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Autore: TaliaAckerman    29/08/2016    3 recensioni
L'ultimo atto della saga dedicata a Fheriea.
Dubhne e Jel si sono finalmente incontrati, ma presto saranno costretti a separarsi di nuovo. Mentre la minaccia dal Nord si fa sempre più insistente, un nemico che sembrava battuto torna sul campo di battaglia per esigere la sua vendetta. Il destino delle Cinque Terre non è mai stato così incerto.
Dal trentaquattresimo capitolo:
"Dubhne si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e ricordò quando, al suo arrivo a Città dei Re, l'avevano quasi rasata a zero.
- Quando ero nell'Arena... - mormorò - dovevo contare solo su me stessa. Un Combattente deve imparare a tenere a bada la paura, a fidarsi solo del proprio talento e del proprio istinto. Non c'è spazio per altro.
Jel alzò gli occhi e li posò su di lei - E che cosa ti dice ora il tuo istinto?
- Sopravvivi. "
Se volete sapere come si conclude il II ciclo di Fheriea, leggete!
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'II ciclo di Fheriea'
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                                                                      PARTE SECONDA

                                                                    LA MAGIA ANTICA


13








CITTÀ DEI RE


Jel trasse un respiro profondo.
Per un attimo, l'idea di stare sbagliando tutto lo avvolse. Era solo un Consigliere fra tanti, non aveva alcuna autorità in più rispetto agli altri membri del Gran Consiglio, anzi, probabilmente la sua giovane età l'avrebbe reso ancora meno meritevole di essere preso sul serio.
Per non parlare della terribile ingenuità che si celava nel gesto che stava per compiere: anche se, per assurdo, fosse riuscito a convincere il Custode, davvero pensava di essere abbastanza pronto anche solo per comprendere le sfumature della Magia Antica?
Ma ormai era lì, nei sotterranei della reggia di Città dei Re, in trepidante attesa che l'anziano Custode rispondesse alla parola d'ordine che il mago aveva appena pronunciato. Non poteva tornare indietro.
Cimentarsi con la Magia Antica è una follia, avrebbe detto Gala, gli occhi stretti e le sopracciglia aggrottate.
Ma lui non era Gala, e quella che un tempo era stata la sua migliore amica ora era diventata un'altra persona. La ragazza disillusa con cui aveva parlato pochi giorni prima non aveva nulla a che fare con la strega che era scappata di casa pur di seguirlo alla ricerca delle Pietre. Sicuramente Gala era maturata durante il viaggio che avevano compiuto attraversando tutta Fheriea, ma Jel aveva l'impressione che in quelle ultime settimane tutti i suoi progressi fossero stati oscurati da qualcos'altro. Nel fare ritorno a Grimal si erano entrambi trovati davanti a un bivio: ritirarsi, gettare la spugna e limitarsi a leccarsi le ferite, oppure andare avanti.
In quei momenti era indispensabile trovare la forza di reagire.
E Gala non ci è riuscita.
Evidentemente no, ma lui sì. Forse non con la prontezza e la saggezza cui avrebbe potuto ricorrere un uomo come Camosh, ma almeno non si era arreso. Forse la soluzione che credeva di aver trovato era la più stupida e avventata che avrebbe potuto venirgli in mente, ma se non altro avrebbe provato a perseguirla.
Stava per perdere definitivamente le speranze di essere lasciato entrare, quando finalmente qualcosa davanti a lui si mosse. La porta cominciò a dissolversi, fino a scomparire del tutto.
Per la seconda volta nella sua vita, Jel si ritrovò di fronte al custode Kryss. Era esile e calmo come la prima volta in cui l'aveva incontrato, ma sembrava in qualche modo più stanco, più connesso con il mondo terreno.
Nel vederlo si aprì in un inaspettato sorriso.
- Jel Cambrest - asserì con voce bassa. - Stranamente non sono affatto sorpreso di vederti.
- Sono qui per... - esordì lui, ma il suo interlocutore non lo lasciò terminare.
- Vuoi chiedermi aiuto, non è vero?
Il custode Kryss rientrava nella categoria di quelle persone che, almeno nel modesto parere di Jel, erano sempre e inspiegabilmente a conoscenza di tutto.
Stava già per arretrare di un passo e rimangiarsi tutti i propri propositi, quando il Custode gli assestò quella che sarebbe potuta passare per una pacca sulla spalla.
- Non avere paura, ragazzo. Entra, parliamo.
Ormai hai già commesso il tuo errore. Tanto valeva accontentare il Custode e seguirlo nel suo santuario.
- Lo sai, credo di aver intuito che tipo di uomo fossi nel momento in cui ti ho visto, quando tu e la tua amica siete venuti a ritirare la Pietra Gialla. - A piedi scalzi, Kryss si sedette senza far rumore sul pavimento di pietra e invitò Jel a fare lo stesso.
- Ma mi rendo conto di non averti ancora lasciato parlare - aggiunse, sempre mantenendo quel lieve sorriso. - Perdonami.
Jel lo prese come un invito ad esporre le proprie motivazioni e, mettendo da parte il lieve disagio, cercò di trovare le parole giuste per convincerlo.
- Ho riflettuto a lungo, Custode. So di non aver nessun diritto di venire qui per pretendere qualsiasi cosa da voi, quindi non lo farò. Io vi chiedo, no, vi prego di aiutarmi.
Parole artificiose, pensate ad hoc per l'occasione, eppure in qualche modo riflettevano abbastanza ligiamente la verità. In quel momento era davvero disperato; se si trovava lì era perché tutte le altre possibilità non gli erano sembrate abbastanza accattivanti da sollevarlo.
- Spero che non ti sia messo in testa che io possieda qualche potere fuori dall'ordinario, perché ti deluderei. I miei poteri sono eguali a quelli di qualunque altro mago - disse subito Kryss in tono pacato.
- Io non credo - replicò il giovane spontaneamente. - La conoscenza dei Custodi nelle arti magiche è sconfinata.
- Interessante - commentò il suo interlocutore con una vena di sarcasmo. - È la prima volta che qualcuno parla delle capacità di un Custode davanti a me.
Jel si morse il labbro. Doveva prestare maggiore attenzione nella scelta delle parole; i Custodi trascorrevano gran parte del loro tempo nella cripta, senza quasi intrattenere rapporti con altri esseri umani. Senza metterne in dubbio la saggezza, Jel aveva l'impressione che il loro carattere subisse mutamenti non indifferenti.
- Mi dispiace di essere sembrato arrogante. Non era mia intenzione.
- Ma certo, lo so - sorrise il vecchio davanti a lui. - Sono pronto ad ascoltare ciò che hai da dire.
D'accordo...
- Come ricorderete, ero io ad essere incaricato di radunare le Pietre. Ho attraversato l'intera Fheriea per raccogliere ognuna di esse, e ho avuto modo di avere a che fare direttamente con i Ribelli del Nord, e in più di un'occasione. Nessuno più di me può sapere quanto la situazione sia grave... specie dopo quanto ho scoperto pochi giorni fa.
Kryss non disse nulla; rimase fermo, a gambe incrociate, respirando piano. Jel lo prese per un invito a proseguire.
- C'è... una donna. No, una strega. Lei... era uno dei due sicari incaricati di seguire me e Gala per ucciderci. Erano stati mandati a cercarci da Theor in persona. Non abbiamo mai trattato la questione davanti ai membri del Consiglio per paura che la cosa potesse complicare ulteriormente la missione - s'interruppe. Parlare della vicenda gli riversava sempre addosso sensazioni sgradevoli. Pensando che non fosse il caso di menzionare anche Ftia per non allungare inutilmente il discorso, continuò - Noi... siamo riusciti ad eliminare il suo compagno in Ariador, poco prima di ritirare la Pietra Blu. Diversi giorni dopo siamo riusciti ad avere la meglio anche sulla sulla sua compagna. Eravamo convinti di averla uccisa.
Gala era convinta di averla uccisa. Lui era svenuto e inutile nel momento in cui avevano avuto la possibilità di disfarsi di Sephirt per sempre. - Ne eravate convinti - commentò il Custode in tono amaro. - Non è andata così, non è vero?
Ancora una volta Jel rifletté su come fosse opportuno procedere. - Questa strega aveva poteri davvero straordinari. Io non credo di aver mai visto nulla di simile. Praticava Evocazioni di dimensioni eccezionali senza il minimo sforzo e... e... era in grado di svanire nel nulla.
Una ruga di preoccupazione segnò per un istante la fronte dell'uomo seduto di fronte a lui. - Svanire nel nulla? - ripeté riacquistando il solito tono pacato. - Sei stato testimone di questa abilità?
- Io... - il giovane si bloccò. La verità era che lui, di fatto, non aveva visto niente, quel giorno sulle colline ariadoriane. Il giorno in cui Mal era morto. Anche quella volta tutto era stato nelle mani di Gala. - Io non ho visto nulla. Ma ho la testimonianza della mia compagna di viaggio.
- La ragazzina dai capelli viola, ma certo - sorrise Kryss. - Ti fidi di lei?
- Più che di ogni altra persona al mondo - rispose lui, anche se avvertì nella propria stessa voce una nota di incertezza.
Il Custode sospirò. - Vai avanti - lo invitò gentilmente.
- Come ho detto, pensavamo di averla uccisa. Ma una serie di notizie che ho ricevuto dal fronte hanno acceso in me il dubbio che possa, in qualche modo, essere ancora viva.
Parlarne attribuiva veridicità alla teoria che Sephirt fosse tornata, e la cosa gli metteva i brividi.
- I soldati alleati parlano di una donna rossa capace di compiere miracoli inauditi - continuò dopo aver deglutito. - Un'assassina feroce che massacra i nostri a decine in un solo colpo. Dicono che si debba a lei la conquista di Qorren.
- E tutto questo ti fa pensare che si tratti della vostra vecchia conoscenza.
- Precisamente.
Jel si torse le mani, poi si fece coraggio e andò avanti: - La missione ha completamente cambiato la mia vita. Mi sono abituato a correre dei rischi, ad essere sempre vigile... ad essere aperto alla possibilità di dover combattere e uccidere. Ma stare qui, impotente, mentre i nostri uomini muoiono e i Ribelli guadagnano man mano terreno... a questo non sono preparato.
- E come pensi che io possa lenire questa tua impotenza?
Per alcuni lunghi istanti calò il silenzio, finché Jel non si decise a rivelare il vero motivo per cui si era recato nella cripta di Città dei Re.
- L'unica Magia che ai miei occhi sembra essere in grado di contrastare quella donna è la Magia Antica. E voglio che me la insegnate.
Fu come se il tempo avesse improvvisamente cessato di scorrere e, per un attimo, parve che persino Kryss non riuscisse a trovare le parole per ribattere alla sua richiesta. Alla fine, l'espressione stupefatta del Custode si trasformò in una smorfia di tristezza.
- Non so che cosa tu sappia della Magia Antica, giovane Consigliere, ma io non ti posso aiutare - disse con calma.
Ma Jel non aveva intenzione di arrendersi; non ora che era riuscito ad esprimere finalmente la frustrazione che lo stava devastando in quei giorni. - Nell'intera Fheriea non c'è nessuno che conosca la Magia Antica meglio di un Custode. Vi chiedo solo di condividere la vostra conoscenza con me. Anche solo la teoria.
Ma Kryss aveva scosso la testa.
- Non è semplice come lo dipingi, e credo che tu lo sappia. Se pensassi di avere bisogno solo della teoria avresti potuto consultare uno qualunque dei libri della biblioteca.
Aveva ragione, era palese che avesse ragione. Imparare teoria e formule era un conto, ma acquisire la padronanza dell'incredibile intensità degli incantesimi antichi era tutt'altra faccenda. Ed era proprio per questo che Jel aveva bisogno di un maestro all'altezza.
- Siete l'unica persona che può aiutarmi - insistette cercando di mantenere saldo il tono della voce, dal quale trapelò comunque una nota d'urgenza. - È il contributo che potete dare a questa guerra.
Forse si era spinto troppo avanti, se ne rese conto nel vedere il volto del Custode incupirsi drasticamente.
- Non pretendo che un mago della tua età comprenda a fondo l'importanza del compito di un Custode - disse con freddezza raggelante. - Per questo sorvolerò sulla superficialità delle tue parole.
Jel avrebbe voluto replicare, afferrarlo per il bavero e intimargli di prendere la cosa sul serio, di staccarsi da quella sua dimensione mistica e riallacciare i rapporti con la realtà... ma non fece nulla di tutto questo. Se avesse sfiorato anche solo con un dito il Custode avrebbe potuto dire addio per sempre alla sua carriera di Consigliere, e allora non sarebbe più stato utile a niente e nessuno. Stava per voltare le spalle a Kryss per uscire dalla cripta, quando a sorpresa l'uomo parlò: - Credi di essere l'unico ad avermi mai chiesto una cosa simile?
Jel si immobilizzò. - Che significa? - domandò senza voltarsi.
- Altri maghi più vecchi ed esperti di te hanno provato a cimentarsi con i segreti della Magia Antica, e molti di loro prima avevano chiesto aiuto a me. Ma ho sempre rifiutato... perché le Evocazioni sono impegnative ed estenuanti da produrre, ma gli altri incantesimi... sono peggiori. La Magia Antica può garantire capacità che nessuno dovrebbe mai possedere.
- Non mi aiuterà, quindi?
- No - per un attimo Jel aveva sperato in una risposta differente. - Non posso farlo.
Il Consigliere sospirò. Dopotutto era andata come si sarebbe aspettato.

                                                                   ***

Seduto al proprio solito posto e rigirandosi la spilla da Consigliere fra le mani, Jel faticava a prestare attenzione alle parole che il maestro Ellanor stava pronunciando. Il suo sguardo continuava a saettare verso il posto affianco a lui, solitamente occupato da Gala, che ora era invece vuoto, inutilizzato. Anche l'uomo alla sua sinistra era diverso da quello che era abituato a vedere; al sostituire la presenza rassicurante di Camosh c'era ora lo sguardo preoccupato del maestro Anerion.
Presiedendo all'ennesima e apparentemente inutile riunione del Gran Consiglio, il mago non poteva fare a meno di pensare a quanto fosse critica la propria situazione. La propria... e quella della Cinque Terre in generale.
Il viaggio a Città dei Re era stato solo l'ultimo dei suoi fallimenti. Per il resto, nemmeno era riuscito a convincere Gala a continuare a partecipare alle riunioni nella reggia di Grimal.
Maestri e Consiglieri discutevano da mesi su come fosse più ragionevole agire per contenere l'ormai preoccupante avanzata dei Ribelli nei territori dell'Ariador settentrionale, ma nessuna decisione importante pareva essere stata presa. Senza le Pietre Magiche, il grande piano del Consiglio (sempre che fosse mai esistito) era andato beatamente in frantumi, e Jel aveva la netta impressione che, a quel punto, la maggior parte della responsabilità fosse nella mani dei generali che stavano combattendo sul campo. Dal fatto che le loro decisioni fossero fruttuose o avventate sarebbe dipeso l'esito del conflitto.
Per quanto Jel si fosse sempre ritenuto fiero del proprio ruolo di diplomatico, in quel momento temeva profondamente che le parole si stessero lentamente avviando verso la totale inutilità. Non c'era modo di dialogare con Theor o con qualcuno vicino a lui. Non c'erano particolari strategie militari che di cui i Consiglieri potessero discorrere. Tutto era confuso. Tutto era lontano e - almeno così pareva a Jel - ingestibile.
Fu per tutta questa serie di preoccupazioni che il giovane, nel discendere le scalinate del palazzo a riunione conclusa, si sentì particolarmente affranto. Oltre alla sfera emotiva già sinceramente messa alla prova, risentiva anche della fatica dovuta al fulmineo viaggio di andata e ritorno per Città dei Re: dopo il rifiuto del Custode Kryss di aiutarlo, aveva trascorso una notte sola in una locanda della capitale, per poi ripartire la mattina seguente, poco dopo l'alba. Il viaggio era durato, come di consueto, poco meno di una settimana; Jel aveva cavalcato da solo, finalmente di nuovo in groppa alla sua amata Ehme. Era la prima volta che compiva quell'itinerario in solitaria, ma dopo l'incredibile viaggio che aveva portato a termine insieme a Gala, la cosa non lo aveva colpito particolarmente.
Poter tornare a cavalcare con Ehme, la puledra d'argento che era stato l'ultimo regalo di suo padre, lo aveva in qualche modo rincuorato. Gli era mancata molto, nonostante per un periodo fosse stato così ansioso per la propria vita da non rivolgere il pensiero alla sorte dell'animale che lui e Gala avevano abbandonato nel mezzo del Bosco Hardist. La puledra di Jel aveva fatto ritorno, mentre del vecchio, malridotto Yin non era più trovata traccia. Probabilmente era morto nel tentativo di tornare a Grimal: esattamente ciò che lui aveva promesso che non sarebbe successo. Gala era stata incredibilmente restia a separarsi dall'animale e lui aveva tentato di convincerla che entrambi gli esemplari se la sarebbero cavata. Nel ripensare a quell'episodio, quando ancora lui e l'amica erano in fuga da Mal e Sephirt, Jel ebbe una dolorosa stretta allo stomaco, una sensazione di sgradevole calore quasi ustionante. A quell'epoca tutto era ancora così diverso, così tante cose sarebbe successe in seguito, prima che riuscissero anche solo a tornare a casa. Camosh ancora era in vita, Astapor Raek ancora era membro del Gran Consiglio, le città ariadoriane non erano ancora state conquistate... Ma lui aveva già ucciso, ricordò Jel con un sussulto; era accaduto in quella miserabile locanda sulla Grande Via in Haryar, nel primo vero contatto con il mondo spietato che in seguito sarebbe divenuto la loro normalità.
Attraversò le vie di Grimal quasi a memoria e, senza neanche che se ne accorgesse, le sue gambe lo condussero a casa. La costruzione era notevolmente diversa da come l'aveva lasciata diversi mesi prima. Lys, da sola, non possedeva né le capacità né la voglia per prendersi cura del giardino e della piccola stalla che aveva ospitato i loro due cavalli; per quanto riguardava quest'ultima, non che ce ne fosse stato particolarmente bisogno dal momento che Ehme e Yin erano partiti con Jel e Gala. Ma nel piccolo giardino l'erba era cresciuta, le piante erano divenute incolte e il vialetto lastricato si era rapidamente riempito di erbacce. Personalmente, Jel non aveva memoria di alcun incantesimo che riguardasse i vegetali e, anche in caso contrario, non avrebbe decisamente avuto il tempo di dedicarsi alla faccenda. No, la scelta più sensata sarebbe stata, semplicemente, rivolgersi ad un qualunque giardiniere, ma in quel momento il Consigliere non aveva alcuna voglia di trovarsi un estraneo a girare per casa.
Sua madre Lys aveva lasciato la sua camera immutata; si era limitata a mantenerla pulita e in ordine, come piaceva a lui. Il giovane non vi aveva trascorso molto tempo da quando era tornato a Grimal, anzi, in verità la sua casa aveva più che altro ricoperto il ruolo di dormitorio nell'ultimo periodo.
Fu proprio nell'inserire la chiave nel cancelletto che, alzando lo sguardo, si accorse del corvo che stava ritto con le zampe sulla staccionata. Era insolitamente silenzioso, notò il mago stupito ma, soprattutto portava legata alla zampa una minuscola pergamena.
Il cuore diede segnali di volergli balzare in gola all'istante. Sapendo di non dover ricominciare a sperare troppo presto, Jel si avvicinò all'animale e allungò le mani verso il laccetto che teneva il messaggio assicurato alla zampa.
Cra. Cra. Il corvo emise il suo verso e gli beccò una mano, senza troppa convinzione però.
Jel riuscì finalmente a liberare la piccola pergamena e la srotolò, avido di scoprirne il contenuto. Ma non trovò ad attenderlo parole del Custode come aveva sperato. No, la calligrafia era piccola e stranamente tondeggiante; non poteva che appartenere ad una donna.

Jel Cambrest, mia sorella è morta, ma il vostro debito non è estinto. Mi dovete ancora ottocento york, come da voi promesso. Aspetto una vostra risposta.

Era firmato: Norah Elbrik.
Per pochi istanti Jel rimase interdetto; poi, lentamente, un'immagine tornò a presentarsi nella sua mente: Ftia che offriva loro della marmellata di fiori spiegando che fosse un dono di sua sorella...
Si lasciò andare ad una smorfia infastidita; con tutto quello che era successo si era completamente dimenticato che la cacciatrice avesse una sorella che potesse riscuotere il debito. Se le cose fossero andate diversamente non si sarebbe dimenticato di pagarlo, pur malvolentieri sarebbe stato disposto a recapitare alla cacciatrice gli york che le doveva, dal primo all'ultimo. Ma Ftia li aveva traditi e ora era morta, e l'idea di pagare una così contingente somma di denaro ad una donna che nemmeno conosceva non era per lui molto allettante.
Fortunatamente Norah Elbrik aveva ritenuto più opportuno inviargli un corvo piuttosto che recarsi a Grimal di persona. A quel proposito, Jel si domandò quando esattamente Ftia avesse raccontato - probabilmente via lettera - alla sorella della faccenda del debito e, soprattutto, come il corvo avesse potuto trovare proprio la sua casa. Forse qualcuno in città l'aveva visto svolazzare senza una meta e, leggendo il suo nome sulla pergamena, aveva portato il corvo nelle vicinanze di casa sua.
Norah doveva aver pensato non fosse necessario attraversare Ariador e Stato dei Re per parlare con lui e convincerlo a rispettare l'accordo. Dopotutto lui era un Consigliere, una persona retta e onesta, di certo la donna si aspettava che in quanto tale onorasse il proprio impegno.
Jel accartocciò la pergamena ed entrò in casa; poi si avvicinò al caminetto e la gettò in mezzo alla cenere e ai tizzoni non ancora consumati.








Note:

Ok, so di aver già interrotto e ripreso la storia parecchie volte, ma finalmente sono riuscita a postare questo benedetto capitolo, il primo della seconda parte. So di essermi fatta aspettare tanto, e so so anche che il capitolo e decisamente più corto del precedente, ma spero che il risultato ripaghi almeno un po' le aspettative degli eventuali lettori. Ditemi che ne pensate, siete contenti di poter leggere di nuovo un pov del nostro Jel?
Non so quando riuscirò a pubblicare il prossimo capitolo, ma per ora non ci sono rischi che interrompa di nuovo la storia XD
Vorrei anche lasciarvi un piccolo extra, una cartina di Fheriea che finalmente sono riuscita a pubblicare!
fhe
Ditemi che ne pensate.

TaliaBaratheon
  
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