Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: TotalEclipseOfTheHeart    05/09/2016    3 recensioni
Elayne O'Connel ha solo sedici anni quando la sua vita viene sconvolta, e scopre di essere stata scelta come Guardiana della Terza Dimensione, Astrapos, per combattere contro il male.
Perchè Yggdrasil, l'Albero del Mondo, sta morendo, e con lui, anche il sigillo che teneva prigionieri Nidhoggr, la Grande Viverna, sta svanendo.
Solo I Sette Guardiani possono combatterlo, ritrovando l'Aetherna, l'unica anima pura che possa sconfiggere il mostro.
E' però una lotta contro il tempo, perchè, se sarà lui a trovarla, per loro, per tutto il mondo, sarà la fine...
Tratto dal testo:
"Non ho scelto io il destino che mi è stato assegnato.
Mi sono svegliata un mattino, e booommm … la mia vita non era più come prima. Semplicemente, gli dei o chi per loro avevano altri programmi per me, e che mi piacesse o no, dovevo seguire la strada che avevano tracciato.
Seh … se pensavate davvero che gli dei fossero dei santarellini tutto amore e amicizia, mi spiace deludervi ma … non è affatto così. Prendete me, per esempio. Pensate davvero che volessi rischiare le penne per salvare il mondo? Io??? Tre denunce per rissa e sette sospensioni, tutte in scuole diverse … come no."
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Watchers Chronicles'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo X
Tensioni di famiglia
 

Fu quindi Castor Ho-Un-Nome-Lunghissimo-Solo-Per-Farmi-Figo a darci un caloroso benvenuto presso Flogon, la Seconda Dimensione.
Che lui e il suo popolo non amavano gli stranieri, fu abbastanza chiaro quando, senza tanti mezzi termini, sequestrò la nostra nave, ci imbavagliò e ci mise in catene, tutto sghignazzando come un demente.
Per essere sincera, avrei davvero voluto friggergli quel cervello da lucertola in prognosi riservata, ma Ainu mi fermò in tempo, scoccandomi un’occhiata eloquente e facendomi capire che, in quanto Guardiani, noi non potevamo assolutamente toccare dei civili innocenti.
Francamente, dubitavo che quel tipo avesse un che di innocente, visto il modo in cui ci fissava, manco potesse già vederci penzolare dalla forca.
Insomma, come avrete capito, il nostro fu amore a prima vista.
Tra le proteste indignate di Astrea, e le imprecazioni irrepetibilmente volgari di Jakhaal, venimmo infine scortati verso Dracoos, la Capitale di Draconia. Come se il nome non lo chiarisse da solo, poi …
Comunque, il viaggio fu silenzioso, almeno da parte nostra.
Castor infatti, passò tutto il tragitto a vantarsi delle tecniche di tortura e uccisione del suo regno, con tanto di dettagli inediti, per poi passare a una molto poco razzista predica su come i Draconiani fossero esseri superiori, e come, invece, noi altri non fossimo che carne da macello. Cose così, insomma.
Nel frattempo, sorvolando le terre del regno, potemmo notare, senza molta sorpresa a dire il vero, come i Draconiani non dovessero essere proprio molto amati dai popoli vicini. Bhe … non che ci sia nulla di strano, anch’io inizierei  a desiderare di vedere il mio vicino morto se ogni tre per due mi evidenziasse l’indubbia superiorità della sua specie.
Infatti, sotto di noi, villaggi in fiamme e rovine distrutte dalla guerra si alteravano ininterrotte, saltuariamente intervallate da imponenti accampamenti in stato di guerra, campi coperti di corpi non altrimenti definibili e altri scenari abbastanza chiari. Era più che evidente che i nostri amichetti mezzi draghi non erano proprio ben voluti dai loro vicini. Sghignazzai, attenta a non farmi beccare, soddisfatta.
Così, durante il viaggio augurai almeno un centinaio di morti differenti al nostro allegro intrattenitore, al che, quando finalmente giungemmo in vista di Dracoos, rimasi quasi delusa.
Altra cosa da notare sui Draconiani: sono dei dannati snob che non fanno minimamente caso alle spese.
Lo capimmo subito, quando ci trovammo di fronte alle altissime guglie dorate della città, ai templi in marmo scuro, alle cattedrali imponenti e alle mura che, solo con la loro mole, facevano passare totalmente la voglia di superarle a chiunque fosse così idiota da pensarci.
Dracoos era una megalopoli, costruita nell’ottica di superare, per magnificenza e potenza, qualsiasi altra costruzione mai ideata a memoria d’uomo. Ma, prima di ogni cosa, era una fortezza a prova di bomba.
Tre cinte murarie, spesse almeno trenta piedi, e alte altrettanto, dividevano prima l’esterno della città dai sobborghi del popolo, poi questi dalle zone della borghesia e dei mercanti, e infine queste ultime dal castello vero e proprio, con la corte e il resto. Intervallate a distanza regolare, cinquanta torrette di guardia permettevano di controllare il perimetro delle cinte murarie, mentre grosse catapulte, e altre macchine da guerra che non avevo mai visto prima, erano appostate e pronte ad ogni evenienza.
Plotoni disciplinati di soldati in pesanti cotte d’acciaio sorvegliavano la cinta e le strade, mentre dal castello, presso il quale si trovavano anche tutti gli edifici militari e la caserma, ogni tanto stormi di possenti draghi purpurei si alzavano in volo, pronti per la ricognizione aerea.
Impallidii.
Perfetto, se per un attimo anche solo uno di noi aveva sperato di poter fuggire, ora potevamo sognarcelo.
Era più che evidente quanto la sicurezza di quel posto fosse elevata, e senza poter usare i nostri poteri contri i civili, eravamo praticamente morti in partenza.
L’unica cosa che ci impediva ancora di cadere in preda al panico, era l’idea che il mio nuovo amico stalker fosse, secondo un immenso colpo di chiappe, presente e magari accorresse in nostro soccorso prima che venissimo appesi a quella forca che Castor aveva continuato a inneggiare.
Una risata diabolica mi sorprese alle spalle, mentre Castor mi si avvicinava, divertito: “Scommetto che, ora, hai smesso di fare tanto la superiore, eh? Umana?”
Un lieve formicolio mi percorse il braccio.
Dio, quanto avrei voluto ammazzarlo.
Guardai Ainu, che scosse il capo.
Quindi mi sforzai di sorridere, appellandomi a tutti gli dei che mi venissero in mente per non perdere la testa e picchiarlo fino alla nausea: “Si, non male. Scommetto però che basterebbe una delle nostre bombe a idrogeno per far sparire tutta questa bambagia snob, sai?”
Quello divenne bordò, poi un calcio mi c’entrò in pieno capo, spedendomi a terra. Un rivolo di sangue mi bagnò l’occhio, ma strinsi i denti, sopportando il dolore e alzando lo sguardo con aria di sfida.
“Piccola presuntuosa. Ecco perché odio voialtri di Astrapos. Vi credete chissà chi, ma in realtà siete gli unici imbecilli tra tutte le dimensioni a non aver ancora capito come funziona il mondo.”, fece, irritato, poi mi fissò, come se un pensiero insolito gli fosse proprio in quel momento passato in mente, “Ora che ci penso, è strano che un’umana di li si faccia vedere nelle altre dimensioni. Ora sono curioso …”
Mi prese per i capelli, costringendomi a fissarlo negli occhi: “Chi sei con esattezza? E che ci fai qui?”
Io sorrisi, tesa.
Merda, quel tipo era più sveglio di quanto pensassi.
“E perché dovrei dirlo a un secondino come te?”, chiesi, sfidandolo.
Quello sorrise, poi mi gettò a terra, ridendo.
“Ok, se proprio insisti, fai pure la difficile. Scommetto che, quando ti troverai di fronte al re, non sarai altrettanto arrogante.”
 
Atterrammo in un grosso spiazzo, proprio all’interno del castello, costruito appositamente per il decollo e il ritorno dei mezzi volanti, quali draghi e navi.
Venimmo subito fatti scendere, circondati da un plotone di soldati in divisa rossa e oro e perquisiti. Non avevamo portato armi con noi, o almeno non armi che si potessero trovare così facilmente: i Frutti dei miei compagni, infatti, erano accuratamente camuffati, temporaneamente trasformati in gingilli e gioielli vari per non attirare troppo l’attenzione.
Quando stabilirono che eravamo puliti, iniziarono a controllare anche Astrea, con suo immenso dispiacere.
Iniziò quindi la nostra lunga attesa.
I Draconiani parevano autenticamente interessati al nostro mezzo di trasporto, e, dopo aver perquisito anch’esso, senza curarsi di prendere per sé ciò che vi trovavano all’interno di prezioso, decisero di spostarla presso il loro laboratorio tecnico.
Non che servisse a molto.
Astrea non era certo una sciocca, sapeva di non poter far loro nulla, ma di certo non avrebbe rivelato loro i nostri segreti, né tantomeno iniziato a lavorare per i tizi che avevano appena rubato il suo prezioso mobilio in legno stagionato.
Effettivamente, da come li fissava, pareva seriamente tentata di farli saltare tutti in aria, solo l’occhiata eloquente che le lanciai le impedì di farlo, e allora si diresse, cupa e rassegnata, verso il laboratorio, senza tuttavia esimersi dallo sparare accurate imprecazioni a chiunque le capitasse a tiro.
Fatto ciò, venimmo scortati direttamente per le vie del castello, verso la Sala del Trono, dove avremmo finalmente avuto modo di incontrare Astor, l’Imperatore Supremo di Draconia. Solo dal titolo di cui si fregiava si poteva capire quanto potesse essere modesto quel tipo. Non lo avevo ancora manco conosciuto, e già mi stava sulle scatole.
La Sala del Trono era, in assoluto, quanto di più imponente, magnifico e surreale avessi mai visto. Odiavo doverlo ammettere, ma persino il Santuario in cui mi ero addestrata in quei mesi impallidiva al confronto.
La stanza era immensa, tanto grande da farci apparire come delle formiche al confronto, sorretta ai lati da imponenti colonne doriche, così ampie da non poter essere circondate nemmeno da cinque persone messe assieme.
Era formata dalla navata centrale, coperta da un lungo e soffice tappeto rosso, bordato in oro e mostrante l’emblema del regno: in drago con una rosa tra le zanne. Nelle due navate laterali, subito a fianco del limite imposto dalle colonne, schiere di soldati vegliavano sul posto, per un totale di almeno un centinaio di uomini per lato, tutti muniti di lance e scudi luccicanti di pulitura. Grossi affreschi decoravano le pareti, intervallati a tratti da bracieri accesi e imponenti piante esotiche, mentre il soffitto era costruito in un tripudio di vetro colorato, composto a raffigurare la storia di quel popolo.
L’emblema della casata reale era ovunque: sulle bandiere, sulle tuniche dei soldati, sul tappeto … ovunque.
Sul fondo della navata centrale vi era un’ampia scalinata a mezza luna, che conduceva al trono. Vi erano tre seggi, il primo, quello al centro, era il più imponente: costruito nell’oro, e imbottito in seta rossa, ospitava quello che, dovetti dedurre, doveva essere il re.
Un uomo dall’aria impassibile e severa, che emanava regalità da tutti i pori. Tutto in lui trasmetteva potenza, dagli occhi, così penetranti da trapassarti da parte a parte, al fisico sodo e robusto, fisico da guerriero, per finire con i lineamenti, squadrati e regali. Indossava una preziosa toga rossa, bordata in oro, che gli arrivava fino ai piedi, mentre, posata di fianco a lui, una grande spada a due mani terminava quel quadro a dir poco suggestivo.
Le due poltrone ai lati, invece, ospitavano una una donna, che doveva essere l’Imperatrice, dalla bellezza talmente accecante da far sbiadire chiunque al confronto, e una un giovane uomo, che era, in pratica, la copia più giovane e serena del padre.
Due guardie, vestite di una divisa differente, più comoda e preziosa, vigilavano attente ai lati del re, mentre quella che doveva essere il resto della famiglia reale terminava il quadro.
Potei notare, infatti, a fianco dell’Imperatrice, altre due fanciulle, che non dovevano avere molti più anni di me. Una era su una specie di poltrona a rotelle, una versione draconiana delle nostre sedie per disabili, e sorrideva serafica: la sua sola presenza era più che sufficiente per smorzare un po’ l’atmosfera pesante del posto. Vicina a lei vi era una giovane che, a differenza della sorella e della regina, non indossava i classici abiti da dama di corte, ma una semplice divisa da guerriera, mentre sul fianco le pendeva una spada leggera, adatta ai combattimenti di velocità. Vegliava sulla sorella protettiva, occhieggiando a tratti verso gli uomini che militavano nella sala, diffidente. A fianco di quello che doveva essere il primogenito del re, invece, vi erano due ragazzi, uno dei quali non era che un fanciullo. Il primo, più grande, sorrideva solare, i lunghi capelli raccolti in una treccia purpurea, l’altro, apatico, osservava annoiato la nostra lenta marcia verso il trono.
La sala era parecchio grande, per cui, mentre ci dirigevamo verso il trono, Castor ebbe modo di fare alcune brevi presentazioni.
“Quello a fianco dell’Imperatore è l’Erede al Trono, Caesar. Fossi in voi, me lo terrei buono, è uno dei pochi, qui, che possa mettere voce nelle decisioni di nostro padre, il vostro destino dipenderà in gran parte da lui, quindi, cercate di portargli il dovuto rispetto. Vicino a lui ci sono i nostri fratelli minori, Eamyr ed Efnir, entrambi candidati a far parte della mia Guardia Reale. Poi c’è l’Imperatrice, la mia matrigna, Eleazer, e con lei le principesse Arianne e Ariyme. Azzardatevi a guardare in modo strano Ariyme, e vi guadagnerete un biglietto di sola andata per la forca.”
Alzai un sopracciglio.
Wow … quindi, in quel posto di nobili dementi, almeno un po’ di umanità c’era, se tutti amavano così tanto la principessa sulla sedia a rotelle.
Ok, forse avevamo una possibilità.
Forse.
Giungemmo di fronte al re con l’ansia che quasi si poteva toccare, e subito Castor si fece avanti, inginocchiandosi ossequioso di fronte al padre, subito seguito dai suoi uomini e da noi.
Non che mi piacesse baciare i piedi di quel tipo, ma avevo il serio dubbio che, se non l’avessimo fatto, avremmo perso la testa prima ancora di poter protestare.
Quindi chinai il capo, senza tuttavia esimermi dal lanciare mentalmente ogni tipo di maledizione al re di fronte a noi. In particolare, gli augurai di beccarsi la sifilide.
Poi Castor si alzò, avvicinandosi al padre: “Vostra Meastà, io e i miei uomini siamo appena tornati dalla spedizione. Tutto come da programma, siamo riusciti ad assoggettare i barbari del sud, ora, un nuovo popolo si inchina alla vostra magnificenza.”
Storsi la bocca.
Dio, quanto odiavo quei modi falsamente ossequiosi.
Potevo vederlo da un chilometro di distanza che Castor provava qualsiasi cosa verso il padre, fuorchè il rispetto.
Avevo sempre avuto occhio per quel genere di cose, per cui mi bastò guardarmi attorno per capire che l’atmosfera, in quella corte, non era esattamente delle migliori.
L’Imperatore annuì, sorridendo: “Perfetto. Non che potessi aspettarmi di meno, dal mio secondogenito. Ottimo lavoro. E i nostri ospiti?”, chiese, osservandoci indagatore.
“Legittima domanda, padre. Bhe … li abbiamo trovati che sorvolavano il nostro spazio aereo, questa mattina, con una nave mai vista prima. Non hanno detto chi siano, né da dove provengano, ma appartengono tutti a dimensioni differenti.”, spiegò, fissandomi impassibile.
Il sovrano ci osservò, serio, poi disse: “Entrare all’interno dei nostri confini senza un permesso scritto, ora che siamo in guerra, per quel che mi riguarda coincide con un tentativo di infiltrazione, ne siete consapevoli?”, chiese, severo.
Abbassammo il capo.
“Tuttavia, prima di prendere una decisione in merito, voglio sentire cosa avete da dire. Se la motivazione che vi ha condotti fin qui verrà ritenuta valida, allora potrei concedervi una diminuzione della pena. Portavano oggetti sospetti con loro?”
Castor scosse il capo. A dire il vero, sembrava quasi dispiaciuto: “Niente di niente, mio signore. La loro nave possedeva dei cannoni da guerra, ma non abbiamo trovato munizioni a bordo, né altre armi sospette. Non trasportavano nulla, nemmeno sete o oggetti di qualche valore commerciale. Avevano un piccolo laboratorio di medicina, ma finchè i nostri esperti non ne avranno esaminato il contenuto, non potremmo sapere nulla. Diciamo che sembrano puliti.”, concluse, fissandoci stizzito.
Uno a zero per noi, capellone.
“Capisco.”, disse quello, poi proseguì, “Resta però il fatto che hanno commesso un grave crimine. Anche se dovessero dimostrarsi candidi e innocenti, finirebbero comunque ai lavori forzati, e, inoltre, non posso sorvolare sul fatto che, tra loro, vi è anche un'elfa, e un mostro della Dimensione del Ghiaccio, nostri nemici da millenni.”, disse, scoccando un’occhiata diffidente ad Ainu e Chrystal che, incerti, abbassarono il capo.
Perfetto.
Le cose non si stavano affatto mettendo bene.
Quei tipi non sembravano minimamente transigenti con quelli che disobbedivano alle regole, e, da quel che ero riuscita a capire, nel migliore dei casi avremmo passato il resto della nostra vita a estrarre metallo in miniera. La sola idea mi dava la nausea.
Ripensai alle schiere di schiavi che avevo visto, presso il covo dei nostri nemici. Non potevo permettere che accadesse.
Se avessimo fallito, non ci sarebbe stata solo quella dimensione a soffrirne, ma l’intero mondo sarebbe andato in rovina. Feci per farmi avanti, sebbene sapessi che, per noi, non c’erano molte speranze, quando le porte della Sala del Trono si spalancarono nuovamente, e una voce miracolosamente familiare diceva: “Aspettate! Loro sono con me, li ho fatti venire io qui da noi.”
Ci voltammo, e sentii il mio cuore perdere un battito.
Castiel marciava a passo sicuro per la sala, diretto verso il padre che, oscuratosi improvvisamente, alzò un sopracciglio e disse: “Tu guarda. Iniziavamo a chiederci quando saresti tornato, figlio …”
Un silenzio soffocante era caduto nella stanza.
Potevo percepire il nervosismo percorrere l’aria, mentre quello, tranquillo e sicuro, si avvicinava al trono, inchinandosi appena e proseguendo: “Questi miei ospiti sono giunti fin qui per Ariyme padre, ho avuto modo di incontrarli durante il mio ultimo viaggio. Sono medici, e a quanto ho sentito dire, potrebbero aiutare mia sorella con la sua malattia: ho voluto condurli qui perché potessero occuparsene di persona.”
L’aria sembrò alleggerirsi, mentre lo sguardo del re si inteneriva: “Capisco. Bhe … se le cose stanno così, non posso che chiedere loro scusa.”
Alzai un sopracciglio.
Come aveva parlato della sorella, l’atmosfera era totalmente cambiata.
Ora, persino l’Imperatrice aveva smesso di fissarci dall’alto in basso, e ci sorrideva solidale, mentre Castor, frastornato, si inchinava appena, scusandosi: “Sono immensamente spiacente. Non immaginavo che foste qui per mia sorella, mi scuso per il mio comportamento inopportuno.”, disse, per poi fare cenno alle guardie di liberarci.
Castiel mi fece l’occhiolino, mentre il re ci avvicinava, questa volta sorridendo. Era strano, vedere quell’uomo che, fino a un secondo prima, era l’essenza stessa della regalità, venirci incontro in quel modo così tranquillo e solidale.
“Vi ringrazio, sono anni ormai che cerchiamo qualcuno che possa aiutare la nostra Ariyme, ma finora non abbiamo mai trovato nessuno che potesse far qualcosa per lei. È il nostro piccolo angelo, l’intera corte non esisterebbe senza di lei. Come avete potuto vedere, è la sola che riesca a conciliare tali e tanti modi di pensare.”, si rivolse al figlio, guardandolo, questa volta, con una punta di soddisfazione, “Per oggi, non mi soffermerò sulla tua fuga da palazzo. Hai fatto un buon lavoro, e quindi penso che ne potremo riparlarne domani. Hai aiutato tua sorella, e anche se sono certo che tu non l’abbia fatto per fare un piacere a noi, ti devo ringraziare.”
Quello chinò appena il capo, sorridendo.
Intanto, sia l’Imperatrice che gli altri si erano avvicinati, per cui Castiel ci condusse sorridendo verso le due ragazze.
Ariyme e Arianne erano molto diverse, effettivamente, non sembravano nemmeno sorelle, eppure, in qualche modo, avevano la stessa aura: i loro modi gentili e cordiali, la dolcezza che traspariva dai loro atteggiamenti, erano indiscutibilmente gli stessi.
La prima aveva i capelli lunghi, soffici come la seta, e a differenza di quelli del resto della famiglia erano color dell’oro. Gli occhi erano verde chiaro, gentili e solari, accesi di una luce in grado di addolcire anche gli animi più insensibili, e la carnagione era meno abbronzata di quella dei fratelli. Il fisico era minuto e fragile, così innocente e indifeso da lasciare senza fiato. Non aveva coda, ma solo due piccole e graziose corna purpuree e perfettamente levigate. Non ci voleva molto per capire che non doveva essere una Draconiana di sangue puro.
La seconda aveva i capelli rosso scuro, di una sfumatura meno accesa di quella del resto della famiglia, a tratti simili al castano, e le ricadevano sulle spalle in morbidi boccoli. Gli occhi erano come quelli della sorella, mentre la carnagione era identica a quella di Castiel: il fisico era slanciato e agile, molto atletico. Era evidente la sua natura di guerriera, eppure, dal modo in cui ci parlò, non sembrava affatto il tipo da poter dimostrare valore in battaglia: era così gentile che era impossibile immaginarsela con la spada in mano.
“Elayne, loro sono le mie sorelle, Ariyme e Arianne. Come avrai già capito, mia sorella è affetta da una grave malattia, che la debilita moltissimo e le ha sempre reso molto difficile vivere come una persona normale. È la sola, qui, che sia in grado di mantenerci uniti.”, sorrise, sinceramente intenerito, guardando la sorella con affetto.
Era incredibile il modo in cui, con la sua sola presenza, quella creatura apparentemente così fragile riuscisse a conciliare modi di pensare tanto differenti. Era evidente come, con lei in ballo, tutti riuscissero a mettere da parte i rancori.
Le sorrisi, presentandomi e facendole conoscere anche i miei compagni.
“Questa invece …”, proseguì Castiel, presentandomi l’altra sorella, “… è Arianne. È un membro dell’Ordine delle Fenici Celesti, un’organizzazione di donne e sacerdotesse guerriere, ma solitamente rimane a palazzo, per aiutare mia sorella e starle accanto.”, le sorrisi, e lei ricambiò.
Proseguimmo le presentazioni, che furono più lunghe del previsto.
Se con Airyme e Arianne ce l’eravamo cavata abbastanza bene, fare la conoscenza dell’Imperatrice e dei fratelli di Castiel non fu altrettanto piacevole.
Sebbene vista la nostra posizione non osassero mostrare il loro dissenso, era evidente quanto non si fidassero di noi, e fu solo quando fui costretta a parlare con l’Erede, Caesar, che mi resi conto di quale razza di guaio ci eravamo cacciati.
Quello mi osservò, impassibile, poi sorrise appena, baciandomi appena la mano: “E’ un vero piacere fare la vostra conoscenza, sono sicuro che vi troverete magnificamente qui a palazzo.”
Sorrise di nuovo, e quando i miei occhi incontrarono i suoi potei sentire una voce chiara parlarmi nella mente.
Si … vi troverete veramente mooolto bene … Guardiani …



Note dell'Autrice:
Scusateee!!!
Lo so, sono stata terribile, e la settimana scorsa non sono riuscita a pubblicare, come da programma, un nuovo capitolo.
Spero quindi di rifarmi con questo, che tra l'altro è anche abbastanza lunghetto.
Come avete potuto vedere, finalmente siamo riusciti a incontrare la famiglia di Castiel, e che famiglia! Già, perchè i rancori repressi qui non sono certo pochi, ma per fortuna c'è la piccola Ariyme, che quando è in ballo nessuno si azzarda di fare casini, altrimenti, i nostri protagonisti se la sarebbero vista davvero brutta.
Ovviamente, avremo modo di vedere meglio tutti  i vari personaggi più avanti, c'è l'Imperatrice, Arianne e anche Caesar, per non parlare di Eamyr ed Efnir...insomma, un bel po' di cose di cui trattare.
Visto che siamo al X capitolo, ho deciso di indire un piccolo sondaggio, per vedere quali sono i personaggi che avete amato di più tra quelli fino a ora comparsi. Sarà un piccola consuetudine che manterrò durante la storia, e ogni dieci capitoli avrete il vostro piccolo sondaggio, perchè sono veramente curiosa di sapere quali personaggi vi hanno colpiti di più, e chi invece vi sta più sulle scatole, per così dire!
Eccoli quindi qui di seguito!
Elayne
Jakhaal
Ainu
Chrys
Castiel
Sting
Apophis
Astrea
Oracolo
Chosmos
Castor
Caesar
Astor
Ariyme
Arianne
Eleazer
Eamyr 
Efnir
Chi sono quelli che amate di più? E chi invece non riuscite proprio a sopportare?

Sono davvero curiosissima!
Per finire, ringrazio come sempre tutti coloro che mi hanno seguita, specialmente EragonForever, e onlyfanfiction.
Vi saluto!
Teoth
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: TotalEclipseOfTheHeart