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Autore: Hey Catnip    04/09/2016    1 recensioni
"...la mia attenzione cade su un’altra lettera, poggiata accanto alla mia bisaccia da caccia. Non l’avevo notata prima, deve averla portata Sae mentre dormivo. No, la data risale a mesi prima, poco dopo il mio rientro al distretto 12."
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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La prima cosa che vedo quando apro gli occhi è il volto di Gale che dorme profondamente.
Un raggio di sole entra dalla finestra e gli illumina il viso; una linea sottile gli compare tra le sopracciglia e l’espressione fino ad ora tranquilla lascia il posto ad un broncio che mi fa sorridere. Il grido rauco di un gabbiano riecheggia nella stanza e lo sveglia; Gale apre gli occhi per poi socchiuderli l’attimo dopo infastidito dalla luce.
Ben svegliato —
— Giorno — biascica con uno sbadiglio. — Perché ridi? —
— La tua faccia. Hai un’espressione buffa —
Per tutta risposta si imbroncia ancora di più, sfila il cuscino da sotto la testa e me lo lancia in faccia, soffocando così le mie risate. Gli do un bacio veloce e mi alzo per prepararmi.
Tiro fuori dalla valigia il costume verde foresta che Gale ha comprato il giorno prima di partire e resto qualche minuto a passarmi e ripassarmi il tessuto morbido e liscio tra le mani, analizzando ognuna delle minuscole foglioline che ne decorano gli orli.
— Se non ti va possiamo andare a fare una passeggiata in centro o restare qui — come sempre Gale riesce ad interpretare i miei pensieri con un solo sguardo.
— No, va bene — entro in bagno e indosso il costume e un vestitino bianco che arriva a metà coscia. Quando torno in camera Gale ha già rifatto il letto.
— Ti dona il bianco — mi fa l’occhiolino e scompare oltre la porta del bagno.

Raggiungiamo gli altri in terrazza dove il grande tavolo è pieno di bevande, brioches, biscotti e panini dolci preparati da Annie e la mamma con l’aiuto, ne sono sicura, delle mani esperte di Peeta. Facciamo colazione tutti insieme, aiutiamo a sparecchiare e lavare le stoviglie e poi ci dirigiamo in spiaggia. Il ricordo di quella dell’ Arena dell’edizione della memoria si fa subito largo dentro di me e istintivamente mi blocco e mi guardo intorno alla ricerca dell’isolotto con la cornucopia e dell’albero del fulmine.
— È tutto ok, Katniss — Gale mi stringe la mano e mi guida verso la spiaggia. I miei piedi affondano nella sabbia bianca, morbida e tiepida; un vento leggero agita il mare formando piccole onde che si infrangono pigre sulla battigia. Tolgo il vestito e insieme a Gale mi avvicino alla riva. L’acqua è fresca e piacevole, non calda; il cielo è azzurro intenso, non rosa; il sole illumina tutto con la sua luce calda e dorata, non bianca e innaturale. Questa non è l’Arena, Katniss.
Faccio un bel respiro e mi tuffo. Piccoli pesciolini colorati mi passano davanti agli occhi per niente impauriti dalla mia presenza. Faccio qualche bracciata, poi mi giro e vedo Gale impalato con l’acqua alla vita.
— Dai, tuffati! O hai dimenticato come si fa? —
Gale stringe gli occhi con aria di sfida e si tuffa in modo quasi perfetto; nuota sott’acqua fino a raggiungermi, poi mi afferra per le caviglie e mi tira giù.
— Gale! — riesco a dire prima di ritrovarmi sott’acqua faccia a faccia con lui che ride cacciando mille bollicine dalla bocca; gli tiro un pugno sul braccio ma, essendo in acqua, è debolissimo nonostante abbia cercato di metterci tutta la forza possibile. Gale ride ancora di più e torna in superficie.
Dopo un lungo bagno raggiungiamo gli altri; Peeta e Annie giocano con Lyr sul bagnasciuga, Johanna è rannicchiata sotto l’ombrellone e mia madre si bea al sole con lo sguardo fisso sull’orizzonte. Di Haymitch nessuna traccia, invece. Decidiamo di fare una passeggiata; la spiaggia è semideserta, fatta eccezione per alcuni bambini che giocano a riva osservati a distanza dalle madri, gruppetti di ragazzi, e un paio di anziani pescatori che cuciono le reti da pesca.
— Sembra di essere in un altro mondo —
— Beh, ogni Distretto in effetti è un mondo a sè stante — risponde Gale.
— Si ma qui è tutto così tranquillo, pacifico... antico. Come se il tempo si fosse fermato —
Dopo un’ora abbondante torniamo dagli altri che sono tutti a mare ad eccezione di mia madre che presumo sia tornata a casa.
— Katniss, Gale, venite — Annie ci invita a raggiungerli in acqua. Nonostante abbia appena un anno, Lyr è perfettamente a suo agio: resta senza problemi a galla e nuota da Annie a Peeta e a Johanna con facilità. D’altronde è il figlio di Finnick Odair.
Restiamo in acqua a giocare con lui e chiacchierare con gli altri finché la voce di mia madre riecheggia tra i gridolini di Lyr per chiamarci a pranzo. Anche oggi mamma si è data da fare ai fornelli, cucinando pietanze ottime tipiche dei nostri distretti che vengono apprezzate da tutti. Addirittura Haymitch mugugna un complimento.

Dopo pranzo andiamo tutti a riposare; io e Gale al letto preferiamo una grande amaca messa in un angolo del balconcino della nostra stanza. Il suo dondolio, il rumore delle onde, il profumo del mare misto a quello di Gale, la leggera brezza marina mi infondono un profondo senso di calma; resto a guardare l’orizzonte per un po’, poi sento le palpebre farsi pesanti e pian piano mi addormento.
Nel pomeriggio, dopo uno spuntino a base di frutta fresca e gelato, andiamo a fare un giro nel distretto. Quando siamo venuti qui durante il Tour della vittoria abbiamo visto solo la stazione e il municipio, quindi non potevo immaginare quanto fosse carino il centro: piccole villette bianche con fiori colorati sul davanzale delle finestre si affacciano su stradine in pietra intervallate da botteghe che vendono prodotti tipici, abiti leggeri e colorati, enormi cappelli di paglia, delicati sandali decorati con conchiglie o pietre colorate. Sedute su panchine in pietra scolpite nella mura di casa, delle vecchiette dal viso dolce ci osservano incuriosite e ci chiedono da dove veniamo; una di loro corre in casa e torna poco dopo con un cesto di foglie intrecciate colmo di frutti che per la forma ricordano le pere ma sono molto più piccoli e di un verde più intenso.
— Sono dei fichi. Provateli — dice la vecchietta.
Ne prendo uno e do una morso sulla parte più tondeggiante: è morbido e dolcissimo, una vera delizia, così buono che ne mangio altri 4. Ci fermiamo a chiacchierare per un po’ con loro che ci raccontano storie antiche e leggende tramandate di generazione in generazione; il Distretto 4 ha una cultura e tradizioni molto affascinanti e mantiene ancora intatto quello che queste signore hanno definito “spirito dei tempi andati”. Dopo un po’ le salutiamo per proseguire con la nostra passeggiata, ma non ci lasciano andar via prima di aver riempito un enorme cesto con tantissimi fichi. Continuiamo ad esplorare le stradine del Distretto fermandoci di tanto in tanto per acquistare qualcosa, poi torniamo a casa.
Gale raggiunge Peeta e Haymitch che sono in terrazza con Lyr mentre io mi unisco alla mamma, Annie e Johanna per preparare la cena; non che dia un valido aiuto dato che sono incapace di realizzare anche un piatto semplice. Quando tutto è pronto ci riuniamo in terrazza; la cena è ottima e la serata trascorre tranquilla, siamo tutti più rilassati compreso Haymitch che, con mia grande sorpresa, sta reagendo meglio del previsto alla disintossicazione.
All’improvviso mi sento sollevare; apro gli occhi e mi rendo conto che Gale mi sta portando in braccio su per la scala. Devo essermi addormentata sul dondolo. Mi poggia delicatamente sul letto e mi sfiora la fronte con un bacio.
— Sogni d’oro, Catnip —
— Mh-mmh —
Le giornate successive passano veloci e quando arriva il momento della partenza provo sentimenti contrastanti: da una parte non vedo l’ora di tornare nei miei boschi, alla mia vita, dall’altra mi dispiace lasciare questo posto incantevole e questa stramba famigliola che si è venuta a creare.
— Tutto pronto — Gale chiude il borsone e se lo carica in spalla. Do un ultimo sguardo a quella che in questi giorni è stata la nostra camera e lo seguo giù per le scale. Annie e Johanna sono in cucina con Lyr, mentre Peeta è in piedi davanti a una delle grandi finestre del soggiorno. Noto che non ci sono valigie. Peeta intercetta il mio sguardo e accenna un sorriso quasi imbarazzato.
— Inizio a salutare gli altri — Gale mi guarda in modo eloquente e va in cucina.
— Abbiamo pensato di restare qui qualche altro giorno. Sembra che questo posto mi aiuti a rilassarmi; anche Haymitch mi sembra molto più tranquillo nonostante non beva da giorni e riesce anche a dormire di notte, adesso. Sarà l’aria di mare — dice tutto d’un fiato.
La notizia mi spiazza, ma cerco di apparire felice per i loro miglioramenti.
— Ok. Dov’è Haymitch? —
— In spiaggia. Fa lunghe passeggiate ogni giorno, credo lo aiutino a distrarsi dal pensiero dell’alcool —
Annuisco.
Ci vediamo al 12, allora —
— Si. Buon viaggio —
Mi dirigo in cucina per salutare le ragazze.
Grazie di tutto Annie, siamo stati benissimo—
È stato un piacere, davvero. Tornate quando volete — dice sciogliendosi dall’abbraccio.
— Johanna —
— Katniss —
Gale rientra in cucina dalla terrazza.
— Tua mamma è fuori, ti aspetto qui —
Deglutisco e esco in esco inn terrazza. È arrivato il momento del saluto più doloroso.
— Mamma— come tutte le mattine e buona parte del primo pomeriggio, mia madre è sulla solita sedia con lo sguardo perso sull’orizzonte. Mi faccio coraggio e le chiedo ciò che mi frulla in testa da un po’.
— Tornerai al 12, prima o poi? —
La mamma mi guarda per qualche secondo, poi torna a fissare il cielo.
— Forse… ho bisogno di restare qui ancora per un po’ —
— Perché? —
— Guarda — mi tira verso di lei e indica un punto impreciso.
Resto ferma a guardare mare e cielo che si fondono, in attesa di una spiegazione. Poi capisco. Il cielo del 12è di un celeste chiaro, spesso grigio, qui invece no, è azzurro intenso. Come gli occhi di Prim. Si gira a guardarmi e accarezzandomi la mano dice — Non sono ancora pronta, ma tornerò un giorno, te lo prometto —
Accenno un sorriso.
— Ciao mamma — la abbraccio forte e mi allontano velocemente.

Quando arriviamo al 12il sole è quasi tramontato.
— Ed eccoci qua — dice Gale entrando in casa — Porto la borsa su, poi prepariamo la cena —
— D’accordo —
Si avvia su per le scale.
— Gale — si ferma a metà scalinata e si volta — Si? —
— Grazie. Mi ha fatto bene vederla. Avevi ragione anche stavolta —
— Come sempre — sorride ironicamente e scompare su per le scale.
Faccio un rapido giro del piano terra poi mi guardo intorno e ritrovo tutte le cose della mia quotidianità: l’arco e la faretra con le frecce, la bisaccia da caccia, la giacca di mio padre, il libro dei ricordi e persino Ranuncolo, acciambellato sul divano. Gli do una grattatina dietro le orecchie e ricevo in cambio fusa e miagolii.
Questa è la mia casa —



Et voilà, eccomi con un altro capitolo!
Forse privo di avvenimenti particolarmente importanti
fatta eccezione per la decisione di Peeta di restare ancora al 4 (sarà davvero per l’aria di mare?)
e per la sempre maggiore consapevolezza di Katniss riguardo se stessa e i suoi affetti, ma in sostanza come il precedente è un capitolo di transizione.
Nel prossimo capitolo (che ho già iniziato a scrivere e pubblicherò nei prossimi giorni, appena rientro a casa) ci sarà un salto temporale di circa un anno, per smuovere le acque e arrivare alla conclusione di questa storia. Aspetto con ansia le vostre recensioni, love

Catnip
  
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