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Autore: Marne    12/09/2016    8 recensioni
Il Mondo Magico è sconvolto da una lunga serie di scandali. Il Governo Shacklebolt, nato come faro di speranza, è sull'orlo di un precipizio fatto di menzogne, intrighi e spie. Il Bambino Sopravvissuto non riesce a dormire, le Forze del Male continuano a tramare fra le ombre delle anime che hanno rubato.
Uno specchio è ciò che impedisce al caos di rovinare sulla terra. Uno specchio divide la realtà dalla follia.
Hermione Granger, giovane Inquisitore del Ministero, è costretta a lavorare con Draco Malfoy, uno dei maggiori esperti di antichi artefatti magici.
Una serie di avventure nel cuore del vecchio Continente li porterà a scontrarsi con i demoni del passato, mentre la minaccia di un Ritorno aleggia su tutta la Comunità Magica.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Mangiamorte | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mirror Universe'
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Lo Specchio delle Anime.

 

 

 “La plus belle des ruses du diable est de vous persuader qu'il n'existe pas”.1

 

[Charles Baudelaire – Lo spleen di Parigi]

        

 

  

 

Atto XVII – Parte II

Il Nemico nascosto.

 

 

 

«Ho bisogno di sapere, ti prego».

«Sei pronta a tutto? Anche a rinunciare a te stessa?»

«Sì».

 

Erano riapparsi nel salotto di Hermione solo una ventina di minuti prima, quando il sole aveva appena iniziato a tramontare sul ventesimo giorno di dicembre. La sensazione di calore immediato che l’appartamento le aveva trasmesso non era riuscita a far sparire il freddo pungente di Londra nel periodo Natalizio. Sua madre aveva provveduto ad arieggiare le stanze ed innaffiare le sue piante, nelle due settimane in cui era stata via, mentre Mittens era stato momentaneamente affidato a Ginny, una dei pochi capaci di avvicinarsi a quella bestiola infernale senza essere sbranati come cosce di pollo.

Non c’era nessuno, in quella casa, eppure Hermione non era riuscita a non sentirsi sempre osservata.

Dopotutto, era stata una sua scelta.

Draco si era congedato quasi subito, stringendola leggermente e dandole appuntamento da lì a due ore in Ospedale, dove sapeva che lei si sarebbe immediatamente recata. Sarebbe andato con lei, se non avesse dovuto dimettere la tunica greca e, quantomeno, andare ad avvertire sua madre del momentaneo ritorno.

Hermione rabbrividì, stringendosi di più nella pesante sciarpa che aveva tirato fuori dall’armadio, una delle poche sopravvissute al falò in cui erano finiti tutti i regali della famiglia Weasley. L’ingresso all’ospedale era particolarmente affollato, probabilmente perché quelle erano le ore destinate alle visite dei familiari.

«Devo vedere Harry Potter, nel reparto di lungodegenza» informò il manichino, avvicinando il viso alla vetrata quando finalmente venne il suo turno. Un cenno e finalmente riuscì ad attraversare l’ingresso, trovandosi circondata dal confortante calore della Sala Principale. Come aveva sospettato, l’orario delle visite era appena iniziato e tantissimi si aggiravano con aria sperduta per i corridoi che si aprivano davanti a lei, alcuni evidentemente feriti ed in cerca del piano giusto, altri con fiori e cioccolatini fra le mani.

«Granger!» la voce concitata ed incredibilmente sollevata di Blaise Zabini la fermò prima che potesse imboccare le scale per raggiungere il primo livello sotterraneo, dove sapeva che avrebbe trovato Harry e Ginny. Il giovane guaritore l’aveva scorta da lontano, probabilmente un attimo prima di raggiungere l’uscita e tornare a casa2, ma si era avvicinato quasi di corsa prima di chiamarla, forse per evitare di attirare troppo l’attenzione. Aveva delle leggere occhiaie, ma per il resto era sempre impeccabile. «Quando siete tornati? Draco sta bene?» le chiese, in ansia. «Quell’idiota, non ha neppure preso le pozioni antidolorifiche per il braccio!».

Con un leggero sorriso, Hermione scosse il capo. Quella era stata una delle scoperte piacevoli alla fine del loro breve viaggio in Grecia. «Non credo gli serviranno più. Il Marchio è sbiadito notevolmente ed ha smesso di far male, credo che un’altra dose della pozione del dottor Crave sarà sufficiente per eliminarlo del tutto3» spiegò, impedendogli tuttavia di fare ulteriori domande. «Ne parlerai con lui, se saremo fortunati. Adesso devi venire con me ed è importante che chiami anche la signorina Jones. Se non sbaglio lei è un’alchimista, vero?» ordinò, chiedendo conferma nonostante non avesse alcun dubbio al riguardo.

L’erede dell’ultimo Maestro. La figlia perduta di Isaac Burke4.

Blaise sembrò improvvisamente riempirsi d’orgoglio. «La mia Laurie è la migliore in circolazione. Ma a cosa ti serve un’alchimista?» le domandò, accigliato. «Granger, dov’è Draco?».

«Rilassati» lo ammonì lei, facendogli cenno di abbassare la voce quando il suo tono raggiunse picchi un po’ troppo ansiosi. «Draco è a casa sua, andrà un momento da sua madre e poi ci raggiungerà qui fra due ore. Noi non abbiamo tempo da perdere, è importante che tu chiami Laurie e che le chiedi di raggiungerci da Harry senza farsi notare. Io andrò avanti e farò in modo di sgombrare l’area il più possibile».

«Sgombrare l’area?» le sopracciglia di Blaise ebbero un guizzo. «E come pensi di fare, di grazia? Soprattutto senza attirare l’attenzione!».

Hermione sorrise, infilando la mano in tasca e tirandone fuori uno strano marchingegno con il marchio dei Tiri Vispi Weasley impresso sopra. Aveva chiesto un favore all’unico rimasto parzialmente cosciente in quella famiglia, specificando la necessità della segretezza di quel piccolo compito che gli aveva affidato.

Percy Weasley era sempre stato bravo ad eseguire gli ordini.

«Quello è un FalsaVoce?5».

«Va’ a prendere Laurie Jones, Zabini. Ormai abbiamo meno di due ore».

 

Quando Ginny, Seamus e Merrick l’avevano vista entrare nella piccola stanza d’ospedale, lei non avrebbe saputo dire chi fra loro avesse avuto l’espressione più sollevata. Fu quasi un peccato, in realtà, dover stroncare sul nascere qualunque tipo di domanda o dimostrazione di gioia.

«Anche io sono felice di vedervi» si limitò a dire, accennando un sorriso ma staccandosi subito dall’abbraccio in cui Ginny l’aveva immediatamente stretta. La sua amica era pallida e tendente al verdognolo, cosa che la preoccupò, ma non ebbe modo di fermarsi a riflettere più di tanto. «Abbiamo poco tempo, purtroppo, ma non potevo rimandare» spiegò, posando la borsa in un angolo ed avvicinandosi ad Harry per poter controllare dapprima il suo battito cardiaco e poi la sclera degli occhi, quasi avesse voluto cercare un’ulteriore conferma.

«Hermione, che cazzo sta succedendo?» Seamus, che non era mai stato un tipo paziente, fece un passo avanti e la afferrò delicatamente per un braccio, cercando di attirare la sua attenzione. Forse, prima di spingerlo a quel gesto, qualcuna delle altre doveva aver già provato a chiamarla, inutilmente. «Sparisci per due settimane senza dare notizie e quando torni ti comporti come un’invasata! Dacci un minimo di spiegazione, per la miseria!».

Lei sbuffò, grattandosi nervosamente la palpebra. In momenti come quello il vecchio tic all’occhio tornava a farsi sentire, dandole incredibilmente fastidio.

«Non ho il tempo di spiegare tutto due volte, a breve arriveranno Blaise Zabini e la sua fidanzata, dovete avere un po’ di pazienza e collaborare, se possibile» spiegò, cercando di usare il suo tono più conciliante. Si voltò verso Ginny, che era tornata a sedersi accanto ad Harry fissandola senza dir nulla. «Andrà tutto bene, te lo giuro. Ma a breve dovrò chiedere a tutti voi di prepararvi ad una fuga strategica».

«Una fuga dall’ospedale?» si fece avanti Merrick, le sopracciglia corrugate in modo stranamente familiare. «Ed il Capo dovrà venire con noi?» chiese poi, sempre più confusa, indicando Harry come se avesse sperato di non aver compreso bene le sue intenzioni. «Non è possibile, lo sai… il suo cuore potrebbe non reggere!».

In quel momento, Blaise fece il suo ingresso, seguito a ruota dalla sua piccola ma battagliera fidanzata. «Per questo motivo con voi ci sarà lui» spiegò Hermione, facendo loro cenno di avvicinarsi. «Io e Merrick provvederemo a creare un buon incantesimo d’illusione, mentre voi lo porterete a Grimmauld Place» continuò, voltandosi verso l’Auror in questione. «Se non sbaglio eri una delle migliori studentesse di Vitious».

«Dopo te e dopo lei» specificò allora lei, indicando con un cenno alla fidanzata di Blaise, che accennò un lieve sorriso compiaciuto. «Ma ancora non mi hai spiegato il perché dello spostamento».

Improvvisamente indecisa, Hermione strinse le labbra. «D’accordo, vedrò di farla breve. Harry non ha una malattia sconosciuta, niente di legato al suo esser stato un Horcrux o simili» iniziò, voltandosi immediatamente verso Ginny, convinta che lei, probabilmente, sarebbe stata la più adatta a ricevere un’informazione simile. «È stato avvelenato».

«Ma è impossibile!» sbottò immediatamente Seamus, scuotendo il capo, mentre Blaise, poco distante, annuiva leggermente. «Noi Auror abbiamo provveduto subito a richiedere un controllo tossicologico, non c’è corrispondenza con alcun veleno conosciuto e non è neppure possibile che i risultati siano stati falsati, non mi sono mosso dal fianco del Guaritore che ha verificato!».

«Ha ragione, il professor Venomis è il migliore nel campo, non avrebbe sbagliato la diagnosi del Golden Boy» aggiunse Blaise, stringendosi nelle spalle.

«Perché non si tratta di un veleno normale» li corresse Hermione, allungando le mani verso la maglia del pigiama di Harry, sollevandola fino a scoprire completamente il petto dell’amico. «Il professor Venomis non ha sbagliato, ma comunque non possiamo fidarci di lui, l’ospedale è pieno di spie» aggiunse, tirando fuori la bacchetta e puntandola proprio all’altezza della bocca dello stomaco dell’incosciente. Prima che qualcuno potesse intervenire, un taglio non molto profondo ma lungo almeno una decina di centimetri aprì la pelle pallida del Capo Auror ed una sostanza nera, densa e puzzolente iniziò ad uscirne in quantità copiosa.

Un coro di imprecazioni accolse quella scoperta, mentre Ginny, assistita da uno stranamente apprensivo Blaise corse subito verso il cestino dei rifiuti all’angolo, scossa dai conati.

È incinta, Hermione lo realizzò solo in quel momento. I segnali c’erano da settimane e settimane, eppure aveva fatto di tutto per non prestarvi attenzione. Non era esattamente il momento più adatto, ma presto si sarebbe risolto tutto.

«Quello è un composto di piombo e mercurio» stupita, Laurie si era fatta avanti per esaminare lo strano liquido, tuttavia senza azzardarsi a toccarlo. «È sicuramente di origine alchemica6».

Hermione, soddisfatta, annuì. «Lo hanno avvelenato con un rito alchemico, infatti» fece un paio di passi indietro, lasciando che l’esperta esaminasse il suo migliore amico. «So cosa stai per dire: una dose così massiccia avrebbe dovuto ucciderlo sul colpo, ma non è stato così. Credo che abbia iniziato a ricevere piccole dosi già da mesi, se non da qualche anno, con un aumento di frequenza esponenziale nell’ultimo periodo, proprio in proporzione a-».

«Ai suoi incubi» si intromise Merrick, stringendo le labbra. Si voltò verso Seamus, come in cerca d’appoggio. «Era sempre più nervoso, nell’ultimo periodo, ma è da quando ha ricevuto la carica di Capo che ha iniziato a star male. Forse lo hanno avvelenato pian piano, così che i sintomi potessero essere spacciati per un esaurimento nervoso».

«Possibile» confermò Laurie, la cui espressione, tuttavia, era funerea. «Ma questo composto è praticamente sconosciuto e lo sta lentamente trascinando alla morte. Servirebbe una trasformazione alchemica di livelli altissimi, per bilanciarlo. Forse si dovrebbe ricorrere alla Panacea!7» continuò, spiegando il motivo di tanta preoccupazione.

«Panacea?» domandò Seamus, confuso, forse cercando di scorrere mentalmente la lunga lista di antidoti che Lumacorno li aveva costretti ad imparare durante il sesto anno.

«Un composto simile all’Elisir di lunga vita, alcuni ritengono si possa ottenere solo dalla Pietra Filosofale che, come penso sappiate, non può essere più prodotta. In realtà non si potrebbe neppure parlare della Pietra!» spiegò Laurie, accigliata, voltandosi verso Hermione. «Credo che il veleno sia stato creato con una deviazione dell’Elisir stesso. Possibile che ne abbiano ricreata una andando contro la Legge di Flamel?8».

«Probabile, se non sicuro. Dopotutto, l’alchimia è sempre una questione di opposti ma uguali, no? Piombo e Oro, Vita e Morte» convenne Hermione, lanciando un’occhiata preoccupata a Ginny, tornata in quel momento al suo posto ma controllata a vista da un preoccupato Blaise. «Per questo ho chiesto a Zabini di mandarti a chiamare. L’ospedale potrebbe essere pieno di spie mandate a controllare che Harry resti in trance. Mentre io e Merrick creeremo un’illusione come diversivo, Seamus e Ginny trasporteranno Harry a Grimmauld Place, tu ti occuperai dell’antidoto ed il tuo fidanzato provvederà a tenerlo in vita lontano dai macchinari del reparto».

«Ti sfugge un particolare, Granger» il tono di Laurie era incerto, quasi avesse temuto che lei potesse reagire male alle sue parole. «Io non so come fabbricare la Pietra Filosofale. Flamel ha bruciato i suoi appunti, potrei impiegare anni a trovare la giusta combinazione».

«Ce l’ho io» la interruppe subito Hermione, infilandosi la mano in tasca per tirarne fuori un pezzo di pergamena su cui aveva scribacchiato i simboli che tanto aveva faticato a ricordare e di cui non conosceva il significato. Lo sguardo che Laurie le lanciò confermò che lei, invece, sapesse fin troppo bene cosa fossero. «Segui il procedimento, dovresti impiegare qualche ora. Se saremo fortunati ed io e Draco riusciremo ad impedire che lo Specchio venga usato, allora dovremmo poter riavere il vecchio Harry».

«Granger…» Laurie scosse il capo, afferrando il bigliettino con espressione incredula. «Hermione, questa è la formula per la creazione di una Pietra Filosofale, il segreto conservato con maggior riserbo di tutta la storia. Come hai fatto ad entrarne in possesso?» le domandò, voltandosi un istante verso Blaise, quasi avesse temuto di star vivendo un’allucinazione.

Lui, fortunatamente, annuì incoraggiante, come a chiederle di fidarsi.

«Non posso dirtelo, mi dispiace. Ed è importante che subito dopo averla usata, tu elimini sia la formula che la Pietra, così che non esista più alcun tipo di prova della sua esistenza. Questa è la peggior arma di cui si potrebbe entrare in possesso».

Pallida, la ragazza annuì. «Avrò bisogno del mio kit, posso andare a prenderlo a casa» mormorò, guardando nuovamente il fidanzato. «Se vado immediatamente, posso raggiungervi a Casa Potter».

«Io penso di poterlo tenere in vita un altro po’, ma dobbiamo essere veloci nel trasferimento» aggiunse Blaise, guardando i due Auror e Ginny, che sembrava in preda a troppe emozioni contrastanti per far funzionare correttamente le sue facoltà mentali. «Avremo bisogno anche di un buon sistema di sicurezza, una volta arrivati lì… credo che l’illusione non potrà durare molto».

Hermione annuì, avvicinandosi alla migliore amica per posarle una mano sulla spalla. «Dovete sbrigarvi, altrimenti sarà tutto inutile» disse, aumentando leggermente la presa così da attirare l’attenzione della rossa e farsi guardare. «Ce la faremo e allora Harry tornerà ad essere quello di un tempo».

«D’accordo» con tono risolutivo da vero Auror, Seamus si fece avanti, guardandosi intorno per individuare il miglior piano d’azione possibile. «Ginny, tu ed io dovremo trascinarlo fino alla porta di servizio alla fine del corridoio, arrivare alla tromba delle scale e lì smaterializzarci senza far saltare gli allarmi. Zabini, tu verrai con noi ma dovrai limitarti a controllargli i segni vitali» iniziò a dire, indicando i vari soggetti. Si voltò verso le altre tre donne, passandosi una mano fra i corti capelli color sabbia. «La signorina Jones andrà a recuperare il suo kit e ci raggiungerà a Grimmauld Place, io stesso la aspetterò sulla porta per assicurarmi che non venga seguita. Merrie ed Hermione, voi provvedete all’incantesimo, poi tu» ed indicò Merrick «ci raggiungerai, usa il solito codice di riconoscimento».

Un teso mormorio d’assenso accompagnò quegli ordini. Per la prima volta, Seamus dimostrò davvero quelle capacità che Harry gli aveva riconosciuto il giorno in cui l’aveva nominato suo vice. Il giorno in cui aveva preferito lui a Ron, spingendo quest’ultimo a lasciare gli Auror per andare a lavorare con suo fratello9.

In quel momento, col senno di poi, Hermione comprese quanti segnali avesse ignorato, prima che tutto andasse allo scatafascio.

Quello, tuttavia, non era il momento di compiangere la sua cecità passata.

«Zabini, prima che andiate ho bisogno di un piccolo favore» disse, afferrando Blaise per un braccio un attimo prima che si avvicinasse ad un ancora sanguinante Harry.

«Cosa ti serve?» chiese subito lui, senza neppure riflettere qualche istante. Il suo migliore amico le avrebbe fatto il terzo grado, ipotizzando i peggiori scenari. Ma Blaise non era certo amico suo: era il migliore amico di Draco.

«Due dosi di Pozione Polisucco. E mi servono adesso».

Blaise accolse quella richiesta con una tranquillità leggermente inquietante, quasi fosse stato abituato a trattare pozioni tanto oscure e fuori dal comune mercato. Veloce, si avvicinò alla sua borsa, appellando una cassetta con tante boccette colorate, fra cui ne scelse due identiche, piccole e tozze, di un sinistro verde marcio.

Hermione preferì non indagare sulle altre: qualcosa le diceva che il signor Zabini avesse continuato a mantenere il suo traffico illegale di pozioni anche fuori dagli ambienti protetti di Hogwarts10.

Dopo avrebbero chiacchierato a quattr’occhi, ma solo una volta risolta quella incresciosa situazione.

«Ti ringrazio» si limitò a dirgli, sistemando le due ampolle in una tasca nascosta della sua giacca. Allora si voltò verso Ginny, rimasta al capezzale di Harry con qualcosa che la strega non faticò a definire come determinazione. «Gin» la chiamò, facendosi avanti per poterle sfiorare il braccio ed attirare la sua attenzione. La guardò attentamente, quando si voltò, e si sentì orribilmente in colpa notando le occhiaie che le macchiavano il viso come se non avesse dormito per giorni e giorni. «Andrà tutto bene. Lui tornerà da te e sarete tutti insieme» le mormorò quindi, cercando di mostrarsi il più incoraggiante possibile, occhieggiando al ventre leggermente rigonfio dell’amica. Essendo dimagrita così tanto, sembrava improvvisamente più evidente.

«Lo so che lui tornerà da me, mi fido di tutti loro» disse la giovane, accennando un lieve sorriso ed indicando con un cenno il gruppetto di persone che aveva iniziato ad affaccendarsi per il trasferimento. Tuttavia, non sembrò particolarmente tranquilla. «Lui tornerà, ma tu Hermione? Non credere di abbindolarmi, lo vedo nei tuoi occhi che hai paura» continuò, seria, stringendo le labbra in una fedele imitazione della Signora Weasley nei suoi momenti di gloria. Quando ancora era Molly, la mamma di chiunque ne avesse bisogno.

«Non essere sciocca, Ginny» le rispose immediatamente lei, abbracciandola forte. «Ho paura perché sto per affrontare una banda di psicopatici, non c’è molto altro. Alla fine tornerò anche io a casa e andremo insieme a comprare vestitini per il bambino» continuò, cercando di suonare il più tranquilla possibile. Molto più di quanto non fosse in realtà.

«Sai, Hermione, non bisogna mai fidarsi di un abbraccio» fu tutto ciò che lei le disse, la voce ferma nonostante il suo piccolo corpo stesse tremando. «Un abbraccio è solo un modo per nascondere il tuo viso all’altro11».

Sentendo una smorfia piegarle le labbra, Hermione non riuscì a non concordare con lei.

«Avrò bisogno del Mantello di Harry, Gin».

 

***

 

«È stata una mossa intelligente, davvero» per l’ennesima volta, Draco si complimentò con lei, continuando ad osservare di sottecchi il viavai di turisti intorno a loro. Sembravano tutti interessati ai gioielli della corona, ma Hermione non riuscì a lasciarsi prendere dall’entusiasmo. L’ansia era troppa, la paura era in agguato in un angolo del suo cuore, pronto a divorarla nel momento meno opportuno.

«Se davvero questi nuovi Mangiamorte sono radicati un po’ ovunque e non sono più solo purosangue, allora chiunque potrebbe essere una minaccia per Harry. Meglio Grimmauld Place, controllato da persone fidate e con Blaise a tenerlo in vita» gli spiegò, continuando a guardarsi ansiosamente intorno.

«Ah, sì, Potter vive nella vecchia dimora dei Black» rammentò il giovane, all’improvviso, senza riuscire a nascondere un sorrisino incredulo. «Se la vecchia prozia l’avesse saputo, avrebbe dato di matto. Ancora mi sorprende che il vecchio elfo insista nell’andargli dietro, dopotutto lui è la personificazione della rovina dei Black» continuò, scuotendo il capo.

Hermione sentì un moto di stizza partirle dalla bocca dello stomaco e dovette frenare tutti i suoi istinti primordiali per evitare di assestargli un pugno che avrebbe potuto mandarlo fuori combattimento per delle ore. «Oh, sì, la rovina dei Black è un ragazzo che ha passato l’adolescenza a combattere il Signore Oscuro… che disgrazia, vero?» sibilò, schivando per un pelo il pizzicotto che lui tentò di rifilarle sulla guancia.

«Oh, Granger, non essere così musona. Stasera potremmo morire entrambi, non è meglio percorrere la strada per l’inferno con un bel sorriso sulle labbra?» la riprese, bonario, passandole un braccio intorno alle spalle poiché era l’unico gesto d’affetto che il ridotto spazio sotto il mantello dell’invisibilità consentiva.

Hermione non riuscì a nascondere un leggero sorriso. Sembrava quasi che lui non fosse spaventato, ma il modo in cui il suo sguardo saettava per la stanza era inequivocabile. Un po’ come a Versailles, quando l’aveva trascinata a ballare, oppure in Italia, quando l’aveva convinta a godersi la festa cui potevano partecipare.

Draco Malfoy aveva imparato ad accettare tutto ciò che gli veniva offerto, senza essere troppo schizzinoso. Dopotutto, i loro momenti insieme potevano finire con la stessa velocità con cui il buon nome dei Malfoy era decaduto.

«Dai per scontato che andremo all’Inferno, Draco? Non credi che come minimo ci siamo guadagnati il nostro angolo di Paradiso?» gli chiese, divertita, puntando improvvisamente lo sguardo su una sinistra coppia appostata in un angolo.

Lui ridacchiò leggermente, occhieggiando a sua volta i due sospettati. «Io verrei accolto nei Cieli come un reietto, Mezzosangue. Mi sono meritato la salvezza per un pelo… meglio regnare all’Inferno che servire in Paradiso!12» le spiegò, apparentemente tranquillo. «Quanto a te, sarebbe scortese lasciarmi solo, dopo tutta la fatica che ho fatto per conquistarti. Tanto vale andare insieme negli Inferi e reclamare una posizione importante, no?».

Hermione non riuscì a nascondere una risatina. «Questo ragionamento non fa una piega, devo ammetterlo» disse infine, con un sospiro apparentemente rassegnato. La coppia nell’angolo sembrava in attesa dell’orario di chiusura quasi quanto lo erano loro. «Riconosci uno dei due, per caso?» chiese poi, consapevole che lui sapesse benissimo a chi si stesse riferendo.

Fortunatamente, lui annuì. «La donna è Goldine Rosier» ammise, a denti stretti, quasi quella rivelazione gli fosse costata un grande sforzo. «È la sorella maggiore di Merrick, quindi è mia cugina» borbottò, sconfitto. «Quello al suo fianco credo sia suo marito, Alphard Jenkins».

«I Rosier erano Mangiamorte anche nella Guerra» notò Hermione, stringendo le labbra. «Magari loro fanno parte della vecchia guardia, no? Tu che ne dici?».

Draco scosse il capo, tutt’altro che convinto. «Il fratello maggiore di Merrick e Goldine è stato ucciso dai Mangiamorte per evitare che venisse catturato e rivelasse dei segreti di cui solo il circolo ristretto era al corrente13. Poco dopo assassinarono anche il vecchio Rosier, il mio prozio, perché osò chiedere giustizia per suo figlio» spiegò, impedendole con un gesto di fare altre domande. «C’è una lunga storia dietro, Granger, ma sappi che nessun Rosier si potrebbe mai unire ai Mangiamorte, non più. Nella Seconda Guerra gli altri fratelli di Merrick si rifiutarono di ricevere il marchio e restarono nascosti in casa. Meribelle è diventata addirittura un Auror, tanto odiava tutta la risma. Ha ricominciato a parlarmi solo quando sono stato assolto al processo».

Seppur delusa, Hermione annuì. «Quindi non abbiamo idea se davvero facciano parte di questa risma e, nel caso, non sappiamo per quale motivo abbiano deciso di prendere parte a questa follia». Con un sospiro, si limitò a scuotere le spalle, mentre intorno a loro i custodi iniziavano a far sgomberare la sala. I due nell’angolo si nascosero, probabilmente utilizzando un incantesimo di disillusione.

Una ulteriore conferma del loro coinvolgimento.

«Cosa facciamo? Li seguiamo o prendiamo immediatamente le loro sembianze e li nascondiamo in un angolo?» chiese Draco, mentre le luci iniziavano ad esser spente intorno a loro ed il bagliore bluastro dei sistemi di sicurezza risplendeva su tutti i gioielli della Corona. «Ricordi cosa ci ha detto il vecchio Mustafà? Hanno sicuramente delle protesi dentarie con il cianuro, non possiamo in alcun caso farci scoprire».

«Non credo torneranno al Covo, Draco» gli fece notare lei, stringendo le labbra. «Sono qui di vedetta, sanno che stiamo arrivando» aggiunse, guardandosi intorno per verificare che non ci fosse nessun altro. «Possiamo usare il metodo che ha sempre funzionato quando io ed Harry eravamo giovani e prendere immediatamente le loro sembianze».

«Che metodo?» domandò Malfoy, mentre lei sollevava la bacchetta e la puntava in direzione degli inconsapevoli coniugi Jenkins, intenti a confabulare. Un movimento del polso e si ritrovarono entrambi al suolo, caduti come pere mature.

Chinatasi per strappare un capello ad entrambi, Hermione lanciò un’occhiata vagamente divertita a Draco. «Improvviseremo, naturalmente».

 

***

 

I vestiti del cugino Alphard erano di alta manifattura, Draco ne fu estremamente soddisfatto. Certo, l’idea di somigliare ad un tricheco magro e pallido non lo attirava un granché, ma avrebbe potuto decisamente andargli peggio.

Almeno Alphie non puzzava di marcio.

«Stiamo girando a vuoto per questi cortili da quaranta minuti, Hermione» le fece notare, per l’ennesima volta, mentre lei – nelle grassocce spoglie della cugina Goldine – si guardava intorno con aria sempre più confusa. «Le Polisucco di Blaise durano più del normale, ma non credo che riusciremmo ad andare oltre le due ore. Abbiamo già ispezionato tutte le aree di solito non aperte al pubblico».

«Ma deve essere per forza in questi luoghi!» sbottò lei, esasperata. «Un altro verme della memoria? Non credo che ci sia, ormai abbiamo imparato a tenere gli occhi bene aperti per quelli. Deve trovarsi in un luogo non visitato! Forse dovremmo visionare le registrazioni della sicurezza… ma dubito che non sappiano come aggirarle».

Draco sbuffò, scuotendo il capo. Avrebbe tirato fuori una qualche uscita brillante e forse un po’ troppo sarcastica per la situazione, ma il trovarsi davanti una testa mozzata gli fece perdere quel po’ di spirito che ancora gli era rimasto in corpo.

«Maledizione!» sbottò, afferrando Hermione per un braccio e tirandola bruscamente indietro, gli occhi sgranati e puntati sulla figura evanescente comparsa a pochi centimetri da lui, irrispettosa di qualunque decenza fosse in voga nei rapporti fra vivi e morti. «Chi diavolo sei tu?» chiese allora, mentre la giovane fra le sue braccia si dimenava per liberarsi da quella presa non troppo gradita.

Il fantasma – o almeno, la sua testa – lo fissò oltraggiato, la mano che non reggeva il capo mozzato portata al cuore in un gesto teatrale. Indossava una strana veste scura, i capelli erano raccolti sotto una cuffietta bianca da decapitazione. Se non fosse stata così morta, Draco avrebbe detto che fosse stata anche bellissima.

«Come osate rivolgervi a me con questo tono impudente?» esalò incredula, prima di riavvicinarsi con la velocità tipica die morti e far rabbrividire Draco per il gelo della sua presenza. «Come osate presentarvi qui, al mio cospetto, senza prima inchinarvi? Io sono la Regina!».

Come fulminata, Hermione si portò una mano a coprire le labbra, afferrando Draco per la manica della giacca nera appartenuta a Jenkins. «Draco, è Anna Bolena!» sbottò, voltandosi nuovamente verso il fantasma ed inchinandosi nel modo più aggraziato che conoscesse. «Le leggende dicono che il suo fantasma è solito aggirarsi per la torre con la testa sottobraccio… Malfoy, inchinati!».

Ecco, per un istante Draco pensò che inchinarsi sarebbe stato inutile e senza senso, considerando che quello fosse un fantasma e che, oltretutto, non fosse neppure il fantasma di una regina, essendo stata ripudiata dal marito e, oltretutto, condannata a morte per Alto Tradimento14. Riflettendo per un istante, però, ricordò le parole che il Barone Sanguinario gli aveva rivolto, quando non era altro che un bambino troppo pieno di sé.

I fantasmi hanno sempre una risposta, rispettali e loro ti aiuteranno.

«Vostra Maestà, dovete perdonarmi per la mia impudenza, sono solo un povero sciocco» si scusò, esibendosi nell’inchino che aveva conquistato i cuori di mezza nobiltà europea. «Non vi ho riconosciuta immediatamente solo perché mi siete sembrata perfino più bella di quanto dicessero le leggende» continuò, affascinante. «Se permettete, la storia non vi rende assolutamente giustizia».

La dama sembrò improvvisamente deliziata da quelle sue parole, ritirandosi di un paio di passi con un’espressione ancora contrita ma non più infuriata con loro. «Lo so che la storia non mi rende giustizia! Sono stata dipinta come un’adultera ed un’incestuosa!» urlò, emettendo un lamento da brividi.

«E noi vogliamo aiutarla a diffondere la verità, Maestà» si intromise la Granger, con il suo migliore tono conciliante. «Io lavoro per il nuovo Capo della nostra società, posso intervenire affinché il Vostro ricordo possa rispecchiare la realtà» aggiunse, con un leggero sorriso.

Draco dovette ammetterlo, per quanto quello non fosse il suo viso, Hermione sarebbe riuscita a convincere chiunque a seguirla anche all’Inferno, fintanto che avesse usato quel tono.

«Potete farlo davvero? Una donna può tanto?» il tono della Regina era stranamente ammirato, per quanto confuso. La sua immagine tremolò in modo strano, quasi la curiosità l’avesse disturbata.

«Deve credermi, Maestà» si intromise Draco, prontamente. «Questa donna potrebbe qualunque cosa, si fidi di lei e vi renderà il servizio che ha promesso».

«Certo…» la giovane strinse le labbra, dando al viso di Goldine Rosier un’aria di preoccupato dispiacere, poi alzò lo sguardo sul fantasma, improvvisamente rapito da lei. «Dovete sapere, Maestà, che prima noi dobbiamo raggiungere dei Malvagi che attentano alla stabilità del Regno. Se non riusciremo a trovarli presto, allora non ci sarà alcun suddito cui raccontare la vostra verità».

Quella prospettiva fece accigliare la Regina, che strinse le labbra, contrariata. «Non possiamo permettere che accada» sbottò, raddrizzando le spalle e sollevando la testa parlante ad altezza del petto. «Anche se questo Regno mi ha abbandonata, io sono comunque responsabile per tutti i sudditi. Descrivetemi questi malvagi attentatori ed io vi aiuterò a trovarli!».

Per un istante, Draco provò l’improvviso desiderio di baciare un fantasma. Madame Bolena era stata una donna estremamente intelligente e scaltra, sì, ma l’esser bistrattata per anni l’aveva resa incline al complimento, fragile nella psiche.

Dopotutto, un fantasma altro non era che l’impronta dell’essere passato, con caratteri accentuati ed altri diluiti. Evidentemente, la creatura che lo fronteggiava aveva mantenuto la vanità, perdendo tuttavia l’intelletto.

«Noi non li conosciamo, Vostra Maestà» mormorò la Granger, inchinandosi nuovamente. «Sappiamo solo che si trovano qui e che hanno con sé uno specchio. Uno specchio incredibilmente potente, se il dettaglio può esservi d’aiuto».

Anna Bolena li osservò entrambi, improvvisamente preoccupata. I suoi occhi da gatta erano pieni d’angoscia. «Miei cari… conosco lo Specchio di cui parlate, l’ho visto molte volte e molte volte ha tentato d’ingannarmi… oh, miei cari, miei cari» gemette il fantasma, battendosi la mano sul petto come se fosse stata intenta a recitare un mea culpa. «Vorrei davvero risparmiarvi questo strazio».

«Anche noi vorremmo risparmiarci quest’avventura, Maestà» la rassicurò Draco, con una smorfia partecipe. «Ma questo è l’unico modo. Le dispiace aiutarci?».

«Dovete entrare dalla maledetta porta che mi condusse al patibolo… l’ingresso è lì, proprio lì davanti. Mio marito fece costruire un tunnel nascosto, seguendo le indicazioni dei suoi predecessori» spiegò il fantasma. «Oh, miei cari… quell’uomo è spregevole, io non ho mai conosciuto una creatura così oscura! Prestate attenzione, miei diletti, poiché non è quello che sembra!».

Congedatasi con quelle parole, Anna Bolena sparì così com’era apparsa, lasciandosi alle spalle soltanto uno spiffero d’aria gelida e due espressioni confuse.

«Sta ovviamente parlando del Traitor’s Gate» convenne Hermione, afferrandolo per il braccio ed iniziando a trascinarlo via. «Edoardo I costruì quell’ingresso per avere un accesso alla Torre anche tramite il Tamigi, i prigionieri di solito usavano quell’entrata e fra questi ci sono stati sia Tommaso Moro che, appunto, Anna Bolena» spiegò, sorridendo soddisfatta quando lui le lanciò un’occhiata ammirata. «Ah, Malfoy, credevi forse di potermi sempre cogliere in fallo? Io sono la strega più brillante della mia generazione» gli fece notare, mentre si avvicinavano alla grata che nascondeva l’unico ingresso dal fiume.

«Non ho mai messo in dubbio il tuo intelletto, Granger» le fece notare allora lui, con un sorrisino, iniziando a guardarsi intorno. «Come facciamo a trovare questo tunnel segreto?» chiese, non riuscendo – ovviamente – a trovare un qualsiasi accesso utile. La fioca luce delle bacchette era già un rischio troppo grande, se avessero aumentato l’intensità dell’incanto avrebbero potuto scoprirli, per quanto fossero sotto mentite spoglie.

«Dobbiamo smaterializzarci lì dentro» fu la risposta assurda che lei gli dedicò, indicando qualcosa sul fondo dell’acqua putrida del Tamigi. Quando si avvicinò, anche Draco notò una leggera luce provenire da una insenatura delle fondamenta, per quanto poco affidabile. «Oh, Malfoy, non fare quella faccia! Cosa c’è, hai paura di bagnarti? Quelli non sono i tuoi vestiti».

Draco fece una smorfia disgustata, tentato di tapparsi il naso per non sentire la puzza di quell’acquitrino. «I vestiti non saranno i nostri, ma il corpo sì e ti assicuro che non ho la minima intenzione di beccarmi qualche malattia strana. I miei figli li voglio sani e con un padre ancora in vita per vederli vincere la loro prima Coppa del Quidditch per i Serpeverde» sbottò, con il tono più indignato di cui fosse in possesso.

La Granger gli dedicò un’occhiata scettica, incrociando le braccia al petto. «Sei un illuso se pensi che i miei figli saranno dei Serpeverde» gli disse, dandogli le spalle per osservare meglio l’apertura sotto l’acqua. «Quantomeno, non tutti» specificò un attimo dopo, facendo ridacchiare Draco. «Senti, io comunque ho intenzione di tuffarmi, quindi la scelta è tua, puoi venire con me o lasciare che la madre dei tuoi figli rischi la vita da sola».

Dato quell’ultimatum orribile, sparì con un pop e riapparì dentro l’acqua putrida.

Draco sbuffò, passandosi una mano fra i capelli corti e unti del marito di sua cugina. «Maledizione, Granger» sbottò alla fine, tappandosi il naso e girando su se stesso, per poi riapparire nelle acque gelide e sporche, accanto ad una ghignante Hermione. «Sappi che lo faccio solo per amore dei miei futuri figli».

«Coraggio, signorina Malfoy» lo prese in giro lei, nuotandogli accanto. «Dai, andiamo, ormai non abbiamo che poco meno di un’ora» aggiunse, inspirando e sparendo sotto l’acqua buia, diretta all’unica fonte di luce.

Draco fece per seguirla, naturalmente: non avrebbe mai lasciato che la madre dei suoi futuri figli si lanciasse all’avventura da sola. Non appena si immerse, tuttavia, gli sembrò che una mano l’avesse afferrato per la caviglia e tirato giù con violenza, trascinandolo, fortunatamente, verso l’unica fonte di luce.

Quando riuscì finalmente a riprendere fiato e ad aprire gli occhi, si ritrovò una bacchetta puntata in mezzo alla fronte e degli occhi azzurri estremamente familiari ed estremamente tristi puntati nei suoi.

«Mi dispiace, signor Malfoy» disse Daisy, la giovane assistente del Ministro, mentre proprio quest’ultimo li osservava con espressione vuota a pochi passi di distanza. La posizione delle braccia e delle spalle, basse ed incurvate, lasciava pensare che fosse lì come mero assistente, se non schiavo.

«Daisy, che significa tutto questo?» la voce di Hermione era ridotta ad un sibilo furioso. Voltandosi verso di lei, Draco si rese conto che fosse tornata normale*. Anche lui, sentendo la camicia tirare sul petto, capì di dover essere tornato normale. «Kingsley? Kingsley! Perché non mi risponde? Cosa gli hai fatto? Lo sapevo che eri tu la talpa!» sputò ancora, tutto d’un fiato. Quelle parole sembrarono ferire la giovane donna, che arretrò d’un passo.

«Sono mortificata, signorina Granger, ma non ho avuto altra scelta. Il Maestro sa essere molto convincente» mormorò, con un sospiro stanco, facendo poi un cenno a Kinglsey, che si spostò ubbidiente. «Andiamo, è il momento che voi lo conosciate. Il momento sta per arrivare».

Osservando l’omaccione seguirla come un cagnolino, Draco venne fulminato da un’illuminazione.

Maledizione Imperius.

«Chi è questo Maestro? Cosa vuole fare?».

«Vuole diventare Immortale. Immortale nella mortalità15».

 

 

 

 

 

 

»Marnie’s Corner

 

Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!

 

Prima di tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri aggiornamenti!

 

 

Mi scuso con chiunque abbia recensito lo scorso capitolo e non abbia ricevuto una risposta: il sito si è mangiato le vostre recensioni ed io non ho fatto in tempo neppure a leggerle.

 

Siamo al penultimo capitolo, gente. Chi sarà mai il Maestro?

 

 

Per chi non l’avesse ancora saputo, ho pubblicato la one-shot rossa relativa al capitolo 23 (Ragione e Sentimento): thousand kisses – Lo Specchio delle Anime.

 

 

 

Punti importanti:

 

» 1 – “Il più bel trucco del diavolo è convincerti che non esista”. Perché questa frase? Il riferimento è al male di Harry, prima di tutto: hanno escluso l’avvelenamento, solo perché era stato mascherato da crisi isterica e PTSD. Il riferimento, poi, è anche a questo Maestro, che Draco ed Hermione non sapevano neppure esistesse!

 

» 2 – Indicazioni temporali: siamo alla sera del capitolo precedente, Ginny ha appena scoperto di essere incinta. Più o meno siamo alle nove di sera.

 

» 3 – Come molti di voi avevano ipotizzato, Draco ormai ha superato il suo trauma, quindi non c’è nulla che si frappone fra lui e la guarigione. Ormai manca solo la pozione finale del Dottore ed il marchio sarà solo un brutto ricordo!

 

» 4 – Ho già accennato a questa cosa: Laurie in realtà non è una Nata Babbana ma è una Mezzosangue, poiché figlia di un purosangue. Suo padre, Isaac Burke, era un purosangue rinnegato della famiglia per aver avuto una storia con una babbana (la mamma di Laurie), poi ucciso da Regulus Black. Isaac era il miglior alchimista, l’ultimo dei Maestri, perché nessuno è più riuscito a superare le prove che l’Ordine degli Alchimisti si tramanda da secoli (spoiler, Laurie ce la farà). Per maggiori informazioni su questo ultimo Maestro, vi consiglio di leggere “The serpent underneath”, la mia one-shot.

 

» 5- Oggettino di mia creazione, consente di copiare la voce di qualcun altro. Hermione lo userà per imitare la voce del primario, facendo allontanare tutti i parenti dei ricoverati, ed ha sfruttato Percy che, come ho accennato nel primo capitolo, è l’unico oltre Ginny ad essere dalla sua parte, seppur non abbastanza forte da voltare le spalle alla madre. Li ha abbandonati una volta, non crede di farcela ancora. [Altro spoiler, quando nascerà James deciderà di andarsene come Ginny].

 

» 6 – Il mondo dell’alchimia è pieno di segreti, io sono andata ad improvvisazione basandomi sulle poche conoscenze racimolate da wikipedia. Si parla di questioni legate agli elementi ed alla spiritualità, tanti segreti, tante allegorie.

 

» 7 - Come spiegato nel testo, è un composto capace di guarire qualunque male, essenzialmente quello che Hermione vuole far bere ad Harry. Si potrebbe arrivare alla vita eterna, con questa porcheria, ma ovviamente non è lo scopo di nessuno.

 

» 8 – Legge di Flamel è una legge che riguarda l’Ordine degli Alchimisti che vieta sia di parlare che, naturalmente, di creare una nuova Pietra Filosofale (ovviamente è una legge di mia creazione). Flamel l’ha imposta prima di morire, alla fine del primo anno di Harry.

 

» 9 – Rivisitazione della motivazione canon. In realtà Ron è diventato Auror ma ha deciso che non faceva per lui, andando a lavorare con George. Per me l’ha fatto solo per vendicarsi di Harry, poiché gli ha preferito Seamus nella scelta del vice.

 

» 10 – Questa è divertente: per me, Blaise a scuola aveva creato un mercato nero di pozioni che ha mantenuto anche fuori. Grazie a questo mercato nero ha conosciuto la sua Laurie, ma è un’altra storia.

 

» 11 – Citazione da Doctor Who, stagione 8. È quello che il dottore dice a Clara quando sembrano volersi separare.

 

» 12 – Citazione dal Paradiso Perduto di Milton, è ciò che dice Satana dopo esser caduto dai Cieli ed atterrato negli Inferi. Paradise Lost è una delle mie opere preferite.

 

» 13 – L’Evan Rosier in questione è quello che viene nominato nel flashback del Calice di Fuoco, quando Karkaroff cerca di chiamarlo in causa. Evan ha l’età di Lucius, ma è il fratello maggiore di Merrick (lei è ultima figlia di un ultimo figlio, discorso complicato ma sensato, ho fatto i miei conti), si è portato via un pezzo di Malocchio Moody e, in teoria, è stato ucciso da lui. In realtà è stato ucciso da altri Mangiamorte, perché lui conosceva segreti che non dovevano essere condivisi. Il padre è Rosier dei tempi di Hogwarts di Voldemort, che qui si è arrabbiato a bestia ed ha cercato di uccidere gli assassini di suo figlio, venendo ammazzato a sua volta. Gli altri suoi figli e figlie hanno giurato di non avere nulla a che fare con i Mangiamorte, Merrick è diventata addirittura Auror (ma lei ha anche motivazioni di tipo etico, eh).

 

» 14 – Breve storia di Anna Bolena: Enrico VIII era un po’ farfallone, poiché la sua prima moglie Caterina d’Aragona non gli dava figli maschi ha iniziato a guardarsi intorno ed ha notato la bella Anna, che suo padre aveva fatto preparare tipo pavone nel periodo degli amori. Ha sedotto il Re, lo ha spinto a ripudiare la moglie ed a lasciare la Chiesa Cattolica ed è diventata regina. Quando anche lei non gli ha dato figli maschi, Enricuccio ha continuato a guardarsi intorno ed ha beccato la sua terza moglie, cercando una giustificazione per liberarsi di Anna (che è la madre di Elisabetta I, inter nos). Per togliersela davanti ha deciso di incriminarla di Tradimento e incesto con suo fratello (si discute molto al riguardo, a quanto pare ha provato davvero ad avere una storia col fratello ma solo per concepire un maschio, perché Anna non era scema ed aveva capito che il problema era di Enrico e non suo), l’ha fatta rinchiudere nella Torre e l’ha fatta decapitare. La leggenda dice davvero che il suo fantasma si aggiri con la testa in mano per la Torre di Londra.

 

» 15 – Riferimento a qualche capitolo precedente, quando i Mangiamorte catturati da zio Musty dissero proprio questa cosa.

 

» *Simile alla Cascata del ladro presente nell’ultimo libro, alla Gringott.

 

» E così, Daisy è davvero la talpa, oltre che l’Apprendista. Non sottovalutate il suo rimorso.

 

  

Mamma mia quante note. Il capitolo è il più lungo fino ad ora (quello finale è più lungo), quindi ci sono tante note, mi dispiace. La prossima volta scopriremo chi è questo fantomatico Maestro! 

 

La fine si avvicina, gente.

   

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

   
 
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