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Autore: Kimberly Horan    15/09/2016    1 recensioni
Sofia si trova a Londra per presentare la mostra a cui ha lavorato per circa tre anni. Giovane, intraprendente e con un carattere forte, sembra non esserci nulla per lei al di fuori del suo progetto e dello studio, questo finché non incontra il principe Harry. Tra i due scatta qualcosa fin da subito, ma far funzionare la loro relazione sarà più complicato del previsto. Cosa saranno disposti a rinunciare pur di coronare il loro sogno d'amore?
Genere: Commedia, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Erano le cinque del pomeriggio. Alle cinque del pomeriggio, di solito gli inglesi prendono il thé….Non si incontrano per andare a cena!
Se Sofia avesse avuto la battuta pronta, quando Harry le aveva detto l’orario, glielo avrebbe fatto notare, invece di acconsentire come un’idiota. Il problema stava nel fatto che aveva realizzato la cosa dopo. Molto dopo, verso le due del pomeriggio, di quello stesso giorno, mentre si stava preparando. Almeno poteva lasciare da parte l’abbigliamento sportivo e rimettersi i suoi begli abiti eleganti. Per l’occasione scelse un vestito color lavanda lungo appena sotto il ginocchio e con le spalline larghe di pizzo. Aveva sempre amato quell’abito, ma non aveva mai avuto occasione di indossarlo. Le avvolgeva perfettamente il busto, per poi ricadere morbido sui fianchi, delicato e perfettamente in risalto con il colore dei suoi capelli, della borsetta e delle scarpe nere con un tacco non troppo alto. L’esperienza le aveva insegnato che il tacco alto non sempre era sinonimo di femminilità. Quella sera decise di indossare anche gli orecchini e il punto luce di Swarosky che Enea le aveva regalato per il suo diciottesimo compleanno. Al tempo non aveva saputo apprezzare fino in fondo il gesto ma ora le tornava decisamente utile.
Harry arrivò puntuale, anche troppo forse, e quando Sofia si recò all’uscita lui era già lì che l’aspettava. Piacevolmente sorpresa, notò che era vestito in modo altrettanto elegante, con l’abito da sera nero e il papillon in tinta. Un perfetto gentleman inglese.
Il sorriso che le riservò quando la vide, gli illuminò il volto. Da quando qualcuno era così felice di vederla?
“Sei bellissima”, le disse piano baciandole una guancia e posandole delicatamente una mano sulla schiena.
Lei gli sorrise soddisfatta. “Solo per curiosità: per quale motivo andiamo a cenare così presto?” Il fatto che quella domanda rovinasse l’atmosfera romantica di sguardi che si era creata, ne era perfettamente consapevole ma doveva chiederglielo.
Harry fece un profondo respiro, divertito. “C’è un motivo, ma non mi fare altre domande su questo argomento. Tu fidati di me”.
Fidarsi? Parola sbagliata da usare con un tipo come lei, che in pratica non si fidava nemmeno della sua ombra. Però valeva la pena di tentare.  “Come vuoi, non farò altre domande sull’argomento”.
Soddisfatto, il principe fece entrare la sua dama nella vettura e guidò fino ad arrivare in un luogo che non aveva assolutamente l’aspetto di un ristorante.
L’unica cosa che vedeva era un grande piazzale in cemento, che a quell’ora sembrava deserto e quando vide quello che aveva tutta l’aria di essere un aereo privato non poté più trattenersi. “So di non dover fare domande, ma non sono certa di poter mantenere questa promessa”.
“Sta tranquilla”. Con incredibile fascino e sicurezza, Harry la condusse a bordo. Era la prima volta che si trovava in un aereo privato però affermare che fosse sorpresa sarebbe stato esagerato. In verità Sofia si chiese se fosse la cosa giusta da fare. Una fuga romantica con un aereo privato non era proprio nel suo stile e per lei la cosa appariva più strana che romantica in sé.
 
 
L’idea che Harry aveva in mente gli era sembrata fin da subito la cosa migliore, tuttavia Sofia non si dimostrò particolarmente impressionata. E a lui andava bene così. Chiunque lo sarebbe stato, era capitato altre volte che diverse ragazze andassero letteralmente fuori di testa anche per cose di minor conto, ma dopotutto lei non era come le altre. Sofia era impressionata e affascinata dalle piccole cose, i piccoli gesti, più che dalle grandi pacchianate a cui era abituato lui. L’aspetto più bello di tutta quella faccenda era che glielo si leggeva in volto. Ogni cambiamento d’umore, ogni pensiero e ogni sensazione le si dipingeva sul volto in maniera incredibile. Lo si capiva subito se era arrabbiata, infastidita o felice. Harry la adorava. La ammirava. Ne era attratto in un modo totalmente incomprensibile.
Se il fatto di andare a cena usando un aereo privato non aveva fatto particolarmente scalpore, stessa cosa accadde quando arrivarono a destinazione. Parigi era una città romantica e ad Harry era sembrata la scelta più ovvia. Certamente Sofia era felice, questo lo si capiva dal modo in cui sorrideva, ma probabilmente la causa non era da imputare alla città. Il ristorante in cui la portò a mangiare era un posto poco conosciuto ma che comunque rimaneva uno dei luoghi migliori di Parigi. La cena andò a meraviglia: Harry parlò dei progetti che stava seguendo, degli Invictus game e di tutte le attività che riguardavano i reduci di guerra e che gli stavano particolarmente a cuore. Durante la conversazione capì che Sofia era curiosa, competitiva e che aveva uno spiccato senso dell’umorismo.
Una volta usciti dal ristorante, fecero una passeggiata lungo la Senna. La magica atmosfera di Parigi, le luci che illuminavano la notte scura e il leggero venticello serale, crearono la giusta atmosfera e Harry non avrebbe potuto desiderare di meglio.
Nonostante fossero solamente le dieci, la strada era completamente deserta. Lui e Sofia camminavano l’uno di fianco all’altra con disinvoltura, chiacchierando piacevolmente. Ad un certo punto si fermarono ad osservare il fiume e ci fu un istante di silenzio, mentre si godevano il panorama.
“Allora, è stata poi così tremenda questa cena?” Le chiese ad un tratto.
Lei lo guardò con la coda dell’occhio. Sapeva che stava aspettando la sua risposta con ansia e fece finta di pensarci su. “No, è stata molto piacevole”, disse infine. “Anche se l’aereo privato e la gita a Parigi sono un cliché”, ammise ridendo.
Harry si finse sorpreso. Sì, Parigi era una cosa scontata ma lui non era abituato agli appuntamenti romantici, e mai prima di allora avrebbe mai pensato di poter organizzare un appuntamento che non fosse in un normale pub dove si finiva sempre per uscirne ubriachi.
“E allora dimmi: cosa avrei dovuto fare per stupirti?”
Lei fece un profondo respiro, poi riprese a camminare dandogli le spalle. Lui la seguì incuriosito, mantenendosi dietro di lei.
“Beh, se tu avessi preso l’aereo privato e mi avessi portato a San Pietroburgo, quello sì, che sarebbe stato qualcosa di incredibilmente affascinante e originale”
Il principe sorrise abbassando lo sguardo. “Lo terrò a mente per la prossima volta”.
“Intendi dire per la prossima volta che uscirai con la ragazza di turno?” Harry avvertì un certo fastidio nella sua voce.
“Intendo dire per il nostro prossimo appuntamento”.
Nell’udire quelle parole, Sofia si fermò e lentamente si voltò verso di lui. Aveva l’aria soddisfatta ma non lo avrebbe mai ammesso, e per evitare di far trapelare toppe emozioni tornò a guardare il panorama. Harry non voleva altre ragazze, voleva lei. Con improvvisa sicurezza le si avvicinò, le accarezzò la schiena e rimase a guardarla. Prima o poi si sarebbe dovuta girare e a quel punto lui avrebbe capito a cosa stava pensando. Non c’era fretta: avrebbe aspettato fino a quando lei fosse stata pronta.
Per rimediare all’imbarazzante silenzio che era calato tra i due, Sofia posò una mano sulla spalla di lui e tolse un pezzo di foglia che si era posata sulla sua giacca, venendosi a trovare tra le braccia di Harry. Di risposta lui avvicinò il volto al suo in modo che le loro fronti si toccassero. Ora si trovavano pericolosamente vicini e Sofia non poté più evitare il suo sguardo. Avrebbe dovuto essere spaventata ma non era così. Cosa provasse in quel momento non era in grado di capirlo: si sentiva attratta da Harry e contrariamente ad ogni altra aspettativa, non trovava nulla di sbagliato in quello che stava accadendo.
Harry la strinse di più a sé e poi, non potendosi più trattenere, la baciò. Dapprima in modo delicato, poi con passione. Sofia non oppose resistenza e si abbandonò completamente alla sensazione che provava mentre lui la teneva stretta.
Per un momento si sentì più viva che mai. Non voleva respingerlo e in ogni caso non l’avrebbe fatto.
Quella sera l’aereo privato del principe fece ritorno a Londra, ma senza i suoi passeggeri.
Harry e Sofia restarono a Parigi, la città degli innamorati così scontata che li aveva spinti l’uno nelle braccia dell’altra. Dove tutto ebbe inizio.
 
La mattina seguente Sofia si svegliò a fatica, sentendo che qualcuno la stringeva delicatamente.
“Buongiorno”. Sorrise riconoscendo quella voce profonda.
Harry le baciò il collo e lei si voltò verso di lui. Con una mano gli sfiorò dolcemente la guancia e poi lo baciò. “Buongiorno”. Il volto di lui si illuminò mentre i suoi occhi sembravano brillare più che mai.
“Hai dormito bene?”
“Sono certa che in realtà non vuoi sapere la risposta a questa domanda”, gli disse lei con fare annoiato.
Harry scoppiò a ridere. “Non mi darai mai la soddisfazione, dico bene?”
“Bravo”, gli sussurrò Sofia dandogli un buffetto sulla guancia.
“Piuttosto, ho io una domanda da farti”, la sua espressione divertita fece preoccupare Sofia a livelli esponenziali. “Eri ancora vergine, giusto?”
Lei aprì gli occhi di scatto, poi sbuffò e si girò di schiena cercando di nascondere il volto, probabilmente per la vergogna.
“No, no, no!” Harry le si buttò sopra cercando di farla voltare. “Siamo una coppia, perciò basta essere timidi!”
“Non è questione di timidezza, è questione di imbarazzo. E comunque ti sembrano cose da chiedere?”
Lui la guardò con aria innocente e lei alzò gli occhi al cielo. “Faccio portare la colazione in camera?”
Sofia arricciò il naso. “Non credo di essere abbastanza pigra per una cosa del genere”. Il servizio in camera era la cosa più noiosa del mondo.
“D’accordo allora”, Harry si mise a sedere sul letto e tirandola a sé la costrinse a fare altrettanto. “E’ meglio prepararsi”, la baciò e poi si alzarono.
Mentre si guardava nello specchio, Sofia pensò che probabilmente la situazione le era sfuggita di mano. Aveva accettato di cenare con lui pensando di poter gestire la cosa…e a quanto sembrava i suoi piani erano falliti miseramente. La cosa non la preoccupò veramente fino a qualche giorno più tardi.
Mentre faceva colazione nell’Hotel di Londra, su un tavolo vuoto che si trovava vicino al suo, notò un giornale. Con una mano lo prese e riconobbe immediatamente l’abito lilla che indossava la ragazza nella foto di copertina. Il suo abito. E quella foto inconfondibile che la ritraeva abbracciata ad Harry mentre lui la baciava.
Completamente in preda al panico lesse l’articolo sul giornale. Le mani le tremavano e una volta finito di leggere si alzò dal tavolo, portando la copia della rivista con sé, e se ne andò quasi correndo. Prese un taxi fino all’università e durante il tragitto tentò di calmarsi. Doveva restare lucida o non avrebbe risolto nulla.
L’articolo non diceva poi molto sul suo conto ma i giornalisti non avrebbero impiegato molto a scoprire l’identità di quella che già definivano ‘’la nuova fiamma del principe Harry’’. A quel punto cosa sarebbe successo? La risposta era ovvia: non avrebbe più avuto pace.
Arrivata a destinazione, trovò inaspettatamente Harry che l’aspettava all’entrata. Dalla sua espressione si capiva che era nervoso ma di sicuro era molto più calmo di quanto lo fosse lei.
“Stai bene? Temevo che i giornalisti ti avessero assalita”, le disse lui avvicinandosi.
Non sapeva cosa dirgli. “Non dovresti essere qui Harry”. Con lo sguardo basso cercò di superarlo ma lui glielo impedì.
“Sta tranquilla, manderò una scorta, giusto in caso”.
“Non voglio una scorta”, gli rispose lei in tono brusco. “Io non voglio nulla di tutto questo! Ascoltami: il mio posto non è sulle copertine delle riviste scandalistiche o di gossip. Il mio posto è su una nota bibliografica, in fondo ad un libro che rimarrà importante anche a distanza di anni. Questa è la tua vita, non la mia!”.
Era arrabbiata. Terribilmente arrabbiata. Con lui e con sé stessa, per essere stata stupida ed avventata senza pensare alle conseguenze. Si era lasciata coinvolgere in una cosa che non l’avrebbe mai portata a nulla. Era stata solamente una stupida.
“Ora faresti meglio ad andare: non dovresti stare qui”, continuò gelida.
Harry non disse nulla. I suoi occhi divennero lucidi ed abbassò lo sguardo.
Sofia lo lasciò lì, senza aggiungere altro. Semplicemente si voltò e continuò a camminare.
Era stata crudele. Lo sapeva e si odiava per questo, ma non aveva avuto altra scelta.
 
  
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