Si
svegliò e il cuore gli stava già galoppando nel petto, eppure la sensazione era
tutt’altro che spiacevole. I suoi occhi si erano spalancati sul vuoto soffitto,
ma le mani erano corse verso il basso e Blaise si ritrovò a sorridere come un
idiota nel rendersi conto delle proprie dita sprofondate nei capelli del
compagno.
Azzardò
un’occhiata verso di lui, ma dovette distogliere subito lo sguardo, non c’era
alcun contegno nel suo corpo quando Neville sorrideva, ma quando lo faceva con
la testa fra le sue cosce a quanto pare non era proprio capace di tollerarlo.
“Buongiorno!”
Blaise
rispose con un grugnito, ma il suo corpo rispose in tutt’altro modo nel
percepire le vibrazioni della gola del compagno risalire contro l’interno
coscia.
“Levati
da lì”
Neville
finse di non aver udito il suo brusco ordine, anche se la voce roca di Blaise gli
era arrivata fino all’inguine: aveva visto il suo sorriso un istante prima e
per quanto lui potesse fare lo scorbutico, l’inizio di erezione contro la sua
guancia discordava parecchio dalle sue parole.
Con
una naturalezza che suscitò l’immediata pelle d’oca a Blaise, schiuse le labbra
e la fece scivolare sulla sua lingua.
Blaise
si alzò di scatto a sedere e Neville, senza scostarsi, lasciò esprimere la
propria sorpresa da un mugolio che si riverberò direttamente su di lui con
l’effetto di una frustata di eccitazione. Sorrise nel sentirlo crescere nella
propria bocca, ma Blaise lo stava guardando ad occhi sbarrati e vederlo
distendere le labbra con quella solita aria sbarazzina negli occhi, quell’aria
che spingeva sempre il suo cuore a battere veloce, vederglielo fare con la sua
erezione luccicante di saliva a distorcere oscenamente il sorriso…
Gli
afferrò il volto quasi dolorosamente, ma fu solo per spingerlo lontano e, non
ancora soddisfatto, si alzò rapido dal letto, infilandosi i pantaloni che la
notte prima aveva lasciato cadere con noncuranza e arretrando fino ad avere
alle spalle una parete a cui appoggiarsi, senza fiato.
Dovette
aspettare un paio di secondi prima di trovare il coraggio di guardare verso
Neville: c’era un’aria seria negli occhi nocciola, un’aria tetra che era troppo
profonda per essere accusatoria, ma che era di certo delusa.
“Mi
dispiace…”
Blaise
strabuzzò gli occhi nel rendersi conto che il compagno era sì deluso, ma di se
stesso soltanto. L’aria severa di Neville svanì all’improvviso e le sue guance
presero fuoco, non fu tuttavia il suo chiaro imbarazzo a spingere Blaise
nuovamente verso di lui: c’erano davvero delle lacrime nei suoi occhi?!
Quando
si tese verso di lui, alla ricerca del contatto che prima gli aveva così
bruscamente negato, tuttavia, Neville si scostò, allontanando il viso dalle sue
dita tese e irrigidendosi all’improvviso:
“…pensavo
solo ti sarebbe potuto piacere e… so di non essere bravo in quelle cose, so che
tu sei abituato a… a… mi dispiace, va bene?!”
Blaise,
tanto senza parole da non essere in grado nemmeno di controllare i propri
lineamenti, continuò a guardarlo con gli occhi sgranati. Neville si sfregò le
braccia con forza, ma la vergogna non fece altro che fungere da miccia per la
sua rabbia:
“Non
compatirmi! Io conosco i miei limiti, ma non potrò mai… soddisfarti se non mi insegni! A chi dovrei chiedere secondo te?!
E’ anche colpa tua se io sono… così!”
Neville
si alzò di scatto, le lacrime di frustrato imbarazzo che ormai minacciavano di
scorrergli sulle guance, ma Blaise si riprese abbastanza da afferrarlo appena
prima che riuscisse a sfuggire dalla Stanza delle Necessità e per quanto provò
a non fargli male, dovette stringerlo tanto da lasciargli dei segni rossi sulla
pelle per riuscire infine a trattenerlo.
“Lasciami!”
“NO!”
Neville
incassò la testa nelle spalle, scioccato, non lo aveva mai sentito gridare,
mai, nemmeno nei peggiori litigi la sua voce si era mai alzata al di sopra
degli standard della buona educazione. Smise istintivamente di lottare e cercò
il suo sguardo, fu con una carezza infinitamente dolce su una guancia umida di
lacrime che il compagno ripeté in un sussurro la sua ingiunzione:
“No… mai!”
Neville
si rifugiò contro il suo petto, le lacrime silenziose ancora più rapide ora che
aveva le sue braccia attorno. Chissà come, incapace di pensare a qualcosa di
meglio di essere consolato e protetto da quella stessa persona che lo aveva
ferito. Ci mise un paio di minuti a calmarsi, ma Blaise continuò a stringerlo
dolcemente, fino a quando la presa stretta sui suoi fianchi non si allentò.
“Mi
dispiace…”
“Smettila!...
smettila di scusarti, hai ragione tu, è solo colpa mia se non lo sai… avrei
dovuto… ma è inutile recriminare ora, ormai è chiaramente troppo tardi,
continuo a dimenticare che tu…”
Gli
occhi nocciola levati su di lui tornarono a riempirsi di lacrime, ma prima che
Blaise riuscisse a completare il pensiero, Neville si lasciò sfuggire la sua
spontanea e disperata supplica:
“Non
è troppo tardi, io posso farlo! Posso imparare!”
Zabini
spalancò gli occhi e Neville sbiancò nel rendersi conto di quanto fosse
patetico, ma per quanto l’orgoglio gli mordesse il petto con denti avvelenati,
si rese conto che pur di averlo accanto, pur di continuare ad essere felice, avrebbe
fatto qualunque cosa. Tuttavia, prima di ripetere la sua supplica, mentre nuove
lacrime gli bagnavano le guance a sottolineare la propria umiliazione, Blaise
gli prese il volto fra le mani, unendo le loro labbra in un bacio arrabbiato,
appassionato, violento e quasi animalesco.
“Mai!
Mai ti chiederei di mettere da parte
il tuo orgoglio, mai ti chiederei di umiliarti, mai ti chiederei di stracciare
la tua integrità per… me!”
C’era
disgusto su quell’ultima parola e per la prima volta quella mattina Neville
sentì la sicurezza dei propri cupi pensieri vacillare e contro ogni previsione
il dubbio gli permise di prendere un respiro profondo e di trovare la forza di
allontanarsi dalle braccia del compagno.
Blaise
si passò nervosamente le dita fra i capelli, scompigliandoli inconsapevolmente
e Neville sentì il proprio cuore rispondere con un paio di battiti in più.
Perché Blaise doveva essere tanto… perfetto,
perché non poteva essere un pochino sfigato, solo un pochino, solo per riuscire
a… Neville abbassò gli occhi da lui, forse amarlo sarebbe stato un pochino meno
doloroso, se Blaise avesse avuto anche un solo piccolo, insignificante difetto.
Si
avvicinò nuovamente a lui, ma Neville sviò le sue braccia, nascondendosi dal
suo sguardo. Ora che l’orgoglio era tornato tra i suoi pensieri, si sentiva ancora
più vergognoso del suo sfogo di poco prima e l’umiliazione aveva ripreso a
bruciargli nel petto: non era un bambino, era ora che smettesse di comportarsi
come tale!... e chissà che comportandosi da adulto, Blaise avrebbe finalmente
potuto amarlo come eguale e non come…
Neville
strinse le labbra con forza, cercando di scacciare la lacrime che erano tornate
ad affacciarsi nei suoi occhi.
Blaise
si passò ancora una volta le dita fra i capelli, poi prese un respiro profondo:
“Ti
va di ascoltarmi un attimo?… ci sono cose che devono essere dette e… puoi
sederti, per favore?”
Neville
si avvicinò al letto con gli occhi ancora bassi, ma quando si sedette si
ritrovò ad arrossire violentemente: era completamente nudo! Ed era quasi uscito
dalla stanza conciato a quel modo?!
Blaise
ignorò il suo imbarazzo, troppo perso nei propri pensieri si limitò a sedersi
sul pavimento davanti a lui.
“Lo
sapevo che non avevi molta autostima e dopo averti dovuto ripetere tre volte
quello che provavo per te, prima che mi prendessi sul serio, ne ho anche avuto
la prova… è solo che mi sembra impossibile che una persona tanto straordinaria
possa…”
Neville
si irrigidì e Blaise prese uno sconsolato respiro profondo prima di tirarsi su
sulle ginocchia e afferrare il suo volto fra le mani, sul viso tanta serietà da
poter essere rabbia:
“Sei
straordinario Nev’, tu sei speciale, sei… accidenti,
tu sei perfetto!”
Fece
per parlare, ma Blaise gli posò un dito sulle labbra, con dolcezza, ma fermezza
al tempo.
“Lasciami
finire, ti prego, o ancora una volta lascerò che l’occasione di dirtelo
svanisca… Ti amo, ti amo anche se prima di te mi ero rassegnato all’idea di non
esserne capace, ti amo anche se prima di te nemmeno immaginavo che cosa
significasse amare, ti amo anche se i primi tempi ho cercato di non farlo… ti
amo anche se so di non meritarti affatto, ti amo anche se non passa giorno in
cui mi dico che se non fossi tanto egoista dovrei lasciarti trovare qualcuno di
migliore, ti amo Neville, ti amo anche se cerchi ancora dei motivi per cui
secondo te non dovrei farlo, io ti amo!”
Neville,
le guance in fiamme e il cuore tanto veloce nel petto da avere la testa che
girava, non alzò gli occhi su di lui. Ora l’idea di essere nudo stava
diventando insopportabile e anche se sapeva che non sarebbero stati gli
indumenti a proteggerlo dalla sensazione di essere completamente esposto,
abbassò le mani fra le cosce, le labbra strette e lo sguardo puntato sulle
ginocchia.
Blaise
cercò di alzargli il volto per incontrare i suoi occhi, ma Neville sfuggì ostinatamente
la sua carezza e lui sospirò, sedendosi sui talloni e voltandosi per
raccogliere il primo indumento che trovò sotto alle mani, gli passò la sua
camicia e il compagno se la stese sulle gambe, coprendosi il più possibile.
Passarono
due minuti interi prima che Neville lasciasse emergere la propria irritazione,
due interi minuti di stridente silenzio che riuscirono a vincere il suo
autocontrollo e che lo spinsero a mostrarsi ancora una volta insolitamente
emotivo, tanto peggio di quello che era già successo quella mattina non poteva
accadere:
“Io
non sono perfetto! Non sono una persona da piedistallo! Non sono speciale in
niente di niente, mia nonna ha cercato del buono in me per tutta la mia vita e
sta ancora cercando!... e questo non centra niente con quello che è successo
oggi!”
Blaise
provò a dire almeno tre cose contemporaneamente con il solo effetto di uno
sconclusionato balbettio. Dovette fermarsi a deglutire prima di rispondere con
cautela:
“Ok,
allora dimmi che cosa è successo oggi...”
“Ho
provato a farti un pompino e mi ci sono avvicinato soltanto perché dormivi!”
Blaise
riprese a balbettare e Neville incrociò con rabbia le braccia sul petto, le
guance rosse ma gli occhi arrabbiati.
“Io…
io non volevo…”
“Tutti
vogliono un pompino! Il punto è che tu non lo volevi da me! Tutte le volte che
provo a ricambiare anche solo una piccola cosa di tutte quelle che mi fai
quando… non lasci mai che ti faccia nulla! So di non essere bravo in quelle
cose, ma non potresti insegnarmi, invece di respingermi tutte le volte?”
“Ma,
ma…non puoi dire che non sei… io non ho bisogno che tu…”
“Non
me ne frega nulla di quello che tu hai bisogno, ti è così difficile immaginare
che io voglia farti provare piacere?
Io…”
Il
bruciore sulle guance di Neville si intensificò ancora e lacrime di
frustrazione e imbarazzo si affacciarono per l’ennesima volta nei suoi occhi,
per la sua più viva irritazione. Voleva vederlo perdere il controllo a causa
sua, voleva poterlo avere in sua balia, voleva sentirlo implorare, voleva gli
dimostrasse abbastanza fiducia da perdere il suo ferreo autocontrollo… perché
doveva sempre essere il contrario? Perché doveva sempre essere lui a cedere?
Lui non era solo un pupazzetto da rigirare a piacere, voleva potersi permettere
di mordere la sua pelle cioccolato perché Blaise glielo avrebbe lasciato fare,
voleva poter sviare un bacio, voleva poterlo costringere ad ignorare un’intera
stanza affollata per voltarsi verso di lui tutte le volte che sentiva il
bisogno di perdersi nei suoi occhi… possibile non capisse?
Blaise
aprì e chiuse le labbra un paio di volte, completamente senza parole, poi prese
un respiro profondo.
“Ho
passato tutta la mia vita sessualmente attiva a umiliare i miei compagni di
letto, non me lo perdonerei mai se facessi a te una cosa simile. Non voglio
essere il solo i cui desideri vengono soddisfatti, non voglio essere servito…”
“Quindi
quello servito devo essere io?!”
“No!
E’ diverso con te, con te è…”
“Umiliante?!
Ti senti umiliato a occuparti di
me?!”
“No!”
Blaise
sottolineò la negazione con una decisa stretta sulle sue ginocchia, negli occhi
la serietà della verità e il bisogno febbrile di essere creduto e Neville sentì
sciogliersi la morsa d’ansia che gli aveva inconsciamente stretto il petto.
“Non
è umiliante perché non c’è niente di sbagliato se tu mi ami e se io amo te, non
è vero?”
Blaise
annuì, deciso, e Neville sospirò, sciogliendo l’irritazione nella tenerezza e
sentendo improvvisamente tutto lo sconforto che provava:
“Allora
perché dovrebbe esserlo per me?”
Blaise
si morse le labbra. Non poteva dirgli che non si riteneva degno di lui, sapeva
che Neville non sopportava sentirselo dire, sapeva che non riusciva nemmeno a
concepire l’idea, ma al compagno bastò scorgere il suo sguardo impotente per
rabbuiarsi immediatamente.
“E’
perché io sono perfetto, giusto?!”
“Neville…”
Blaise
gli accarezzò un ginocchio, rispondendo con tenerezza alla sua rabbia, ma
Neville gli allontanò bruscamente la mano:
“Non
provare a rabbonirmi! E’ come se io ti dicessi che ti amo perché hai la pelle bianca!
Io non sono affatto perfetto, come potresti amarmi per questo! Tu dici di
amarmi e poi dimostri di non sapere chi sono, secondo te non dovrei essere
terrorizzato?!”
Blaise
spalancò gli occhi, colpito da quella rivelazione: quella non era rabbia!
Tornando
ad inginocchiarsi vinse definitivamente la sua resistenza unendo le loro
labbra, leccando via dal compagno le sue parole, solo quando lo sentì spingere
verso di lui, all’istintiva ricerca di un contatto maggiore si allontanò,
stringendolo fra le braccia:
“E
così siamo tornati al punto iniziale, ancora una volta non pensi di essere
abbastanza, non è vero?… è snervante la poca autostima che hai, ci sono così
tante cose che non fai perché non ti ritieni in grado anche se non è vero e fa male quando perdi un’occasione di essere
felice. Vediamo… vuoi che ammetta i tuoi difetti, giusto? Va bene, la tua
autostima è il primo, il peggiore, poi… spesso ti perdi nei tuoi pensieri anche
se io sono accanto a te ed è difficile sopportare che tu abbia qualcos’altro nella
testa proprio mentre io ti sto parlando. E anche quando scopri qualcosa su
quelle tue maledette piante e hai quell’aria felice e soddisfatta che mi fa
sempre venire una fitta di gelosia, è come se io debba dividerti con un
miliardo di specie viventi. Mi fa arrabbiare quando non ti curi del tuo aspetto,
dando per scontato che non ne valga la pena, ti ho regalato un maglione che ti
sta magnificamente, ma l’hai messo una sola volta, quasi che fosse troppo per
te, quasi che dovessi cercare l’occasione per metterlo, invece di farlo e
basta… e tendi ad arrabbiarti per poco, come se avessi accumulato i tuoi motivi
giorno dopo giorno e fossi infine arrivato al limite ed è orribile pensare di
averti ferito chissà quante volte senza neanche accorgermene. Sei sempre
disposto ad ascoltare i problemi o anche solo le stupidità che genero ogni
giorno senza limiti, ma quando si tratta di te è difficile riuscire a scucirti
più di un paio di parole, fosse anche solo su come ti è andata la giornata…”
Neville
lo stava guardando con gli occhi umidi spalancati e Blaise si rese conto che
tremava. Con un debole sorriso gli posò un bacio delicato sulle labbra,
accarezzandogli una guancia.
“Quando
dico che sei perfetto non intendo in assoluto, conosco i tuoi difetti e sono
terribilmente contento che ci siano, altrimenti sarei davvero costretto a
lasciarti trovare qualcuno di più degno…ma io penso davvero che tu sia
perfetto, perché assieme a tutti i tuoi difetti, tu sei perfetto per me. Se non fossi tanto silenzioso,
io non potrei riempire i tuoi silenzi con le mie stupidaggini e se mi
ascoltassi di continuo ti renderesti conto di quanto sono scemo. Se fossi più
consapevole del tuo fascino morirei di gelosia, se non fosse stato per le tue
dannate piante non avrei mai potuto innamorarmi del tuo sorriso prima di
innamorarmi di te e… e la competizione mi ha sempre stimolato… quanto
all’autostima… non posso fare a meno di pensare che sia l’unica cosa che ti
trattenga dal trovare qualcuno che ti meriti sul serio…hai ragione, mi comporto
da stupido, ma è solo perché vorrei poterti proteggere,… da me stesso, primo
fra tutti, ma anche da te stesso e da… dal mondo immagino, eppure malgrado
tutti i miei sforzi continuo a fallire…”
“Blaise,
io non voglio essere protetto, è proprio quello il punto…”
“Ma
io voglio che tu smetta di soffrire!”
Neville
prese un respiro profondo, ripensando a quando aveva intimato ai Serpeverde di
lasciarlo in pace, ferendo il suo orgoglio nel trattarlo come un bambino,
oppure quando aveva fatto una sfuriata alla professoressa Sprite perché lo
aveva fatto passare tutta la settimana nella serra delle piante artiche e lui
si era preso un raffreddore, mettendolo in imbarazzo davanti alla donna.
Ricordò di quando lo aveva trovato davanti all’ingresso di Hogwarts, le unghie
mangiate a sangue, solo perché era andato a trovare i suoi genitori.
“…
non puoi proteggermi dal dolore, nessuno potrebbe… ma puoi…”
Si
mordicchiò le labbra, alla ricerca delle parole giuste. Era anche colpa sua se
il compagno si comportava a quel modo, lui non glielo aveva mai impedito.
“Io
vorrei… non voglio uno scudo contro la vita, voglio solo che tu la condivida
con me, voglio potermi occupare di te e voglio poterti proteggere, voglio…
voglio sentirmi libero di… di essere me stesso e… voglio poter litigare con te,
un pochino, a volte, senza che tu cambi opinione o cerchi di rabbonirmi, voglio
solo poterti… poterti fare quello che voglio…”
Vide
l’emozione colorare il viso del compagno e lo baciò nuovamente fino a quando
non lo sentì aggrapparsi alle sue braccia, l’equilibrio perso nella passione.
“Anche
io ti amo Blaise e smettila di dire che non ti merito, è ridicolo! Quanto ai
miei difetti: cercherò di dirti quello che mi passa per la testa più spesso e
cercherò di non distrarmi quando mi parli, ma tu devi promettermi che smetterai
di essere irritato quando parlo di piante e che non ti addormenterai quando ti
racconto dei miei esperimenti… non puoi lamentarti che non ti parlo se poi
quando lo faccio non mi ascolti!”
Blaise
incassò il colpo:
“Lo
farò… ma dovrai indossare il mio maglione e dovrai smettere di andare in giro
con il camice… voglio poterti guardare il sedere tutte le volte che mi va,
senza quell’informe straccetto di mezzo!”
Neville
lo guardò, un mezzo sorriso sulle labbra:
“Sei
sicuro di volere il maglione? L’ho messo solo una volta, è vero…ma tu hai
passato tutto il giorno a ringhiare a quelli che lo guardavano...”
Blaise
arrossì violentemente, accidenti a lui, lo aveva fatto davvero!
“Sono
sicuro, ma dovrai ammettere che non guardavano il maglione, guardavano te!…
perché ti assicuro che era così e pur odiandoli non posso biasimarli.”
Neville
sbuffò, imbarazzato e dentro di sé per nulla concorde, era assurdo pensare che
guardassero lui! Blaise scosse la testa sconsolato, ma lo attirò a sé, baciandolo
ancora una volta. Quando le sue mani corsero alla camicia stesa sulle sue gambe,
tuttavia, Neville la afferrò strettamente, opponendo resistenza alle sue mani:
“Ancora
una cosa… voglio farti un pompino!”
Blaise
fece per dire qualcosa, ma non appena schiuse le labbra si lasciò andare ad un
sospiro sconsolato e Neville si accasciò a sua volta fra le sue braccia:
“Perché
no? Perché? Io… perché sento anche solo il bisogno di chiederti il permesso?!
Non è giusto!”
“Nev’ non si tratta di quello…”
“E’
perché non sono capace? Mi puoi insegnare… dimmi quello che devo fare!”
Blaise
gli afferrò le spalle con decisione, un’improvvisa aria tanto arrabbiata che
Neville si ritrovò a trattenere inconsciamente il fiato;
“Tu
non hai nulla da imparare Nev, nulla! Smettila di
dire che non riesci a soddisfarmi, sei sempre riuscito a mandarmi fuori di
testa più in fretta di chiunque altro e in un modo che nessuno mi aveva mai
fatto provare. Anche senza tener conto dei miei sentimenti per te, sei uno dei
migliori compagni di letto che abbia mai avuto e il fatto che ti ami ti rende
senza dubbio insuperabile! La tua naturalezza è più eccitante di qualsiasi cosa
io abbia mai provato, te lo posso assicurare!”
Neville
era arrossito, c’era troppa serietà nel compagno perché fosse una menzogna:
“…
e allora perché non vuoi?”
Blaise
chiuse gli occhi con forza, avvicinandosi al suo orecchio con le guance in
fiamme:
“…
perché verrei ancora prima di sentire il
tuo alito sulla pelle”
Neville
spalancò gli occhi, ma quando Blaise gli prese la mano e la guidò verso il suo
basso ventre si ritrovò ad arrossire anche lui, il cuore a mille e un sorriso
irrefrenabile sul viso: l’erezione del compagno abbastanza avanzata, alla sola
idea, da essere ben più chiara di tutte le parole che avrebbe mai potuto usare.
“Ricordi
quando hai detto che sei riuscito ad avvicinarti solo perché dormivo? Avevi
ragione, ma non era il motivo che pensavi tu…”
Neville
si morse le labbra, cercando di smorzare la felicità che sbocciava sul suo
viso, ma il suo sorriso non fece che restarne sottolineato e Blaise arrossì
ancora di più mentre la sua erezione rispondeva anche a quello.
“Blaise…
potresti… potresti farmi da esperimento oggi?...”
Il
ragazzo scostò la sua mano, chiudendo gli occhi con forza e respirando piano…
“Non
puoi farlo…”
“Che
cosa? Farti venire solo dall’aspettativa?”
Blaise
aprì gli occhi di scatto su di lui, ma Neville non abbassò lo sguardo, con un
sorriso felice e un’aria maliziosa.
“Neville…”
“Non
ho nessuna intenzione di tirarmi indietro ancora una volta… mi sono umiliato
con te oggi… non voglio che succeda più, voglio sentirmi autorizzato a… voglio
farti provare piacere… voglio che tu mi dia la tua definitiva autorizzazione…”
“Non
hai bisogno della mia autorizzazione…”
“Sì
invece, ne ho bisogno perché per averla mi sono dovuto umiliare e allora la
voglio, oggi una volta per tutte…”
“Io…
hai il mio permesso per fare qualunque esperimento ti passi per la testa… ma
solo è qualcosa che ti… solo se non lo fai solo per me, solo se per te non è
umiliante”
“Sei
tu l’unico che può renderla un’umiliazione, è la tua reazione a renderla tale…”
“Io…
credo di averlo capito, ma non sgridarmi, ti prego non sgridarmi anche se me lo
merito… mi dispiace”
Neville
prese un respiro profondo.
“Che
crollasse il mondo, io oggi ti farò un pompino!”
Blaise
gemette rumorosamente il suo disappunto, ma la sua erezione, che il compagno
stava liberando dai jeans e che le sue mani non osavano fermare, rispose in
tutt’altro modo. Neville sentì l’emozione mischiarsi all’eccitazione e sorrise:
non avrebbe più dovuto piantarsi le unghie nei palmi, non avrebbe più soffocato
i gemiti tra le lenzuola, non si sarebbe più trattenuto: e Blaise sarebbe stato
definitivamente suo!
Et
voilà, come promesso una BlaiseXNeville!
La
prossima storia sarà pubblicata, lunedì
prossimo!
P.S.
Ho dovuto ripubblicare la storia in seguito ai problemi del sito di EFP perciò
se la storia vi è apparsa e scomparsa da sotto gli occhi un paio di volte, non
preoccupatevi, il problema sembra ora essere stato risolto.