena di Michael e spiccò in alto, strizzando gli occhi per la fitta pioggia.
«MCADAMS!»
«CI STO PROVANDO, POTTER! D’ACCORDO!?»
«FERMATI UN ATTIMO SE NON VEDI IL BOCCINO! SALI ANCORA PIÚ IN ALTO E STAI FERMA PER GUARDARTI ATTORNO... AVRAI UNA VISUALE MAGGIORE DI TUTTO IL CAMPO!»
Liv puntò il manico di scopa verso l’alto e accelerò. Le fitte gocce di pioggia picchiavano sul suo viso che in un attimo si ritrovò rivolto di nuovo verso il basso per scrutare tutto il campo.
Da quando era entrata in squadra si era accorta di non avere problemi ad eseguire gli ordini di James agli allenamenti, anche perchè più che ordini sembravano soltanto degli ottimi consigli da esperto. Era come se il Quidditch riuscisse a farli andare d’accordo, per un certo senso, perché entrambi lo prendevano sul serio ed entrambi volevano vincere.
In campo, battute e antipatie si prendevano una pausa lasciando spazio alla collaborazione totale per raggiungere il comune obiettivo della vittoria.
«FAI FINTA CHE QUESTA PIOGGIA SIA STEVENS! VUOI BATTERLO O NO!?»
«CERTO CHE SÍ!»
«ALLORA APRI QUEGLI OCCHI RIDOTTI A FESSURE! NEMMENO STEVENS TI FAREBBE VEDERE DOVE SI TROVA IL BOCCINO!»
A fine allenamento, James sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi smaglianti per sollevare l’umore dei suoi sei fradici giocatori che nonostante la fatica e la pioggia si erano impegnati con grandi miglioramenti.
«Vinceremo. Elimineremo i Tassorosso. Abbiamo il Quidditch nel sangue! Nessuno potrà batterci!» disse con la maggior convinzione che riuscì a trovare, rivolgendo il sorriso smagliante a Carter, poco convinto. «Ricordate il decotto di Madama Chips prima di andare a letto. ‘Prima di andare a letto’ significa subito dopo cena, tanto per chiarire» riprese James togliendosi gli occhiali per asciugarli dalla pioggia.

Harrison sorrise stancamente passandosi un asciugamano sui corti capelli scuri e Morgan si lasciò cadere sulla panca accanto ad un distrutto Michael, schizzando d’acqua Sirius e la rivista babbana di motociclette che fino a quel momento l’aveva tenuto occupato nel caldo spogliatoio.

«Grazie, Alan, mi hai risparmiato la fatica di fare una doccia oggi» esordì sarcastico afferrando con lentezza la bacchetta dalla tasca dei jeans per asciugarsi.
«Sappiate che se uno di voi uscirà dal dormitorio stanotte- invece di dormire profondamente nel suo baldacchino- io lo saprò e verrò a prendervi con la forza per riportarvi dove dovete stare la notte prima di una partita» continuò, appositamente minaccioso, James facendo guaire sottovoce Sirius: di chi era il compito di stare con la Mappa aperta sul cuscino fino a tarda notte per controllare i sei nomi della squadra? Il suo. Non aveva mai visto Remus così deciso e scontroso come quando si era rifiutato di avere quel ‘nobile’ compito, e James non poteva di certo passare una notte insonne prima di giocare.
Liv lo guardò storto togliendosi i guanti gocciolanti che le avevano permesso di afferare il boccino almeno una volta.
Sirius le sorrise malignamente, leccandosi il polpastrello del pollice con fare provocante per passarlo poi sulle sopracciglia nere, esplicitamente derisorio nei confronti delle sue, ancora giallo- nere.
Liv strinse le labbra e senza rendersene conto anche i pugni sotto il viso accigliato di Daisy. Le sue sopracciglia sarebbero tornate normali. Dovevano, per forza,

 

 

 

 

 

*

 

 



«Lily fa qualcosa!»
«Ci sto provando! Calmati!»
«A quest’ora dovrebbero essere di nuovo normali!»
«Black è più bravo di quel che pensavamo in Incantesimi, Liv»
«Io lo ammazzo»
«Vanno bene se sono solo un po' più pallide?»
«Lily!»
«Va bene, va bene! Dammi un altro minuto»
«Lasciale così fino a domattina e dormiamo, vi prego, è tardi»
«Domattina non avrò tempo, Mary! Scenderò cinque minuti a colazione con Daisy e poi subito al campo»
«Sta’ ferma, Liv, o ti caverò un occhio con la bacchetta! Sono certa che questo sarebbe molto peggio, no?»
«Merlino, se lo sarebbe».
 





 

Note:
 

Ogni cosa che dice Allock è presa da Pottermore e dal secondo libro, pag. 103 (Cercatore, Corvonero, il suo colore preferito lilla, la mamma che prima di andare a Hogwarts gli diceva che molti sarebbero stati gelosi della sua bellezza, la gigantografia del suo viso in cielo sopra il Lago Nero, i professori che lo ritenevano intelligente ma troppo borioso, la sua voglia di primeggiare ed essere famoso, il voler combattere il male, diventare Ministro, creare la pozione per capelli e così via).

*Apollyon Pringle: il predecessore di Gazza, colui che usava le catene medievali come punizione e sempre quello che ha messo in punizione Arthur Weasley dopo un appuntamento notturno con Molly, a scuola da giovincelli.
Nel settimo libro, poco prima della battaglia finale, la McGranitt dice a Gazza che lui si lamenta di Pix da:"un quarto di secolo". Un quarto di secolo sono venticinque anni, in quel momento sono nel 1998 e significa che Gazza ha cominciato a lavorare a Hogwarts nel 1973 (terzo anno dei Malandrini). Nel 1977, questo momento della mia storia, è a Hogwarts da quattro anni.
Ho sempre immaginato Gideon e Fabian più piccoli di Molly ma più grandi dei Malandrini di almeno otto anni. Quindi nella mia testa non hanno mai conosciuto Gazza, ma Gazza conosce loro perchè mi sembrano due tipi che non passano inosservati tanto facilmente.

   
 
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