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Autore: TotalEclipseOfTheHeart    25/08/2016    3 recensioni
Elayne O'Connel ha solo sedici anni quando la sua vita viene sconvolta, e scopre di essere stata scelta come Guardiana della Terza Dimensione, Astrapos, per combattere contro il male.
Perchè Yggdrasil, l'Albero del Mondo, sta morendo, e con lui, anche il sigillo che teneva prigionieri Nidhoggr, la Grande Viverna, sta svanendo.
Solo I Sette Guardiani possono combatterlo, ritrovando l'Aetherna, l'unica anima pura che possa sconfiggere il mostro.
E' però una lotta contro il tempo, perchè, se sarà lui a trovarla, per loro, per tutto il mondo, sarà la fine...
Tratto dal testo:
"Non ho scelto io il destino che mi è stato assegnato.
Mi sono svegliata un mattino, e booommm … la mia vita non era più come prima. Semplicemente, gli dei o chi per loro avevano altri programmi per me, e che mi piacesse o no, dovevo seguire la strada che avevano tracciato.
Seh … se pensavate davvero che gli dei fossero dei santarellini tutto amore e amicizia, mi spiace deludervi ma … non è affatto così. Prendete me, per esempio. Pensate davvero che volessi rischiare le penne per salvare il mondo? Io??? Tre denunce per rissa e sette sospensioni, tutte in scuole diverse … come no."
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Watchers Chronicles'
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Capitolo VI
Il ritorno di Apophis
 

Decisamente, io odio i rettili.
Ok, va bene … non mi hanno fatto nulla di male.
Credetemi però, se anche voi vi foste trovati a lottare contro uno stormo di demoni squamati e puzzolenti, allora di certo non li amereste molto.
Comunque, dov’ero arrivata?
Ahhh … giusto: l’attacco delle lucertole assassine.
Bhe, che devo dire?
Erano tante, dannatamente troppe, e sciamavano ovunque.
Certe non erano che grandi quanto un chihuhua, ma credetemi se vi dico che, in stormi di cento e passa esemplari, sanno essere fastidiose comunque, e poi, erano tutte velenose.
Chi più e chi meno, c’erano quelli che sputavano acido, quelli che se ti mordevano di mandavano al camposanto, alcuni erano persino in grado di emanare flatulenze (non chiedetemi come facessero, non voglio nemmeno pensarci) in grado di stordire chiunque. Insomma, sembrava di trovarsi in mezzo a uno di quei cartoni animati, con Scooby Doo e la Misteri&Affini. Solo che era mille volte peggio.
Per farla breve, io e Mr. Ghiacciolo cercavamo di cavarcela alla meno peggio.
Come ci avevano intercettati, quello stormo di strani demoni-rettile ci era venuto addosso, impedendoci anche solo di vedere a un palmo dal naso e bloccandoci completamente i movimenti.
La cosa strana, però, era che né io, né tantomeno il frigorifero ambulante, riuscivamo a far loro un graffio. Semplicemente, era come se ogni nostro movimento fosse impacciato, riuscivamo a stento a reagire, e per quanto cercassimo di colpirli quelli sfuggivano via come anguille.
“Non guardarli negli occhi!”, gridò improvvisamente lui, gli occhi chiusi mentre, tutto d’un tratto, pareva come recuperare la sua agilità normale, “Sono cuccioli di basilisco! Se li fissi a lungo inizierai a indebolirti, e alla fine ti pietrificheranno!”
“Magnifico! Ci mancavano anche i cosi-pietrifica-persone. E secondo te, come cazzo faccio a colpirli se non posso guardarli?”, niente da fare, immersi in quello sciame vorticante di basilischi urlanti, lui non riusciva nemmeno a sentirmi.
Strinsi i denti, furiosa.
Miseria!
Avevo appena fatto in tempo a puntare ad Apophis, che quel branco di cosi fastidiosi si era messo in mezzo!
Furibonda, non ci pensai due volte e caricai il mio corpo di elettricità, per poi scaricarla completamente contro i miei nuovi amichetti, che caddero abbrustoliti a terra.
Sorrisi, diretta verso Chrystal che mi fissava, sorpreso.
“Visto? Ammettilo, ti sto superando!”
Lui sbuffò: “Certo, aspetta e spera.”
Scoppiai a ridere, quando un improvviso, lancinante grido ci costrinse a terra.
Sentii la testa esplodermi, mentre cercavo di proteggermi i timpani da quell’assalto talmente acuto da farmi girare la testa. Sentii qualcosa di liquido e viscoso colarmi sul collo, e sussultai: era sangue.
Cercai di alzarmi, ma ero troppo instabile, e barcollavo vistosamente.
Improvvisamente, il cielo si oscurò, mentre una grossa sagoma dalle accese squame verde smeraldo atterrava rumorosamente di fronte a noi.
Era grossa quanto uno stallone da corsa, ma altrettanto lunga. A vedere l’aspetto, sembrava la versione adulta e cazzuta (oltre che parecchio incazzata) dei piccoletti che avevo appena ammazzato. La si sarebbe potuta scambiare con una viverna, ma il fisico era molto più agile e meno robusto, slanciato e fatto per i combattimenti a breve termine, inoltre, sul dorso e sul capo, spiccava una sgargiante collezione di piume colorate, che sul muso del mostro formavano una vera e propria corona dalle tinte arcobaleno. Non c’era da sorprendersi se quel mostro veniva definito il “Re dei Serpenti”, la definizione calzava a pennello.
La creatura ci fissò ostile, poi il suo sguardo si posò sui piccoli, a terra.
Sbiancai, mentre una pessima sensazione si faceva strada dentro di me.
Perfetto, avevamo appena fatto incazzare mamma basilisco, qualcosa mi diceva che eravamo in guai seri.
Chrys mi si mise di fronte, barcollando appena e fissandomi preoccupato: “Lasciala a me. Non è un avversario che tu possa combattere.”
“Mi prendi in giro? Ti reggi a stento in piedi! Pensi davvero di poterla sconfiggere?”, ribattei, furiosa.
Lui scosse il capo: “Senti, queste creature sono molto astute. Ha utilizzato il suo richiamo apposta per mettere temporaneamente fuori gioco i nostri sensori dell’equilibrio, e ci metteranno un po’ per riprendersi. Ora come ora, solo io posso occuparmene.”
“Non ci penso nemmeno, non ti mollo qui!”
Lui mi tirò una pacca sulla testa, fissandomi innaturalmente serio: “Credi veramente che mi farei ammazzare da un mostriciattolo come questo? Tranquilla, tornerò sano e salvo. Dopotutto, controllo il ghiaccio, con creature a sangue freddo come questa, sarà un giochetto metterla alle strette. La cosa che conta, ora, è che tu vada all’Albero. Devi prendere il tuo Frutto, altrimenti non riusciremo a fermare l’attacco solo in tre!”
Strinsi i denti.
Odiavo ammetterlo, ma aveva ragione.
Con i cuccioli di basilisco ci era andata bene, ma nulla ci garantiva che saremmo stati ancora altrettanto fortunati.
Lo fissai, seria, poi annuii.
Feci per andarmene, ma improvvisamente tornai sui miei passi, prendendolo per la collottola e portandomelo di fronte, furiosa: “Prova a morire, e giuro che ti ammazzo, chiaro?”
Quello rise: “Ti rendi conto di aver appena detto una cosa completamente senza senso, vero?”
Poi lo lasciai, correndo via barcollante, e voltandomi solo per un attimo, osservando preoccupata il mio compagno e maestro che si apprestava, impassibile, a combattere contro una mamma molto incazzata e per nulla di buon umore.
 
Che quella non era proprio la mia giornata, ormai doveva essere stato per lo meno chiaro.
Lo fu ancora di più quando, entrata nei Sotterranei del Santuario, presso il luogo dove Yggdrasil, ormai agonizzante, produceva ancora i Frutti della Vita, mi trovai di fronte allo spettacolo più sconcertante che avessi potuto immaginare.
Gli Angeli Vigilanti, i guerrieri che, solitamente, vegliavano notte e giorno di fronte all’Albero della Vita, erano tutti a terra, in un orribile intrico di corpi e membra sparse, il sangue che scorreva fresco sul pavimento e i volti ancora contorti dal dolore della morte.
Non avevo mai visto un angelo morire, non sapevo cosa succedesse quando un essere millenario spirava.
Mi avvicinai sconvolta a quelle persone con cui avevo imparato a vivere, con cui avevo passato i pomeriggi e con cui avevo stretto dei legami, in quei brevi mesi di addestramento.
I loro corpi iniziavano lentamente a sbiadire, trasformandosi in una leggera polvere dorata che, lenta, si alzava verso le foglie dell’albero, ormai rade, tanto pochi erano i giorni che gli rimanevano di vita.
Il sigillo si stava ormai rompendo, e quando fosse scomparso del tutto, lui sarebbe stato libero, e sarebbe stata la fine. I suoi seguaci già avevano iniziato l’opera, e presto nessuno avrebbe più potuto fermarli.
Il mio sguardo si posò, impassibile, verso le radici dell’Albero, tra le quali, tranquillo, stava lui.
Apophis mi osservava, immobile, un grosso frutto blu elettrico racchiuso tra le zampe.
Sentii il mio cuore perdere un battito, mentre capivo il motivo che l’aveva portato fin li. Mi temevano, e sapevano che, se volevano fermarmi, dovevano assolutamente impedirmi di ottenere quel potere.
Mi si avvicinò, le sembianze che, lentamente, iniziavano a mutare.
Lentamente, iniziò a rimpicciolire, le squame divennero sempre più rade e presto al posto dell’imponente viverna vi fu un giovane, un ragazzetto che non doveva avere che pochi anni in meno di me. I capelli erano una cascata di inchiostro liquido, e gli giungevano fino ai fianchi, coprendogli a tratti gli allegri e sfuggenti occhietti gialli, mentre la carnagione era innaturalmente diafana. Due zannette aguzze gli sporgevano appena dalle labbra, mentre il capo era coperto da una piccola collezione di corna e una lunga e agile coda da demone si muoveva nervosa dietro di lui. Il fisico era smunto e magro, ma anche estremamente agile e dai tratti sfuggenti.
Mi sorrise, cosa che, decisamente, non aiutò molto il mio buon umore.
Anzi, mi fece solo voglia di prenderlo a pugni.
Balzò agile, fluttuando appena a mezz’aria, di fronte a me, e fissandomi curioso disse: “Alleluja! Era ora che ci rivedessimo! Sai, con tutto il tempo che te ne sei rimasta nascosta qui dentro, iniziavamo seriamente a temere che non avremmo mai avuto modo di incontrarci di nuovo! Allora, come ci si sente? Hai appena abbandonato il tuo primo amore a morte certa, non dev’essere proprio una bella sensazione, no?”
Arrossii, furiosa, mentre mi slanciavo in avanti, il corpo percorso da folgori e la seria intenzione di staccargli quel ghigno burlone anche a costo di rimetterci le penne.
Brutto impertinente!
Certo che ne aveva, di faccia tosta!
Quello, in tutta risposta, mi scansò, evitando il mio colpo una naturalezza tale che, per un istante, dubitai veramente delle mie possibilità di vittoria.
Insomma, ci avevo messo mesi per raggiungere quel livello, a quella velocità, nemmeno le Salamandre riuscivano a vedermi, figuriamoci a evitare i miei colpi, e invece lui mi scansava manco fossi solo una novellina fastidiosa?
Chi diamine era, con esattezza, quel tipo? E come poteva essere così forte?
Quello rise, divertito, come leggendo le mie emozioni: “Che c’è? Inizi a dubitare delle tue possibilità? Ok, visto che sono una persona gentile e amorevole, ti darò qualche piccola informazione.
Io sono Apophis, e assieme ai mia sorella Lilith e a mio fratello Tartaros, siamo i Tre Figli di Nidhoggr, il nostro potere è il più grande, tra quello delle schiere di nostro padre. Ovviamente, puoi considerarti fortunata, io sono solo il pesce più piccolo, tra noi tre, quindi, forse, con mooolta fortuna, tra qualche secolo sarai in grado di farmi qualche graffietto. Forse …”, rise, divertito, volteggiando beffardo attorno a me, mentre io, furibonda, cercavo invano di colpirlo.
Niente da fare.
Quel tipo era su un livello completamente differente, per me, che ero da poco riuscita a padroneggiare solo le basi, era del tutto impensabile riuscire anche solo a tenergli testa.
Tremai, mentre il panico iniziava a prendere il sopravvento.
Fino ad allora, anche se in difficoltà, non mi ero mai trovata messa così male da non poter nemmeno IMMAGINARE una vittoria. Con lui, però, era del tutto differente. Non potevo batterlo, punto.
Sarebbe stato sciocco pensare il contrario, anche con un colpo di fortuna colossale, sarei stata sempre punto a capo. Era del tutto inutile, e ormai iniziavo a capirlo.
Quello scoppiò nuovamente a ridere, battendo le mani contento e fissandomi, estasiato: “Ecco! È questa l’espressione che voglio. Il terrore supremo! La perfetta consapevolezza della disfatta, della propria inutilità! L’impotenza di fronte all’inevitabile! Esiste forse qualcosa di più bello, se paragonato alla paura della morte, all’espressione di disperata rassegnazione di chi sa non poter sfuggire al proprio destino! Sai, ti capisco. Dopotutto, chiunque cercherebbe di fuggire, in una situazione simile. Potresti tornartene a casa, rinunciare per sempre al tuo ruolo e farla finita li, dopotutto, perché lottare per una causa persa in partenza? Non è ridicolo?”
Tremai, mentre la sua aura iniziava a gonfiarsi, avvolgendo tutta la stanza e rendendo impossibile anche solo respirare. Era come se lui stesso si nutrisse del mio terrore, e la cosa non faceva che rendere la situazione persino più terribile di quanto già non fosse.
Sentii il mio cuore tremare, poi, però, mi fermai.
Strinsi i denti, furiosa con lui e con me stessa perché, per un attimo, avevo seriamente pensato di mollare tutto.
Mi tirai un sberla, per darmi una svegliata, e quello si fermò, fissandomi senza capire.
Evidentemente, ora era lui a pensare che avessi dei problemi.
Risi, la paura che mi percorreva le membra. Era fin troppo evidente quanto me la stessi facendo sotto, ma chissà perché la cosa non mi toccava affatto, anzi, non faceva che eccitarmi ancora di più.
“Ho capito. Quindi sei proprio un tipo forte, immagino.”, dissi mentre quello, senza capire, mi osservava.
“Ehi … perché non scappi? Non hai paura?”, chiese, come spiazzato. Era evidente che non era proprio abituato a quel genere di situazioni, e il fatto di trovarsi di fronte a una cosa mai affrontata prima lo rendeva nervoso.
“Certo, chi non ne avrebbe? Mi trovo di fronte a un tizio superforte. Sai una cosa? Sono proprio contenta! Con i miei compagni, mi trattengo sempre troppo, perché ho paura di far loro del male, ma suppongo che con te non sarà necessario, potrò scatenarmi quanto voglio, e tu ti rialzerai sempre! Non è magnifico? E poi, mi spiace dovertelo dire, ma io non credo nel destino. Se morirò, sarà perché sono io a sceglierlo!”, e detto ciò prima ancora che potesse reagire, mi lasciai avvolgere da una tempesta di fulmini, sparendo alla vista e ricomparendo, pochi secondi dopo, alle sue spalle, per colpirlo con tutta la forza che avevo in corpo.
Quello non mi bloccò nemmeno.
Ancora sconvolto per la mia reazione, incassò il colpo in pieno, venendo rispedito dal lato apposto della stanza, e lasciando un profondo foro nella parete.
Si rialzo, praticamente illeso, e quando i suoi occhi si posarono nuovamente su di me, fu con una luce diversa che mi osservarono.
Fino ad allora, non aveva fatto che guardarmi dall’alto in basso, prendendosi gioco di me e senza considerarmi una vera minaccia, ora invece era diverso, era come se, finalmente, avesse compreso il motivo per cui suo padre mi temeva tanto.
Sorrisi, soddisfatta: “Finalmente! Iniziavo a chiedermi quando avresti iniziato a prendermi sul serio!”
Quello sorrise, per la prima volta, senza derisione: “Capisco. Quindi è così che stanno le cose. Ora posso capire, il motivo per cui nostro padre ti vuole così tanto morta. Un nemico che non teme la morte … interessante, mi chiedo se la penserai ancora così, quando ti troverai di fronte a lui.”
“Non ne vedo l’ora, e quando succederà …”, niente da fare.
Con un lampo repentino, solo un secondo in ritardo mi accorsi del pugno che, doloroso, mi aveva appena sferrato, dritto nello stomaco.
Annaspai, mentre lui, silenzioso, mi sorreggeva: “Bhe … suppongo che sarebbe un peccato, uccidere subito Yggdrasil, e liberare mio padre. Se ti ammazzasse ora, probabilmente non avresti alcuna possibilità. Io invece voglio dartene una, sono curioso. Voglio vedere se manterrai la tua parola, ma per farlo devi crescere ancora: per come sei adesso, non avresti alcuna possibilità contro mio padre.”
Mi lasciò andare, sorridendo burlone di fronte alla mia espressione sorpresa.
Mi accasciai a terra, gemendo appena mentre il dolore allo stomaco mi toglieva il fiato.
Lui alzò il mio Frutto, divertito: “Comunque, per ora questo lo prendo io. Se lo rivuoi indietro, vieni pure a prenderlo, non vedo l’ora di combattere di nuovo con te. Mi aspetto grandi cose, quindi, vedi di non deludermi. Sei il mio nuovo giocattolino personale, quindi vedi di farmi divertire, prima di schiattare, Ok?”
Cercai di colpirlo, ma quello, ridendo folle, non fece una piega e mi tirò un calcio sulla nuca, facendomi sprofondare nell’oblio.
La sua risata fu l’ultimo ricordo che avrei avuto di quella pessima, orribile, giornata al Mausoleum.



Note dell'Autrice:
Eccomi qui, con un nuovo capitolo!
Che dire?
L'attacco è stato veramente violento, e la nostra Elayne ha rischiato seriamente di vedersela brutta, furtunatamente però, per ora ha avuto modo di incontrare solo Apophis. Certo, non è proprio il re della simpatia, e non è nemmeno un tipo che si potrebbe definire normale, ma credo che, se dovesse scegliere tra lui e i suoi fratelli, che incontreremo più avanti, non avrebbe alcun dubbio su chi voler affrontare.
E così, ora Nidhoggr possiede il suo Frutto della Vita...sarà veramente dura recuperarlo, anche perchè, senza di esso, nessun Guardiano può fronteggiare alla pari i suoi nemici.
Spero che, fin'ora, la storia vi stia piacendo, e per qualsiasi domanda io sono sempre disponibile.
Attendo con ansia le vostre recensioni, e ringrazio EragonForever e onlyfanfiction per il loro incrollabile supporto.
Alla prossima!
Teoth
   
 
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