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Autore: Tefnuth    27/08/2016    1 recensioni
Sequel di Weird.
Dopo aver sconfitto la minaccia creata dal loro stesso padre, e dopo aver scoperto la reale natura dei loro potrei, Georg e Gustav credevano di poter ritornare ad una "normalissima" vita al B.P.R.D. con i loro fratellastri. Ma quando il corpo di Hans si trasforma in cenere, capiscono che il caso non è ancora chiuso. Una nuova minaccia si profila all'orizzonte, e sembra più pericolosa che mai dal momento che sembra conoscere arti a loro sconosciute. Tanto che la squadra dovrà ricorrere ad un nuovo membro.
Genere: Azione, Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa è la storia che Andrew raccontò a Georg e compagni, la verità sulle sue origini.

La madre del mezzo spettro si chiamava Sharnee, una bella donna con lunghi capelli neri e mossi, gli occhi castani e uno spiccato spirito d’avventura; proprio per il suo temperamento gli altri l’avevano sempre tenuta in disparte. L’unica occupazione di Sharnee, oltre alle corse nel bosco accanto al suo villaggio, era la lettura: la sua camera era piena di libri di ogni genere, e fu proprio quando il suo sguardo si posò per la prima volta su un libro di negromanzia che la sua vita cambiò. Dato chela lettura di certi testi era proibita, la piccola Sharnee faceva i suoi esperimenti nel folto del bosco, al chiaro di luna, e leggeva i libri di notte sotto al letto quando la nonna era già a letto da tempo (i suoi genitori erano morti quando lei era molto piccola).

Quando i rituali la stancarono, perché diventati troppo semplici (e soprattutto perché non davano risultati efficaci), quando la sua conoscenza delle arti nere era diventata abbastanza vasta, volle provare qualcosa di più forte: il giorno del suo 15° compleanno volle provare ad evocare uno spettro.
Si inoltrò nella foresta, con un libro pesante tra le braccia e qualche candela in un sacchetto che portava appeso alla cintura del vestito, e si posizionò sotto l’albero cavo che di solito assisteva alle sue prodezze. Una volta posizionate le candele ai vertici di una stella a cinque punte disegnata con i ramoscelli, Sharnee lesse la formula scritta sulla pagina sbiadita del libro. Non successe nulla. Riprovò una seconda volta, questa volta con più convinzione, ma la sua preghiera si interruppe quando un brivido di freddo le percorse il corpo
“Non dovresti giocare con questi libri, dolcezza” a parlare era stato un uomo sulla trentina, con bei capelli biondi (anche se un po’ arruffati) e gli occhi viola con una leggera sfumatura blu
“Tu chi sei?” chiese Sharnee incantata, si era accorta che stava davvero parlando con uno spettro perché aveva scorto la trasparenza del suo interlocutore
“In vita ero un negromante, prima che mi stancassi di vivere. Il mio nome è Toralv, madame” rispose lo spettro, non aveva una luce maligna negli occhi e Sharnee si sentì improvvisamente con il cuore gonfio di felicità.
Inaspettatamente Toralv si dimostrò molto gentile, per nulla infastidito per tutte le volte che Sharnee lo evocava anche solo per parlare, e dopo tre anni i due iniziarono una relazione seria. A Sharnee era stato insegnato che certi tipo di rapporti erano molto disdicevoli, ma Toralv la guardava e le parlava come nessun’altro aveva mai fatto con lei perciò le venne quasi naturale accompagnarsi a lui. La ragazza, ormai quasi donna, trovò anche un modo per entrare sul piano astrale del compagno, per poterlo toccare con mano e vivere appieno la vera vita di coppia.

Con sua gran sorpresa Sharnee scoprì che la relazione col suo spettro l’avrebbe resa madre, e non potendo farlo sapere alla gente del paese (avrebbero voluto conoscere il padre, cosa impossibile), la donna fece perdere le sue tracce varcando il confine tra il mondo dei vivi e quello degli spettri. Stare con loro non era male: benché fossero un po’ pazzerelli, erano simpatici e gentili con l’unica viva che avesse mai rivolto loro la parola. Poi arrivò il piccolo Andrew che, se ricordava la madre nel fisico asciutto e nei capelli neri, per tutto il resto sembrava aver preso dal padre: lo stesso straordinario colore degli occhi, la gentilezza e…le abilità da spettro.
Toralv era un genitore esemplare, che adorava la sua famiglia come non mai, e passava l’interminabile tempo a sua disposizione insegnando al figlio le base delle arti nere e a controllare le sue capacità. Con loro c’era anche il padrino di Andrew, Ynyr, e altri spettri amici di Toralv che avevano il compito di controllare che non succedesse nulla di male ai “vivi”. Ma non c’erano solo spettri buoni in quella dimensione, anzi loro erano in netta minoranza rispetto agli altri che, fin da subito, guardarono con bramosia Sharnee e il bambino mezzo spettro (il piccolo miracolo della natura), tanto che in un giorno d’estate Sharnee e il figlio di otto anni dovettero tornare al mondo dei vivi; non senza rimpianti.

Si stabilirono in un paesino vicino alla Foresta Nera, in una cittadina con le case tutte uguali e la fontana come unico punto di ritrovo di cui Andy nemmeno ricordava più il nome. Grazie alle sue conoscenze erboristiche, Sharnee trovò un facile impiego in un negozio di medicinali omeopatici; era così brava che, una volta inseritasi per bene nella comunità, molti preferirono rivolgersi a lei piuttosto che al medico. Andrew invece simulava la parte del normale bambino, anche se faticava non poco ad integrarsi in quel mondo. Più volte la madre lo vide, in lacrime, evocare il padre tra le pareti della sua stanza, chiedendogli implorante di riportarlo nel mondo degli spettri (quella che considerava la sua vera casa); ogni volta Toralv gli rispondeva che non era possibile, perché loro erano vivi. Per evitare di cedere alle richieste del figlio Toralv non rispose più alle sue chiamate, anche se doveva tapparsi le orecchie per evitare di piangere sentendo la voce di Andrew che gli rimbombava nella testa; al suo posto Ynyr cercò di star sempre vicino al piccolo, diventando per lui una seconda figura paterna.

Nonostante tutto la vita di Sharnee e Andrew trascorse tranquilla per almeno quattro anni, con loro che nascondevano il disagio dietro i sorrisi, e di notte Sharnee continuava a fare da maestra al figlio che diventava sempre più bravo nell’uso delle arti nere; tutto ciò finché qualcuno non mise in giro la voce che la donna era una strega che parlava con i morti. Non ci fu un processo, e nessuno mai mise in dubbio quelle parole, ci fu solo l’irruzione nella casa da parte di un gruppo ben organizzato e l’arresto di Sharnee.
La donna fu portata in piazza e torturata a morte dal popolo, davanti agli occhi in lacrime di Andrew che non fece niente solo perché era stata la madre a imporglielo (per salvarlo dalla stessa sorte). Aveva promesso, ma quelle parole gli erano state tirate fuori di bocca e, quando fu rinchiuso nella sua stessa casa in attesa che il tribunale decidesse cosa fare di lui, si rimangiò tutto: nel buio della sua camera evocò Ynyr, per chiedere vendetta.
“Cosa posso fare per te, figliolo?”
domandò lo spettro nella speranza che il ragazzino gli avrebbe chiesto solo di liberarlo, la sua aura era l’unica luce
“Aiutami a radere al suolo il villaggio. UCCIDILI TUTTI” lo pregò Andy, gli occhi erano rossi per le lacrime
“Conosci le conseguenze, io…”
“HANNO UCCISO LA MAMMA! Devono pagare, NESSUNO deve restare vivo” gridò il mezzo spettro, i suoi occhi viola sembravano essere diventati rossi
“Diventerai uno spettro, quando morirai”
provò a farlo ragionare Ynyr
“Lo sono già, e ne sono contento: ODIO QUESTO SCHIFO DI MONDO. Voglio vederlo bruciare sotto le fiamme della mia vendetta. – Ynyr sospirò, senza replicare. – Dammi la tua forza, e io ti darò le loro vite”.

La prima casa che cadde quando Ynyr, suo malgrado, accettò fu quella dove Andrew aveva vissuto con la madre: l’edificio cadde sotto le fiamme dell’evocazione. Le tavole di legno e le pietre che sfuggirono a quell’inferno scivolarono giù nel fiume dove Andrew, specchiandosi, potè vedere per la prima volta il suo vero volto: una figura esile con gli occhi rossi con alcune zone del corpo in cui le ossa erano scoperte (ma non sentiva alcun male), lunghe dita artigliate e segni neri dappertutto. Un piccolo bruciore indicava il punto in cui si stava incidendo il tatuaggio che lo legava a Ynyr. Dopo vennero tutte le altre case, che caddero sotto la forza dello spettro mentre Andy osservava: i corpi che si riversavano a terra e si mescolavano alle fiamme che aveva appiccato richiamando quelle degli inferi. In tutto quel caos Andrew non toccò nessuno, tanto era il disgusto che provava verso quelle persone, l’unico che subì direttamente la sua ira fu la colpevole della morte della madre.

“Hai visto cos’hai fatto? Avresti dovuto startene zitta” gli disse Andrew quando Ynyr la portò al suo cospetto, i suoi abiti erano completamente lacerati perché si era divincolata mentre cercava di liberarsi dalla forza invisibile che l’aveva afferrata
“Era la cosa giusta da fare, per il bene di tutti” replicò quella in lacrime, non aveva riconosciuto Andrew nella creatura che aveva davanti
“Anche mia madre lavorava per il vostro bene, e guarda com’è finita: uccisa da quelli che cercava di aiutare. La tua morte sarà la peggiore” Andrew prese la donna per i capelli e la trascinò fino ad una casa incendiata, dove la gettò dentro per vederla bruciare
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAH”
“Urla bella mia, la tua disperazione sarà la mia canzone della buona notte” dichiarò il mezzo spettro, stava sorridendo e stava provando un vero piacere nel vedere il corpo della traditrice ardere, lentamente e senza possibilità di fuga.
“I could set this world on fire, just to see it come undone” canticchiò Andrew, facendosi prendere completamente dalla sua natura di spettro.

Sarebbe rimasto volentieri a fare da spettatore fino all’indomani, se Ynyr non lo avesse riportato alla realtà intimandogli di scappare per non farsi vedere dai vigili del fuoco e dalla polizia.
Il ragazzino corse più velocemente che potè verso il bosco, con Ynyr a dargli una leggera spinta dietro la schiena per accelerare il suo passo, senza far caso a dove mettesse i piedi, al bruciore del nuovo tatuaggio, o al fatto che non riusciva più a riprendere la forma umana. Corse finché Ynyr non gli disse di fermarsi, quando i polmoni ormai gli dolevano più dei piedi
“Respira lentamente e riposati, farò io la guardia” gli sussurrò lo spettro, per Andrew fu impossibile replicare: si addormentò subito sotto gli occhi vigili dello spettro che, con rammarico, osservava sotto gli abiti il simbolo del legame con il ragazzino
“Povero figliolo” pensò.

Due giorno più tardi.
Frush, frush.
“C’è qualcuno!” esclamò allarmato Ynyr, svegliano il ragazzino di soprassalto poco prima che dal folto del bosco sbucasse una tuta da palombaro con del fumo al suo interno e, dietro di essa, degli uomini in smoking
“VATTENE VIA!” gridò Andrew spaventato
“Non voglio farti del male, desidero solo aiutarvi” affermò la tuta da palombaro, aveva uno spiccato accento tedesco
“Aiutar-ci?” ripetè il ragazzino sottolineando il plurale
“Sono un medium spirituale: vedo lo spettro che è con te, e percepisco la tua natura” rispose quello avvicinandosi, gli altri uomini invece restarono indietro
“Non hai paura?” domandò il mezzo spettro
“Mio caro ragazzo, sono ben altre le cose che potrebbero farmi paura; e un mezzo spettro spaventato e in difficoltà non è una di queste” disse la tuta porgendo una mano che Andrew accettò.
                                                            Fine della storia
 
“Accidenti!” esclamarono i gemelli quando Andrew ebbe terminato di raccontare le sue vicende, avevano stranamente sviluppato un improvviso senso di simpatia per quel piccolo piromane
“Allora sei veramente nato tra i morti, ma come faceva Weiss a saperlo?” domandò Georg, mentre faceva piroettare una penna per aria con il pensiero
“Perché solo gli spettri nati tra i morti, casi rarissimi, possono assumere le sembianze demoniache; gli altri hanno solo una maggiore dimestichezza con le arti nere” rispose il mezzo spettro, riconoscendo che quello era un particolare cui non aveva accennato nel suo racconto
“Forte, davvero” commentò Gustav un attimo prima che Abraham entrasse nella stanza intimando agli altri di uscire e lasciar riposare Andrew. Controvoglia i ragazzi ubbidirono ed uscirono uno ad uno dalla stanza, non Georg che si fermò quando sentì il mezzo spettro ringraziarlo
“Per cosa?” domandò il moro
“Per avermi portato fin qui, so che sei stato tu” rispose Andrew mentre il telecineta si avvicinava di nuovo al letto
“Te l’ha detto uno dei tuoi amici?”
“Uno dei tanti” affermò il mezzo spettro accennando al fatto che adesso ne aveva di nuovi
“Te lo dovevo, compare” dichiarò Georg prima di lasciare la stanza.
Il nostro piccolo Andrew ha dei nuovo amici
 
Bisbigliò divertita una voce, quella di Maddox lo spettro della follia che Andrew salutò
E’ stata un’azione sciocca da parte tua: io sono mezzo matto ma tu mi hai superato. Sei un grande!”
Affermò lo scheletro che in battaglia aveva le mani a sciabola, e che ora stava svolazzando per la stanza
“Ho dovuto farlo, anche per Ynyr” chiarì il ragazzo con un tono di tristezza nella voce
Tuo padre era molto preoccupato per te, lo è sempre
Dichiarò Maddox. Poteva non sembrare ma in realtà era una frase sconnessa, rispetto a quella che gli era stata posta (una caratteristica dello spettro, che a volte faceva discorsi tra sé cui gli altri potevano solo dare corda)
“Però non è venuto, non lo fa mai” tagliò corto il ragazzo.
  
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