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Autore: Lady Chryseiss    03/09/2016    1 recensioni
Nicole, Chloe ed Amy sono tre adolescenti amiche per la pelle nonostante le personalità molto diverse tra loro. Frequentano la stessa scuola superiore, dove sono abituate a passare inosservate; questo perchè non sono dotate di talenti speciali, nè di una intelligenza fuori dal comune o di una bellezza stravolgente. Ecco il motivo per cui da parte loro sorge un po' di invidia nei confronti dei componenti della "Legione del demonio", un gruppetto di ragazzi loro coetanei che sembrano essere provvisti di una pura perfezione. Su di loro è stata inventata la storia che abbiano venduto l'anima al diavolo in cambio di quella perfezione per cui sono famosi, condannandoli però con un' arroganza e una superficialità sena pari. Nicole, Chloe ed Amy stanno attente a non aver niente a che fare con loro, ma quando gli eventi le porteranno una alla volta ad entrare in contatto con la Legione del demonio, scopriranno che l' apparenza talvolta inganna.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Nigel ed Aymon corsero nel parcheggio davanti all’edificio fino a raggiungere Nicky e Bob. Nigel smise di correre quando, allungando il braccio destro, afferrò la spalla di Nicky e lei si fermò, girandosi verso di lui. Le poggiò la mano sinistra sull’altra spalla. -Nicky, scusami per Katy, è solo un po’ sotto pressione per l’esame di oggi- disse. Dagli occhi di lei cominciarono a scendere alcune lacrime. Non diede alcuna risposta. In quel momento Nigel comprese che Nicky era diversissima da Kate: era dolce, sensibile, ci teneva ai rapporti umani ed era timida, forse troppo. In pratica, l’esatto opposto della sua ragazza. Le spostò con una mano una ciocca di capelli rossi ondulati, che le ricadevano sciolti sulle spalle, e trasformò pian piano quel gesto in una carezza sul capo. Lui stesso si sorprese di se stesso: non lo faceva spesso nemmeno con Kate, figuriamoci con una sconosciuta! Incollò lo sguardo agli occhi verdi di Nicky e le ripeté: -Mi dispiace. Io penso che l’esame lo passerai, perché te lo meriti. Fidati- a quel punto Nigel si ritrovò colpito dal pugno di Bob. –Lasciala in pace! Nicky non ha nessuna voglia di essere presa in giro da voi fighetti! E soprattutto: non toccare la mia ragazza- urlò. Aymon si inginocchiò accanto a Nigel, che era caduto sull’asfalto del parcheggio a causa del pugno e teneva una mano appoggiata sulla guancia. Notò che lo zigomo sinistro dell’amico sanguinava. Bob prese la mano di Nicky per poi trascinarla via. Aymon passò a Nigel un fazzolettino di carta, con il quale si asciugò il rivolo di sangue che si era creato sulla guancia. -In effetti amico, Freeman ha ragione: se qualcuno guardasse la mia ragazza come tu guardavi Nicky, e per di più le facesse una carezza, beh, anche io gli avrei tirato un pugno- disse porgendo una mano a Nigel dopo essersi alzato. Nigel strinse la mano di Aymon e si mise in piedi. Nicky scivolò sul sedile del passeggero dell’auto di Bob, sconvolta da quello che era appena successo. -Tu sei pazzo, Bob, non mi ha fatto niente, non c’era alcun bisogno di fargli male- gli disse arrabbiata. -Ce n’era invece, così smetterà di importunarti!- rispose lui. -Non mi stava importunando, Bob, si stava scusando- -Ti stava toccando!- Nicky si zittì. Improvvisamente si ricordò che a lei il contatto fisico con chi non conosceva le aveva sempre dato molto fastidio, tanto che a volte la portava a reagire tirando pugni lei stessa. Bob lo sapeva bene: era così che si erano conosciuti lui e Nicky. Un giorno lui le aveva toccato un braccio per chiederle dov’era l’aula di chimica e lei gli aveva tirato una sberla in pieno volto. Nicky sorrise a quel ricordo. Ma con Nigel era stato diverso, il contatto con lui le era sembrato strano, ma non fastidioso; anzi, quasi l’aveva fatta sentire protetta. Le ballerine entrarono in sala elegantemente, in una fila ordinata secondo i numeri che ognuna aveva appeso alla divisa, composta da un body viola intrecciato sulla schiena, sottili calze rosa e scarpette da punta color rosa cipria. Nicky aveva il numero sette, Kate il numero nove. Si posizionarono alla sbarra dopo un inchino alla esaminatrice. Gli esercizi alla sbarra filarono lisci senza intoppi, come sempre, ma quando arrivò il momento di quelli al centro Nicky iniziò ad agitarsi, perché sapeva di non possedere molto equilibrio. Proprio quando iniziava a tranquillizzarsi, verso la fine dell’esame, eseguendo un retirè in punta cadde storcendosi una caviglia. Tutte si girarono a guardarla, e a Kate scappò una risata. L’esaminatrice la fulminò con lo sguardo facendola smettere immediatamente. -Nicole, ti sei fatta male?- chiese in tono cortese alla ragazza. -No professoressa, va tutto bene, mi scusi- -Non importa cara, riprendi pure- la donna sorrise e permise a Nicky di ripetere l’esercizio, che riuscì a compiere con successo. L’esame terminò con il consueto inchino e prima che le ragazze uscissero la professoressa chiese: -Kate Frost, potresti trattenerti un attimo, per favore? Vorrei parlarti- Kate camminò con passo elegante fino alla sedia accanto a quella dell’esaminatrice e si sedette. -Ho chiesto di parlare con te, non che tu ti sieda- disse bruscamente. Kate scattò in piedi –Mi perdoni, mi dica pure- Le altre si cambiarono e uscirono dalla scuola. Scesero le scale in silenzio e una volta all’esterno si salutarono con baci e abbracci, esultando per l’esito sicuramente positivo per tutte, tranne che per Nicky, che scoppiò a piangere. -Ehi, Nicky, non fare così- Luise, una delle ragazze, la abbracciò. Per quella volta Nicky represse l’istinto di spingerla via e si lasciò abbracciare, piangendo a dirotto. -Non bada a queste piccolezze, capita a tutti di cadere o di sbagliare, sei stata bravissima come sempre, è questo che conta- aggiunse. Dopo un abbraccio generale, che Nicky apprezzò moltissimo da parte delle sue solitamente fredde compagne, ognuna prese la strada di casa dandosi appuntamento alla lezione successiva. Nicky si appollaiò sul muretto vicino al marciapiede, ancora singhiozzando. Non sapeva cosa stesse aspettando, ma desiderava che arrivasse qualcuno a tirarle su il morale. E quel qualcuno arrivò quasi subito: quando la ragazza alzò gli occhi, Nigel Brown era in piedi davanti a lei che la guardava curioso. -Posso sedermi vicino a te o devo aspettarmi un altro pugno?- poi si sedette senza attendere risposta. Lei non disse una parola, non voleva essere compatita da nessuno, specialmente dalla Legione del demonio. -Cos’è successo? L’esame è andato male?- domandò. -Sono caduta come un salame- si scoprì a rispondere Nicky. -E allora? Se tutto il resto lo hai fatto bene come ti ho visto fare stamattina, anche se hai commesso un errore non puoi non passare. Se ti boccia, quella tipa è stupida o è cieca!- disse Nigel. Per la prima volta Nicky staccò gli occhi dai suoi piedi per incrociare gli occhi di lui, e gli sorrise, fingendo di non aver notato il livido sullo zigomo sinistro. -Apprezzo che tu voglia consolarmi. Perché sei gentile con me?- -Perché non dovrei esserlo?- “Perché sei uno della Legione del demonio. Perché sei splendido e io sono un disastro”, ma non lo disse. Abbassò nuovamente lo sguardo. Nigel sorrise e con un dito le asciugò una lacrima che le stava rigando il volto. Nicky era troppo stanca e triste per scostarsi, quindi non lo fece nemmeno quando lui la abbracciò dopo che lei gli confidò: –Kate ha riso di me. Di nuovo- lasciò che Nigel si avvicinasse di più a lei, lasciò che le posasse una mano sulla schiena e che l’attirasse a sé. -Ti do un passaggio a casa, vuoi?- le chiese Nigel. -Grazie, ma non abito molto lontano. E poi tu dovresti aspettare la tua ragazza, non eri venuto per questo?- rispose lei. “Ah, già, Kate” si ricordò Nigel. –Perché lei non è ancora scesa?- -L’esaminatrice l’ha trattenuta, ma non ne so il motivo. Probabilmente vorrà offrirle un posto alla sua accademia- -Tu pensi che Katy ne sia all’altezza?- -Sinceramente?- -Sinceramente- -Penso che Kate sia brava- Nicky non aggiunse altro. Disse semplicemente la verità, come faceva sempre: Kate era davvero brava, ma per entrare a far parte di una compagnia importante si doveva possedere un talento speciale, un talento che Kate non aveva, ma che non aveva nemmeno lei. Se Nigel gliel’avesse chiesto, Nicky avrebbe detto che Kate era molto più brava rispetto a lei. -Ora devo andare. Grazie Nigel- lo salutò, si alzò, e se ne andò. Nigel rimase seduto dov’era a guardarla andare via. Fermo immobile ancora per cinque minuti buoni prima che Kate arrivasse. -Alla buon’ora- esclamò vedendola. -Scusa il ritardo, ma quella vecchia scema ha voluto comunicarmi in anticipo che mi boccerà. Giuro che le avrei sputato volentieri in un occhio- urlò Kate furiosa. -Quindi non hai passato l’esame? Ma eri così sicura di te, cosa è successo?- -Quell’imbranata di Nicole, che tu ammiri tanto, è caduta e io ho ridacchiato, tutto qui. Ti rendi conto? Sono stata punita con la bocciatura per aver riso di lei! Senza togliere la filippica che mi sono dovuta subire sul rispetto e la lealtà tra compagne! Ridicolo!- -È male che ti sei voluta tu, Katy. Mi dispiace- -Cosa? Come puoi dirmi una cosa del genere Nigel?- -Kate, devi smettere di sentirti Dio e considerare gli altri feccia. Finirai male, finirai sola!- Kate si sentì rivoltare le interiora per la rabbia. Nessuno doveva permettersi di trattarla in quel modo. Stava per replicare ancora, ma poi si sforzò di calmarsi e domandò a Nigel: -Ma tu ci sarai sempre, vero?- Nigel pensò a quello che Kate gli stava chiedendo. Lei aveva capito cosa stava accadendo ancora prima che lo capisse lui: non era sicuro di voler veramente dire ciò che pensava in quell’istante, ma spesso accade che le cose che si avvertono nella pancia e non nella testa sono le più vere. Forse a influenzare il suo gesto fu il discorso che gli aveva fatto Aymon quella mattina dopo il pugno che si era preso da Bob Freeman: “Non puoi continuare a farti trattare come un fesso da Kate, quella ama solo se stessa, tu sei solo una pedina del suo gioco”; ma comunque disse: -No, Kate. D’ora in poi io non ci sarò più per farmi trattare come un fesso da te. Non cercarmi più- Kate rimase in silenzio a fissarlo con un’espressione che descriveva tutto il suo sconcerto. Quando il ragazzo se ne andò senza più dire una parola, lei comprese che Nigel l’aveva appena lasciata. E nonostante non volesse crederci, conosceva bene quel tono di voce, quel volto serio: erano la voce e il volto di chi ha preso una decisione e non cambia idea, di chi sa quello che fa. Fu lei stavolta a prendere posto sul muretto, le gambe incrociate, le braccia abbandonate pesantemente lungo le ginocchia, i palmi aperti come se avesse realizzato solo in quel momento che qualcosa le era scivolato via. Rimase così, ferma, lo sguardo perso nel vuoto, fino a tarda sera.
   
 
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