Lo Specchio delle Anime.
“La speranza è qualcosa con le ali, che dimora
nell’anima e canta la melodia senza parole,
E non si ferma mai”.1
[Emily Dickinson]
Atto XVII – Parte I
L’Arazzo dimenticato.
Ginny Weasley credeva
di star vivendo il peggiore fra tutti i suoi incubi. Poco distante, Blaise Zabini alternava lo
sguardo fra lei e la cartellina che aveva in mano, gli occhi carichi di una
compassione che non credeva avrebbe mai visto in lui.
Non credeva che fosse capace di mostrare
tanta compassione.
«Quasi tre mesi2, fai ancora in tempo
a…» tentò, leggermente in imbarazzo, indicando con un cenno vago tutto il suo
corpo. Era evidente cosa stesse proponendo e lei non era assolutamente propensa
a seguire il suo consiglio. «Senti, non è una cosa che io approvo, è inutile
che mi guardi così. Se fosse successo alla mia fidanzata, non avrei perso un
minuto di tempo e mi sarei dato da fare con i preparativi. Ma per te è diverso»
le fece notare, con uno sbuffo, quando notò che fosse sul punto di aggredirlo.
«Diverso? È un eufemismo» ribatté lei, prendendosi
la testa fra le mani in un gesto sconfitto. La nausea la stava affliggendo da così
tanto tempo da essere diventata ormai una sua buona compagna d’avventure.
In quel momento, tuttavia, la sensazione di oppressione al petto sembrò
peggiorata di dieci volte, costringendola a prendere piccoli respiri veloci.
Era disperazione.
«Io… uhm…» Blaise
sembrava sul punto di mettersi a sbattere la testa al muro. Era stato inviato
da lei perché, a detta del primario, era necessario che facesse esperienza nel
dare le cattive notizie. Più probabilmente, come lui stesso le aveva confessato
prima di darle la notizia, nessuno dei responsabili aveva avuto il
coraggio di fare l’uccello del malaugurio con la fidanzata storica del
Salvatore del Mondo Magico. «Perché non… non ci dormi su? L’altra possibilità
potrebbe essere la migliore, sia per te che per…» fece un altro gesto nella sua
direzione, quasi non sapesse che parole usare per indicare il loro enorme problema.
«Bambino, Zabini»
mugugnò quindi Ginny, sollevando il viso dalle mani
per fulminarlo. «Sono incinta, non… non stiamo parlando di una verruca da
togliere senza pensarci su! Stiamo parlando di aborto».
Blaise,
imbarazzato, sospirò, sedendosi sull’unico sgabello libero vicino al lettino su
cui lei si era sdraiata. Era evidente che avrebbe preferito qualsiasi cosa,
piuttosto che discutere con lei. «Senti, Weasley, parliamoci chiaro. Te l’ho
già detto, io sono generalmente contrario all’aborto. Cazzo, non vedo
l’ora di avere un bambino con la mia Laurie e sono più che certo che Potter
sarebbe più felice di me, ma…» si grattò la tempia, indeciso. «Non puoi negare
che questa situazione sia un gran bordello. Il tuo fidanzato è bloccato in un
letto d’ospedale ed ogni giorno diventa più debole. Non guardarmi così»,
le disse, secco, alzando la mano per impedirle di ribattere, «ti sto dicendo la
verità, quella che gli altri guaritori si rifiutano di dirti».
Ginny sapeva
che quelle parole fossero orribilmente vere. Lo sapeva, perché lei stessa
iniziava a dubitare che avrebbe mai rivisto il suo Harry nelle stesse
condizioni in cui era quando si erano innamorati. E sapeva che lui sarebbe
stato al settimo cielo all’idea di avere un bambino tutto loro. Maledizione,
non avevano fatto altro che provare, nei mesi precedenti alla sua malattia.
Potrebbe aiutarmi con i miei incubi, erano
state le parole con cui aveva accolto quella possibilità, sorridendole come non
faceva da anni. Saremmo così felici, tutti insieme.
In quel momento, però? Lui era bloccato in
ospedale, non avrebbe mai potuto stringere fra le braccia il loro piccolino.
L’avrebbe lasciata sola nei momenti peggiori e lei avrebbe dovuto scegliere fra
prendersi cura di lui o di se stessa e del neonato.
«Inoltre…» il tono di Blaise
fu improvvisamente teso, agitato. I suoi occhi erano colmi di un’ansia che lei
conosceva benissimo. «Draco e la Granger sono partiti
due settimane fa e domani sarà il solstizio d’inverno3. Tu sai
meglio di me che, se Tu-Sai-Chi tornerà, sarà più forte di prima e nessuno di
noi sarà al sicuro».
Sì, Ginny lo sapeva. Ma
ricordava anche l’ultimo anno di scuola, quando lui era al sicuro,
protetto dai Carrow come se la sua casa ed il suo sangue fossero stati una
garanzia sufficiente.
«Io sarò in pericolo. Hermione sarà
in pericolo. Tu? Non credo proprio» gli disse, sarcastica, incrociando le
braccia al petto e saltando giù dal lettino, sentendo un’ondata di nausea
improvvisa piegarle le ginocchia. Sarebbe caduta, se Blaise
non l’avesse afferrata per le braccia ed indirizzata verso il secchio della
spazzatura vicino. La sua presa era stata ferma ma gentile, simile a quella di
suo fratello Bill.
Il pensiero della sua famiglia fece peggiorare il
suo male, costringendola a piegarsi di più in preda ai conati.
«Coraggio, Weasley, adesso ti prendo un tonico» le
disse lui, aiutandola a sdraiarsi di nuovo e mettendosi a trafficare, subito
dopo, con delle ampolle conservate in un mobiletto. «Comunque ti sbagli» le
fece notare, quando tornò a fronteggiarla, passandole una boccetta dal
contenuto viola.
«A cosa ti riferisci, di preciso?» rispondergli le
sembrò il minimo, avendole evitato di rovinare per terra ed affogare nel suo
stesso vomito. Bevve velocemente il contenuto violaceo dell’ampolla, sentendo
una vampata di calore infuocarle le orecchie. Poi, per fortuna, la nausea
passò.
«Io non dovrei essere un obiettivo, hai
ragione, ma questo non significa che sia al sicuro» le spiegò, tornando a
sedersi dopo aver fatto sparire la busta del cestino dei rifiuti. «Laurel, la mia fidanzata, è una Nata Babbana4.
Se Tu-Sai-Chi dovesse tornare, farei di tutto per impedire che possa metterla
in pericolo. Ho rischiato di perderla, sei anni fa, non ho intenzione di
permettermi di correre ancora questo pericolo. Se lei dovesse soffrire,
probabilmente io ne morirei» ammise, sorridendo al suo sguardo stupefatto.
«Cosa c’è, Weasley? Non credi che un Serpeverde possa innamorarsi di una Nata Babbana? Non siamo tutti razzisti, cerca di adeguarti
all’idea». I suoi occhi scuri si puntarono fuori dalla finestra, per un
istante. «Solo perché non abbiamo combattuto davanti a tutti e non ci siamo
esposti, non significa che non abbiamo rischiato il tutto per tutto».
Il peso di quelle parole fece abbassare lo sguardo
alla giovane. Blaise aveva ragione, dopotutto. Lei
non era nessuno per giudicare quanto qualcuno avesse o meno sofferto durante la
guerra. Il suo dolore non la autorizzava a sottovalutare quello degli altri.
Harry gliel’aveva sempre detto, fin da quando era intervenuto nel processo dei
Malfoy.
Il tuo dolore non può sminuire quello degli altri.
«Senti», Blaise sospirò
di nuovo, grattandosi distrattamente la fronte aggrottata, «noi non siamo amici
e non credo che lo saremo mai davvero. Ma tu sei importante per la Granger e lei è disgustosamente importante per
Draco, quindi mi sento moralmente in obbligo di offrirti quantomeno il mio
supporto».
Lo sguardo che Ginny gli
dedicò, nonostante avesse gli occhi ancora lucidi per la recente crisi, valse
tutto il sarcasmo che aveva in corpo. E Ginny Weasley
era famosa per il suo sarcasmo.
«Quindi adesso ti stai preoccupando per me? Dieci
minuti fa mi hai proposto di abortire».
Quella sua risposta lo mise in evidente difficoltà.
Alla fine, sconfitto, sbuffò. «D’accordo, è stato Draco a chiedermi di
prendermi cura di te, perché se tu stai male, allora Hermione sarà troppo
preoccupata per pensare al loro rapporto». Si alzò in piedi, camminando nervosamente
per la piccola stanza. «Weasley, quello che sto cercando di dirti è che puoi
contare su di me. Noi, Laurie è prontissima ad aiutarti e quando saprà
del bambino mi picchierà per averti proposto l’aborto. Non sei sola e non devi
esserlo, se non lo vuoi».
La faceva facile, lui. Fu il
primo pensiero che fulminò Ginny. Ovviamente era
facile, per uno come Blaise Zabini,
dirle di cercare sostegno di persone che non aveva neppure mai conosciuto
davvero. Non poteva fidarsi così facilmente, non lei. Non in quel momento.
Non quando tutto stava per andare in malora.
Improvvisa, l’immagine di Seamus e dei suoi
migliori Auror le fece venire le lacrime agli occhi.
Non era davvero sola, non lo era mai stata, neppure quando Hermione era
trascinata via dagli impegni di lavoro. Lui e gli altri erano sempre stati con
lei, l’avevano protetta ed avevano evitato che sentisse tutti i pettegolezzi
che avevano circondato la malattia di Harry. Seamus, soprattutto, era riuscito
a conciliare i suoi turni orribili da Capo Auror5 con
l’organizzazione della sua scorta personale, trascinandosi dietro sia Dean che Merrick.
Non era da sola.
«D’accordo» disse infine Blaise,
accennando un piccolo sorriso. «Adesso tu torni a casa con il cagnolino che Finnigan ti ha affibbiato6, ti riposi, e con
riposo intendo una buona notte di sonno, poi torni qui e faremo gli ultimi
esami. Per ora credo sarà meglio tenere questa informazione riservata, non
vorremmo la Skeeter attaccata alla tua schiena»
continuò, tornando ad accomodarsi davanti a lei. I suoi occhi erano ancora
pieni di agitazione, ma il suo tono era molto, molto calmo. «Convincerò
gli altri guaritori che tu abbia preso la pozione per l’aborto, così anche loro
non faranno ulteriori domande. Da oggi, dovrò diventare il tuo confessore,
Weasley, dovrai venire da me alla prima avvisaglia di problemi con la
gravidanza. Non sappiamo ancora cos’è successo a Potter, non vorrei fosse
ereditario».
Ecco, quella era un’informazione che Ginny avrebbe preferito non avere. Si era sforzata di non pensare
alle conseguenze che il male del suo fidanzato avrebbero potuto avere sul
bambino. Si era sforzata di credere che fosse qualcosa di legato solo alla
mente e non al corpo.
Ma come poteva esserne certa?
Dei leggeri colpi alla porta anticiparono di un
istante l’ingresso di Merrick, l’Auror
che quel giorno l’avrebbe dovuta accompagnare ovunque. Aveva il solito sguardo
altero, che tuttavia si sciolse in un’ondata improvvisa di divertimento quando
notò chi fosse il guaritore con cui lei aveva a che fare. «Zabini, credevo ti avessero bocciato al primo esame» gli
disse, entrando e chiudendosi la porta alle spalle. «Ho notato ci stessi
mettendo tanto, Ginny, così ho pensato di venire a
dare un’occhiata» aggiunse, rivolta alla rossa, sorridendole con la solita,
pacata gentilezza.
«Sempre un piacere rivederti, Meribell» ribatté Blaise, alzando gli occhi al cielo ed iniziando a
scribacchiare qualcosa sulla sua cartellina. «Sempre deliziosa, proprio come
tuo cugino» le fece notare, facendole cenno di sedersi sullo sgabello da cui
lui si era nuovamente rialzato. Si poteva dire qualunque cosa di Zabini, ma non che fosse un maleducato. «Non preoccuparti,
da oggi in poi mi occuperò io di lei, così potremo limitare i rischi e far
dormire un po’ di più il tuo fidanzato».
«Non è il mio fidanzato7» ribatté Merrick, lanciandogli uno sguardo di fuoco. «Ma non posso
negare che sia un sollievo. Draco mi ha sempre detto che sei fra i migliori
pozionisti in circolazione, oltre che una persona fidata» concordò tuttavia,
annuendo leggermente. Si voltò verso Ginny, quasi
avesse sentito la sua occhiata confusa. «Il ventuno sarà domani, se i
Mangiamorte dovessero tornare allora tu saresti un obiettivo primario. Un
Guaritore avrebbe il potere di ucciderti e farlo passare per un incidente».
«Soprattutto adesso» si intromise nuovamente Blaise, con un sospiro. «È incinta, Merrie,
dovremo stare con gli occhi bene aperti, soprattutto quando comincerà a far
vedere la pancia».
L’occhiata carica di compassione che Merrick le dedicò fece stringere lo stomaco di Ginny. Sentiva nuovamente la nausea tormentarla ma, quando
delle braccia delicate la strinsero con dolcezza e fermezza, capì di voler
semplicemente scoppiare a piangere.
«Non preoccuparti, Ginevra». Nessuno usava mai
il suo nome completo. «Non sei sola. Non ti lasceremo sola. Ce la faremo,
insieme».
Insieme.
In uno slancio di ottimismo e speranza, Ginny decise di crederle.
***
Sette paia di occhi li osservavano con particolare
soddisfazione. C’erano tutti, a partire da Ulisse, ancora vestito come un
professore universitario, il ghigno compiaciuto tutto rivolto a Draco, poi
c’era Pandora, leggermente in disparte, e ancora Antigone e Creonte, in piedi
ai lati opposti della lunga fila. Achille, ancora vestito come un modello, era
poggiato con una spalla alla parete, il braccio intorno alle spalle di
Patroclo, il quale sembrava aver recuperato tutta la sua giovinezza.
Il più vicino a loro era Eracle, la pelliccia del
leone Nemeo ancora drappeggiata sulle spalle, un sorriso carico di dolcezza ed
orgoglio diretto ad una ancora tremante Hermione.
«Sei stata molto coraggiosa» le disse, avanzando
lentamente, quasi avesse temuto di spaventarla o di intromettersi in qualcosa
di estremamente privato. «Molto più coraggiosa di me».
«Tu sei il più forte di tutti gli eroi» gli fece
notare allora la ragazza, sorridendo fra le lacrime e separandosi leggermente
dalla stretta di Draco, con tanta delicatezza da non fargli quasi percepire il
gelo sulla pelle scoperta. La vide avvicinarsi all’uomo enorme, così piccola
eppure così incredibilmente immensa. «Nessuno può essere più coraggioso
di te».
«Mi permetto di dissentire» con gentilezza, anche
Achille si fece avanti, accompagnato dall’immancabile Patroclo. Per un istante,
Draco pensò che avrebbe iniziato a decantare il proprio coraggio e che sarebbe
finito con il litigare con il povero Eracle, come aveva fatto la prima volta in
cui li avevano incontrati. «Serve coraggio per affrontare delle creature
mostruose, come ho fatto io e come ha fatto lui» con un cenno proprio al figlio
di Zeus. «Però… serve un coraggio più grande per affrontare i propri demoni e
voi due l’avete fatto».
«E l’avete fatto insieme» aggiunse
Antigone, con un gran sorriso. «Perché insieme siete più forti».
«Insieme potete mantenervi sani di mente, potete non impazzire ed affrontare qualunque
cosa l’Arazzo vi presenterà davanti» aggiunse Ulisse, annuendo leggermente. Il
suo sguardo era ancora divertito, pieno di un’ironia verso la vita che neppure
Draco avrebbe mai saputo eguagliare.
«Se non foste stati così innamorati da poter
essere una persona sola, non avreste potuto affrontare queste prove e
sareste periti già nel primo ostacolo» continuò Creonte, facendosi avanti fino
a fronteggiarli. «Adesso, amici miei, potete rivolgere la vostra domanda
all’arazzo. Ma dovrete farlo come una sola persona. Una sola domanda, un
solo pensiero. Pensate a cose diverse e la risposta sarà oscura, fuorviante,
potenzialmente letale».
«Buona fortuna» concluse Patroclo, con un grande
sorriso, mentre Pandora, alle sue spalle, ammiccava nella loro direzione e
scuoteva leggermente il capo.
Non usate la scatola, gli
sembrò di sentirle dire. Non ancora.
«Non ci serve la fortuna, adesso» sbottò quindi
Draco, posando la mano sulla spalla di Hermione, mentre iniziava a voltarsi
verso il grande Arazzo alle loro spalle. «Ci serve soltanto un buon piano
d’azione».
«Non so te, Malfoy» disse però lei, dedicando un
enorme sorriso a Patroclo. «Ma io accetterò con grande piacere anche un pizzico
di fortuna. Dopotutto, ci ha salvati un bel po’ di volte». La tranquillità con
cui gli si rivolse gli fece stringere il cuore in un moto di dolcezza. Era
diversa, pur essendo la stessa donna di cui si era innamorato. Era diversa,
molto più simile alla donna che credeva d’aver sposato8. «Smettila
di guardarmi come uno stoccafisso, hai la faccia da idiota».
Più o
meno.
Ma non si preoccupò, ci sarebbe stato tempo per renderla la perfetta signora
Malfoy o, quantomeno, per insegnarle un po’ di educazione d’alta società.
Sarebbe stata meravigliosa, proprio come durante la festa in Italia.
Quando
lui era stato malamente drogato e l’aveva costretta a risolvere tutto da sola.
«Allora? Cosa chiediamo?» domandò quindi,
passandosi una mano fra i capelli mentre tentava di concentrarsi sull’Arazzo.
Tutte le parole incomprensibili che vi aveva scorto la prima volta, in quel
momento sembravano intellegibili, per quanto senza alcun senso. Erano
accostamenti assurdi, ma che lui sapeva avrebbero assunto un significato
qualora avesse posto la fatidica richiesta.
«Stai attento» la voce di Hermione suonò
improvvisamente preoccupata, mentre lo strattonava per il braccio. I suoi occhi
erano ancora arrossati, tuttavia avevano perso quella debolezza che li aveva
sempre caratterizzati. Erano fermi, spaventati ma pronti a tutto. «Potresti
chiedere qualcosa senza volerlo e allora impazziresti, bruciando la nostra
unica possibilità di avere delle risposte». Anche lei si voltò verso l’Arazzo,
con un’espressione tutt’altro che felice. «Ci sono così tante domande che
potremmo fare. La conoscenza di tutto il mondo è ai nostri piedi… ma abbiamo
una sola possibilità».
Era dispiaciuta, Draco lo notò immediatamente. Una
donna come lei, che aveva messo la conoscenza alla base di tutta una carriera,
doveva necessariamente soffrire molto nell’avere tanto potere davanti, senza
poterlo utilizzare9. Anche lui si sarebbe preoccupato, se solo non
fosse stato nella sua natura cercare solo la scelta migliore. Era curioso, sì,
ma preferiva di gran lunga sopravvivere e spendere la vita ad inseguire
risposte.
Era lei
ad essere un pericolo per la missione, non lui.
Le prese la mano, cercando nuovamente il suo
sguardo. Se dovevano presentarsi come una sola persona, quello era un buon modo
per iniziare. «Possiamo chiedere dove sia lo Specchio, come avevamo deciso»
propose, attirando la sua attenzione. «Oppure potremmo chiedere l’identità del
nuovo capo dei Mangiamorte.
Conoscendo il nemico, sarà più facile sconfiggerlo».
Lei non sembrò molto convinta di quella sua
proposta. «Potremmo, sì, ma se si tratterà di qualcuno assolutamente
sconosciuto? Non avremo il tempo di fare le nostre ricerche».
Draco si accigliò. «Dovremo comunque fare le
nostre ricerche, Granger! Io non ho la minima
intenzione di lanciarmi alla carica senza avere un piano ben dettagliato alle
spalle! E magari anche un paio di piani di riserva» sbottò, la mano libera sul
fianco e la migliore fra le sue espressioni incredule.
Lei, dopo averlo osservato per qualche istante,
scoppiò a ridere. «Ah, Malfoy, per un attimo mi ero illusa di potermi
rapportare con te come ho sempre fatto con Harry» gli disse, scuotendo il capo.
Quando lo vide accigliarsi, si affrettò a spiegare. «Non preoccuparti, non ti
sto relegando al ruolo di migliore amico e non sto insinuando che fra me ed Harry
ci sia mai stato qualcosa. Semplicemente, noi abbiamo trascorso mesi viaggiando
e… beh, ricercando. E per più di sette anni ci siamo lanciati in battaglie
assurde senza un minimo di preparazione. L’ultima volta in cui ci siamo
organizzati davvero, io sono finita trasformata in un gatto» spiegò, divertita.
«I piani non riescono mai. Se proprio dobbiamo morire tutti, almeno lo faremo
con onore».
Draco ricordava un episodio del genere, ma
all’epoca si era limitato a ridere e farsi scivolare tutto addosso, senza
preoccuparsi più del dovuto. Dopotutto, la Granger
non era affar suo. Non era stata affar
suo finché non l’aveva sentita urlare, durante il Ballo del Ceppo10.
Ah, se solo avesse seguito il suo istinto e si
fosse lanciato a massacrare Ronald in quell’occasione! Se soltanto non si
lasciato fatto limitare da quegli assurdi pregiudizi che altri gli avevano
inculcato…
Forse la loro storia non sarebbe stata diversa,
erano molto distanti, a prescindere dal sangue e dallo schieramento durante la
guerra.
Forse no.
«Allora? Chiediamo dov’è questo stupido Specchio?»
sbottò, sospirando sconfitto. Non era il momento di farsi prendere dai rimorsi.
Avevano una missione da portare a termine e di certo lei non l’avrebbe
ringraziato, se si fosse messo a spifferare tutte quelle turbe mentali. Mai
come in quel momento odiò il fatto di non poter mentire neppure a se stesso, la
sua bocca sembrava diventata quella di un pappagallo senza il minimo filtro.
Come il
piccolo Ted.
«Mostra un po’ di rispetto, per quanto pericoloso
è comunque uno strumento magico antichissimo e potentissimo» lo riprese
immediatamente la Mezzosangue, voltandosi per un istante per controllare la
scena alle loro spalle. «Sono spariti tutti. Immagino abbiano finito il loro
lavoro… spero che Achille e Patroclo siano ancora insieme» mormorò, con una
punta di rimpianto nella voce. Draco non si voltò, sapeva di potersi fidare
delle sue parole. «Mi sarebbe piaciuto salutarli».
«Ah, sono essenzialmente una proiezione della tua
anima, saranno sempre con te, se lo vorrai» la confortò, con un leggero
sorriso. «Ma capisco cosa vuoi dire, ho trattenuto un fottiti per Ulisse per troppo tempo. Temo che non avrò più
l’occasione di sfogarmi».
«Sei troppo brusco con lui, Draco! Dovresti avere
un minimo di rispetto-».
«Granger, se prendi le
sue difese non me lo fai stare più simpatico» ammise, con una certa stizza,
sorridendo tuttavia quando la sentì ridere di cuore. «Coraggio, Mon Ange, abbiamo una domanda da porre»
disse poi, sollevando le loro mani intrecciate per baciare delicatamente le
nocche di lei.
Hermione annuì, arrossendo leggermente intorno
alle orecchie. Era adorabile, quando
si imbarazzava. «Dove si trova lo specchio, giusto?» chiese conferma,
avvicinandosi lentamente al grandissimo Arazzo che li fronteggiava. I
tantissimi colori di cui era composto sembrarono brillare di luce propria,
riflettendosi negli occhi scuri di lei.
Tutta la
conoscenza del mondo, ma non poteva chiederne che un assaggio.
«Prima di perdere la mia sincerità non voluta, Granger» la interruppe lui, tuttavia, tirandola per un
istante verso di sé per stringerla fra le braccia, «sappi che ho davvero
intenzione di trascinarti all’altare e farti indossare permanentemente l’anello
di mia nonna» sputò, parlando forse un po’ troppo velocemente per poter
mantenere il suo contegno da principino spocchioso. «E, se vorrai, ho anche
tutta l’intenzione di avere cinque figli».
Le sopracciglia scure di Hermione scattarono verso
l’alto, nonostante un compiaciuto rossore le avesse arrossato le guance. «Te ne
concedo tre, di cui uno adottato» rettificò, imbarazzata. «E se avremo una
bambina-».
«Rosemary».
Il tono di Draco, per quanto carico di un affetto che non poteva nascondere, parlando
di quella ragazza, sembrò non ammettere regole. «Se avremo una bambina, dovrà
chiamarsi così. L’ho promesso, non posso rimangiarmi la parola data».
Hermione annuì leggermente, con un leggero
sorriso. «Rosemary. Mi piace».
Da
qualche parte, la giovane Crave probabilmente stava
sorridendo compiaciuta.
«Coraggio, ora. Abbiamo una domanda da porre»
disse quindi, voltandosi verso l’Arazzo e chiudendo gli occhi, consapevole che
lei avesse fatto lo stesso.
Dove si
trova lo Specchio delle Brame?
Quando riaprì gli occhi, non trovò nulla di
diverso. L’Arazzo restava bellissimo, ma incomprensibile come un pezzo d’arte
proveniente da un altro mondo. Draco si accigliò, ma decise di voltarsi verso
Hermione, sperando che almeno lei fosse riuscita a cogliere qualcosa.
Sarebbe
stato meglio se non l’avesse fatto.
I suoi meravigliosi occhi scuri erano stati
inghiottiti in un mare d’oro, la sua pelle sembrava d’avorio puro, prosciugata
di ogni minima goccia di sangue. Fluttuava accanto a lui, tenendogli stretta la
mano, eppure non sembrava davvero lì.
Draco sentì un brivido corrergli lungo la spina
dorsale, sentendo quelle dita gelide intrecciate alle sue, ma non ebbe la forza
di mollare la presa. Temeva di perdere quel che restava della sua Hermione,
forse. Oppure temeva di perdere se stesso.
«Io sono
l’Arazzo dimenticato, custode di tutta la Conoscenza» esalò la creatura, la
cui voce sembrava essere senza sesso e senza età. «Ponete la vostra domanda ed io risponderò».
Era una situazione inquietante, Draco dovette ammetterlo.
Avrebbe fatto parecchia fatica a guardare di nuovo Hermione negli occhi, una
volta finito quel guaio. Avrebbe voluto chiedere se l’avrebbe davvero riavuta
indietro, una volta posta la domanda, ma non osò: avrebbe perso l’occasione e lei lo avrebbe ucciso.
«Vogliamo sapere dove trovare lo Specchio delle
Anime» rispose quindi, schiarendosi la voce per paura di apparire troppo
sconvolto o spaventato. «È questa la mia domanda. Dove possiamo trovarlo?».
La creatura lo fissò per un lungo istante, prima
di abbassare leggermente le palpebre. Il lieve bagliore dorato era ancora lì ad
illuminare la semioscurità dell’Agorà. «Lo
Specchio che collega questo Regno all’Ade ha compiuto un viaggio immensamente
lungo. Tanti sono stati i luoghi baciati dalla sua Magia e altrettanti sono
stati i popoli da questa maledetti» iniziò, senza trasmettere alcun tipo di
emozione. «Lo Specchio si trova nelle
profondità della città di Londra, dove il Grande Tesoro riposa e dove sangue reale
ha macchiato la terra». Le palpebre si sollevarono e la creatura fissò
Draco per qualche istante. «Buona
fortuna».
Poi, all’improvviso, Hermione tornò in possesso
del suo corpo e gli cadde fra le braccia, inspirando bruscamente.
«La Torre di Londra. Lo Specchio è alla Torre di
Londra!».
»Marnie’s Corner
Bentrovati e
bentornati, cari amici di EFP!
Prima di tutto, ho
una pagina facebook!
Seguitemi per futuri aggiornamenti!
Scrivere
questo capitolo è stato un parto, dopo lo sfogo della settimana scorsa sono
stata completamente BLOCCATA. Perdonatemi se
non vi piacerà, ho fatto del mio meglio.
Per chi non l’avesse
ancora saputo, ho pubblicato la one-shot rossa relativa al capitolo 23 (Ragione
e Sentimento): A thousand kisses –
Lo Specchio delle Anime.
Punti importanti:
» 1 – Perché questa
citazione? Perché la Speranza è fondamentale in questo capitolo: Ginny ne ha bisogno e la ritroverà nei suoi amici. Draco ed
Hermione, invece, hanno tante speranze per il futuro. Speranza ovunque.
» 2 – Non ho avuto
modo di informarmi riguardo la legge inglese, soprattutto perché quella del
mondo magico potrebbe essere diversa, motivo per cui mi sono basata sulla legge
italiana. Ginny, non essendo ancora incinta di tre
mesi, può chiedere l’aborto. Per chiarezza, è rimasta incinta poco tempo prima
che Harry stesse male, quando Hermione era stata sul punto di iniziare il lavoro
con Draco.
»
3 – Coordinate temporali: nel mondo normale è arrivato il venti dicembre,
manca un solo giorno al ritorno di Voldemort. Hermione e Draco ce la faranno?
» 4 – In realtà (non mi
pare di averlo accennato in qualche altra nota) Laurie non è una nata babbana. Suo padre è Isaac Burke, ucciso da Regulus Black
prima della sua nascita (come io spiego nella mia one-shot
“The serpent underneath)”. Lei e Blaise si sono
fidanzati verso la metà del sesto anno, si sono separati durante il settimo
anno (Laurie non è tornata a scuola grazie a vari imbrogli che non sto qui a
spiegare) e sono tornati insieme, definitivamente, dopo la Guerra.
» 5- Giusto per
chiarezza: Seamus era il vice di Harry, quando lui si è ammalato ha preso il suo
posto. Non essendo un idiota, ha capito di dover tenere Ginny
(ed Hermione, ma lei si è rifiutata) sotto scorta, di conseguenza ha fatto di
tutto per conciliare i turni ufficiali con quelli “di cortesia”. Importante: al
Ministero non sanno nulla.
» 6 – Blaise sa della scorta solo perché gliel’ha detto
Draco, che a sua volta l’ha saputo da sua cugina Merrick,
giusto per chiarezza.
» 7 – Merrick
è estremamente testarda ed ha deciso di non voler cedere ai propri sentimenti
per Seamus, non ancora almeno. Lui, al contrario, si comporta come se fossero
sul punto di sposarsi, motivo per cui le porta un sacco di fiori, le porta
regali a San Valentino e si preoccupa per lei molto più che per gli altri. Sono
entrambi innamoratissimi, come testimoniano varie conversazioni (ad esempio
“Casa nostra sarà tutta col parquet”, “Scordatelo Finnigan,
io voglio il marmo”, oppure “La nostra primogenita si chiamerà Fiona”, “Non
chiamerò mia figlia Fiona, Finnigan, scordatelo”).
» 8
– Riferimento alla realtà alternativa del Djinn.
Draco era consapevole che quella non potesse essere la vera Hermione perché era
troppo gentile e troppo pacata, niente a che vedere con la nostra fiera
Grifondoro!
» 9 – Hermione parla per tutti gli amanti della
Conoscenza. Io sarei morta
davanti a quell’arazzo, se non avessi potuto fare tutte le domande del mondo.
Lei, pur essendo una Grifondoro, ha un innato spirito Corvonero. Limitarsi è
stato estremamente difficile, per lei.
» 10 – Forse è un
passaggio troppo romantico, me ne rendo conto, ma non sono riuscita a fermarmi.
Non voglio dire che Draco si sia innamorato durante il Ballo del Ceppo, sarebbe
stata una cosa assolutamente disgustosa e da superficiali, proprio da Ronald, e
Draco non è mai stato così. Io faccio riferimento ad una questione di tipo
“cavalleresco”. Draco è stato educato come un razzista, sì, ma sua madre non
era una stupida e gli ha sempre detto che le donne vanno rispettate (sì,
insomma, donne intese come quelle del loro livello, avete capito). Sentire le
urla di Hermione contro Ron ed Harry, ma soprattutto verso Ron, gli ha fatto
partire un moto di stizza assurdo verso il rosso. Non si fanno piangere le
donne quando hanno passato una giornata a prepararsi.
Narcissa raised no fool.
» La Torre di Londra!
Come si collega alle parole dell’Arazzo? Tesoro, perché lì sono conservati i
gioielli della Corona; Sangue Nobile a causa delle varie decapitazioni e morti
che si sono susseguite in quel luogo.
E così lo Specchio è
sempre stato in Inghilterra e li ha costretti a fare un gran bel giro, eh?
E siete pronti per il
piccolo James Sirius? Io sì. Era dai primi capitoli che non vedevo l’ora di
rivelare la gravidanza di Ginny!
Per
altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!
Grazie ancora a chiunque leggerà,
-Marnie