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Autore: TotalEclipseOfTheHeart    29/08/2016    3 recensioni
Elayne O'Connel ha solo sedici anni quando la sua vita viene sconvolta, e scopre di essere stata scelta come Guardiana della Terza Dimensione, Astrapos, per combattere contro il male.
Perchè Yggdrasil, l'Albero del Mondo, sta morendo, e con lui, anche il sigillo che teneva prigionieri Nidhoggr, la Grande Viverna, sta svanendo.
Solo I Sette Guardiani possono combatterlo, ritrovando l'Aetherna, l'unica anima pura che possa sconfiggere il mostro.
E' però una lotta contro il tempo, perchè, se sarà lui a trovarla, per loro, per tutto il mondo, sarà la fine...
Tratto dal testo:
"Non ho scelto io il destino che mi è stato assegnato.
Mi sono svegliata un mattino, e booommm … la mia vita non era più come prima. Semplicemente, gli dei o chi per loro avevano altri programmi per me, e che mi piacesse o no, dovevo seguire la strada che avevano tracciato.
Seh … se pensavate davvero che gli dei fossero dei santarellini tutto amore e amicizia, mi spiace deludervi ma … non è affatto così. Prendete me, per esempio. Pensate davvero che volessi rischiare le penne per salvare il mondo? Io??? Tre denunce per rissa e sette sospensioni, tutte in scuole diverse … come no."
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Watchers Chronicles'
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Capitolo IX
Rotta verso la morte!
 

Che Chrys non era affatto felice della mia scoperta, fu subito chiaro.
Naturalmente, per precauzione preferii sorvolare sul fatto che Castiel ci avesse palesemente provato con me, in modo da evitare scontri inutili, tuttavia fu subito chiaro che, tra me e lui, doveva essere successo qualcosa.
Cosa che, a dire il vero, non fece che irritare ancora di più il signorino che, scontroso, continuava a ribattere: “Cosa ci assicura che sia veramente un Guardiano? Ok, ha saputo utilizzare le fiamme, ma sai quante persone ci sono a Flogon, la Seconda Dimensione, che ne sono capaci?”
Sbaffai, esasperata: “Quello lo immaginavo anch’io, genio! Però sappiamo tutti che il Risonatore reagisce solo a noi, quindi perché avrebbe potuto vedermi, se non a causa del fatto di essere un Guardiano?”
Ainu annuì, decisa: “Chrys, so che tra voi e i Guardiano del Fuoco non scorre buon sangue da millenni, ma Elayne ha ragione. Non esiste altra spiegazione.”
“Già. E sembra proprio che il fiammiferino sia un tipo tosto! Voglio sfidarlo!”, fece Jakhaal, dando ulteriore sfoggio alla sua insolita tendenza a sfidare chiunque gli capitasse sotto tiro. Spesso senza risultato.
“Questo non c’entra! Avete sentito cosa ha detto, è del Terzo Principe di Draconia che stiamo parlando, avete la minima idea di cosa significhi?!?”, sbottò, furibondo.
Lo fissai, senza capire.
Sbuffò, spiegando: “E’ un poco di buono, lo sanno tutti nel suo regno! Dovrebbe occuparsi degli affari di corte, dimostrarsi un valido principe e mandare avanti la propria formazione come possibile erede, e invece passa il tempo a bighellonare per il regno, come uno straccione. Ha scatenato un vero inferno a causa del suo atteggiamento superficiale e menefreghista, non è il genere di persona a cui si potrebbe affidare la propria vita! Tantomeno il destino del mondo!”
Quello era decisamente troppo.
Non lo aveva mai nemmeno incontrato, e già pretendeva di sapere chi fosse e cosa pensasse.
Mi stava facendo letteralmente andare il sangue al cervello.
Prima che potesse anche solo prevedere la mia reazione, gli avevo sferrato un forte ceffone, voltandolo di lato.
Ormai, avevo le lacrime agli occhi.
Ero semplicemente sconvolta.
Mi sarei aspettata, per lo meno, una parvenza di appoggio da parte di Chrys, perché finalmente ero riuscita a incontrare qualcuno che fosse sulla mia stessa linea d’onda, con cui essere me stessa sempre e comunque.
Invece no, lui era sempre li, indifferente, a rompere ogni volta la mia felicità, quasi non fosse affatto contento all’idea di vedermi assieme a un altro.
“Ora dacci un taglio! Posso capire che tu continui a portare rancore verso la mia specie, per chissà quale ragione, e non voglio farti pressioni a riguardo, ma potresti, per lo meno, evitare di fare di tutta l’erba un fascio e cercare, almeno un po’, di non comportarti sempre da idiota ogni volta che ci sono di mezzo io? Non possiamo salvare il mondo se continui a comportarti come un bambino ogni singola volta che ti parlo!”, sbottai, furibonda, “Inoltre …”, proseguii, “… hai forse scordato com’ero io prima di venire qui? Di un po’, scommetto che, dipendesse da te, nemmeno io dovrei far parte del team, visti i miei precedenti penali e la pessima fama che avevo nella mia dimensione di origine. Persino la mia famiglia ha troncato i ponti con me! Mettiti il cuore in pace, perché se non vorrete lui, allora dovrete fare a meno anche di me!”
E detto ciò mi voltai, furibonda, lasciando la stanza senza curarmi di sbattere la porta alle mie spalle.
Salii sul ponte, pestando i piedi furiosa, e decisi di nascondermi dalla fastidiosa presenza di Chrys arrampicandomi sull’albero maestro.
Non mi ci volle molto.
Sebbene fossi ancora lontana dalla perfezione, avevo fatto molti progressi da quando avevo iniziato ad addestrarmi: un tempo, non sarei nemmeno stata capace di immaginarmi di salire a un’altezza simile.
Sospirai, esausta, lasciando vagare il mio sguardo verso il cielo.
Finalmente, un po’ di pace.
“Bello, eh?”, aprii gli occhi, sotto di me, Astrea mi sorrideva, solare, “Non c’è niente di meglio di un bel volo per schiarirsi le idee, credimi.”
“Già … aspetta un secondo, hai sentito tutto?”, chiesi, sorpresa.
Quella scoppiò a ridere, divertita: “Ovviamente! Io vedo e sento tutto ciò che accade qui a bordo, non c’è nulla che possa sfuggire agli occhi di un buon capitano! Posso dirti, per esempio, che subito dopo che te ne sei andata il Guardiano del Ghiaccio ha dovuto sopportare una seconda predica coi fiocchi: a quanto pare i tuoi amici la pensano come te, è del tutto ridicolo giudicare un libro dalla copertina.”
Mi sporsi appena verso di lei, incuriosita: “E poi? Che è successo?”, chiesi.
Lei sorrise: “Ahhh … quindi, dopotutto, sei veramente interessata al ghiacciolino!”
Arrossii, furiosa: “Non è affatto vero! È solo un vile, e un prepotente, non mi metterei mai con un tipo simile, tuttavia, vorrei per lo meno sapere se quello che gli ho detto è servito a qualcosa. Non possiamo lavorare come una squadra, se lui ci rema contro a ogni singola decisione da prendere!”
Lei annuì, sempre sghignazzando appena: “Bhe, si è rifugiato nella sua cabina, ha bulleggiato e devastato il mio mobilio per qualche minuto, e ha tirato qualche imprecazione abbastanza colorita. E poi …”, si bloccò, osservandomi appena con la coda dell’occhio, poi riprese, visibilmente tesa, “E poi niente, si è buttato sul suo letto e si è addormentato.”, voltò il capo piumato di lato, ma era più che evidente che non aveva detto tutto.
“Ehi, guarda che non me la dai a bere.”, dissi, lasciando che il mio corpo venisse percorso da una lieve corrente elettrica, che mi fece ricomparire di fronte a lei, sospesa a mezz’aria, in modo che non potesse più evitare il mio sguardo inquisitore.
Lei storse la bocca: “Si, sicura di volerlo sapere? Insomma, non mi sembra proprio che tu gli sia indifferente, se ti piace davvero, potresti non gradire quello che ho da raccontarti.”
Sbuffai: “Va avanti, tanto, ormai, non c’è più niente che possa sorprendermi. Mi sono rassegnata all’idea che quello è un bastardo fatto e finito.”
Mi fissò, come a soppesare le mie parole, poi proseguì: “Bhe, e poi si è messo a fissare il ritratto di una ragazza. Molto carina, se posso anche dire la mia, lo tiene all’interno di una ciondolo, lo porta sempre con sé …”
Sussultai appena, riprendendomi subito e mascherando il mio disagio con una sonora risata: “Tutto qui? Insomma, da come l’avevi buttata giù, sembrava quasi che avesse un segreto orribile e innominabile, tipo che è gay, o un eunuco. Invece, bhe … confesso che sono abbastanza sollevata!”
Quella mi osservò, poco convinta, poi riprese, cambiando argomento: “Quindi? Dove si va?”
“Rotta per Flogon, la Terza Dimensione.”, disse Ainu, comparendo sorridente alle nostre spalle. Mi fissò per un istante, ma io le sorrisi di rimando, rassicurandola. Non volevo che i miei amici si sentissero a disagio a causa dei miei contrasti con Chrys, la situazione era già abbastanza complicata da sola. “Regno di Draconia, Rupe del Drago. Andiamo a fare un visitina al Mondo di Flaar, la Fenice di Fuoco.”
Alzai un sopracciglio: “Quindi, lo Spirito Magno di Flogon è una Fenice?”, chiesi, incuriosita.
Astrea sbuffò, nervosa: “Già, la custode del Regno del Magma Eterno. Magnifico, una crociera in un posto più piacevole no, vero? Tipo Dasos, o Astrapos, no, dovevamo proprio andare nell’unica dimensione dove rischio di finire ammazzata. Non è che i miei magnifici e stupefacentissimi arredi in legno vadano molto d’accordo con le fiamme, e poi, quei piccoli impertinenti dei fabbri nanici pensano sempre di poter creare navi migliori di me. Vi rendete conto? Potreste immaginare un vascello migliore della sottoscritta? È una cosa del tutto inaudita!”
Jakhaal si massaggiò le tempie, esasperato: “Per lo meno, non parlano né rompono i maroni notte e giorno, come invece fa qualcuno.”
Cercai di fargli capire che era meglio non fare commenti, ma niente da fare, Astrea aveva già sentito tutto, e ora ci fissava indignata: “Ahhh, è così allora! Bene, sapete che vi dico? Questo è il MIO ponte, e voi siete i MIEI  passeggeri, e fino a quando non ci saremo congedati, dovrete stare alle MIE regole, se volete che vi dia le provviste per andare avanti. Per cui, d’ora in poi, la vostra principale occupazione sarà pulire i miei mobili e i pavimenti, riassestare le vele e sostituire le funi e via dicendo, fino a prossimo avviso.”
La fissammo, sconvolti.
Praticamente, eravamo appena diventati i suoi sguatteri personali.
Fissai ostile Jakhaal.
Perfetto, lui diceva una cavolata, e ci finivamo in mezzo tutti.
Alzò le spalle, innocente, ma non fece in tempo a giustificarsi che un esercito di scope come vive iniziò a inseguirci, su ordine di Astrea, per il ponte, costringendoci a non perdere tempo e a darci da fare.
Decisamente, sembrava proprio che quel nuovo hobby la divertisse parecchio.
 
Il viaggio durò poco meno di una settimana.
Una settimana decisamente dura, se posso aggiungere.
Innanzitutto, c’era la pessima situazione in cui verteva la nostra squadra.
Chrys non era più uscito dalla sua camera, e non voleva saperne di unirsi a noi, nemmeno quando dovevamo pianificare più nel dettaglio la nostra sortita nel covo dei nemici. Semplicemente, ci ignorava, e solo Astrea poteva parlargli ogni tanto, facendo comparire del cibo in camera sua e chiedendogli come se la passava, assicurandosi che non morisse d’inedia prima del tempo.
Tra me, Ainu e Jakhaal, le cose andavano bene. Eravamo tutti ansiosi di reincontrare Castiel, forse lei un po’ meno, ma solo perché, notoriamente, elfi e draconiani non sono mai stati in così buoni rapporti. Tuttavia eravamo ottimisti, e speravamo che, ottenendo il suo aiuto in missione, sarebbe stato più semplice rubare il Frutto.
Purtroppo, era anche vero che, se Chrys avesse continuato in quel modo, non saremmo potuti andare molto lontano. Io mi rifiutavo di parlargli, ero ancora troppo arrabbiata per come aveva trattato il mio nuovo amico stalker, per poterlo perdonare. Quindi, toccava ad Ainu e Jakhaal andare ogni giorno di fronte alla sua porta, chiedendogli di smetterla con quelle scenate inutili e tornare con noi.
Non che servisse a molto.
Altro problema, poi, era Astrea.
Sebbene sapesse anche essere molto simpatica, a volte, era una vera staccanovista quando si trattava della sua nave. Atteggiandosi da capitano indiscusso, ci aveva tutti rinchiusi ai lavori forzati, per cui passavamo la maggior parte delle giornate a pulire il ponte, sistemare le cabine e riparare ormeggi. E la cosa peggiore erano i pasti.
Si, perché la nostra amica si era legata al dito l’uscita di Jakhaal sul suo peso, e ora ci costringeva a subire il suo stesso supplizio, mettendoci tutti a dieta ferrea.
Per Ainu, che era comunque abituata a mangiare solo frutta e verdura, non era certo un problema. Per me e Jakhaal, che eravamo amanti del bacon e delle mangiate folli, fu un vero supplizio. Dopo il terzo giorno, iniziai persino a sognarmi i panini del Burger King, che mi inseguivano assatanati per le stanze del vascello, mentre Astrea rideva sadicamente dall’esterno.
La situazione, alla fine, precipitò perché Jakhaal, al limite, pensò bene di aprire un portale per il primo Mac che gli fosse capitato in mente, teletrasportandosi all’interno incurante delle grida sconvolte dei clienti e trafugando senza nemmeno pagare il primo menù che gli fosse capitato a tiro, per poi rientrare col bottino sulla nave. Astrea non la prese bene, e quella sera fu costretto a guardarci mangiare (broccoli, sai che invidia, poi) legato a un palo senza poter muovere un dito.
Per farla breve, fu decisamente il viaggio peggiore di tutta la mia vita.
 
Eravamo ormai giunti nel Regno di Draconia da alcuni giorni, e la missione proseguiva senza intoppi.
O almeno, senza intoppi da parte dei nostri nemici.
Quel posto, infatti, era un vero e proprio inferno.
E se Jakhaal non ne era minimamente toccato, visti i deserti della sua patria natia, a cui era abituato, per me, Ainu e soprattutto Chrys era l’esatto contrario.
Le temperature, in quel posto, erano così assurdamente alte che, per evitare di morire surriscaldati, dovevamo ingerire giornalmente delle pillole speciali, che creavano una sottile membrana magica in grado di traspirare sia il calore, che i fumi densissimi e lo zolfo che regnavano nell’aria.
Per Chrys, però, la cosa non era affatto di conforto. Lui, in quanto creatura del ghiaccio, era ancora più esposto al calore di quella dimensione, e sebbene le pillole potessero in qualche modo diminuire la temperatura attorno a noi, non potevano certo azzerarla per cui, di fatto, lui ne soffriva moltissimo.
Cosa che, con nostro immenso dispiacere, andava anche a influire sul suo umore, già di per sé instabile. Infatti, da quando eravamo giunti a Flogon, era persino più cinico e scontroso, rivolgergli la parola era inutile, perché trattava male chiunque cercasse di avvicinarlo, persino Ainu, con cui di solito andava anche abbastanza d’accordo.
Io, dal canto mio, cercavo di ignorarlo il più possibile, e mi limitavo a osservare il quel paesaggio così sterminato e sublime, così dannatamente e mortalmente affascinante da rapire lo sguardo.
Perché, dopotutto, c’era qualcosa di arcano e profondo in quelle lande senza tempo, tra i lapilli di lava bollente e le eruzioni che illuminavano a giorno il cielo, anche quando era notte. Era impossibile non rimanerne incantati, specialmente per me, così abituata ai monotoni paesaggi di città della mia dimensione di origine.
“Non male, devo ammetterlo, ma preferirò sempre gli alberi secolari di Dasos.”, disse Ainu, affiancandomi in silenzio, l’ultimo pomeriggio del nostro viaggio.
“Già, la tua dimensione è quella delle foreste sterminate. Come fate a costruire le città?”, chiesi, incuriosita.
Lei sorrise: “Solitamente, le costruiamo sugli alberi. Tutte le creature di Dasos possiedono il Canto, un dono che consente di plasmare il legno senza ucciderlo e ferire le piante, in modo da costruire case e villaggi senza nuocere alla natura.”
La fissai, sbalordita: “Wow, mi piacerebbe poterle vedere, un giorno.”
“Ci riuscirai, tranquilla. Noi Guardiani abbiamo molti impegni, oltre a combattere Nidhoggr, e quindi viaggiamo molto, sono certa che ne avrai l’occasione. Intanto, penso sia il caso di dare una mano a qualcuno.”, e accennò e Jakhaal, piegato con la testa fuori bordo, che dava di stomaco per qualcosa come la decima volta solo in quel giorno.
Alzai un sopracciglio, senza capire: “Che gli prende? Credevo che il clima non lo toccasse molto!”
Astrea scosse il capo, esasperata: “Non è il clima. È un Guardiano della Roccia, quelli come lui, con i viaggi aerei, non ci vanno esattamente molto d’accordo. Comunque, se prova a imbrattarmi i fianchi, giuro che lo sbatto fuori bordo!”
Ci avvicinammo, preoccupate: “Ehm … tutto bene?”, chiesi, esitante.
Quello sussultò, mettendosi subito in piedi e fingendo un’aria sciolta, anche se in realtà era verde come un peperone: “Chi, io? Certo che va tutto bene! Va tutto beni …”, non ce la fece, un secondo dopo, era di nuovo a dare di stomaco.
Ainu alzò un sopracciglio: “Si, va proprio benissimo. Sicuro di non volere uno dei miei infusi?”
Quello si alzò, furioso, e ci avvicinò, gli occhi scintillanti di minaccia: “Provate a dire in giro che soffro il mal d’aria, e giuro che non vedrete l’alba di domani, chiaro?”
Sorrisi, solidale: “Tranquillo, nessuno verrà mai a sapere che un duro come te si fa smontare da un paio di venticelli!”
“Questa è proprio buona, un valente Minotauro di Vrach che soffre le altezze!”, alzammo il capo, e rimanemmo a bocca aperta.
Dietro di noi, Astrea si fermò, nervosa: “Ehm … gente, non per dire, ma penso che abbiamo un piccolo problema!”
E infatti era proprio così, attorno a noi, una plotone di draghi dalle lucenti squame vermiglie ci aveva completamente circondati, costringendoci alla resa.
Sulle loro groppe, soldati vestiti d’oro e rosso ci fissavano ostili, le corna e le code dragonesche che sferzavano l’aria, segno indelebile che eravamo appena capitati nel mezzo di una ricognizione di Draconiani del posto.
Spostai il mio sguardo verso quello che aveva parlato.
Aveva un’aria molto famigliare, ma sul momento non riuscii a capire dove l’avessi già visto.
I capelli, vermigli come l’armatura che indossava, erano raccolti dietro il capo da una semplice coda di cavallo, mentre gli occhietti da rettile ci fissavano ostili. La carnagione era molto abbronzata, e il fisico agile ma robusto, mentre una leggera cicatrice gli deturpava a graffio il lato sinistro del viso.
Non seppi perché, ma mi stette subito antipatico, per cui risposi, stizzita: “E tu chi saresti, di grazia?”
L’espressione di quello s’irrigidì, mentre rispondeva, spavaldo: “Io sono Castor X della Casata Velharion, Secondo Principe di Draconia e, ora, voi siete i miei prigionieri!”



Note dell'Autrice:
Ehhh, si, sono di nuovo qui!
Lo so, sto aggiornando abbastanza in fretta, ma con l'inizio dei corsi che si avvicinano, preferisco approfittarne finchè posso!
Eccoci dunque qui, con un altro capitolo!
Il viaggio è ormai iniziato, e anche se non accade nulla di veramente interessante, abbiamo finalmente potuto conoscere un po' meglio i nostri amici, specialmente Astrea, che più avanti avrà modo di farsi valere anche lei.
Ho inserito un piccolo accenno al passato di Chrystal, ma dovrete aspettare ancora un po' se volete sapere chi è la ragazza misteriosa di cui porta con sè il ritratto, nel frattempo, vi farò bollire nel vostro brodo.
Per ora, dovranno vedersela con i Draconiani, che come avrete già potuto intuire non sono esattamente una specie molto ospitale, specialmente verso gli sconociuti. Ehhh...si, Castor è niente popò di meno che il fratello maggiore di Castiel, ma vedremo più avanti in che rapporti sono con esattezza.
Nel frattempo, ringrazio come da programma tutti coloro che mi stanno seguendo, non serei niente senza di voi e mi fa sempre piacere sentire i vostri pareri per questo mio piccolo gioiellino. Ringrazio anche EragonForever per il suo supporto, e onlyfanfiction per le critiche sempre costruttive.
Ci si rivede!
Teoth
   
 
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