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Autore: Lamy_    04/09/2016    2 recensioni
Astrea Monteverde ha perso tutto: la sua famiglia, la sua casa, il suo onore e un anno fa é scomparso Thomas, il suo parabatai. Un incontro fortunato permetterà alla giovane Nephilim di scavare nel mistero dietro al quale si cela la verità sul rapimento del suo migliore amico. Tradimenti, imboscate, segreti, sangue e amore segneranno per sempre la sua vita. Perché si sa, il confine tra la verità e le bugie é labile quanto un foglio di carta.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Raphael Santiago, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo.
 
 
Un mese dopo.
Tornare alla normalità era stato difficile. Alzarsi, allenarsi, pranzare, passeggiare e fare shopping con Magnus erano azioni normali. Ma Astrea non era ancora guarita, o meglio il suo cuore non era ancora guarito. Più volte al giorno si soffermava a pensare alle bugie di Thomas, alla vera causa della morte della sua famiglia, al suo Istituto che non c'era più, il teatrino di Remus. Già, era stata così ingenua da credere che il suo parabatai avesse bisogno del suo aiuto e che Remus le avesse offerto ospitalità solo per gentilezza. In realtà era tutto una grande bugia. Alec le ripeteva di non pensarci, che sono le persone che amiamo a ferirci di più. Ma non pensarci era impossibile. Forse, un giorno, avrebbe provato meno dolore. Forse. E poi c'era questa storia del Fuoco Rosso che doveva affrontare: facendo ricerche accurate, avevano scoperto che colpisce un Nephilim ogni cento anni e nato il ventotto novembre. E quel giorno, il ventotto novembre dopo cento anni, Astrea aveva assorbito quel potere. Da quella fatidica sera, però, non si era più manifestato ma lei aveva promesso all'Angelo che lo avrebbe coltivato e preservato. Anche perchè rischiava di uccidere le persone attorno a se e se stessa. Come stava per fare con Katia, il fuoco l'avrebbe uccisa se avesse stretto la morsa attorno al suo collo. Già, Katia. Quella notte lei e Thomas furono consegnati al Clave, il quale promise ad Astrea che sarebbero stati accusati di molteplici reati, tra cui l'omicidio dei coniugi Monteverde. A quella notizia la Nephilim si disse soddisfatta: finalmente chi le aveva rovinato la vita l'avrebbe pagata. Ma quella fu anche la notte in cui salvò Raphael Santiago: fu tenuto sotto cura presso l'infermeria dell'Istituto per ordine di Jace e Clary, che si erano dichiarati disposti ad aiutare Astrea in qualsiasi modo. Ogni giorno andava al capezzale del suo letto e gli raccontava come avesse trascorso la giornata, quali magie avesse imparato il piccolo Max oppure per quale sciocco motivo avesse discusso con Alec. Quando Raphael si riprese Astrea non stava nella pelle dalla gioia, ma quando raggiunse l'infermeria si rese conto che era sparito. Provò a cercarlo al DuMort ma lui più volte si era fatto negare e nemmeno rispondeva ai messaggi di fuoco o a quelli che la ragazza gli lasciava sotto la porta della sua camera (ormai i Vampiri avevano fatto l'abitudine a quella strana Shadowhunter che si aggirava nel loro quartiere generale). Alla fine, dopo l'ennesimo rifiuto, decise di gettare la spugna perchè era palese che lui non ricambiasse i suoi sentimenti. Anche Raphael l'aveva delusa, come tutti del resto. In compenso aveva trovato nuovi amici: Isabelle, Simon, Jace e Clary erano delle persone davvero fantastiche e l'avevano accolta a braccia aperte. Alla fine Alec e Magnus le avevano fatto un regalo enorme: con il permesso del Clave e un pizzico di magia, l'istituto di Lisbona era stato ricostruito. Nonostante la grande felicità, restava l'amaro: Astrea al più presto sarebbe tornata a casa sua. Aspettava solo l'ordine ufficiale del Clave che le concedesse il pieno controllo dell'Istituto. Ma per quella mattina tutti i sentimenti negativi furono messi da parte per festeggiare il tanto atteso e faticoso matrimonio di Simon e Isabelle.
"Papà, Astrea continua a mangiare i miei gattini!" protestò Rafe, rivolgendo uno sguardo truce alla ragazza che inzuppava i biscotti nel caffè. Alec sospirò, quei due erano come cane e gatto.
"Puoi smetterla di mangiare i suoi gattini? Abbiamo anche i biscotti a forma di cuore!"
"Alexander, fa un respiro profondo e mantieni la calma." disse Magnus, mentre con passo elegante faceva capolino in cucina accompagnato da un allegro Max. Il piccolo Stregone corse ad abbracciare Astrea stampandole un bacio sonoro sulla guancia. Rafe, dall'altro capo del tavolo, storse le labbra.
"Sai, Rafe, ho deciso che non mangerò mai più i tuoi gattini a patto che tu venga qui ad abbracciarmi." propose Astrea, sorrisino di sfida ed espressione compiaciuta. Il bambino, avendo capito quanto gli convenisse quella condizione, corse da lei e la strinse forte. Astrea ricambiò l'abbraccio con altrettanta forza. Quel momento venne interrotto da una Isabelle infuriata che entrava in casa, senza nemmeno aver bussato.
"Ma vi rendete conto? Clary é ingrassata ed ora il vestito da damigella non le entra!" strillò Isabelle tra lacrime e sbuffi. Alec le mise le mani sulle spalle e la fece accomodare in salotto dove in pochi secondi si radunò la famiglia Lightwood-Bane.
"Respira e raccontaci tutto dall'inizio."
Isabelle fece un bel respiro e riprese a parlare con le labbra ancora tremanti.
"Mesi fa chiesi a Clary di farmi da damigella, e questo lo sapete tutti, così facemmo cucire un abito su misura per lei. Volevo che tutto fosse perfetto. Ma stamattina si é provata il vestito e non le entra perché é grassa!" sbraitò di nuovo piagnucolando.
"Clary non é grassa, é incinta." la corresse Alec, ma si beccò solo un'occhiataccia da sua sorella.
"Resta il fatto che non entra nel vestito, Alec!"
Magnus si sedette accanto alla sposa disperata e le offrì una tazza di camomilla magicamente comparsa per farla calmare.
"Sta calma, adesso troviamo una soluzione. Potresti chiedere a Maia di farti da damigella. Oppure....ad Astrea!" esclamò lo Stregone con un enorme sorriso sul viso.
"Oh no, io non credo di essere adatta." disse Astrea con le mani alzate come fosse sotto minaccia. I matrimoni le mettevano una certa pressione.
Isabelle la fissò con gli occhi scuri ancora lucidi e sollevò gli angoli della bocca.
"Saresti perfetta con quell'abito!"
Nel vedere quell'espressione di speranza dipinto sul volto di Isabelle non poteva rifiutare, così Astrea annuì accettando la sua proposta.
"Però ho bisogno che Magnus rinnovi il mio look. Ho bisogno di un cambiamento."
A Magnus brillarono gli occhi e come un fulmine afferrò Astrea per condurla nel suo studio.
"Quando avrò finito non ti riconoscerai."
"Mi dispiace distruggere il tuo entusiasmo, Magnus, ma Jace ci vuole all'Istituto. La vostra seduta di bellezza dovrà attendere." disse Alec.
"Alexander, perché devi rovinare ogni bel momento?"
 
 
 
"Potresti anche schioccare le dita e sistemare la sala senza bisogno della nostra fatica."
"La magia ha un prezzo, Nephilim. Ed ora lavora, quei festoni non si attaccano certo da soli!"
Era da un'ora che quei battibecchi tra Jace e Magnus andavano avanti. Alec avrebbe preferito si gran lunga battersi con interi plotoni di demoni, mentre Astrea si divertiva. Magnus, comodo sulle scale, osservava i Cacciatori darsi da fare per allestire la sala dove si sarebbe tenuta la cerimonia matrimoniale e Clary, accanto a lui, disegnava distrattamente rune sul suo taccuino.
"Come disponiamo i fiori sul cornicione?" domandò esasperato Alec, avevano passato la mattinata a decorare qua e là l'Istituto. Jace lo affiancò e insieme guardavano il soffitto nel tentativo di trovare una soluzione per rendere Isabelle felice. Quando ad un tratto una freccia inchiodò una margherita al cornicione. Tutti si voltarono: Astrea brandiva la sua balestra e stava per tirare un'altra freccia con un fiore.
"Potremmo fare anche così!" disse Jace con un'alzata di spalle. La porta in legno massello si aprì con un rumore sordo e tutti scattarono in piedi per paura che fosse uno dei due sposini. Invece era soltanto Stephen, il figlio di appena due anni di Jace e Clary. "Piccolo, che ci fai qui?" chiese con dolcezza Jace abbassandosi al livello del bambino; aveva i capelli rossi e le lentiggini di sua madre ma gli occhi e il sorrisino di suo padre.
"É con me il bambino." Maryse fece la sua solita entrata trionfale, la schiena dritta e il passo elegante.
"Mamma, non dirmi che Izzy ha visto le decorazioni?!" disse preoccupato Alec, solo Raziel sapeva sarebbe stata la reazione di sua sorella. Sua madre scosse la testa e tirò fuori un sacchetto di pelle verde. Fece cenno ad Astrea di avvicinarsi e la ragazza ubbidì.
"Col tempo tutti noi abbiamo imparato ad apprezzarti, Astrea, e siamo onorati di averti con noi. Per questo spero che questo regalo possa essere il segno della nostra riconoscenza."
Maryse aprì il sacchetto ed estrasse una catena d'oro bianco a cui era agganciato un anello: lo stemma dei Monteverde. La ragazza la indossò e strinse l'anello con entrambe le mani, era appartenuto a suo padre.
"Il Clave lo aveva riposto nell'Archivio e qualche tempo fa ho fatto richiesta che ti venisse restituito. Carlos ed Alma vorrebbero così."
Astrea di slancio abbracciò Maryse e gli altri presenti proruppero in un gioioso applauso. Pian piano tutto stava tornando al suo posto.
Magnus silenziosamente scivolò fuori dall'Istituto, aveva una questione ancora da risolvere prima che Astrea partisse, e poi doveva ritirare la torta per il matrimonio.
 
 
Il DuMort aveva l'aria di essere un'enorme nave scura ancorata al grigio cielo di quel pomeriggio. Magnus camminò con passo spedio verso l'entrata, mentre si stringeva nella giacca di velluto rossa. L'Hotel era apparentemente vuoto, o probabilmente i Vampiri stavano dormendo oppure il malumore del Capo li aveva costretti a fuggire. Perché Raphael era sicuramente di malumore. Lo Stregone raggiunse i sotterranei dell'edificio, uno spazio vasto chilometri adibito a deposito per le ricchezze che negli anni avevano accumulato, e subito vide le spalle curve di Raphael seduto su una poltrona.
"Disturbo?"
Il Vampiro sobbalzò spaventato, per quanto un tipo come lui potesse esserlo, ma quando riconobbe Magnus assunse la sua tipica espressione annoiata. Quella volta, però, alla noia si era aggiunta la tristezza.
"Accomodati."
Lo Stregone prese posto dinnanzi a lui e accettò volentieri il bicchiere di scotch che gli veniva offerto dal padrone di casa.
"Come te la passi in questo lugubre e triste Hotel?" disse Magnus lanciando occhiate disgustate qua e là. Raphael fissava il liquido color ambra attraverso il vetro del bicchiere e sembrava lontano anni luce, poi mandò giù un sorso abbondante.
"Che vuoi, Stregone? Non sono in vena di fare favori." la voce del più giovane era più spenta del solito, nessuna traccia ironica o divertita. Piatta come il battito del suo cuore.
"Si tratta di Astrea."
A quel nome gli occhi del Vampiro saettarono, strinse il bicchiere e per poco non lo ruppe.
"Le è successo qualcosa? Sta bene? E' in pericolo?"
"E' divertente il tuo allarmismo nei suoi confronti quando per un intero mese sparisci, ti fai negare e la costringi a soffrire. A che gioco stai giocando, Raphael? Sappi ch non è divertente."
"Non sto affatto giocando. Credo che sia meglio per lei starmi lontano. Soy fuente de dolor."
Magnus alzò gli occhi al cielo e sospirò.
"Ovvio che sei fonte di dolore se scappi dai tuoi sentimenti per lei."
"No siento algo por ella!" replicò Raphael alzandosi furiosamente, sapeva di essere in trappola.
"Qual è il problema, Raphael? Sei sempre stato il tipo che si prende a tutti i costi ciò che desidera. Cosa è cambiato?"
Sotto la fioca luce delle lampade Raphael, nel suo completo grigio elegante, sembra un clown dopo lo spettacolo: solo e senza corazza, solo tanto dolore.
"Ho dei recuerdos, dei ricordi. Mi appaiono nel sonno. Sono morto per davvero e Astrea mi stringe a se mentre piange e grida. Siamo in una stanza enorme, ci sono dei computer e in alto sono fissati alle pareti dei tubi ormai arrugginiti. All'improvviso un Angelo, compare di Raziel, appare e Astrea gli risponde sebbene non sia possibile sapere cosa le dica lui. Di colpo la luce, sento la vita tornare in me e so per certo che non sono ancora morto del tutto. Magnus, non so quale interpretazione dare a quei ricordi, sempre ammesso che si tratti di ricordi. Ma sento in me scorrere la vita, una nuova vita. Qualcosa di diverso dalla mia rinascita come Vampiro. E' come se mi fosse stata data una seconda possibilità. Credi che io sia un loco?"
Ad un tratto Magnus si è fatto pallido e i suoi occhi perdono il loro luccichio tipico. E' il momento della verità.
"Raphael, quello che sto per dirti potrebbe turbarti."
Il Vampiro a quelle parole si rimette seduto, lo sguardo confuso e il viso smorto.
"Habla."
"Ecco, pensi bene che quelli siano ricordi. Il Clave ha ordinato che ti venisse bloccata la memoria ma io ho cercato di eludere l'ordine al meglio, ero certo che avresti ricordato col tempo. Ora, però, devo dirti la verità. Sei stato rapito e imprigionato da Katia e Thomas per attirare Astrea. Lei ovviamene è venuta a cercarti e noi vi abbiamo raggiunti poco tempo. All'improvviso Astrea ha manifestato il Fuoco Rosso, un potere particolare e forte, con il quale ha rischiato di uccidere Katia ma tu l'hai fermata in tempo. Però, alle tue spalle Thomas ti ha trafitto con un tubo al cuore e tu...tu sei morto davvero. Astrea piangeva così tanto, i suoi lamenti hanno lacerato il cielo letteralmente. Dal pavimento è sorto Raffaele, l'Arcangelo, e le ha proposto di esprimere un desiderio a patto che lei imparasse a controllare il proprio potere. Così..."
"Ha chiesto che io tornassi in vita." aggiunse Raphael.
"Esatto. Ciononostante, eri ferito in modo grave ed è stato necessario un ricovero presso l'infermeria dell'Istituto. Quando ormai eri guarito mi è giunto l'ordine di rimuovere questi eventi dalla tua memoria per evitare che tu ti sentissi in debito con i Nephilim. Ti senti diverso perchè sei diverso adesso. Avevi perso molto sangue e dovevamo al più presto fare una trasfusione. Il gruppo sanguigno di Astrea corrisponde col tuo, così lei ha deciso di sottoporsi alla cura. Siete stati tre giorni collegati alla stessa flebo che attingeva al suo sangue per rigenerare il tuo corpo."
All'improvviso chiuse gli occhi e quella notte gli balenò in mente chiara e lineare. Ora ricordava.
"Lei mi ha salvato." sussurrò Raphael dopo lunghi minuti di silenzio. Magnus annuì e gli mise una mano sulla spalla.
"So che in questo momento, più di prima, hai paura di mostrare i tuoi sentimenti e sentirti vulnerabile."
"Io non posso offrirle niente. Vivo di notte, bevo sangue e vivo in questo lugubre Hotel. Non capisco ancora perchè abbia scelto di salvarmi. Lei merita di meglio, merita uno della sua razza. Non c'è futuro per noi."
"Ti ha salvato perchè ti ama e te lo ha confessato poco prima che tu morissi. E so per certo che lo ricordi ma continui a far finta di lui. Hai avuto una seconda e una ragazza fantastica ti aspetta. Non sprecare di nuovo una buona occasione per essere felice. Lasciati andare."
"Non posso, Magnus. Io non sono adatto a lei."
"Ricorda che l'amore vince tutto."
Amor vincit omnia.
 
 
Mancavano pochi minuti alla cerimonia e l'intero Istituto brulicava di Nephilim, Licantropi, Fate e bambini. Clary ed Astrea avevano evitato che quella sera Isabelle avesse un esaurimento nervoso ogni tre secondi, ma alla fine era andato tutto bene. Astrea si era trovata carina quando Magnus dopo due estenuanti ore le aveva dato il permesso di specchiarsi: i capelli erano tornati al loro colore naturale, castano chiaro, ed era piegati in morbidi ricci, un velo di ombretto azzurro e una passata di rossetto rosa rendevano luminoso il suo viso. La marcia nuziale fece scattare in piedi Isabelle.
"Sei pronta, Izzy?"
Le porte si aprirono e gli invitati si alzarono in piedi. Astrea si incamminò verso l'altare sorridente, fece l'occhiolino a Magnus e la linguaccia ad Alec. Consegnò al Fratello Geremia il cuscinetto in raso color oro su cui era sistemato lo stilo per conciliare i due sposi e si andò a sedere accanto a Maryse, in prima fila. Finalmente Izzy e Simon erano l'uno davanti all'altro, sorridevano imbarazzati e i loro sguardi esprimevano il loro amore. Quando il rito ebbe termine, si recarono tutti nella sala da ballo dove si sarebbe tenuta la vera festa. Isabelle si commosse nel vedere le decorazioni e convenne con Simon che i loro amici non potevano fare di meglio.
"Ovviamente è merito mio!" si pavoneggiò Jace come suo solito.
"Sì, ma i fiori attaccati al cornicione sono opera di Astrea!" fece Clary per smontare suo marito. Isabelle strinse Astrea in un abbraccio e la ringraziò.
"E' tutto perfetto. Grazie, ragazzi."
"Qualcuno è finalmente riuscito a smuovere la fredda Isabelle Lightwood!" sogghignò Luke alle spalle di Simon. La sposa gli lanciò un'occhiata truce ma subito si sciolse in un sorriso.
"Chi ha invitato il Vampiro?"
Astrea guardò oltre le spalle di Magnus e per poco non le cadde il bicchiere di mano. Lo Stregone cercò di trattenerla ma lei scappò via in un attimo.
"Ciao Raphael!" esclamò sorridente Simon, in parte era contento che il suo ''amico'' fosse presente.
"Non sono qui per te, Lewis."
Raphael superò il gruppetto e seguì Astrea al piano superiore, in terrazza.
 
 
L'ascensore aveva deciso di andare lento quella volta e la Nephilim stava perdendo la pazienza, ma fortunatamente le porte si aprirono e lei ne fu sollevata. Si guardò attorno e avanzò verso il centro della terrazza. Non c'era nessuno. Teneva una mano sullo stomaco e faceva profondi respiri per evitare d scoppiare a piangere dalla rabbia e rovinare il trucco.
"Sembri una principessa."
Non c'era bisogno di alzare gli occhi per capire che fosse la voce del Nascosto. La sua figura emerse dal buio, camminò verso di lei con le mani nelle tasche e gli occhi puntati in cielo.
"Non sapevo che da qui le stelle si vedessero così bene."
"Che vuoi, Vampiro?" era palese che Astrea fosse sulla difensiva. Raphael si arrestò all'istante e riportò l'attenzione su di lei: indossava un abito non troppo corto a fantasia romboidale sui toni del bianco e del celeste., sembrava così a disagio in quei panni inusuali per lei.
"Prendi le distanze adesso?" replicò lui con tono divertito, anche se in quella situazione c'era ben poco di divertente.
"Sei tu che hai preso le distanze. Sei sparito ed io mi sono fatta da parte."
"Le cose sono più complicate di così, Astrea."
"Oh davvero? Allora illuminami, avanti!"
Raphael scosse la testa e si allontanò di poco. Lei se ne stava con le braccia conserte al parapetto, non osava guardarlo.
"So che mi hanno cancellato i ricordi di quella notte ma adesso ricordo tutto. Tu mi hai riportato indietro, mi hai strappato dalla morte. Perché? Perché hai deciso di farmi vivere quando potevi chiedere qualsiasi altra cosa?"
"Perché non voglio nient'altro, Raphael. Voglio soltanto te!" Astrea non riuscì a controllarsi e le parole furono accompagnate da una amarezza esasperata.
"Ti ho visto morire tra le mie braccia. Ho provato un dolore immenso. Non potevo vivere senza di te, avevo bisogno che tu vivessi. É un pensiero egoista, lo so, ma io ho bisogno di te. Ma è evidentemente che per te non é lo stesso."
"Chica estúpida! ¿Por qué eres tan terco?"* adesso Raphael era di fronte a lei, sorrideva e scuoteva la testa come se il tutto fosse altamente ilare.
"Não conversa comigo em espanhol porque eu não entendo muito bem o que dizes!"*rispose irritata Astrea, parlando per la prima volta in portoghese da quando era a New York.
Il Vampiro rise compiaciuto da quello scambio di battute e stupito nel sentirla parlare la sua lingua d'origine.
"Dovresti parlare in portoghese più spesso!"
"E tu dovresti smetterla di parlare spesso in spagnolo."
"Mi dispiace per essere sparito. Avevo paura di quello che provavo per te. Io non posso offrirti nient'altro che questo, un misero Nascosto. Un Figlio della Notte. Vivo al buio, la luce non mi appartiene, sono a contatto con la morte e il dolore, per vivere devo nutrirmi di sangue e non posso avere figli. Come posso farti accettare tutto questo? Non sarebbe giusto, tu hai bisogno di qualcuno di buono accanto a te che sappia ricucire le tue ferite. E noi siamo entrambi rotti."
"Tu fai sembrare la mia vita una passeggiata. Per quanto non mi piaccia, io sono una Cacciatrice e il mio ruolo comporta una mole di impegni e costanti pericoli. Vivo di fretta, senza assaporare appieno i momenti, devo sempre essere pronta ad uccidere demoni o a combattere una guerra contro qualche pazzoide. Negli ultimi anni non ho fatto altro che vivere nell'ombra, ho dovuto strisciare come una serpe nel mondo Invisibile, ho fatto cose di cui non vado fiera: ho rubato per poter mangiare, ho trafugato oggetti preziosi in cambio di un posto per dormire, ho vissuto con un Vampiro e gli procuravo il sangue. Anche io mi sono macchiata l'anima, non soltanto tu. Ho i miei lati oscuri, ma non per questo mi tiro indietro. Sono una Nephilim e noi non ci tiriamo mai indietro, anzi affrontiamo nel migliore dei modi ogni situazione. Capisco che tu sia spaventato perchè questa è una cosa nuova, ma devi lasciarti alle spalle il passato. Io ci sto provando e non smetterò fino a quando il dolore non sarà semplice ricordo. Non perdere qualcosa che potrebbe essere stupendo." la voce di Astrea era spezzata, aveva le lacrime che le contornavano il viso e i suoi occhi luccicavano sotto la luna. Raphael aveva deglutito ad ogni parola come se ingoiasse ogni volta un pezzo di dolore; anche lui aveva gli occhi lucidi, aveva perso la sua tipica attitudine rigida. Si stava lasciando abbattere dalle emozioni.
"Io non ti chiedo nient'altro che te. Non mi interessa che tu sia un Vampiro, a me interessa Raphael. E vorrei che tu mi dessi il permesso di conoscere la tua anima, bella o brutta che sia, perchè desidero solo questo. E poi non ci dovremo preoccupare di dove andare a cena e la mattina avrò il tempo per allenarmi."
Il Nascosto rise a quelle ultime parole e dovette ammettere a se stesso che in fondo non era un'idea tanto pessima, forse era fattibile. Ma no, non era possibile.
"Non posso, Astrea."
"Certo che puoi, che possiamo! Cosa è cambiato da quella notte al DuMort? Ci siamo baciati, poi abbiamo dormito insieme e mi hai anche detto che sono un tuo affare. Non puoi lasciarti scappare questi momenti perchè hai paura!"
"Io non neanche in grado di starti vicino, lo capisci? Ricordi che quando ti ho baciato al tempo stesso ti ho anche morso le labbra? Questo perchè i canini spuntano ogni qual volta qualcosa mi eccita!"
Astrea aveva pensato a tutto tranne al quel dettaglio inutile, un piccolo morso era normale se si tratta di un Vampiro.
"E questo vuol dire che se ti tocco viene fuori la parte peggiore di me. Il mostro che è in me."
"Non parlare così. Sei un Vampiro ma sei cresciuto da buon cattolico, se non erro, e la tua religione ti obbliga a considerare la vita un dono in qualsiasi forma essa si presenti. Non sei un mostro, sei una forma di vita diversa. E meriti la vita come tutti gli altri. E riguardo ai canini...posso comprendere il tuo timore ma so anche che sai controllarti."
Raphael prese a camminare avanti e indietro con le mani sugli occhi. Era tutto così surreale.
"Come pensi che io possa controllarmi nel sentire il tuo corpo sotto il mio? Spiegamelo!" ora era tornato il Vampiro di sempre, sprezzante e tagliente. Astrea abbassò gli occhi e strinse la mani, voleva solo scomparire.
"Raphael..."
"No. Io non posso, Astrea. Perdóname."
Veloce e silenzioso il Vampiro svanì nelle tenebre.
 
 
 
Quando Raphael fece ritorno al DuMort erano pressappoco le tre di notte. Il Clan stava festeggiando la sconfitta dei russi nei sotterranei, dove avevano musica e fiumi d'alcol. Lui, però, non era mai stato l'anima della festa e decise di ritirarsi nella sua stanza.
"Capo, non vieni a bere con noi?" Sally brillava nel buio dell'hotel.
"Non mi va. Bevete voi anche per me."
La donna non replicò, abituata alla solitudine del suo capo, e raggiunse gli altri di sotto. Finalmente poté togliersi la giacca e restare in maniche di camicia. Si buttò sul letto sfatto e affondò la faccia nel cuscino nella speranza di venire risucchiato. Una serie di colpi lo destarono, così fu costretto ad alzarsi. Aprì la porta e non ebbe il tempo di proferire parola.
"Ti amo." disse Astrea prima di baciarlo con fervore. Raphael rimase interdetto ma poi ricambiò, stringendola a se.
"Non avere paura, ti prego." quella della Nephilim era una supplica, lo sguardo carico di speranza e le mani stette alla camicia di lui.
"Solo se ci sei tu al mio fianco." replicò il Vampiro e premette di nuovo le labbra su quelle della ragazza. Magnus e Astrea avevano ragione, per settanta anni si era privato di troppe gioie credendo di meritare solo dolore ma quella ragazza era il chiaro esempio che era possibile anche per lui ricominciare. Certo, sarebbe stato difficile ma insieme ce l'avrebbero fatta. Quel bacio stava prendendo una piega diversa, era passionale, lento, chiedeva di più ad entrambi. Notando il disagio di Raphael, Astrea si allontanò con un sorriso e andò a sedersi sul letto, mentre lui chiudeva a chiave la porta.
"Non indosserò mai più scarpe con il tacco e abiti così stretti." protestò la Cacciatrice sfilandosi i sandali. Raphael la osservò meglio e dovette ammettere che quel vestito stringeva su alcuni punti del suo corpo da cui era difficile staccare gli occhi. Poi fu catturato da un dettaglio.
"I tuoi capelli..."
"Oh sì, sono tornati del loro colore naturale."
"Sei molto più bella così."
"Ruffiano!" fece Astrea e tirò un cuscino al Vampiro, che in pochi attimi la raggiunse e prese farle il solletico.
"Chiedimi scusa. Adesso!"
"Non ci penso proprio, ruffiano.
Astrea rideva a crepapelle e aveva le lacrime agli occhi, anche lui rideva del tutto inconsapevole e spensierato.
"Ti prego, basta. Ti chiedo scusa."
Raphael si interruppe al momento e, invece di allontanarsi, cominciò ad accarezzarle il collo. Il tempo per le risate erano morto, adesso una nuova atmosfera avvolgeva la stanza. Il Vampiro poteva sentire le vene della ragazza pulsare, l'odore dolciastro del suo sangue e il battito del suo cuore. Cercò di allontanarsi ma lei lo tenne fermo.
"Puoi controllarti."
"Astrea, non voglio farti male."
"Non me ne farai. Anche perchè poi dovresti affrontare l'ira di Alec e Magnus."
Raphael scoppiò a ridere e lei sogghignò.
"Non mi conviene, allora."
"No."
E prima che lui potesse aggiungere altro, Astrea lo baciò lentamente e con sensualità. Gli sbottonò i primi bottoni della camicia e gli passò le dita sul petto, al che lui inspirò. Raphael le stringeva prepotentemente i fianchi e le stava baciando il collo, così candido e così morbido.
"A-aspetta."  riuscì a dire il Nascosto scostandosi di poco per sedersi sul letto.
"Cosa ti preoccupa? Il fatto che tu possa mordermi? Credo che il mio sangue sappia di bruciato per via del Fuoco Rosso!"
"Affatto. Anzi, hai il sangue più dolce degli altri Nephilim."
"Grazie...credo. Comunque, ne puoi fare a meno. Giusto?"
"Astrea! Non è un gioco."
"Hai ragione. Scusami."
Astrea si sedette sullo scrittoio per lasciargli lo spazio necessario affinché non si sentisse soffocato.
"Domattina torno a casa, a Lisbona."
"Magnus me lo ha detto. Ecco perchè sono venuto all'Istituto, per vederti un'ultima volta. Eppure eccoci qui."
"Non deve finire tutto solo perchè io sono a Lisbona. Lo sai questo, Santiago?"
"Le relazioni non sono il mio forte in generale, e non oso immaginare quanto sarebbe critica una a distanza."
"Hai appena ammesso che abbiamo una relazione?"
Raphael alzò gli occhi e sbuffò.
"Para ti es difícil restare seria?"*
"E' noioso restare sempre seri. Io cerco di divertirmi quando posso. Não é Uma cosa feio!"*
La Nephilim si sedette sulle gambe del Vampiro e gli stampò un bacio sonoro sulla guancia.
"Potresti venire con me a Lisbona. Magari proviamo a vedere come funziona tra noi due per un annetto e poi decidi se trasferirti da me o no."
"Va bene. Ma guai a te se a Lisbona ti avvicini a qualcuno!"
Astrea gli regalò un sorriso luminoso e lo abbracciò. Potevano funzionare loro due, insieme.
"Promesso."
"Ti amo anche io, ragazzina."
 
Salve a tutti! :)
La storia è ufficialmente conclusa.
Spero vi abbia fatto compagnia e che vi sia piaciuta.
GRAZIE MILLE: a chi ha seguito, recensito, aggiunto tra i preferiti ecc.
E’ stato bello condividere con voi questa storia.
Vi avverto già che c’è il seguito!
Alla prossima.
Un bacio!
-La vostra Lamy_
*stupida ragazza! Perché sei così testarda?
*non parlare con me in spagnolo perché non capisco quello che dici!
*per te è difficile restare seria?
*non è una cosa brutta!
(queste battute in spagnolo e portoghese potrebbero essere anche errate dato che mi sono aiutata con Google Traduttore).
 
Ps. Perdonate eventuali errori di battitura.

 
  
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