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Autore: Kimberly Horan    13/09/2016    1 recensioni
Sofia si trova a Londra per presentare la mostra a cui ha lavorato per circa tre anni. Giovane, intraprendente e con un carattere forte, sembra non esserci nulla per lei al di fuori del suo progetto e dello studio, questo finché non incontra il principe Harry. Tra i due scatta qualcosa fin da subito, ma far funzionare la loro relazione sarà più complicato del previsto. Cosa saranno disposti a rinunciare pur di coronare il loro sogno d'amore?
Genere: Commedia, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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“Sai, non capisco il motivo per cui tu ti sia comportata in quel modo”, la rimproverò il professor Bernardi.
“Che intendete dire?” Sofia lo guardò confusa.
“Con il principe Harry. Voglio dire che non capita tutti i giorni di incontrare un membro della famiglia reale e tu sei stata così fredda e distaccata. Non è da te, Sofia, non è proprio da te”.
La giornata era stata lunga e pesante e Sofia impiegò qualche secondo a fare mente locale su ciò che era successo. “Non mi ero accorta di essere stata scortese”.
“Ma non lo sei stata, semplicemente eri assente”.
Sofia inarcò un sopracciglio e pensò che in quel momento aveva avuto altro a cui pensare. La mostra era più importante di un principe e visto che lui non aveva fatto altro che adagiarsi sugli allori, era proprio la persona meno adatta per farle una ramanzina.
“Dopotutto è stato molto gentile e poi ha i capelli rossi, tu non hai la passione per gli uomini con i capelli rossi?”
“Sì, ma questo non centra molto.” Non aveva fatto nulla di sbagliato, era stata professionale ed era rimasta concentrata sul suo lavoro. Forse Bernardi si aspettava che lei sarebbe svenuta davanti al primo bel ragazzo che le si presentava davanti, ma questo non era decisamente da lei. Queste erano cose che facevano tutte le altre ragazze e lei non era come loro. Non era mai stata come le altre e mai lo sarebbe stata.
“Tu sei sempre così solare, fa uno strano effetto vederti con quell’espressione seria”.
Sofia pensò che qualcuno doveva pur essere serio, visto che lui non lo era per niente. Bernardi stava cercando di farla sentire in colpa e lei che era piuttosto sensibile non poté fare a meno di sentirsi veramente così, alla fine. “Mi dispiace, non era mi intenzione essere scortese”.
“Oh, non dovresti scusarti con me, ma con il principe”.
“Allora lo farò la prossima volta che lo vedrò”. In verità sapeva che non lo avrebbe mai più rivisto se non in televisione o sui giornali di gossip e in fondo la cosa non la turbava più di tanto.
L’esposizione ebbe un grande successo, anche nei giorni seguenti e Sofia si sentiva soddisfatta ed orgogliosa del suo lavoro. Ne era valsa la pena di impegnarsi tanto. Dopo quasi una settimana si sentiva esausta e si dimenticò completamente l’episodio del principe.
Come previsto Bernardi sparì nel nulla, lasciandola da sola con Elisabetta, che comunque si trovava lì più per darle un sostegno morale che materiale.
“Sai, secondo me hai bisogno di riposare”, le disse mentre pranzavano.
“Sto bene”, rispose Sofia.
“Sarà, ma qualche ora di sonno in più non ti farebbe male”.
Questo era certo, pensò Sofia, ma avrebbe avuto tutto il tempo per dormire una volta tornata a casa.
Una delle guide spuntò improvvisamente, fuori dal nulla. “Dottoressa de Angelis, richiedono la vostra presenza per una visita guidata”, disse la ragazza con il fiatone per la gran corsa. Sembrava stranamente agitata, quasi sconvolta.
Elisabetta alzò gli occhi al cielo. “Quante volte dobbiamo ripeterlo che le visite guidate non sono compito nostro? Se la gente ha fretta di visitare la mostra, che tornino in un altro giorno o prenotino prima”.
La ragazza non le prestò attenzione, piuttosto guardò con aria implorante Sofia, la quale si sentì stranamente a disagio.
“Scusate, ma insistono”.
“Ma chi insiste?” Elisabetta si stava alterando, ma Sofia la interruppe prima che potesse aggiungere altro. “Non importa”, disse alla ragazza. “Parlerò io con queste persone, dopotutto hanno chiesto di me, no?”
La guida annuì. “La stanno aspettando nell’atrio”.
Sofia si alzò in piedi e se ne andò. Arrivata nell’atrio vide un gruppetto di tre persone che attendevano all’ingresso. Come al solito erano solo figure sfocate, ma quei capelli rossi erano inconfondibili. Mentre camminava si disse che non era possibile che Harry, al quale non aveva più pensato dal giorno dell’inaugurazione, fosse di nuovo lì, ma più si avvicinava e più riusciva a distinguere il volto del principe.
Harry si voltò verso di lei e Sofia si fermò di colpo quando lo vide corrergli in contro. Ora capiva il perché la guida era così agitata quando era venuta a chiamarla.
“Vostra Altezza, cosa ci fate qui?” Chiese meravigliata.
“Non occorrono queste formalità, e ti sarei grato se mi chiamassi solo Harry. Sono tornato perché volevo visitare l’esposizione e mostrarla anche a mio fratello e a mia cognata”.
Inarcando un sopracciglio, Sofia guardò oltre la spalla di Harry e vide il Duca e la Duchessa di Cambridge venire verso di loro.
“William, Kate, questa è Sofia De Angelis”.
Sofia strinse la mano ad entrambi e se il primo incontro con Harry non l’aveva poi meravigliata più di tanto, questa volta invece doveva ammettere che la cosa era al limite dell’assurdo.
“E’ un vero piacere conoscerla”, le disse William con il suo sorriso smagliante.
“Harry ci ha parlato molto di lei e della mostra, così abbiamo pensato che sarebbe stato un vero peccato non visitarla”, le spiegò Kate.
Sofia si impose di riprendersi dalla sorpresa. “Sì, capisco. Il fatto è che non sono io ad occuparmi delle visite guidate, immagino che ve l’abbiano riferito”.
“Sì, certo, ma speravamo di poter avere voi come guida, essendo la persona che ha organizzato tutto”, continuò William.
La giovane sospirò, ricordandosi che doveva essere gentile e che Bernardi non avrebbe approvato se avesse detto di no, inoltre l’idea di fare da guida ed esporre il suo lavoro la emozionava. “D’accordo, non ci dovrebbero essere problemi”.
Tutti e tre i membri della famiglia reale furono felici di sentire la sua risposta, ma Harry fu di certo quello più soddisfatto. Aveva tormentato Will e Kate per dei giorni interi e aveva disdetto una decina di appuntamenti per tornare in quel posto. Lo aveva fatto sì per la mostra, ma principalmente lo aveva fatto per rivedere lei.
William e Kate seguirono ed ascoltarono Sofia con attenzione e anche se Harry tentò di fare lo stesso, l’unica cosa su cui si concentrò veramente fu lei. Era bella, esattamente come se la ricordava ed era dolce e solare. Elegante in un modo che lo affascinava oltre ogni cosa.
“Allora, ci hai fatti venire qui veramente per la mostra, o era solamente una scusa per vederla?”
La voce di Will attirò la sua attenzione, mentre più avanti Kate e Sofia parlavano e ridevano. Sembravano andare d’accordo e avere parecchie affinità.
“Entrambi. Ma non potevo tornare qui da solo, sarebbe sembrato strano”, ammise lui.
“Beh, visto che hai questa infatuazione, magari dovresti invitarla a cena”.
Harry divenne rosso in volto per la vergogna e fece cenno al fratello di abbassare la voce. “No!” Disse nel panico. “Non voglio affrettare troppo i tempi”.
Will lo guardò strano e si trattenne dal ridere. “Senza offesa, ma non avrai altre occasioni di rivederla, perciò ti conviene fare la tua mossa ora. Se tornassi qui una terza volta, quello sì che sarebbe davvero strano”.
Non aveva tutti i torti e Harry lo sapeva bene. Non era una situazione facile, non lo era per niente. Solitamente non si sarebbe fatto problemi a fare il primo passo, ma temeva che Sofia no fosse abbastanza interessata a lui. Di sicuro era troppo impegnata per pensare a lui, perciò gli avrebbe sicuramente detto di no.
“Non sono sicuro che sia la cosa giusta da fare”. Era stanco dei gossip e delle storie d’amore finite male. Quel capitolo della sua vita voleva chiuderlo e lasciarselo alle spalle per sempre, ora più che mai. E’ vero, provava interesse per Sofia, ma il suo modo di fare lo avevano fatto sentire inadatto sin dal loro primo incontro. Non aveva speranze con una donna così e non voleva più scandali.
“Come vuoi tu.” William non era per niente convinto di tutta quella faccenda, ma non aggiunse altro e raggiunse Kate.
Più tardi, vedendo che Harry se ne stava in disparte, Sofia gli si avvicinò. “Vostra Altezza, avete bisogno di qualche spiegazione?” Gli chiese notando che il principe stava osservando uno dei pannelli appesi alla parete.
“No, grazie”, gli sorrise lui. “Ma ti ripeto che sono solo Harry. Non è necessario usare le formalità.”
“E’ vero, me lo avevi già detto, ma non ci posso fare nulla: le formalità sono nel mio carattere”. Dare del ‘’lei’’ alle persone che conosceva da poco la faceva stare meglio, anche se in inglese questa sua particolare caratteristica non si notava. “Ad ogni modo volevo scusarmi”.
Harry la guardò senza capire. “Il professor Bernardi mi ha fatto notare che forse il mio comportamento all’inaugurazione non è stato molto cordiale, ma ero molto nervosa e non intendevo essere scortese, credimi”, gli spiegò Sofia prima che lui potesse parlare.
“Non hai nulla di cui scusarti”, si affrettò a dire Harry. “Sei stata molto professionale e non ti sei lasciata distrarre in un momento così importante. E’ una cosa che ammiro”. Pronunciando quelle parole divenne rosso e lei se ne accorse.
Del principe Harry, tra scandali e quant’altro, non aveva mai avuto una grande opinione, però doveva ammettere che a vederlo in quel momento non sembrava poi una cattiva persona. Certamente il suo carattere ribelle non si poteva ignorare, ma ora che era un uomo, magari aveva deciso di abbandonare il mondo degli scandali e aveva messo la testa apposto. Distinto, alto ed elegante, con la barba sul mento e le guance, che gli conferiva una certa maturità nell’aspetto e lo rendeva molto affascinante. A quel pensiero Sofia si sentì strana. Non aveva sempre odiato gli uomini con la barba?
“E proprio per questo, mi piacerebbe invitarti a cena”.
Ecco, quella frase la fece tornare sui suoi passi. Gli anni erano passati, ma la figura dell’Harry donnaiolo, a quanto sembrava non l’avrebbe mai abbandonato.
“Grazie, ma non credo sia il caso”. Sofia rifiutò l’invito in modo brusco, più di quanto avesse voluto in realtà.
Harry si pentì di averglielo chiesto, aveva fatto un passo falso, imperdonabile. In quel momento aveva solo pensato che doveva mettersi in gioco, lasciando da parte la mente e seguendo il cuore. Aveva sbagliato, ma lui non imparava mai nulla dai suoi errori.
 
 
“Non ridere”. Disse Harry a William guardandolo malissimo.
“Non sto ridendo”, gli rispose lui.
Harry alzò gli occhi al cielo. Sapeva che il fratello lo stava giudicando, non occorreva che glielo dicesse a parole, poteva sentire le sue risa di scherno anche se teneva la bocca chiusa.
“Riguardo a cosa?” Si intromise Kate curiosa.
“Nulla”. Harry incrociò le braccia sul petto e appoggiò la fronte contro il finestrino dell’auto. Non aveva nessuna voglia di spiegare di nuovo tutto anche a Kate.
“Se non glielo vuoi dire tu, glielo dirò io”, fece William. “Harry prova un certo interesse per la Dottoressa De Angelis. Non c’è nulla di speciale, visto che lui si innamora sempre di tutte le donne.”
Kate sorrise guardando Harry, che fece di tutto per non incrociare il suo sguardo. “Lo sospettavo!” Disse la duchessa schioccando le dita. “Ho avuto questa sensazione fin da subito. Sarebbe una scelta perfetta, è molto carina”.
“Il fatto che sia carina, come la definisci tu, non centra nulla. E comunque chi ha detto che sono innamorato di lei come con tutte le altre? L’ho incontrata solo due volte e in entrambe le occasioni mi ha rifiutato”. Beh a dire il vero, il loro primo incontro non era stato un vero e proprio rifiuto, anche se ora non ne era più sicuro.
“Non prendertela, prova a metterti nei suoi panni!” Gli disse Kate.
“Esatto: non a tutte le ragazze piacciono i principi”, aggiunse William.
Harry sbuffò. Non voleva più parlarne e soprattutto non voleva che ne parlassero loro. Se questa cosa fosse andata avanti ancora per molto non l’avrebbe potuto sopportare.
“Ad ogni modo io credo di avere un’idea”. Kate cercò qualcosa all’interno della minuscola borsetta e ne estrasse un bigliettino di carta. “Potrei invitarla al barbecue di questo weekend, se tu sei d’accordo”, porse il biglietto da visita ad Harry, che se lo rigirò tra le mani.
“Dimmi che questo non è…”
“Il suo numero di telefono? Sì, è proprio lui”.
Il principe guardò la cognata e poi il fratello. “Non accetterà mai”, disse scuotendo la testa. “E poi scusa, ma come diamine hai fatto ad avere il suo numero di telefono?”
“Lo immagino, è stata restia quando gliel’ho chiesto, ma è solamente timida, perciò tentiamo lo stesso! E poi sarei io ad invitarla, non tu.”
“Kate ha ragione, vale la pena di provare”.
Il duca e la duchessa di Cambridge guardarono Harry, che alla fine fece una smorfia d’assenso, non troppo convinto. Chissà perché aveva una brutta sensazione.
 
  
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