Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: Fiore del deserto    12/09/2016    4 recensioni
“La vita ogni tanto è una favola che merita un lieto fine.” Alice vive a Londra, confinata da tempo in un’esistenza grigia che non sembra essere nemmeno vita. Tutto questo fino a che non incontra un giovane uomo di origini scozzesi di nome Tarrant Hightopp, una persona dalle caratteristiche particolari che stuzzica la curiosità di Alice. Da quel momento tutto cambia: la presenza di Tarrant fa riaffiorare nella mente di Alice molti ricordi che parevano ormai perduti. L’esistenza di un mondo fatto di meraviglie, la spensieratezza e l’innocenza non più permessa agli adulti, la sete di fantasia e la convinzione di poter credere a sei cose impossibili prima di fare colazione. Grazie a Tarrant, Alice ritrova la voglia di vivere che il Sopramondo le aveva fatto quasi dimenticare. Ma dovrà difendersi dai soprusi di chi non sopporta, chi per indifferenza o chi per malevolenza, la sua felicità.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti quanti! Come vedete, non posso sparire quando ci si trova nel bel mezzo di una parte cruciale ( anche se vi confesso che mi sto trovando in serie difficoltà ).
Colgo l’occasione per dirvi che se avete dei suggerimenti da darmi, saranno sempre bene accetti .
Naturalmente, ho già una mezza idea di come proseguire, ma ascoltare anche i vostri suggerimenti è una gran bella cosa :D
Basta con le chiacchiere, vi lascio al capitolo.
Un BACIONE e BUONA LETTURA!

 
 
SOTTOMONDO
 
Alice avvertì una stranissima sensazione, come se qualcuno le avesse appena tirato un doloroso ceffone al viso.
Davanti ai suoi occhi, il verde di Sottomondo si estendeva in tutta la sua meraviglia, tutto come – finalmente – ricordava.
Si guardò all’indietro. Il Cappellaio ancora non c’era.
- Cappellaio... – sussurrò.
Mally le tirò una ciocca di capelli con l’ausilio della bocca, suggerendole di non dimenticarsi di Thackery.
Alice si pentì di essersene scordata, anche se solo per qualche istante.
Dovevano immediatamente correre dalla Regina Bianca, Thackery non poteva aspettare.
Piena di risorse, Alice convocò il Grafobrancio con un gran fischio.
In groppa alla grande bestia avrebbero di certo guadagnato tempo.
Il Grafobrancio sbucò davanti a lei in tutta la sua possente mole, mostrando i denti e ansimando per la gioia di rivederla.
Riconobbe Mally ed guaì non appena vide il triste stato del Leprotto.
Alice gli diede un buffetto e si arrampicò sopra di lui.
- A Marmorea! – esclamò, spronandolo ad andare il più veloce che potesse.
Il Grafobrancio non se lo fece ripetere due volte e partì al galoppo verso il castello della Regina Bianca.
In poco tempo, raggiunsero la destinazione e Alice, dopo avere ringraziato il gigantesco amico, corse dritta nel castello.
Percorse il candido e aureo corridoio, gremito di nobiluomini e nobildonne dalle caratteristiche analoghe a quelle della loro regina.
Mirana, come vide Alice, fu colta da una piacevole sorpresa. Ma il sorriso le morì non appena si accorse dello sguardo intristito dell’amica e della creatura che reggesse delicatamente tra le braccia.
- C’è stato un incidente. – disse Alice mostrandole il povero Thackery.
Mirana assunse un’aria colma di preoccupazione per la povera bestiola, ma mantenne i nervi saldi.
- Da questa parte. – li condusse nella sala delle pozioni, dove avrebbe potuto guarire il Leprotto.
Mirana fece cenno ad Alice di poggiare il Leprotto sopra il tavolo e quest’ultima lo sdraiò con delicatezza.
Mally guardava il povero amico con occhi speranzosi e basiti insieme.
Era stranissimo per lui doverlo vedere in quel modo: era abituato a vederlo rimbalzare di qua e là, come se le energie non gli finissero mai.
La Regina Bianca poggiò le mani con delicatezza sopra il Leprotto per constatare se avesse contratto delle fratture interne.
Tastava piano e meticolosamente.
Stava attenta ad ogni dettaglio. Infine, Mirana fece un sorriso confortante.
- Non è nulla di grave. – disse lei con dolcezza.
Si diresse verso i suoi stipetti e cercò una pozione color verdognola. La stessa che aveva trasformato Mally e Thackery in animali selvatici, privati della parola e della posizione eretta.
Mally la riconobbe e i suoi occhi si spalancarono per la gioia. Mirana si accorse della sua espressione e sorrise ampiamente.
Il ghiro scese dalla spalla di Alice e balzò sul tavolo, come per invocare quella desiderata pozione, tralasciando l’orrendo sapore.
Si avvicinò al Leprotto e lo aiutò ad ingoiarne le dosi necessarie.
Fece lo stesso anche con Mally.
Pochissimi secondi e Mally e Thackery ritornarono al loro stato naturale.
- Evvivaaaa! – esclamò Mally in preda alla gioia, guardandosi le zampette per sincerarsi di essere ritornato quello di prima.
Solo dopo si ricordò di non avere nessun vestito indosso e arrossì sotto la pelliccia.
Per fortuna, la Regina Bianca tirò fuori anche due camici di dimensioni ridotte.
Mally si vestì velocemente.
Dopodiché, Mirana passò al Leprotto e fece la sua diagnosi.
- Ha solo picchiato la testa, adesso è un po’ stordito. La zampa posteriore ha subito una lieve frattura, ma non è nulla di grave. –
Alice e Mally tirarono un sospiro di sollievo.
Il Leprotto stava bene. Non avevano nessun motivo per preoccuparsi.
Prese delle garze per avvolgerle intorno alla testa del Leprotto e delle stecche per la zampa lussata.
Si sarebbe ripreso dopo tanto riposo.
Mirana si accorse di un dettaglio che le era balzato all’occhio solo in quel momento.
- Non capisco. Dov’è il Cappellaio? Perché non è con voi? –
Alice e Mally si guardarono tristemente negli occhi.
- E’ rimasto indietro. – disse il ghiro – Ma ha detto che ci avrebbe raggiunti. –
Mirana accolse quella notizia con sentimenti contrastanti.
Alice venne ghermita da un brutto presentimento.
Perché il Cappellaio aveva fatto quella scelta azzardata?
Un brivido freddo le percorse la schiena.
 
 
SOPRAMONDO
 
Già una volta aveva subito sulla propria pelle l’esperienza di una fredda e umida cella.
Ma entrare in una prigione, soprattutto se di un luogo diverso, non è qualcosa da farci l’abitudine.
In special modo se a condurlo era l’uomo più odioso che tanto bramava vederlo sprofondare, agonizzare e soffrire atrocemente.
Hamish, infatti, dopo il suo successo e il suo titolo nobiliare, non era difficile per lui poter corrompere membri del Consiglio che coprissero un ruolo molto potente.
Purtroppo, per avere osato puntare il dito contro un lord come lui, il prezzo da pagare per il Cappellaio si sarebbe rivelato molto caro.
Se la prima volta che venne condotto dietro le sbarre dalla Regina Rossa con l’accusa di cospirazione – per avere aiutato Alice a scappare – gli fosse costato un passo verso l’esecuzione, questa volta il rischio di una prossima condanna era ben calcolata.
Condotto nella squallida cella di pietra, Hamish non si era perso nemmeno un’occasione.
Era stato con gli agenti per tutta la durata dell’arresto e non perdeva di vista quell’uomo che tanto odiava.
Data la sua alta posizione, ebbe modo di poterlo schernire a suo piacimento. Non era stato difficile per lui comprarsi il silenzio delle guardie: un po’ di soldi o, in alternativa, una semplice minaccia di un biglietto di sola andata verso il grado di lavoro più umile o, nel peggiore dei casi, per la strada a chiedere l’elemosina.
Il Cappellaio capì all’istante la propria posizione non appena fu costretto ad entrare nella cella con un violento spintone da parte di Hamish.
Cadde per terra violentemente e urtò una spalla con ferocia, la quale non si lussò per puro miracolo.
Il Cappellaio si rialzò velocemente e ma non fece in tempo a raggiungere Hamish, poiché le guardie avevano appena chiuso le sbarre di ferro.
Hamish lo guardava trionfante.
- Te la farò pagare molto cara. – lo minacciò – Sarà solo questione di tempo. –
Il Cappellaio mantenne la testa alta e, coraggiosamente, fece un gesto con l’indice ad Hamish, invitandolo ad avvicinarsi.
Hamish, ben sapendo di essere protetto dalle guardie – anche se, sotto sotto, moriva di paura all’idea di doversi avvicinare allo scozzese che fino a prima lo aveva preso a suon di cazzotti – eseguì.
Il Cappellaio gli fece un sorriso beffardo.
- Mi domandavo... Uscite di casa con quella faccia anche la domenica? –
Hamish non riuscì a nascondere il proprio disappunto.
Una guardia compì uno sforzo sovrumano per trattenere una risata.
- Forse non ti è chiara una cosa. – disse Hamish a denti stretti – Presto ti ritroverai a penzolare sulla forca! –
Per tutta risposta, il Cappellaio sghignazzò follemente e non si mostrò per nulla intimorito. Tale reazione fece ribollire il sangue ad Hamish. A causa di quell’ennesimo beffeggiamento verso la propria persona, il suo desiderio di farla pagare al Cappellaio incrementò pericolosamente.
- Come osate? – successivamente, gli occhi presero a brillargli poiché aveva appena avuto un’idea su come vendicarsi di lui.
Assunse un’aria cerimoniosa e si rivolse sia al Cappellaio, sia alle guardie.
– Sapete? Nell’antica Atene, i filosofi avevano un’idea ben precisa circa l’educazione dei fanciulli per indirizzarli verso la retta via del rispetto. La crescita dei fanciulli veniva paragonata a quello degli alberi. – sorrise malignamente sotto i baffi – Se il busto dovesse crescere in maniera non naturale, si può procedere con le buone: vale a dire, legandolo accanto ad un’asticella dritta, per aiutarlo a crescere come la natura comanda. – i suoi occhi si infiammarono non appena pronunciò la seconda alternativa – Altrimenti, se il busto non ne vuole proprio sapere di crescere come si deve, allora si può ricorrere ad una procedura un po’ più drastica, anche a costo di percuoterlo, fino a che l’albero non arriverà a raggiungere la posizione stabilita. –
Le guardie risero insieme ad Hamish, ben capendo a cosa si riferisse.
Anche al Cappellaio non sfuggì quell’analogia, ma non si scompose minimamente.
Hamish gli si avvicinò e provò a riprendersi la propria rivalsa, per fargli capire chi comandasse.
- E voi che albero siete, signor Hightopp? –
Il Cappellaio non perse l’occasione per farsi beffa di lui.
- BOO! –
Come calcolato, Hamish fece un balzo all’indietro, spaventandosi per quell’inaspettato gesto.  
Hamish si adirò non poco.
Lo maledisse aspramente e, prima di andarsene, spronò le guardie a dare al Cappellaio la punizione che meritasse donando a ciascuno di loro una discreta somma di denaro.
Le guardie, incitate dalle ricompensa, guardarono il Cappellaio come dei leoni affamati davanti ad una grassa preda appena catturata.
Il Cappellaio li accolse a testa alta, non si sarebbe piegato per nessuna ragione al mondo.
 
SOTTOMONDO
 
Alice continuava a non darsi pace.
Perché non era ancora arrivato? Dov’era il Cappellaio? Cosa gli stava capitando?
Era nei giardini della Regina Bianca, attendendo la ripresa del Leprotto.
Seduta davanti ad una grande fontana di avorio, scolpita con meravigliosi bassorilievi che richiamavano fortemente il tema di una scacchiera.
Guardava l’acqua che scintillava, scorrendo come una piccola cascata.
Seguiva il suo percorso, contemplandola in silenzio.
Improvvisamente, Alice notò qualcosa di molto strano. Se la vista non la stesse ingannando, nell’acqua si stava formando qualcosa.
Alice si sporse di più per poter vedere meglio.
Realizzò che i suoi occhi non la stessero ingannando affatto.
Il Cappellaio.
C’era il Cappellaio lì dentro. Ma Alice ebbe una sorpresa. Una brutta sorpresa.
Con sommo orrore, Alice si rese conto che ciò che l’acqua le stesse mostrando fosse peggiore di qualsiasi incubo che avesse avuto modo di vedere.
 
 
SOPRAMONDO
 
All’interno di una cella, delle guardie privarono il Cappellaio dei vestiti.
Lo legarono ai polsi e alle caviglie con delle pesanti catene di ferro.
Uno di loro lo colpì allo stomaco e Tarrant cadde per terra. Una delle guardie gli schiacciava la testa sotto gli stivali, mentre le altre presero a prenderlo a calci.
Tarrant venne afferrato per i capelli e fu costretto a rialzarsi. Venne immobilizzato da due guardie, mentre la terza iniziava a dilettarsi percuotendolo come un sacco da pugile.
Il Cappellaio venne colpito al volto da un pugno, poi un calcio lo raggiunse all’addome, un manganello lo picchiò allo stomaco.
Sentì un pugno colpirgli una tempia, poi la guancia, poi ancora la mascella, un orecchio e un occhio.
La testa gli esplodeva per il troppo male.
Quando la guardia si stancò, il Cappellaio venne rigettato per terra.
Tremava visibilmente per il troppo dolore.
Impietosamente, venne legato a testa in giù e le botte dolorose ripresero.
Tarrant subiva e si sforzava con tutte le sue forze per resistere. Non emise un solo urlo di dolore.
E le guardie se ne accorsero.
- Ma di che cosa è fatto questo qua? – domandò uno con un tremendo fiatone.
In effetti, nessun essere umano sarebbe stato in grado di reggere quella tremenda circostanza.
Doveva avere avuto sì e no qualche lussatura, le ferita e gli ematomi erano piuttosto evidenti. Ma il Cappellaio resisteva.
Il Cappellaio sorprese le guardie con un sorriso che non avesse nulla di normale.
- Tutto qui? – disse mentre dei rivoli di sangue gli macchiavano i denti.
Il messaggio era stato abbastanza chiaro: la follia lo stava salvando.
Irritati da quella provocazione, le botte incrementarono ma il Cappellaio non demordeva.
Strinse i denti e non si piegava. Affrontava tutto quel dolore con folle dignità.
 
 
SOTTOMONDO
 
Alice si era coperta la bocca per quello spettacolo raccapricciante.
Grosse e amare lacrime le rigarono il volto, si sentì immediatamente debole e impotente.
Si chinò sulla fontana e prese a singhiozzare fortemente.
Il suo lamento richiamò l’attenzione di un amico particolare.
Un suono simile a delle fusa feline avevano di poco interrotto i singhiozzi dell’affranta Alice.
La ragazza si girò, ma non ebbe la forza di sorridere.
- Oh, Stregatto. Sei tu? –
Il felino dalle qualità evaporative fu costretto a ricambiare reciprocamente la triste espressione.
- Davvero un’orrenda faccenda. – disse Stregatto. Evidentemente, anche lui aveva assistito alle immagini della fontana, alle torture inflitte dal Cappellaio.
Alice si asciugò le lacrime, tentando di darsi un contegno davanti al suo amico.
In quel momento, vennero raggiunti anche da Mally, la Regina Bianca e dal Leprotto.
Quest’ultimo si mostrò allegro e sprizzante ora che era ritornato ad essere quello di un tempo, anche se con una zampa fasciata e con la testa coperta di garze.
Ignari di quanto fosse accaduto, i tre si domandarono il motivo delle espressioni intristiti di Alice e dello Stregatto.
- Beh? Che cos’è quest’aria da funerale? – domandò Mally.
Il Leprotto si esibiva in tutta la sua allegria, ma quella vivacità non sfiorò minimamente la povera Alice.
Prese un respiro profondo e tentò di non vacillare.
- Il Cappellaio... Oh... – non riuscendo a vincere la debolezza, Alice si coprì il volto con ambo le mani.
La vivacità del Leprotto svanì in un istante, Mally rimase sbigottito al solo pensiero che il suo amico si trovasse nei guai.
Mirana avvertì qualcosa di negativo e, colta dall’istinto di protezione, si avvicinò ad Alice per tentare di consolarla.
 
  
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