Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: Fiore del deserto    10/09/2016    5 recensioni
“La vita ogni tanto è una favola che merita un lieto fine.” Alice vive a Londra, confinata da tempo in un’esistenza grigia che non sembra essere nemmeno vita. Tutto questo fino a che non incontra un giovane uomo di origini scozzesi di nome Tarrant Hightopp, una persona dalle caratteristiche particolari che stuzzica la curiosità di Alice. Da quel momento tutto cambia: la presenza di Tarrant fa riaffiorare nella mente di Alice molti ricordi che parevano ormai perduti. L’esistenza di un mondo fatto di meraviglie, la spensieratezza e l’innocenza non più permessa agli adulti, la sete di fantasia e la convinzione di poter credere a sei cose impossibili prima di fare colazione. Grazie a Tarrant, Alice ritrova la voglia di vivere che il Sopramondo le aveva fatto quasi dimenticare. Ma dovrà difendersi dai soprusi di chi non sopporta, chi per indifferenza o chi per malevolenza, la sua felicità.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccoci qua!
Come va? Avete iniziato la scuola? Nuovi progetti?
Io sto ancora aspettando l’inizio di Ottobre per poter cominciare. Quindi, mi impegno affinché io possa concludere questa follia.
Detto questo, vi lascio leggere ( e mi scuso in anticipo se troverete degli errori di battitura ).
Vi abbraccio forte e grazie per il tempo che riuscite a trovare per leggere questa storia.
Un BACIONE e BUONA LETTURA!
 

 
Hamish si rivolse a Tarrant e fece come se Alice non esistesse.
- Ho saputo che oggi avete osato beffeggiarvi della mia signora. – disse in tono minaccioso o, meglio, si sforzava a renderlo tale.
Alice sbarrò gli occhi. Se già non riusciva a credere che Hamish potesse essere così stupido, ora stentava a credere che lo fosse anche Alexandra.
Davvero una bella accoppiata, avrà senz’altro pensato Alice.
Capì che questo fosse solo un tiro mancino a discapito del Cappellaio: era stata Alice a rispondere a tono ad Alexandra per difenderlo, mettendola a tacere davanti agli sguardi della gente, facendole fare una ridicola quanto pessima figura.
Intuì che, non potendo fare nulla per metterle i bastoni tra le ruote, aveva ben pensato di farla pagare al povero Tarrant: era lui il bersaglio perfetto da poter prendere per il collo.
Il Cappellaio manteneva una calma glaciale.
- Io ho fatto cosa? – Tarrant inclinò la testa e guardava Hamish con aria innocente.
- Non prendetemi in giro. – lo additò Hamish.
Alice sentì doveroso dovergli sferrare un pugno in volto quando lo sentì dire, con fare smielato, che la sua “cara e innocente” Alexandra fosse tornata in casa piangendo: quel “cappellaio ambulante” ( come lo aveva definito Lady Ascot ), “quel villano” aveva osato scacciarla dalla sua bancarella solo perché tra i suoi lavori non vi fosse un cappello adatto alle sue esigenze. E l’ha fatto davanti agli occhi di molte persone. Oltraggioso!
- Un conto è osare prendervi gioco di me. – aggiunse Hamish ostilmente, mentre il Cappellaio non proferiva verbo – Un altro è osare fare sfigurare la mia signora! –
Sebbene il Cappellaio le avesse detto di non dovere mai più lottare per lui, Alice si sentì in dovere di disobbedirgli.
Solo lei sapeva fronteggiare quello stupido bavoso e pappamolle di Hamish. Solo lei riusciva a tenergli testa.
- Se tua moglie si è messa a piangere, la responsabile sono io. – disse Alice a testa alta.
Pensò che fosse inutile dover dare delle spiegazioni ad uno come Hamish.
Di sicuro, per nulla al mondo avrebbe creduto che Alice stesse solo difendendo il Cappellaio dalle angherie di sua moglie.
Ma ad Alice non importava essere creduta, voleva che Hamish lasciasse in pace il Cappellaio.
Quest’ultimo, la guardava come fece la prima volta quando lei prese le sue difese.
Alice non ci fece caso. Sapeva di stare ferendo nuovamente l’orgoglio del Cappellaio, ma non sopportava che egli venisse umiliato. Soprattutto, se ad umiliarlo fosse stato qualcuno degli Ascot.
Soprattutto, se fosse stato Hamish.
- Quale insolenza! – sprezzava Hamish – Dovrei credere a te, che a mia moglie? Alexandra espressamente detto che la colpa è tutta di questo ingrato! – indicò malevolo il Cappellaio – Sì, signore. Voi siete solo un ingrato. Vi offro un lavoro e un tetto sulla testa ed è così che mi ripagate? Burlandovi di mia moglie, schernendola in pubblico? –
Alice si mise nuovamente in mezzo.
- Non è la verità. E tu lo sai. –
Hamish continuava a parlare con il Cappellaio, come se Alice non fosse mai stata presente.
- Tipico scozzese. – Hamish stava ripetendo le stesse offese che aveva già usato Alexandra, usando, però, un tono più disgustato – Approfittatori, opportunisti e gaglioffi. Ma questa volta avete superato tutti i limiti, signor Hightopp. –
Tarrant assorbiva quelle parole piene di cattiveria con una serenità fuori dal comune.
Lo stesso non poteva dirsi di Alice, la quale era sempre più adirata.
Adirato da tanta compostezza e dalla calma mantenuta dal Cappellaio, Hamish diede la sua sentenza finale.
- Ne ho abbastanza di voi. Siete licenziato. Vi voglio fuori da casa mia. –
Ad Alice si fermò il respiro. No, Hamish non poteva arrivare a tanto.
Non doveva.
Finalmente, il Cappellaio si decise a parlare.
Fece un respiro ed assunse un’aria ben composta.
- Non temete, Lord Ascot. – disse il Cappellaio a testa alta – Io e i miei amici ce ne andremo il prima possibile. –
Quella serenità irritava sempre di più Hamish.
- Vi voglio fuori da casa mia entro domani mattina. Sono stufo di voi e delle vostre bestie. -
Alice stava per rispondergli nuovamente a tono, ma proprio allora nella stanza fecero irruzione Mally e il Leprotto.
Il Leprotto emise un suono simile ad un ringhio minaccioso, Mally soffiava.
Avevano assunto un’aria minacciosa e spavalda, puntando verso l’intruso che aveva osato additare ingiustamente il loro amico Cappellaio.
Tarrant assunse un’espressione preoccupata.
Nel vederli, Hamish non si tirò indietro nel sprezzare anche loro.
- Ancora queste bestiacce. Signor Hightopp, vi consiglio di tenerle a bada... –
Il Leprotto e il ghiro partirono in quarta verso Hamish, senza dargli il tempo di completare.
La preoccupazione del Cappellaio si erano rivelate veritiere.  
Alice iniziò ad allarmarsi.
Thackery balzò sul braccio di Hamish e vi affondò i lunghi e affilati denti.
Hamish cacciò un urlo di dolore.
Mally si era arrampicato fino al suo collo e prese a morderlo con tutte le sue forze.
La situazione non divenne per niente buffa: sia Alice, sia il Cappellaio temerono il peggio per i loro amici.
Un uomo arrabbiato, soprattutto uno come Hamish, sarebbe stato capace di fare di tutto.
Infatti, Hamish afferrò Thackery per le orecchie e lo gettò al suolo.
Lo stesso toccò a Mally.
Il Cappellaio ed Alice prestarono soccorso ai loro amici animali.
Mally, essendo più leggero, per fortuna non si era fatto nulla e si era ripreso all’istante nel sentire il tocco delle mani di Alice.
Il Leprotto, purtroppo, non sembrava dare segni di coscienza.
- Thackery... – il Cappellaio tentava di rianimarlo, la sua voce era compromessa dall’afflizione – Thackery, svegliati... –
Ma il Leprotto non rispondeva.
Hamish si sistemò la giacca e assunse un’aria del tutto soddisfatta.
Alice era pronta a fargliela pagare.
- Sei un bruto! – gli urlò.
Tuttavia, Alice non fece in tempo nemmeno a realizzare poiché, come una luce accecante improvvisa, vide il Cappellaio scagliarsi contro Hamish.
Tarrant era su tutte le furie, aveva perso le staffe.
Quel maledetto aveva fatto del male al suo carissimo amico Leprotto. Lo aveva scagliato al suolo con tanta malvagità, con tanta violenza.
Non gliel’avrebbe fatta passare liscia per nessun motivo.
Alice non lo riconobbe più. Non aveva mai visto il Cappellaio così arrabbiato, così fuori di sé.
Né mai lo aveva visto agire con violenza verso un’altra persona.
Solo nel giorno Gioiglorioso lo aveva visto combattere contro Stayne, ma quella violenza era giustificata. Era pur sempre una guerra.
Ma questa volta era diverso.
Il Cappellaio stava malmenando Hamish per pura vendetta. Gli stava riducendo la faccia in modo da rendergliela irriconoscibile.
Alice pensò che quel mucchio di viscidume meritasse tutte quelle botte, anche lei in precedenza avrebbe voluto riservargli lo stesso trattamento, ma in quel momento si era resa conto che cosa comportasse agire con l’ausilio della violenza.
Tarrant si stava abbassando all’infimo livello di Hamish.
Prendere a pugni quel lord senza valori, sarebbe stato d’aiuto per il Leprotto?
Hamish ebbe la sensazione di trovarsi catapultato in un incubo: un uomo dai folti e disordinati capelli rosso fuoco, dalla pelle di un bianco innaturale, occhi orribilmente segnati dall’oscurità, sguardo colmo di ira.
Era come assistere alla follia in persona.
Hamish urlava di paura. Urlava e implorava pietà.
Ma Tarrant non si fermava.
Una folle, malata e incontrollata sete di rivalsa aveva accecato la ragione del Cappellaio.
Alice sentì una morsa dentro di sé: nel vedere Hamish gridare pietà al Cappellaio, in quel momento ebbe molta pena per lui.
No, non era quello il modo giusto per affrontare quella disastrosa circostanza.
Anche se Hamish avesse sbagliato, quello non era la sua giusta punizione.
E quando il Cappellaio stava per lanciare un altro colpo al viso di Hamish, Alice lo afferrò per le spalle.
- Basta! Fermati! Lascialo, Cappellaio! –
Nella sua testa aggrovigliata dalla follia, il Cappellaio riuscì a sentire la voce di Alice.
Come una freccia che squarciava le tenebre, la voce di Alice era riuscita a fare tornare la ragione al Cappellaio.
Finalmente, si era reso conto di quanto avesse fatto.  Si riprese dalla follia.
Osservò Hamish sotto di lui, tremante e piagnucolante. Poi guardò le proprie nocche insanguinate.
Cosa aveva fatto? Non era da lui.
Guardò Alice con occhi colpevoli e dispiaciuti.
- Cosa ho fatto? –
Alice, seppure rasserenata nell’essere riuscita a fermarlo, era ancora allarmata.
Ora, tutto aveva preso una pessima piega.
Il Cappellaio aveva aggredito un lord.
E non un lord qualsiasi. Lord Hamish Ascot non era solo a capo di una compagnia navale, ma aveva anche vaste conoscenze molto potenti e non avrebbe di certo atteso per farla pagare a chiunque osasse comprometterlo.
Ma al Cappellaio non importava affatto: aveva la testa occupata solo per il suo amico Leprotto.
Lo ritrovò accasciato per terra, con Mally accanto a lui.
E quando Tarrant lo afferrò tra le braccia, il Leprotto aveva agitato un orecchio.
Un barlume di speranza nacque nei cuori di Alice e del Cappellaio.
Il Leprotto era ancora vivo. Un sorriso di gioia nacque nei loro volti.
Ma la felicità durò poco.
Hamish si alzò in piedi a fatica e puntò il dito contro il Cappellaio, il quale teneva ancora il Leprotto tra le braccia.
- Voi... – sputò sangue per terra – Ve la farò pagare! Ve la farò pagare molto cara! Sporco scozzese! Maledettissimo... –
- Mi dispiace... – ebbe l’umiltà di dire il Cappellaio.
Quell’umiltà fece sciogliere il cuore di Alice.
L’effetto su Hamish fu nullo.
- Vi dispiace? Non me ne faccio un bel niente delle vostre scuse! – barcollava e tentò di assumere un aspetto vigoroso, cercando di riacquistare tutta la dignità perduta quando implorava pietà – Ve la farò pagare carissima! Vi farò rinchiudere in prigione... -
Alice, stufa di  sentirlo parlare, senza che nessuno se lo aspettasse, sferrò un fortissimo pugno sul volto di Hamish.
- Stai zitto! – urlò lei.
Hamish cadde per terra come un frutto maturo. Il Cappellaio la guardò impressionato.
Alice si sentì meglio.
Ma non c’era un minuto da perdere. Il povero Thackery necessitava di cure.
- Devo portarlo dalla Regina Bianca. – disse il Cappellaio.
- Io vengo con te. – affermò Alice, non avrebbe accettato nessuna obiezione.
Il Cappellaio la guardò intenerito all’idea di riportarla nel Sottomondo, tuttavia dovettero fare alla svelta: Hamish si stava riprendendo.
Con il Leprotto tra le braccia, Mally aggrappato sul cilindro, il Cappellaio scappò insieme ad Alice fuori da quella casa.
Non appena furono fuori, sentirono la voce fastidiosa di Hamish che allarmava fortemente.
- Polizia! Aiuto! Chiamate la polizia! –
Si voltarono e lo videro scendere dalla casa dove alloggiava il Cappellaio.
Non faceva altro che agitarsi e dare l’allarme e Alice e Tarrant furono costretti a correre più velocemente.
Il Cappellaio assicurò ad Alice che non sarebbe stato difficile per loro poter ritornare nel Sottomondo.
L’avrebbe condotta verso l’abitazione degli Ascot, come Alice pensava, verso la tana di coniglio.
Era lì che lui, Mally e Thackery erano giunti non appena misero piede nel Sopramondo, aveva spiegato il Cappellaio: era uscito da quella tana di coniglio e fu lì che vide Hamish per la prima volta.
In principio, quando lo vide girovagare per il suo immenso giardino, lo aveva scambiato per un furfante. Per fortuna, Tarrant era riuscito a convincerlo che fosse solo un cappellaio in cerca di un mestiere e di una casa come ricovero. Non era stato difficile convincerlo, dato il suo spiccato talento.
Se doveva restare nel Sopramondo a lungo per ritrovare Alice, gli serviva un alloggio.
Ma mai e poi mai il Cappellaio avrebbe pensato che Hamish conoscesse Alice.
Alice trattenne una risata.
Le urla di Hamish non cessavano. In quel momento, purtroppo, Alice e il Cappellaio incrociarono un agente di polizia.
Brutto affare.
L’agente venne immediatamente richiamato da Hamish, il quale non fece altro che urlargli di fermarli.
- Mi hanno aggredito! Arrestateli! –
Il Cappellaio iniziò a preoccuparsi. Alice, al contrario, mantenne il sangue freddo.
- Sbrighiamoci, Cappellaio. –
Cambiarono strada e fecero di tutto per sviarli.
L’agente soffiò sul fischietto e richiamò i propri colleghi per aiutarlo nell’inseguimento dei due malfattori.
Ci mancava solo essere inseguiti dalla polizia, pensava Alice.
Hamish li vide dirigersi verso la sua abitazione.
- Che diavolo hanno in mente di fare? –
Il Cappellaio e Alice correvano a più non posso, Mally faticava a reggersi.
Infatti, scivolò e cadde per terra.
Alice e il Cappellaio si fermarono. Fu lei ad afferrarlo, ma questo diede agli agenti – se ne erano aggiunti altri tre - e ad Hamish la possibilità di raggiungerli.
Non potevano più fermarsi.
Correvano più veloce che potessero.
Il buio si era rivelato un punto a sfavore, poiché non riuscivano a vedere quasi nulla, ma allo stesso tempo un prezioso alleato poiché avrebbero potuto per un po’ nascondersi dagli agenti e da Hamish.
Per fortuna, raggiunsero la tana di coniglio che li avrebbero condotti nel Sottomondo.
- Presto! Presto! – disse il Cappellaio.
Il Cappellaio si guardò indietro. Poi guardò il Leprotto che teneva tra le braccia e il ghiro che se ne stava ben protetto tra le mani di Alice.
Infine, guardò lei.
Serrò gli occhi. Alice percepì qualcosa. Non si sbagliava.
Il Cappellaio aveva preso una decisione. Porse il Leprotto ad Alice.
- Andate. – disse – Io vi raggiungerò dopo. –
Alice sbarrò gli occhi. Il Cappellaio aveva deciso di sacrificarsi?
- Non se ne parla. – replicò Alice – Andremo insieme nel Sottomondo. - non avrebbe permesso che il Cappellaio sarebbe capitato tra le grinfie di Hamish.
Già una volta lo aveva visto compiere un sacrificio analogo, quando volle salvarla da Stayne e dal suo esercito di carte. Per nulla al mondo avrebbe voluto che la storia si fosse ripetuta.
Il Cappellaio le donò un sorriso confortante.
- Non temere, Alice. Andrà tutto bene. –
Alice era molto preoccupata per la sorte del Cappellaio. Tentò di convincerlo, ma fu tutto vano.
- Non preoccuparti per me. – sorrideva il Cappellaio e trovò il tempo per fare un utlimo regalo ad Alice - La vita ogni tanto è una favola che merita un lieto fine. -
Alice aprì ermeticamente le labbra.
Che cosa voleva dire il Cappellaio con quelle parole?
In quell’istante, Hamish riuscì ad individuarli. Li indicò e gli agenti lo seguirono.
Tarrant, a quel punto, spinse Alice nella tana di coniglio.
Nonostante le sue repliche, Alice precipitò nella tana tenendo il Leprotto tra le braccia, mentre Mally si aggrappava saldamente ai capelli di lei.
Per loro fortuna, non ebbero modo di vedere il Cappellaio quando venne raggiunto.
Tarrant si mostrò agli agenti con aria follemente trionfante, allargò le braccia e sorrise con evidenze marcatura di follia.
Sembrava volesse dire con matta arroganza “sono qui, venite a prendermi”.
Quando gli agenti lo raggiunsero, lo immobilizzarono senza nessuna forma di delicatezza.
Hamish gli si avvicinò pericolosamente.
- Dov’è Alice? –
Il Cappellaio sogghignava.
- E’ caduta laggiù. – disse lui indicando con la testa la tana del coniglio.
Hamish lo colpì al volto con uno schiaffo.
- Ho detto: dov’è Alice? –
Il Cappellaio mantenne il proprio atteggiamento, nonostante il dolore dello schiaffo ricevuto.
- Ve l’ho detto. E’ caduta nella tana di coniglio. –
Irritato, Hamish stava per colpirlo di nuovo ma decise di fermarsi.
- Non fa niente. A lei penseremo dopo. Arrestatelo! – disse con trionfo.
Il Cappellaio, mentre veniva ammanettato, continuava a guardare Hamish con un sorriso di sfida.
Non gli importava nulla della propria sorte: aveva fatto il suo dovere.
Era riuscito a fare ricordare ad Alice ogni cosa.
Ora, lei, il Leprotto e Mally erano al sicuro nel Sottomondo e presto Thackery sarebbe guarito.
I suoi amici erano molto, molto più importanti più di qualsiasi altra cosa.
La loro salvezza veniva prima della propria vita.
Non gli pesò nulla. Non furono le catene a fargli pentire della sua decisione.
Né lo furono gli insulti umilianti usciti dalla bocca di Hamish.
E non lo furono nemmeno gli schiaffi ricevuti da quest’ultimo per vendicarsi di lui.
 
 
 
 
  
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