La
prima cosa che vedo quando apro gli occhi è il volto di Gale
che dorme
profondamente.
Un raggio di sole entra dalla finestra e gli illumina il viso;
una linea sottile gli compare tra le sopracciglia e
l’espressione fino ad ora
tranquilla lascia il posto ad un broncio che mi fa sorridere. Il grido
rauco di
un gabbiano riecheggia nella stanza e lo sveglia; Gale apre gli occhi
per poi
socchiuderli l’attimo dopo infastidito dalla luce.
— Ben
svegliato —
—
Giorno — biascica con uno sbadiglio. —
Perché ridi? —
—
La tua faccia. Hai un’espressione buffa —
Per
tutta risposta si imbroncia ancora di più, sfila il cuscino
da sotto la testa e
me lo lancia in faccia, soffocando così le mie risate. Gli
do un bacio veloce e mi alzo per prepararmi.
Tiro fuori dalla valigia
il
costume verde foresta che Gale ha comprato il giorno prima di partire e
resto
qualche minuto a passarmi e ripassarmi il tessuto morbido e liscio tra
le mani,
analizzando ognuna delle minuscole foglioline che ne decorano gli orli.
—
Se non ti va possiamo andare a fare una passeggiata in centro o restare
qui —
come sempre Gale riesce ad interpretare i miei pensieri con un solo
sguardo.
—
No, va bene — entro in bagno e indosso il costume e un
vestitino bianco che
arriva a metà coscia. Quando torno in camera Gale ha
già rifatto il letto.
—
Ti dona il bianco — mi fa l’occhiolino e scompare
oltre la porta del bagno.
Raggiungiamo
gli altri in terrazza dove il grande tavolo è pieno di
bevande, brioches,
biscotti e panini dolci preparati da Annie e la mamma con
l’aiuto, ne sono sicura,
delle mani esperte di Peeta. Facciamo
colazione tutti insieme, aiutiamo a sparecchiare e lavare le stoviglie
e poi ci
dirigiamo in spiaggia. Il ricordo di quella dell’ Arena
dell’edizione della
memoria si fa subito largo dentro di me e istintivamente mi blocco e mi
guardo
intorno alla ricerca dell’isolotto con la cornucopia e
dell’albero del fulmine.
—
È tutto ok, Katniss — Gale mi stringe la mano e mi
guida verso la spiaggia. I
miei piedi affondano nella sabbia bianca, morbida e tiepida; un vento
leggero
agita il mare formando piccole onde che si infrangono pigre sulla
battigia.
Tolgo il vestito e insieme a
Gale
mi
avvicino alla riva. L’acqua è fresca e piacevole,
non calda; il cielo è azzurro
intenso, non rosa; il sole illumina tutto con la sua luce calda e
dorata, non
bianca e innaturale. Questa non è
l’Arena, Katniss.
Faccio
un bel respiro e mi tuffo. Piccoli pesciolini colorati mi passano
davanti agli
occhi per niente impauriti dalla mia presenza. Faccio qualche
bracciata, poi
mi giro e vedo Gale impalato con l’acqua alla vita.
—
Dai, tuffati! O hai dimenticato come si fa? —
Gale
stringe gli occhi con aria di sfida e si tuffa in modo quasi perfetto;
nuota
sott’acqua fino a raggiungermi, poi mi afferra per le
caviglie e mi tira giù.
—
Gale! — riesco a dire prima di ritrovarmi
sott’acqua faccia a faccia con lui
che ride cacciando mille bollicine dalla bocca; gli tiro un pugno sul
braccio
ma, essendo in acqua, è debolissimo nonostante abbia cercato
di metterci tutta
la forza possibile. Gale ride ancora di più e torna in
superficie.
Dopo
un lungo bagno raggiungiamo gli altri; Peeta e Annie giocano con Lyr
sul
bagnasciuga, Johanna è rannicchiata sotto
l’ombrellone e mia madre si bea al
sole con lo sguardo fisso sull’orizzonte. Di Haymitch nessuna
traccia, invece.
Decidiamo di fare una
passeggiata; la spiaggia è semideserta, fatta eccezione per
alcuni bambini che
giocano a riva osservati a distanza dalle madri, gruppetti di ragazzi,
e un
paio di anziani pescatori che cuciono le reti da pesca.
— Sembra
di essere in un altro mondo —
—
Beh, ogni Distretto in effetti è un mondo a sè
stante
— risponde Gale.
—
Si ma qui è tutto così tranquillo, pacifico...
antico. Come se il tempo si
fosse fermato —
Dopo
un’ora abbondante torniamo dagli altri che sono tutti a mare
ad eccezione di
mia madre che presumo sia tornata a casa.
—
Katniss, Gale, venite — Annie ci invita a raggiungerli in
acqua. Nonostante
abbia appena un anno, Lyr è perfettamente a suo agio: resta
senza problemi a
galla e nuota da Annie a Peeta e a Johanna con facilità.
D’altronde è il figlio
di Finnick Odair.
Restiamo in acqua a giocare con lui e chiacchierare con gli
altri finché la voce di mia madre riecheggia tra i gridolini
di Lyr per
chiamarci a pranzo. Anche oggi mamma si è data da fare ai
fornelli, cucinando
pietanze ottime tipiche dei nostri distretti che vengono apprezzate da
tutti.
Addirittura Haymitch mugugna un complimento.
Dopo
pranzo andiamo tutti a
riposare; io e Gale al letto preferiamo una grande amaca messa in un
angolo del
balconcino della nostra stanza. Il suo dondolio, il rumore delle onde,
il
profumo del mare misto a quello di Gale, la leggera brezza marina mi
infondono
un profondo senso di calma; resto a guardare l’orizzonte per
un po’, poi sento
le palpebre farsi pesanti e pian piano mi addormento.
Nel
pomeriggio, dopo uno spuntino a base di frutta fresca e gelato, andiamo
a fare
un giro nel distretto. Quando siamo venuti qui durante il Tour della
vittoria
abbiamo visto solo la stazione e il municipio, quindi non potevo
immaginare
quanto fosse carino il centro: piccole villette bianche con fiori
colorati sul
davanzale delle finestre si affacciano su stradine in pietra
intervallate da
botteghe che vendono prodotti tipici, abiti leggeri e colorati, enormi
cappelli
di paglia, delicati sandali decorati con conchiglie o pietre colorate.
Sedute
su panchine in pietra scolpite nella mura di casa, delle vecchiette dal
viso
dolce ci osservano incuriosite e ci chiedono da dove veniamo; una di
loro corre
in casa e torna poco dopo con un cesto di foglie intrecciate colmo di
frutti
che per la forma ricordano le pere ma sono molto più piccoli
e di un verde più
intenso.
—
Sono dei fichi. Provateli — dice la vecchietta.
Ne
prendo uno e do una morso sulla parte più tondeggiante:
è morbido e dolcissimo,
una vera delizia, così buono che ne mangio altri 4. Ci
fermiamo a chiacchierare
per un po’ con loro che ci raccontano storie antiche e
leggende tramandate di
generazione in generazione; il Distretto 4 ha una cultura e tradizioni
molto
affascinanti e mantiene ancora intatto quello che queste signore hanno
definito
“spirito dei tempi andati”. Dopo un po’
le salutiamo per proseguire con la
nostra passeggiata, ma non ci lasciano andar via prima di aver riempito
un enorme
cesto con tantissimi fichi. Continuiamo ad esplorare le stradine del
Distretto
fermandoci di tanto in tanto per acquistare qualcosa, poi torniamo a
casa.
Gale
raggiunge Peeta e Haymitch che sono in terrazza con Lyr mentre io mi
unisco
alla mamma, Annie e Johanna per preparare la cena; non che dia un
valido aiuto
dato che sono incapace di realizzare anche un piatto semplice. Quando
tutto è
pronto ci riuniamo in terrazza; la cena è ottima e la serata
trascorre
tranquilla, siamo tutti più rilassati compreso Haymitch che,
con mia grande
sorpresa, sta reagendo meglio del previsto alla disintossicazione.
All’improvviso
mi sento sollevare; apro gli occhi e mi rendo conto che Gale mi sta
portando in
braccio su per la scala. Devo essermi addormentata sul dondolo. Mi
poggia
delicatamente sul letto e mi sfiora la fronte con un bacio.
—
Sogni d’oro, Catnip —
—
Mh-mmh —
Le
giornate successive passano veloci e quando arriva il momento della
partenza
provo sentimenti contrastanti: da una parte non vedo l’ora di
tornare nei miei
boschi, alla mia vita, dall’altra mi dispiace lasciare questo
posto incantevole
e questa stramba famigliola che si è venuta a creare.
—
Tutto pronto — Gale
chiude il borsone e
se lo carica in spalla. Do un ultimo sguardo a quella che in questi
giorni è
stata la nostra camera e lo seguo giù per le scale. Annie e
Johanna sono in
cucina con Lyr, mentre Peeta è in piedi davanti a una delle
grandi finestre del
soggiorno. Noto che non ci sono valigie. Peeta intercetta il mio
sguardo e
accenna un sorriso quasi imbarazzato.
—
Inizio a salutare gli altri — Gale mi guarda in modo
eloquente e va in cucina.
—
Abbiamo pensato di restare qui qualche altro giorno. Sembra che questo
posto mi
aiuti a rilassarmi; anche Haymitch mi sembra molto più
tranquillo nonostante
non beva da giorni e riesce anche a dormire di notte, adesso.
Sarà l’aria di
mare — dice tutto d’un fiato.
La
notizia mi spiazza, ma cerco di apparire felice per i loro
miglioramenti.
—
Ok. Dov’è Haymitch? —
—
In spiaggia. Fa lunghe passeggiate ogni giorno, credo lo aiutino a
distrarsi
dal pensiero dell’alcool —
Annuisco.
—
Ci vediamo al 12,
allora —
—
Si. Buon viaggio —
Mi
dirigo in cucina per salutare le ragazze.
—
Grazie di tutto
Annie, siamo stati
benissimo—
—
È stato
un piacere, davvero. Tornate quando
volete — dice sciogliendosi dall’abbraccio.
—
Johanna —
—
Katniss —
Gale
rientra in cucina dalla terrazza.
—
Tua mamma è fuori, ti aspetto qui —
Deglutisco
e esco in esco inn terrazza. È arrivato il momento del
saluto più doloroso.
—
Mamma— come tutte le mattine e buona parte del primo
pomeriggio, mia madre è sulla
solita sedia con lo sguardo perso sull’orizzonte. Mi faccio
coraggio e le
chiedo ciò che mi frulla in testa da un po’.
—
Tornerai al 12, prima o poi? —
La
mamma mi guarda per qualche secondo, poi torna a fissare il cielo.
—
Forse… ho bisogno di restare qui ancora per un po’
—
—
Perché? —
—
Guarda — mi tira verso di lei e indica un punto impreciso.
Resto
ferma a guardare mare e cielo che si fondono, in attesa di una
spiegazione. Poi
capisco. Il cielo del 12è di un celeste chiaro, spesso
grigio, qui invece no,
è azzurro intenso. Come gli occhi di Prim. Si gira a
guardarmi e accarezzandomi
la mano dice — Non sono ancora pronta, ma tornerò
un giorno, te lo prometto —
Accenno
un sorriso.
— Ciao mamma — la abbraccio forte e mi allontano
velocemente.
Quando arriviamo al 12il sole è quasi tramontato.
— Ed eccoci qua — dice Gale entrando in casa
— Porto
la borsa su, poi prepariamo la cena —
— D’accordo —
Si avvia su per le scale.
— Gale — si ferma a metà scalinata e si
volta —
Si? —
— Grazie. Mi ha fatto bene vederla. Avevi
ragione anche stavolta —
— Come sempre — sorride ironicamente e scompare
su per le scale.
Faccio un rapido giro del piano terra poi mi
guardo intorno e ritrovo tutte le cose della mia
quotidianità: l’arco e la
faretra con le frecce, la bisaccia da caccia, la giacca di mio padre,
il libro
dei ricordi e persino Ranuncolo, acciambellato sul divano. Gli do una
grattatina dietro le orecchie e ricevo in cambio fusa e miagolii.
— Questa
è la mia casa —
Et
voilà, eccomi con un altro capitolo!
Forse privo di avvenimenti particolarmente importanti
fatta eccezione
per la decisione di Peeta di restare ancora al 4 (sarà
davvero per l’aria di
mare?)
e
per la sempre maggiore consapevolezza di Katniss riguardo se stessa e
i suoi affetti, ma in sostanza come il precedente è un
capitolo di transizione.
Nel
prossimo capitolo (che ho già iniziato a scrivere e
pubblicherò nei prossimi giorni, appena rientro a casa) ci
sarà un salto temporale
di circa un anno, per smuovere le acque e arrivare alla conclusione di
questa
storia. Aspetto con ansia le vostre recensioni, love